Storia della musica antica e Storia della musica moderna sono i due libri a cura di Eugenio Raneri per Edizioni del Faro. Un lavoro encomiabile che unisce alla sintesi dell’esposizione (attitudine questa ormai rara), la completezza degli argomenti con brevi esempi che guidano il lettore alla comprensione concreta di aspetti talvolta difficili e complessi dello stile, della forma e della teoria musicale.
Storia della musica antica e Storia della musica moderna, sono frutto di un ammirevole lavoro che è il risultato della lunga esperienza dell'autore di docente di Storia della musica presso il Conservatorio di Udine. Un contributo che si affianca ad altri validi testi adottati in altre istituzioni sia per lo studio della storia generale della musica sia come materiale di consultazione.
Quello che più mi ha colpito di questi due agili manuali è la felice sintesi dell’esposizione di argomenti altrimenti alquanto difficili e complessi da comprendere, molto spesso resi tali da chi la musica la conosce, ed anche bene, ma non riesce a trovare la giusta via per comunicarla. D'altro canto la sintesi è un dono, e questo sì, difficile da insegnare.
Ma veniamo alla presentazione di questo ottimo lavoro di Raneri. Il primo volume, Storia della musica, dall’Antichità al Settecento, primo volume si dipana tra le incerte notizie che riguardano l’Antichità a cui fanno seguito le prime civiltà storiche, con l’ingresso della Grecia classica che si affaccia nel panorama musicale, regalandoci informazioni sempre più ricche e dettagliate dalle quali si deduce il ruolo di prima grandezza esercitato da quella cultura anche sul piano educativo ed estetico.
L’improvviso vuoto verificatosi quindi con la caduta dell’Impero Romano viene ben presto colmato dal canto gregoriano che nei primi secoli dell’era cristiana si impone come novità assoluta e accanto ad esso, benché in modo più sotterraneo, si sviluppano repertori profani che sfociano nella produzione musicale dei Trovatori e dei Trovieri.
Il decisivo salto di qualità è tuttavia la nascita della Polifonia tra il XII e il XIII secolo. Elaboratasi ulteriormente durante il Trecento in Francia e Italia, la polifonia rappresenta l’espressione del più alto artigianato allorché, sotto l’effetto di profonde trasformazioni, entra a far parte delle scuole musicali del Quattrocento franco-fiammingo per ravvivarsi grazie al sorgere dell’Umanesimo nelle corti rinascimentali italiane.
Nel successivo periodo barocco, la musica si esprime nelle esuberanze della vocalità e nella crescente autonomia della musica strumentale e conquista settori sempre più vasti della vita pubblica. Al confine tra “antico” e “moderno” si pone quindi l’opera riassuntiva e riepilogativa del grande Bach, con il quale sembra chiudersi un’intera epoca, per lasciare il posto all’avanzare dello spirito “moderno”.
Il secondo volume, Storia della musica moderna, Dal Settecento al Novecento, parte da un epoca dove si presenta l’idea di “modernità”, allorché si abbandonano pregiudizi e visioni desuete e si giunge a un livello di superiore chiarezza, eleganza e armoniosità, testimoniato soprattutto dai capolavori di Haydn e Mozart.
A seguire con l’avvento del Romanticismo, la musica si volge a esprimere istanze soggettive, nuove concezioni del mondo ed emergenze “nazionali”. L’artista, superato lo stadio puramente artigianale, diventa interprete originale, tanto che sulla “koiné”, sullo strato stilistico comune, emergono compositori dotati di grande individualità soggettiva.
La musica strumentale, cameristica e sinfonica si diffonde ovunque e in Italia i massimi risultati si raggiungono soprattutto nelle opere teatrali di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Il secondo Ottocento vede progressivamente indebolirsi le regole tradizionali, soprattutto dell’armonia. Wagner, dopo Chopin e accanto a Liszt, è il protagonista di un’evoluzione linguistica destinata a rovesciare i pilastri dell’armonia classica.
Poi, con gli ultimi decenni del secolo, nuove prospettive compaiono in Debussy, che si volge verso il Simbolismo. Ma è con le Avanguardie nate ai primi del Novecento che il panorama conosce nuove frontiere. Figure come Stravinskij e Schoenberg si allontanano enormemente dalle prospettive del passato. A svolta avvenuta, dopo il torbido periodo tra le due Guerre e l’oscuramento culturale programmato dai regimi totalitari, si sviluppano posizioni tra loro contraddittorie, quelle “strutturaliste” e quelle “casuali”, nascono tecnologie innovative, come l’elettronica, e si aprono nuovi orizzonti che coinvolgono l’intero pianeta con le sue straordinarie diversità.
Insomma, consiglio vivamente, specialmente per chi è alle prime armi e vuole avvicinarsi nella comprensione di questo affascinante mondo che è la musica.
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