Vino e cambiamento climatico, Champagne: le tattiche dei produttori per preservare freschezza e acidità
Freschezza e acidità a rischio per lo Champagne a causa del cambiamento climatico che ha portato ad una preoccupante instabilità della produzione enologica generale. In Francia i produttori stanno avviando mirate pratiche sia in vigna che in cantina. E la ricerca si avvale di un nuovo vigneto sperimentale.
Ridurre il dosaggio, miscelare vini base di riserva ad alta acidità e inoltre con l'aiuto della scienza sviluppare nuovi ibridi: queste in sostanza le tattiche che produttori francesi stanno attuando in risposta all'aumento delle temperature dovute al cambiamento climatico per preservare freschezza e acidità dello champagne.
Le condizioni climatiche in atto, inoltre, portano nuove malattie della vite, insetti dannosi e violente tempeste che danneggiano irreparabilmente il raccolto. Acidità e freschezza tipiche dello Champagne saranno sempre più a rischio lasciando solo un ricordo di quella che era la firma di uno dei prodotti più amati al mondo.
Chiunque dubiti della realtà del cambiamento climatico dovrebbe parlare con alcuni viticoltori della Champagne. E' un dato di fatto che tutti i risultati delle tante ricerche hanno dimostrato come l'innalzamento della temperatura ha fondamentalmente alterato il processo di maturazione dell’uva con importanti implicazioni nella gestione della viticoltura e della qualità del vino. In gran parte della Francia è ormai un ricordo quando i migliori anni erano quelli con piogge primaverili abbondanti seguiti da estati calde e siccità di fine stagione. Insomma gli studi hanno rilevato che il cambiamento drammatico avvenuto circa 35 anni fa, ha portato periodi di siccità non più favorevolmente correlati per una vendemmia anticipata.
Come spiega Thibaut Le Mailloux, direttore della comunicazione del CIVC l'organizzazione che raggruppa gli attori della produzione di Champagne a Épernay, il momento è drammatico per il futuro dello Champagne ed è per questo che è stato impiantato un vigneto sperimentale di 13 ettari nella regione che impiega decine di ricercatori e aziende vinicole con l'intento di creare nuovi ibridi in grado di sopportare lo stress termico.
Il dato di fatto è che il potenziale livello di alcol nel succo d'uva è aumentato di una media dello 0,7 percento in volume negli ultimi 30 anni, l'acidità è scesa di 1,3 grammi di H2SO4 (acido solforico) per litro e la raccolta è iniziata in media 18 giorni prima. Allo stesso modo, la temperatura media della regione è aumentata di 1,1 gradi Celsius nello stesso periodo di tempo, dimostrando che il clima normalmente freddo della Champagne si sta effettivamente riscaldando.
Le condizioni climatiche in atto, inoltre, portano nuove malattie della vite, insetti dannosi e violente tempeste che danneggiano irreparabilmente il raccolto. Acidità e freschezza tipiche dello Champagne saranno sempre più a rischio lasciando solo un ricordo di quella che era la firma di uno dei prodotti più amati al mondo.
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