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Viticoltura bio e agricoltura di precisione: la Lombardia punta a diventare regione traino a livello nazionale

La nuova sfida lanciata da Vinitaly, dove il Padiglione regionale ha ospitato  oltre 200 produttori e accolto operatori e buyer provenienti da tutto il mondo

Diventare una delle regioni traino a livello nazionale per quanto riguarda la viticoltura biologica. E sviluppare, anche attraverso l’agricoltura di precisione e l’impiego delle nuove tecnologie, un modello di produzione sempre più vocato alla sostenibilità ambientale.

Sono questi gli obiettivi con cui la Lombardia ha salutato la chiusura della 51ª edizione di Vinitaly, il Salone internazionale dei vini e dei distillati che si è chiuso a Verona.

Dopo aver visto triplicare nel corso degli ultimi dieci anni la superficie dei vigneti coltivati con i metodi dell’agricoltura biologica, che hanno ormai raggiunto quota 2.600 ettari su un totale di 17.466 ettari destinati alla produzione di vini a denominazione di qualità Docg, Doc e Igt (Dati: Regione Lombardia – Dichiarazione vitivinicola 2016), la Lombardia è infatti destinata a vedere ampliare ulteriormente questo tipo di coltivazioni.

Un processo dovuto da un lato alla crescente sensibilità di aziende e produttori verso la sostenibilità ambientale, che caratterizza sempre più spesso tutti i passaggi della filiera, dalla coltivazione alla trasformazione fino alla distribuzione, e dall’altro dalle richieste dei mercati. Soprattutto nei Paesi del Nord Europa, infatti, la richiesta di prodotti non solo di qualità, ma anche biologici è in costante aumento. E anche in Italia il consumatore sta sviluppando una coscienza sempre più “sostenibile”.

A confermarlo anche gli operatori e buyer esteri che hanno affollato il Padiglione Lombardia a Vinitaly nei quattro giorni della rassegna, nel corso della quale la collettiva lombarda si è presentata come sempre compatta con oltre 200 espositori e più di mille etichette in degustazione.

“Se vogliamo incrementare le esportazioni e soprattutto aumentare il valore del vino, in quest’ambito molto indietro rispetto alla Francia nonostante la qualità media delle produzioni non si discosti dai prodotti d’Oltralpe”, dichiara Gianni Fava, assessore all’Agricoltura della Lombardia, "dobbiamo presentarci compatti sui mercati, sostenere pratiche di aggregazione e fare informazione e formazione nei confronti dei consumatori. Altrettanto fondamentale è rispondere alle richieste del mercato, che in questi anni si è evoluto verso produzioni di qualità, in grado di identificarsi in un territorio e raccontarne le caratteristiche e verso vini sostenibili, attenti all’impronta idrica e alla conservazione del suolo. Allo stesso tempo, è chiara la linea che vede un incremento del biologico e che Regione Lombardia intende sostenere attraverso specifiche misure all’interno del Programma di sviluppo rurale. Parallelamente, la vitivinicoltura di precisione si inserisce fra gli strumenti che trovano spazio all’interno del Psr e che, come innovazione, ha ampi margini di diffusione”.

"La conquista dei mercati esteri si gioca non solo sulla qualità dei prodotti, ma anche sulla capacità di individuare le richieste che arrivano da Paesi e culture diverse e soddisfarle”, spiega Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia. “Le nostre aziende stanno sicuramente andando in questa direzione, come conferma anche il forte incremento dell’export registrato negli ultimi 15 anni, nel corso dei quali il valore delle esportazioni di vini lombardi è cresciuto del  66,8%. Noi lavoriamo per sostenere in questo processo e per aiutarle a costruire quel fronte comune essenziale per proporsi sui mercati internazionali.”

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