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Futurismo e natura: connessioni inattese. Tra sperimentazione artistica e sensibilità proto-ecologiche, il legame tra Avanguardia e Ambiente

Presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, un talk che illumina il volto "verde" del movimento marinettiano. L'evento nell'ambito della mostra Il Tempo del Futurismo.


Se il Futurismo evoca immediatamente turbine di macchine, velocità metalliche e una rottura violenta col passato, il talk Futurismo e Natura: Connessioni Inattese, in programma giovedì 10 aprile alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, promette di ribaltare gli stereotipi. Organizzato nell’ambito della mostra Il Tempo del Futurismo, l’incontro – moderato dalla storica dell’arte Giovanna Coltelli – esplora un filone poco noto: il rapporto ambiguo, a tratti sorprendente, tra gli artisti d’avanguardia e il mondo naturale.  

«Il Futurismo non fu un monolite», spiega Gabriele Simongini, curatore della mostra e primo relatore. «Accanto all’esaltazione della tecnologia, molti autori svilupparono una sensibilità verso la natura, non come nostalgia romantica, ma come forza primordiale da reinterpretare». Un esempio? Le opere di Giacomo Balla, dove la luce e il movimento delle piante diventano dinamismo puro, o i paesaggi "cinetici" di Fortunato Depero, che trasformano boschi e montagne in sinfonie di forme geometriche.  

Ida Mitrano, storica dell’arte, approfondisce la dialettica tra artificio e organico: la macchina, per i futuristi, non era antitesi della natura, ma sua evoluzione. Si pensi all’Uomo meccanico di Prampolini: un corpo tecnologico che non rinnega la vitalità biologica, ma la esalta attraverso materiali industriali. Una visione che, secondo Mitrano, anticipa temi contemporanei come il transumanesimo. 

Guido Andrea Pautasso, studioso delle avanguardie, concentra il suo intervento sul secondo Futurismo (anni ’20-’30), segnato da un’inedita riflessione ecologica. Con le Aeropitture, il paesaggio diventa protagonista: vedute aeree di campagne e coste italiane celebrano la modernità, ma anche la bellezza del territorio. E non è un caso se, negli stessi anni, Marinetti pubblica Il Poema dei prati, un inno alla rigenerazione attraverso l’agricoltura.  

Elena Brianzi, autrice della tesi Reconnecting With Nature, svela un aspetto ancora più rivoluzionario: Alcuni futuristi intuirono i rischi della industrializzazione selvaggia. Benedetta Cappa, ad esempio, nei suoi scritti parla di “equilibrio cosmico”, mentre Fillia teorizza un’arte capace di fondere tecnologia e sostenibilità. Sono germi di una sensibilità proto-ecologista, seppur lontana dall’ambientalismo odierno.  

Moderato con rigore da Giovanna Coltelli, il talk non si limita a una rilettura storica, ma interroga il presente. «In un’epoca di crisi climatica», conclude Brianzi, «riscoprire queste connessioni aiuta a superare la dicotomia tra progresso e ambiente. I futuristi ci insegnano che l’innovazione può essere alleata della natura, non solo sua nemica».  

L’appuntamento è alle 17.00 presso la Veranda Parolibera della GNAM, spazio simbolico che richiama le parole in libertà di Marinetti. Un’occasione per riscoprire un Futurismo inedito, capace di parlare – con sorprendente attualità – di ecologia, arte e futuro.  

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