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Numeri da record e tante sfide, Federdoc racconta il 2016 del vino Italiano

Primato mondiale nella produzione, cresce l'export che vola oltre i 5 miliardi di euro ma restano tante le battaglie da combattere. Presentato a Roma il rapporto annuale.


Amatissimo soprattutto all’estero, in costante crescita sui principali mercati internazionali ma fermo su quello interno, dotato di straordinario appeal e proprio per questo soggetto a continui attacchi. È il vino italiano così come emerge dai dati presentati da Federdoc nel corso del rapporto annuale, momento di sintesi essenziale per tutto il comparto, incontro che ha consentito di fare il punto sullo stato di salute del Vigneto Italia.

Molti i dati positivi, a partire dal raggiunto primato produttivo mondiale con 48,5 milioni di ettolitri (fonte MIPAAF, Ismea, UIV), per proseguire con quelli legati all’export che lo scorso anno ha raggiunto i 5,4 miliardi di euro e che nel primo semestre del 2016 hanno fatto registrare un +4,5% in volume e un lusinghiero +7,9% in valore. Con i vini a Denominazione di Origine che a loro volta crescono del 5% in volume e dell’8% in valore.

“L’Italia del vino si conferma un Paese orientato ad un export verso i Pesi terzi – ha sottolineato Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Federdoc – Mentre i consumi interni pro capite continuano a calare, prosegue la scalata ai mercati esteri, confermando quelli storici come USA, Regno Unito e Germania, mantenendo salde le posizioni in Francia, Canada, Australia e Messico ma, soprattutto, sviluppando numeri rilevanti in Cina e Corea, target di assoluto valore. Ma in realtà è tutto il mondo che chiede i nostri vini e non è un mistero che ormai l’80% delle etichette nazionali sono destinate a superare i confini italiani”.

Un exploit che rende ancora più importante il ruolo di controllo e vigilanza che Federdoc svolge per proteggere i vini italiani a DO e tutte le aziende del comparto che, nell’ultimo anno, hanno sviluppato introiti per quasi 10 miliardi di euro. Una voce importante per il bilancio del Paese, un asset fondamentale che va protetto da molteplici attacchi e che, solo negli ultimi mesi, ha visto Federdoc protagonista di numerose battaglie.

“Siamo stati promotori, insieme alle altre organizzazioni della filiera – ha spiegato Ricci Curbastro – di moltissime azioni atte a proteggere le DO italiane. Vale la pena ricordare che abbiamo ottenuto la modifica della proposta che aveva come obiettivo concreto quello di liberalizzare l’uso delle varietà che, se fosse stata accettata, avrebbe causato un vulnus gravissimo all’intero sistema delle Indicazioni Geografiche. Così come fondamentale è stato il nostro intervento nella delicatissima questione dell’attribuzione dei domini .wine e .vin che ha consentito di evitare che il mondo del web diventasse una vera giungla, terreno di caccia ideale per chiunque volesse approfittare della rinomanza delle DO più note, usurpandone di fatto il nome con grave danno sia per i produttori che per i consumatori”.

Un fitto calendario di impegni, quello di Federdoc, composto da numerosi passaggi: dalla partecipazione al decreto “Campolibero”, avviato dal MIPAAF, fino alla grande novità di Equalitas, operazione che ha visto l’impegno della federazione nella direzione della sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Il tutto senza dimenticare il lavoro svolto per il “Testo Unico della Vite e del Vino”, approvato lo scorso 18 novembre, passaggio fondamentale per unificare, aggiornare e razionalizzare le leggi esistenti nel settore.

“E infine va ricordato il nostro impegno nella lotta alla contraffazione – ha concluso il Presidente Riccardo Ricci Curbastro – che ci ha visto stipulare un protocollo di intesa con l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi, l’AICIG ed E-bay. Un’operazione sinergica che ha determinato l’attivazione del programma VE.RO, uno strumento di monitoraggio del variegato mondo del web con la conseguente possibilità di segnalare in modo tempestivo irregolarità di tutti i tipi e che ha comportato il blocco di 368 annunci di vendita in contrasto con gli interessi delle DOP e IGP”.

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