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Nasce il "Fiano delle Puglie" |
E’ stato sottoscritto ieri mattina, dai
produttori vitivinicoli riuniti per l’occasione presso la sede dell’Assessorato Regionale alle Risorse Agroalimentari alla presenza dell’assessore Dario Stefàno
e di un notaio, l’atto costitutivo del Comitato promotore della DOP “Fiano
delle Puglie”.
Con questa iniziativa si viene così a rafforzare il disegno regionale di aggregazione delle Doc Pugliesi con l’obiettivo di ridurne il numero, raggruppandole attraverso poche DOC ombrello intorno ai vitigni autoctoni pugliesi.
Un impegno dovuto al fatto di legare ad un elemento fortemente identitario della Puglia, del terroir, della storia produttiva e culturale com’è il Fiano, un disciplinare di produzione di alta qualità, un ulteriore tassello della politica di valorizzazione dei vitigni autoctoni, come elemento di appeal e di traino delle etichette pugliesi sui mercati nazionali ed esteri.
Fra i protagonisti di questo importante percorso c'è il Movimento Turismo del Vino Puglia, promotore della costituzione del Comitato di produttori che avrà il compito, in partnership con Assoenologi di Puglia, Basilicata e Calabria, di introdurre presso il Ministero delle Politiche Agricole, la domanda per il riconoscimento, la cui relazione tecnica è stata redatta dal prof. Antonio Calò con la collaborazione dell’Accademia della Vite e del Vino.
La volontà del comitato, è quella di riscoprire e valorizzare la storia di una produzione da circa un secolo riconosciuta come campana ma che, da sempre, affonda le sue radici in Puglia.
Oltre al Fiano delle Puglie la regione quest’anno si arricchisce di altre nuove DOC, come il Negroamaro DOC, il Primitivo DOC, il Nero di Troia DOC (già istituita) e Terre di Otranto Doc che comprende più vitigni tradizionali.
Il Fiano è da considerare uno dei vitigni a bacca
bianca tra i più interessanti e pregiati del Sud Italia e, come la gran parte
dei vitigni presenti sul nostro territorio, anche il Fiano ha quell’alone di
mistero che avvolge la sua origine.
A riguardo, il Fiano pugliese si è reso
protagonista sin dal 1600 quando creava un’assoluta confusione a studiosi e
ampelografi dell’epoca che cercavano di attribuirgli un’identità propria.
Tra le varie ipotesi portate avanti, la più
attendibile e veritiera conferma chiare origini Greche, esattamente da Apia,
antica località del Peloponneso.
Inoltre a rendere “quasi” probabile questa tesi,
tra l’altro mai del tutto smentita, è la sua dubbia appartenenza alla famiglia
delle uve apianae (moscati), così denominate perché particolarmente appetite
dalle api durante la piena maturazione.
Ad oggi, non si è ancora riusciti a risalire con
esattezza alle sue origini e al perché del nome Fiano.
In Italia i primi insediamenti del vitigno Fiano
si registrano in Campania, precisamente nelle zone intorno a Lapio, (AV)
insediamenti dovuti, grazie a colonie di greci che all’epoca cominciarono ad
importare anche nuovi vitigni.
La sua
diffusione ha avuto inizio dalla Campania che ne risulta essere la sua terra
natia italiana.
Con il passare del tempo si è diffuso in quasi
tutte le altre Regioni del sud-est della penisola, specialmente in alcune zone
di Basilicata e Puglia.
Oggi la coltivazione del Fiano è concentrata
particolarmente in Campania, nelle zone vitivinicole della provincia di
Avellino, (dove gli è stata riconosciuta nel 2003 la DOCG) e in quella di
Benevento, denominata Sannio.
Fuori da questo lembo di terra, coltivazioni di
Fiano degne di un certo interesse si possono trovare in Basilicata e in Puglia,
più marginale invece la sua presenza in Molise, Abruzzo e nel Piceno (Marche).
Piccola curiosità intorno alla sua presenza in
Puglia: si presume che il Fiano sia arrivato in Puglia, nella zone intorno a
Manfredonia, alla fine del XIII secolo, ad opera del Re di Sicilia con
l’intenzione di impiantare la famosa vigna del Re Carlo II d’Angiò.
Conosciuto con i sinonimi di Fiana, Foiana, Fiore
mendillo, Uva latina, Latina bianca, Santa Sofia e Minutola, il Fiano si
presenta con una pianta di buona vigoria, predilige terreni sciolti e di
origine vulcanica.
Il suo grappolo di medio-piccole dimensioni
risulta poco compatto e, di conseguenza, poco predisposto all’instaurarsi di
muffe. Matura intorno dopo la metà di settembre e i primi di ottobre.
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