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Scienza e tradizione a tutela del Made in Italy: il ruolo fondamentale della ricerca per la qualità e la sicurezza alimentare

La qualità alimentare non è solo questione di gusto: è identità culturale, sicurezza per il consumatore e valore competitivo per le nostre filiere. In un momento storico in cui la tracciabilità e l’autenticità dei prodotti sono sempre più richieste, la ricerca scientifica gioca un ruolo decisivo. Lo dimostra il workshop "Qualità, sicurezza e applicazioni targeted e untargeted nel settore agroalimentare", promosso dal CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria, in collaborazione con l’ICQRF del MASAF e Agilent Technologies.


L’incontro, ospitato oggi presso la sede del CREA Alimenti e Nutrizione a Roma, rappresenta un crocevia tra innovazione tecnologica e tutela della tradizione. L’obiettivo è ambizioso: rafforzare la trasparenza delle filiere agroalimentari italiane, proteggere le nostre eccellenze dal rischio di frodi e sofisticazioni e garantire ai consumatori prodotti autentici, sicuri e di qualità certificata.

Grazie alle più avanzate metodologie di chimica analitica e a tecnologie di frontiera, la ricerca CREA contribuisce concretamente alla salvaguardia del Made in Italy. Si va oltre il semplice tracciamento dell’origine: si analizza la "firma chimica" di un alimento, si misurano i marcatori di qualità, si verificano eventuali contaminazioni e si valorizzano le caratteristiche nutraceutiche, ovvero quelle componenti benefiche per la salute.

Le applicazioni presentate durante il workshop interessano settori chiave dell’agroalimentare nazionale:

  • Filiera apistica: controlli su miele, polline e cera per escludere la presenza di metalli pesanti, assicurando un prodotto puro e sicuro.
  • Olivicoltura: analisi spettrometriche e cromatografiche per identificare le molecole distintive dell’olio extravergine e certificare la sua qualità.
  • Orticultura e frutticoltura: caratterizzazione del profilo nutraceutico e chimico, utile sia per valorizzare la salubrità degli alimenti freschi, sia per innovare nella trasformazione dei sottoprodotti.
  • Vitivinicoltura: strumenti avanzati per smascherare pratiche non consentite e per studiare il microbioma che lega il vino al suo *terroir*, rafforzando l’unicità di ogni denominazione.
  • Cereali e brassicacee: monitoraggio delle micotossine e studio dei profili metabolomici di varietà migliorate, in una sintesi virtuosa tra sicurezza alimentare e innovazione genetica.

Particolarmente affascinante è il filone di ricerca sugli aromi: attraverso tecniche analitiche raffinate si decodificano i segreti chimici delle fragranze alimentari, trasformando un’esperienza sensoriale in un parametro scientifico e certificabile.

In definitiva, questo incontro sancisce il ruolo strategico della scienza come garante della qualità e della tipicità delle produzioni italiane. In un mercato globale in cui l’autenticità è un valore sempre più premiato, il connubio tra ricerca e tradizione diventa la chiave per difendere e promuovere il nostro patrimonio agroalimentare.

Chi acquista un olio, un vino o un miele italiano, oggi più che mai, può contare su un sistema di tutela avanzato, invisibile agli occhi ma fondamentale: fatto di laboratori, analisi sofisticate e competenze scientifiche che assicurano che dietro ogni etichetta ci sia davvero l’Italia che conosciamo e amiamo.

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