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Viticoltura sostenibile, FEM presenta le nuove opportunità al mondo vitienologico

Rappresentanti dei produttori a raccolta in Fem per la presentazione dei progetti sulla viticoltura sostenibile.


Il presidente Andrea Segrè e il direttore generale Sergio Menapace hanno presentato ai rappresentanti del mondo vitienologico i progetti strategici dell'ente per una viticoltura sostenibile, attraverso l'illustrazione di programmi di miglioramento genetico classico e nuovi metodi biotecnologici che possono contribuire a produrre viti resistenti alle principali malattie fungine. 

Con i vertici Fem sono intervenuti presso il Palazzo della Ricerca e della Conoscenza, Riccardo Velasco, coordinatore del Dipartimento genomica e biologia delle piante da frutto, e il dirigente Roberto Viola.

“A livello di opinione pubblica - spiega il presidente FEM, Andrea Segrè - si parla molto di miglioramento genetico pur sapendone poco. Durante l’incontro di oggi abbiamo voluto dare ai produttori un’informazione puntuale sullo stato dell’arte in FEM e sulla potenzialità delle biotecnologie moderne, evidenziando l’attenzione della Fondazione alla competitività e alla sostenibilità in agricoltura. Grazie alle nostre ricerche, il Trentino è la prima provincia italiana ad aver ottenuto in laboratorio varietà viticole resistenti tramite il genome editing. Al momento questi procedimenti non sono ancora regolamentati, ma è solo questione di tempo e i nuovi prodotti, che non prevedono l’inserimento di Dna esterno, potrebbero mandare in archivio la dicotomia, prettamente ideologica, ogm sì/ogm no”.

Le attività presentate riguardano:

1) Il miglioramento genetico classico 

Nel campo del miglioramento genetico classico la Fondazione Mach ha attivo da circa 10 anni un programma di miglioramento genetico orientato all'ottenimento di nuovi vitigni resistenti che presto potranno competere con i materiali registrati in Italia negli ultimi due anni. Questi nuovi vitigni sono al secondo anni di microvinificazione e si prevede di registrare i migliori nel prossimo quinquennio.

2) I nuovi metodi biotecnologi 

Molto interessanti risultano i nuovi approcci biotecnologici, già in uso nella medicina e nella microbiologia (tecnologia CRISPR/ Cas9), che da qualche anno sono oggetto di interesse nel settore vegetale. Queste tecnologie, nate nel 2012, hanno suscitato forte interesse nel mondo vegetale, in particolare nei cereali e nelle piante industriali (patate, pomodoro, soia), ma non ancora state applicate con successo nel settore frutticolo. Non esiste ancora una normativa che li disciplina. Queste tecnologie sono la cisgenesi e il genome editing.

La cisgenesi è una tecnica simile alla transgenesi, ma molto meno impattante perché lascia minime traccie del processo biotecnologico, e prevede l'inserimento nella pianta di un gene della stessa specie, quindi sessualmente compatibile.

Il genome editing è nota come tecnologia CRISPR/Cas9 ed è una tecnica che non introduce nessun DNA estraneo nel genoma, ma modifica semplicemente la sequenza del DNA, riparando un gene, rendendolo adatto, ad esempio, a riconoscere un determinato patogeno.

Entrambe le tecniche possono portare all'ottenimento di varietà note, ad esempio Chardonnay, con una caratteristica aggiuntiva, come la resistenza ad una o più malattie fungine.

“Si intuisce immediatamente - spiega Riccardo Velasco  -, l'impatto di queste tecnologie nel mondo viticolo che più di altri settori apprezza le varietà esistenti di altissimo pregio che per produrre vini di alta qualità non sono ancora sostituibili dalle nuove varietà resistenti ottenute tramite il miglioramento genetico classico”.

Grazie all'impegno degli ultimi dieci anni nella genomica della vite San Michele è tra le istituzioni più competenti e preparate per mettere a frutto le competenze acquisite.

L'obiettivo è mettere a frutto dati e del sequenziamento dei genomi per creare varietà tolleranti ai cambiamenti climatici e resistenti alle malattie riducendo l'input chimico in campagna nell'ottica di una agricoltura sostenibile.

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