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Ricerca e sostenibilità, dai boschi del Cilento la biomattonella che punta a sostituire la plastica

Una nuova biomattonella italiana può rimpiazzare il polistirolo e la plastica. Dal packaging all’edilizia, il progetto della startup Service Biotech utilizza i materiali di scarto di attività agricole e boschive.




Innovazione, sostenibilità, economia circolare, riciclo, impatto ambientale zero: il dizionario del nostro presente ‘verde’ si si arricchisce di una nuova voce, grazie al lavoro di due ricercatori campani, Salvatore Del Prete e Daniela Marasco, fondatori della start up campana Service Biotech.

Con la loro ‘biomattonella’, i due ricercatori hanno vinto la selezione di BioInItaly e del Bravo Innovation Hub, l’acceleratore per il sud Italia di Invitalia, e sono stati selezionati anche da Future Food Institute e da Tree Opinno per presentare la loro soluzione a investitori e venture capital sono pronti a puntare sullo sviluppo sostenibile e sulle nuove biotecnologie.

La ‘biomattonella’

Nessun prodotto è veramente a “fine vita” ma è sempre possibile reinserirlo in un ciclo biologico, soprattutto quando è stato progettato perché ciò possa accadere. La “biomattonella”, come già accaduto in passato per altri prodotti simili (es i materiali da costruzione di Rice House, o K-Briq, dell’azienda scozzese Kenoteq, ricavato dai materiali di scarto proprio della stessa industria edile) è un packaging ecosostenibile ottenuto dagli scarti della filiera agro industriale e boschiva, sostitutivo del polistirolo e dei packaging in plastica.

Il prodotto finale, la ‘biomattonella’ totalmente plastic free e a sua volta capace di rientrare nel ciclo biologico, è applicabile in diversi ambiti industriali tra i quali spicca senza dubbio quello del packaging per prodotti agroalimentari.

La produzione della ‘biomattonella’ ha costi contenuti e non necessita di impianti industriali complessi. I risultati della sperimentazione hanno registrato una risposta fortemente adattiva del materiale finale, in linea con l’approccio del design rigenerativo ed eco tecnologico, ossia fortemente connesso alle esigenze collettive di recuperare la dialettica tra natura, ambiente, benessere ed essere umano.

Gli impieghi della ‘biomattonella’

Una volta in commercio, la ‘biomattonella’ potrà essere usata nei più disparati usi, dal packaging per prodotti agroalimentari all’edilizia. Può sostituire la plastica nei packaging ma, essendo anche capace di ottime performance isolanti, sia acustiche che termiche, può essere usata anche nelle costruzioni, come pannello isolante nelle case o come mattonella calpestabile. 

Biomattonella: una progettazione ‘partecipata’

La biomattonella di Service Biotech è totalmente «made in Campania»: frutto dell’ingegno della startup salernitana Service Biotech, e della consulenza del gruppo di ricerca Zeb twd Zeeb (Zero Energy Building towards Zero Emobodied Energy Building) nato per iniziativa di Antonella Violano, docente del dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’università Luigi Vanvitelli di Napoli.

La materia prima – materiali di scarto dell’attività agricola e boschiva, prodotti del sottobosco del monte Cervati, nell’alto Cilento – sono stati resi disponibili dal piccolo comune di Piaggine, che da questa collaborazione con l’Universita Vanvitelli e con Service Biotech cerca di individuare risvolti formativi e occupazionali per i suoi residenti.

Next step: il brevetto

Service Biotech ha presentato domanda di brevetti. Di particolare importanza quello per il “core”, la struttura interna centrale, ottenuta dal macchiatico negativo che è un residuo boschivo, fibro-rinforzato da funghi inattivati, e ricoperta da bio plastica con un bassissimo contenuto di glicerolo.

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