Salute, industria degli alcolici e sponsorizzazione della ricerca scientifica: una tendenza preoccupante
Un team di ricerca dell'Università di York ha messo in luce come l'industria dell'alcol stia finanziando sempre più la ricerca scientifica sugli impatti del consumo di alcol. Una tendenza preoccupante in quanto lo sponsor può influenzare la progettazione, i metodi, la conduzione e la pubblicazione degli studi scientifici.
Che l’industria privilegiasse linee di ricerca che si concentrano su prodotti o attività che possono essere commercializzati, è un dato di fatto. Non è un caso che l'industria farmaceutica tenda a sponsorizzare studi su farmaci o dispositivi medici con un focus su patologie che colpiscono paesi ad alto reddito. O quello dell’industria del tabacco che negli anni '80 finanziò progetti di ricerca sulla qualità dell’aria interna agli ambienti per distogliere l’attenzione dai rischi del fumo passivo. Questi sono solo alcuni esempi a dimostrazione di quanto questo fenomeno sia allarmante. Una tendenza in crescita che inevitabilmente investe anche l'industria degli alcolici.
Una ricerche inglese del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università di York, ha rilevato che dal 2009 c'è stato un aumento del 56% nella ricerca finanziata da società di alcolici o organizzazioni affiliate. L'entità della sponsorizzazione della ricerca scientifica da parte dell'industria dell'alcol sta ora sollevando non poche preoccupazioni in quanto favorisce la produzione di studi che hanno lo scopo di enfatizzare i benefici o minimizzando i rischi dei prodotti alcolici.
Il gruppo di ricerca dell'Università di York ha scoperto che poco meno di 13.500 di questi studi sono finanziati direttamente o indirettamente dall'industria degli alcolici. Una tendenza preoccupante, affermano i ricercatori, in quanto ciò consente alle aziende produttrici di alcol di sfruttare una "scappatoia della trasparenza" facendo passare alcune organizzazioni finanziatrici come enti di beneficenza, ma in realtà legate all'industria. Molti di questi studi fanno affermazioni sugli effetti protettivi dell'alcol nei riguardi dell'apparato cardiovascolare e suggeriscono che i problemi di abuso di sostanze dipendono dalle scelte individuali piuttosto che dai comportamenti dell'industria.
I ricercatori ritengono che il livello di coinvolgimento dell'industria dell'alcol nella ricerca sia probabilmente solo la punta dell'iceberg, in quanto come accennato, è risaputo che le aziende farmaceutiche e del tabacco per i propri interessi hanno ampiamente sponsorizzato la ricerca, sovvertendo la base di prove scientifiche ed influenzando il dibattito pubblico e l'elaborazione delle politiche per decenni.
Sul fatto che consumi modesti di alcol potrebbero ridurre il rischio di malattie cardiache, sebbene l’esatta entità della riduzione del rischio e il livello di consumo di alcol al quale si ha la maggiore riduzione siano ancora controversi, ci sono importanti studi che tengono invece conto di possibili fattori confondenti. Bisogna tener ben presente che il rischio diminuisce a un livello piuttosto basso di consumo di alcol, dove la maggiore riduzione del rischio viene osservata per un consumo medio di 10 g di alcol al giorno che, se si vuole tradurre, corrisponde a circa un bicchiere standard di vino (100 ml) ad una gradazione di 13 gradi. Oltre i 20 g di alcol al giorno il rischio di patologie coronariche e cardiache aumenta.
La ricerca ci fa riflettere per ribadire quanto siano urgenti strategie per contrastare tale fenomeno, sostenendo una maggiore trasparenza sulle fonti di finanziamento degli studi, maggiori finanziamenti per la ricerca indipendente, e linee guida rigorose per regolamentare l’interazione degli istituti di ricerca con gli sponsor commerciali.
Non bisogna mai dimenticare che l’alcol è il terzo fattore di rischio più importante per malattia e morte prematura, dopo il fumo e l’ipertensione, più rilevante dell’ipercolesterolemia e del sovrappeso. Oltre ad essere una droga in grado di indurre dipendenza ed essere causa di circa 60 differenti condizioni di malattia ed infortunio, l’alcol è responsabile di diffusi danni sociali, mentali, emotivi, compresi la criminalità e la violenza in ambito familiare, che causano enormi costi sociali. L’alcol non danneggia solo chi lo consuma ma anche coloro che circondano chi beve e tra questi il feto, i figli, i familiari, le vittime della criminalità, della violenza e degli incidenti stradali conseguenti al suo consumo.
Commenti
Posta un commento