I nematodi: nemici nascosti del vigneto. Una nuova ricerca affronta efficacemente il patogeno in chiave sostenibile
Una nuova ricerca ha svelato promettenti risultati per affrontare efficacemente in chiave sostenibile i nematodi, organismi patogeni che recano ingenti danni nel vigneto. Il pericoloso parassita, che di fatto è un minuscolo verme rilevabile solo al microscopio, provoca un danno alla pianta attraverso punture di nutrizione sulle radici. Le cause principale della sua presenza sono lo sfruttamento e la cattiva gestione del terreno.
I neumatodi, minuscoli organismi eucarioti monocellulari, invertebrati, vermiformi e di origine acquatica, sono tra i nemici nascosti delle piante di vite. Si tratta di quella parte patogena di uno dei gruppi di organismi più abbondanti e diffusi sulla terra, il phylum nematoda, formato nel suo complesso da circa 20000 specie. I nematodi sono pericolosi parassiti del terreno e molto dannosi per le colture. Risultano difficili da individuare e debellare. In linea generale le circostanze che favoriscono la loro presenza nel terreno dipendono dalla “stanchezza” del terreno dovuta a colture intensive perpetuate nel tempo, senza le rotazioni colturali adeguate e senza gli apporti significativi e continui di nuova sostanza organica.
L’azione patogena, che ha esiti diversi a seconda del tipo di nematodi presenti, si concentra soprattutto nelle radici, causando la formazione di galle o lesioni, ovvero attraverso l’inoculazione da parte dei nematodi di virus vegetali diversi che poi influiscono sulla salute della pianta. Per la vite la vera pericolosità di questo nematode è data dall’essere un vettore di una virosi, l’arricciamento fogliare della vite (GFLV = grapevine fanleaf virus) agente del complesso della degenerazione infettiva della vite. Il virus quando viene acquisito si trova sugli stiletti boccali, se il nematode lo contrae allo stadio di larva rimane infettivo fino al momento della muta, nello stadio successivo il nematode non sarà infettivo; se è l’adulto ad acquisire il virus, l’adulto rimane infettivo per il resto della vita.
In agricoltura convenzionale per eliminare questo tipo di parassiti si utilizzano prodotti altamente tossici. La presente ricerca della Washington State University Extension, ha individuato un nuovo approccio in chiave totalmente sostenibile per la gestione a lungo termine dei nematodi in modo da mantenere i vigneti sani e produttivi. Questa ricerca supporta il nuovo programma di certificazione per la sostenibilità dell'industria vinicola dello Stato di Washington, ma certamente adattabile a livello globale. I risultati delle prime fasi della ricerca sui nematodi indicano la necessità di attuare diverse tattiche per affrontare efficacemente questo patogeno della vite.
Più di sette anni fa, con il supporto della Washington State Wine Commission, un team di scienziati della Washington State University e del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ha avviato un progetto di ricerca su più fronti della durata di 10 anni per comprendere il potenziale danno dei nematodi e trovare gli strumenti necessari per aiutare i viticoltori.
Il team di ricerca composto da Michelle Moyer, professoressa associata della WSU e specialista in viticoltura, e Inga Zasada, fitopatologo presso l'Unità di ricerca sulle colture orticole del Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti a Corvallis, nell'Oregon, ha compiuto grandi progressi in questo progetto che ora integra molteplici strategie di gestione. Tra queste l'utilizzo di portainnesti resistenti che hanno anche l'ulteriore vantaggio di aiutare i coltivatori a gestire la fillossera, un altro parassita che si nutre delle radici della vite ed è stato recentemente rilevato in molte regioni vinicole. In tal senso ricordo che la maggior parte dei vigneti di uva da vino nello Stato di Washington sono a piede franco quindi facilmente attaccabili.
Un altro approccio molto efficace sono le colture di copertura che hanno dimostrato avere un alto potenziale di controllo sui patogeni del terreno. Al riguardo nella presente ricerca è stata valutata l'efficacia del trifoglio bianco, il ravanello di semi oleosi e la senape.
Trifoglio bianco
Il suo apparato radicale non ospita i nematodi e quindi hanno di fatto la capacità di non far sviluppare popolazioni patogene in caso reimpianto.
Ravanello
Gli oli essenziali contenuti nella pianta respingono vari insetti e parassiti. Migliora l'habitat per i vermi e sopprime i nematodi. Inoltre, il ravanello oleoso combatte le erbacce anche quelle più resistenti.
Senape
La varietà Pacific Gold ed il ravanello contengono entrambi glucosinolato, un composto tossico per i nematodi. Il glucosinolato essudato dalle radici e dal fogliame, quando incorporato nel terreno, riduce le popolazioni del patogeno.
Queste colture di copertura sono state quindi seminate in appezzamenti sperimentali in autunno e lasciate crescere durante l'inverno. In primavera, le colture di copertura di senape e ravanello sono state lavorate nel terreno, ma le parcelle di controllo e le parcelle di trifoglio sono rimaste intatte. Sono stati raccolti campioni di suolo per monitorare i cambiamenti della popolazione di nematodi da un autunno all'altro. I primi risultati hanno mostrato che le parcelle seminate a ravanello avevano circa quattro volte meno nematodi radicali rispetto alle parcelle senza colture di copertura. Importante sottolineare che per avere un effetto positivo sulla salute del suolo, l’impianto e lo sviluppo della coltura devono essere soddisfacenti, ovvero si deve adottare l‘uso di seme sano con un alto tasso di germinazione, la buona preparazione del terreno, la semina in condizioni favorevoli, con le sostanze nutrienti sufficienti e, se necessario, l‘irrigazione.
I risultati della ricerca saranno condivisi in workshop, giornate sul campo e webinar.
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