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Buono... non lo conoscevo, a Roma presentati i vini di territorio da vitigno autoctono. Ecco una mia selezione

L’associazione Go Wine riprende l'attività a Roma, dopo la pausa estiva, con l’ormai tradizionale appuntamento di fine estate dedicato ai vitigni autoctoni italiani. Con il progetto “Buono… non lo conoscevo!” l' associazione mira a favorire la conoscenza e l’acquisto di vini legati a specifici territori, non sempre agevolmente reperibili dal consumatore.



Negli eleganti saloni del Savoy Hotel di Ludovisi di Roma erano presenti i vini di molte regioni d’Italia, alcuni presentati direttamente dai produttori, altri da attenti e competenti sommelier. Una selezione di etichette che si conferma sempre interessante e sfiziosa.

di Francesco Cerini

L'iniziativa ha messo in scena nomi come Barbarossa, Bellone, Bombino Bianco, Bombino Nero, Cannonau, Cococciola, Erbaluce, Malvasia Istriana, Malvasia Puntinata del Lazio, Montepulciano, Nero di Troia, Pallagrello Bianco, Pallagrello rosso, Pelaverga, Pigato, Pignola valtellinese, Pugnitello, Ribolla Gialla,  Ruchè,  Tintilia, Verdea, Verdicchio, Vermentino, Violone, Zibibbo. Un susseguirsi di vitigni decisamente poco noti, ma assolutamente di gran pregio a conferma di quanto le varietà autoctone possano raccontare al meglio l'Italia enoica partendo proprio dal territorio di origine.

Molte le “chicche” della serata: l’anteprima del verdicchio 2017 di Benforti Valori, il Cannonau di Murales, le varie Espressioni di Collio della Tenuta Stella, il Sagrantino Passito di Colle Ciocco, e la grande carrellata dell’Associazione Vite in Riviera, con una selezione di vini di 25 aziende del Ponente Ligure  (anzi 26 che una se n’è aggiunta ad insaputa anche del rappresentante dell’associazione).

Sicuramente il “buono non lo conoscevo” della serata è stato il Pugnitello nella sua versione base e riserva dell’azienda bioagricola Poggiolella.

Il Pugnitello, vitigno autoctono della Maremma Toscana, iscritto nel registro nazionale delle varietà della vite nel 2002 su richiesta della università di Firenze,  anche grazie alla caparbietà e all’amore di una coppia che, “fuggita” dalla città sta riversando tutte le proprie energie per la diffusione di questo vitigno, sta raggiungendo ottimi risultati fornendo un vino denso e corposo, elegante e finemente tannico, che si inserisce bene tra i giganti di questo lembo di territorio.

Insomma un ennesimo bel viaggio a cura di GoWine tra le diverse espressioni del nostro territorio.

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