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Coronavirus, perché #iorestoacasa è una buona idea. Il “distanziamento sociale” arma vincente per contenere il contagio

Le misure di salute pubblica introdotte in questi giorni hanno lo scopo di evitare una grande ondata epidemica, con un picco di casi concentrata in un breve periodo di tempo iniziale che è lo scenario peggiore durante un'epidemia per la sua difficoltà di gestione. Nel caso del coronavirus dobbiamo tenere conto, inoltre, che l'Italia ha una popolazione anziana, peraltro molto più anziana di quella cinese, e bisogna proteggerla il più possibile da contagi. Le misure indicate dalle autorità quindi vanno seguite nella loro totalità.






Secondo studi in corso gli effetti delle cosiddette misure di 'distanziamento sociale', sono state rappresentate attraverso un grafico in cui la curva con il picco più alto rappresenta l'evoluzione teorica dei casi in assenza di misure. L'obiettivo del distanziamento sociale, soprattutto in una situazione come quella attuale in cui non ci sono interventi farmacologici attuabili, è ridurre la velocità di diffusione del virus, spostando in avanti nel tempo il picco epidemico e riducendone l'altezza, di fatto 'spalmando' i casi su un arco temporale più lungo. Questo porterà benefici riducendo la pressione sul sistema sanitario, che nel caso del Sars-Cov-2 era già stressato dall'impennata dei casi di influenza tipica di questo periodo.

Per misure di distanziamento sociale si intendono diversi tipi di intervento, che vanno ad aggiungersi ad altri provvedimenti come la promozione di una maggiore igiene delle mani o l'utilizzo di mascherine: i più comuni sono l'isolamento dei pazienti, l'individuazione e la sorveglianza dei contatti, la quarantena per le persone esposte, la chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro o l'adozione di metodi per lezioni scolastiche/universitarie e lavoro a distanza. Inoltre vanno anche considerati i provvedimenti che limitano l'assembramento di persone, come le manifestazioni sportive, fino ad arrivare alla restrizione dei viaggi internazionali.

Sull'efficacia di questo tipo di misure sono stati condotti diversi studi, molti dei quali condotti su epidemie e pandemie del passato, e generalmente si sono dimostrate efficaci, in misura variabile a seconda del contesto. In generale si può dire però che l’introduzione di ogni provvedimento viene valutato attentamente, perché ognuna delle misure elencate porta dei costi sociali diretti o indiretti che possono essere molto alti.

Un articolo di Luisa Bracci Laudiero del Cnr - Istituto di farmacologia Traslazionale e e CNR Immunology Network (CIN) lascia intuire bene perché il decreto #iorestoacasa è una buona idea e quanto siano importanti le misure di “distanziamento sociale” per contenere il contagio. Come evidenziato, per capire il perché delle scelte fatte in tal senso è molto illuminante la splendida simulazione grafica fatta dal quotidiano "The Washington Post" e ripresa anche dal "Corriere della Sera", dove vengono messe a confronto quattro diverse strategie di contenimento del contagio da un fantomatico virus in una popolazione di 200 persone, identificate come singoli pallini il cui colore cambia in base allo stato di salute.

Nel primo modello, se si lascia il virus libero di agire senza alcuna strategia di contenimento, il contagio si diffonde rapidamente, e solo dopo che quasi tutti si sono infettati si iniziano a contare i primi guariti. Da sottolineare che in queste simulazioni la mortalità non è stata assolutamente considerata. Ma se pensiamo solo per un attimo a cosa sta accadendo in Lombardia è facile intuire che ospedali stracolmi e assenza di opportune cure aumentano enormemente il tasso di mortalità, che sarà ben superiore a quello teorico previsto per il virus.

Nella seconda simulazione, dove si mette in quarantena un gruppo di individui c’è un iniziale rallentamento del contagio. La quarantena, però, non riesce ad essere mai totale e qualche individuo contagiato passa nel gruppo dei sani che continuano a fare una vita normale. In breve tempo accade quanto già descritto nel Modello 1, un rapidissimo aumento dei casi e la comparsa dei guariti solo nella fase finale del contagio del gruppo. Anche per questo modello valgono i ragionamenti sulla mortalità fatti per il Modello 1 per quanto riguarda l’impossibilità del sistema sanitario di far fronte a tante persone ammalatesi tutte contemporaneamente.

I Modelli 3 e 4 sono modelli di isolamento sociale in cui si evitano gli spazi pubblici e i movimenti della popolazione sono limitati. Nel Modello 3 circa il 25% della popolazione continua a muoversi mentre gli altri sono a casa. La curva di crescita del contagio è molto più lenta, e soprattutto le guarigioni iniziano a crescere ben prima che tutti si siano ammalati. Risultati ancora migliori si hanno nel Modello 4 dove poco più del 10% della popolazione è libera di muoversi sul territorio, mentre quasi il 90% delle persone è a casa. Il contagio si diffonde molto lentamente e il numero dei sani e dei guariti è sempre maggiore rispetto a quello dei malati.

Da questi modelli emerge in modo chiarissimo che il “distanziamento sociale” è, di fatto, l’unico modo per contenere il contagio e cercare di mantenere bassa la percentuale delle persone ammalate in modo che tutti possano ricevere le cure necessarie. Se pensiamo alla nostra pandemia reale, il distanziamento sociale è ancora più importante, perché da quello che sta emergendo esiste una gran parte della popolazione che non ha sintomi documentabili ma è in grado di trasmettere il virus (science.sciencemag.org/content/early/2020/03/13/science.abb3221). Poiché per ragioni economiche, di sovraccarico del sistema sanitario e di rapidi cambiamenti nel tempo (chi è negativo oggi potrebbe essere positivo domani), non è consigliabile eseguire a tutti il tampone e verificare se si è portatori del virus, il rimanere confinati a casa di gran parte della popolazione è la migliore soluzione, in quanto impedisce agli asintomatici di circolare indisturbati e di diffondere inconsapevolmente il virus.

I dati epidemiologici che si stanno raccogliendo in Italia a Vo (www.scienzainrete.it/articolo/facciamo-tutta-italia-come-vo’-e-corea-del-sud/sergio-romagnani/2020-03-16) indicano che tra le persone che contraggono il virus una percentuale altissima (tra il 50 ed il 75%) è effettivamente asintomatica. Questo è un dato fondamentale nel pianificare la strategia del contenimento del virus. 

Il modello di isolamento sociale prevede comunque dei contatti con l’esterno (spesa, medicine, terapie) per cui è, al contrario, di vitale importanza che i tamponi vengano eseguiti ripetutamente su tutte le persone che attualmente sono a contatto con il pubblico (dai medici ed infermieri alle cassiere dei supermercati) per evitare che rappresentino un focolaio nascosto di contagio e di diffusione del virus.

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