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Cask Beer, una tradizione da proteggere. Birrifici britannici verso riconoscimento Unesco

La birra in cask, bevanda storica del Regno Unito servita in migliaia di pub britannici, è al centro di una campagna per ottenerne il riconoscimento come Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO. Una petizione lanciata la scorsa settimana da Jonny Garrett, creatore della serie documentaristica Keep Cask Alive, mira a proteggere questo metodo di produzione e servizio, unico nel suo genere e da tempo in declino. L’iniziativa è sostenuta dalla Campaign for Real Ale (CAMRA) e da birrifici storici come Timothy Taylor’s, Five Points e Shepherd Neame.  



La cask ale, conosciuta anche come "real ale", è una birra non filtrata e non pastorizzata che fermenta secondariamente direttamente nella botte di legno o metallo. A differenza delle birre in keg (più gasate e stabilizzate), viene servita a temperatura ambiente senza aggiunta di anidride carbonica, sviluppando naturalmente aromi complessi e una schiuma morbida. Questo metodo, risalente al Medioevo, è considerato un simbolo dell’identità birraria britannica.  

Nonostante il suo ruolo storico, la cask ale rappresenta oggi solo il 12% del mercato della birra britannico, secondo dati CAMRA (2023). Dal XX secolo, l’ascesa delle lager in keg, più facili da conservare e commercializzare, ha eroso la sua popolarità. Tra il 2019 e il 2023, oltre 8.000 pub nel Regno Unito hanno cessato di servire cask ale, come riportato dal British Beer and Pub Association (BBPA).  

«Siamo l’unica nazione che mantiene viva questa tradizione in modo significativo», ha dichiarato Jonny Garrett a The Guardian, sottolineando come la cask ale rappresenti un’eredità culturale paragonabile alle baguette francesi o alla cultura birraria belga, già riconosciute dall’UNESCO.  

Nel 2016, l’Unesco ha incluso la “cultura della birra belga” nella sua lista del Patrimonio Immateriale, celebrandone la varietà di stili e il ruolo sociale dei birrifici tradizionali. Analogamente, nel 2022, la baguette francese è stata riconosciuta per il suo valore simbolico. La petizione britannica punta a ottenere lo stesso status per la cask ale, definendola una pratica «esclusiva del Regno Unito» e cruciale per la storia sociale del paese.  

La Campaign for Real Ale (CAMRA), fondata nel 1971 per preservare la real ale, è in prima linea nella campagna. «La cask ale è parte integrante del tessuto culturale britannico», ha affermato Nik Antona, presidente di CAMRA, in un comunicato ufficiale. Intanto, birrifici come lo Shepherd Neame (fondato nel 1698) e il Timothy Taylor’s (1858) stanno promuovendo eventi dedicati per sensibilizzare il pubblico.    

Per ottenere il riconoscimento Unesco, il governo britannico dovrebbe prima includere la cask ale nel proprio inventario nazionale dei patrimoni culturali, passo preliminare alla candidatura ufficiale. Nonostante il sostegno pubblico, la burocrazia e la concorrenza con altre tradizioni potrebbero rallentare il processo. Tuttavia, Garrett rimane ottimista: «Riconoscere la cask ale significherebbe preservare non solo una birra, ma un rituale sociale che unisce comunità da secoli».  

La battaglia per la cask ale riflette una sfida più ampia: proteggere le tradizioni locali in un’era di globalizzazione. Come sottolinea il Financial Times, il successo di questa campagna potrebbe ispirare altri paesi a valorizzare le proprie eredità gastronomiche, trasformando un bicchiere di birra in un simbolo di resistenza culturale.  

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