BolognaFestival 2025, i Berliner Philharmoniker diretti da Riccardo Muti, aprono la 44esima Stagione, sotto il segno della solidarietà
Prenderà via il 2 maggio 2025, la 44ª edizione del Bologna Festival, con l’atteso concerto dei Berliner Philharmoniker diretti da Riccardo Muti. Si alza così il sipario per uno degli eventi in programma che fonde eccellenza artistica e impegno sociale. Tra i protagonisti, spiccano capolavori rinascimentali e barocchi, eseguiti da ensemble di fama mondiale, in dialogo con opere moderne e iniziative benefiche. Il Festival si preannuncia come un viaggio sonoro che celebra la bellezza senza tempo della musica, trasformando ogni nota in un gesto di solidarietà.
Un grido della Storia, così apre la 44ª edizione del Bologna Festival. Di scena i Berliner Philharmoniker diretti da Riccardo Muti, con l'Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini e i ballabili de I vespri siciliani di Verdi aprono un programma che unisce Italia e Germania, riflettendo l’anima multiculturale dei Berliner. La scelta di devolvere 200.000 euro in beneficenza, grazie al mecenate Francesco Bernardi, trasforma il concerto in un “monumento” etico. «L’arte rende percepibile il mistero a cui l’uomo chiede aiuto», commenta Bernardi, sottolineando il legame tra cultura e carità.
Nel fitto programma che vi invito di consultare, tra Rinascimento e Barocco, il 29 maggio di scena Europa Galante e il Trionfo del Concerto Grosso. Fabio Biondi dirige l’ensemble in un omaggio ad Arcangelo Corelli, padre del concerto grosso. I brani scelti (op.6) incarnano l’equilibrio barocco tra contrappunto e espressività, con il celebre Concerto per la Notte di Natale che unisce devozione e teatralità. Non manca Vivaldi, con il virtuosismo del Concerto RV 522 per due violini, e Francesco Geminiani, che reinterpreta la Follia in chiave drammatica. Da ricordare che Corelli rivoluzionò la scrittura orchestrale, influenzando persino Händel e Bach.
La Venexiana e i Tableaux Vivants, il 18 settembre. Pur ti miro, progetto ispirato a Caravaggio e Monteverdi, fonde musica e teatro in un dialogo tra affetti e visione. L’ensemble, guidato da Gabriele Palomba, esegue madrigali di Monteverdi, Schütz e Frescobaldi, mentre i tableaux vivanti della Compagnia Teatri 35 ricreano quadri caravaggeschi. Il duetto finale de L’incoronazione di Poppea, simbolo di un amore trasgressivo, risuona in una chiesa seicentesca, evocando quella poetica degli affetti che unì musica e pittura nel Barocco.
Scarlatti300: una Serenata ritrovata, il 15 ottobre. In occasione dei 300 anni dalla morte di Alessandro Scarlatti, i Bassifondi Ensemble riportano in vita Clori, Lidia e Filli, serenata inedita del 1701. Simone Vallerotonda, al liuto, svela un lavoro che mescola leggerezza e complessità contrappuntistica, tipica della scuola napoletana. Alessandro Scarlatti fu pioniere nel trasformare la serenata in un micro-dramma, anticipando l’opera buffa.
Il 30 ottobre sarà la volta di Odhecaton e Palestrina: una preghiera senza confini. Paolo Da Col dirige il suo famoso ensemble in un percorso che intreccia la Missa Illumina oculos meos di Palestrina con composizioni di Pärt, Stravinskij e Scelsi. La messa, conservata accanto alla Missa Papae Marcelli, esemplifica la purezza polifonica del Rinascimento, mentre le riletture moderne ne attualizzano la spiritualità. Come lo stesso Dal Col ama ribadire, Palestrina è un faro: la sua musica parla all’uomo di ogni tempo.
Il Bologna Festival non si limita a celebrare solo il passato. Progetti come An Experiment with Time di Daniele Ghisi (2 ottobre) esplorano le frontiere dell’elettronica, mentre il Quartetto Doré (12 giugno) accosta Mozart a Golijov, dimostrando che il quartetto d’archi è ancora un linguaggio vivo. Persino Stefano Bollani, con il suo Piano Solo (19 febbraio), diventa ponte tra jazz e barocco, citando Rameau tra improvvisazioni.
«Ogni concerto è un atto di resistenza culturale», afferma Maddalena da Lisca, direttrice del Festival. Tra sale sold out e chiese silenziose, Bologna Festival 2025 dimostra che la musica antica non è un reperto, ma un seme: fiorisce nelle mani di artisti visionari e diventa strumento di condivisione. Come scriveva Monteverdi, “la musica è signora dell’armonia e madre delle passioni”: oggi, quelle passioni accendono speranza, unendo note e solidarietà.
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