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Monteverdi, Gesualdo e la “seconda prattica”: la via espressiva. Si conclude con successo il ciclo di conferenze, studi e seminari del progetto Italia mia

Un successo annunciato quello di "Italia mia, il madrigale italiano da Petrarca a Monteverdi", un progetto sostenuto da Fondazione Caetani e nato da un idea di Walter Testolin, con l'organizzazione dell'Associazione Ghimel. Una settimana di alta formazione in questa seconda edizione con conferenze, studi e seminari. Protagonista la tematica Monteverdi, Gesualdo e la "Seconda Prattica". 

 Marca tipografica dell'editore Angelo Gardano, Concordes virtute et naturae miraculis, 1539


Come ho già avuto modo di commentare sulla mia pagina social, quella con il Maestro Walter Testolin è stata di sicuro una settimana ricchissima di spunti di riflessione ed altamente formativa. Una sei giorni di studio intenso tra lezioni, seminari e conferenze. Ben due concerti: il primo a cura del RossoPorpora Ensemble che ha interpretato magnificamente il Sesto libro de Madrigali di Claudio Monteverdi, un momento semplicemente meraviglioso. A conclusione, un secondo concerto a cura degli allievi, tra cui, con grande gioia, anche il sottoscritto ha fatto la sua parte. Su tutto protagonista la grande bellezza del Madrigale Italiano, messo in luce sotto tutte le sue più peculiari sfaccettature. 

Attraverso il tema Monteverdi, Gesualdo e la “seconda prattica”: la via espressiva, si è dipanato il secondo ciclo di conferenze, studi e seminari nell'ambito di Italia mia, un progetto sostenuto dalla dinamica Fondazione Caetani. Elementi fondanti sono stati l'interpretazione, la vocalità in sinergia con lo studio approfondito del madrigale attraverso due bellissime giornate di studio con musicologi e studiosi di altissimo livello.

E' importante sottolineare che il progetto Italia mia si propone come occasione particolare in cui musicisti, letterati, storici, musicologi, cantanti e strumentisti professionisti, studenti o semplici appassionati, si incontrano per studiare, discutere, analizzare e soprattutto eseguire il meraviglioso repertorio madrigalistico italiano.

Come spiegato da Walter Testolin, il Madrigale, nato durante i primi decenni del Cinquecento, divenne rapidamente il genere musicale più diffuso in Italia. La totale fusione tra suono e parola che lo caratterizzava rendeva il madrigale un vero e proprio nuovo idioma italiano, destinato a segnare definitivamente gli sviluppi futuri dell’arte musicale.

Eleganza senza pari, leggerezza e profondità psicologica, serenità e dramma finalmente coesistenti, il madrigale costituì l'humus dal quale nacquero e si svilupparono grandi talenti musicali e i maggiori poeti del Cinquecento: Verdelot, Rore, Palestrina, Marenzio, Wert, Luzzaschi, Gesualdo e Monteverdi furono solo alcuni tra coloro che vi si cimentarono, dandone lustro e anche ricevendone.

Secondo quanto da me interpretato in questo ciclo di conferenze, di fondamentale importanza sono di fatto le relazioni tra le caratteristiche del testo - di cui come emerso appunto nelle conferenze, Petrarca fu maestro - e quelle della musica; rapporti che si basano su analogie strutturali e non sulla resa espressiva delle parole tramite i suoni. La straordinaria stagione del madrigale si affermerà quindi proprio attraverso una nuova estetica, una necessità già avvertita dalla generazione di Josquin Desprez, e che esploderà poi in pieno Cinquecento.

Come già ho avuto modo di soffermarmi a considerare, Monteverdi ad esempio, con i suoi nove libri darà un quadro esauriente dell'evoluzione di questo genere, dall'iniziale dilatazione formale alla sua radicale evoluzione. La sua padronanza della tecnica madrigalistica la possiamo avvertire nelle sue scorrevoli combinazioni di scrittura omofonica e contrappuntistica, con la sua resa fedele del testo e la sua libertà nell'uso di armonie espressive e di dissonanze. 

E Carlo Gesualdo, in anticipo sui tempi, con le sue audacie si proietta in un universo sonoro nuovo che potrebbe sembrare irrazionale se vi si cercasse una logica indipendente dalla fantasia poetica. Gesualdo raggiunge l'apice del cromatismo del madrigale italiano come nessun altro, e non con una mera affettazione di arcaismo, ma con una rispondenza profondamente avvertita con il testo.

A proposito di Carlo Gesualdo, interessante l'intervento di Giuseppe Mastrominico con il tema Carlo Gesualdo Principe Amministratore. Mastrominico, nell’ambito degli studi gesualdiani, ci ha parlato del necessario recupero e ricostruzione della figura di Carlo Gesualdo quale principe amministratore di vaste terre, quale signore feudale adeguatamente iscritto nella gerarchia araldica del Regno di Napoli, quale detentore di un rilevante titolo di sovranità, comprensivo oltretutto del cosiddetto “mero e misto imperio”: una delle più importanti prerogative amministrative dell’antichità. Insomma un nuovo spaccato sulla vita del compositore di Venosa, oltre al suo aspetto squisitamente musicale. 

Il musicologo Arnaldo Morelli ci ha parlato di una raccolta madrigalistica: i «Sonetti novi di Fabio Petrozzi sopra le ville di Frascati». Agli inizi del Seicento il fenomeno della costruzione delle dimore signorili di Frascati stava raggiungendo il culmine. Dagli anni Quaranta del Cinquecento, durante il pontificato di Paolo III Farnese, sino a quello allora in corso di Paolo V, ben dodici ville erano state edificate e riccamente decorate, affiancate da un rilevante numero di edifici più piccoli, ma pur sempre di cospicuo interesse. È in questo scenario che si collocano i Sonetti pubblicati a Roma nel 1609 da Pier Giovanni Robletti, una raccolta madrigalistica che Fabio Petrozzi (n. ca. 1535), autore dei testi poetici e curatore dell’opera, dedica al cardinale Pompeo Arigoni. Dei tredici sonetti messi in musica da «diversi eccellentissimi musici», otto sono dedicati al Tuscolano e alle ville che dalla fine del Cinquecento in avanti trasformarono il paesaggio di Frascati, facendone il luogo di villeggiatura per eccellenza di cardinali e nobili famiglie romane. Rinvenuti negli anni Ottanta del secolo scorso sono oggi conservati presso il Museo-Liceo Musicale di Bologna.

Petrarca e Tasso sono stati presi in esame da Giovanni Bietti, musicologo, scrittore e noto conduttore del programma musicale Lezioni di Musica su Rai Radio 3. L'intervento, un approfondimento dell'aspetto poetico del Madrigale del Rinascimento, ha gettato uno sguardo sui tanti compositori che si sono cimentati su questo genere musicale. Da Arcadelt e Rore passando per Lasso, Gabrieli e Palestrina fino a Marenzio, Wert e Luzzaschi e appunto Gesualdo e Monteverdi. Come spiegato da Bietti, la particolarità di questo genere consiste nel dare una complessa veste polifonica a una poesia d'arte (di Petrarca, Ariosto, Tasso, e molti altri poeti all'epoca rinomati); e possiamo senz'altro dire che poche volte, nella storia della musica, l'arte dei suoni si è sposata con il testo poetico in modo altrettanto ricco, complesso e immaginifico. Partendo da autori letterari, quali Petrarca e Tasso, nello specifico nella musica di Monteverdi. Bietti prende in esame alcuni grandi Madrigali scritti sulle loro poesie, mettendo spesso a confronto intonazioni diverse di uno stesso testo. Questa impostazione ci permette di parlare del poeta e del musicista, del petrarchismo cinquecentesco e della scrittura polifonica, delle tipiche forme letterarie della tradizione italiana - Sonetto, Sestina, Canzone, Ottava rima - e del raffinato descrittivismo della musica. 

Un aspetto per certi versi investigativo è stato invece affrontato dalla musicologa Emilia Pantini, sul tema dei due Lauri, quale oggetto di ricerca. Si tratta di due raccolte di madrigali, il Lauro Secco, con l'intento di offrire nuove musiche da eseguire in pubblico. A questa celebre raccolta contribuirono poeti e compositori ferraresi al servizio della corte estense, tra cui Torquato Tasso. Così anche il Lauro Verde che si proponeva di riunire testi ricchi di sfumature poetiche di un repertorio nato proprio per le orecchie più raffinate, in un viaggio alla scoperta della musica di Claudio Monteverdi, Jacopo Peri, Giulio Caccini, Tarquino Merula. 

Quello dei due Lauri è un percorso poetico e musicale attraverso i primi anni del “genere rappresentativo” nato nell’ambito della musica sacra che darà vita alla nuova musica: la “Seconda Pratica”, fino ad arrivare all’opera. Un barocco leggero e dinamico, pieno di ironia, doppi sensi e di tutta la poeticità dei più grandi autori delle corti di Mantova, Firenze, Venezia e Ferrara in un momento di grandezza spirituale della storia della musica, offerto dal concerto delle Dame di Ferrara; quattro giovani eccezionali musiciste, legate alla corte di Alfonso d’Este e Margherita di Gonzaga che di fatto creano il primo ensemble vocale e strumentale destinato esclusivamente alle orecchie dei Duchi e del clero. Un repertorio chiamato “musica segreta” di cui ancora oggi ammiriamo la bellezza e la straordinaria qualità musicale. 

La musicologa Paola Besutti è intervenuta poi parlando del soggiorno romano di Claudio Monteverdi. Un appassionante storia che vede il compositore recarsi a Roma per fare omaggio al pontefice Paolo V della stampa di una sua nuova composizione: la messa ad imitationem del mottetto di Nicolas Gombert In illo tempore, che costituisce la prima parte della raccolta Sanctissimae Virgini Missa senis vocibus ... ac Vespere pluribus decantandae. A Roma Monteverdi entrò in contatto col circolo del musicofilo cardinal Montalto e poté ascoltare cantatrici quali Ippolita Recupito e Francesca Caccini da lui molto lodata in quanto scrisse anche gli immancabili lamenti (Lasciatemi qui solo) che seguono i topoi più tipici della retorica musicale del lamento fissata dal grande compositore cremonese.

Walter Testolin infine, chiudendo il ciclo di seminari, ci ha offerto una lucida visione sul sesto libro dei madrigali di Monteverdi. Un libro pervaso di assenze come da Testolin stesso definito, ma anche di perdita e dolore. Pubblicato a Venezia nel 1614 dall'editore Ricciardo Amadino, a nove anni di distanza dal precedente Quinto Libro, Il Sesto Libro de' Madrigali prosegue l'evoluzione espressiva che Monteverdi dedica al madrigale, utilizzando qualsiasi mezzo vocale per trasfigurare in musica il testo poetico. Il libro è altresì significativo perché include sia madrigali polifonici tradizionali sia madrigali concertati in stile nuovo, in un periodo in cui Monteverdi subì la perdita della moglie Claudia e della sua allieva convivente, la cantante Caterina Martinelli. 

Tutti i testi trattano quindi di perdite sia temporanee sia permanenti, sebbene sia toccante notare che il madrigale finale, Presso un fiume tranquillo, dipinge una riconciliazione tra amanti, forse emblematica di una riunione celeste. Dall'ascolto di alcuni brani presenti nella raccolta si evincono, attraverso un incredibile controllo dinamico e ritmico, una ornamentazione fluida e incredibilmente accurata, le dissonanze prolungate, quasi fisicamente dolorose, tutti i tratti che riconducono a questa tematica.

Ancora un ringraziamento che va alla Fondazione Caetani, una realtà culturale sempre attiva e presente anche in ambito musicale, al Maestro Walter Testolin e alla sua associazione e a tutti quelli che hanno permesso lo svolgimento di questo ciclo di studi. Sono in trepida attesa per l'edizione 2025 tutta dedicata al sommo Palestrina.

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