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Roma: Vini di Vignaioli

Vini di Vignaioli: gli artigiani del Vino Naturale si incontrano alla Città dell'Altra Economia

<Naturale, vero, sincero, biologico, biodinamico, appassionato, autentico, semplice, ricco, umano>,  mentre recito questo mantra mi inerpico lungo le pendici di Monte Testaccio, Mons  Testaceum, per noi romani “Monte dei Cocci”


La città dell’altra Economia si trova qui, all’interno del Campo Boario dell’ex Mattatoio, sono le nove del mattino, la luce tagliente riflette e mette in risalto il vecchio edificio dove un tempo ospitava le antiche Pese del Bestiame e che dopo il suo recente restauro risplende  e ci accoglie nella sua nuova veste, è una location ad hoc per questo evento in perfetta simbiosi con lo spirito di chi l’ha organizzata.

Vengo accolto alla Tavola Rotonda alla quale gentilmente sono stato invitato, “Legislazione vitivinicola, agricoltura contadina ed associazioni di produttori", la sala è gremita, il folto gruppo è formato prevalentemente dai produttori, i vignaioli, gli artigiani del vino e dai loro volti emerge subito l’esigenza di ricevere risposte.

Presenzia l’incontro, con i suoi modi gentili, la Signora Christine Cogez che è poi anche l’ideatrice di questo evento.

Il dibattito si è sviluppato attraverso l’intervento dei rappresentanti delle varie associazioni e gruppi che si sono costituiti per affrontare e risolvere le varie problematiche inerenti all’identificazione del concetto "vino naturale”.

Quello che sostanzialmente è emerso dal confronto tra i diversi produttori è la necessità di dare un identità comune alle varie tipologie di prodotto che dovranno essere commercializzate.

La bottiglia in tal senso dovrà avere un’etichetta che renda ben riconoscibili sullo scaffale i vini naturali, un messaggio chiaro con lo scopo di indirizzare il consumatore ad un acquisto consapevole.

Logicamente l’etichetta dovrà avere un linguaggio comune con regole che valgano per tutti, una proprietà intellettuale condivisa e riunita sotto un unico marchio.

Questo avrà lo scopo fondamentale di avere delle regole condivise ed inquadrabili per tutti e che non siano penalizzanti per altri produttori.

Giampiero Bea presidente del Consorzio Viniveri è intervenuto sotto questo aspetto affermando che questo incontro-dibattito vuole essere, “un punto di partenza per dare legittimazione anche istituzionale” ed è infatti quello che Stefano Vaccari, Direttore Generale dei Servizi Amministrativi del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,  ha dichiarato a conclusione del dibattito “legittimare il lavoro e l’impegno di quanti hanno abbracciato questa filosofia produttiva, e gettare le basi, al di là delle differenze, per la definizione di un protocollo condiviso di produzione attraverso proposte da sottoporre alla partecipazione delle Istituzioni Nazionali ed Internazionali che dovranno essere sacralizzate dallo Stato”.

La degustazione:
Oltre 40 produttori hanno presentato i loro vini, diverse le tipologie, dai bianchi agli orange, dai rosati ai rossi.

Segnalo con piacere, tra la diverse tipologie da me assaggiate, i vini che più mi hanno colpito, per l’ottima fattura che mi ha lasciato intravedere una interpretazione di alto artigianato, un risultato possibile dove il concetto di naturalità si fonde anche con qualità e piacevolezza.

www.portadelvento.it/
Iniziando dal sud mi sono soffermato allo stand dell’azienda Porta del Vento, Mirella e Agnieska mi hanno subito accolto in maniera calorosa, in questo angolo di Sicilia ho avuto il piacere di assaggiare una vasta gamma di prodotti tra cui uno spumante il Mira ottenuto dalla rifermentazione in bottiglia di una base di Catarratto del 2009 con aggiunta del primo mosto della vendemmia 2010. Permanenza sui lieviti indigeni per 15 mesi. Ottimo spumante sia da aperitivo che da tutto pasto.

Poi il Porte del Vento un vino di grande corpo, equilibrato, fresco dal gusto pulito, con  buona persistenza al palato e buona capacità di invecchiamento. 

Sempre a base di Cataratto il Saray ‘09, fermentato sulle bucce trenta giorni in tini di rovere, l'affinamento avviene poi in botti di rovere da 25 hl per un anno. Grande complessità nei profumi, un vino dal grande temperamento. Ho apprezzato anche gli altri vini a base di Nero d’Avola e Perricone.
Insomma una bella sosta con in sottofondo le note jazz di Miles Davis.

www.cantinedellangelo.com/
Angelo Muto è un giovane ragazzone che in vigna calpesta zolfo, basta guardare la stratificazione del terreno che si porta dietro, quasi ne sentisse la mancanza, il suo Greco di Tufo è un omaggio al territorio, si perché quando parliamo di Greco di Tufo si deve parlare di territorio, e non, come “campanilisticamente” spesso accade, il singolo.
Quindicimila bottiglie, ottenute esclusivamente con le uve provenienti dai vigneti di proprietà, alcuni dei quali si trovano proprio sopra alle vecchie miniere di zolfo ed è infatti da qui che nasce la sua spiccata mineralità che al naso ritrovo prepotente come in bocca, insieme a tenui note mielate, un finale appena terroso e di frutta sulla scia di una grande sapidità. Un greco di tufo pulito, senza sbavature che fa presagire una certa longevità.


www.icacciagalli.it/it
L’azienda I Cacciagalli è una giovanissima realtà dell’Alto Casertano, alle falde dello splendido vulcano spento di Roccamonfina, in quella che gli antichi Romani chiamavano Campania Felix e che ancora oggi è capace di dare origine a prodotti di eccellenza.
Mario mi ha proposto la sua Falanghina, lunga macerazione sulle bucce, praticamente una vinificazione in rosso e il colore lo dimostra, un orange wine come lo definirebbero gli americani, anche qui il beneficio del terreno vulcanico si sente, la mineralità e la sapidità donano struttura a questo vino singolare che emerge dai comuni canoni di Falanghine assaggiate sino ad ora. Vinificazione in rosso in botti di rovere con macerazione fermentativa.

Il secondo vino è un rosso a base di Aglianico e Pallagrello, colore penetrante, frutti di bosco, pepe verde e cioccolato; al gusto è armonico, morbidamente vellutato; la persistenza aromatica è lunghissima e sfuma lentamente in una scia speziata. Affinamento di 16 mesi in botte grande di rovere.

Salendo sulla Penisola una bella sorpresa allo stand marchigiano di due giovanissimi dell’Azienda Agricola Vigneti Vallorani, situata nel cuore del Piceno, nella valle del fiume Tronto.

Rocco e Stefano producono vini di altissima qualità con uve provenienti esclusivamente da vigneti di loro proprietà, vitigni autoctoni quali Sangiovese, Montepulciano, Pecorino, Passerina, Malvasia e Trebbiano. Tutti i vini degustati sono di un equilibrio, struttura e pulizia disarmanti.
www.vignetivallorani.com/

Tra questi segnalo il Konè, un Rosso Piceno Superiore DOP da uve Sangiovese e Montepulciano. Viene affinato 14 mesi in barrique di rovere francese, un prodotto che ha tutte le caratteristiche per competere con vini molto più blasonati, lo contraddistingue il felice connubio di forza, eleganza e grande espressione di territorio. Il vino è avvolgente con note floreali di rosa canina e lavanda e fruttate di ciliegia e amarena, con una nuance di liquirizia e pepe nero.

www.santacaterina-sarzana.it/
Il mio viaggio si ferma in Liguria all’azienda agricola Santa Caterina, anche qui grandi sorprese e grande rappresentazione di territorio, il loro Colli di Luni è un Vermentino  di colore paglierino carico con lievi sfumature verdognole, al naso presenta una complessa ampiezza che parte dalla frutta matura come la nespola e la pesca bianca per sfumare verso note floreali che ricordano il tiglio e il fiore di rosmarino. In bocca è piacevolmente sapido, lievemente amarognolo, di grande eleganza e pulizia, con una splendida lunghezza retrogustativa.








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