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Foglia Tonda, tra ghirigori e patafisica, un vino per vincere l'horror vacui


Ieri a casa di un mio vecchio professore di agraria, ho fatto dei pensieri assurdi. Ero lì che giravo e rigiravo tra le mani una bottiglia di vino e ad un tratto mi sono sentito chiedere: "conosci per caso il Foglia Tonda?"
"Pardon?", dissi in tono ironico. "Ma si il Foglia Tonda, il vitigno, guarda che è lì dentro", replicò il professore. "E' un vitigno interessante sai - continuando in tono accademico -, "alcuni viticoltori toscani lo hanno riscoperto dopo un secolo qui nel chiantigiano. 

"Non ci sono informazioni sicure sulle sue origini, disse il professore continuando -, "il Di Rovasenda nel 1877 dichiarava di averlo trovato nei vigneti del Castello di Brolio del Barone Ricasoli. Ultimamente sta riscoprendo nuova vita, al punto di essere stato inserito fra le uve autorizzate nella provincia di Siena dando dei buoni risultati, di supporto al sangiovese, nella doc Orcia, quando questo risulti carente in colore e in contenuto polifenolico."

"Molto interessante..." osservai. D'altro canto, pensai, le sue continue ricerche sui vitigni autoctoni di queste zone sono molto apprezzate. Il professore ammiccò un mezzo sorrisetto dileguandosi in cantina.

Quello che più mi attraeva però in quel momento, era la bottiglia che avevo in mano: quell'etichetta,  mi ipnotizzava. Un lungo segno nero circolare che girava su se stesso mi ricordava certi scarabocchi che si fanno abitualmente su un foglio di carta quando si è distratti: un ghirigoro.

Enrico Baj "Ghirigoro"
L’assurdo pensai, sta proprio in quel segno. Un arabesco che spesso si può ritrovare nelle rappresentazioni artistiche in India ed in Asia, dove proprio il ghirigoro assume un valore universale, a metà strada tra un mandala e un cerchio, tra il labirinto e lo schema solare.

Era un elemento indubbiamente decorativo e fatto apposta per vincere l’horror vacui, che diventerà in un secondo tempo la matrice di infinite e successive figurazioni alle quali attribuire, come nel mio caso, i più diversi significati.

In tal senso, in Europa, nacque una corrente artistica chiamata Patafisica che si proponeva di lasciare più spazio all’immaginario, varcando i confini dell’assurdo e del paradosso a favore di una libera creatività. Ne è un esempio l’arte di Enrico Baj, dove in una sua opera troviamo raffigurato uno dei temi ricorrenti della sua arte che è l’arabesco o, appunto, “ghirigoro” come lui stesso ama definirlo.

Ma tornando al contenuto della bottiglia, il Foglia Tonda è un vitigno autoctono che entra a far parte dell’uvaggio di questo vino. Lo produce la fattoria di Corliano, della famiglia Pancani che è proprietaria della fattoria da oltre 25 anni. L'azienda si trova all'interno della zona vinicola del Chianti dei Colli Fiorentini. Vicino scorre il fiume Arno, tra silenziose colline a due passi da Firenze. La zona vinicola confina con il comprensorio del "Carmignano", i cui vini si sono ormai affermati in tutta Europa e di cui abbiamo ampiamente parlato.

Il Ghirigoro I.G.T. 2006 nasce da un uvaggio a base di Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Foglia Tonda, provenienti dai vigneti con la migliore esposizione al sole. La vinificazione avviene in vasche di cemento a cui segue un passaggio in barriques, dove viene svolta la malolattica. Successivamente il vino viene messo a riposare in fusti di rovere francese, dove sosta, in base alle annate, per un periodo che va dai dodici ai diciotto mesi.

Il colore è un rosso rubino deciso. Al naso si avvertono leggeri sentori di legno, la dolcezza dei toni vanigliati lasciano spazio ad aromi fruttati in giusto equilibrio. Ben bilanciati anche acidità e tannini.

A proposito, il professore è tornato con un altra bottiglia di Ghirigoro ed un piatto di pecorino di fossa.

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