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Vino e territori, nasce il marchio condiviso "Novebolle": rivive la storica esperienza spumantistica romagnola

Si chiama Novebolle, un progetto che richiama la prestigiosa esperienza della spumantizzazione romagnola di inizio ‘900. Due nuovi spumanti metodo classico e charmat da uve trebbiano e sangiovese saranno messi in commercio a partire dalla vendemmia 2019.





Dopo oltre un anno è stata approvata la modifica del disciplinare del Romagna DOC che permetterà la produzione del “Romagna DOC Bianco Spumante” e il “Romagna DOC Rosato Spumante”; entrambi nascono da un progetto nato nella seconda metà del 2017, in seno al Consorzio Vini di Romagna con lo scopo di valorizzare i vitigni tradizionali, cominciando dal Trebbiano di Romagna. La modifica, approvata dall’Assemblea del Consorzio il 21 dicembre 2017, è stata ratificata dal Comitato Nazionale Vini DOP e IGP, presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo (MIPAAFT) nella riunione del 30 maggio scorso.

Il Consorzio Vini di Romagna ha pensato anche a un marchio collettivo, denominato NOVEBOLLE, e a un logo. Nove, come il numero dei colli romagnoli, come inizio Novecento: tempo in cui la spumantizzazione in Romagna era un vanto di caratura internazionale. Un modo di celebrare la tipicità, dandole risalto anche attraverso lo stile liberty del logo che racconta, con un carattere tipografico, la storia del territorio romagnolo.

Nei primi decenni del XX secolo infatti, la Romagna ha conosciuto una stagione d’oro nell’ambito della produzione di Spumanti e addirittura di Champagne, quando ancora era permessa tale denominazione per un prodotto italiano. Vini che vantavano eleganza e qualità, tanto da essere equiparati ai prodotti classici francesi.

Una rinascita quindi che ben si inserisce in un contesto in cui il consumo di vino spumante è in aumento in tutti i continenti: nel commercio internazionale gli spumanti continuano a registrare la crescita maggiore, sia in volume, sia in valore. E nel mondo si brinda con spumante italiano: secondo dati Ovse (Osservatorio economico vini effervescenti spumanti italiani) nel 2018 sono state 495 milioni le bottiglie di bollicine consumate in 124 Paesi, in gran parte provenienti dal Belpaese. Il valore di queste esportazioni è di 1,4 miliardi di euro in cantina e 4,85 miliardi di euro al consumo.

Inoltre, secondo l'Iwsr (International wine and spirits research), l’andamento del mercato degli spumanti è previsto in crescita dell’1,6% all’anno per i prossimi 3 anni, con un guadagno di 283 milioni di casse. L’aumento sarà trainato dal mercato interno italiano, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. Nel 2022 l’Italia sarà il primo mercato al mondo per consumi di bollicine, superando la Germania.

La base di provenienza delle uve per produrre il Romagna DOC Bianco Spumante è il Trebbiano romagnolo, minimo 70%; per il Romagna DOC Rosato Spumante la base è 70% Sangiovese. Per entrambi possono concorrere alla produzione i vitigni albana, chardonnay, pinot bianco, pinot grigio, bombino bianco, garganega, grechetto gentile, riesling, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 30%. Le uve del Manzoni bianco possono concorrere sino a un massimo del 10%, il vitigno Famoso fino al 5%. Il bianco spumante può usare anche (sempre nel 30%) il Sangiovese; il rosato spumante invece Merlot e Uva Longanesi.

Come annunciato da Giordano Zinzani presidente del Consorzio Vini di Romagna, gli spumanti NOVEBOLLE, intendono essere i protagonisti dell’inserimento del vitigno Trebbiano, interprete assoluto con il Sangiovese dei vini romagnoli, nel trend positivo e sempre più solido della produzione spumantistica, capace di innovare le tradizionali abitudini del bere italiano ed inoltre nobilitare un prodotto che porterà a una maggiore conoscenza del territorio che lo sottende e a rivivere la felice stagione degli spumanti romagnoli tra Otto e Novecento.

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