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Agrobiodiversità regionale, Lazio: altri due vitigni autoctoni entrano nel Registro Nazionale

Si tratta del Raspato nero e della Reale bianca, entrambi originari dei monti Aurunci nel Sud Ovest della regione, iscritti dopo il lavoro portato avanti da Arsial.




Altri due vitigni laziali entrano nel registro nazionale. Il Raspato nero e la Reale bianca, entrambe originari dei Monti Aurunci, su proposta di Arsial sono stati iscritti dal Mipaaf nel Registro nazionale delle varietà di vite (RNVV) (DM del 10.02.2021 – pubblicato sulla GU n. 43 “Serie Generale” del 20.02.2021) al termine di un percorso di circa 5 anni.

Con queste due ultime iscrizioni, salgono a cinque i vitigni autoctoni inseriti nel registro nazionale in meno di un anno, frutto di un costante percorso di ricerca che include indagini storiche e aspetti tecnico-scientifici. Tutti e due i vitigni, oramai da tempo, sono esempi di biodiversità salvaguardata. Censiti e inscritti da Arsial nel Registro volontario regionale delle risorse genetiche a rischio erosione (RVR), che tutela la nostra agrobiodiversità regionale.

Grazie alla recente iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite  di Reale bianca e Raspato nero, cui seguirà quella nel Registro regionale delle varietà di vite classificate idonee alla produzione di uva da vino, la Regione Lazio ha incrementato la propria piattaforma ampelografica, che oggi conta su 82 vitigni, 35 dei quali autoctoni.

Il Presidente di Arsial Mario Ciarla, commentando la recente iscrizione di Raspato nero e Reale bianca nel registro nazionale, ha dichiarato: “Il vino, da sempre, è un prodotto d’eccellenza. Un veicolo promozionale attraverso il quale trasmettere l’essenza di un territorio e la sua cultura, ma è anche uno straordinario acceleratore di sviluppo, capace di generare economia virtuosa, coniugando enogastronomia, sostenibilità e salvaguardia della biodiversità. Oggi più che mai, riscoprire un antico vitigno e promuoverne la coltura, significa investire sulle possibilità di un territorio, valorizzando tutte quelle componenti, comprese la dimensione agro-ambientale e quella turistico-culturale, che lo rendono unico, attrattivo e originale”.

IL PERCORSO: DALLA BIODIVERSITÀ AL BICCHIERE

Arsial è costantemente impegnata sul processo di diversificazione della filiera vitivinicola regionale, con l’obiettivo di caratterizzare la base ampelografica regionale con vitigni autoctoni identitari e di garantirne la vinificazione nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie.  L’iscrizione di Raspato nero e Reale bianca nel Registro nazionale delle varietà di vite è soltanto l’ultimo tassello di un’attività che prosegue su almeno altri dieci vitigni autoctoni in corso di caratterizzazione.

L’iter è composto da indagini storiche e azioni tecnico-scientifiche e può essere suddiviso in:

analisi molecolari;

rilievi ampelografici e ampelometrici basati sui 147 caratteri descrittori della scheda OIV;

valutazione enologica attraverso microvinificazioni;

ricerche storiche a testimonianza del legame vitigno-areale di rinvenimento;

iscrizione nel RVR e nel RNVV.

Le attività scientifiche devono essere ripetute almeno per tre campagne vitivinicole. I rilievi vengono eseguiti presso le aziende detentrici dei vitigni, che forniscono anche le uve per le microvinificazioni, svolte presso la cantina del Crea Ve – Viticoltura e Enologia di Velletri (RM).

RASPATO NERO

Il Raspato nero, conosciuto anche come Olivella di Esperia, è citato in due importanti documenti del tardo Ottocento: il Bullettino Ampelografico del 1877 della Provincia di Terra di Lavoro e gli atti dell’Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola del 1884.

È un vitigno mediamente vigoroso, idoneo anche per la vinificazione in purezza, impiegato soprattutto nella produzione di rossi dal sapore morbido e persistente. All’esame visivo il vino ottenuto da uve di Raspato presenta un colore rosso rubino intenso, dalle evidenti sfumature violacee. Al naso si caratterizza per note floreali e fruttate, con sentori di ciliegia e frutti di bosco. Al gusto presenta una buona alcolicità, unita a una struttura acida bilanciata, con una leggera sapidità e una tessitura tannica, che inducono verso una chiusura leggermente amara. L’intensità gusto-olfattiva del vino è buona. Nel complesso, la superficie coltivata a Raspato ammonta a circa cinque ettari.

NOTE TECNICHE SUL RASPATO NERO

Il germoglio del Raspato nero si presenta con apice chiuso, privo di pigmentazione antocianica dei peli striscianti e portamento semi-eretto, con il lato dorsale e ventrale degli internodi di colore verde e rosso. L’epoca fenologica del germogliamento è media. La foglia adulta, di piccole dimensioni, ha una forma pentagonale, con la pagina superiore di colore verde medio chiaro, priva di pigmentazione antocianica sulle nervature principali. I denti hanno entrambe i lati convessi. Il seno peziolare è aperto. Ha un grappolo di forma cilindrica, con 1 o 2 ali di dimensioni e compattezza medie. La forma dell’acino è ellissoidale larga, che ricorda vagamente quella di un’oliva. La buccia dell’acino, di medio spessore, è di colore blu nero con elevata presenza di pruina. L’epoca di maturazione fisiologica è mediamente la prima decade di ottobre. I rilievi sono stati effettuati presso le aziende vitivinicole “Le orme” e “Vigne Toniche” di Esperia (FR).

REALE BIANCA

Le origini della Reale bianca non sono documentate, ma dalle ricognizioni effettuate sul territorio, è emerso che il vitigno è coltivato in zona da oltre un secolo. Il nome Reale bianca deriva dalla memoria storica dei viticoltori più anziani, che hanno caratterizzato il vitigno col termine “bianca”, per distinguerlo dal Capolongo b. che in zona è conosciuto come Reale gialla.

L’areale di produzione interessa l’intero comune di Esperia e parte della vicina Pontecorvo. Si coltiva su terreni collinari, prossimi alle alture degli Aurunci. È un vitigno vigoroso, con buona resistenza alle crittogame e alle avversità climatiche e preferisce forme di allevamento espanse con una potatura lunga non eccessivamente ricca. All’esame visivo il vino ottenuto da uve di Reale bianca presenta un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso di presenta con note di fiori di campo e frutta esotica.  Al gusto presenta una buona alcolicità, con un tenore zuccherino medio e bassa acidità. L’intensità gusto-olfattiva del vino è buona. Nel complesso, la superficie coltivata a Reale bianca ammonta a circa cinque ettari.

NOTE TECNICHE SULLA REALE BIANCA

Il germoglio di Reale bianca si presenta con apice completamente aperto, privo di pigmentazione antocianica dei peli striscianti, portamento semi-eretto, con il lato dorsale e ventrale degli internodi di colore verde. L’epoca fenologica del germogliamento è media. La foglia adulta, di piccole dimensioni, ha una forma pentagonale-orbicolare, con la pagina superiore di colore verde scuro, priva di pigmentazione antocianica sulle nervature principali. I denti hanno entrambe i lati convessi. Il seno peziolare, con la base a V, è molto sovrapposto. Ha un grappolo di forma conica, privo di ali, di dimensioni e compattezza medie. La forma dell’acino è sferoidale, con buccia spessa di colore verde-giallo con debole presenza di pruina. L’epoca di maturazione fisiologica è tardiva, mediamente avviene a inizio di ottobre. I rilievi sono stati effettuati presso l’azienda vitivinicola “Le Orme” di Esperia (FR).

IL CONTESTO LOCALE

Raspato nero e Reale bianca sono entrambe originari degli Aurunci, nell’area meridionale della provincia di Frosinone, in particolar modo del Comune di Esperia, dove nella frazione di Monticelli si svolge da oltre trent’anni una sagra del vino dedicata ai due autoctoni locali.

Sul territorio la viticoltura è stata introdotta in epoca preromana e nei secoli è divenuta la coltura predominante, fino al progressivo abbandono delle campagne avvenuto a partire dal dopoguerra. Da qualche anno sta rinascendo in zona un’autentica viticoltura di qualità, grazie alla passione di poche piccole aziende del territorio, che hanno costruito il loro progetto d’impresa sul biologico e sulla riscoperta degli autoctoni, rinnovando la tradizione locale.

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