50+1. Inaugurata oggi a Verona la 51ma edizione di Vinitaly. Con lo sguardo puntato al futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, inizia il primo anno dei prossimi cinquanta
Una nuova partenza per questa edizione di Vinitaly, la prima rassegna al mondo dedicata al vino apre e si rilancia in chiave internazionale ampliando lo sguardo all'Europa e a nuovi mercati. Danese (Veronafiere): Presenza di Hogan occasione di confronto su futuro Pac e Ocm. Martina: Vinitaly ha segnato l'agenda di governo del Paese sul tema agroalimentare. Dopo Testo Unico prossimo obiettivo la definizione di una prima bozza di Codice Unico Agricolo.
Internazionalizzazione, ma non solo: miglioramento delle infrastrutture, digital transformation, incoming di operatori esteri e radicamento nelle aree geo-economiche degli Stati Uniti e Cina. Insomma una nuova modalità di fare fiera quella che inizia con la 51ma edizione di Vinitaly, per essere più competitivi nel mondo ed affrontare le nuove sfide di un mercato in continua trasformazione. E questo, anche attraverso la condivisione delle politiche di promozione e sviluppo dell’Unione Europea: superpotenza enologica nel mondo con una quota di mercato al 70%.
Phil Hogan, commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina hanno inaugurato oggi con il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, l’edizione numero 51 di Vinitaly. La cerimonia, in programma alle ore 11 si è svolta presso l’auditorium del Palaexpo di Veronafiere. Sono intervenuti il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il sindaco di Verona Flavio Tosi, il presidente della Provincia di Verona Antonio Pastorello, il presidente di Ice-Agenzia Michele Scannavini e Robert Yang, presidente e Ad di 1919, il più grande operatore cinese della distribuzione online e offline in Cina.
«La presenza del commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale Phil Hogan nell’anno del 60° anniversario dei Trattati di Roma è l’occasione concreta per un confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, sulle misure di promozione OCM e sulle prospettive della politica agricola comunitaria dopo il 2020». Così in apertura dell'inaugurazione del 51° Vinitaly, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese.
«Il nostro export enologico – ha aggiunto – è fondamentalmente basato sui tre mercati di Stati Uniti d’America, Germania e Regno Unito, il che potrebbe diventare un fattore di rischio. Per questo è necessario diversificare, sviluppando o aprendo mercati minori e potenziali, e occorre farlo anche attraverso la condivisione delle politiche di promozione e sviluppo dell’Unione Europea. Veronafiere con Vinitaly ha organizzato un imponente piano di incoming con circa 50mila operatori esteri attesi da 140 nazioni».
Secondo le elaborazioni di Ismea, realizzate per Veronafiere in occasione dell’inaugurazione del Vinitaly, il Vecchio Continente giganteggia in quasi tutti i mercati del pianeta, in un contesto in cui il vino si sta affermando sempre più come bevanda globale. Complessivamente sono 166 i milioni di ettolitri di vino prodotti nell’Ue a 28, per un fatturato export di circa 20mld di euro. Due dati chiave che fanno della ‘piccola’ Unione europea (solo il 3% della superficie terrestre) la vera superpotenza enologica del pianeta, con quasi i 2/3 della produzione mondiale e circa il 70% della quota di mercato globale.
E la crescita sembra non arrestarsi nonostante la concorrenza dei produttori emergenti. Nel periodo 2010-2016 il valore delle esportazioni dei produttori europei è cresciuto infatti del 37%, per contro gli scambi mondiali hanno registrato un aumento del 33%. Nel dettaglio sono Francia (8,3mld di euro), Italia (5,6mld di euro), Spagna (2,6mld di euro), Germania (931mln di euro), Portogallo (727mln di euro), e Regno Unito (606mln di euro) i primi 6 Paesi produttori della Ue a 28.
Completano la top 10 i Paesi Bassi, l’Austria, il Belgio e la Danimarca. I top 6 exporter sommano complessivamente ben oltre il 90% delle vendite Ue; tra questi l’incremento più importante tra il 2010 e il 2016 lo segna l’Italia (+43,5% in valore), seguita dalla Spagna (+40,2%), dalla Francia (+30,3%), dal Regno Unito (+24,1), dal Portogallo (+18,4%) e dalla Germania (+5,8%), per una volta con un trend commerciale nettamente inferiore a quello italiano.
In evidenza l'intervento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina che ha parlato di Vinitaly come evento fondamentale che ha permesso di individuare e scegliere gli assi fondamentali di riferimento su cui lavorare. L'inaugurazione è quindi l'occasione per poter raccontare un lavoro che è iniziato nel 2014, nel cercare di sviluppare alcune linee di condotta, ad iniziare con i provvedimenti di Campo Libero, quando per la prima volta si è cercato di identificare soluzioni, strumenti, idee, che rispondessero alla domanda di semplificazione e sburocratizzazione del comparto vitivinicolo, fino ad arrivare alla nascita del Testo Unico del Vino e alla dematerializzazione dei registri del vino.
Internazionalizzazione, ma non solo: miglioramento delle infrastrutture, digital transformation, incoming di operatori esteri e radicamento nelle aree geo-economiche degli Stati Uniti e Cina. Insomma una nuova modalità di fare fiera quella che inizia con la 51ma edizione di Vinitaly, per essere più competitivi nel mondo ed affrontare le nuove sfide di un mercato in continua trasformazione. E questo, anche attraverso la condivisione delle politiche di promozione e sviluppo dell’Unione Europea: superpotenza enologica nel mondo con una quota di mercato al 70%.
Phil Hogan, commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina hanno inaugurato oggi con il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, l’edizione numero 51 di Vinitaly. La cerimonia, in programma alle ore 11 si è svolta presso l’auditorium del Palaexpo di Veronafiere. Sono intervenuti il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il sindaco di Verona Flavio Tosi, il presidente della Provincia di Verona Antonio Pastorello, il presidente di Ice-Agenzia Michele Scannavini e Robert Yang, presidente e Ad di 1919, il più grande operatore cinese della distribuzione online e offline in Cina.
«La presenza del commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale Phil Hogan nell’anno del 60° anniversario dei Trattati di Roma è l’occasione concreta per un confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, sulle misure di promozione OCM e sulle prospettive della politica agricola comunitaria dopo il 2020». Così in apertura dell'inaugurazione del 51° Vinitaly, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese.
«Il nostro export enologico – ha aggiunto – è fondamentalmente basato sui tre mercati di Stati Uniti d’America, Germania e Regno Unito, il che potrebbe diventare un fattore di rischio. Per questo è necessario diversificare, sviluppando o aprendo mercati minori e potenziali, e occorre farlo anche attraverso la condivisione delle politiche di promozione e sviluppo dell’Unione Europea. Veronafiere con Vinitaly ha organizzato un imponente piano di incoming con circa 50mila operatori esteri attesi da 140 nazioni».
Secondo le elaborazioni di Ismea, realizzate per Veronafiere in occasione dell’inaugurazione del Vinitaly, il Vecchio Continente giganteggia in quasi tutti i mercati del pianeta, in un contesto in cui il vino si sta affermando sempre più come bevanda globale. Complessivamente sono 166 i milioni di ettolitri di vino prodotti nell’Ue a 28, per un fatturato export di circa 20mld di euro. Due dati chiave che fanno della ‘piccola’ Unione europea (solo il 3% della superficie terrestre) la vera superpotenza enologica del pianeta, con quasi i 2/3 della produzione mondiale e circa il 70% della quota di mercato globale.
E la crescita sembra non arrestarsi nonostante la concorrenza dei produttori emergenti. Nel periodo 2010-2016 il valore delle esportazioni dei produttori europei è cresciuto infatti del 37%, per contro gli scambi mondiali hanno registrato un aumento del 33%. Nel dettaglio sono Francia (8,3mld di euro), Italia (5,6mld di euro), Spagna (2,6mld di euro), Germania (931mln di euro), Portogallo (727mln di euro), e Regno Unito (606mln di euro) i primi 6 Paesi produttori della Ue a 28.
Completano la top 10 i Paesi Bassi, l’Austria, il Belgio e la Danimarca. I top 6 exporter sommano complessivamente ben oltre il 90% delle vendite Ue; tra questi l’incremento più importante tra il 2010 e il 2016 lo segna l’Italia (+43,5% in valore), seguita dalla Spagna (+40,2%), dalla Francia (+30,3%), dal Regno Unito (+24,1), dal Portogallo (+18,4%) e dalla Germania (+5,8%), per una volta con un trend commerciale nettamente inferiore a quello italiano.
In evidenza l'intervento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina che ha parlato di Vinitaly come evento fondamentale che ha permesso di individuare e scegliere gli assi fondamentali di riferimento su cui lavorare. L'inaugurazione è quindi l'occasione per poter raccontare un lavoro che è iniziato nel 2014, nel cercare di sviluppare alcune linee di condotta, ad iniziare con i provvedimenti di Campo Libero, quando per la prima volta si è cercato di identificare soluzioni, strumenti, idee, che rispondessero alla domanda di semplificazione e sburocratizzazione del comparto vitivinicolo, fino ad arrivare alla nascita del Testo Unico del Vino e alla dematerializzazione dei registri del vino.
Prossimo step sarà il Decreto 2017, uno strumento che intende chiarire alcune criticità ereditate dal passato. Ma cosa importante, uno degli impegni rilevanti che saranno promossi nelle prossime settimane, è la definizione, entro fine luglio, di una prima bozza di Codice Unico Agricolo che sia finalmente quel testo fondamentale di riferimento delle leggi in agricoltura che completi il quadro di semplificazione legislativa normativa a carattere nazionale che in questi quattro anni si è cercato di sviluppare. E questo dopo il Testo Unico che ne è stato, per così dire, l'avanposto.
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