Quasi un milione e mezzo di euro per il mercato vitivinicolo: pubblicato l'avviso ufficiale con cui abbiamo attivato la misura Promozione sui mercati dei Paesi terzi per l'accesso all'aiuto comunitario per la campagna 2020-2021 dell'Organizzazione Comune del Mercato vitivinicolo (cd. OCM VINO).
venerdì 30 ottobre 2020
mercoledì 28 ottobre 2020
Vendemmia 2020: sotto il segno della qualità
Una vendemmia ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo.
Il responso definitivo della vendemmia italiana 2020, elaborato da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019. Una stima che registra un lieve calo anche rispetto alle prime stime di settembre (-1%, a 47,2 milioni; dato ripreso da Oiv per il nostro Paese e diffuso oggi per le previsioni mondiali) dovuto a minori rese sia in campo che in cantina, ma che vede crescere l’asticella della qualità, con uno standard che grazie al meteo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il Paese anche dopo le piogge di fine settembre.
La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all’Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%). In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell’8% e dall’Emilia Romagna (+10%). In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell’ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.
Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “La vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D’altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l’unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini. Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza. Data anche la situazione pandemica sono certo che l’ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di una vendemmia che, per gli aspetti legati proprio all’emergenza sanitaria, è stata vissuta anche con quel senso di preoccupazione che ormai ci attanaglia da mesi. Un senso di preoccupazione che non deve però intaccare il sentimento di speranza e la voglia di superare questo drammatico momento. Da presidente di Assoenologi, ma anche da uomo e imprenditore del settore, mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l’appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini”.
“Le cantine italiane stanno affrontando le difficoltà derivanti dalla pandemia con grande dinamismo e spirito di adattamento – ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’ISMEA -. Sono sempre di più le imprese che hanno operato un processo di diversificazione dei canali distributivi, riuscendo a collocare i prodotti anche nel momento di blocco totale del canale Horeca. In questa difficile congiuntura è stata soprattutto la Gdo a mitigare le perdite del comparto sul mercato italiano, in virtù del buon andamento degli acquisti durante i primi 9 mesi del 2020 (+7% in valore con punte dell’11% per il segmento della spumantistica). Ma l’emergenza sanitaria, come rivela un’indagine Ismea in corso di realizzazione, ha impresso anche una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all’e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale. Anche sul fronte dell’export, nonostante il tonfo registrato a maggio, la riduzione dei flussi in valore si è limitata nei primi 7 mesi dell’anno a un meno 3,2%, registrando addirittura un piccolo spunto di crescita nel mese di luglio (+1,1%)”.
Per il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona: “La natura è riuscita a esprimere in un anno di estrema difficoltà una vendemmia ovunque molto equilibrata e, in molte aree, certamente, da ricordare. L’ottima qualità, unita alla giusta quantità, saranno di aiuto per le aziende in questa particolare congiuntura economica. I volumi, sensibilmente più bassi (-2%) della media dell’ultimo quinquennio, consentiranno di contenere le tensioni del mercato interno determinate dalle rinnovate restrizioni imposte dalle ultime misure governative e, sul fronte internazionale, dalla dilagante emergenza sanitaria globale. Il contesto è senz’altro difficile – ha proseguito Ernesto Abbona – ma c’è la consapevolezza che, appena ci saranno le condizioni, il settore sarà in grado di ripartire come ha sempre fatto negli ultimi anni. Al governo chiediamo cautela e attenzione nel gestire le misure di emergenza sanitaria. In questa fase servono ascolto e condivisione, equità nei trattamenti e tempi certi per i ristori economici annunciati dal Governo. Inoltre, ci auguriamo che si avvii rapidamente una fase di progettazione dei piani promozione istituzionale del made in Italy agroalimentare e del vino per la prossima annualità, al fine di rilanciare l’immagine del nostro settore nei principali mercati internazionali”.
martedì 27 ottobre 2020
Malattie della vite e sostenibilità, la semplificazione del paesaggio aumenta le epidemie di parassiti e l'uso di insetticidi nei vigneti
L'importanza di una sana ed equilibrata convivenza fra habitat naturale originario e vigneto. Uno studio dell'Università della California ci da indizi su come modellare ed utilizzare il paesaggio per ridurre la necessità di pesticidi.
I paesaggi naturali che circondano i vigneti possono ridurre le epidemie di parassiti e ridurre l'uso di pesticidi. Lo studio, condotto da Daniel Karp, del Dipartimento di fauna selvatica, ittica e conservazione biologica (WFCB) dell'Università della California, Davis, è stato pubblicato su Ecology Letters.
Lo studio è stato finanziato nell'ambito del progetto di ricerca SECBIVIT, (scenari per la fornitura di molteplici servizi ecosistemici e biodiversità nei paesaggi viticoli). Il team di ricerca ha analizzato un database governativo per valutare come i paesaggi che circondano 400 vigneti spagnoli hanno influenzato lo sviluppo di focolai di Lobesia botrana anche detta tignoletta della vite, ed il tasso di applicazione di insetticidi.
La tignoletta della vite (Lobesia botrana) è il parassita più temibile e fitofago chiave per la coltura della vite, con un ciclo biologico determinato, dove sono le sue larve a produrre i maggiori danni alla pianta. Questo lepidottero tortricide nel nostro paese reca i maggiori danni nelle regioni centro meridionali ed in Toscana. I danni diretti sono derivati dalla distruzione degli acini, quindi con perdita di prodotto, e dei bottoni fiorali. Quelli indiretti sono invece legati alla diffusione di muffa grigia (botrite) o di marciume acido, con conseguente perdite sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo del prodotto.
I risultati del presente studio hanno messo in evidenza che le epidemie di parassiti quadruplicano in presenza di paesaggi semplificati, ovvero quelli in cui i vigneti hanno preso in gran parte il posto dell'habitat semi-naturale. I vigneti circondati da boschi o macchia, in sostanza sarebbero più protetti da malattie e insetti nocivi, diminuendo di fatto la necessità di utilizzare pesticidi nocivi all'ambiente e all'uomo. La conservazione dell'habitat rappresenta quindi un approccio valido sia dal punto di vista economico che ambientale, con una produzione di uva sostenibile.
I focolai epidemici, a causa di parassiti, si sviluppano più rapidamente e con molta più facilità in ambienti con una alta densità di vigneti. E' di fatto la monocoltura che crea le condizioni perfette che questi si verifichino. Tra le soluzioni trovate per controllare le popolazioni di Lobesia botrana, i ricercatori propongono ai coltivatori di ristabilire un equilibrio vegetativo, piantando vegetazione autoctona intorno e all'interno del vigneto, cercando di indirizzare le piante arbustive verso assetti con una quanto più soddisfacente naturalità.
Come scrissi in un mio precedente articolo, il mondo della ricerca si sta focalizzando sempre più nella progettazione delle cosiddette infrastrutture verdi, come elemento strategico e funzionale, con l'obiettivo di definire i modi in cui la biodiversità può contribuire alla progettazione di agroecosistemi in chiave di difesa del vigneto.
Alimentazione, il contributo della ricerca per il limone dell'Etna Igp
Con il CREA, il contributo della ricerca porta all'indicazione geografica protetta il limone dell’Etna, un frutto prezioso fortemente legato al territorio, dove il vulcano, il mare e tecniche colturali tipiche lo rendono ricco in antiossidanti. I risultati della ricerca pubblicati su Food Research International.
Il Limone dell’Etna è diventato IGP. Un traguardo ambizioso e meritato per questo agrume dalle caratteristiche uniche, coltivato da più di un secolo e con un legame fortissimo con il suo territorio di produzione.
Il CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura ha messo a punto il dossier scientifico a supporto della candidatura, conducendo una sperimentazione sulle due principali varietà di limone coltivate nell’area etnea (Femminello zagara bianca e Monachello) per dimostrarne le proprietà qualitative e nutraceutiche (concentrazioni elevate di acido citrico e di polifenoli) nonché l’elevata attività antiossidante (Vitamina C,) che contribuisce a contrastare lo stress ossidativo e a proteggere la nostra salute.
I risultati, pubblicati nella rinomata rivista internazionale Food Research International (Food Research International, 74, 250–259, 2015) , evidenziano come la spiccata qualità dei frutti di «Limone dell’Etna» sia da attribuire allo sviluppo e alla maturazione in un ambiente pedoclimatico molto specifico, con suoli di matrice vulcanica, tipici delle aree prossime al vulcano Etna e con un clima mitigato dal mare.
Ma, oltre al vulcano ed al mare, a rendere così speciale questo agrume è la particolare tecnica colturale, presente in questo areale e adottata dai produttori locali dall’inizio del secolo scorso: si tratta della ‘forzatura’ o ‘secca’, che permette una produzione estiva dei frutti, forzando la pianta a fiorire in estate per poi dare i frutti nel periodo da maggio a settembre dell’anno successivo. Non irrigando durante il mese di giugno–luglio si induce nella pianta uno stress idrico. Dopo tale periodo, attraverso crescenti irrigazioni e concimazioni eccitanti a base di azoto, si risveglia la pianta dal letargo indotto e si provoca una seconda fioritura che andrà a frutto l’anno successivo. I frutti ottenuti con questa tecnica vengono chiamati 'verdelli' e, non a caso, sono i più ricchi in antiossidanti.
lunedì 26 ottobre 2020
AI, Intelligenza artificiale, un'etica per plasmare il futuro
AI,Intelligenza artificiale, un'etica per plasmare il futuro: il convegno organizzato dall'Osservatorio Intelligenza Artificiale dell'ANSA on line sul sito e la pagina Fb dell'agenzia, dal lavoro alla sanità la rivoluzione in atto.
Vino e terroir, alla ricerca delle impronte digitali dello Shiraz
I vini sono stati innanzitutto classificati in base alla loro composizione e sono state identificate una serie di caratteristiche sensoriali. Successivamente sono state fatte una serie di analisi chimiche, scoprendo che i vini a base Shiraz hanno impronte digitali specifiche da regione a regione e che di fatto alcuni indicatori individuali del terroir potrebbero essere riconoscibili. Definire l'influenza del terroir consentirà così ai produttori di confermare le convinzioni di unicità, ampiamente condivise, ma sino ad ora solo aneddotiche, al fine di dare ai loro vini la giusta valenza di qualità e valore.
Chi fosse interessato, l'aggiornamento della ricerca si terrà mercoledì 28 ottobre dalle 10 alle 11:30 su www.csu.edu.au/nwgic/resources/2020-nwgic-research-update, previa registrazione online.
Altre ricerche sul programma includono anche lo sviluppo di un'app per smartphone per identificare e gestire la carenza di nutrienti nella vite, tecniche per determinare i livelli di contaminazione da muffa grigia e la misurazione delle diverse forme di rame nel vino.
venerdì 23 ottobre 2020
Innovazione varietale, aggregazione e Paesi terzi, ecco la strategia di rilancio dell’uva da tavola Made in Italy
Innovazione varietale, maggiore aggregazione e rapporti nuovi con Paesi terzi. Questo il piano di rilancio della Cia da 1 mld di euro per sostenere e rilanciare il settore dell'uva da tavola Made in Italy.
Coronavirus, il ruolo centrale dell'OIV in aiuto del settore vitivinicolo. La bilaterale tra la Ministra Bellanova e Paul Roca
Bilaterale tra la Ministra Bellanova e il DG dell'OIV, Paul Roca. L'OIV avrà ruolo centrale e responsabilità nel fornire il supporto tecnico e scientifico necessario ad aiutare il settore vitivinicolo. Bellanova: "Necessario reciprocità per rafforzare l'organizzazione. Bene apertura alla Cina. Rischio dalla posizione russa sull'etichettatura dei vini".
Il piano strategico 2020-2024 dell'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, il possibile ruolo dell'Italia, in considerazione del peso che il nostro Paese ha nel settore vitivinicolo, e le strategie da attuare per sostenere il comparto, tra i più economicamente colpiti dalla crisi generata dal Coronavirus. Sono stati questi alcuni dei temi trattati nel corso del bilaterale svoltosi ieri al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali tra la Ministra Bellanova e il Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, Pau Roca.
Un confronto cordiale che ha toccato a 360gradi le questioni relative al settore e si è voluto soffermare anche sul futuro, a partire da export e internazionalizzazione. "L'Italia mantiene un forte interesse nelle attività dell'OIV e, in quanto primo produttore mondiale di vino, ha interesse ad un rafforzamento dell'Organizzazione, in termini di membri e di capacità di indurre il rispetto di standard comuni", ha affermato Bellanova nel corso del colloquio. E ancora: "Stiamo attraversando tutti un momento molto difficile e delicato a causa della pandemia e in questo contesto l'intero settore del vino, dai produttori alle aziende, sta vivendo una fase di seria difficoltà che ci preoccupa molto. Oggi più che mai ritengo quindi che l'OIV abbia una grande responsabilità nel fornire il supporto tecnico e scientifico necessario ad aiutare il settore e confermo la volontà italiana di contribuire al meglio".
"Per ottenere risultati soddisfacenti", ha proseguito, "è necessario un reciproco supporto. Siamo disponibili a continuare a sostenere le iniziative dell'organizzazione e nel contempo auspichiamo che le nostre richieste in ambito OIV ricevano la massima considerazione".
Per quanto riguarda i mercati esteri, la Ministra ha sottolineato l'apprezzamento italiano per gli sforzi volti ad avvicinare la Cina, un attore sempre più importante sui mercati mondiali, e ha espresso preoccupazione per la recente norma russa sull'etichettatura dei vini, "che sta danneggiando il nostro export ed appare lontana dagli standard OIV". In materia di promozione, Bellanova ha convenuto sull'opportunità di vagliare nuove iniziative, tra cui la possibilità di un padiglione OIV all'Expo di Osaka 2025, pur con attenzione alla sostenibilità finanziaria.
Nel confronto è stato anche affrontato il tema della trasformazione digitale del settore vitivinicolo, su cui il Direttore Generale dell'OIV ha riconosciuto la leadership italiana e le possibilità di un'accresciuta cooperazione.
Dalla lotta biologica, alla certificazione delle sementi, passando per la tutela della biodiversità, la ricerca scende in campo per proteggere la nostra agricoltura
Proteggere la nostra agricoltura e le nostre produzioni dalle emergenze fitosanitarie causate da virus, batteri, funghi o insetti, sempre più aggressivi a causa di cambiamenti climatici e globalizzazione, renderle resistenti agli stress biotici e abiotici, qualitativamente migliori e quindi più competitive è la sfida del Centro di Difesa e Certificazione del CREA.
Grazie all’impiego delle tecnologie più avanzate e allo sviluppo di sistemi diagnostici innovativi, il Centro di Difesa e Certificazione del CREA è impegnato nell’individuare tempestivamente, sia in porti e aeroporti che in campo, in piante, legnami e prodotti agricoli provenienti dall’estero, la presenza di organismi e microrganismi nocivi, che potrebbero avere drammatiche ripercussioni sulla nostra agricoltura. Il Centro è un punto di riferimento consolidato e riconosciuto su queste tematiche a livello nazionale ed europeo ed è all’avanguardia nei metodi di lotta biologica, in particolare per il contrasto di “alien pest” (parassita alieno) come la cimice asiatica, che ha causato danni all’agricoltura italiana per quasi un milione di euro in un solo anno.
Il Centro è Laboratorio Ufficiale Europeo di Riferimento per le Malattie delle Piante causate da Virus e da Batteri e presso le sedi di Roma e Firenze, sono attivi dal 2019, i Laboratori Nazionali di Riferimento di Entomologia Agraria e Forestale, Acarologia, Nematologia, Virologia, Batteriologia e Micologia. Nel laboratorio da quarantena di Firenze i ricercatori del CREA hanno introdotto, già nel 2018, l’antagonista naturale della cimice asiatica, noto con il nome di vespa samurai per realizzare l’analisi del rischio che ha permesso di ottenere l’autorizzazione nel corso del 2020 per l’avvio del Programma Nazionale di lotta biologica cui hanno partecipato, con il coordinamento di CREA Difesa e Certificazione, 7 Regioni e varie istituzioni scientifiche di eccellenza. Non solo per stanare la cimice asiatica, ma anche per altri insetti, si sta inoltre testando l’utilizzo di un cane molecolare opportunamente addestrato.
Il Centro, titolare dell’attività di certificazione delle sementi, opera anche per la definizione di protocolli avanzati per la caratterizzazione delle varietà vegetali, per assicurare standard univoci di identificazione ed assicurare sistemi sempre più avanzati controllo della qualità e tracciabilità.
Non manca infine l’innovazione culturale, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del contributo che ciascuno di noi può dare alla conservazione della natura, grazie all’elaborazione di Piattaforme digitali di tipo “Citizen Science”, che prevedono il coinvolgimento di cittadini, distribuiti sull’intero territorio nazionale, nell’attività di monitoraggio e tutela della biodiversità, finalizzati alla conservazione di specie animali e ambienti naturali protetti. In tale ambito il Centro porta anche avanti, con progetti europei, la formazione dei giovani che aderiscono al Corpo dei Volontari per il Monitoraggio della Biodiversità nei Siti della Rete Natura 2000 Italia.
«Noi qui innoviamo per conservare e valorizzare il patrimonio dell’agricoltura italiana proprio attraverso la difesa delle piante e la certificazione delle sementi – spiega Pio Federico Roversi, Direttore del CREA Difesa e Certificazione – La prima gioca una partita fondamentale per tutelare e proteggere le nostre produzioni dalle aggressioni e dai danni derivati dalle invasioni delle specie aliene, con soluzioni innovative, concertate con tutti gli attori e al passo con i tempi. La seconda è altrettanto strategica, poiché utilizzare un seme certificato è garanzia di qualità dal produttore al consumatore».
martedì 20 ottobre 2020
I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. In esposizione i leggendari e magnifici marmi della collezione Torlonia
Oltre 90 opere selezionate e appartenenti alla collezione Torlonia, la più prestigiosa collezione privata di sculture antiche: significativa per la storia dell’arte, degli scavi, del restauro, del gusto, della museografia, degli studi archeologici. Musei Capitolini fino al 29 giugno 2021.
Oltre 90 opere tra i 620 marmi catalogati e appartenenti alla collezione Torlonia in esposizione nei rinnovati ambienti del nuovo spazio dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, tornati alla vita grazie all’impegno e al progetto della Sovrintendenza di Roma Capitale. La prestigiosa collezione privata di sculture antiche è significativa per la storia dell’arte, degli scavi, del restauro, del gusto, della museografia, degli studi archeologici.
L’esposizione si articola come un racconto, in cinque sezioni, in cui si narra la storia del collezionismo dei marmi antichi, romani e greci, in un percorso a ritroso che comincia con l’evocazione del Museo Torlonia, fondato nel 1875 dal principe Alessandro Torlonia, e rimasto aperto fino agli anni Quaranta del Novecento.
La sezione successiva riunisce i rinvenimenti ottocenteschi di antichità nelle proprietà Torlonia.
La terza sezione rappresenta le forme del collezionismo del Settecento, con le sculture provenienti dalle acquisizioni di Villa Albani e della collezione dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi.
A seguire, una selezione dei marmi di Vincenzo Giustiniani, uno dei più sofisticati collezionisti romani del Seicento, e per finire pezzi da collezioni di famiglie aristocratiche del Quattro e Cinquecento.
Flautissimo 2020 - La città e il desiderio XXII edizione
Al via Flautissimo, il Festival romano che celebra quest’anno la ventiduesima edizione. Una manifestazione che affonda le sue radici nella musica classica, e che negli anni ha aperto lo sguardo anche a nuovi linguaggi musicali e dello spettacolo. Così oggi la manifestazione è anche jazz, teatro, spettacoli per bambini, performance crossdisciplinari e altro ancora. Al Teatro Palladium dal 24 ottobre al 29 novembre.
Flautissimo, un tuffo inebriante nel mondo che abitiamo alla ricerca di contenuti attuali e condivisioni diffuse. Tutto gira attorno al viaggio e al movimento, verso o da qualcosa, un’esplorazione di luoghi del mondo e dell’anima, o meglio ancora dell’anima dei luoghi. Ci sono avventurieri, esploratori, piccoli e grandi storie, sguardi verso culture differenti. Una programmazione ragionata e rivolta alla contemporaneità con una proposta delicata e profonda, questa l’ambizione di manifestazione che vuole essere un contenitore di idee e suggestioni per ragionare sulla nostra società godendo della bellezza dello spettacolo dal vivo, sia questo musica, teatro, performance o tutto quanto messo insieme.
L’apertura del festival, il 24 ottobre (ore 18 e 21) è affidata alle esibizioni di quattro importanti protagonisti dello strumento, i flautisti Silvia Careddu, Matteo Evangelisti, Adriana Ferreira e Riccardo Ghiani che, accompagnati al pianoforte da Francesca Carta, eseguiranno musiche di Schubert, Mozart, Beethoven, Jolivet, Arrieu, Gaubert, Debussy e Connesson.
Flautissimo continua con un programma che comprende importanti nomi del panorama teatrale e musicale italiano.
FLAUTISSIMO OUTDOOR: CERASE, uno spettacolo di teatro in bicicletta a ingresso gratuito.
Flautissimo 2020 arricchisce il suo programma con Cerase, un nuovo format outdoor creato dal Collettivo Nonnaloca: un’esperienza totalmente green che unisce la narrazione teatrale alla Natura.
Il 25 ottobre (con repliche il 1°, il 15 e il 28 novembre sempre alle ore 12) nella Riserva Naturale dell'Aniene le interpreti, insieme al pubblico, effettueranno un percorso in bicicletta di circa 40 minuti ascoltando una storia contenuta in un lettore mp3, che accompagnerà gli spettatori per tutta la durata pedalata.
lunedì 19 ottobre 2020
Ricerca, al via il progetto GEN4OLIVE su cambio e condivisione di risorse genetiche e dati per affrontare le sfide dell’olivicoltura
Prende il via il progetto europeo GEN4OLIVE con il CREA, uno dei 2 partner italiani. Una rete di ricercatori per scambiare e condividere risorse genetiche e dati per affrontare le sfide dell’olivicoltura. Gli studi innovativi sulla xylella.
Le complesse e delicate sfide che attendono l’olivicoltura hanno bisogno di gioco di squadra per essere vinte. La condivisione di risorse genetiche, lo scambio di dati, le conoscenze e le esperienze di ciascun partner sono il cuore di GEN4OLIVE, il progetto europeo di cui si tiene oggi il kick off meeting e che vede coinvolti 16 enti di ricerca ed università tra Europa, Turchia e Marocco.
I ricercatori - facendo rete tra loro e con altre realtà che si occupano del settore - intendono sviluppare e mettere a punto protocolli comuni per caratterizzare la resilienza di diversi genotipi dell'olivo alle condizioni climatiche estreme, la loro resistenza ai parassiti e alle malattie più importanti e i tratti agronomici più significativi. Inoltre, saranno definiti protocolli ottimali e replicabili per l'analisi della qualità dell'olio di oliva (composti fenolici, acidi grassi e composti volatili) di diverse varietà.
In particolare, il CREA, con il suo Centro di Olivicoltura, Frutticoltura ed Agrumicoltura, è uno dei 2 partner italiani e partecipa a tutti gli obiettivi e le azioni di GEN4OLIVE, con un team multidisciplinare di ricercatori coordinati da Enzo Perri, che contribuirà a selezionare oltre 500 genotipi di olivo per la resistenza/tolleranza a Xylella fastidiosa.
L’obiettivo è quello di poter ampliare la scelta varietale, oggi ridotta esclusivamente a due varietà di olivo, la Leccino e la FS17 che, da sole, non possono permettere all’olivicoltura di sopravvivere all’eventuale introduzione di nuovi patogeni e parassiti.
Scheda progetto GEN4OLIVE
Mobilization of Olive GenRes through pre-breeding activities to face the future challenges and development of an intelligent interface to ensure a friendly information availability for end users (Mobilizzazione delle risorse genetiche dell’olivo attraverso attività di pre-selezione per affrontare le sfide future e sviluppare una interfaccia intelligente per assicurare la disponibilità di informazioni affidabili per gli utenti finali).
Acronimo: GEN4OLIVE
Durata da 01/10/2020 a 15/06/2024.
Nome dei partner, acronimo, nazione, responsabile scientifico:
1 University of Cordoba (COORDINATOR) UCO ES, Diego Barranco Navero;
2 Hellenic Agricultural Organisation "DIMITRA", Institute of Olive Tree and Subtropical Plants, DEMETER GR Georgios Koubouris;
3 Olive Research Institute. Ministry of Agriculture and Forestry, Izmir, Turkey, ORI, TR, Songul Acar;
4 SANTA CRUZ INGENIERIA SL SCI, ES, Antonio Fernández Santa Cruz;
5 Institut National de la Recherche Agronomique – Centre Regional de Marrakech, INRA, MA, Lhassane Sikaoui;
6 Technological Corporation of Andalusia Foundation, FCTA, ES, Macarena Urena Mayenco;
7 Gálvez Productos Agroquímicos, S.L.U. GALPAGRO, ES, Francisco Javier Oliver Vázquez;
8 Cámbrico Biotech, S.L. CAMBRICO, ES, María del Puerto Molina Gordillo;
9 Hellenic Union of Nurseries EFE GR Konstantinos Salis;
10 Council for Agricultural Research, CREA, IT, Enzo Perri;
11 FOCOS GbR FOCOS, DE, Bert Popping;
12 ANKARA UNIVERSITESI ANKU, TR, Mucahit Taha Ozkaya;
13 University of Granada UGR, ES, Rafael Rubio de Casas;
14 University of Jaen UJA, ES, Ana María Fernández Ocaña;
15 Sapienza University of Rome SAPIENZA, IT, Luigi Vincenzo Mancini;
16 Centre National de la Recherche Scientifique CNRS FR Guillaume Besnard.
giovedì 15 ottobre 2020
Difesa della vite, insetti alieni: Popillia japonica, al via il progetto per contenere il nocivo coleottero giapponese
Popillia japonica, conosciuto in Italia anche come Scarabeo Giapponese, è un piccolo coleottero di origine asiatica in grado di creare notevoli danni economici e ambientali. Insetto polifago, capace cioè di alimentarsi a scapito di numerose specie vegetali tra cui la vite. Obiettivi della ricerca la lotta biologica a basso impatto ambientale e un vademecum a livello europeo per contrastarne la diffusione.
Popillia japonica su vite. Fonte foto: Giovanni Bosio del Servizio fitosanitario del Piemonte
Dall'oriente arriva una seria minaccia per molte specie vegetali, tra cui la vite di cui è particolarmente ghiotta. Si tratta della Popillia japonica un insetto caratterizzato da un'alta capacità infestante: può attaccare oltre 300 piante tra erbacee, arbustive ed arboree, spontanee (come alcune essenze forestali) o coltivate (es. alcune pomacee, drupacee, microfrutti, vite), colpendo sia le radici (preferibilmente di graminacee), sia la parte aerea (fiori, foglie e frutti), di cui si nutrono rispettivamente le larve e gli adulti.
Le conseguenze sono devastanti con danni nei prati polifiti perenni (prati composti da più specie foraggere coltivate) in termini di perdita di produzione di fieno, nei campi da calcio e nei campi da golf. Inoltre, alla riduzione della fruttificazione e della qualità della frutta, si aggiunge una defogliazione reiterata sulla stessa pianta, in grado di provocare, a lungo andare, il deperimento della stessa pianta colpita, esponendola a rischi di ulteriori attacchi da parte di altri parassiti. Infine, sono stati riscontrati danni legati anche all’azione degli animali predatori delle larve di Popillia japonica, quali la rottura del cotico erboso nei prati polifiti perenni. Si tratta dello strato più in superficie, alimento per animali pascolanti, risorsa in grado di garantire la protezione del suolo e l’accumulo di sostanza organica fondamentale per la fertilità. Ancora oggi non è stato stimato l’ammontare dei danni in Europa, ma per gli Stati Uniti si stimano danni per 450 milioni di dollari all’anno.
Il primo avvistamento in Italia risale al 2014, in alcuni comuni settentrionali della Valle del Ticino, al confine tra le regioni Lombardia e Piemonte. L'avanzata dell'insetto è inarrestabile che di fatto ha raggiunto raggiunto pericolosamente molte zone rinomate per i loro vini, tra cui risulta ufficialmente infestata quella di Casale Monferrato (Alessandria) dove i coleotteri si estendono per ettari ed ettari mentre, non troppo distante, c'è la zona del Barolo.
Lotta biologica a basso impatto ambientale e un vademecum per far fronte a livello europeo alla problematica fitosanitaria legata alla Popillia japonica. Questi gli obiettivi che il CREA, con il suo centro di Difesa e Certificazione, è chiamato a centrare nell’ambito del progetto "IPM Popillia" per il contrasto del coleottero giapponese, una specie aliena che dal 2014 ha invaso il nord Italia, infestando ad oggi un’area pari a 7500 km2. Ogni anno si stima un avanzamento del fronte di infestazione di diversi km, data la buona capacità di volo dell’insetto, con consistenti danni per l’agricoltura. Nel 2019 è stato, inoltre, inserito dalla Commissione Europea nella lista degli organismi dannosi prioritari. Ed è proprio sulle più efficaci modalità di contrasto che si stanno confrontando in questi giorni esperti nazionali e internazionali, in occasione del primo Kick-off meeting di progetto, in corso dal 14-16 ottobre 2020 a Firenze.
Nello specifico il CREA, oltre a stilare il vademecum con la profilassi fitosanitaria, si occuperà principalmente di lotta biologica ed a basso impatto ambientale attraverso l’impiego di nematodi (organismi vermiformi microscopici che penetrano all’interno dell’insetto, uccidendolo attraverso dei batteri) e funghi entomopatogeni (funghi che colonizzano e uccidere attraverso la produzione di micotossine) e di reti insetticide.
Il progetto, recentemente finanziato dal programma europeo Horizon 2020 (per il bando New and emerging risk to plant health) vede la partecipazione di un consorzio di 13 partner europei, tra cui 4 italiani (CREA, Università di Siena, Settore Fitosanitario della Regione Piemonte, Vignaioli Piemontesi).
Viticoltura di precisione, sensori ad alta risoluzione per identificare le carenze nutritive del vigneto
Arriva il Vigneto Efficiente un progetto della Cornell University per valutare l'utilizzo di sensori ad alta risoluzione in grado di identificare le carenze nutritive della vite. Consentirà ai viticoltori di prendere decisioni sulla gestione dei nutrienti in tempo reale per una maggiore redditività e sostenibilità ambientale.
La salute del vigneto passa attraverso il corretto assorbimento dei nutrienti necessari all'equilibrio vegeto-produttivo della pianta così da portare a produzioni di uva qualitativamente significative. Ma identificare le carenze di azoto, potassio, magnesio e altri nutrienti chiave, è un processo impegnativo, laborioso e altresì costoso per il viticoltore. Inoltre i livelli di nutrienti possono variare in modo significativo da un luogo all'altro, anche all'interno di una singola parcella di vigneto.
In tal senso è in fase di sviluppo un ulteriore strumento in aiuto ai viticoltori che si affidano all'agricoltura di precisione nella gestione del vigneto. Sarà a breve possibile identificare le carenze nutritive del terreno grazie alla messa a punto di nuovi sensori ad alta risoluzione. Il National Institute of Food and Agriculture del Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti ha finanziato il progetto ad un team di ricercatori della Cornell University.
Efficient Vineyard Project (EVP), questo il nome del progetto che nasce con l'obiettivo di mettere a punto sensori che si affiancheranno ad un meccanismo di misurazione che combina sia il campionamento a terra che l'imaging satellitare allo scopo di quantificare con precisione le carenze di nutrienti del vigneto. L'EVP utilizza i dati di rilevamento del suolo, della chioma, della resa e del contenuto di zucchero dell'uva, per generare mappe standard dei vigneti in modo da aiutare il viticoltore a valutare crescita, produttività e qualità della pianta; informazioni con le quali creare mappe più accurate dei vigneti per ottimizzarne le pratiche di gestione. I sensori saranno in grado di rilevare le carenze prima che diventino visibili.
Il progetto si rivolge ai viticoltori anche in termini di sostenibilità. Molto spesso infatti l'applicazione eccessiva di fertilizzanti come l'azoto, può contribuire a problemi di lisciviazione, ovvero un processo indesiderato in quanto inquinante - le sostanze organiche ed i sali minerali solubili filtrano dagli strati superficiali del suolo verso quelli più profondi, per effetto della percolazione delle acque piovane - specialmente in regioni vinicole vicino a fiumi e laghi.
venerdì 9 ottobre 2020
CREA per l'innovazione 2020: il Centro alimenti e nutrizione per un sistema alimentare sempre più sostenibile e sano
Prodotti innovativi e funzionali, processi di produzione green e nuovi approcci per informare ed educare il consumatore ad una dieta sana: ecco gli ingredienti del CREA Alimenti e Nutrizione.
Come sarà l’alimentazione di domani? In che modo una corretta alimentazione, salutare per noi, può esserlo anche per il pianeta? La ricerca è sempre più orientata a rafforzare la consapevolezza nei consumatori del legame esistente fra salubrità umana e salute del pianeta, senza dimenticare l'obiettivo di azzerare la fame e tutte le forme di malnutrizione. Prodotti innovativi e funzionali, processi di produzione basati su tecnologie green e innovazione culturale nell'approccio al consumatore sono, quindi, gli ingredienti messi in campo dal CREA Alimenti e Nutrizione proprio in tale direzione.
Per quanto riguarda la creazione di prodotti innovativi, basti pensare a "Veggie – Med – Cheeses (Valorisation Of Thistle-Curdled Cheeses In Mediterranean Marginal Areas)", che coniuga attenzione alla fascia di mercato "animal free", con nuove opportunità di sviluppo per il territorio. Il progetto, infatti, è incentrato sull’individuazione di metodi di coltivazione sostenibili (bassi input chimici e idrici) del cardo da cui ottenere caglio vegetale da utilizzare sia nella produzione sperimentale di formaggi normalmente ottenuti con caglio vegetale (Caciofiore e Torta del Casar), sia di formaggi prodotti con caglio animale (Queso de Murcia e Feta).
In un’ottica di sostenibilità ambientale e in un contesto di economia circolare è fondamentale il recupero, dagli scarti delle filiere produttive, di nutrienti e molecole bioattive, per lo sviluppo di prodotti funzionali ad elevato valore aggiunto, da impiegare in vari settori produttivi, dall’alimentazione, alla nutraceutica, alla cosmetica fino ad arrivare alla realizzazione di packaging. Per esempio, il progetto PROBIS (Processi biotecnologici innovativi e sostenibili per il recupero di molecole di interesse nutraceutico da scarti della filiera ittica) valorizza gli scarti della filiera ittica, recuperando gli omega-3 (DHA, EPA) e la vitamina E in essi contenuti, per reintrodurli successivamente nel settore alimentare, nutraceutico e cosmeceutico.
Inoltre, la lavorazione degli scarti alimentari per estrarne molecole bioattive, viene eseguita con una serie di protocolli green, processi biotecnologici innovativi e sostenibili per il benessere dei consumatori e la protezione dell’ambiente in un contesto di economia circolare e mirando ad un obiettivo di zero residui. Come nel caso del progetto EXCornsEED (Separation, fractionation and isolation of biologically active natural substances from corn oil and other side streams), che sviluppa e valida un processo integrato di tecnologie green e sostenibili per il recupero di proteine e molecole bioattive da sottoprodotti di impianti di produzione di bioetanolo e biodiesel da mais e colza, da utilizzare nella formulazione di prodotti funzionali destinati a settori di mercato di elevato valore quali il chimico, l’alimentare (prodotti per anziani e prima infanzia) e il cosmetico.
Innegabilmente, l’innovazione che richiede una rivoluzione a 360°, con un cambio di prospettiva nelle abitudini alimentari e negli stili di vita è proprio quella culturale. Per un consumatore sempre più frastornato tra pubblicità e informazioni di ogni genere, è essenziale trovare nuovi ed efficaci approcci in grado di sensibilizzarlo sulle scelte sane. Informare ed educare è sicuramente una delle mission del Centro, che vanta non solo l’aggiornamento e revisione delle Linee Guida Nazionali per una sana alimentazione, ma anche la pubblicazione del Portale AlimentiNUTrizione (www.alimentinutrizione.it/), una visione d’insieme delle attuali conoscenze scientifiche sugli alimenti e la nutrizione con l’intento di guidare anche il semplice cittadino con maggiore consapevolezza verso stili di vita più sani, equilibrati e sostenibili.
Il sito è costituito da 6 sezioni differenti: Consumi alimentari, Etichettatura nutrizionale, Percepire la Tradizione, Linee Guida per una sana alimentazione, Focus specifico sulla carne bovina e l’ultimo aggiornamento delle Tabelle di Composizione degli Alimenti (www.alimentinutrizione.it/sezioni/tabelle-nutrizionali).
«Gli anni recenti, in particolare la Decade delle azioni per la nutrizione – ha spiegato Elisabetta Lupotto, Direttore del CREA Alimenti e Nutrizione – hanno evidenziato l’importanza della corretta alimentazione non solo per la nostra salute ma anche per quella del pianeta. E’ essenziale creare, quindi, un legame fra la ricerca di settore vera e propria e le azioni che si possono intraprendere per accrescere la consapevolezza del consumatore verso un corretto comportamento alimentare più sano, equilibrato e sostenibile».
giovedì 8 ottobre 2020
L'enoturismo che fa scuola, tra sfide e opportunità la Lombardia fa il punto sul comparto e lancia le prospettive per il 2021
Enoturismo: il turismo della ripartenza rappresenta una opportunità per la Lombardia e per l’Italia. Il Webinar conclusivo de “Il Nuovo Enoturismo” nell'ambito del workshop promosso da Unioncamere Lombardia in collaborazione con le Camere di Commercio di Bergamo, Como-Lecco, Cremona, Mantova, Milano, Monza, Brianza, Lodi, Pavia, Sondrio e Varese, ha offerto un primo resoconto sul comparto dell’estate 2020 e delle prospettive 2021.
L’Enoturismo è una risorsa strategica sia per il comparto vinicolo che per il marketing territoriale della Lombardia dell’Italia. In un Paese in cui il Turismo rappresenta il 13% del PIL e in cui il settore Vinicolo pesa per 6,2 miliardi nelle esportazioni, l’Enoturismo intreccia questi due importanti volani dell’economia italiana con un fatturato di circa 2,65 miliardi di Euro. I 15 milioni stimati di enoturisti che hanno scelto l’Italia come meta incidono così per il 27% del fatturato delle cantine e addirittura per il 36% per le altre attività della filiera turistica territoriale. Questo Turismo sostiene inoltre le comunità rurali con 42 milioni di fatturato annuo. In Lombardia, una Regione con una superficie vitata di 22.090 ettari e una produzione di 1,3 milioni di ettolitri, l’Enoturismo ha già trovato terreno fertile, ma ha ancora ampi margini di crescita.
Di questo si è parlato ieri in live streaming, nel Webinar “Enoturismo oggi, in Lombardia: sfide e opportunità”, promosso da Unioncamere Lombardia, durante il quale esperti del settore, operatori turistici, stampa specializzata e viticultori si sono confrontati per fare un primo punto su come è andata la stagione enoturistica in Lombardia e per capire quali siano le prospettive del comparto per la Regione e per l’intero Paese, proiettandosi così già nel 2021. Il webinar ha concluso il progetto formativo “Il Nuovo Enoturismo: istruzioni per l’uso”, un ciclo di incontri dedicati alla formazione degli operatori lombardi della filiera enoturistica, dai Produttori agli operatori dell’accoglienza in albergo, B&B e della ristorazione, fino alle guide turistiche, alle agenzie di viaggi e ai tour operator.
La stagione 2020 del turismo italiano ha confermato che un numero crescente di viaggiatori - wine lovers, enogastronauti e turisti di varia estrazione - scelgono l’esperienza enoturistica. Quest’anno, viste anche le restrizioni dovute al Covid-19, l’Enoturismo si è spesso caratterizzato come ‘turismo della ripartenza’: un turismo di prossimità, economicamente accessibile, integrato con altre esperienze culturali, gastronomiche, naturalistiche, fruibile anche a piccoli gruppi, praticabile all’aperto preferendo spesso la vigna alla cantina.
In Lombardia, ad esempio, il progetto ‘Vigneti Aperti’ - promosso dal Movimento Turismo del Vino della Lombardia - ha coinvolto numerose cantine lombarde, le quali hanno ottenuto un riscontro positivo. Questo grazie alle nuove proposte di servizi e esperienze create appositamente per i turisti italiani, che hanno in parte sopperito al mancato apporto del turismo internazionale di quest’anno.
Anna Zerboni, Responsabile Area Servizi per le Imprese - Turismo, Cultura, Territorio di Unioncamere Lombardia, ha ricordato il successo del progetto formativo “Il Nuovo Enoturismo: istruzioni per l’uso”, organizzato nel mese di maggio in collaborazione con l’agenzia The Round Table e dedicato agli Operatori del settore: “Abbiamo fornito informazioni utili per accogliere al meglio gli enoturisti, promuovendo l’uso del web e fornendo informazioni sull’accoglienza in sicurezza e sulle indicazioni che il MIPAAF ha dato con il decreto del 2019 che ha disciplinato la materia dell’Enoturismo. Hanno partecipato oltre 150 tra Produttori vinicoli e Operatori dell’accoglienza in Lombardia. Si tratta di un’iniziativa che si inserisce in un progetto più ampio di promozione - che comprende azioni a supporto delle imprese e bandi - che stiamo sviluppando in collaborazione anche con Regione Lombardia, che come noi vede nell’Enoturismo una grande occasione per ripensare il settore in un contesto storico così particolare”.
Il contesto italiano e internazionale è stato tracciato da Magda Antonioli, Vicepresidente European Travel Commission e Consigliere ENIT: “Mediamente, l’enoturista è disposto a spendere oltre 120€ per un’esperienza nel mondo del vino, un valore che sta crescendo grazie anche all’attenzione dei consumatori che sempre più vogliono provare prodotti di qualità. È da riscontrare inoltre che l’Enoturismo ha un impatto molto importante non solo a livello economico, ma anche socioculturale su tutto un territorio”.
“L’enoturismo è ormai una dimensione stabile e rilevante del fatturato delle imprese del settore” – ha spiegato Giulio Somma direttore de Il Corriere Vinicolo – “Rispetto però al mercato del vino, che può essere venduto individualmente dai singoli produttori, l’enoturismo coinvolge un patrimonio collettivo che costringe tutto un territorio a collaborare e fare squadra. Questo porterà a un radicale cambio di visione da parte dei produttori, che attualmente vedono gli altri produttori del proprio territorio come concorrenti e non come possibili partner”.
Carlo Pietrasanta, Presidente del MTV Lombardia, sintetizza così l’estate 2020: “La priorità ora deve essere la preparazione per il ritorno degli stranieri: appena l’emergenza Covid sarà passata e si potrà tornare a viaggiare in sicurezza, dovremo farci trovare pronti per accogliere al meglio le tante persone che hanno voglia di Enoturismo in Italia. Quest’estate, pur con le limitazioni che abbiamo avuto, ci ha dimostrato quanto siano attrattive la vigna, la cantina e le esperienze a esse collegate e che bisogna continuare su questa strada”.
Il workshop ha visto inoltre gli interventi di Lucia Silvestri – Dirigente Unità Organizzativa Sviluppo; Claudia Crippa – Agriturismo La Costa (provincia di Lecco); Lucilla Ortani – Segretario Generale Movimento Turismo del Vino Lombardia; con il coordinamento di Francesco Moneta, Fondatore dell’agenzia di comunicazione The Round Table e della piattaforma ‘Il Nuovo Enoturismo’.
mercoledì 7 ottobre 2020
La green economy del vino: edifici eco-friendly con i residui delle potature della vite
Le case del futuro potrebbero essere costruite con un materiale eco-friendly. Un team di ricercatori australiani sta mettendo a punto pannelli ricavati dai residui della potatura della vite per la costruzione di edifici sostenibili.
La coltivazione della vite produce inevitabilmente ingenti quantitativi di sarmenti prodotti dalle potature della vite. Uno studio australiano sta indagando sulle relative potenzialità di questi scarti per essere trasformati in futuro in sottoprodotti interessanti nel settore edile. I sarmenti in sostituzione del cippato nella realizzazione di pannelli per la costruzione di edifici si inseriscono così come potenziale veicolo di abbattimento dei costi di importazione e trasporto e come reddito accessorio nella gestione delle attività della filiera vitivinicola.
Amanda Ellis, a capo del team di ricerca di ingegneria chimica dell'Università di Melbourne, ha affermato che c'è una grande disponibilità annua di questo sottoprodotto: a livello globale l'industria del vino smaltisce circa 42 milioni di tonnellate di sarmenti ogni anno, costituendo di fatto una delle principali fonti di rifiuti delle colture agricole. Normalmente i tralci per essere smaltiti vengono bruciati o interrati con conseguenze negative nei confronti dell'ambiente.
La presente ricerca è stata avviata sulla scia di una domanda globale crescente di pannelli truciolari utilizzati nell'industria edile. Secondo un rapporto dell'Università di Melbourne, il pannello truciolare è uno dei materiali da costruzione più prodotti. Nel 2018 sono stati prodotti circa 97 milioni di metri cubi di cippato a livello globale. In tal senso i sarmenti potrebbero essere utilizzati per sostituire il truciolo ricavato dagli alberi, pino in generale, il che contribuirebbe a ridurre al minimo i costi di importazione e trasporto.
Il processo di produzione dei pannelli, in fase di messa a punto, prevede un impasto combinato di resine, cere e ritardanti di fiamma. Segue una pressatura a caldo a circa 173 gradi celsius per circa cinque minuti, in modo da rendere i pannelli perfettamente sigillati. Si ottiene così un prodotto con un ottima resistenza meccanica, buona lavorabilità e facilità di taglio. Tecnicamente questo è dovuto alle caratteristiche del legno di vite in quanto risulta avere un basso contenuto di silice e minerali, composti questi non desiderati nella produzione di pannelli edili.
martedì 6 ottobre 2020
Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai. La mostra
Dal 7 ottobre al 6 gennaio 2021 al Museo di Roma in Trastevere un ricco percorso per immagini racconta come la Rai ha trasformato il genere giallo e investigativo in oltre 60 anni, partendo dagli sceneggiati storici fino alle grandi serie TV. Ingresso gratuito per i possessori della MIC card.
Il Museo di Roma in Trastevere ospita Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai. La mostra, una grande mostra di Rai Teche che, attraverso immagini dell’archivio Rai, ripercorre la storia di un genere, il giallo e noir investigativo, che parla a tutte le generazioni e comincia con i grandi sceneggiati per arrivare allo streaming video delle più avvincenti serie crime di oggi.
L’esposizione è aperta al pubblico nel rispetto delle linee guida formulate dal Comitato Tecnico Scientifico per contenere la diffusione del Covid-19 consentendo, al contempo, lo svolgimento di una normale visita museale. Dopo la tappa capitolina la mostra sarà ospitata a gennaio presso gli spazi espositivi di Palazzo Morando.
La mostra multimediale consta di 200 fotografie, in B&N e a colori, tratte da circa 80 programmi televisivi, di 5 installazioni video e alcune postazioni sonore e sarà organizzata secondo un percorso tematico - cronologico.
Lungo sette decenni il pubblico si è appassionato agli enigmi che venivano via via risolti dagli investigatori degli sceneggiati e delle serie RAI: a volte ispirati a figure letterarie, come Maigret, o l’Ingravallo di Gadda, o il commissario Montalbano, altre volte frutto di un’invenzione originale, a cominciare dal tenente Sheridan. Al giallo classico si sono affiancati nuovi sotto-generi, le storie gotiche come le atmosfere ambigue del noir. Il bianco e nero ha lasciato il posto al colore e sono emersi nel tempo nuovi stili, ma ancora oggi molti dei polizieschi più antichi appaiono di straordinaria qualità.
Per giungere ai grandi commissari come Montalbano e Schiavone, due irregolari delle questure televisive, la Rai è partita da lontano. Con gli indimenticabili sceneggiati degli anni ’50 che hanno fondato e fatto crescere il genere giallo e introdotto il noir, attraverso commissari, poliziotti, marescialli e questurini diventati famosi. Già nel 1954 la Rai infatti manda in onda Il processo di Mary Dugan adattamento televisivo da un giallo dell’americano Bayard Veiller. Ancora, la domenica sera l’Italia si fermava estasiata ad ascoltare le melanconiche note di Luigi Tenco che introducevano quel gigante di Gino Cervi, il Maigret preferito dallo stesso Simenon E poi il ghigno ferale di Ubaldo Lay-il tenente Sheridan che inaugura l’hard-boiled all’italiana; e Lauretta Masiero-Laura Storm, il gigionesco Tino Buazzelli-Nero Wolfe fino a Gigi Proietti, il maresciallo Rocca, Luca Zingaretti-il commissario Montalbano, ormai eroe di fama internazionale e il più recente Marco Giallini il vicequestore Rocco Schiavone.
Una carrellata di immagini e personaggi che ripercorre la vicenda dello stesso genere giallo in Tv il cui riscontro ha reso a suo tempo necessaria l’invenzione di nuove formule, soprattutto nel settore degli originali, cioè delle opere scritte apposta per il video.
Così emergono autori quali Biagio Proietti, autore di Ho incontrato un’ombra e di Dov’è Anna? ed ancora il duo D’Agata-Bollini, autori de Il segno del comando che ha turbato le notti di molti italiani. Tra adattamenti, “teleromanzi” e poi con la fiction la Rai, sin dagli esordi, ha inteso coniugare cultura popolare e narrazione televisiva di altissima qualità: i risultati in termini di successo e di ascolti stanno a testimoniarlo ancora oggi.
L’allestimento grafico sarà caratterizzato da pannelli artistico-informativi che racconteranno lo “spirito del tempo” attraverso l’esposizione di schede storico-critiche e curiosità sui singoli programmi, riproduzioni tratte dal Radiocorriere, articoli di quotidiani e riviste dell’epoca.
In mostra, a corredo di immagini, filmati e contributi cinematografici, sono esposti anche curiosità e memorabilia, reperti storici ed elementi scenografici realizzati ad hoc, per far rivivere i grandi fasti dei generi giallo e noir, mentre una stanza sarà interamente dedicata alla visione delle sigle televisive dei programmi più popolari.
Viticoltura e vinificazione, tutta la scienza che c'è. L'agricoltura digitale scende in campo per il vigneto del futuro
Contaminazione da fumo, gelo e siccità, parassiti e malattie: nasce in Australia The Vineyard of the Future, un consorzio internazionale di scienziati per condurre ricerche all'avanguardia in aiuto alla vitivinicoltura.
Saranno i progressi delle tecnologie ad aiutare i vitivinicoltori ad affrontare le problematiche più ricorrenti nella gestione del vigneto. Dalla contaminazione da fumo, al gelo e siccità, dai parassiti alle malattie, scende in campo l'agricoltura digitale con il meglio della ricerca internazionale, non solo in Australia, ma in tutto il mondo.
Droni, immagini satellitari, analisi video e sensori per piante e persone combinati con l'intelligenza artificiale. The Vineyard of the Future, guidato dal professore associato Sigfredo Fuentes, fisiologo vegetale presso l'Università di Melbourne, è il consorzio internazionale di scienziati che nasce per condurre ricerche all'avanguardia per il settore vitivinicolo.
Ad iniziare dalla vite, perché la qualità delle uve dipende dalle strategie di coltivazione, dettate dal clima, tra cui irrigazione, fertilizzazione, controllo dei parassiti e gestione della chioma. Le tecnologie sviluppate in questo campo si baseranno su immagini termiche a infrarossi ed analisi di spettroscopia nel vicino infrarosso (NIR); questa tecnica applicata nell'industria chimica da oltre un ventennio ed oggi anche in quella alimentare, sta riscuotendo un grande successo per l’analisi non distruttiva in linea e fuori-linea dei più svariati prodotti alimentari. Insieme alla NIR si affiancheranno modelli di apprendimento automatico supervisionato per misurare, nello specifico, la contaminazione da fumo nelle foglie e nell'uva, attraverso telecamere a infrarossi che rivelano il calore della pianta. In tal senso si prevede l'utilizzo di MATLAB, un linguaggio e un ambiente interattivo per il calcolo numerico, l'analisi e la visualizzazione dei dati e la programmazione che consentirà di analizzare dati e sviluppare algoritmi di visione artificiale per prevedere la contaminazione da fumo con una precisione del 96%.
I dati NIR saranno ottenuti utilizzando semplici strumenti portatili in modo da rilevare l'impronta chimica sia dall'uva che dal vino che indicherà i composti specifici correlati al fumo e la loro concentrazione quasi in tempo reale e con elevata precisione. Attualmente infatti i metodi convenzionali a disposizione dei coltivatori richiedono loro di inviare l'uva a un laboratorio e attendere sei giorni o più per i risultati. Avere così le informazioni in tempo reale permetterà al viticoltore di decidere di raccogliere uva non contaminata da quella contaminata, al fine di ridurre al minimo gli sprechi. Sono state condotte ulteriori ricerche per prevedere i tratti di qualità dei potenziali vini dei vigneti anche prima della vendemmia. Incorporando altre variabili, come input di dati meteorologici e profili aromatici noti delle annate precedenti come obiettivi, i modelli di apprendimento automatico sono stati programmati per prevedere il profilo aromatico del vino proveniente dalle viti.
Gli algoritmi NIR e di apprendimento automatico possono fornire anche indizi sulla maturazione dell'uva. Alcuni composti rilasciati dalle cellule morenti all'interno dell'uva, mentre questa matura, influenzano aroma e sapore. In tal senso misurare la vitalità cellulare delle bacche prima di procedere alla vinificazione aiuterà a prevedere la qualità del vino.
VitiCanopy, un app gratuita per la gestione del vigneto disponibile per il sistema operativo iOS e Android (APK), permette invece di calcolare attraverso la fotocamera di uno smartphone l’indice fogliare e la porosità della chioma, per monitorare in maniera veloce e semplice la crescita della vite e il vigore del vigneto. L’indice di area fogliare, definito come il rapporto tra la superficie fogliare totale e la superficie del suolo su cui le foglie si proiettano, è una misura molto importante nel definire l’equilibrio vegeto-produttivo del vigneto, riconosciuto come presupposto fondamentale per l’ottenimento di uve e vini di qualità; una vite si definisce in equilibrio quando lo sviluppo vegetativo è adeguato a sostenere e maturare il carico produttivo. L’indice maggiormente utilizzato per definire l’equilibrio è infatti calcolato come il rapporto tra superficie fogliare (m2/pianta) e produzione (kg/pianta).
Per quanto riguarda malattie e parassiti della vite i ricercatori della Vineyard of the Future, nello specifico riguardo alla fillossera, puntano sulle doti innate dei cani; un passo fondamentale sarà quello di addestrarli a riconoscere il profumo dei feromoni rilasciati dagli insetti che provocano questa terribile malattia. Il naso di un cane infatti contiene 300 milioni di recettori dell'olfatto in più rispetto a quello di un essere umano, con una sensibilità 100 volte superiore. Equipaggiato con uno zaino dotato di smartphone abilitato al GPS, il cane attraverserà il vigneto annusando a terra. Gli algoritmi di tracciamento sviluppati utilizzando MATLAB Mobile, rileveranno la posizione del cane e il suo movimento. Diverse azioni come correre, camminare e sedersi quando viene rilevato un profumo, vengono aggiunte a una mappa per individuare i punti critici nel vigneto. L'app creerà un file di registro per tutti i punti in cui il cane ha manifestato i comportamenti relativi alla presenza di feromoni.
Infine, partendo dal presupposto che, comprendere la reazione dei consumatori è la chiave per vendere vino, i ricercatori di Vineyard of the Future hanno sviluppato una tecnologia a sensori per profilare gli aromi con una precisione del 97%. Il team ha persino aggiunto la reazione dei consumatori in fase di degustazione utilizzando videocamere, immagini termiche a infrarossi e cuffie per misurare frequenza cardiaca, temperatura corporea, onde cerebrali e le espressioni facciali.
Concludendo, la viticoltura e la vinificazione sono di fatto in parte forme d'arte e scienza. Man mano che la tecnologia avanza, la comprensione scientifica dei processi che avvengono nel vigneto e nell'ambiente in cui viene coltivato si approfondisce. Man mano che il vino diventa più popolare e la domanda cresce, specialmente in un mondo dove il clima sta cambiando velocemente, le tecnologie emergenti possono dare a coltivatori e produttori maggiori speranze per quello che sarà il vigneto del futuro.
venerdì 2 ottobre 2020
Covid-19, ricreare i legami è fondamentale per l'innovazione dell'enoturismo. Le esperienze condivise al webinar OIV
Ripensare e rimodellare l’enoturismo ai tempi del coronavirus, l’importanza dei mercati locali, delle nuove collaborazioni, delle esperienze all’aperto e della trasformazione digitale. Questo è quanto emerso al webinar Innovazione dell’enoturismo nel contesto del Covid-19, organizzato da OIV. dove sono state condivise le recenti esperienze sulla gestione della crisi che ha colpito il turismo rurale.
Tenuto in collaborazione con il Think Tank internazionale di esperti di enoturismo e moderato da Mariëtte du Toit-Helmbold, da Città del Capo, il webinar è stato dedicato al tema della “Innovazione dell’enoturismo nel contesto del Covid-19”. Relatrici provenienti da Argentina, Cile, Francia, Italia e Spagna hanno condiviso le loro recenti esperienze sulla gestione dell’impatto del Covid-19 sulle rispettive attività enoturistiche. Sono emerse alcune tendenze comuni riguardo alle innovazioni necessarie a ripensare e rimodellare l’enoturismo nelle circostanze attuali. È stata messa in risalto l’importanza dei mercati locali, delle nuove collaborazioni, delle esperienze all’aperto e della trasformazione digitale.
L’importanza della condivisione delle buone pratiche, come ricordato da Pau Roca, la creazione dell’OIV nel 1924 avvenne in risposta a una crisi. Oggi ci troviamo ad affrontare “una crisi diversa nella quale l’OIV si trova in una posizione centrale per rispondere e fornire soluzioni, per favorire lo sviluppo dell’economia dei vigneti e dei viticoltori e per promuovere il commercio enologico”. A suo parere, l’attrattiva dell’enoturismo si basa su tre elementi principali: diversità, zone rurali e forti legami culturali.
Secondo Zurab Pololikashvili, il turismo gastronomico e quello enologico sono pilastri fondamentali per lo sviluppo turistico delle zone rurali, evidenziando come sia fondamentale per tutti gli Stati membri dell’OMT sostenere il turismo rurale, in cui il vino svolge un ruolo preminente: “la coordinazione è stata un aspetto essenziale negli ultimi mesi” ed è attraverso la condivisione di buone pratiche che riusciremo a superare questa situazione e a riattivare il turismo.
La collaborazione tra OIV e OMT è di particolare rilevanza e “remare nella stessa direzione è ciò che l’economia del turismo si aspetta da noi”, ha affermato Roca. “La tecnologia è un facilitatore che richiede una narrazione umana”.
La moderatrice Mariëtte du Toit-Helmbold ha evidenziato che “il turismo è sempre stato resiliente e il settore sta lavorando duramente per tornare più forte e sostenibile di prima. L’industria è stata ridotta in ginocchio da un duro lockdown e da due blocchi totali imposti alla vendita di vino in Sud Africa. È fondamentale riavviare prontamente il turismo e costruirlo intorno a modalità di viaggio locali e sostenibili”. Le priorità devono essere la salute e la sicurezza, per rassicurare le persone, e poi la collaborazione tra i settori e le regioni, con un’attenzione al mercato e alla popolazione locale, che sono i principali asset dell’enoturismo. Infine, bisogna avere un approccio creativo, con soluzioni digitali che non dimentichino che la tecnologia è sì un facilitatore, ma che ha bisogno di una narrazione umana per produrre un vero impatto.
Roberta Garibaldi, dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, ha presentato una panoramica della crisi, delle sue conseguenze e degli adattamenti, sulla base dell’autovalutazione delle aziende che hanno risposto a un questionario. Ha fornito una presentazione dettagliata della situazione in Italia e in Spagna e alcune informazioni su Francia, Portogallo, Messico, Cile, Brasile, Argentina e Sud Africa. I risultati mostrano un netto cambiamento delle attività proposte dalle aziende, nuove strategie di marketing e conseguenze finanziarie. La relatrice italiana ha posto l’accento sulla diversificazione delle esperienze e ha insistito particolarmente sulla cultura locale, due strumenti molto promettenti per la ricostruzione della filiera enoturistica su basi più sostenibili e inclusive.
Lorena Cepparo in rappresentanza della Maison Chandon, ha fornito dettagli sull’Argentina, parlando della reinvenzione dell’enogastronomia nelle aziende vinicole durante e dopo il Covid-19. Tra nuovi protocolli e restrizioni, si è dovuto dare prova di creatività e solidarietà. Di fronte a problemi sociali e lavorativi, l’azienda vinicola ha creato eventi online (con esperienze presenziali) e servizi di catering da asporto, promuovendo un modello enogastronomico che ha permesso di rimanere in contatto con la clientela: “lo vediamo come un’opportunità, nel mezzo di questa situazione, per ricreare i legami”. Con la graduale riapertura e con l’adeguamento alle restrizioni e alle misure sanitarie, è stato realizzato un investimento sulla comunicazione locale attraverso i social media. Cepparo ha quindi concluso affermando fiduciosamente che l’enoturismo è fondamentalmente un “ambito di intrattenimento umano, le persone vorranno viaggiare e noi dobbiamo essere pronti!”.
Parlando a nome della Rete delle grandi capitali dei vini, Catherine Leparmentier Dayot ha presentato una riflessione sull’enoturismo da una prospettiva francese e ha mostrato come la sua forza riposi sull’organizzazione e la gestione di esperienze all’aperto. L’estate 2020 in Francia ha visto un cambiamento radicale della provenienza dei turisti, che è stata prevalentemente nazionale (il 94% dei viaggiatori francesi è rimasto in Francia). Dayot ha evidenziato aspetti quali la preferenza per le piccole attività locali piuttosto che per le grandi infrastrutture, la campagna invece della città, le attività all’aperto invece che al chiuso. Aspetti che sono positivi per l’enoturismo, poiché esso soddisfa tutti i requisiti imposti dalle crisi sanitarie. “L’enoturismo ha beneficiato enormemente della tendenza verificatasi quest’anno,” ha riassunto l’esperta francese, “al punto che oggi è considerato un’arte di vivere”. Malgrado ciò, continuano a esistere delle grandi difficoltà, quali il calo del numero dei visitatori, in particolare dopo l’estate, quando i turisti nazionali tornano alle loro vite. Come soluzione, ha concluso, i viticoltori devono tenere a mente che l’innovazione non è un mero strumento di sopravvivenza, ma va integrata nei propri programmi futuri.
Irene Gimeno, di Enoturismo Chile, ha presentato le “Nuove strategie per le destinazioni enoturistiche”. Istituito nel 2016, Enoturismo Chile è un programma nazionale rivolto al rafforzamento dell’enoturismo attraverso il sostegno ad aziende vinicole e comunità della catena di valore della filiera e la valorizzazione del ruolo del vino e del turismo nello sviluppo economico e sociale delle comunità rurali. Il settore enoturistico cileno ha subito un duplice colpo nell’ultimo anno, prima con le agitazioni civili a ottobre 2019 e poi con il Covid-19. Il caso del Cile mostra la forza del lavoro congiunto, come settore, con il governo e questa collaborazione pubblico-privato. Insieme è stato possibile definire una strategia comune in tre fasi: contenimento, adattamento e rimessa in funzione. Durante la prima fase, la strategia è stata incentrata sulla salute e la sicurezza. Quindi si è passati alla fase di adattamento, nella quale le aziende si sono preparate e hanno individuato nuovi strumenti per ricominciare a funzionare (webinar, digitalizzazione, trasferimento di conoscenze), in cui la comunicazione e il marketing hanno avuto un ruolo fondamentale. Gimeno ha spiegato che “hanno dovuto cambiare le modalità per avvicinarsi al pubblico, spostando l’attenzione dall’enoturismo alla priorità della sicurezza e la salute”. Per concludere con una nota positiva, la relatrice cilena ha affermato che “questa situazione ha permesso a Enoturismo Chile di conoscere meglio il settore. Vogliamo considerarla come un’opportunità per l’enoturismo”.
Il punto di vista spagnolo è stato presentato da Zaida Semprún, del World Shopping Tourism Network, e da Beatriz Vergara, di González Byass, con un intervento intitolato “Nuova realtà, nuovo enoturismo”. Semprún ha definito il quadro generale dell’impatto che ha avuto il turismo, e l’enoturismo in particolare, sull’economia spagnola prima del Covid-19 rispetto alla “nuova realtà”. Ha spiegato come il settore si stia adattando attraverso protocolli e marchi (come i bollini “Safe Travels”) e ha analizzato le opportunità (cerchia ristretta, pubblico locale) e le sfide (misure di sicurezza, distanziamento dalla propria cerchia ristretta) che la crisi suppone, concludendo con una lista di nuove situazioni che un’azienda vinicola si trova ad affrontare (limitazione del numero delle persone, intervalli tra le visite). Vergara ha quindi presentato la specificità dell’enoturismo, che consente di creare esperienze più personalizzate e che può porsi come offerta complementare alle diverse destinazioni turistiche. È una risorsa nella crisi pandemica e nel contesto attuale e la digitalizzazione è fondamentale per materializzare le esperienze che possono essere proposte. La digitalizzazione è arrivata per restare. Poter conoscere i clienti per offrire loro esperienze personalizzate e individuare il corretto equilibrio tra tecnologia e contatto umano sono aspetti fondamentali per tutte le relatrici, perché questi cambiamenti digitali non sono transitori. Insieme a tali cambiamenti, lo sviluppo del turismo locale si è rivelato vitale per la ripresa, e la sostenibilità è uno dei suoi pilastri.
In tal senso, Roberta Garibaldi ha evidenziato l’importanza della raccolta dei dati di visitatori effettivi e potenziali, compresi non solo i clienti tradizionali, ma anche quelli online (sito web, social media, ecc.). “Essere in grado di tracciare questi utenti è necessario per pianificare servizi creativi ed efficaci con offerte specifiche per ogni segmento, fornendo un’offerta personalizzata”, ha dichiarato. Ma con l’aumento delle attività digitali vi è anche una “necessità di attrezzature professionali”, ha ricordato Garibaldi, sottolineando che “questi strumenti rappresentano un aiuto eccellente per mantenere le interazioni con i visitatori.Senza dimenticare di dare un tocco umano alla tecnologia, attraverso una buona narrazione”.
La nuova modalità di comunicazione virtuale generata dalla crisi, ha affermato Irene Gimeno, “si è rivelata molto efficace”. Secondo lei, eventi come i webinar hanno permesso di aumentare il numero dei partecipanti provenienti da zone diverse.“Credo che questo cambiamento sarà duraturo e diventerà uno strumento complementare alla presenza fisica”, ha aggiunto. La moderatrice del webinar ha sottolineato che il turismo domestico sta sostenendo la ripresa e ha chiesto a Catherine Leparmentier Dayot “come possiamo rendere la categoria del vino più appetibile per il mercato locale”. La relatrice francese ha risposto che questa è “per l’appunto la sfida principale. A Bordeaux, la maggior parte dei turisti sono stranieri. Le aziende vinicole hanno iniziato a domandarsi chi sarebbe venuto a visitarle”, ha spiegato. Una situazione aggravata dal fatto che le aziende vinicole “non possedevano alcuno strumento adatto a raggiungere i turisti nazionali”. Pur sperando in una prossima ripresa del turismo internazionale, Leparmentier Dayot afferma “dobbiamo rivolgerci a questi nuovi consumatori con una prospettiva di lungo termine, ed è qui che il marketing, la narrazione e tutti gli altri strumenti che abbiamo creato devono rimanere e continuare a svilupparsi”. “Il turismo, uno strumento per lo sviluppo rurale”.
Sandra Carvao, responsabile del dipartimento Tourism Market Intelligence and Competitiveness dell’OMT, ha chiuso il webinar ricordando che il tema della Giornata mondiale del turismo di quest’anno è “Turismo e sviluppo rurale”. Per riassumere, Carvao ritiene fondamentale conoscere i consumatori, in particolare ora che il turismo locale ha un ruolo così rilevante, per costruire solide collaborazioni e modelli di governance forti nei quali i settori pubblico e privato possano collaborare allo sviluppo del turismo insieme alle comunità locali. Ha sottolineato inoltre la necessità di migliorare la gestione delle destinazioni, per coinvolgere i visitatori nella “nuova realtà”, e di affidarsi alla digitalizzazione in tutte le fasi di questo processo. Nel suo intervento ha ribadito il valore della sostenibilità, ricordando, ad esempio, l’aumento dei materiali usa e getta dovuto all’applicazione dei protocolli sanitari e la necessità di ragionare sulla drastica riduzione dell’impatto ambientale di tali misure.
giovedì 1 ottobre 2020
Approccio agroecologico basato su profilassi, monitoraggio e migliore resilienza dei sistemi vitivinicoli: così la Francia verso una coltivazione della vite senza pesticidi
La coltivazione della vite senza pesticidi diventa possibile grazie al progetto VITAE appena lanciato dalla Stato Francese nell'ambito del programma di ricerca prioritario “Coltivare e proteggere la vite: un altra via è possibile”. Coordinato da INRAE, riunirà più di 60 ricercatori per 6 anni.
Il Ministero dell'Istruzione Superiore, della Ricerca e dell'Innovazione ha annunciato lo scorso 23 settembre l'elenco dei 10 progetti scientifici selezionati nell'ambito del Priority Research Program (PPR) "Coltivare e proteggere la vite: un altra via è possibile", finanziato per 30 milioni di euro. Il progetto “Vitae, coltivare la vigna senza pesticidi” è uno di questi e riceverà un finanziamento di 3 milioni di euro in 6 anni. VITAE prenderà il via nel 2021. Coordinato da François Delmotte dell'Istituto nazionale per la ricerca in agricoltura, alimentazione e ambiente (Inrae) Bordeaux-Aquitaine, il progetto riunirà più di 60 ricercatori di dodici laboratori di Inrae, l'Università di Bordeaux , l'Università di Bourgogne-Franche-Comté e Montpellier SupAgro.
Vitae nasce con più obiettivi, in modo da consentire lo sviluppo di metodi innovativi di controllo delle malattie. Gli scienziati lavoreranno in particolare sulla resistenza genetica della vite e sul biocontrollo. Esamineranno anche le aspettative dei consumatori e i cambiamenti sociali necessari per portare la viticoltura verso l'agroecologia. Il progetto avrà un approccio interdisciplinare, affrontando temi scientifici finora poco esplorati, mettendo in discussione la portata dei cambiamenti sociali necessari per promuovere questa svolta agroecologica. La sua particolarità è quella di essere centrato su un unico settore, quello viticolo, in modo da garantire una maggiore rilevanza in grado di coprire tutte le regioni vinicole francesi. Per la prima volta un progetto riunirà l'intera comunità di ricerca nazionale con un approccio multidisciplinare sul tema del rilascio di pesticidi nel settore della vite e del vino, basandosi sulla produzione di nuova conoscenza e sul suo trasferimento, in particolare attraverso la formazione e la vicinanza con gli attori interessati.
Coltivare viti senza pesticidi è una grande sfida. L'uscita dai pesticidi dalle pratiche viticole richiede l'integrazione di più leve di gestione, ciascuna con effetti solo parziali (regolazione biologica, stimolazione dell'immunità, resistenza genetica, ecc.), passando da un approccio curativo a un approccio agroecologico, basato sulla profilassi, il monitoraggio e una migliore resilienza dei sistemi vitivinicoli. I livelli di efficienza dei metodi di controllo richiedono che siano integrati in nuove strategie di protezione che massimizzino i loro effetti combinati, adattandoli al clima locale, ai contesti socio-economici e alle sfide del mercato.
La resistenza genetica della vite è una leva essenziale per ottenere zero pesticidi in viticoltura. L'uso di vitigni resistenti alle malattie solleva tuttavia questioni cruciali sulla durabilità della resistenza, l'adattamento di nuovi vitigni ai cambiamenti climatici, la qualità dei vini e la loro accettazione da parte dei consumatori.
Per quanto riguarda il biocontrollo, si cercherà di identificare i consorzi microbici (batteri, funghi, micovirus) antagonisti delle malattie della vite. Il progetto stimolerà la ricerca sui prodotti di biocontrollo con modalità di azione originali (attivazione / de-repressione delle difese della vite, interruzione della riproduzione dei patogeni). Verrà valutata la loro interazione con la fisiologia della pianta al fine di implementare al meglio queste soluzioni in vigna. Le soluzioni di biocontrollo copriranno l'intero ciclo di vita dei patogeni, inclusa la riproduzione sessuale.
La combinazione delle leve di disinfestazione è il cuore di VITAE. L'obiettivo è esplorare empiricamente gli effetti combinati delle leve, dal campo al paesaggio, che influenzano le reti alimentari integrando effetti non intenzionali sulla biodiversità. Saranno valutate anche le performance dei sistemi senza pesticidi, dalla produzione di uva (performance agronomica) al vino (performance enologica ed economica).
Infine, VITAE cercherà di risolvere le problematiche organizzative, caratterizzandone gli ostacoli, che inevitabilmente nasceranno della transizione dal vecchio sistema a quello nuovo. La coltivazione della vite senza pesticidi, infatti, può portare a cambiamenti nelle normative e nei sistemi di informazione ed etichettatura offerti sui mercati. Sarà svolto un lavoro prospettico interdisciplinare e integrativo con gli stakeholder al fine di generare scenari che aiuteranno le organizzazioni e i responsabili delle decisioni a implementare strategie di uscita dai pesticidi con programmi di incentivazione appropriati.