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Lauree in enologia e viticoltura

Lauree in enologia e viticoltura? Meglio puntare sulla formazione extra-universitaria. Ad affermarlo è il professor Scienza che ha presentato il progetto Univir 2020

Quale sarà il futuro della formazione vitivinicola in Italia? Se ne è parlato a Milano, alla Facoltà di Scienza Agrarie e Alimentari, nell'incontro promosso dalle società scientifiche e sostenuto dall'Uiv, sul tema dell’Innovazione Tecnologica nella Filiera Viti-Enologica Italiana. 

Partendo da una considerazione: la riduzione, con l'ultima legge di riforma dell'Università, delle sedi di lauree in viticoltura ed enologia. In particolare le lauree magistrali sono rimaste fisicamente due: Asti con un consorzio di più università (Torino, Milano, Palermo, Sassari, Foggia) e Conegliano (che raccoglie Padova, Verona e Udine). “Dirò di più” ha commentato nel suo intervento il professor Attilio Scienza “l'ideale sarebbe nei prossimi anni arrivare ad una sola laurea specialistica. Infatti sebbene oggi si possa pensare che il Centro-Sud sia rimasto scoperto, in realtà si tratta solo di un retaggio ideologico, localistico. Prendiamo l’esempio della Francia: sono due le sedi principali di formazione, Bordeaux e Montpellier con alcune articolazioni locali a Digione, Reims e Nantes”.

La provocazione del professore in realtà è un modo per guardare oltre: valorizzare le altre modalità di formazione permanente quali dottorati anche aziendali; master, corsi di specializzazione, summer school, anche nella prospettiva delle relazioni con le altre Università europee. “Dobbiamo abbandonare il modello competitivo che avevano adottato i nostri predecessori, per inaugurare un modello cooperativo".

"I finanziamenti sono pochi e non provengono più dai vari Ministeri, ma dalla Comunità Europea che li concede a gruppi di ricerca europei solo se nel finanziamento partecipano le imprese”. In questo contesto si colloca Univir 2020 (parola che contiene in sé Uiv e l'hashtag “unire le forze”), una grande alleanza tra tutte le risorse scientifiche viti-enologiche italiane per dare contenuti alla misura 16 dei PSR (Programma di Sviluppo Rurale) 2014-2020. 

“Si tratta” spiega Scienza “di una cabina di regia per favorire i rapporti aggregativi. I risultati finora raggiunti sono davvero incoraggianti: in 12 regioni hanno risposto le aziende che costruiranno i gruppi operativi, 700 aziende associate a Uiv hanno risposto al questionario per decidere quali saranno i temi dell’innovazione da affrontare nei prossimi anni. Tutti i gruppi di ricerca contattati, sia universitari, sia del Cra, (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura), hanno aderito al progetto. Ma la grande innovazione è che, contrariamente dal passato, i gruppi operativi dovranno essere costituiti dalle aziende, mentre i centri di ricerca avranno nei confronti delle tematiche da affrontare,un ruolo subordinato”. 

Un primo banco di prova potrebbe essere un ciclo di tre summer school, in tre zone vitivinicole strategiche, dove far partecipare laureati e responsabili di aziende in dialogo ed osmosi tra loro, tra pratica e teoria. Tra i temi da affrontare, sostenibilità, cambiamenti climatici, biodiversità, competitività, governance e marketing.

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