Cinquecentenario della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Alla ricerca dell'estetica perduta: celebrare il passato attraverso il recupero di una pratica esecutiva storicamente informata. Il ruolo della cappella musicale
Il significato profondo delle celebrazioni dei 500 anni della nascita di Palestrina si svela attraverso un lavoro di studio e raccolta di tutte le fonti per un approccio pertinente e scientifico all’opera del grande compositore. Celebrare non è solo un atto nostalgico, ma un'opportunità per riflettere sul ruolo della musica come strumento di fede, cultura e innovazione. Una riflessione sul commento del direttore della Cappella Musicale del Duomo di Milano.
Celebrare i 500 anni dalla nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina è un'operazione di grande rilevanza culturale e storica. Palestrina, infatti, ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della musica, non solo per la sua maestria compositiva, ma anche per il modo in cui ha contribuito a plasmare l'arte musicale del suo tempo. La sua opera non va intesa quindi come un semplice atto di emulazione del passato, ma come una declinazione innovativa e creativa, capace di rendere accessibile la fede attraverso l'arte della musica.
In questa direzione si muove la Cappella Musicale del Duomo di Milano, la più antica istituzione culturale milanese, attiva dal 1402, che ha proposto, già a partire dal 21 novembre 2024, “Un anno nel segno di Giovanni Pierluigi da Palestrina”: una serie di dodici concerti celebrativi del princeps musicæ in occasione dei cinquecento anni della sua nascita.
Insomma comprendere Palestrina oggi significa intraprendere senza indugio un lavoro di studio e ricerca sulle fonti, sulla grafia rinascimentale e sulle pratiche esecutive dell'epoca. La sua musica, infatti, non è stata concepita per essere letta, ma per essere ascoltata. L'obiettivo deve essere quindi quello di arrivare a un'esecuzione credibile, esteticamente pertinente, che restituisca l'interpretazione di un testo musicale così come potrebbe averla concepita Palestrina nel suo contesto storico.
Tuttavia, è un'illusione pensare che esista una continuità interpretativa diretta dalle cappelle musicali romane del XVI secolo fino ai giorni nostri. Chi sostiene questa tesi è spesso influenzato da una visione idealistica e romantica, smentita dagli stessi archivi musicali, che testimoniano una frattura nella trasmissione delle pratiche esecutive. Con il tempo, infatti, le cappelle musicali si sono adattate alle estetiche delle epoche successive, perdendo il legame diretto con il metodo esecutivo originario.
Oggi, recuperare una pratica esecutiva storicamente informata richiede un lavoro semiologico serio e approfondito. La semiografia, ovvero lo studio dei segni musicali, è essenziale per restituire un'interpretazione credibile dal punto di vista estetico. La missione di una cappella musicale non è solo quella di eseguire musica, ma di diffondere certi valori spirituali attraverso la professionalità, lo studio e la ricerca di una rilevanza estetica. La cultura quindi al centro come condizione necessaria affinché non si rischi di scivolare in un'ermeneutica puntuale e ideologica, perdendo di vista il contesto più ampio.
Lo studio delle fonti di un autore del XVI secolo come Palestrina potrebbe portare alla tentazione di rifugiarsi in un mondo che non esiste più, soprattutto se condotto in modo ideologico, alla ricerca di una purezza ormai perduta. Tuttavia, uno studio serio e non ideologico della musica antica ci permette di comprendere quanto, figure come Palestrina, fossero così profondamente radicate nella loro cultura, guardando avanti e sperimentando nuove soluzioni musicali. Pensiamo, ad esempio, al secondo libro delle messe di Palestrina, in cui l'autore porta avanti un discorso innovativo, pur radicato nella tradizione.
Celebrare il passato ha senso solo se si vive oggi una declinazione intelligente di ciò che personaggi come Palestrina hanno realizzato. Emulare grandi personalità è facile, ma se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che chi si limita a emulare rischia di rimanere fuori dalla storia, creando miti da cui riceve luce, illudendosi di vivere in un'epoca che non esiste più. Al contrario, lo studio serio e critico della musica antica ci permette di attualizzare il messaggio di Palestrina, rendendolo vivo e significativo per il nostro tempo.
In conclusione, celebrare i 500 anni dalla nascita di Palestrina non deve essere un atto nostalgico, ma un'opportunità per riflettere sul ruolo della musica come strumento di fede, cultura e innovazione. Attraverso lo studio e l'interpretazione delle sue opere, possiamo mantenere viva l'eredità di un genio che ha saputo unire tradizione e innovazione, offrendo al mondo un patrimonio musicale senza tempo.
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