martedì 31 gennaio 2017

Cultura: Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018

Franceschini: competizione virtuosa che consente di lavorare molto anche in termini di progettazione e promozione. Oltre al titolo un milione di euro e esclusione dal patto di stabilità.


Palermo è la Capitale Italiana della Cultura 2018. Lo ha annunciato oggi il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, nel corso della cerimonia in cui il Presidente della Commissione Stefano Baia Curioni ha comunicato la motivazione che ha portato al riconoscimento della città di Palermo.

“La candidatura – recita la motivazione -  è sostenuta da un progetto originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all’inclusione alla formazione permanente, alla creazione di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni artistiche contemporanee. Il progetto è supportato dai principali attori istituzionali e culturali del territorio e prefigura a che interventi infrastrutturali in grado di lasciare un segno duraturo e positivo. Gli elementi di governance, di sinergia pubblico-privato e di contesto economico, poi, contribuiscono a rafforzarne la sostenibilità e la credibilità”

A concorrere per il titolo insieme al capoluogo siciliano, le città di Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna Recanati, Settimo torinese, Trento e l' Unione dei comuni elimo-ericini (Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice).

“Abbiamo visto che questa competizione virtuosa genera un meccanismo di partecipazione condivisa. Essere nella short list è un po' come ricevere una nomination all’Oscar: consente di lavorare molto anche in termini di progettazione e promozione” ha dichiarato il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e ha annunciato “nel 2018 verrà designata la capitale italiana del 2020 che avrà quindi due anni a disposizione per realizzare al meglio il progetto”.

Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha dichiarato: “C’è una profonda emozione, ma devo riconoscere che è stata una vittoria di tutti perché siamo stati capaci ognuno di narrare le bellezze dei nostri territori – e ha concluso – la cifra culturale più  significativa e che rivendichiamo è la cultura dell'accoglienza. Rivendichiamo il diritto di ogni essere umano di essere e restare diverso ed essere e restare uguale”.

Dal premio la città di Palermo riceverà un milione di euro e l’esclusione dal patto di stabilità delle spese per gli investimenti necessari per realizzare i progetti.

Questo lo spot video delle dieci città:

                 

DOC Maremma Toscana: ecco i grandi eventi previsti nel 2017

Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana protagonista con i suoi vini, espressione dei diversi terroir.


Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, realtà composta da 353 aziende che si suddividono tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori, apre l’anno 2017 con una programmazione intensa di eventi di respiro internazionale: Wein & Kultur, Buy Wine e Anteprime Toscane.


La partecipazione a questi appuntamenti ha l’obiettivo di promuovere la qualità dei vini della DOC Maremma Toscana in Italia e all’estero, valorizzare il territorio, esaltandone la diversità, non solo enologica, ma anche turistica, agricola, storica e culturale: caratteristiche che si riflettono nella qualità dell’offerta di questa terra.

Il primo appuntamento è Selezione Maremma di Wein & Kultur, giovedì 2 febbraio dalle 11.30 alle 19.30 presso l’Hotel Regina di Vienna. Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, con una rappresentanza di 8 aziende (Cantina I Vini di Maremma, Fattoria di Magliano, Frantoio La Pieve, Poggio Cagnano, Poggio L’Apparita, Roccapesta, Sassotondo, Val di Toro), insieme con Il Consorzio Montecucco e il Consorzio del Morellino di Scansano, si presenta al mercato austriaco dove il potenziale di crescita è ancora molto alto. Il pubblico partecipante composto da circa 200 tra importatori, distributori, agenti, titolari di ristoranti, enoteche e negozi alimentari, giornalisti, sommelier e operatori turistici di Vienna e zone limitrofe (anche Bratislava) avrà modo di incontrare i produttori italiani grazie a due momenti di approfondimento: un seminario sulla Maremma con il Vicepresidente dell’Associazione Sommelier di Vienna Walter Kutscher e la degustazione a banco aperta con assaggio dei vini più rappresentativi delle aziende vinicole presenti.

Venerdì 10 e sabato 11 febbraio sarà la volta del Buy Wine a Firenze, uno degli eventi di riferimento per gli importatori di tutto il mondo interessati ai vini toscani, giunto con successo alla settima edizione. In particolare, alla Fortezza da Basso di Firenze sabato 11 febbraio dalle 9.30 alle 18.00, il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, insieme con i consorzi del Montecucco, Morellino di Scansano, Vini Cortona, Vini di Carmignano, Valdarno di Sopra Doc, Bianco di Pitigliano e Sovana, Colline Lucchesi, Vini Orcia, Val di Cornia ed Elba, aprirà le Anteprime Toscane. Il giorno successivo, domenica 12 febbraio, un gruppo di circa 35 buyers arriveranno sul territorio maremmano dove il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, in collaborazione coi Consorzi del Morellino di Scansano e del Montecucco, organizzerà presso lo splendido Granaio Lorenese ad Alberese una presentazione del territorio e degustazioni a banco per oltre 50 aziende del territorio, dalle 10.30 alle 17.30. Infine, nei giorni di lunedì 12 e martedì 14 febbraio i buyers visiteranno alcune aziende del territorio.

La stagione delle grandi anteprime toscane è sempre molto attesa dalla stampa internazionale e dagli operatori di settore di tutto il mondo. Una grande opportunità commerciale e un’importante vetrina da sfruttare al meglio per comunicare e trasmettere le caratteristiche delle nuove annate e i valori di un territorio che esprime una tradizione vitivinicola tramandata da secoli.

Numeri da record e tante sfide, Federdoc racconta il 2016 del vino Italiano

Primato mondiale nella produzione, cresce l'export che vola oltre i 5 miliardi di euro ma restano tante le battaglie da combattere. Presentato a Roma il rapporto annuale.

Amatissimo soprattutto all’estero, in costante crescita sui principali mercati internazionali ma fermo su quello interno, dotato di straordinario appeal e proprio per questo soggetto a continui attacchi. È il vino italiano così come emerge dai dati presentati da Federdoc nel corso del rapporto annuale, momento di sintesi essenziale per tutto il comparto, incontro che ha consentito di fare il punto sullo stato di salute del Vigneto Italia.

Molti i dati positivi, a partire dal raggiunto primato produttivo mondiale con 48,5 milioni di ettolitri (fonte MIPAAF, Ismea, UIV), per proseguire con quelli legati all’export che lo scorso anno ha raggiunto i 5,4 miliardi di euro e che nel primo semestre del 2016 hanno fatto registrare un +4,5% in volume e un lusinghiero +7,9% in valore. Con i vini a Denominazione di Origine che a loro volta crescono del 5% in volume e dell’8% in valore.

“L’Italia del vino si conferma un Paese orientato ad un export verso i Pesi terzi – ha sottolineato Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Federdoc – Mentre i consumi interni pro capite continuano a calare, prosegue la scalata ai mercati esteri, confermando quelli storici come USA, Regno Unito e Germania, mantenendo salde le posizioni in Francia, Canada, Australia e Messico ma, soprattutto, sviluppando numeri rilevanti in Cina e Corea, target di assoluto valore. Ma in realtà è tutto il mondo che chiede i nostri vini e non è un mistero che ormai l’80% delle etichette nazionali sono destinate a superare i confini italiani”.

Un exploit che rende ancora più importante il ruolo di controllo e vigilanza che Federdoc svolge per proteggere i vini italiani a DO e tutte le aziende del comparto che, nell’ultimo anno, hanno sviluppato introiti per quasi 10 miliardi di euro. Una voce importante per il bilancio del Paese, un asset fondamentale che va protetto da molteplici attacchi e che, solo negli ultimi mesi, ha visto Federdoc protagonista di numerose battaglie.

“Siamo stati promotori, insieme alle altre organizzazioni della filiera – ha spiegato Ricci Curbastro – di moltissime azioni atte a proteggere le DO italiane. Vale la pena ricordare che abbiamo ottenuto la modifica della proposta che aveva come obiettivo concreto quello di liberalizzare l’uso delle varietà che, se fosse stata accettata, avrebbe causato un vulnus gravissimo all’intero sistema delle Indicazioni Geografiche. Così come fondamentale è stato il nostro intervento nella delicatissima questione dell’attribuzione dei domini .wine e .vin che ha consentito di evitare che il mondo del web diventasse una vera giungla, terreno di caccia ideale per chiunque volesse approfittare della rinomanza delle DO più note, usurpandone di fatto il nome con grave danno sia per i produttori che per i consumatori”.

Un fitto calendario di impegni, quello di Federdoc, composto da numerosi passaggi: dalla partecipazione al decreto “Campolibero”, avviato dal MIPAAF, fino alla grande novità di Equalitas, operazione che ha visto l’impegno della federazione nella direzione della sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Il tutto senza dimenticare il lavoro svolto per il “Testo Unico della Vite e del Vino”, approvato lo scorso 18 novembre, passaggio fondamentale per unificare, aggiornare e razionalizzare le leggi esistenti nel settore.

“E infine va ricordato il nostro impegno nella lotta alla contraffazione – ha concluso il Presidente Riccardo Ricci Curbastro – che ci ha visto stipulare un protocollo di intesa con l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi, l’AICIG ed E-bay. Un’operazione sinergica che ha determinato l’attivazione del programma VE.RO, uno strumento di monitoraggio del variegato mondo del web con la conseguente possibilità di segnalare in modo tempestivo irregolarità di tutti i tipi e che ha comportato il blocco di 368 annunci di vendita in contrasto con gli interessi delle DOP e IGP”.

LIV-EX: MASSETO E SASSICAIA NELLA TOP TEN DEI VINI PIÙ IMPORTANTI DEL MONDO

Masseto il pregiato vino Cru italiano fra i più prestigiosi rossi di Bolgheri, si conferma eccellenza enoica del Made in Italy collocandosi collocandosi all’ottavo posto nella top ten dei prezzi medi. Contestualmente un altro grande vino italiano, il Sassicaia, è addirittura primo nella speciale classifica della quantità di bottiglie vendute.

Una delle più importanti riviste di settore al mondo, l’autorevolissimo The Drink Business ha pubblicato proprio in questi giorni la top 100 del 2016 secondo il Liv-ex, l’indice del mercato secondario dei fine wines, che monitora l’andamento degli scambi delle griffe più quotate del mondo enoico, di cui il 75% di Bordeaux. 

Il merlot toscano Masseto sorprende tutti nelle TOP TEN dei prezzi medi, in cui s’insedia all’ottavo posto, unico brand italiano a interrompere lo strapotere dei Bordeaux francesi. Nella classifica per prezzi medi in testa c’è Domaine de la Romanée-Conti, che nel 2016 ha raggiunto le 18.141 sterline a cassa, tallonato da Château Le Pin, a 17.300 sterline, con Masseto alla posizione n. 8, a 4.619 sterline.

Un altro grande riconoscimento che caratterizza la forza nelle borse e nelle aste vinicole internazionali di questo vino, già protagonista nel 2012 di un’asta da record a Sotheby’s, New York, quando una quindici litri di Masseto 2007, uno dei rari e numerati esemplari, strappò una favolosa battitura da 49.000 dollari americani (37.000 Euro), l’equivalente di 1.850 Euro a bottiglia.

Il costante lavoro dello staff e le perfette condizioni climatiche e geologiche hanno portato, in un ventennio di esistenza, a ottenere riconoscimenti nazionali e internazionali di prima grandezza, in particolare dalle più eminenti “bibbie” vinicole esistenti: Wine Spectator ha premiato il Masseto del 2001 con il punteggio massimo (100/100) e Wine Advocate ha conferito 100/100 a Masseto 2006. Di pochi giorni fa anche il riconoscimento da parte dei numerosissimi utenti della community vinicola internazionale Vivino, che hanno premiato Masseto 2010 come “Miglior rosso dell’Italia Centrale”.

Ma nel Liv-ex 2016 c’è spazio anche per un altro grande prodotto italiano, il Sassicaia, che ottiene un pregevole primato: è infatti primo nella speciale classifica della quantità di bottiglie vendute, con 1.624 casse da 12 bottiglie (per un totale di 19.488 bottiglie). Più di Lafite Rothschild (1.047), Mouton Rothschild (855), Haut-Brion (759) e Latour (651).

La classifica dei cento vini più importanti del mondo: 

Vino&Scienza. L’origine varietale si riconosce nell'uva e nei mosti, ma si confonde nel vino

Pubblicato ampio studio sulla tracciabilità genetica della filiera vitienologica.

Oggi esistono tecniche diverse e complementari basate su analisi degli isotopi stabili,  genomica e metabolomica, che possono fornire importanti informazioni su provenienza e qualità dei prodotti enologici. Tuttavia il vino rimane una delle bevande alcoliche più complesse e nel suo codice genetico si nascondono ancora alcuni segreti. Uno, in particolare: l’identità delle uve utilizzate per produrlo.

E' quanto emerge da un recente studio condotto dalla Fondazione Edmund Mach sui vini Brunello di Montalcino, Lambruschi Modenesi e Trentodoc, una delle più complete indagini sulla tracciabilità genetica dell'intera filiera enologica. Questa ricerca rappresenta un passo in avanti per la verifica del rispetto dei disciplinari di produzione che prevedono la purezza varietale o l’impiego di vitigni in proporzioni definite, aspetti questi che hanno delle implicazioni sia per la tutela della tipicità che per l’identificazione delle frodi.

La scoperta

Ottenere il profilo del DNA da foglie, tralci, uva o radici è una pratica consolidata per l’identificazione delle varietà di vite, mentre il riconoscimento delle varietà nel vino reale è ancora controverso.  Prelevando campioni da numerose fasi di lavorazione dell’uva e dei mosti, fino ai vini commerciali, i ricercatori hanno dimostrato che durante il processo di fermentazione il DNA dell’uva diminuisce e alla fine subisce dei cambiamenti che ne ostacolano la lettura.

La pubblicazione scientifica e le due ricerche

La sperimentazione è stata descritta nel Journal of Agricultural and Food Chemistry, una rivista dell’American Chemical Society, che riporta i risultati di due importanti ricerche finanziate dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino per la filiera produttiva del vino Brunello di Montalcino, e da AGER - Fondazioni in rete per la ricerca agroalimentare- per le filiere dei Lambruschi Modenesi e del Trentodoc. Autori della pubblicazione scientifica sono Valentina Catalano, Paula Moreno-Sanz, Silvia Lorenzi e Stella Grando.

Utilità

Con questo articolo i dettagli della sperimentazione sono messi a disposizione di tutti coloro che hanno dubbi e domande sulla tracciabilità genetica dei vini, e di chi intende proseguire su questa strada o cercare approcci alternativi. Oltre ad aver valutato la riproducibilità di metodi già pubblicati, lo studio ha identificato infatti anche marcatori genetici vitigno-specifici che permettono di determinare la quantità relativa di due o più varietà di uve in miscele di DNA in laboratorio.

Il riconoscimento del Dna è possibile fino a oltre metà della fermentazione.“Analizzando il DNA estratto da vino risulta ancora difficile risalire alla combinazione di vitigni utilizzata. Il riconoscimento è attendibile fino a oltre metà della fermentazione, dopodiché la quantità di DNA diventa residuale. Ne deriva che per quanto il DNA sia la molecola ideale per l’autenticazione dell’origine varietale e per stabilire la composizione varietale di una matrice, allo stato attuale l’analisi del DNA isolato da vini non garantisce risultati riproducibili ” spiega Stella Grando, responsabile del gruppo genetica della vite FEM. “Il DNA dell’uva subisce modifiche tali che l’analisi PCR viene inibita: DNA scarso, molto frammentato, a singolo filamento e in certi casi contaminato da sostanze che ne impediscono l’amplificazione”.

La pubblicazione

Catalano V, Moreno-Sanz P, Lorenzi S, Grando M.S.(2016)
“Experimental review of DNA-based methods for wine traceability and development of a single-nucleotide polymorphism (SNP) genotyping assay for quantitative varietal authentication”
Journal of Agricultural and Food Chemistry 64, 6969−6984

Trentino. Una forte e virtuosa sinergia tra turismo e vitivinicoltura

Storie ed eventi di gusto, protagonisti di un ricco calendario
Sono ben 200 gli appuntamenti legati al mondo dell’enogastronomia, in programma nel corso dell’anno presentati ieri alle Cantine Endrizzi di San Michele all’Adige.


Le produzioni del territorio saranno protagoniste di oltre 200 eventi che, nel corso di quest’anno, coinvolgeranno circa 160.000 partecipanti e vedranno coinvolti più di 1.000 soggetti (produttori, enti di promozione, strutture ricettive, figure professionali).


Un calendario, presentato questa mattina alle Cantine Endrizzi di San Michele all’Adige da Trentino Marketing (presente l’amministratore unico, Maurizio Rossini e la responsabile dell’area enogastronomica, Elisabetta Nardelli), che da gennaio a dicembre permette a turisti e residenti di scoprire da vicino il mondo dei sapori trentini, attraverso eventi ed iniziative che mettono al centro la valorizzazione della filiera produttiva trentina.

“Oggi in sala sono raccolti tanti soggetti che, a vario titolo, lavorano tutti i giorni per sviluppare una sinergia importante, quella tra agricoltura e turismo. In questo progetto non ci sono protagonisti, bensì co-protagonisti, nello spirito di rafforzare la rete, e quello che siamo a presentare oggi ne è l’esempio concreto” ha così aperto la conferenza l’assessore al Turismo della Provincia di Trento, Michele Dallapiccola, che ha preceduto diversi interventi, tra i quali quello del padrone di casa, Paolo Endrici, membro del Comitato marketing del Consorzio Vini: “Voglio fare un invito ai miei colleghi produttori ad aprire le loro cantine. Questi eventi enogastronomici possono rappresentare una motivazione di vacanza, nell’ottica di una destagionalizzazione dell’offerta turistica e una grande opportunità per comunicare e vendere i nostri prodotti”. Gli ha fatto eco, Gianni Battaiola, vice presidente di Asat che ha parlato di una “maturità del turista che, nelle strutture ricettive, cerca sempre di più i prodotti del territorio e gli albergatori devono essere pronti ad offrirglieli. A questo proposito servirebbe una piattaforma d’acquisto, che aiuti nella reperibilità dei prodotti”.

Vino ed altri sapori trentini in una proposta molto capillare quindi, sia per la frequenza delle iniziative sia per i territori coinvolti, possibile grazie al grande impegno di produttori e operatori del sistema. Una proposta che sarà promossa in modo unitario attraverso una brochure e il portale visittrentino.it, nella sezione dedicata, oltre che sul sito tastetrentino.it che racconta il lavoro svolto dalle Strade del Vino e dei Sapori del Trentino. Quella tra vitivinicoltura e turismo è un’alleanza virtuosa; attraverso un’attenta valorizzazione dell’agricoltura e di tutta la filiera produttiva, la vacanza acquista ulteriore valore e autenticità. Allo stesso modo, grazie al settore enogastronomico, può avvalersi di un canale di promozione importante. Una sinergia quindi che rafforza entrambi i settori.

A raccontare i ventitré eventi dedicati al vino che, da aprile a dicembre, proporranno diverse   formule di intrattenimento: rassegne dedicate ai diversi vitigni, cantine aperte, mostre dei vini e degustazioni in alta quota, è stato Francesco Antoniolli, presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Altre produzioni trentine come mele, ortaggi, salumi, solo per citarne alcuni, animeranno ulteriori 92 appuntamenti sul territorio. Su questo è intervenuto Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot.

Ivanna Marini, vice presidente dell’Unione italiana ciechi ed Ipovedenti sezione Trentino, ha invece portato la sua testimonianza sulla novità di quest’anno, ovvero l’iniziativa “Trentino Ad Occhi Chiusi”. Si tratta di proposte di week-end da giugno a settembre, da godere con “tutti i sensi”. Itinerari non convenzionali da percorrere in sicurezza, senza ostacoli né difficoltà in modo lento.  

VINOVISION PARIS - PARIGI INAUGURA IL SUO PRIMO SALONE PROFESSIONALE INTERNAZIONALE DEL VINO

Protagonisti i vini della Francia Settentrionale. Parigi, Porte de Versailles, dal 12 febbraio 2017 al 14 febbraio 2017. 


VinoVision Paris è un evento inedito: organizzato da Interprofession des Vins Val de Loire, Borgogna, Alsazia e dall’Associazione Generale dei Viticoltori di Champagne, ha come obiettivo quello di offrire una nuova piattaforma di mercato internazionale ai vini settentrionali.

Oltre a queste regioni fondatrici, l’insieme dei bacini settentrionali saranno rappresentati grazie alla presenza del Beaujolais, della Savoia, del Jura, e del Bugey. VinoVision Paris presenterà anche prodotti di vigneti stranieri del « cool climate ».

Per tre giorni all'insegna del « refreshingly different », gli operatori potranno esplorare l’insieme dell’offerta in un salone a dimensione umana, scoprire nuovi vini, ispirarsi sullo spazio tendenza proposto in collaborazione con l’agenzia NellyRodi, o ancora partecipare a Master Class esclusive.

VinoVision Paris è aperto a tutte le aziende che propongono vini provenienti da regioni settentrionali:

Vini d’Alsazia
Vini del Beaujolais
Vini di Borgogna
Vini del Bugey
Vini di Champagne
Vini del Jura
Vini di Lorena
Vini della Savoia
Vini della Valle della Loira
Vini delle regioni settentrionali straniere (Germania, Regno Unito, Oregon, Austria...)

Ed è indirizzato a:

Importatori
Distributori
CHR
Enoteche e negozi specializzati
Sommeliers
Grossisti
Grandi Superfici,
centrali d’acquisto
E-commerce
Duty Free

lunedì 30 gennaio 2017

Il biologico appaga la nostra voglia di verde

Il consumo sostenibile dalla teoria alla pratica. Il caso dei prodotti biologici.

Che il biologico rivesta una funzione centrale nell’ottica del consumo sostenibile è ormai un fatto ampiamente consolidato, testimoniato sia dal mercato in costante espansione sia dalle politiche di settore. Da fenomeno di moda, quindi, si è sempre più affermato come un oggetto di scelte di acquisto e di consumo consapevoli, attente a salvaguardare sia l’ambiente sia la salute e il benessere individuale.

In tal senso il CREA, con il suo centro di Politiche e bioeconomia, partendo da un’analisi delle politiche orientate a favorire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei consumi alimentari, si è focalizzato sul settore biologico delineando alcune possibili strategie per incrementarne la domanda di prodotti che favoriscano  la sostenibilità del sistema agroalimentare (tali riflessioni sono contenute nel volume disponibile on line Il consumo sostenibile dalla teoria alla pratica. Il caso dei prodotti biologici.

L’aumento della domanda di prodotti biologici passa sicuramente attraverso la percezione che i  consumatori hanno della sostenibilità ambientale ad essi associata. Le preferenze alimentari dei consumatori, infatti, oggi sono sempre più orientate verso prodotti considerati “verdi”, possibilmente comprovati anche dalla presenza di marchi di certificazione che ne sanciscano la maggiore salubrità e i maggiori benefici sull’ambiente. Pertanto le azioni legate alla corretta comunicazione, formazione ed educazione risultano determinanti per le scelte dei consumatori e vanno ad intrecciarsi con misure nate per accrescere la consapevolezza dei consumatori e la trasparenza dei processi produttivi. Tali iniziative rappresentano indubbiamente il primo step del processo in atto per realizzare cambiamenti più radicali e incisivi nelle abitudini di consumo.

Ma questo da solo non basta. È necessario un approccio integrato di vari strumenti che promuovano comportamenti di consumo virtuosi, come ad esempio le campagne di educazione alimentare incentrate sulla armonizzazione di una corretta ed equilibrata composizione della dieta e sull’introduzione di prodotti biologici in quanto più sostenibili e amici dell’ambiente.

È senz'altro, inoltre, auspicabile la collaborazione fra i settori pubblico e privato da cui possono scaturire nuovi modelli alimentari e di consumo sostenibile dove confluiscano anche obiettivi di tutela sociale e lotta allo spreco. Questo accade in maniera più evidente in alcune realtà locali, dove le esigenze dei consumatori sono più riconoscibili e gli interventi di governance che coinvolgono tutti gli attori della filiera sono più facilmente gestibili. Qui, infatti, è possibile riscontrare le esperienze più innovative e di sperimentazione, dove il biologico è diventato il modello di produzione e di consumo di riferimento. Questo tipo di esperienze andrebbero sì incentivate, ma soprattutto estese dalla dimensione locale a contesti più ampi fino a raggiungere la dimensione regionale e nazionale.

NASCE L’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE SULLA SOSTENIBILITÀ IN VITICOLTURA

Il Wine Observatory on Sustainability (Osservatorio sulla Sostenibilità del Vino) è il primo collettore delle maggiori iniziative di sostenibilità sviluppate in ambito internazionale nel settore della vite e del vino.


Nato da una felice intuizione di Ettore Capri, professore ordinario in chimica agraria presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, e sviluppato in collaborazione con Unione Italiana Vini e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il WOS è una piattaforma no-profit creata con la finalità di condividere e coordinare esperienze,  attività e progetti rilevanti e positivi sviluppati in tutto il mondo da associazioni, Istituzioni e aziende per la sostenibilità della vitivinicoltura.  

Networking, sharing e collecting sono le parole chiave di questo progetto che, con un taglio decisamente internazionale e una forte base scientifica, mira ad essere un punto di riferimento non solo per i professionisti del settore ma anche per chiunque fosse interessato al tema della sostenibilità.

Presente all’interno della sede piacentina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il WOS vanta prestigiose collaborazioni a livello nazionale ed internazionale, in particolare, insieme alla Federazione Internazionale Vini e Spiriti (FIVS), l’Osservatorio sta attualmente lavorando al progetto “Sustainability Outreach to Small Trade Associations” (STAs Project).

Lo STAs Project è stato iniziato nel 2016 dalla responsabile uscente, la dott.ssa Chiara Corbo, laureata in Economia con un Ph.D. in Agrisystem, adesso ricercatrice presso l’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano ed è attualmente sviluppato dall'avvocato specializzato in diritto alimentare Beatrice La Porta, dottoranda Agrisystem dell’UCSC e nuova responsabile del WOS.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che, a fronte di una moltitudine di programmi e iniziative di sostenibilità, i produttori vitivinicoli non sempre riescono ad adottare approcci pragmatici per l’implementazione di azioni concrete e le associazioni di categoria difficilmente riescono ad offrire un supporto in questo processo, non riuscendo cogliere pienamente i significati della sostenibilità. Questo è ancora più vero per le realtà situate nei Paesi “emergenti” del mondo del vino.

“Quello della sostenibilità è un argomento “caldo” nel mondo del vino: all’interno del database del WOS abbiamo rilevato più di 40 iniziative a livello globale (e il lavoro è ancora in via di sviluppo!)” afferma Chiara Corbo. “Da un confronto con i responsabili della FIVS è tuttavia emerso come, nonostante il grande fermento, molte associazioni di categoria – soprattutto di medie e piccole dimensioni – rilevano il problema di non riuscire a rispondere alla domanda dei produttori a loro associati: da dove cominciare per implementare nel concreto la sostenibilità? Da dove partire per un approccio pragmatico e consistente?”.

Partendo dai mercati emergenti del vino dell’Est Europa, il progetto, dunque, prevede in primis il confronto diretto con i responsabili delle associazioni di categoria dei produttori vitivinicoli, al fine di coglierne interrogativi ed esigenze. Questo lavoro di condivisione delle informazioni porterà poi alla successiva redazione di linee guida per lo sviluppo di iniziative e programmi che, pur seguendo approcci condivisi e definizioni comuni, saranno specificatamente “tarate” su tali particolari realtà, con l’obiettivo finale di aiutare gli operatori locali a meglio comprendere le ragioni poste alla base della sostenibilità, l’importanza di implementare programmi e iniziative in tal senso e le modalità più idonee per il coinvolgimento dei soggetti attivi.

“Il WOS si caratterizza per essere non solo un collettore di iniziative ma anche una realtà proattiva e duttile capace di un confronto diretto e costruttivo con i soggetti operanti nel settore vitivinicolo” afferma l’Avv. La Porta, che prosegue sottolineando l’importanza dell’Osservatorio anche in vista dell’EXPO 2020 che a Dubai avrà tra i temi principali proprio quello della sostenibilità.


http://wineobservatorysustainability.eu/
http://operaresearch.eu/

venerdì 27 gennaio 2017

Vinisud 2017: un nuovo format dedicato a tutti i professionisti del vino

L’appuntamento è a Montpellier il 29, 30 e 31 Gennaio 2017. L’edizione è segnata da molteplici novità per rinforzare ulteriormente i servizi professionali e il dinamismo delle relazioni commerciali offerti dal Salone.



Sono più di 20.000 i visitatori attesi, di cui 6.000 internazionali, provenienti da 70 nazioni diverse. Tra questi saranno presenti 400 importanti buyer che sono gli attori principali nei rispettivi mercati di provenienza, di cui 200 definiti “VIP” selezionati al Forum International d’Affaires. Per la prossima edizione l’organizzazione prevede l’adesione di oltre 1000 espositori. 


Nel 2017 Vinisud si mette ancor più a servizio di tutti gli attori della filiera creando gli strumenti necessari destinati a facilitare le relazioni commerciali, proponendo nuovi incontri e anticipando le tendenze di domani.

GLI INCONTRI IRRINUNCIABILI PER GLI ESPOSITORI E I BUYER INTERNAZIONALI

Vinisud quest’anno ha rinforzato il suo programma di incontri d’affari creando anche gli strumenti commerciali necessari per rendere tali incontri maggiormente efficaci:

- Una piattaforma online con la funzione di mettere in relazione i buyer e gli espositori fissando incontri “face to face” direttamente presso gli stand

- Accoglienza personalizzata dei buyer al Salone

UN SALONE INTERNAZIONALE CHE SI ADATTA ALL’EVOLUZIONE DEI MERCATI

Tra le novità dedicate a tutti i visitatori, Vinisud mette a disposizione alcune aree tematiche:

- LA NOUVELLE VAGUE di Vinisud: riservata ai giovani produttori, un importante investimento diretto alla valorizzazione degli attori di domani, allo scopo di dinamizzare ancor di più la fiera;

- MEDITERRANEAN WINE TOURISM di Vinisud: primo spazio consacrato all’enoturismo mediterraneo realizzato in associazione con winetourisminfrance.com, con un area espositiva dedicata, un chiosco  e tre tavole rotonde in programma.

UN SALONE SPECIALIZZATO NEI VINI DEL MEDITERRANEO

Vinisud anticipa le tendenze di domani e mette a disposizione degli strumenti utili dedicati al monitoraggio delle stesse.

- n partnership con Wine Intelligence, Vinisud crea il primo Osservatorio Internazionale dei Vini del Mediterraneo nel mondo

- In collaborazione con SOWINE e SSI, Vinisud pubblica un’inchiesta esclusiva ricca di informazioni, realizzata a Londra e a New York, sulle tendenze dei consumi dei Millennials (21-35 anni) in materia di vino.

PER L’EDIZIONE 2017 DEL SALONE VENGONO CONFERMATI GLI SPAZI DI SUCCESSO DEL 2016

- Le Palais Méditerranéen, dedicato alla degustazione libera e gestito dall’Union des Oenologues de France;

-  La Sparkling Zone, area libera dedicata alla degustazione dei vini frizzanti e zona bar per i vini Prosecco e Cava;

- L’Espace Expression Mediterraneenne di Vinisud, che mette in luce le varietà e tutta la ricchezza del patrimonio viticolo del Mediterraneo;

- Il Digital Hub, polmone dell’ecosistema numerico del salone e luogo di condivisione e di scambio gestito dal team di SOWINE, dedicato alla scoperta delle nuove tendenze della comunicazione digitale.

A PROPOSITO DI VINISUD
Vinisud è il Salone di riferimento internazionale per i vini di tutto il bacino Mediterraneo. L’edizione 2017 avrà luogo al Parc des Expositions di Montpellier, in Francia, dal 29 al 31 Gennaio. Con una squadra affiatata, appassionata, votata all’azione, Vinisud si mette ogni anno a servizio di tutti gli attori della filiera vitivinicola.

ONAV: CONVEGNO NAZIONALE "COMUNICARE IL VINO"

La corretta informazione nasce dalla conoscenza. Partire da solide basi scientifiche per raccontare il vino in modo corretto e aperto a tutti. È questa l’idea che il Comitato Tecnico Scientifico ONAV ha voluto far divenire elemento centrale del convegno nazionale “Comunicare il vino”, che si svolgerà a Roma il prossimo 4 febbraio.


Il comitato scientifico ONAV , prendendo spunto dall’osservazione di quanto il volume della comunicazione sul vino sia molto aumentato, ha voluto analizzare più in profondità la comunicazione del vino, evidenziando come spesso i contenuti siano banali e volutamente poco scientifici, atteggiamento questo che si discosta fortemente dalla filosofia dell'ONAV che fa della corretta informazione l’impegno fondamentale dell’associazione.

Il convegno “Comunicare il vino” nasce dunque dall’esigenza di portare all'attenzione dei soci ONAV e degli addetti ai lavori l'idea che sia possibile fare comunicazione del vino in modo tecnicamente corretto e, allo stesso tempo, con un linguaggio divulgativo e aperto a tutti.

“Crediamo che una platea di assaggiatori meglio formati dal punto di vista scientifico – spiega il prof. Vincenzo Gerbi, presidente del Comitato Scientifico ONAV - rappresenti un importante fenomeno culturale e sia elemento di crescita per tutto il mondo del vino. I relatori sono tutti convinti che questa via sia possibile e affronteranno il tema con esempi ed esperienze”.

“Una corretta comunicazione è fondamentale per tutto il comparto vinicolo – prosegue Vito Intini, presidente nazionale ONAV – per questo la conoscenza tecnica è la base da cui deve necessariamente partire la formazione di un professionista dell’assaggio. La finalità di un assaggiatore ONAV rimane infatti quella di essere uno “strumento” di corretta comunicazione del vino, legando il racconto a solidi contenuti culturali e scientifici”.

Una tematica certamente d’attualità che vedrà partecipare alla tavola rotonda, al fianco di Vito Intini e di Vincenzo Gerbi, ricercatori e professionisti della comunicazione: Osvaldo Failla, ordinario di Viticoltura all’Università di Milano; Luigi Moio, ordinario di Enologia all’Università Federico II di Napoli; Francesco Iacono, direttore Arcipelago Muratori; Anna Schneider, ricercatrice IPSP, CNR, Torino; Daniele Cernilli, direttore L’Assaggiatore e Doctor Wine; Giuliano Boni, Vinidea; Francesco Bonfio, Vinarius.

Un incontro che darà dunque nuovi spunti di riflessione a chi del vino ha fatto il proprio mestiere, all’insegna di quella “wine, passion & skill” che rende unica l’enologia italiana e di cui ONAV, per prima in Italia, si è fatta interprete.

“COMUNICARE IL VINO”
SABATO 4 FEBBRAIO 2017, ore 10.00
Hotel Shangri La Corsetti
Viale Algeria, 141 – EUR, 00144 Roma

PROGRAMMA

Vito Intini, Presidente ONAV: La comunicazione del vino nella formazione: i corsi, i protagonisti ed il metodo formativo in Italia.

Vincenzo Gerbi, presidente del Comitato scientifico ONAV, ordinario di Enologia all’Università di Torino : “I saperi dell’assaggiatore”.

Osvaldo Failla, ordinario di Viticoltura all’Università di Milano: “Le basi scientifiche del terroir”.

Luigi Moio, ordinario di Enologia all’Università Federico II di Napoli: suggestioni da “Il respiro del vino”.

Francesco Iacono, direttore Arcipelago Muratori: “Lo story telling del vino: poesia, enfasi, ma verità”.

Anna Schneider, ricercatrice IPSP, CNR, Torino: “Raccontare i vitigni dentro i vini: alcune verità, molte bugie”

Daniele Cernilli, direttore de L’assaggiatore e di Doctor Wine: “Evoluzione nel modo di parlare e di scrivere di vino”.

Giuliano Boni, Vinidea: ”L’innovazione tecnologica : ausilio o vincolo alla comunicazione del Vino?”.

Francesco Bonfio, Vinarius:”La comunicazione del Vino dall’enoteca al consumatore”.

Il convegno è organizzato dal Comitato Tecnico Scientifico ONAV

VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO: LA DOCG VA VERSO LE EMISSIONI ZERO

“Zero CO2”: La Docg del Nobile prima in Italia certificata “zero emission”


Sarà il primo progetto in Italia a riguardare una denominazione vitivinicola ed un intero distretto: per ogni bottiglia di Vino Nobile prodotta, un sistema in grado di compensare l’anidride carbonica emessa. Obiettivo, la sostenibilità ambientale della produzione.

Una certificazione su ogni bottiglia per dimostrare l’impatto zero della produzione sul territorio d’origine. E’ il risultato che si raggiungerà alla fine del percorso che ha preso il via con il progetto che ha come presupposto la riduzione delle emissioni dei gas-serra e la promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica e si pone come obiettivo la riduzione o la compensazione delle emissioni di CO2 derivanti dalle tre fasi su cui si articola la produzione della DOCG Vino Nobile (agricola, aziendale e di trasporto).

L’iniziativa, presentata questa mattina a Roma, nel corso di un appuntamento promosso dal Consorzio e dall'Amministrazione Comunale di Montepulciano durante il quale sono stati premiati anche tre studenti del corso dell'Università degli Studi di Roma UNITELMA-SAPIENZA “Gestione tecnico-economica della filiera bio-vitivinicola” che ha preso vita proprio da Montepulciano, ha come garante scientifico l’Università “G. Marconi” di Roma mentre i partner sono il Comune di Montepulciano, il Consorzio del Vino Nobile e la sezione italiana dell'ISES (International Solar Energy Society, la principale associazione tecnico-scientifica del nostro paese per la promozione dell'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili.

Obiettivi del progetto

Il principale scopo è quello di creare una Piattaforma Collaborativa per sostenere l’innovazione e il trasferimento tecnologico nelle aziende vitivinicole del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. In particolare la piattaforma collaborativa sarà caratterizzata da servizi materiali e virtuali che permetteranno l’integrazione degli organismi di ricerca, delle imprese agricole, delle tecnologie innovative, dei centri per l’innovazione del settore vitivinicolo in un sistema organizzato e strutturato della conoscenza, per incoraggiare il trasferimento dell’innovazione tecnologica e delle tecnologie sostenibile al sistema delle imprese agricole del settore vitivinicolo. Altro obiettivo è quello di migliorare il posizionamento delle aziende vitivinicole del Consorzio del Vino Nobile sul mercato internazionale in termini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il progetto mira anche a favorire il processo di scambio delle conoscenze e del know how attraverso la qualificazione della piattaforma collaborativa come un servizio e una struttura di riferimento per le aziende del Consorzio. Infine sviluppare modelli di competitività nelle aziende vitivinicole basati sui principi dello sviluppo sostenibile attraverso la partecipazione alla piattaforma come nucleo centrale di una rete globale della produzione di conoscenza.

L’impegno dei produttori di Vino Nobile

«L’impegno del Consorzio e del Comune in questa direzione – spiega il Presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Natalini – non è nuovo e già in passato abbiamo dato vita a iniziative di questo tipo senza contare le tante attività che le singole cantine svolgono con investimenti mirati proprio al risparmio energetico e ambientale». Al termine dell’iter del progetto Montepulciano, con la DOCG Vino Nobile, sarà il primo distretto vitivinicolo in Italia a poter certificare l’impatto zero sull’atmosfera della propria produzione vinicola. Il fine è giungere entro il 2020 (scadenza indicata anche dal Patto europeo dei Sindaci, a cui Montepulciano aderisce) alla neutralità delle emissioni di gas clima – alteranti grazie all’utilizzo da parte degli Enti pubblici o di privati di buone pratiche quali rimboschimenti, impiego di pannelli fotovoltaici, produzione di energia da centrali alimentate a biomasse etc.

Verso un distretto ambientale. Le politiche pubbliche

Il Sindaco di Montepulciano Andrea Rossi così ricostruisce i passi compiuti in questi anni: “Tutto nasce dal Seminario estivo della Fondazione Symbola, che Montepulciano ospitò nel 2011 e che proclamò valori e obiettivi che sembravano già tagliati su misura per il nostro territorio e le nostre politiche ambientali come l’affermazione della qualità come elemento di competitività, della cultura come motore dell’economia e come la possibilità di produrre vino mettendo al bando la CO2, e poi dall’iniziativa di una nostra azienda vinicola, Salcheto, di Michele Manelli, di concretizzare un’idea che sembrava un’utopia e cioè quella di basare l’intero ciclo produttivo del “Nobile” sull’impatto – zero”.

“L’Amministrazione Comunale – che aveva già nei propri programmi questi obiettivi – si è quindi attivata – prosegue Rossi – ha affidato all’Università Marconi di Roma il compito di realizzare la piattaforma che consente di misurare le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla produzione di vino e ha messo il progetto gratuitamente a disposizione del Consorzio del Vino Nobile, ha attivato partnership significative su scala nazionale, creando un progetto-pilota, un modello esportabile e ha elaborato un’ulteriore evoluzione dell’idea”.

“Oggi lavoriamo avendo come obiettivo un intero distretto sostenibile che, misurato il consumo ambientale che questo prodotto richiede, mette a sistema energie rinnovabili, pubbliche e private. Ed il passaggio successivo sarà certificare la sostenibilità dell’altra fonte primaria di reddito di Montepulciano, il turismo, allargato anche alla ristorazione, al commercio e alle stesse cantine. Una politica che incentivi gli acquisti da fornitori che producono in maniera etica, che inviti al riuso dei materiali, riducendo al massimo i consumi che – in prospettiva – preveda la circolazione dei centri abitati di mezzi pubblici alimentati ad elettricità”.

“E’ una sfida importante e significativa – conclude il Sindaco Rossi - ma, come dicemmo nel 2011, il futuro è già qui e dobbiamo esserne protagonisti per preservare il grande patrimonio ambientale che ci è stato trasmesso”.

Formazione. WEM 5, il percorso d'eccellenza per creare wine export manager

Alla Fondazione Edmund Mach, ha preso il via il 5° executive master in wine export management, il percorso formativo di eccellenza per esperti di commercio estero di vino. 


Il wine export manager è diventata una figura professionale sempre più richiesta nell'ambito di un settore, come quello vitivinicolo, caratterizzato da una continua espansione. 

Sono 25 i nuovi aspiranti manager scelti fra una rosa di 75 candidati provenienti da tutta Italia che avranno la possibilità di migliorare ed accrescere le proprie competenze e conoscenze in campo giuridico, management, marketing e comunicazione, internazionalizzazione e qualificazione per svolgere compiti di valorizzazione e promozione del patrimonio vinicolo.

L'evento di apertura ieri al Palazzo della Ricerca e Conoscenza con presentazione del piano didattico e delle attività, seguite dal seminario sulla professione export manager con l'esperto di commercio internazionale e di processi di internazionalizzazione, Alessio Gambino.

Chi è l'export manager?

E' una figura professionale che segue l'azienda nei mercati di destinazione, con il complessivo obiettivo di sviluppare il business estero. Un bravo Export Manager deve conoscere una o più lingue, avere forti doti commerciali e di negoziazione, conoscere il web e le nuove strategie di comunicazione. Deve essere una persona intraprendente, capace di lavorare per obiettivi.

Obiettivi corso

Fornire le competenze gestionali che sono indispensabili per l’export manager, ma che ancora di più sono “vitali” per tutte le aziende che vogliono affacciarsi ai mercati internazionali o potenziarne la loro presenza.

Formula Executive

Concepita per conciliare lavoro e studio, grazie alla struttura modulare che comprende lezioni ed esercitazioni in aula il venerdì più il sabato, a settimane alterne, per complessivi 10 appuntamenti (140 ore totali). WEM si svolgerà alla FEM con formula week – end dal 27 gennaio al sabato 27 maggio.

Docenti

Sono professori universitari, ricercatori, professionisti, consulenti, specialisti del settore enologico e del processo d’internazionalizzazione delle imprese. Il master si avvalerà di testimonianze ed esperienze di responsabili di alcune primarie aziende vinicole italiane con profilo “export oriented”.

Iscritti

È indirizzato a neolaureati (di primo o secondo livello), addetti commerciali, ma anche a piccoli imprenditori del settore vitivinicolo che ambiscano ad acquisire, o perfezionare, le competenze nella gestione dell'export del vino. Avere competenze di export management può essere un’esigenza di figure professionali molto diverse nel mondo del vino: il piccolo produttore, magari vitivinicoltore, l’enologo “tuttofare” della piccola cantina, il responsabile commerciale della piccola e media azienda, il proprietario/imprenditore che si occupa a 360° della gestione. Indispensabile buona conoscenza della lingua inglese (riferimento livello B1).

Programma Wem 5

Il percorso formativo del Master è imperniato su 10 moduli che costituiscono le 140 ore di formazione in aula.  Le macro aree di approfondimento sono: scenario vitivinicolo italiano e mondiale: produzione, consumi e tendenze; il nuovo profilo dell’export manager; marketing del mondo del vino; organizzazione dei principali mercati internazionali;la comunicazione del vino on line; attitudini ai consumi di vino e comunicazione interculturale;i canali distributivi;comunicare per vendere;le opportunità delle misure di finanziamento dell’unione europea;il binomio identità-relazione per affrontare i mercati.

Il seminario “Professione Export Manager - Crescere sui mercati esteri"

Il tema trattato è l'export e l'importanza per le aziende di contare su figure professionali preparate. “Le imprese vitivinicole -spiega Alessio Gambino- hanno sempre più bisogno di entrare o consolidarsi commercialmente nei mercati esteri. Per poterlo fare in modo duraturo e non occasionale hanno bisogno di figure professionali interne che abbiano le competenze necessarie per supportare i processi di internazionalizzazione”. Il lavoro di un export manager è complesso, richiede studio, analisi, capacità di ascolto ed osservazione. “Bisogna dedicare energie fisiche e mentali importanti, spesso affrontando viaggi lunghi e frequenti in Paesi con culture diverse e non immediatamente comprensibili. Il supporto dell’impresa diventa fondamentale per per raggiungere i risultati attesi e pertanto anche gli imprenditori devono investire con risorse finanziarie adeguate e sempre più crescenti”.

Alessio Gambino lavora presso CEO IBS ITALIA e Founder Exportiamo.it; esperto di commercio internazionale e di processi di internazionalizzazione, è coordinatore MBA presso l’Università G. Marconi, docente della Business School del Sole24Ore, Exportiamo Academy, NIBI - Nuovo Istituto di Business Internazionale, IPSOA e Tem Academy dell’ICE. (sc)

giovedì 26 gennaio 2017

Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell'Unesco

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che il Ministro Maurizio Martina ha firmato il dossier di candidatura nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell'UNESCO del sito veneto "Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene"


A comporre la bellezza di questo territorio irripetibile sono l’unicità morfologica delle colline a schiena d’asino, l’elevata biodiversità e la dimensione “culturale” del paesaggio, testimoniata da una ricca documentazione pittorica che risale al tardo ‘400 con il pittore Cima da Conegliano. Quello del Prosecco è un territorio di uno straordinario valore storico, culturale e paesaggistico che è stato in grado di esprimere un produzione che ha saputo conquistare apprezzamenti su scala mondiale. 

Il dossier sarà esaminato oggi dalla Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco che dovrà formalmente decidere se inviare a Parigi la candidatura per ottenere l'iscrizione del sito Unesco. Con il via libera alla candidatura nazionale si aprirebbe un percorso la cui conclusione è prevista a luglio del 2018.

Un traguardo importante raggiunto anche grazie al CREA, il più importante ente di ricerca italiano nell’agroalimentare, che ha contribuito con il suo centro di Viticoltura ed Enologia di Conegliano (Treviso).
“Il fatto rilevante – ha spiegato Diego Tomasi, il Direttore del centro di Conegliano tra gli autori del dossier tecnico – che una realtà paesaggistica come quella delle colline di Conegliano e Valdobbiadene possa candidarsi ad un riconoscimento così prestigioso è la dimostrazione che una viticoltura gestita in modo sostenibile e innovativo non contrasta con il vivere bene e il vivere bello. Anzi, riesce a creare da una parte bellezza del paesaggio, dall’altra conservazione del reddito”.

I lavori per la candidatura sono stati avviati nel 2009 sotto il coordinamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali‎. Nell'ottobre 2010 l'Unesco decise di inserire il sito di Conegliano e Valdobbiadene nella lista propositiva nazionale. Dopo un lungo lavoro di analisi e ricerca, nel marzo 2015 il sito è stato iscritto nel Registro nazionale dei paesaggi rurali tradizionali, elemento necessario per la candidatura nella lista dell'Unesco.

"Sosteniamo questa candidatura - ha dichiarato il Ministro Martina - perché esprime con forza la capacità del Prosecco di valorizzare un territorio agricolo e promuovere l'Italia nel mondo. Uno degli elementi di forza del dossier è dato proprio dalla positiva convivenza tra lavoro umano ed ecosistema. Vogliamo evidenziare ancora di più il ruolo centrale dell'agricoltore nella salvaguardia della biodiversità del paesaggio rurale. Mi auguro che la Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco confermerà la volontà politica di candidare questo pregevole sito ‎così da rafforzare il primato italiano in ambito Unesco, primo paese al mondo per siti dichiarati patrimonio dell'umanità"

Come rilevato poi da Coldiretti, la candidatura a sito dell’Unesco è sostenuta anche dalla popolarità conquistata a livello mondiale dove il prosecco è il vino Made in Italy più esportato, ma anche il più imitato.

La candidatura del prosecco apre un anno storico per il Made in Italy nell’Unesco che tra il 4 e l'8 dicembre 2017 a Seul, dove si tiene il comitato mondiale, esaminerà la candidatura per l'iscrizione dell'Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità Unesco a supporto del quale si sta completando la raccolta di 2 milioni di firme in tutto il mondo con il forte sostegno della Coldiretti.

L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco - continua la Coldiretti - ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti con l'Italia che è la nazione che detiene il maggior numero di siti (51) inclusi in questa lista dove il 22 giugno del 2014 a Doha in Qatar era stato inserito il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Monferrato, Langhe il e Roero.

mercoledì 25 gennaio 2017

Formazione. Vino: arrivano in Italia i corsi WSET di 4° livello

Al via il 30 Marzo il programma di formazione firmato Grandi Marchi e Weinakademie Osterreich.


Dal 30 marzo al 7 aprile, debutta a Palazzo Antinori (FI) la prima edizione italiana del 4° livello dei corsi Wine & Spirits Education Trust (WSET). Frutto della collaborazione tra l’Istituto Grandi Marchi e la Weinakademie Osterreich.


La proposta formativa ha già raccolto le adesioni di studenti provenienti da Cina, Russia e altri 10 Paesi. Oltre alle varie sessioni di lavoro, il programma prevede anche una due giorni itinerante (6 e 7 aprile) tra alcune delle cantine dei Grandi Marchi.

Dopo le visite alla cantina Antinori nel Chianti Classico di Bargino e a Cà Marcanda di Gaja (Bolgheri), il tour enologico farà tappa da Ca’ del Bosco per un workshop sul Franciacorta, da Alois Lageder con un seminario sui vini biodinamici e da Masi per un approfondimento sull’arte dell’appassimento.

“L’Istituto Grandi Marchi sostiene da sempre la formazione come motore di crescita per l’intero sistema vino – ha dichiarato Piero Mastroberardino, presidente dell’associazione –, e rappresenta un momento di maturazione, apertura e scambio che non può prescindere dalla partecipazione attiva delle nostre aziende e cantine. La partnership con la Weinakademie Osterreich è un accordo strategico che ci consente di portare in Italia un’offerta formativa altamente qualificata, destinata ai professionisti italiani e internazionali”.

Per il coordinatore del programma e direttore della Weinakademie Osterreich, Josef Schuller: “Il programma WSET è una proposta unica che si fonda sulla collaborazione straordinaria tra dieci Masters of Wine, in veste di docenti e alcune tra le più importanti cantine italiane”.

Per maggiori informazioni: Mag. (FH) Irene Bachkönig, Weinakademiker i.bachkoenig@weinakademie.at, +43.26856853 www.weinakademie.at/diploma-international.php

Istituto del vino italiano Grandi Marchi: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. www.istitutograndimarchi.it

Prosecco: bollicine per ogni occasione

Continua l'inarrestabile successo del Prosecco che, secondo il report di Wine Intelligence, conquista ora lo status di "every day sparkling wine". 

Non è cosa da poco, mentre infatti, tanto per fare un paragone, lo Champagne è ancora considerato lo spumante delle grandi occasioni quali matrimoni e festività in genere, il Prosecco si assesta nelle scelte dei consumatori come prodotto "easy" da bere in ogni occasione o momento della giornata, con un costo molto competitivo.

I motivi di questo successo che hanno fatto diventare il nostro spumante una vera e propria istituzione all'interno di ogni supermarket e lista di vini, sono stati analizzati da Wine Intelligence, e sembrano proprio essere molti. Tra questi sicuramente le sue qualità organolettiche - in cui la maggior "dolcezza" unita a minor acidità lo rendono un prodotto estremamente gradevole e per tutti i gusti -, e la reputazione dell'Italia quale fonte di stile del comparto wine e food.

Grande interesse rivolto anche per le bottigliette "Mini Prosecco", corredate da cannuccia, in cui creatività ed innovazione si sono unite in una proposta di packaging moderno e dal design giovane, fattore questo - frutto di una strategia mirata di  marketing -, che ha permesso al Prosecco di essere presente non solo sulla tavola per una semplice cena, ma anche nei party all'aperto, nei picnic e festival, come veloce aperitivo dopo lavoro.

L'analisi ha poi messo in risalto che gli acquisti dei consumatori si indirizzano solo occasionalmente verso vini spumante costosi e, molto più frequentemente, verso prodotti a prezzi decisamente più bassi. Il Prosecco in tal senso, molto più semplicemente, si è andato ad inserire proprio in quel gap che intercorre ad esempio tra uno Champagne entry level ed un più economico Cava.

Il successo del Prosecco si evidenzia anche attraverso una diffusa coltivazione di uve Glera al di fuori dei nostri confini nazionali: è il caso di Paesi extra UE come la già nota Australia e ultimamente la Nuova Zelanda, dove precisamente a Gisborne, sono stati recentemente impiantati 160 ettari a Glera. Le barbatelle vendute regolarmente dai Vivai Cooperativi Rauscedo, hanno passato un periodo di quattro anni di quarantena in Australia (nello specifico si tratta del clone VCR 101) ed innestate su portainnesti dai vivai Riversun Nurseries di Gisborne.

Fra qualche anno quindi sugli scaffali di Cina, Usa, Singapore, Giappone, ecc. si potranno trovare bottiglie di Prosecco neozelandese con tanto di dicitura in etichetta, come ha sentenziato nel 2013 l'Organizzazione Mondiale del Commercio.

martedì 24 gennaio 2017

Piccoli comuni italiani a vocazione vitivinicola: un bene comune

Ecco alcune riflessioni a conclusione dell'Assembea delle Città del Vino tenutasi lo scorso novembre a Valdobbiadene, terra del Prosecco Superiore Docg.

Pianificazione urbana e rurale, marketing territoriale, associazionismo, ricerca, formazione: questi i grandi temi trattati alla Convention d’Autunno delle Città del Vino, rete italiana di 450 Comuni a vocazione vitivinicola. 

Sono state voci come come ambiente, sostenibilità, identità, storia, sviluppo e solidarietà, a scandire il dibattito nel corso dell'Assemblea, ma anche quella come democrazia, i cui spazi rischiano di stringersi un po' di più se i Comuni continueranno ad essere tartassati e se non saranno messi nelle condizioni di garantire servizi ai cittadini e di essere protagonisti del loro sviluppo.

I territori e i piccoli Comuni – è stato ribadito nel corso dell'Assemblea – sono ricchi di eccellenze enogastronomiche e rappresentano uno strumento indispensabile per la democrazia, per il contatto diretto con i cittadini che hanno nella figura del Sindaco il loro più vicino rappresentante dello Stato e delle istituzioni; ma i Comuni sono importanti anche per a tutela della dell'ambiente, per la salvaguardia biodiversità, per indirizzare la qualità dell’offerta enoturistica, per promuovere la cultura del loro patrimonio artistico, monumentale e paesaggistico. 

Eppure le amministrazioni locali sono sempre in balìa di loro stesse, esautorate, sminuite nelle funzioni e minacciate da razionalizzazioni mosse da ragioni finanziarie, dall'obiettivo di effettuare rispari che di fatto non sono altro che tagli dei trasferimenti dello stato e conseguenze nella qualità dei servizi. È facile – è stato detto – dire che se i piccoli Comuni non funzionano vanno eliminati, basterebbe metterli nelle condizioni di lavorare al meglio invece di prevedere demagogiche soluzioni che non risolvono i problemi economici, depotenziano l'efficienza dei servizi e diminuiscono lo spazio di democrazia e di rapporto tra cittadino e istituzioni. Un conto sono le funzioni amministrative, un altro la rappresentanza degli interessi e del valore che le amministrazioni locali hanno in dote per storia, tradizioni, patrimonio e comportamento.

Ci possono essere ruoli e competenze (e quindi risorse) che permettano ai Comuni di salvare le proprie identità, ad esempio, promuovendo strutture snelle di associazionismo e coordinamento intercomunale per una maggiore omogeneità ed efficienza dei servizi pubblici o per politiche di area coerenti. Occorrerebbe incentivare questa via, invece di sprecare denaro pubblico per finanziare processi di fusioni che implicano la cancellazione dei Comuni.

Si è poi parlato di buone pratiche da mettere in atto nella pianificazione urbana: terreno strategico che deve vedere impegnati i Comuni, con il coinvolgimento di associazioni e privati, per uno sviluppo sostenibile del territorio, che parta da una rilettura delle vocazioni rurali e viticole autentiche, anche utilizzando gli strumenti che Città de Vino può mettere a disposizione, quali il Piano regolatore delle Città del Vino che si sta evolvendo verso l’urban food planning, la pianificazione economica del cibo al livello urbano, inteso come area vasta e non come singolo Comune.

Importanti anche i riferimenti alla vita interna dell'Associazione, al ruolo dell'associazionismo in questa fase in cui sono gli stessi Comuni che sembrano manifestare “stanchezza” (causata dalle difficoltà prima accennate sulla loro effettiva autonomia) sui temi del “fare sistema” e del “mettersi in rete”, soprattutto per specifiche filiere dell'agroalimentare e del turismo, che invece possono essere strumenti efficaci per strategie e politiche di sviluppo locale, sostenibili e di qualità.

La rete dei Comuni italiani costituisce un prezioso “serbatoio” di partecipazione democratica, volontariato civico, impegno per la propria comunità, per il sostegno allo sviluppo, la sostenibilità ambientale, la gestione e la tutela del territorio. Il lavoro - spesso volontario - di migliaia di sindaci e di amministratori rappresenta un momento importante di democrazia, vitale in una fase storica che continua a registrare un pericoloso allontanamento tra cittadino e istituzioni.

La recente approvazione alla Camera dei Deputati del Testo Unico del Vino (l'importante legge che riforma il settore vitivinicolo italiano, condivisa nella sua sostanza da tutta a filiera) mette al primo posto (articolo 1) il valore culturale del vino e dei suoi paesaggi e territori, identificandolo proprio come “patrimonio culturale” della nazione da tutelare e valorizzare.

Per la valorizzazione della cultura della vite e del vino e del patrimonio rurale e del paesaggistico esistono grandi nuovi spazi di lavoro proprio per le reti “civiche” di promozione delle identità territoriali, come è l'Associazione Città del Vino che si candida anche a elaborare insieme ai Comuni politiche di marketing territoriale, ancora poco efficace se non inesistente in molti contesti locali perché sganciato da una reale coscienza del patrimonio territoriale di cui si dispone.

Un esempio: la comunicazione online dei Comuni (e anche di molte aziende vinicole) offre una informazione disomogenea, carente, confusionaria, spesso non aggiornata e poco o nulla attraente dal punto di vista della navigabilità e nella sua consultazione. Con quali risorse? Ad esempio con una più diffusa ed equilibrata applicazione della tassa di soggiorno che i viaggiatori non hanno problemi a pagare se questo costo si trasforma in evidenti miglioramenti della qualità dei servizi di accoglienza turistica.

Le Città del Vino, ricordo, rappresentano per la maggior parte, quei cosiddetti territori “minori” che sono continuamente minacciati da progetti di riorganizzazione amministrativa attenti esclusivamente ai costi finanziari ma poco lungimiranti, come ad esempio la paventata obbligatorietà delle fusioni per gli enti sotto i 5mila abitanti, che rischierebbe di creare confusione persino nel sistema delle denominazioni di origine, con effetti collaterali anche sul turismo del vino.

Vino&Donne. Un indagine rivela il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile

STIPENDI PIÙ BASSI DEGLI UOMINI, POCHI FIGLI E SPESSO VITTIME DEL SESSISMO: ECCO L’IDENTIKIT DELLA DONNA DEL VINO NEGLI ANNI DUEMILA.

Presentata a Roma l'indagine-sondaggio che ha coinvolto, giornaliste, enotecarie, ristoratrici e sommelier dell'Associazione Nazionale guidata da Donatella Cinelli Colombini. 


Laureate, fanno figli dopo i 30 anni, guadagnano spesso meno degli uomini e sono ancora alle prese con il sessismo: ecco la fotografia della Donna del Vino degli Anni Duemila. È questo l’esito di un’indagine-sondaggio promossa dall’Associazione nazionale Le Donne del Vino e presentata a Roma nella sala conferenze dell’Associazione Stampa estera. Un lavoro che in parte andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International, la prestigiosa agenzia britannica di analisi sul vino.

“L’indagine 2016 sulle Donne del vino rivela il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile. Alcune conferme e molte sorprese, soprattutto riguardo a un sessismo superiore alle aspettative” commenta la presidente nazionale dell’Associazione Donatella Cinelli Colombini. Presenti con lei Gabriele Micozzi, docente di Marketing della Luiss Business School, e Alfredo Tesio, coordinatore del Gruppo del Gusto della Stampa Estera.

Al questionario inviato nei mesi scorsi, hanno risposto produttrici, giornaliste ed esperte, enotecarie, ristoratrici di tutte le parti d’Italia, cioè il 24% della compagine sociale. “Su due punti c’è un’assoluta omogeneità di vedute – rileva la presidente - sul ruolo delle donne nel mondo del vino le cose vanno meglio, ma non bene e c’è ancora tanto da fare per raggiungere una reale parità di genere. Inoltre le donne prendono esempio da altre donne assumendole come modelli (82%) elemento quest’ultimo da non sottostimare perché le recenti indagini di Wine Economics sulle donne del vino australiane  hanno invece rivelato la propensione del settore femminile del vino a conformarsi a comportamenti professionali e sociali maschili adattandosi a un ambito che le vede in netta minoranza”.

Micozzi ha anticipato una ricerca che sta conducendo sulla psicologia che differenzia donne e uomini: “Sto analizzando la zona di confort del cervello che differenzia il modo di pensare della donna dall'uomo, la capacità di provocazione della mente, le attività in cui viene coinvolta una donna e quelle in cui viene coinvolto un uomo, le intelligenze diverse: radar per la donna, tunnel per gli uomini, la velocità del pensiero che oggi è molto più sviluppata nelle donne". L’indagine sarà presentata ad aprile al Vinitaly.

Vediamo nel dettaglio cosa hanno risposto le intervistate:

PRODUTTRICI

Le conferme riguardano la scolarizzazione decisamente molto alta, per cui il 43% ha almeno la laurea e il 15% anche un diploma post universitario. Sorprende invece la difficoltà di conciliare la vita professionale e la nascita dei figli.  Le Donne del Vino produttrici sono all’88% titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, ma devono rimandare la nascita dei figli molto avanti nel tempo per cui la metà di chi ha fra i 40 e i cinquant’anni ha ancora figli minorenni. Una realtà diversa da quella idilliaca che tutti immaginano nel bucolico mondo del vino dove tutto sembra “a misura d’uomo” e dove invece i ritmi di lavoro e gli impegni professionali, spesso lontani da casa, creano una situazione poco conciliabile con la famiglia e simile a ogni altra attività di alto profilo. Da sottolineare che nessuna delle produttrici intervistate si dichiara pensionata benché il 19% di esse abbiano più di 60 anni. Evidentemente smettere di lavorare è un’eventualità non contemplata per le donne che fanno impresa. Si tratta nel 42% dei casi di piccole cantine con fatturato inferiore al mezzo milione di euro, solo il 17% raggiunge il milione e il 41% lo supera. Nonostante una dimensione aziendale che potrebbe creare dei limiti tutte esportano molto e il 52% ricava oltre la metà del suo business nei mercati esteri.  Anche i dati sulla quota di vino con denominazione sul totale (69%) dimostra un deciso orientamento verso la qualità e il dinamismo, atteggiamenti confermati dalla diversificazione produttiva che riguarda l’85% delle Donne del Vino con quote di oltre un terzo del business aziendale.  Il 21% ha anche la ristorazione in azienda e il 30% offre pernottamenti; plebiscitaria la vendita diretta (91%). Forte l’attenzione all’ambiente per cui il 27% produce biologico o biodinamico.

Le parti più sorprendenti dell’indagine riguardano la sezione che andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International – reputatissima agenzia britannica di analisi sul vino – sulla condizione femminile del settore enologico.  Si tratta di qualcosa di coraggioso e di mai analizzato prima.

Alla domanda “Pensi di ricevere lo stesso stipendio che ricevono gli uomini che svolgono gli stessi compiti?”, il 29,9% ha risposto “no” e il 18% “forse no” benché, come detto prima, a rispondere siano state soprattutto le titolari delle cantine e le stesse abbiano dichiarato di retribuire, nel 96% dei casi, allo stesso modo dipendenti maschi e femmine. Per gli stessi motivi non sorprende che la domanda sugli atteggiamenti sessisti abbia ottenuto un “no” quasi plebiscitario (85%) benché ci sia anche chi è stata “insultata per non essermi sottomessa al boss” e si ammette che “le donne continuano a faticare il doppio per affermarsi anche nelle aziende familiari dove sono contitolari con uomini”. Più problematica la situazione nelle fiere dove il 21% delle produttrici ha dovuto difendersi dagli attacchi maschili o almeno contrastare un atteggiamento sessista.

ENOTECARIE E SOMMELIER DI ENOTECHE

Lo scenario peggiora quando a rispondere sono donne in posizione dipendente come le enotecarie e sommelier che nel 63% dei casi è certa o sospetta di guadagnare meno dei colleghi maschi, ma nella scelta del lavoro attuale ha privilegiato le imprese dove la differenza fra i generi è minore.

Si tratta per il 75% di laureate o con diploma post universitario, ma benché il 50% abbia meno di 39 anni nella stragrande maggioranza dei casi non ha figli.  Segno di un reale disagio a conciliare la carriera e la famiglia anche in presenza di contratti a tempo indeterminato.

RISTORATRICI

Meno scolarizzate (33% con laurea o diploma post universitario) e in grande maggioranza ultracinquantenni (72%) le ristoratrici che hanno risposto al sondaggio sono per la stragrande maggioranza titolari dell’esercizio in cui operano e, fra le Donne del Vino, quelle meno colpite dai problemi di genere.

GIORNALISTE ADDETTE ALLE PR E MARKETING, ESPERTE E CONSULENTI

Sul fronte opposto le giornaliste, PR e addette al marketing, consulenti ed esperte. La fascia di età delle intervistate si concentra fra i 40 e i 59 anni (63%) e il livello di istruzione è molto alto con un 66% che possiede una laurea o un diploma post universitario, mentre aumenta il dubbio o la certezza di venire retribuita meno dei colleghi uomini (62%). C’è persino chi ammette che, dove lavorava prima, “non era “concesso” alle donne ricoprire ruoli di alte cariche aziendali perché ritenute non idonee”. Il 25% delle intervistate ha subito difficoltà collegate alla maternità arrivate, in un caso, fino al licenziamento. Il 39% ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti: da battute semiserie del tipo “meno rossetto e meno Armani gioverebbe alla tua carriera” a atteggiamenti di discriminazione arrogante “i miei capi famosissimi che mi prendevano sempre per la cameriera” fino a chiare richieste di prestazioni sessuali senza le quali non si viene neanche pagate. Anche per le giornaliste e le PR le fiere sono un momento delicato in cui la probabilità di venire infastidita cresce di molto così come la sensazione di essere meno considerata per il solo fatto di essere donna. Ecco che la reazione è quella di mettersi in proprio e il 73% delle Donne del Vino intervistate hanno creato la propria impresa, spesso molto piccola (39% dei casi sotto i 100.000 di fatturato annuo).

CONSUMATRICI

Conferme e sorprese anche sulle donne consumatrici di vino prese in esame attraverso le interviste di ristoranti, enotecarie e sommelier. Tutte valutano le wine lovers donne in crescita quantitativa e qualitativa anche per l’abbandono di luoghi comuni che vedevano sconveniente il calice di vino in mano femminile in pubblico. Al ristorante la donna dice la sua nella scelta del vino solo se è in coppia, mentre quando è in gruppo è ancora l’uomo a decidere. A tavola le scelte femminili si orientano sui bianchi e in seconda battuta sulle bollicine. Per la consumatrice donna conta il gusto personale e il nome del produttore perché nella stragrande maggioranza dei casi sceglie i brand che conosce.


CHI SONO LE DONNE DEL VINO
Le Donne del Vino sono un’associazione senza scopi di lucro che intende promuovere la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Nata nel 1988, conta oggi 700 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste.

lunedì 23 gennaio 2017

IL ROERO E L'IMMAGINE DI UN TERRITORIO. A MILANO AL VIA I ROERO DAYS

Il Museo dei Navigli ospita la nuova edizione dell’evento dedicato alla presentazione della
Docg Roero e Roero Arneis.


Il Roero arriva a Milano. Sarà infatti il capoluogo lombardo a ospitare l’edizione 2017 della manifestazione Roero Days, il 26 e 27 marzo, un’occasione per conoscere due dei vini più importanti del Piemonte, partecipare a degustazioni guidate, banchi d’assaggio e momenti di approfondimento e dibattito.


Obiettivo della nuova edizione dei Roero Days, dopo l’esaltante successo alla Reggia di Venaria Reale, è far conoscere al grande pubblico il Roero, denominazione di origine controllata e garantita del Piemonte, confinante con le Langhe e situata alla sinistra del fiume Tanaro.

I Roero Days daranno l’opportunità a tutti i winelovers di conoscere la lunga tradizione vinicola di questa denominazione e le sue quattro tipologie: Roero, Roero Riserva, Roero Arneis e Roero Arneis Spumante, i primi due vini rossi a base Nebbiolo, i secondi vini bianchi capaci di lunghi invecchiamenti, a base di uve Arneis.

A interpretare queste varietà ai Roero Days 2017 saranno oltre 40 produttori che presenteranno personalmente i propri vini a consumatori appassionati,  intenditori, professionisti del settore, giornalisti e opinion leader.

Novità assoluta dell’edizione 2017 sarà l’apertura ad altre denominazioni italiane, che verranno presentate dai più importanti critici enologici accanto al Roero e Roero Arneis. È prevista infatti la presenza delle due Docg della Lombardia a base di Nebbiolo, Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina, assieme alle più rinomate denominazioni italiane, in un confronto non competitivo ma sicuramente coinvolgente.

Momento centrale per approfondire la conoscenza di quest’area e il valore di una zona viticola sarà l’incontro “Il Roero e l'immagine del territorio”, in cui si esamineranno i rapporti tra luoghi di produzione e consumi anche attraverso il ruolo della comunicazione e della stampa di settore.

A completare l’offerta enologica saranno formaggi e salumi piemontesi, grazie alla collaborazione con Assopiemonte, che si affiancheranno alla più tipica cucina del Roero, interpretata da un cuoco prestigioso e stellato qual è Davide Palluda del Ristorante All’Enoteca di Canale.

L’appuntamento è dunque per domenica 26 e lunedì 27 marzo, tra le 10,30 e le 19,30, in via San Marco 40 al Museo dei Navigli di Milano, dimora storica dalle bellissime sale affrescate e fulcro di eventi dell’area milanese.

Informazioni: www.consorziodelroero.it – Tel. 3339188774 – info@consorziodelroero.it

Formazione. Export vino, al via il 5° executive master con 25 aspiranti manager

Giovedì 26 gennaio cerimonia inaugurale del percorso formativo d'eccellenza FEM in wine export.

Settantacinque domande pervenute da tutta Italia a fronte di 25 posti disponibili. Sono i dati di successo del 5° executive master in wine export management, il percorso formativo di eccellenza della Fondazione Edmund Mach per esperti di commercio estero di vino, che aprirà i battenti giovedì 26 gennaio. 

Nei giorni scorsi la commissione ha attentamente valutato e selezionato gli aspiranti manager del vino scelti tra una rosa di 75 candidati con ottime referenze che hanno presentato entro il 31 dicembre la domanda di ammissione alle selezioni.

Fino ad oggi l'executive master ha formato oltre 100 export manager del vino. La cerimonia è in programma giovedì prossimo alle 14.30, con la presentazione del piano didattico e le attività dell'executive master WEM 2017. 

Si prosegue alle 17 con il seminario "Professione Export Manager - Crescere sui mercati esteri" a cura di Alessio Gambino, esperto di commercio internazionale e dei processi di internazionalizzazione.


FORMAZIONE. IN SICILIA LA 6^ EDIZIONE ITALIANA DEI CORSI PER ASPIRANTI MASTER OF WINE

Sarà la Sicilia, con la cantina Donnafugata, ad ospitare dal 3 al 5 marzo la sesta edizione italiana dei corsi per aspiranti Master of Wine, organizzati in collaborazione con l’Istituto del vino Grandi Marchi. 


Dopo Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Campania, quest'anno sarà la Sicilia ad ospitare i corsi per aspiranti Master of Wine. La sesta edizione italiana della masterclass si svolgerà a Marsala, nella sede della storica cantina Donnafugata.

Tra le materie che saranno approfondite dagli aspiranti Master of Wine nella tre giorni a Marsala: le varietà, gli stili e le tendenze nell’enologia internazionale; i vini fortificati; l’eco sostenibilità vitivinicola; i mercati e la comunicazione del vino oltre a masterclass dedicate specificamente all’acquisizione delle abilità tecniche di degustazione.

Il corso IMW in lingua inglese si rivolge ad operatori con almeno 3 anni di esperienza in ambito vitivinicolo o con una qualifica di settore. Nel mese di giugno, gli iscritti potranno sostenere on line l’esame di ammissione al programma di studi dell’Institute of Masters of Wine, l’accademia londinese che conta solo 353 membri attivi in 28 Paesi.

Complessivamente sono 320 gli studenti aspiranti Master of Wine in tutto il mondo, di cui 17 italiani (4 al primo livello e 13 al secondo).

La segreteria organizzativa della 6^ edizione del corso per Master of Wine è affidata a Iem (per info e iscrizioni: g.zullo@iem.it).

Istituto del Vino Grandi Marchi: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.

Valorizzazione dei vitigni calabresi. Nasce a Cosenza l'Accademia del Magliocco

Obiettivo: attivare studi e attività di ricerca in ambito storico, culturale e tecnico-scientifico sui vitigni autoctoni calabresi. 



Si chiama "Accademia del Magliocco" ed è un'associazione nata in questi giorni a Cosenza con l'intento di promuovere la cultura, la diffusione e la valorizzazione dei vini prodotti dalle uve dei vitigni autoctoni calabresi, con particolare attenzione per il vitigno Magliocco, radicato sul territorio e che ricade nelle Dop Terre di Cosenza Dop e Savuto Dop.


A dare vita al sodalizio, in qualità di soci fondatori, 16 professionisti che ruotano attorno al settore vitivinicolo, della comunicazione enogastronomica, della promozione territoriale, della ristorazione, dell'imprenditoriale e della cultura.

L'associazione Accademia del Magliocco avrà lo scopo di attivare studi e attività di ricerca in ambito storico, culturale e tecnico-scientifico sui vitigni autoctoni calabresi e sui vini da essi derivanti, andando così a colmare le lacune di conoscenze che attualmente ne rallentano e penalizzano la competitività sui mercati nazionali e internazionali.

Saranno inoltre promosse attività di ricerca sul territorio di prodotti gastronomici e ricette storiche e tradizionali oltre a particolari emergenze di carattere ambientale, architettonico, storico-artistico di ambito materiale e immateriale che ne possano valorizzare gli aspetti più tipici e tradizionali.

Tra le attività previste anche quelle nell'ambito della formazione rivolte ai consumatori e agli operatori del commercio e della ristorazione. La valorizzazione delle produzioni vitivinicole e la attività di sperimentazione saranno divulgate anche attraverso la pubblicazione di materiali cartacei e multimediali.

Presidente dell'associazione è Anna Sacco, funzionario pubblico, esperta in processi di internazionalizzazione e di sviluppo del territorio con 15 anni di esperienza in Italia e all'estero, con una grande passione per il vino: "C'è tanto lavoro da fare - ha detto Sacco - e sono certa che la passione comune ci guiderà e ci consentirà di realizzare iniziative ed interventi significativi per la promozione e la valorizzazione del Magliocco e del territorio in cui esso si produce. Nasciamo con la volontà di mettere insieme le risorse umane e culturali di cui l'associazione è ricca con le altrettanto poderose ricchezze di cui il territorio a cui facciamo riferimento è pregno, certi che la valorizzazione del nostro vitigno innescherà sinergie utili allo sviluppo della nostra area".

Accanto a lei, nel comitato direttivo, Francesco Mauro Minervino, Maurizio Rodighiero, Simona Crea e Mario Reda.

Torna a Roma “I Migliori Vini Italiani”. Al via la grande degustazione sotto il segno della piacevolezza

Le eccellenze vitivinicole nazionali premiate secondo il metodo di degustazione scientifico creato da Luca Maroni, basato sul principio che la qualità del vino è la piacevolezza del suo sapore e sui tre parametri di Consistenza, Equilibrio e Integrità. 


Dopo il successo di Milano lo scorso dicembre, Luca Maroni, analista sensoriale e nota firma enologica italiana, torna nella Capitale con l’edizione nazionale di “I Migliori Vini Italiani”, la manifestazione dedicata al mondo del vino che vede la partecipazione di oltre 100 espositori e più di 600 etichette.

In programma presso il Salone delle Fontane dell’Eur, da giovedì 16 a domenica 19 febbraio, l’edizione 2017 de I Migliori Vini Italiani si inaugura anche quest’anno con la consueta consegna dei riconoscimenti da parte di Luca Maroni alle più importanti aziende vitivinicole italiane, nella serata di giovedì 16 febbraio ore 19.00. Alla premiazione si alterneranno momenti musicali e rappresentazioni artistiche, alla presenza esclusiva della stampa specializzata e degli operatori del settore.

Durante le quattro giornate, i visitatori potranno scoprire attraverso il suggestivo percorso ideato, le migliori etichette della produzione italiana proposte in libera degustazione. Deliziosi assaggi di specialità gastronomiche di accreditate aziende food Made in Italy arricchiranno le degustazioni.

In programma diversi altri eventi collaterali, tra cui i Wine Tasting, laboratori di degustazione a cura di Luca Maroni e in collaborazione con l’Associazione Gruppo SILIS (Lingua dei Segni Italiana LIS), incentrati sulla sua metodologia di analisi sensoriale, durante i quali il pubblico di appassionati potrà scoprire le caratteristiche organolettiche di circa 10 vini di aziende presenti alla manifestazione (l’accesso ai laboratori è incluso nel costo del biglietto, fino ad esaurimento posti e previa prenotazione sul sito www.imiglioriviniitaliani.com).

Novità di quest’anno, Sentori Di-Vini: degustazioni guidate di vini e sentori condotte da Luca Maroni e Ambra e Giorgia Martone del LabSolue in un originale gioco di squadra e rimandi, un inedito confronto alla scoperta dei paesaggi olfattivi della natura e del vino. Legni, Fiori, Frutti e le mille combinazioni possibili di eco olfattive nel vino, introdotte e poeticamente commentate da Luca Maroni e dai due nasi.

Lo spazio espositivo si arricchirà anche di note musicali: gli interventi saranno a cura di Villa Incanto che coinvolgerà gli astanti in nuovo ed esaltante modo di vivere l’Opera.

Infine, per tutti coloro che vorranno visitare la manifestazione con i propri figli durante il weekend, I Migliori Vini Italiani – Roma offre la possibilità di far divertire i più piccini nello spazio della ludoteca Pinguini e Paperette di Silvia Caputo, con laboratori e attività dedicate ai bambini dai 5 anni in su dove si potranno misurare, divertendosi, con giochi legati alla vigna, all’uva e alle preparazioni alimentari (l’ingresso alla ludoteca sarà consentito dalle ore 16.00 alle ore 19.00 di sabato 18 e domenica 19 al costo di 5.00 € e fino ad esaurimento posti disponibili).

La manifestazione “I Migliori Vini Italiani” aprirà al pubblico giovedì 16 febbraio dalle ore 19.00 e si chiuderà domenica 19 alle 21.00.

Roma 16 - 19 febbraio 2017
Salone delle Fontane - Eur
Prezzo: 20 euro (include bicchiere e tasca porta bicchiere).
Ingresso gratuito per gli operatori del settore, previo accredito sul sito www.imiglioriviniitaliani.com o al desk nei giorni di manifestazione.

Orari al pubblico
Giovedì 16 febbraio dalle ore 19.00 alle ore 24.00
Venerdì 12 febbraio dalle ore 16.00 alle ore 24.00 (ultimo ingresso ore 23.00)
Sabato 13 febbraio dalle ore 16.00 alle ore 24.00 (ultimo ingresso ore 23.00)
Domenica 14 febbraio dalle ore 16.00 alle ore 21.00 (ultimo ingresso ore 20.00)

www.imiglioriviniitaliani.com
www.imiglioriviniitaliani.com/lm/eventoroma2017/