Un film da riscoprire questo sul grande compositore tedesco, tra i più grandi nella storia della musica. Sul nome di Bach: contrappunti sull'arte della fuga, film diretto da Francesco Leprino, è un viaggio dentro l'opera più emblematica e considerata fra i più alti vertici della composizione musicale, di Johann Sebastian Bach.
Un viaggio da Eisenbach a Lubecca sulle tracce di Bach dentro una delle opere musicali più emblematiche e assolute. L'Arte della Fuga, la vita, i luoghi, in un film caleidoscopico, con rielaborazioni dei contrappunti per 50 strumenti, con 5 improvvisazioni di Stefano Bollani.
Al film hanno collaborato numerosi, autorevoli personaggi, tra i quali ricordiamo Bruno Ganz, Arnoldo Foà, Sonia Bergamasco, Ton Koopman, Douglas Hofstadter, Stefano Bollani, Quirino Principe, Alberto Basso.
Sul nome Bach. Contrappunti con l’Arte della fuga (Italia Germania, 2008/2011 – 115’) non è solo un film, un documentario o una raccolta di video musicali. E’ invece, nella definizione che ha dato il regista: «L’Arte della Fuga espansa a vari livelli: per raccontare la vita di Bach, seguirne le tracce nei luoghi che ha segnato con la sua presenza (da Eisenach dove è nato, a Lubecca dove si è recato a piedi, per 400 chilometri, per andare ad ascoltare Dietrich Buxtehude, riconosciuto come massimo musicista del tempo) e verificare cosa ne rimane oggi». Per ricostruire, ha continuato Leprino: «La dimensione artistica ed esistenziale dei suoi ultimi 10 anni di vita».
Il film è suddiviso in 20 “capitoli” ciascuno dei quali corrisponde ad un momento della vita di Bach o ad una persona che vi è entrata in maniera significativa: la moglie (la giovane soprano Anna Magdalena), i figli, il primo biografo. Testimoni “di ieri” ai quali è riservata la sezione più “cinematografica”: nella quale Bach è impersonato dal poeta milanese Sandro Boccardi, per decenni animatore della rassegna Musica e Poesia a San Maurizio che ha lanciato molti attuali “astri” della musica antica internazionale. I testimoni “di oggi” sono invece filosofi, matematici, sociologi ed esponenti dei più vari ambiti dell’esperienza umana che, in una serie di interviste, rielaborano gli sviluppi che scaturiscono da questa poliedrica “costruzione” dell’ingegno umano e tentano di descriverla esplorandone tutte le sfaccettature.
Lo stesso Bach, interpretato dal somigliantissimo Sandro Boccardi, poeta, musicologo purtroppo scomparso lo scorso anno, che è stato figura ben nota a quanti seguono i concerti di musica antica, ci guida nel ripercorrere i vari momenti della sua esistenza. E le voci di Arnoldo Foà, Bruno Ganz e di altri affascinanti narratori ci spiegano Bach chi era e com’era, fra infiniti e documentati dettagli, storie, episodi che ci aiutano a comprenderne la complessa biografia e l’immensa filosofia della sua arte.
Innumerevoli sono i musicisti e gli studiosi che parlano e suonano: Ton Koopman, Quirino Principe, Hans Eberhardt Dentler, Enrico Baiano, solo per fare qualche nome fra i tanti. Molto spazio viene dedicato al sempre bravissimo pianista Stefano Bollani col quale ritroviamo, in chiave jazzistica, la stessa creatività geniale ed improvvisatoria di Bach su alcuni temi dell’Arte della Fuga.
Ma il film riserva molte altre sorprese, interessanti osservazioni e soprattutto meravigliose immagini che, con un intelligente montaggio, colori morbidi e suggestivi, ci conducono, letteralmente “per mano” attraverso un’infinità di luoghi e di speciali atmosfere senza tempo.
L’acronimo puntato nel titolo: B.A.C.H. sta a significare, nella nomenclatura musicale tedesca, la corrispondenza delle note rispettivamente: si bemolle, la, do e si naturale. La loro successione costituisce il tema del terzo soggetto del Contrapunctus XIV che, incompiuto, conclude l’Arte della Fuga.
Nell’Arte della Fuga è un opera considerata fra i più alti vertici della composizione musicale. Il Genio tedesco non indicò gli strumenti con i quali voleva fosse eseguita. Ciononostante organisti e clavicembalisti riconoscono benissimo che è stata pensata per strumenti a tastiera. Tuttavia, poiché a quel tempo questo genere di composizioni non avevano un vigore autonomo tale da limitarne la trasposizione su altri strumenti (come sarà invece, ad esempio, con il più classico repertorio pianistico romantico), anche questo “manifesto” della tecnica contrappuntistica si presta ad essere suonato da un’ampia gamma di strumenti, solisti o in varie formazioni; prassi, del resto, comune all’epoca.
Riportata al nostro XXI secolo, la versatilità di quest’opera ha offerto al regista Francesco Leprino lo spunto per ideare, sceneggiare e dirigere un’operazione culturale di rilievo che trova nella forza del cinema, principale mezzo di espressione artistica dell’era moderna, l’elemento di sintesi fra suono, immagine e molto altro.
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