Pubblicata in un volume curato da Mario Natale, l'inedita corrispondenza scambiata tra Federico Zeri e Roberto Longhi. Il carteggio copre circa vent'anni della vita dei due studiosi (1946-1965) quasi senza discontinuità (con un'interruzione tra il settembre del 1956 e il luglio del 1957) e include 346 lettere, interamente riprodotte.
La raccolta consente di scoprire la storia avvincente delle relazioni tra i due maggiori storici dell’arte italiani del XX secolo, ripercorrendola dagli inizi: dalle testimonianze entusiaste e incontenibili del giovane Zeri nei confronti del maturo maestro, alla scoperta da parte di Longhi del prodigioso ingegno dell’esordiente storico dell’arte, a cui dedica una insospettata e affettuosa disponibilità. Il tono delle lettere, superata l’iniziale diffidenza, diventa nel tempo sempre più confidenziale tanto che il carteggio costituisce, negli anni in cui lo scambio è più intenso (1946-1955), una sorta di diario in cui sono registrate difficoltà e delusioni personali, scoperte ed esperienze esaltanti, battaglie perdute e i primi successi.
La lettura delle lettere obbliga inoltre a una doverosa revisione della cronologia degli studi e dei progressi critici: con la sua inarrestabile irruenza Zeri, per il quale Longhi diventa l'unico vero interlocutore, comunica le sue quotidiane scoperte fatte nei fondi fotografici e sul territorio laziale, umbro e marchigiano, gli abbozzi delle sue prime comunicazioni scientifiche e lo sdegno, già allora dirompente, per l'inefficienza e l'inerzia degli uffici dell'Amministrazione delle Belle Arti, in cui il giovane ha cominciato a lavorare.
Longhi trova nel giovane funzionario un competente e infaticabile interlocutore per gli studi e i progetti editoriali che sta elaborando ("Proporzioni", 1948, 1950; "Paragone" dal 1950), e un leale collaboratore nelle aspre battaglie contro l'Istituto Centrale del Restauro e contro i suoi personali avversari (Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan, Cesare Brandi).
Le lettere restituiscono gli scontri feroci che hanno contraddistinto negli anni del dopoguerra le storie dei protagonisti della storia dell'arte, transitati tutti, senza intoppi, dagli impegni sotto regime fascista a quelli del tempo della repubblica.
Con una scrittura secca e funzionale Zeri sa trasmettere al destinatario l'entusiasmo per la scoperta di un capolavoro quattrocentesco nascosto sotto una tela barocca (San Bernardino, Roma, San Bernardino ai Monti, 1947), o il riemergere da vari strati di ridipinture di una rarissima immagine duecentesca, bella come "una Dea, una Musa" (Madonna, Roma, Santa Maria Nova, 1950). Ispezioni nei centri devastati dalla guerra (Viterbo, Subiaco, Terni), promozione di restauri, riordino del materiale documentario, indagini e nuove attribuzioni, emergenza di quelli che saranno i temi delle sue pubblicazioni future, letture e sferzanti ritratti di colleghi e avversari: la corrispondenza con Longhi è lo specchio di un'attività forsennata, affrontata anche per superare la precaria situazione finanziaria in cui la guerra ha ridotto la famiglia di cui Zeri è l'unico sostegno. Trapela inoltre l'impazienza di vedere stampati i lavori compiuti, come il catalogo della Collezione Spada (1954) e quello della collezione Pallavicini (1959), il cui ritardo nella pubblicazione, cui non fu forse estranea la passività di Longhi, fu tra le cause della mancata carriera universitaria; o la preoccupazione di dare un adeguato abito editoriale a quello che all'inizio degli anni '50 si configura come un saggio sulla "maniera soave di Scipione Pulzone" e che diverrà uno degli studi più impegnati e innovativi della storiografia artistica (Pittura e Controriforma. L'arte senza tempo di Scipione da Gaeta, 1957).
Dal 1955, anno in cui Zeri si dimette dalla pubblica amministrazione per impegnarsi come libero professionista, la corrispondenza si dirada e nei messaggi del più anziano maestro si insinua la diffidenza nei confronti di un "allievo" sempre meno disposto a accettare l'autorità e pronto a occupare gli spazi professionali sui quali, fino ad allora, Longhi aveva esercitato un controllo quasi assoluto. La storia della progressiva separazione di queste due poderose personalità è altrettanto decisiva e avvincente quanto quella del loro incontro: si consuma in alcune lettere inviate da Zeri, ormai professionista affermato in Europa e negli Stati Uniti d'America, a Longhi che in quegli anni (1962-1963) sta riorganizzando (troppo tardi per quanto concerne la relazione con Zeri) la redazione di "Paragone".
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