Quale sarà la PAC del futuro? Cosa e come cambierà dopo il 2020? A queste domande si è tentato di rispondere durante il seminario dal titolo La PAC post 2020. Idee per una riforma, organizzato dal CREA con il suo Centro di Politiche e Bioeconomia, insieme ad AIEAA, Associazione Italiana di Economia Agraria e Applicata.
La PAC, ovvero la Politica Agricola Comune, rappresenta l'insieme delle regole che l'Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri e che ai sensi dell'articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea, mira ad incrementare la produttività dell'agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.
Flessibile e territoriale sono le parole chiave che dovrebbero guidare la PAC del futuro. Flessibilità per affrontare con rapidità i cambiamenti di un’agricoltura in continuo cambiamento e in evoluzione, in grado anche di armonizzarsi con le politiche europee interconnesse, quali quelle relative all’ambiente, al cambiamento climatico, alla bioeconomia, agli aspetti sociali, all’alimentazione e alla salute. Territoriale per coinvolgere ed aggregare soggetti diversi intorno ad obiettivi comuni, iniziative collettive, comunità piuttosto che singoli agricoltori o aziende.
Sempre più verde e in grado di misurare gli impatti ambientali a livello territoriale, attraverso la predisposizione di incentivi per il raggiungimento di target ambientali prefissati, valorizzando le sinergie tra risorse naturali e comunità rurali. In questo modo verrebbe riconosciuta e valorizzata la rilevanza della diversità dei sistemi agricoli e dei differenti modelli di agricoltura presenti nell’UE.
La PAC di oggi, infatti, è prevalentemente diretta all’agricoltura su larga scala, imprenditoriale e orientata al mercato, ma cerca sempre più di non lasciarsi alle spalle gli altri modelli (agricoltura di piccola scala o quelli alternativi presenti spesso in aree marginali o fragili, o agricoltura urbana e periurbana, o agricoltura sociale), il cui abbandono avrebbe ricadute negative su tutto il territorio.
La PAC post 2020, inoltre, dovrebbe favorire, anche attraverso incentivi e investimenti ad hoc, l’innovazione, sia tecnologica che sociale, attribuendo un maggior peso alle questioni legate al lavoro e agli obiettivi sociali (flussi migratori, aree marginali, inclusione di nuovi agricoltori) e alla regolamentazione del lavoro.
Tali indicazioni sono il frutto di un’analisi, condotta da AIEAA in collaborazione con alcuni ricercatori CREA, del documento di sintesi della consultazione pubblica condotta dalla Commissione europea e prima tappa del lungo processo che condurrà alla nuova riforma della PAC.
«La collaborazione tra CREA e AIEA - ha dichiarato Roberto Henke, Direttore del Centro Politiche e bioeconomia del CREA - è un esempio felice di collaborazione tra soggetti che operano nella ricerca applicata, ciascuno con le proprie finalità e specifiche competenze, ma accomunati dal comune bisogno di un avanzamento nelle analisi sui temi delle politiche agricole e di risultati scientificamente fondati e utili al pubblico decisore».
La PAC, ovvero la Politica Agricola Comune, rappresenta l'insieme delle regole che l'Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri e che ai sensi dell'articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea, mira ad incrementare la produttività dell'agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.
Flessibile e territoriale sono le parole chiave che dovrebbero guidare la PAC del futuro. Flessibilità per affrontare con rapidità i cambiamenti di un’agricoltura in continuo cambiamento e in evoluzione, in grado anche di armonizzarsi con le politiche europee interconnesse, quali quelle relative all’ambiente, al cambiamento climatico, alla bioeconomia, agli aspetti sociali, all’alimentazione e alla salute. Territoriale per coinvolgere ed aggregare soggetti diversi intorno ad obiettivi comuni, iniziative collettive, comunità piuttosto che singoli agricoltori o aziende.
Sempre più verde e in grado di misurare gli impatti ambientali a livello territoriale, attraverso la predisposizione di incentivi per il raggiungimento di target ambientali prefissati, valorizzando le sinergie tra risorse naturali e comunità rurali. In questo modo verrebbe riconosciuta e valorizzata la rilevanza della diversità dei sistemi agricoli e dei differenti modelli di agricoltura presenti nell’UE.
La PAC di oggi, infatti, è prevalentemente diretta all’agricoltura su larga scala, imprenditoriale e orientata al mercato, ma cerca sempre più di non lasciarsi alle spalle gli altri modelli (agricoltura di piccola scala o quelli alternativi presenti spesso in aree marginali o fragili, o agricoltura urbana e periurbana, o agricoltura sociale), il cui abbandono avrebbe ricadute negative su tutto il territorio.
La PAC post 2020, inoltre, dovrebbe favorire, anche attraverso incentivi e investimenti ad hoc, l’innovazione, sia tecnologica che sociale, attribuendo un maggior peso alle questioni legate al lavoro e agli obiettivi sociali (flussi migratori, aree marginali, inclusione di nuovi agricoltori) e alla regolamentazione del lavoro.
Tali indicazioni sono il frutto di un’analisi, condotta da AIEAA in collaborazione con alcuni ricercatori CREA, del documento di sintesi della consultazione pubblica condotta dalla Commissione europea e prima tappa del lungo processo che condurrà alla nuova riforma della PAC.
«La collaborazione tra CREA e AIEA - ha dichiarato Roberto Henke, Direttore del Centro Politiche e bioeconomia del CREA - è un esempio felice di collaborazione tra soggetti che operano nella ricerca applicata, ciascuno con le proprie finalità e specifiche competenze, ma accomunati dal comune bisogno di un avanzamento nelle analisi sui temi delle politiche agricole e di risultati scientificamente fondati e utili al pubblico decisore».
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