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Vino&Chimica: il lungo addio al glifosato

Decisione Ue: il divieto di usare il famoso erbicida da parte dell'industria viticola si prospetta ormai imminente 
Dopo diverse proroghe il diserbo chimico ha finalmente le ore contate? E l'attenzione si rivolge anche ai suoi "coformulanti"

Si chiama Roundup l'erbicida a base di glifosato più utilizzato al mondo. E' una sostanza attiva brevettata nei primi anni '70 dalla multinazionale Monsanto ed utilizzata come erbicida ad ampio spettro diventando ben presto una delle sostanze più vendute. Allo scadere del brevetto, nel 2000, il glifosato è stato commercializzato da molteplici aziende e diverse centinaia di prodotti fitosanitari contenenti glifosato sono attualmente registrati in Europa per l'utilizzo nel settore agricolo.


Gli Stati Ue non decidono di nuovo sul glifosato e la Commissione europea avanza d’ufficio con un’autorizzazione alla sostanza chimica per altri 18 mesi, fino a fine 2017. La scadenza era fissata al 30 giugno 2016. Ricordo che l'ammonio-glufosinato è stato recentemente messo al bando dalla Comunità Europea perché classificato CMR (C=carcinonogenic; M=mutagenic; R=classified as Toxic for reproduction). Ma c'è evidentemente un nodo scientifico: a marzo dello scorso anno l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), organo dell'Organizzazione mondiale della sanità, aveva classificato il glifosato come "probabilmente cancerogeno" per gli esseri umani. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha contraddetto lo Iarc nel novembre del 2015, definendo il glifosato "probabilmente non cancerogeno".

Sta di fatto comunque che la Commissione europea ne ha rinnovato ancora l'autorizzazione fino a tutto il 2017. L'autorizzazione del glifosato era già scaduta a giugno 2012 ma fu prorogata per ben due volte, nel 2011 e nel 2015. Il prossimo 30 giugno sarebbe dovuta scadere l'autorizzazione attuale. Sembrerebbe che questa decisione serva ad evitare la situazione in cui gli Stati membri avrebbero avuto 6 mesi per esaurire le scorte ancora in vendita e un massimo di 18 mesi, in totale, per fare uso di quelle già acquistate.
Il glifosato venne presentato dalla Monsanto come “Ecologico” e “Biodegradabile”. Poi la smentita arrivò dall'Alta Corte Francese che stabilì che il gigante agrochimico USA non aveva detto la verità circa la sicurezza del suo diserbante più venduto, il Roundup appunto, confermando una precedente sentenza che condannava la multinazionale per aver falsamente pubblicizzato il suo erbicida come "biodegradabile" e per aver sostenuto che il suo diserbante “lascia il terreno pulito."

Recenti studi, infatti, hanno dimostrato che il glifosato può accumularsi e persistere nel terreno per anni. Questo significa che l'erbicida non solo distrugge i microrganismi utili nel terreno ed essenziali per la vita delle piante, ma promuove anche la proliferazione di agenti patogeni che causano le malattie delle piante. Il prodotto quindi, in contrasto alle dichiarazioni fatte dalla Monsanto riguardo al prodotto, diventa effettivamente sistemico, per cui trovandosi all'interno dei tessuti della pianta, non può essere dilavato dalla pioggia.

Enrico Brivio, portavoce del commissario Ue alla Salute, fa sapere che la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di concentrare la loro attenzione anche sui "coformulanti", ovvero le sostanze che vengono aggiunte al glifosato per renderlo attivo, a partire dal divieto per la tallovamine (POE-tallow amine), sostanza considerata tossica.

La Francia, in questo senso ha deciso di mettere al bando il glifosato proprio a ragione dei suoi coformulanti che lo renderebbero ancora più pericoloso per la nostra salute. Nello specifico, l’ANSES (Agenzia francese per l’ambiente, il cibo e la salute) ha inviato una lettera alle aziende per informarle della propria intenzione di ritirare l’autorizzazione alla produzione e alla vendita di erbicidi che contengano glifosato abbinato all’ingrediente "tallow amine" (ammina di sego). Questa tipologia di erbicidi comprende il Roundup di Monsanto.

D'altro canto questa decisione andava presa anche a ragione del fatto che attraverso gli anni, l'uso insensato del diserbo chimico è colpevole di aver ridotto la Champagne simile ad un paesaggio lunare. Anche se, come spiega Arnaud Descotes, vice direttore tecnico e ambientale del (CIVC), il suo utilizzo è diminuito negli ultimi anni, ancora il 65 per cento delle superfici vitate sono soggette all'utilizzo di erbicidi prevalentemente a base di glifosato.

Alcuni dei motivi del suo popolare utilizzo nei vigneti di Champagne, sono da ricondurre alla struttura molto frammentata del territorio associato ad un clima umido che stimola fortemente la crescita di erba. Jean-Pierre Fleury, noto pioniere della biodinamica in Champagne insieme ad un piccolo gruppo di viticoltori, applaudono al suo divieto imminente. Fleury ha dichiarato che se la Francia e la champagne vogliono continuare a differenziarsi dagli altri paesi produttori di vino, invocando il loro terroir unico, hanno bisogno per iniziare a cercare altre strade più sostenibili per porre fine all'inquinamento dei loro terreni.

In altre regioni francesi come Loira, Bordeaux, Roussillon, permane ancora la convinzione comune che vede le alternative chimiche al glisofato ancora più dannose per l'ambiente, ritenendo questo erbicida, per ora, il modo più sicuro e soprattutto "più conveniente" per il diserbo.

In Borgogna, invece, alla luce dell'iscrizione della regione come patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, l'Ufficio Interprofessionale dei Vini di Borgogna, è in procinto di vietarli già da inizio anno.

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