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Si può portare l’emozione nella finanza?
Si può rispondere alle aspettative degli investitori lanciando un’idea innovativa e audace come il concetto di Passion Investment?
Si può rispondere alle aspettative degli investitori lanciando un’idea innovativa e audace come il concetto di Passion Investment?
Due domande che nascono da una semplice
constatazione: l’investitore non ha più alcun legame con il proprio
investimento.
Le proposte sono sempre più tecniche, complesse e impersonali, e
si finisce per investire in prodotti poco “appassionanti”.
Gli investitori di
oggi chiedono diversificazione e preferiscono soluzioni che privilegiano la
tangibilità e l’interesse personale.
Un tipo di investimento diverso dai prodotti
“classici” che tendono invece a seguire le oscillazioni dei mercati implicando quindi
un elevato grado di incertezza.
Questi appassionati investimenti in classi di
attività nuove e in temi di nicchia verrebbero così a soddisfare anche l’esigenza di
diversificazione e decorrelazione.
L’idea di fondo sarebbe quella di riportare
un po’ di emozione nella finanza e ristabilire un legame tra l’investitore e il
prodotto.
Su questo sfondo, gli investimenti in beni tangibili e comprensibili
si proporrebbero come una vera alternativa alla gestione tradizionale e tra
questi perché non proprio il vino?
Le turbolenze che hanno coinvolto le Borse
in questo periodo non hanno avuto ripercussioni significative sul mercato dei
vini pregiati, che possono assumere il ruolo di beni rifugio grazie alla ridotta volatilità e
alla indipendenza dalla congiuntura economica.
Negli ultimi dieci anni il mercato dei vini
pregiati ha fatto meglio dei maggiori mercati azionari e delle commodity,
diventando un valido investimento alternativo.
sempre stati ricercati attivamente dagli appassionati di
tutto il mondo.
Fino agli anni ‘70 gli investimenti sul vino sono stati a quasi esclusivo
appannaggio della nobiltà europea, che aveva sia il capitale disponibile, sia spazio per la conservazione
delle bottiglie, in modo da portare i vini alla piena maturità.
Ad oggi i collezionisti privati nel solo
Regno Unito investono più di US $ 2 miliardi.
Nell'ultimo periodo l’argomento dei vini da investimento è
di stretta attualità.
Le relative rendite stanno fornendo enormi soddisfazioni a coloro che hanno
deciso di cimentarsi in questa attività.
Già intorno alla metà degli anni '90 molti acquirenti di
vini di Bordeaux avevano iniziato ad acquistare importanti quantità di bottiglie, superiori a
quelle di cui necessitavano per il loro consumo, in prospettiva di poter vendere le loro eccedenze
con un buon guadagno.
In realtà negli anni a venire il guadagno si dimostrò molto
più che buono, grazie alla domanda
sempre più crescente che dalla metà degli anni '90 non ha
quasi conosciuto sosta, se non
nell’anno 2008 in concomitanza con la crisi finanziaria
globale di inizio secolo.
Ai mercati tradizionali, rappresentati da Europa e Nord
America, dal 2008 si sono aggiunti nuovi
mercati Asiatici.
Hong Kong nel 2009 ha visto eliminati i
suoi dazi sull'importazione del vino, e nel
giro di pochi mesi sta diventando il più importante Hub al
mondo per le transazioni dei grandi vini,
soprattutto francesi per il momento.
Nonostante i prezzi di
alcuni vini dell'annata 2005 abbiano mostrato una certa volatilità, il mercato
nel suo complesso si è dimostrato fortemente stabile confrontato con altri
mercati di investimento tradizionali.
La ragione di questo è relativamente
facile da spiegare: il vino è un bene tangibile, è un prodotto di lusso che
molti vorrebbero possedere e consumare.
Per molte persone è molto più utile dell’oro ed più facile da godere se
confrontato con l'arte. L'interesse per il vino è in crescita a tutti i livelli.
Entusiasmo e passione però
non sono sufficienti per considerarsi capaci di operare sul mercato dei vini
pregiati, mercato tanto affascinante quanto complesso.
Come ogni forma
d’investimento, anche questo richiede competenza e professionalità.
Conoscere
quali vini e quali annate comprare è senza dubbio uno dei criteri più
importanti, ma rappresenta solo la fase iniziale della strategia di investimento.
E’ fondamentale acquistare al prezzo migliore, per garantirsi una soddisfacente
redditività, ma anche questo non basta.
Bisogna avere le giuste relazioni per
rivenderlo, fermo restando che si abbia la credibilità per operare sul mercato.
Insomma, operare nel settore dei vini pregiati può essere divertente e
redditizio, fermo restando che oltre al cuore si usi anche la testa.
Chi
volesse investire fisicamente nel vino deve scegliere un’etichetta di comprovata
qualità.
Ma un grande nome può anche non bastare.
È l’annata a trasformare i
grandi vini in buoni investimenti.
Le ultime migliori annate sono 1982, 2000 e
2005, con lo Chateau Lafite 1982 nel ruolo di mattatore. Una cassa di 12
bottiglie di Chateau Lafite dal costo originario di 325 sterline (382 euro o
515 dollari) oggi può valerne 25’000.
Un’altra possibilità è
acquistare vino all’asta.
Le aste principali battono i cinque premier cru
Château Haut-Brion, Lafite Rothschild, Latour, Margaux e Mouton Rothschild.
Una
cassa di vino può costare solo 1000 dollari, ma poi le bottiglie vanno
conservate in perfette condizioni per un invecchiamento ideale.
Alcuni
commercianti vinicoli offrono la possibilità di investire in vini già in
possesso degli investitori, fornendo loro diversi servizi come portfolio
management, pianificazione della cantina e consulenza.
In genere consigliano
vini accessibili ai piccoli investitori in procinto di ampliare le loro
cantine. Infine, chi preferisce un approccio più passivo e non vuole occuparsi
fisicamente del vino, per non parlare delle spese di stoccaggio o del controllo
dell’origine, dovrebbe considerare un wine fund, un fondo d’investimento
specializzato in vino.
Un utile strumento nella
scelta del vino da acquistare per un probabile investimento sono poi i punteggi che
vengono assegnati ad un vino.
La prassi di assegnare "punteggi" ha
avuto un enorme effetto sul mercato del vino.
I punteggi permettono agli
investitori e traders di prendere una posizione ed influenzare il mercato senza
sapere nulla del vino stesso.
Danno la possibilità ai neofiti di prendere
decisioni indipendentemente dei traders.
Una sorta di rating che possono essere
intesi universalmente, e possono guidare potenziali acquirenti in tutto il
mondo.
Un prototipo di sistema è quello usato dal giornalista americano Robert
Parker che molto ha fatto per promuovere la pratica - assai discussa e anche
influente - di dare punteggi con una scala da 1 a 100, come il sistema in uso
nei licei americani.
Tanti commercianti di vino, brokers e case d'asta
includono punteggi da riviste specializzate nelle loro descrizioni, così come i
produttori li utilizzano nella vendita.
I principali giornalisti del settore e le
abbreviazioni utilizzate sono:
RP Robert
Parker da The Wine Advocate.
WA Publicato in The Wine Advocate.
WS Wine Spectator.
MB Michael Broadbent da The Great Vintage Wine Book.
DE Decanter.
GR Gambero Rosso sui vini italiani.
BH Burghound.com di Allen Meadows.
CC The Vine rivista e sito web di Clive Coates.
JR Purple Pages sito web di Jancis Robinson.
ST International Wine Cellar sito web di Stephen Tanzer.
JH James Halliday sul sito web 'WinePros'
WA Publicato in The Wine Advocate.
WS Wine Spectator.
MB Michael Broadbent da The Great Vintage Wine Book.
DE Decanter.
GR Gambero Rosso sui vini italiani.
BH Burghound.com di Allen Meadows.
CC The Vine rivista e sito web di Clive Coates.
JR Purple Pages sito web di Jancis Robinson.
ST International Wine Cellar sito web di Stephen Tanzer.
JH James Halliday sul sito web 'WinePros'
Per chi volesse invece investire sul made in Italy la scelta cade
inevitabilmente sul Sassicaia,
uno dei più grandi vini italiani, capace di stupire anche nelle annate meno
felici e di estasiare in quelle migliori.
Un vero highlander della costa
toscana.
Un vino da dimenticare in cantina per almeno un decennio.
Quando ve ne
ricorderete aggiungete pure uno zero finale alla cifra cui l'avete acquistato,
in barba all'inflazione.
Sempre Toscana, altri due vini cult, ben oltre i
confini nazionali sono il Masseto
e il Redigaffi, due merlot in
purezza che non hanno bisogno di presentazioni.
Come non servono quando si
nomina Biondi Santi e il suo Brunello di Montalcino.
Il Piemonte è
l'altro territorio dove puntare, Roberto
Voerzio è uno dei produttori più esclusivi ed il suo Barolo è un vino difficile da reperire.
Il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno è un altro assegno
circolare, così come il Barolo Falletto
di Bruno Giacosa, strepitoso.
Non solo Toscana e Piemonte, però ma anche Veneto, in particolare Valpolicella,
dove un signore di nome Romano Dal
Forno produce Vigneto di Monte Lodoletta, un Amarone capolavoro, un vero must have quasi introvabile,
soprattutto la versione magnum.
Entrando nello specifico del mercato francese
si può affermare che tradizionalmente, i portafogli d'investimento sono stati
esclusivamente Bordeaux rossi classificati per crescita delle annate grandi.
Questi vini hanno un mercato secondario ben affermato e hanno una reputazione
buona per qualità consistente e per l’abilità di invecchiare bene.
I Bordeaux
offrono un ulteriore vantaggio perché' ogni Chateau produce solo un vino sotto
il suo proprio nome, nonostante i cambiamenti nel tempo in termini di grandezza
o ubicazione del vigneto.
I 30 chateaux più importanti producono in totale non più
di 500,000 casse all'anno.
Mediamente ci sono solamente tre annate di qualità
per investimento ogni decennio.
Questo livello di produzione molto basso spinge
i prezzi molto in alto.
Sia i vini rossi che i bianchi della Borgogna sono
oggetto di investimento e includono i vini del Domaine de la Romanee-Conti e
dei Domaines Leflaive, Leroy, Meo Camuzet, Armand Rousseau, Henri Jayer,
Roumier, Ponsot, Lafon, Coche-Drury e de Vogue.
I vigneti nella Borgogna hanno
molti proprietari ed identificare correttamente i vini per l'acquisto potrebbe
risultare difficile, sono poi prodotti in quantità molto limitata e
generalmente rilasciati a prezzi alti.
I vini sono comprati normalmente dai veri amanti della Borgogna per essere bevuti e quindi difficilmente si ripresentano sul mercato.
L'unica eccezione e' il Domaine de la Romanee-Conti che ha sviluppato un
mercato secondario.
Chi decide di investire in questi vini
dovrebbe imporsi un orizzonte temporale minimo di cinque anni, con i rendimenti
massimi che si prevede possano arrivare in un arco di tempo compreso tra gli
otto e i dieci anni.
Gli ultimi anni hanno visto significativi aumenti di
valore per molti vini, in particolare per i 1er Cru Classé.
Emblematico il caso
del Lafite, che ha visto rivalutazioni tra il 2007 e il 2010 comprese tra il
300 e il 500%.
Ma nel breve periodo questa non deve assolutamente essere
considerata la norma.

Tradizionalmente i vini aumentano il loro valore in una
media compresa tra l'8 e il 15% annuo, ma questi aumenti non sono
necessariamente uniformi.
Come regola generale, è consigliabile sempre e solo investire nei vini di Bordeaux più conosciuti e su una manciata di vini di Borgogna.
Come regola generale, è consigliabile sempre e solo investire nei vini di Bordeaux più conosciuti e su una manciata di vini di Borgogna.
Anche se in altre parti del mondo si fanno grandi vini, nel mercato globale non
c’è molta domanda, ad eccezione del Masseto.
Ma le cose potrebbero cambiare
presto per alcune etichette di punta piemontesi e toscane.
Per i “wine investors”, le previsioni del guru Robert Parker per il prossimo decennio:
Wine Spectator Top 100 2012:
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