La McLaren Vale nel sud dell'Australia è il posto migliore per il Fiano
La notizia su The Drink Business. La regione meridionale australiana gode di un clima 'Mediterraneo' perfetto per il nostro vitigno autoctono
Lo sostiene la produttrice Corrina Wright di Oliver Taranga Wineyards. Il futuro per questa varietà italiana nella McLaren Vale è molto vicino, insieme ad altre uve mediterranee come il Vermentino
In particolare ha osservato che è la loro resistenza, o almeno la loro maggiore tolleranza a condizioni climatiche molto calde e di quasi siccità, il requisito fondamentale per cui possono essere impiantati in questi luoghi nel sud dell'Australia.
Oliver Taranga Wineyards ha reimpiantato tutti i suoi 12 ettari con due uve bianche italiane: 2 ettari a Vermentino e 10 a Fiano. Nessun altro produttore della zona si era spinto a tanto - almeno finora - c'è infatti un sempre maggiore interesse per quelli che in Australia vengono denominati "vitigni alternativi".
Alex Sherrah, enologo della Coriole Wineyards, è d'accordo con la valutazione della Wright affermando che da quando il Fiano è stato in parte impiantato nella sua azienda si è dimostrato essere un vitigno eccezionale nella gestione del calore, sostenendo che tutto ciò che cresce bene vicino al Mediterraneo lo farà anche nella McLaren Vale. Ma niente Chardonnay e Sauvignon Blanc, non sono adatti per queste zone. Nel 2008 l'azienda impiantò il Picpoul de Pinet, un vitigno francese della Languedoc, un altro "vitigno alternativo" che promette molto bene, il vino nella sua prima versione, sarà messo in commercio quest'anno.
Queste varietà alternative impiantate sono ancora di piccole dimensioni ma in costante aumento e prese sempre più in considerazione da un crescente numero di produttori. Un esempio è quello di Jim Barry Wines che piantò le prime viti di varietà greca Assyrtiko nel 2012, quest'anno al Premium Australia Wine Tasting di Londra ha condotto un seminario dedicato specificamente all'idoneità ed al potenziale sempre più evidente dei vitigni italiani, in particolare in Australia.
Qui infatti, la vitivinicoltura ha da sempre perseguito la sfida di impiantare alcuni tra i più pregiati vitigni autoctoni italiani per soddisfare le crescenti esigenze dei consumatori e conquistare nuovi spazi di mercato e dopo i francesi Merlot, Cabernet, Chardonnay Syrah, ora è la volta dei vitigni italiani ad acquisire la cittadinanza australiana.
Una sfida certo non priva di ostacoli, c'è da considerare infatti che in Australia vigono severe regole di importazione che impongono periodi di "quarantena" anche di due o tre anni ai materiali importati dall'Europa. E' allo studio, in tal senso, una strategia di scambi tra l'Italia e le zone produttive della Claire Valley e della Barrosa Valley.
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