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Il Pinot Grigio

Il Pinot Grigio e "un ombra de vin ramato"
Fermo fuori dal Bàcaro il Beppin guarda la striscia di acqua del canal, l’uomo che passa lo scorge scrutando quel volto assorto tra pensieri e fumo di sigaretta. Lui è il vecchio professor Beppin e quel pomeriggio verso l’imbrunire forse, chissà, ha ancora in testa i versi di Mann: ”Questa era Venezia, la bella lusinghiera e ambigua, metà fiaba e metà trappola...



I versi del poeta dolcemente ci accompagnano alla scoperta di questa città "nella cui atmosfera corrotta l'arte un tempo si sviluppò rigogliosa, e che suggerì ai musicisti melodie che cullano in sonni voluttuosi". Ma forse non è ancora tempo di dormire, forse c’è ancora un altro Bàcaro che ci aspetta: «Un’ombra de vin ramato, par piaser!»

Il Bàcaro è la classica Osteria veneziana dove possiamo trovare, oltre al Beppin, anche una vasta scelta di vini al calice accompagnati spesso da spuntini e semplici piatti della tradizione. Il nome Bàcaro viene dai "bacari", un termine che a sua volta deriva, guarda un po', proprio da Bacco il dio del vino, ma secondo un'altra teoria deriva da "far bàcara", un espressione veneziana per "festeggiare".

"Bacari" poi si chiamavano una volta anche i vignaioli e i vinai, che venivano a Venezia con un barile di vino per venderlo in Piazza San Marco. Il bicchiere del vino che si beveva, si chiamava "ombra" perché questi venditori di vino seguivano l'ombra del campanile per proteggere il vino dal sole.

Tra i tanti vini in mescita nel Bàcaro troviamo ancora il vin ramato del Beppin, che altro non è che il famoso Pinot grigio così come lo producevano all’epoca della Repubblica di Venezia, quando la vinificazione si faceva fermentando il vino a contatto con le bucce: erano quelle a dare colore perché rilasciavano gli antociani, pigmenti colorati delle uve a bacca rossa.

Ne veniva fuori un vino bianco dal riflesso rame, appunto, diverso dal rosato. Che si trattasse di Pinot si apprende dai contratti commerciali della Repubblica di Venezia.

Il Pinot Grigio, spesso viene definito impropriamente come un’uva bianca, ma non lo è. Il nome stesso è un chiaro riferimento al fatto che siamo di fronte ad una varietà non perfettamente bianca.

Si tratta infatti di una derivazione del Pinot Nero e, senza entrare in dettagli di genetica, è sufficiente osservare la colorazione del grappolo per verificarlo.

E’ stato per molti anni vinificato in bianco diventando uno dei vini più "alla moda" della produzione italiana. Un successo che ne ha permesso l'impianto non solo in Veneto, ma anche in Friuli ed in Alto Adige.

Oggi alcuni produttori sono tornati a vinificarlo come una volta. Con le moderne tecniche di vinificazione pellicolare ottengono dei risultati eccellenti, facendo emergere così grandi vini fruttati, profumati e di ottima struttura.

Il Pinot grigio è conosciuto in Alsazia come Pinot Gris che ha raggiunto un grande livello qualitativo. Ma lo troviamo anche in Germania dove è chiamato Ruländer, nel Valais in Svizzera dove è chiamato Malvoisie e in Ungheria dove è noto come Szürkebarat. Incredibile quanto un vitigno ci possa accomunare e raccontare di sé.

Ma il vino è anche questo, storie che si intrecciano e che ci fanno riunire intorno a un tavolo di un Bàcaro insieme al nostro Beppin e citando una frase dalla bellissima pubblicazione “Bàcari a Venezia”: <scoprirne con lui la vera essenza che è soprattutto quella dello spirito dell’uomo. Quando egli sente la voglia di comunicare, di sedersi, assieme, di incontrarsi per parlare, ridere e scherzare e magari piangere e pregare, bere, mangiare, perdonare e dimenticare.>

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