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Asti DOCG, verso un Moscato sostenibile: in Piemonte la prima sperimentazione di varietà PIWI aromatiche

Le dolci bollicine dell’Astigiano guardano al futuro con visione sostenibile e rigore tecnico: per la prima volta in Piemonte, varietà PIWI aromatiche vengono introdotte in vigneto attraverso una sperimentazione mirata. Coordinato dal Consorzio Asti DOCG in collaborazione con l’Istituto Umberto I di Alba, il progetto punta a coniugare resistenza alle malattie, riduzione degli input chimici e valorizzazione dell’identità enologica del territorio. La prima fase prevede il sovrainnesto del Muscaris su ceppi esistenti di Moscato Bianco, secondo la tecnica del T-bud.



Il Consorzio Asti DOCG, in collaborazione con l’Istituto di Istruzione Superiore Umberto I di Alba, ha avviato il primo progetto in Piemonte dedicato alle varietà aromatiche resistenti (PIWI). L’iniziativa, pionieristica in un contesto regionale finora privo di sperimentazioni su vitigni aromatici con resistenza genetica alle malattie fungine, mira a coniugare la qualità enologica e la tipicità territoriale con una gestione più sostenibile del vigneto.

Stefano Ricagno, presidente del Consorzio, sottolinea che i mutamenti climatici impongono un ripensamento delle pratiche viticole. In Piemonte, dove finora non si erano testate varietà PIWI aromatiche, si intende portare avanti un approccio innovativo ma rispettoso dell’identità enologica locale, in particolare quella del Moscato Bianco.

Due vigneti sperimentali - uno dell’Istituto a Alba e uno di una cantina sociale - ospiteranno il Moscato Bianco come cultivar di riferimento, accanto a Muscaris, la prima varietà PIWI impiantata mediante sovrainnesto T‑bud. Altre varietà saranno “al vaglio” per eventuali inserimenti successivi.

Faccio presente che il T-bud è una tecnica di innesto a gemma vegetante in cui una gemma della varietà desiderata viene inserita in una piccola incisione a forma di "T" sulla corteccia del portainnesto (una pianta già adulta o comunque ben radicata). In questo progetto. In questo caso il Muscaris è sovrainnestato su ceppi già esistenti di Moscato Bianco, sfruttando l’apparato radicale già sviluppato della pianta ospite. Questo consente di testare rapidamente la varietà resistente, senza attendere il lungo ciclo di sviluppo di una pianta da barbatella. È una tecnica molto efficace in viticoltura sperimentale, perché consente di ottenere risultati fenologici e produttivi affidabili in tempi più brevi e con maggiore uniformità genetica rispetto alla piantumazione tradizionale.

Il Muscaris è una varietà PIWI (acronimo tedesco di Pilzwiderstandsfähig, cioè “resistente ai funghi”) ottenuta attraverso incroci tra vitigni Vitis vinifera e varietà resistenti di origine americana o asiatica. In particolare, il Muscaris nasce dall’incrocio tra Solaris (una varietà PIWI molto resistente, con buona struttura zuccherina) e Moscato d’Amburgo, da cui eredita l’aromaticità tipica del Moscato.

Le caratteristiche del Muscaris sono la resistenza naturale a peronospora, oidio e altre malattie fungine, il che consente di ridurre drasticamente i trattamenti chimici. Sotto il profilo aromatico l'uva è molto simile a quella del Moscato Bianco, con note floreali e fruttate tipiche (fiori bianchi, pesca, uva spina). Non ultimo il vitigno ha una buona adattabilità climatica, con maturazione precoce e ottima accumulazione zuccherina, fattori utili nel contesto del cambiamento climatico.

La scelta del Muscaris come primo vitigno PIWI aromatico per il Piemonte è quindi coerente con l’intento di conservare la tipicità aromatica legata al Moscato, ma con una gestione agronomica ovviamente più sostenibile. Il profilo organolettico simile e la resistenza alle malattie fanno di questo vitigno resistente,  un candidato ideale per verificare la possibilità di integrare nuovi vitigni nel patrimonio produttivo, senza snaturare il carattere distintivo del territorio.

L’attività si sviluppa tra il 2026 e il 2028. Sono previsti rilievi fenologici settimanali (fino alla filloptosi), analisi produttive - come fertilità in fioritura e peso grappolo - e rilevamenti fitosanitari su peronospora, oidio, botrite, giallumi infettivi e fitoplasmosi. Ogni varietà sarà testata su 50 piante sovrainnestate, con aggiornamenti annuali delle schede tecniche. La vinificazione seguirà un protocollo standard per il vino bianco fermo prima della spumantizzazione, al fine di evidenziarne le caratteristiche organolettiche.

Al termine del ciclo sperimentale, i risultati ottenuti potranno costituire la base tecnica per avviare l’iter di iscrizione dei vitigni PIWI aromatici nei registri varietali regionali e nazionali, passaggio indispensabile questo per una loro eventuale autorizzazione alla coltivazione in Piemonte. Tale processo prevede la valutazione agronomica e enologica della varietà da parte degli enti competenti (Regione e CREA–VE), la verifica della stabilità e distinzione del vitigno, e infine l’inserimento nell’elenco delle varietà ammesse alla coltivazione, secondo quanto previsto dal Decreto legislativo 8 aprile 2010, n. 61 e dai regolamenti comunitari in materia.

Questa sperimentazione si inserisce in un panorama nazionale in evoluzione: mentre denominazioni come il Pinot Grigio delle Venezie, Prosecco e Franciacorta esplorano l’inserimento dei Piwi, l’Asti DOCG compie un importante passo verso un modello viticolo proiettato al futuro, ma radicato nella tradizione. Il progetto punta non solo a ridurre i trattamenti fungicidi - con potenziali risparmi del 70 % - ma anche a preservare l’identità sensoriale legata al Moscato, grazie alla sperimentazione promossa all’interno di territorio e cultura locali.

Questa iniziativa testimonia con forza il connubio possibile tra innovazione ambientale e valorizzazione del patrimonio enologico piemontese. Ne ho parlato in molte occasioni: l’approccio scientifico strutturato, unitamente al rigore metodologico e tecnico, rende questo progetto, non solo un modello pilota, ma un potenziale esempio da replicare in altri territori DOCG.

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