martedì 28 agosto 2018

Musei, prima domenica di settembre accesso libero per i residenti a Roma e Città Metropolitana

Campidoglio, domenica 2 settembre ingresso gratuito per Musei in Comune e Fori. La prima domenica di settembre 2018 accesso libero per i residenti a Roma e Città Metropolitana.





Domenica 2 settembre, come ogni prima domenica del mese, è previsto l’ingresso gratuito in tutti i Musei Civici per i residenti a Roma e nella Città Metropolitana, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

Sarà inoltre aperto al pubblico gratuitamente anche il percorso di visita nell'area dei Fori Imperiali dalle ore 8.30 alle 19.15, con l’ultimo ingresso alle 18.15. L’apertura straordinaria prevede l’ingresso alla Colonna di Traiano e, dopo il percorso con passerella attraverso i Fori di Traiano e di Cesare, la prosecuzione attraverso il breve camminamento nel Foro di Nerva, che permette di accedere al Foro Romano mediante la passerella realizzata presso la Curia dalla Soprintendenza di Stato.

Domenica 2 settembre sarà l’occasione per godere della ricca offerta culturale proposta dai Musei Civici, visitando gratuitamente le collezioni permanenti dei Musei e le mostre temporanee. Tra le mostre in corso ai Musei Capitolini La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia e I Papi dei Concili dell’era moderna. Arte, Storia, Religiosità e Cultura; ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali la mostra sull’imperatore Traiano in occasione dei 1900 anni dalla sua morte Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa; al Museo di Roma in Trastevere Dreamers. 1968: come eravamo, come saremo, un racconto per immagini e video del Paese di quegli anni. Inoltre, alla Galleria d’Arte Moderna di via Crispi Roma Città Moderna. Da Nathan al Sessantotto, una rassegna unica che ripercorre le correnti artistiche protagoniste del ’900 con in primo piano la città di Roma. Da non perdere la mostra Walls. Le Mura di Roma. Fotografie di Andrea Jemolo al Museo dell’Ara Pacis e Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà ai Musei di Villa Torlonia. Resta a pagamento la mostra Canaletto 1697-1768 al Museo di Roma, che celebra il 250° anniversario della morte del grande pittore veneziano, prorogata fino al 23 settembre 2018.

Inoltre chi vive o studia a Roma, può acquistare la MIC, la nuova card che, al costo di 5 euro, permette l’ingresso illimitato per 12 mesi nel Sistema dei Musei Civici. Per info www.museiincomuneroma.it

INFO

Domenica 2 settembre 2018: ingresso gratuito per i residenti a Roma e Città Metropolitana previa esibizione di valido documento che attesti la residenza.

Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00) www.museiincomuneroma.it

MOSTRE IN CORSO

MUSEI CAPITOLINI

La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia. Fino al 27 gennaio 2019 (Palazzo Caffarelli e Area del Tempio di Giove di Palazzo dei Conservatori).

La fase più antica della storia di Roma è illustrata ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi, trasformazioni sociali e culturali delle comunità che vivevano quando Roma, secondo le fonti storiche, era governata da re.

I Papi dei Concili dell’era moderna. Arte, Storia, Religiosità e Cultura. Fino al 9 Dicembre 2018 (Palazzo dei Conservatori - Sale piano terra).

La mostra costituisce un’occasione unica per ripercorrere la storia degli ultimi tre concili dell’età moderna.

www.museicapitolini.org

MUSEO DELL’ARA PACIS - Spazio espositivo

Walls. Le Mura di Roma. Fotografie di Andrea Jemolo. Fino al 7 ottobre 2018

Un racconto per immagini del più grande monumento della Roma imperiale.

www.arapacis.it

MERCATI DI TRAIANO – MUSEO DEI FORI IMPERIALI

Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa. Fino al 18 novembre 2018

Il “racconto” della mostra si sviluppa attraverso statue, ritratti, decorazioni architettoniche, calchi della Colonna Traiana, monete d’oro e d’argento, modelli in scala e rielaborazioni tridimensionali, filmati: una sfida a immergersi nella grande Storia dell’Impero e nelle storie dei tanti che l’hanno resa possibile.

Columna mutãtio – La Spirale. Fino al 18 Novembre 2018

Un’installazione monumentale di arte contemporanea ispirata alla Colonna di Traiano interpreta la “mutazione” di significato voluta dalla storia.

I Confini dell’Impero Romano. Il Limes Danubiano: da Traiano a Marco Aurelio. Fino al 18 Novembre 2018

www.mercatiditraiano.it

GALLERIA D’ARTE MODERNA

Roma Città Moderna. Da Nathan al Sessantotto. Fino al 28 Ottobre 2018

Un tributo alla Capitale d’Italia attraverso gli artisti che l’hanno vissuta e gli stili con cui si sono espressi. Una rassegna unica, che ripercorre le correnti artistiche protagoniste del ’900 con in primo piano la città di Roma, da sempre polo d’attrazione di culture e linguaggi diversi.

Amin Gulgee - “7”. Fino al 23 Settembre 2018

E’ l’installazione di uno dei più importanti artisti pakistani che parte da una frase in arabo, trascritta nella scrittura nakshi, intraducibile ma dal significato universale, il cui riferimento è alla pace fra i popoli e all’amore umano.

www.galleriaartemodernaroma.it

MUSEO DI ROMA

Raffaele de Vico (1881-1969) Architetto e Paesaggista. Fino al 30 Settembre 2018

Un tributo della Capitale a uno dei maggiori architetti e paesaggisti del Novecento, Raffaele de Vico (1881-1969). Una mostra unica nel suo genere attraverso la quale è anche ripercorsa la storia del verde pubblico romano nella prima metà del secolo passato.

Canaletto 1697-1768. Fino al 23 settembre 2018.

La mostra celebra il 250° anniversario della morte del grande pittore veneziano presentando il più grande nucleo di opere di sua mano mai esposto in Italia, 68 tra dipinti, disegni e documenti, inclusi alcuni celebri capolavori.

www.museodiroma.it

MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE

Dreamers. 1968: come eravamo, come saremo. Fino al 7 ottobre 2018

L’iniziativa intende delineare un vero e proprio percorso nell’Italia del periodo: un racconto per immagini e video del paese di quegli anni per rivivere, ricordare e ristudiare quella storia.

Josef Sudek: Topografia delle macerie. Praga 1945. Fino al 7 Ottobre 2018

Quaranta immagini inedite documentano il doloroso passato della città di Praga attraverso lo sguardo sensibile del fotografo ceco.

Sylvia Plachy. When Will it Be Tomorrow. Fino al 2 Settembre 2018

La mostra retrospettiva, che presenta sessant’anni di lavoro della fotografa americana di origini ungheresi Sylvia Plachy (dal 1958 al 2018) fa parte di Fotoleggendo il festival di fotografia che quest’anno è alla sua XIV edizione.

www.museodiromaintrastevere.it

MUSEI DI VILLA TORLONIA

Bosco magico. Gli alberi sciamanici di Paolo Martellotti. Fino al 30 Settembre 2018

L’eclettico complesso architettonico è un contesto scenografico ideale per ospitare i legni sciamanici dell’artista, che ne divengono parte integrante e coprotagonisti. Le sue opere sono veri e propri “Alberi” ai quali l’Artista ha dato una seconda vita, reinterpretandoli, costruendo sculture sacre e musicali, rigorosamente progettate come totem di arte tribale.

La Biblioteca del Principe. Fino al 30 Settembre 2018

La mostra nasce dall’idea di ricreare un’ipotetica biblioteca del Principe Giovanni Torlonia Jr., il “creatore” della Casina delle Civette. L’artista Vittorio Fava da sempre realizza libri d’artista, fatti rigorosamente a mano con vari materiali e i leggii adatti a sostenerli.

Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà. Fino all’11 Novembre 2018

Con la mostra monografica Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà, la città di Roma avrà l’opportunità di conoscere nelle sue diverse sfaccettature l’opera di uno degli artisti più versatili della prima metà del ’900, in un contesto museale fra i più affascinanti di Roma Capitale.

www.museivillatorlonia.it

MUSEO CIVICO DI ZOOLOGIA

Museo di Zoologia...diverso per natura. Fino al 30 settembre 2018

La mostra prende in considerazione i principali ambienti, naturali e non, presenti in città, analizzando gli animali che li frequentano e i motivi della loro presenza. Uno sguardo particolare è rivolto alle creature che troviamo abitualmente attorno alle nostre case e che più intensamente interagiscono con le nostre attività quotidiane. www.museodizoologia.it

CENTRALE MONTEMARTINI - Spazio per mostre temporanee

EGIZI ETRUSCHI. DA EUGENE BERMAN ALLO SCARABEO DORATO. Fino al 31 Ottobre 2018.La mostra mette a confronto le due antiche culture traendo spunto da preziosi oggetti egizi rinvenuti nelle recenti campagne di scavo condotte a Vulci, ai quali si aggiungono i preziosi reperti egizi della Collezione Berman e le opere in prestito dalla Sezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

www.centralemontemartini.org

“Il suono ritrovato del karnyx” tra musica, archeologia e sperimentazione

Da strumento di guerra utilizzato dai Celti in battaglia per terrorizzare i nemici a strumento musicale per rievocare suoni perduti: dopo duemila anni di silenzio il karnyx di Sanzeno torna a suonare grazie ad uno speciale progetto.


Il karnyx è un “corno” da guerra, una vera e propria arma “psicologica” che oltre a produrre suoni terrificanti aveva un aspetto imponente dovuto allo sviluppo in altezza di quasi 2 metri e alla terminazione raffigurante il muso di un cinghiale oppure di un serpente. 



La storia del karnyx di Sanzeno ha inizio negli anni Cinquanta quando l’archeologa Giulia Fogolari durante le ricerche condotte nella località anaune rinviene, nei pressi di una abitazione retica, una “lamina di bronzo a forma di foglia lanceolata con grossa nervatura vuota al rovescio ed elementi di tubo in bronzo facenti parte delle stesso complesso”. La funzione di tali reperti, attribuiti alla seconda età del Ferro, rimane sconosciuta per quasi sessant’anni finché un’altra archeologa, Rosa Roncador, riconosce in quei frammenti un’analogia con i karnykes rinvenuti nel sito francese di Tintignac.

La presenza dei resti di due esemplari di karnyx a Sanzeno, importante centro politico, commerciale e religioso del mondo retico tra il V e il II sec. a.C., testimonia i contatti intensi del territorio alpino centro-orientale anche con i popoli stanziati in Europa centrale.

I karnykes sono oggetti preziosi e rari, noti ad oggi in pochi siti d’Europa. Per questo motivo l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza ha avviato nel 2008 una ricerca multidisciplinare per lo studio dei karnykes di Sanzeno e la ricostruzione prima in ottone e poi in bronzo di quello meglio conservato. Con il progetto “Karnyx di Sanzeno” si è cercato di riprodurre la catena operativa, vale a dire tutti i passaggi messi in atto dagli antichi fabbri per realizzare lo strumento, nel tentativo di recuperare saperi perduti e suoni non più uditi da millenni.

Grazie alla collaborazione con il Conservatorio “F.A. Bonporti di Trento” il karnyx è diventato uno strumento contemporaneo non più utilizzato in guerra o durante i rituali sacri ma un vero e proprio “corno” per il quale comporre e con il quale eseguire nuove composizioni e scoprire inedite sonorità.

L'occasione per riascoltare sonorità inedite e scoprire le particolarità di questo insolito manufatto è l'iniziativa “Il suono ritrovato del karnyx” in programma sabato 1 settembre, alle ore 17, a Sanzeno presso Casa de Gentili. Tra archeologia, musica e sperimentazione saranno presentati i risultati e i futuri sviluppi del progetto che ha consentito le ricostruzioni in bronzo e in ottone del karnyx di Sanzeno.

I professori Ivano Ascari e Simone Zuccatti accompagnati dalla Banda Sociale di Lavis eseguiranno brani musicali composti appositamente per karnyx. Un secondo momento è previsto presso il Museo Retico dove sarà esposta la ricostruzione in bronzo dello strumento. L'iniziativa è a cura dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento e dell'Associazione culturale Alteritas Interazione tra i popoli - Sezione Trentino. La ricostruzione dello strumento è stata resa possibile grazie al sostegno del Comune di Sanzeno, della Comunità della Val di Non, della Cassa Rurale Val di Non e del Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento.

Partner del progetto sono l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, l’Associazione culturale Alteritas – Interazione tra i popoli. Sezione Trentino, l’Università degli Studi di Genova, il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento, Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France - C2RMF, Fucina Ervas e DecimaRosa Video.

martedì 21 agosto 2018

Alimentazione e ricerca, svelato il genoma del grano tenero, il cereale più coltivato al mondo

Svelati finalmente i segreti del frumento tenero. La sequenza del genoma del cereale più coltivato al mondo contribuirà alla sicurezza alimentare mondiale. CREA unico partecipante italiano alla ricerca internazionale durata 13 anni e appena pubblicata su “Science”.




Il grano tenero, il cereale più coltivato al mondo, non ha più segreti: il suo genoma è stato sequenziato grazie al lavoro - durato 13 anni - di oltre 200 scienziati, appartenenti a 73 istituti di ricerca in 20 nazioni.Per l’Italia ha partecipato il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare del nostro Paese.

La ricerca,  appena pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Science, è stata condotta dall'IWGSC (International Wheat Genome Sequencing Consortium) un consorzio di collaborazione internazionale pubblico e privato, con 2.400 membri in 68 paesi.

L'articolo scientifico - realizzato da oltre 200 scienziati, appartenenti a 73 istituti di ricerca in 20 paesi - descrive il genoma della varietà di riferimento per il frumento tenero, Chinese Spring. La sequenza genomica del DNA dei 21 cromosomi del frumento tenero, è di altissima qualità, la migliore mai ottenuta fino ad oggi per questa specie. Questo consentirà la produzione di varietà più adatte ai cambiamenti climatici e più sostenibili, con rese più elevate e una migliore qualità nutrizionale.

Un risultato importante se si pensa che il grano tenero costituisce l'alimento base di oltre un terzo della popolazione mondiale e rappresenta quasi il 20% del totale delle calorie e delle proteine consumate in tutto il mondo, più di ogni altra fonte di cibo. Inoltre, costituisce anche una fonte importante di vitamine e minerali.

Il contributo del Crea

Il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare italiano, ha contribuito all’annotazione manuale del genoma del frumento (cioè il riconoscimento dei singoli geni all’interno delle 15 miliardi di basi dell’intero genoma) attraverso la propria esperienza nello studio della resistenza delle piante al freddo, riconosciuta a livello internazionale. Alcune specie, e tra queste il grano tenero, possono sopravvivere fino a -20°C, nel caso di alcune varietà di frumento. Questa caratteristica dipende da una particolare famiglia di geni denominati CBF che conferiscono alla pianta la capacità di vivere a temperature di molti gradi sotto lo zero, con un enorme impatto sulla sua possibilità di essere coltivata nelle zone del pianeta con clima temperato. Il gruppo di ricerca del CREA, coordinato da Luigi Cattivelli, direttore del CREA Genomica e Bioinformatica, ha capitalizzato l’esperienza accumulata in due decenni di lavoro su questo argomento ed ha identificato i geni CBF nel nuovo genoma, un risultato che consentirà una miglior comprensione dei meccanismi di adattamento ai cambiamenti climatici. 

Le ricadute su produttori e consumatori

In Italia il grano tenero è una importante coltura con profonde radici storiche. A cominciare dal lavoro di Nazareno Strampelli, il miglioramento genetico del frumento tenero è stato per molti decenni una priorità per la ricerca e l’industria sementiera italiana. Negli ultimi anni, tuttavia, abbiamo assistito ad una forte perdita di competitività nel settore del frumento tenero in Italia e nel 2018, stando agli ultimi dati, la produzione nazionale ed europea ha subito una forte riduzione a causa del clima sfavorevole, conseguenza dei cambiamenti climatici globali.

“Le nuove conoscenze sul genoma del frumento tenero ed il fatto che il CREA sia parte di questa iniziativa – afferma Luigi Cattivelli, coordinatore CREA dello studio -  possono fornire l’occasione per rivitalizzare il comparto tramite collaborazioni pubblico-private che consentano di trasferire le più avanzate conoscenze genomiche in nuove varietà resistenti alle malattie e più efficienti nell’uso delle risorse e più produttive. Un’azione indispensabile per un’agricoltura nazionale sostenibile capace di produrre alimenti di qualità”.

Tanto per avere un’idea della situazione della coltura che fornisce il prodotto base per il pane, la pizza e l’industria dolciaria, la produzione nazionale di frumento tenero, che nei primi anni 70 era di circa 7 milioni di tonnellate, è oggi dimezzata con una produzione compresa tra 3,0 e 3,5 milioni di tonnellate, un quantitativo che copre meno del 50% del fabbisogno nazionale.

Per soddisfare le esigenze future di una popolazione mondiale, che si prevede possa raggiungere i 9,6 miliardi entro il 2050, è necessario aumentare ogni anno la produttività di questa coltura dell'1,6 %. Al tempo stesso, però, per preservare la biodiversità, l'acqua e le risorse nutritive, questo aumento deve essere prevalentemente conseguito attraverso il miglioramento delle colture e dei caratteri fenotipici sugli stessi terreni attualmente coltivati, piuttosto che adibirne di nuovi alla coltivazione.

La sequenza del genoma di riferimento ora completata fornisce ai breeders (coloro che si occupano di miglioramento genetico) nuovi e potenti strumenti per affrontare queste sfide. Essi, infatti, saranno in grado di identificare più rapidamente i geni e gli elementi regolatori responsabili dei caratteri agronomici complessi come la resa, la qualità dei cereali, la resistenza alle malattie fungine e la tolleranza agli stress abiotici – e così produrre varietà più competitive e resistenti.

"La sequenza del genoma del frumento tenero ci permette di guardare all’interno del suo motore", così dice Rudi Appels, professore all'Università di Melbourne e AgriBio Research Fellow. "Quello che vediamo è meravigliosamente assemblato per consentire da una parte la variazione e l'adattamento ai diversi ambienti attraverso la selezione, e dall’altra una sufficiente stabilità per mantenere le strutture di base per la sopravvivenza in svariate condizioni climatiche".

La disponibilità della sequenza genomica di riferimento di alta qualità darà un grande impulso al miglioramento del frumento nei prossimi decenni, con benefici simili a quelli già osservati per mais e riso dopo che le rispettive sequenze di riferimento sono state prodotte.

"Come si ringrazia un team di scienziati che, perseverando, sono riusciti a sequenziare il genoma del grano tenero e hanno così cambiato il breeding di questa importantissima coltura per sempre?", così ha detto Stephen Baenziger, presidente della University of Nebraska-Lincoln Professor e Nebraska Wheat Growers. "Forse non è con le parole di uno scienziato, ma con il sorriso dei bambini ben nutriti e delle loro famiglie le cui vite sono cambiate in meglio".

Il sequenziamento del genoma del frumento tenero è stato a lungo considerato un obiettivo impossibile, a causa delle sue enormi dimensioni - cinque volte più grandi del genoma umano - e della sua complessità - il frumento tenero è costituito infatti da tre sub-genomi e più dell'85% dell’intero genoma è composto da elementi ripetuti.

"La pubblicazione del genoma di riferimento del grano tenero rappresenta il culmine del lavoro di molte persone che si sono riunite sotto la bandiera dell'IWGSC per fare quello che era considerato impossibile", ha spiegato Kellye Eversole, direttore esecutivo dell'IWGSC. "La metodologia per produrre la sequenza di riferimento, i principi e le politiche del consorzio rappresentano un modello per il sequenziamento di genomi grandi e complessi di altre piante e riafferma l'importanza delle collaborazioni internazionali per ottenere una maggiore sicurezza alimentare".

La sequenza di riferimento del grano ha già avuto un significativo impatto nella comunità scientifica, come dimostrato dalla pubblicazione nella stessa data di cinque lavori aggiuntivi che descrivono e utilizzano la sequenza di riferimento: una presente nello stesso numero di Science, una in Science Advances e tre in Genome Biology. Inoltre, più di 100 pubblicazioni che fanno riferimento alla sequenza realizzata sono già state pubblicate da quando tale risorsa è stata messa a disposizione della comunità scientifica a gennaio del 2017.

Oltre alla sequenza genomica dei 21 cromosomi, l'articolo di Science presenta anche la posizione precisa di 107.891 geni e di oltre 4 milioni di marcatori molecolari, oltre a informazioni di sequenza, presente tra geni e marcatori, contenenti gli elementi regolatori che influenzano l'espressione dei geni stessi.

L'IWGSC ha potuto raggiungere questo risultato combinando le risorse generate negli ultimi 13 anni utilizzando i classici metodi di mappatura fisica e le più recenti tecnologie di sequenziamento del DNA; i dati della sequenza sono stati assemblati e ordinati lungo i 21 cromosomi utilizzando algoritmi altamente efficienti, e i geni sono stati identificati con software dedicati. Tutte le risorse della sequenza di riferimento sono pubblicamente disponibili presso l'archivio dati dell’IWGSC, URGI-INRA di Versailles, e in altri database scientifici internazionali come GrainGenes e Ensembl Plant.

L'articolo di Science è intitolato "Shifting the limits in wheat research and breeding using a fully annotated reference genome".

Cos’è l’IWGSC

L'IWGSC, con 2.400 membri in 68 paesi, è un consorzio di collaborazione internazionale, fondato nel 2005 da un gruppo di agricoltori, scienziati e breeders pubblici e privati. L'obiettivo dell'IWGSC è di rendere disponibile al pubblico una sequenza genomica di alta qualità del frumento tenero, al fine di gettare le basi per una ricerca scientifica che consentirà ai breeders di sviluppare varietà migliorate. L'IWGSC è un'organizzazione degli Stati Uniti senza scopo di lucro. www.wheatgenome.org

Vino&Ricerca. Scoperta nel Caucaso la vite più resistente

Ancora una scoperta dalle origini della viticoltura: Vitis vinifera Mgaloblishvili, questo il nome della varietà di vite autoctona resistente alla peronospora scoperta in Georgia grazie ad una ricerca dell’Università Statale di Milano. Lo studio pubblicato su Scientific Reports.




Nella terra dove le prime tracce di vinificazione risalgono a 8000 anni fa, gli studiosi dell’Università degli Studi di Milano hanno scoperto una varietà di vite con una forte capacità di resistenza alla peronospora, una delle malattie più gravi per queste coltivazioni. La scoperta apre ora la strada alla costituzione di varietà di vite più forti e alla riduzione dell’impiego di prodotti chimici.

E’ nota l’importanza della vite del Caucaso per la storia dell’enologia. In Georgia, infatti, recenti scoperte fissano a 8000 anni fa le prime tracce di vinificazione, con uno spostamento di 600-1000 anni indietro rispetto a precedenti ritrovamenti, in particolare in Iran.

Ora, i risultati di una ricerca dell’Università Statale di Milano, pubblicati su Scientific Reports del gruppo Nature, dimostrano che il germoplasma di vite di provenienza georgiana possiede caratteristiche uniche in termini di resistenza alle malattie e in particolare alla malattia più importante della vite, la peronospora.

Le ricerche, finanziate dal Piano di sviluppo della ricerca di Ateneo, coordinate da Silvia Toffolatti e Gabriella De Lorenzis, ricercatrici del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell’Università Statale hanno portato alla scoperta di un raro sistema di difesa nei confronti della peronospora nella varietà di Vitis vinifera Mgaloblishvili. La scoperta apre ora la strada alla costituzione di varietà di vite resistenti alla malattia e contemporaneamente adatte a produrre vini di qualità. Esse contribuiranno alla riduzione dell’impiego di prodotti chimici antiperonosporici i quali, ad oggi, rappresentano la fonte principale di inquinamento ambientale del comparto.

“La pubblicazione - spiegano le ricercatrici - deve considerarsi uno dei più importanti risultati ottenuti dalla collaborazione ultradecennale nel campo della tutela e valorizzazione delle risorse genetiche della vite intrapresa in più progetti internazionali, tra i quali la COST action FA1003 (East-West Collaboration for Grapevine Diversity Exploration and Mobilization of Adaptive Traits for Breeding) coordinata dal prof. Osvaldo Failla (DiSAA) tra il 2010 e il 2014.

I risultati ottenuti, inoltre, si inquadrano nell’ambito delle ricerche svolte presso il DiSAA per trovare soluzioni adatte a vincere le sfide della moderna viticoltura (sostenibilità e cambiamento climatico) e che attualmente vertono sulla ricerca di varietà in grado di difendersi da altre fitopatie, in alcuni casi, incurabili”.

Lo studio ha visto la collaborazione di ricercatori del Dipartimento di Bioscienze, degli studiosi della Fondazione Edmund Mach (FEM) di San Michele all’Adige (TN) e di David Maghradze, ricercatore dello Scientific Research Center of Agriculture e della Faculty of Agricultural Sciences and Biosystems Engineering della Georgian Technical University di Tbilisi.

Link allo studio: https://www.nature.com/articles/s41598-018-30413-w

Canaletto al Museo di Roma, prorogata la mostra che celebra il grande pittore veneziano

Museo di Roma: prorogata fino al 23 settembre 2018 a mostra “Canaletto 1697 - 1768”. Ancora un mese di tempo per visitare la mostra che celebra il grande pittore veneziano a 250 anni dalla sua morte.


Canaletto, Il Molo verso ovest con la Colonna di San Teodoro a destra, 1738


Prorogata fino al 23 settembre la chiusura della mostra al Museo di Roma “Canaletto 1697 - 1768”, caratterizzata da un grande successo di pubblico e grande consenso fra gli addetti ai lavori.

La retrospettiva che Roma ha dedicato a Giovanni Antonio Canal (Venezia 1697 -1768) noto come Canaletto, per i 250 anni dalla sua morte, nei suoi quattro mesi di esposizione è stata visitata da decine di migliaia di visitatori che hanno ogni giorno affollato il percorso espositivo allestito tra le sale del Museo di Roma, promosso dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione dell’Associazione Culturale MetaMorfosi in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

Ideata e prodotta per celebrare il 250° anniversario della morte del grande pittore veneziano, la mostra ha presentato il più grande nucleo di opere di sua mano mai esposto in Italia, 70 tra dipinti e disegni, inclusi alcuni celebri capolavori.

L’esposizione, curata da Bożena Anna Kowalczyk, racconta uno dei più noti artisti del Settecento europeo capace, grazie al suo genio pittorico, di rivoluzionare il genere della veduta ‒ ritenuto fino ad allora secondario ‒ mettendolo alla pari con la pittura di storia e di figura, anzi, innalzandolo a emblema degli ideali scientifici e artistici dell’Illuminismo.

Il suo percorso artistico, raccontato dalla mostra, affascina e coinvolge. Dalla giovinezza tra Venezia e Roma come uomo di teatro e impetuoso pittore di rovine romane, al suo ritorno da Roma come stella nascente sulla scena delle vedute veneziane. Prosegue poi arrivando al successo internazionale, con le commissioni degli ambasciatori stranieri per le ampie tele che rappresentano le feste della Serenissima in loro onore e l’entusiasmo dei turisti inglesi del Grand Tour. Per loro le luminose vedute di Venezia, così ricche di dettagli architettonici e di vita quotidiana, rappresentano i più incantevoli souvenir del viaggio. Non mancano, però, imprevisti e sfortune: a Londra deve pubblicare annunci sulla stampa per rispondere ad alcune voci denigratorie e, tornato a Venezia, viene eletto accademico delle Belle Arti con difficoltà. Infine, come accade a molti geni, la morte lo coglie in povertà.

Il percorso, concepito come un vero e proprio dossier sulla personalità e la creatività di Canaletto, si snoda attraverso otto sezioni che raccontano il suo rapporto con il teatro, il capriccio archeologico ispirato alle rovine dell’antica Roma, i primi successi a Venezia, gli anni d’oro, il rapporto con i suoi collaboratori e l’atelier, e la presenza del nipote Bernardo Bellotto, le vedute di Roma e dell’Inghilterra, gli ultimi fuochi d’artificio al ritorno a Venezia.

La scelta è intesa a illustrare la genesi delle creazioni dell’artista, svelando il lavoro “dietro le quinte”, la sua capacità di catturare la realtà e di trasformarla con la fantasia, facendo così dissolvere l’immagine stereotipata di “Canaletto fotografo”. Viene presentata la sua intera parabola come pittore e disegnatore per definirne le diverse fasi tecniche e stilistiche: dalla maniera libera e drammatica delle prime opere – sulle quali si è posto un accento particolare – alle immagini più affascinanti di Venezia e a quelle eleganti del soggiorno di nove anni in Inghilterra, fino ai tardi, sofisticati capricci. Altro tema ricorrente in mostra è l’indagine sul collezionismo delle sue opere.

Ricordo che acquistando la nuova MIC Card al costo di 5 euro chi vive e studia a Roma può accedere illimitatamente per 12 mesi nei Musei in Comune e nei siti storico artistici e archeologici della Sovrintendenza. Sono escluse dal circuito della MIC le mostre negli spazi espositivi del Museo di Roma e del Museo dell’Ara Pacis che hanno una bigliettazione separata. La mostra "Canaletto 1697-1768" è pertanto a pagamento anche per i possessori della MIC, che potranno comunque accedere gratuitamente al Museo di Roma e alla collezione permanente. 

Per informazioni www.museiincomuneroma.it e 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00)

lunedì 20 agosto 2018

Cinema e arte. Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità. Un viaggio attraverso la vita e l’opera di uno degli artisti più geniali e discussi del '900

La Grande Arte al Cinema inaugura il nuovo cartellone del 2018 e celebra l’anniversario della morte di uno degli artisti più fantasiosi, irruenti, imprevedibili del ‘900, esplorandone la vita, le opere, i luoghi.  Solo il 24-25-26 Settembre 2018.




In scena al cinema Salvador Dalí, l’artista che ha fatto di sé un’opera d’Arte. A inaugurare il nuovo calendario di eventi cinematografici, arriva nelle sale italiane il film evento Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, in programma il 24, 25, 26 settembre. Quest’apertura speciale della Grande Arte al Cinema è volta a celebrare il prossimo anniversario – che cadrà a inizio 2019 – dei 30 anni dalla morte di uno degli artisti più fantasiosi, irruenti e imprevedibili del ‘900: Salvador Dalí (1904-1989). Il film evento restituisce infatti agli spettatori l’opportunità di spingersi oltre al personaggio, quell’opera d’arte vivente che Dalí stesso fu in grado di costruire, per conoscere da vicino il pittore e l’uomo, così come gli spazi da lui ideati che hanno contribuito a plasmare la sua immortalità, l’immortalità di un genio.

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità propone un viaggio esaustivo attraverso la vita e l’opera di Salvador Dalí, e anche di Gala, sua musa e collaboratrice. Il regista David Pujol ci guida, assieme a Montse Aguer Teixidor, Direttrice del Museo Dalí, e Jordi Artigas, Coordinatore delle Case Museo Dalí, in un percorso che ha inizio nel 1929, anno cruciale per l’artista sia dal punto di vista professionale che personale, fino alla sua morte, nel 1989. È nel 1929, infatti, che l’artista si unisce al gruppo surrealista, suscitando le ire di un padre che non accetta un cambiamento così radicale e tenta di allontanarlo da Cadaqués, luogo dove Dalí trascorre le estati soleggiate con la famiglia prima della rottura. Nello stesso anno l’artista incontra Gala, l’amore intenso di una vita, una donna che comprende il suo talento e le sue ossessioni, una musa che lo ispira e con cui sperimenta piaceri e divertimenti, ma che allo stesso tempo sa riportarlo alla realtà e gli restituisce l’equilibrio necessario.

Percorrendo vicende non scontate, si attraversano intere geografie vitali: l’adorata casa a Portlligat, l’officina casalinga che, dalle finestre che si ingrandiscono con i progressivi ampliamenti dell’edificio, accoglie tutti i colori della Catalogna e i paesaggi tipici delle opere di Dalí. In origine una cella di soli 22 metri quadri, proprietà di Lidia, una figura paesana che con la sua “follia plastica” e “cerebro paranoica” influenzò spiritualmente l’artista: un piccolo nido appena sufficiente per due e che negli anni si trasforma in un’enorme casa studio circondata da uliveti, frequentata da artisti, personaggi pubblici e giornalisti.  In questo viaggio tra luoghi, emozioni e arte, non può mancare Figueres, la città natale dove l’artista crea il museo-teatro Dalí, il suo testamento artistico. Proprio qui, nella Torre Galatea, Dalí decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in una dimensione più intima con studi volti a comprendere il caos e a carpire l’agognato segreto dell’immortalità.  Púbol rimane luogo immacolato per Dalí, castello donato all’amata Gala, simbolo di un amor cortese pensato per restituirle una desiderata dimensione intima che a Portlligat si era persa, tornando a un corteggiamento quasi antico. Un luogo dove l’artista accede solo su invito scritto della stessa Gala.

Ma sono anche la Parigi surrealista di Un Chien Andalou, prodotto e interpretato da Dalí e da Luis Buñuel, e la New York moderna e simbolo di speranza e risurrezione, ad essere protagoniste di Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, un film evento capace di farci penetrare nell’animo creativo, geniale, tormentato, di colui che secondo il regista Alfred Hitchcock era “il miglior uomo in grado di rappresentare i sogni” e replicare il mondo del subconscio.

Un tour delle sue creazioni, la contemplazione della sua vita così intrecciata a quella di Gala, immagini e documenti, alcuni dei quali completamente inediti, avvicinano lo spettatore a un genio unico nella storia dell’arte. Un pittore che ha fatto di se stesso una straordinaria ed eccentrica opera, capace di assicurargli un posto tra i grandi maestri e nel mito e di regalargli quell’immortalità che ha cercato per tutta la vita. Messo allo specchio, appena nato, con la morte di un fratello che si è sempre sentito di dover riscattare e che lo ha spinto, così dichiara l’artista, a eccedere sempre nel corso della vita.

Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità è prodotto dalla Fondazione Gala-Salvador Dalí e realizzato da DocDoc Films. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale esclusivo di Nexo Digital. Per la stagione 2018 è distribuito con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it


Viticoltura sostenibile, pipistrelli: pesticida naturale a difesa del vigneto. In Francia i vigneron istallano le bat box per attirarli

Chirotteri e viticoltura, un binomio possibile per la conservazione della biodiversità e l'equilibrio ecologico con il territorio. Un gruppo di viticoltori francesi ha iniziato ad istallare nei vigneti le "bat box", rifugi artificiali per pipistrelli, con lo scopo di attirarli ed eliminare in modo naturale insetti dannosi e indesiderati come la tignoletta della vite, uno stratagemma sostenibile a tutto vantaggio della qualità dell’uva. 




L’uso dei trattamenti insetticidi nel vigneto non sarà più necessario per combattere insetti dannosi come la tignoletta della vite. Un gruppo di viticoltori della Dordogna, dipartimento francese della regione Nuova Aquitania, hanno iniziato a sperimentare l'utilizzo della chirotterofauna, nella lotta naturale contro la Lobesia botrana, una falena conosciuta anche come tignoletta dell'uva, o tignoletta della vite, insetto noto per i gravi danni che arreca nutrendosi degli acini dell'uva e per favorire lo sviluppo di pericolose muffe come la botrite.

I viticoltori della Dordogna hanno iniziato ad istallare bat box all'interno dei vigneti in modo da attirare i pipistrelli utilizzandoli come pesticida naturale contro uno dei loro peggiori nemici. Le falene e le loro larve sono infatti tra le principali rovine per i viticoltori francesi a causa della loro voracità, parassiti in grado di distruggere circa la metà di un vigneto. Le larve si nutrono dall'interno delle uve, svuotandole e lasciando i loro escrementi. Attualmente i coltivatori di fronte a questo tipo di infestazione non hanno altra scelta che trattare le loro viti con sostanze chimiche.

Ma uno studio commissionato dal CIVB (comitato interprofessionale dei vini di Bordeaux), e pubblicato all'inizio di quest'anno, ha confermato, attraverso un test del DNA su campioni di escrementi appartenenti a diverse specie di pipistrello, che questi piccoli mammiferi volanti prediligono nutrirsi della tignoletta piuttosto che di altri insetti presenti all'interno del vigneto.

Il gruppo di viticoltori coinvolti nell'esperimento in una nota ha dichiarato che per la prima volta questi risultati mostrano in modo formale la capacità dei pipistrelli di nutrirsi di questa falena del genere cochylis. L'obiettivo è ridurre drasticamente l'uso di pesticidi come parte di un progetto biennale inizialmente lanciato dalla camera dell'agricoltura locale.

Guillaume Barou, vicepresidente della cooperativa vinicola di Monbazillac, ha dichiarato che l'uso di prodotti fitosanitari (pesticidi per l'uva) dovrebbe essere l'ultima risorsa per un agricoltore che lotta contro una minaccia che mette in pericolo il suo raccolto. Riuscire a trovare altre soluzioni prima di raggiungere quella soglia, anche se non si riuscisse ad eliminare completamente le falene, sarebbe perfetto.

Attualmente circa 20 cantine produttrici di vino nella zona sono equipaggiate con le bat box per un test che avrà la durata di tre anni. Lo studio dei pipistrelli bordolesi è stato condotto dalla francese Animal Protection League e Bird Protection League, insieme con la società di consulenza Eliomys e l'Istituto nazionale per la ricerca agricola (INRA). Tra maggio e ottobre 2017 ha rilevato l'attività dei pipistrelli su 23 appezzamenti di terreno nella regione vinicola della Gironda, nel sud-ovest della Francia, attorno a Bordeaux. Yohann Charbonnier della Bird Protection League ha detto che i gruppi di conservazione sono rimasti sorpresi di aver trovato ben 19 delle 22 specie di pipistrelli locali che si nutrono della tignoletta dell'uva. Insomma le bat box sembrano funzionare nell'attrarre così tante specie di pipistrelli che prima non erano conosciute per la loro biodiversità. Ma cosa certa è che ora è troppo presto per affermare formalmente se i pipistrelli mangiano abbastanza parassiti per consentire un uso ridotto di pesticidi.

Vino&Ricerca, fermentazione alcolica: scoperto additivo naturale antiossidante che migliora l'efficienza dei LSA

Una ricerca dell'Università di Valencia ha scoperto che l'olio di argan migliora vitalità e capacità fermentativa dei LSA (Lieviti Secchi Attivi) proteggendoli dall'ossidazione durante la fase di riattivazione. Lo studio pubblicato su Innovative Food Science & Emerging Technologies.




Il processo di riattivazione della preparazione dei lieviti secchi attivi Saccharomyces e non-Saccharomyces ed il loro inoculo nel mosto costituiscono una fase critica nel controllo della fermentazione alcolica. Ad oggi la bibliografia disponibile non sembra fornire risposte certe riguardo le condizioni ottimali di tale processo e gli stessi produttori di lievito secco non concordano sulla modalità di riattivazione, in quanto sono diversi i parametri che ne condizionano l’efficienza.

Studi precedenti hanno sperimentato e confermato, attraverso biomarker predittivi, la presenza di stress ossidativo lungo tutto il processo di produzione di LSA. L'ossigeno, infatti, è uno dei parametri fondamentali da tenere in considerazione in quanto condiziona la vitalità e la capacità fermentativa del lievito e purtroppo le attuali procedure di reidratazione comunemente usate  non ottimizzano l'efficienza della preparazione. Emilia Matallana biochimica dell'Università di Valencia in Spagna ha esplorato così per diversi anni ogni metodo pratico per arginare il problema e tra gli antiossidanti naturali sperimentati, l'olio di argan, prodotto dalla lavorazione del frutto di un albero endemico del Marocco, l’Argania Spinosa, utilizzato da secoli per scopi alimentari e cosmesi, si è dimostrato quello più efficace.

Matallana con il suo team di ricerca ha condotto esperimenti secondo criteri statistici rigorosi per valutare gli effetti dei diversi parametri sul recupero della vitalità del LSA durante la fase di riattivazione. Sono stati sottoposti a trattamento con olio di argan tre diversi tipi di lievito della famiglia Saccharomyces cerevisiae, sia in fase di disidratazione sia nella successiva reidratazione.

La scoperta, nello specifico, è che l'olio ha avuto la capacità di proteggere dall'ossidazione importanti proteine costituenti dei ceppi di lievito garantendo una fermentazione più regolare e soprattutto con un forte effetto competitivo nei confronti della microflora indigena. E questo anche a ragione del miglioramento dell'efficienza biotecnologia della LSA prodotta.

domenica 19 agosto 2018

Impressionismo e Avanguardie, in mostra a Milano i capolavori dal Philadelphia Museum of Art

Il Palazzo Reale di Milano espone una selezione di 50 capolavori provenienti dal Philadelphia Museum of Art firmati da grandi pittori a cavallo tra Otto e Novecento nel periodo di massima espressione artistica. Fino al 2 settembre 2018.

Il Philadelphia Museum of Art si trasferisce a Milano e rimarrà in scena con una nutrita selezione di capolavori fino al 2 settembre, nella magnifica cornice di Palazzo Reale, avete quindi tempo ancora tempo per questa occasione unica che permetterà di ammirare opere dei più grandi pittori a cavallo tra Ottocento e Novecento nel loro periodo di massima espressione artistica in un allestimento studiato per valorizzare ogni singola opera. L’esposizione è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Mondo Mostre Skira.

La mostra presenta una selezione di 50 capolavori provenienti da uno dei più importanti e storici musei americani. Sono tutte opere dei più grandi pittori a cavallo tra Ottocento e Novecento, nel loro periodo di massima espressione artistica. Filadelfia, infatti, è stata la capitale del collezionismo d’arte dalla metà dell’Ottocento e l’esposizione “Impressionismo e avanguardie” vuole essere il racconto della storia del museo e dei suoi collezionisti.

Opere di artisti celeberrimi come Pierre Bonnard, Paul Cézanne, Edgar Degas, Edouard Manet, Paul Gauguin, Claude Monet, Vincent van Gogh, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir fino alle sperimentazioni di Georges Braque, Vasily Kandinsky, Paul Klee, Henri Matisse, Marc Chagall, Constantin Brancusi, Pablo Picasso, passando per il surrealismo di Salvador Dalí e Joan Mirò. A questi si aggiungono i lavori di tre grandi artiste: Mary Cassatt, Marie Laurencin, Berthe Morisot.

Per la mostra milanese sono state scelte cinquanta splendide opere, in un percorso affascinante: troviamo i luminosi paesaggi di Monet con, tra gli altri,  Il sentiero riparato (1873) e Il ponte giapponese (1895), di Sisley con Le rive del Loing (1885), di Pissarro con Paesaggio (frutteto) (1892), di Cézanne con Le Quartier du Four, à Auvers-sur-Oise (ca.1873) e Paesaggio invernale, Giverny (1894), di de Vlaminck con La Senna a Chatou (ca.1908), di Soutine con Paesaggio, Chemin des Caucours, Cagnes-sur-Mer (ca.1924), di Dufy con Finestra sulla Promenade des Anglais, Nizza (1938).  E imperdibili scene cittadine come I grands Boulevards (1875) di Renoir e Place du Tertre a Montmartre (ca.1912) di Utrillo.

Sfilano poi magnifici ritratti come Ritratto di Isabelle Lemonnier (ca.1877) di Manet, Donna con collana di perle in un palchetto (1879) di Mary Cassatt, Ritratto di bambina (1894) di Berthe Morisot, Ragazza con gorgiera rossa (ca.1896), Ragazza che fa il merletto (ca.1906) e Bagnante (ca.1917-1918) di Renoir, Ritratto di Madame Cézanne (1885-1887) di Cézanne, Ritratto di Madame Augustine Roulin e la piccola Marcelle (1888) e Ritratto di Camille Roulin (1888) di van Gogh, Nudo femminile seduto (1908-1909), Uomo con violino (1911-1912), Donna e bambine (1961) di Picasso, L’ora del tè (donna col cucchiaio) (1911) di Metzinger, Uomo al balcone (ritratto del dottor Théo Morinaud) (1912) di Gleizes, Omaggio a Maillol (1917) di Bonnard, Donna seduta in poltrona (1920) di Matisse.

E ancora indimenticabili composizioni di frutta e fiori come Natura morta con rose centifolia in un cestino (1886) di Gauguin, Natura morta con mazzo di margherite (1885) di van Gogh, Cesta di pesci (ca.1910) e Natura morta con piatto di frutta (1936) di Braque, Natura morta sul tavolo (1925) di Matisse.

E sculture come L’atleta (1901-1904) di Rodin visivamente legata al Pensatore, che ritrae Samuel S. White III, tra i maggiori donatori del Museo, l’enigmatico Il giullare (1905) di Picasso, la bellissima scultura in pietra Il Bacio (1916) di Brancusi.

Imperdibili opere come Marina in Olanda (1872) di Manet, La classe di danza (ca.1880) di Degas, Una sera di carnevale (1886) di Rousseau, Cerchi in un cerchio (1923) di Kandinsky, Carnevale al villaggio (1926) di Klee, Simbolo agnostico (1932) di Dalí, Pierrot con rosa (ca.1936) di Rouault, Nella notte (1943) di Chagall.

La mostra si inserisce nella linea espositiva “Musei del mondo a Palazzo Reale”, inaugurata nel 2015, che vede la realizzazione di mostre delle più importanti collezioni museali di tutto il mondo, non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili.

Il Philadelphia Museum of Art

Fondata nel 1681, Filadelfia si considerava sempre la prima e la più bella delle città degli Stati Uniti e nell’Ottocento era la più grande città nordamericana, i suoi commercianti facevano fortuna nel commercio, nelle navi a vapore, nelle ferrovie, nelle banche ed abbellirono la città, gareggiando per renderla la capitale culturale dell'America. La prima Fiera mondiale ufficiale negli Stati Uniti fu tenuta proprio a Filadelfia nel 1876 e fu visitata da più di 10 milioni di persone (il 20% della nazione), contribuendo a stimolare i ricchi americani a viaggiare in Europa, dove l'arte era al top nella loro lista della spesa. Ne è nato il Philadelphia Museum of Art, che ha aperto l'anno successivo, e possiede oggi una collezione di oltre 240.000 opere, rappresentative di oltre duemila anni di produzione artistica.

Info: www.impressionismoeavanguardie.it/

venerdì 17 agosto 2018

Difesa della vite. Creato nuovo metodo di rilevamento della filossera

Il nuovo metodo di rilevamento denominato "metodo DNA" è stato messo a punto grazie ad un progetto di ricerca australiano attraverso l'utilizzo della tecnica qPCR per il rilevamento e la quantificazione della filossera. Il suo impiego sarà integrato nel protocollo diagnostico nazionale per la lotta alla filossera.




La filossera (Daktalosphaira vitifoliae Fitch) è un insetto simile ad un afide che si nutre di radici ed è considerato unanimemente come il parassita delle viti più dannoso al mondo. L'Australia è tra i Paesi maggiormente esposti alla sua minaccia in quanto, secondo le ultime stime, ben il 70% dei vigneti australiani sono caratterizzati da viti a piede franco tra le più vecchie del mondo e quindi suscettibili all'attacco della filossera. In tal senso, sul fronte della ricerca, l'Australia svolge un ruolo pionieristico nell'individuazione di metodi di prevenzione e gestione a difesa della vite, in quanto, come ben noto, una volta che un vigneto viene attaccato dal parassita, l’unico rimedio a lungo termine è ripiantare le piante malate con innesti resistenti. Uno fra i metodi più efficaci per limitare il diffondersi della filossera è quindi lo sviluppo tempestivo di protocolli di quarantena e monitoraggio della sua presenza nei vigneti ed una campagna mirata di sensibilizzazione ed educazione rivolta a tutti gli operatori del settore vitivinicolo.

Il progetto quinquennale di ricerca è stato promosso da Vinehealth Australia e finanziato da Wine Australia e dal Centro di ricerca cooperativa per la biosicurezza delle piante (PBCRC), in partnership con l'Istituto di Ricerca e Sviluppo (SARDI) dell'Australia Meridionale, Rho Environmetrics, l'Università di Adelaide, il Dipartimento per lo Sviluppo Economico Vittoriano, Lavori, Trasporti e Risorse, Biosecurity SA (PIRSA) e il Dipartimento delle Industrie Primarie del NSW ed ha permesso di sviluppare con successo un nuovo protocollo diagnostico della presenza di Daktulosphaira vitifoliae denominato "metodo DNA" che prevede il campionamento di nuclei di terreno per essere poi analizzati attraverso l'utilizzo di una tecnica di biologia molecolare denominata qPCR (reazione a catena della polimerasi quantitativa) che permette di individuare la presenza del DNA dell’insetto in ogni fase del suo processo vitale.

Questa tecnica è molto semplice ed economica e può essere utilizzata direttamente dal coltivatore, differenziandosi ad esempio dalla tradizionale "ispezione visiva della radice" che richiede invece la presenza di personale specializzato in quanto prevede la rimozione di una piccola porzione di radice che dovrà essere successivamente ispezionata attraverso l'uso di una lente di ingrandimento x10. Questo metodo richiede molto tempo, è costoso e dipende in gran parte dalle capacità dell'ispettore. Il nuovo metodo invece prevede l'uso di una semplice carotatrice per la raccolta dei campioni di terreno che dovranno essere prelevati ad una distanza e profondità di 10 cm dal tronco di vite. Inoltre, è stato sviluppato un rapido test per l'analisi dei campioni che sarà di grande aiuto non solo per le attività di sorveglianza generale, ma anche per la gestione in caso di un attacco di filossera.

Dopo l'approvazione da parte del comitato fitosanitario, il metodo del DNA sarà incorporato nel protocollo diagnostico nazionale come metodo di individuazione della fillossera primaria affiancandosi agli altri metodi di monitoraggio integrato con sistemi di identificazione primari e secondari.

Per ulteriori informazioni sui risultati del progetto di ricerca, fare riferimento a quanto segue:

A final report (http://vinehealth.com.au/wp-content/uploads/2018/04/PBCRC2061-FINAL-REPORT.pdf) and appendices (http://vinehealth.com.au/wp-content/uploads/2018/04/APPENDICES-FOR-PBCRC2061-FINAL-REPORT.pdf) submitted to the PBCRC,titled ‘Sampling strategies for sensitive, accurate cost effective detection of grape phylloxera for quantifying area freedom status’ completed mid-2018.
A final report (https://www.wineaustralia.com/getmedia/5041e2c2-2b23-4574-9e67-5aa71e9de718/PGI1201-Phylloxera-Final-report-AGWA) to Wine Australia, titled ‘Sampling strategies for sensitive, accurate and cost effective detections for quantifying area freedom status’, completed mid-2017.
Giblot-Ducray, D., Correll, R., Collins, C., Nankivell, A., Downs, A., Pearce, I., McKay, A.C. and Ophel-Keller, K.M. (2016). Detection of grape phylloxera (Daktulosphaira vitifoliae Fitch) by real-time quantitative PCR: development of a soil sampling protocol. Australian Journal of Grape and Wine Research 22 469-477.

martedì 14 agosto 2018

Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino.Un grande secolo per una grande mostra in Umbria

Una mostra unica in Umbria presenta circa 70 opere, tra straordinari fondi oro e sculture, provenienti da prestigiose raccolte nazionali e internazionali. Un'occasione straordinaria per ammirare capolavori assoluti, di cui alcuni per la prima volta concessi in prestito. Fino al 4 novembre 2018.




Un grande secolo per una grande mostra in Umbria (e oltre): 70 dipinti a fondo oro su tavola, sculture lignee policrome e miniature, che raccontano la meraviglia ambientale dell’Appennino centrale e la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa nell’Italia di primo Trecento. Quattro sedi espositive: Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, e una trama di itinerari che si dipanano in Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, per scoprire il valore di una straordinaria unità di cultura, nelle terre ferite dal sisma che ha colpito l’Italia centrale.

La mostra in corso, curata da Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori e Bernardino Sperandio, si terrà fino al 4 novembre 2018 nei comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, vanta l’esposizione di circa 70 dipinti a fondo oro su tavola, sculture lignee policrome e miniature, che raccontano la meraviglia ambientale dell’Appennino centrale e la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa nell’Italia di primo Trecento.

Sono quattro le sedi espositive: a Trevi il Museo di San Francesco; a Spoleto il Museo Diocesano - Basilica di Sant’Eufemia e il Museo Nazionale del Ducato; a Montefalco il Complesso Museale di San Francesco. Nello Spazio Arte Valcasana di Scheggino sarà possibile vivere uno sguardo corale, emozionante, sulla trama di chiese, pievi, eremi e abbazie in Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio dove questi artisti di cultura giottesca hanno lavorato tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, connessi attraverso itinerari organizzati che permetteranno di scoprire luoghi ed opere d’arte incantevoli.

Il successo, nel cuore verde d’Italia, della lezione rivoluzionaria di Giotto e dello stupefacente virtuosismo dei capiscuola senesi Pietro Lorenzetti e Simone Martini, sarà raccontata in mostra attraverso una costellazione di artisti, spesso anonimi, che si fecero interpreti dell’anima più profonda e vera dell’Appennino, declinando emozioni di fede e dolcezza, dipinte con un linguaggio pittorico intenso, ed un magistero tecnico sorprendente. Fino alla meraviglia che nasce dalla visione di capolavori conservati in musei e raccolte di grande prestigio, come la Fondazione Cini di Venezia, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’Alana Collection di Newark (USA).

I visitatori di queste mostre potranno vivere il privilegio di ammirare opere rese visibili per la prima volta al vasto pubblico. Ricordiamo i due stupefacenti dossali esposti nell’appartamento di rappresentanza di Sua Santità il Pontefice, entrambi provenienti da Montefalco, restaurati per l’occasione dai magistrali laboratori dei Musei Vaticani; oppure lo straordinario riavvicinamento del Trittico con l’Incoronazione della Vergine del Maestro di Cesi e il Crocifisso con Christus triumphans dipinti entrambi per il monastero di Santa Maria della Stella di Spoleto, oggi separati tra il Musée Marmottan Monet di Parigi e il Museo del Ducato di Spoleto. Per la prima volta, dall’inizio dell’Ottocento, torneranno insieme.

Visitando le sedi espositive, e i luoghi nel territorio, sarà possibile entrare in una bottega d’artista medievale, per comprenderne il virtuoso e febbrile impegno nel realizzare fondi oro, sculture, miniature, oreficerie, affreschi, in un caleidoscopio di raffinate e originali personalità che vivevano il loro punto di riferimento in una delle capitali artistiche dell’Italia medievale, la città ducale di Spoleto: il Maestro delle Palazze, il Maestro di Sant'Alò, il Maestro di San Felice di Giano, il Maestro di Cesi, il Maestro di San Ponziano, il Maestro della Croce di Trevi, il Maestro della Croce di Visso, il Maestro di Fossa.

www.capolavorideltrecento.it

LE SEDI ESPOSITIVE

Montefalco, Complesso Museale di San Francesco

Tornano a Montefalco tre opere trecentesche importantissime, di cui la città è stata privata dalle spoliazioni napoleoniche e dalla dispersione del patrimonio mobile che ne seguì: il grande dossale che era sull’altare maggiore della Chiesa di San Francesco, opera del Maestro di Fossa, splendido come un’opera Simone Martini; la tavola per l’altare della Cappella di Santa Croce nella Chiesa di Santa Chiara di Montefalco, opera estrema del più giottesco dei pittori spoletini, il Maestro di Cesi; lo stendardo processionale con la Passione di Cristo, anche questo in origine nella chiesa di San Francesco a Montefalco. La mostra è l’occasione per ricostruire, con un’operazione virtuosa, i contesti originali e dare conto al visitatore della straordinaria stagione trecentesca vissuta dalla città.

Spoleto, Museo Diocesano e Basilica di Sant’Eufemia

Il Museo Diocesano di Spoleto conserva molte opere che testimoniano la pittura e la scultura lignea in questa zona dalla metà del Duecento fino agli anni cinquanta del secolo successivo. La sezione di mostra, che espone capolavori del Maestro di Cesi e del Maestro di San Felice di Giano, è il completamento dell’esposizione nella chiesa di San Francesco a Trevi. Di particolare importanza il “Trittico con Incoronazione della Vergine” del Maestro di Cesi dal Museo Marmottan Monet di Parigi e il Paliotto del Maestro di San Felice di Giano dalla Galleria Nazionale dell’Umbria. Si potrà indagare in maniera circostanziata il rapporto tra scultura lignea e policromia, così importante per il trecento spoletino, in modo da mettere in relazione scultori e pittori che potevano essere nella medesima bottega, se non combaciare addirittura nella stessa persona.

Spoleto, Rocca Albornoz - Museo Nazionale del Ducato di Spoleto

La sezione presenta l'antefatto della pittura spoletina del Trecento, prima della rivoluzione di Giotto, preceduta dai pittori presenti nel cantiere di Assisi al momento dell'arrivo di Cimabue. In particolare il Maestro delle Palazze, che affonda le proprie radici culturali nella tradizione spoletina e insieme rappresenta il momento del cambio generazionale tra i pittori del Duecento e quelli che volsero l'arte “di greco in latino”. L’anonimo artista lasciò sulle pareti della chiesa di Santa Maria Inter Angelos o delle Palazze, situata sulle pendici del Monteluco, un ciclo murale di soggetto sacro di particolare interesse, realizzato alla fine del XIII secolo. Bruno Toscano ne ha sottolineato i caratteri dal forte accento cimabuesco e ha legato la loro cronologia con la presenza ad Assisi del pittore fiorentino, per altro non suffragata da date certe, ma alla vigilia dell'arrivo di Giotto. Intorno al 1920 gran parte degli affreschi fu staccata e, tra il 1924 e il 1931, alcuni di essi furono acquistati da cinque musei americani (Museum of Fine Arts a Boston, Glencairn Museum a Bryn Athyn, Fogg Art Musem della Harvard University a Cambridge, Wadsworth Atheneum Museum of Art ad Hartford e Worcester Art Museum). Nel 1964 fu distaccata una delle scene sopravvissute e cinque brani degli affreschi rimasti in situ, confluiti nel Museo Nazionale del Ducato. Il progetto prevede la ricomposizione virtuale a grandezza naturale della collocazione degli affreschi in uno dei saloni della Rocca, attraverso un impaginato grafico ed immagini in bianco e nero degli affreschi, oggi conservati nei musei americani.

Trevi, Museo di San Francesco

Nella Chiesa di San Francesco, adiacente la Pinacoteca Comunale, è conservata una splendida e gigantesca croce sagomata databile intorno al 1317. Si tratta di un’opera straordinaria per conservazione e qualità, dipinta da uno dei maggiori protagonisti di quella stagione, il Maestro della Croce di Trevi (che prende il nome dalla sua opera più rappresentativa), lo stesso amato da Roberto Longhi che lo aveva battezzato come Maestro del 1310. Questi partecipò senz’altro alla decorazione assisiate e fu attivo probabilmente già alla fine del XIII secolo, proprio in parallelo alla presenza di Giotto in Umbria. L’opera di Trevi è sintomatica di quel momento, ha dentro tutta la forza del pittore toscano, ma anche l’espressività locale, la capacità di parlare allo spettatore, la coscienza di un messaggio diretto a chi le rivolgeva lo sguardo. Andare a studiare il Maestro della Croce di Trevi e i pittori e gli scultori in legno (che in qualche caso potrebbero combaciare tra loro), attivi a Spoleto e dintorni alla fine del Duecento e all’inizio del secolo successivo, significa ricostruire per la prima volta un tessuto lacerato e a grandi tratti perduto, ma di qualità eccezionale. Significa poter rivedere un panorama artistico nuovo e per quel territorio fortemente identitario.
Nella stessa sede verrà esposto il corpus delle opere del Maestro di Fossa, personalità altissima capace di muoversi a valle della cultura di Giotto, ma innestato della grazia di Simone Martini in perfetto parallelo con Puccio Capanna. Vero e grande artista di Spoleto alla metà del XIV secolo, il Maestro di Fossa è un faro per tutta l'arte a seguire fin dentro il Quattrocento. Tutto lo svolgersi della pittura locale si basa sul suo insegnamento, dal possibile Bartolo di Spoleto, il cosiddetto Maestro dei Calvari, fino agli inizi di Giovanni di Corraduccio.

Scheggino, Spazio Arte Valcasana

Nello Spazio Arte Valcasana di Scheggino sarà possibile avere completa documentazione degli itinerari e informazioni sui luoghi di visita. A Scheggino, inoltre, verranno presentati alcuni frammenti degli affreschi e del rosone destro dell’abbazia di San Salvatore a Campi di Norcia, gioiello dell’arte romanica gravemente danneggiato dal sisma, attualmente oggetto di un impegnativo cantiere di recupero e restauro degli affreschi superstiti, curato dalla Soprintendenza all’archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e dall’Istituto Superiore Conservazione e Restauro.

VALORIZZAZIONE TERRITORIALE

L’oggetto stesso della mostra, dedicata una stagione di rinascimento artistico di cui l’Umbria è stata protagonista in Italia, e le cui testimonianze sono state gravemente compromesse dai recenti eventi sismici, merita una particolare attenzione in termini di studio, e di riscoperta culturale e turistica. Gli itinerari, organizzati e suggeriti nel territorio, permetteranno ai visitatori di conoscere un’eredità preziosa e irripetibile, anche se testimonianze importanti di questo patrimonio non saranno visibili a causa dei danni subiti dal terremoto.

Partendo dallo Spazio Arte Valcasana di Scheggino, gli itinerari coinvolgeranno ben quattro regioni: Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. Ventinove i Comuni coinvolti, di cui 19 in Umbria, con 72 chiese e oltre cento tra opere e cicli pittorici: interessata tutta la Valnerina, ma anche la Valle Umbra, il Folignate e lo Spoletino, Nocera Umbra, Fossato di Vico e alcune zone del Ternano, la provincia di Macerata, il Reatino, L’Aquila e il suo circondario.

I luoghi coinvolti dagli itinerari nel territorio sono:

Acquasparta (TR), Chiesa di San Francesco
Camerino (MC), Museo Diocesano
Campello sul Clitunno (PG), loc. Campello Alto, Monastero dei Barnabiti, loc. Lenano, Chiesa di San Lorenzo, Eremo di Sant’Antonio
Castel Castagna (TE), loc. Ronzano, Abbazia di Santa Maria
Castel Ritaldi (PG), loc. Colle del Marchese, Chiesa della Madonna della Selvetta
Castelsantangelo sul Nera (MC), Chiesa di Santa Maria di Vallinfante, Chiesa di San Martino dei Gualdesi
Cerreto di Spoleto (PG), Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, loc. Borgo Cerreto, Chiesa di San Francesco o di San Lorenzo, loc. Ponte Pieve di Santa Maria
Cesi (TR), Chiesa di Santa Maria Assunta
Ferentillo (TR), Abbazia di San Pietro in Valle
Foligno (PG), Cattedrale di San Feliciano, Museo Diocesano, Chiesa di San Nicolò di Guesia, loc. Pale, Eremo di Santa Maria di Giacobbe.
L’Aquila, Museo Nazionale d’Abruzzo, Chiesa di San Biagio, loc. Fossa, Chiesa Santa Maria ad Cryptas
Leonessa (RI), Convento di San Giovanni
Montefalco (PG), Chiesa di Santa Chiara, Cappella di Santa Croce, Chiesa di Sant’Agostino, loc. Turrita, Chiesa di Santa Maria
Monteleone di Spoleto (PG), Chiesa di San Francesco
Nocera Umbra (PG), loc. Case Basse, Chiesa di San Giovenale
Norcia (PG), Chiesa di Sant’Agostino, Chiesa del Crocifisso, Chiesa di San Francesco, loc. Campi, Chiesa di San Salvatore, loc. Forsivo, chiesa di San Giacomo, loc. Valcaldara, Chiesa San Giovanni, loc. Legogne, Chiesa di Santa Maria
Preci (PG), Chiesa di Santa Maria della Pietà, loc. Castelvecchio, Chiesa della Madonna della Cona, loc. Poggio di Croce, Chiesa di San Bartolomeo
Rieti, Cattedrale di Santa Maria Assunta, Chiesa Nuova, loc. Posta, Convento di San Francesco
Sant’Anatolia di Narco (PG), loc. Caso, Chiesa di Santa Cristina, Chiesa di Santa Maria Assunta
Scurcola Marsicana (AQ), Santuario della Vittoria
Sefro (MC), loc. Agolla, Chiesa di San Tossano
Sellano (PG), loc. Orsano, Chiesa di Santa Maria Assunta
Spoleto (PG), Cattedrale di Santa Maria Assunta, Chiesa e monastero di Santa Maria inter Angelos, detto delle Palazze, Chiesa di San Domenico, Chiesa di San Gregorio Maggiore, Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, Chiesa di San Paolo inter vineas, Chiesa di San Sabino, Monastero Santa Maria della Stella, Chiesa di Santa Maria della Misericordia, Chiesa di San Ponziano, Chiesa di San Sabino, Palazzo dei Canonici, Palazzo Vescovile, Chiesa dell’Annunziata, loc. La Costa, Eremo di San Girolamo loc. Morro parrocchiale
Sulmona (AQ), Chiesa di San Francesco della Scarpa
Tolentino (MC), Santuario di San Nicola
Trevi (PG), Chiesa di San Francesco, Chiesa di San Nicolò, Chiesa di Santa Caterina, Chiesa di Santa Maria di Pietrarossa, Chiesa di San Pietro a Pettine, ex Monastero di Santa Croce
Ussita (MC), Collegiata di Santa Maria
Vallo di Nera (PG), Chiesa di Santa Maria, Chiesa di Santa Caterina, Chiesa di San Giovanni
Visso (MC), Collegiata di Santa Maria

venerdì 10 agosto 2018

Vendemmia 2018, in Italia prende il via in Franciacorta con un + 15% di grappoli. Sfida testa a testa con la Francia per primato mondiale

L'avvio della vendemmia 2018 in Italia è iniziata in Franciacorta con la raccolta delle uve pinot e Chardonnay per gli spumanti. Prevista una produzione in aumento rispetto allo scorso anno. Ed intanto si festeggia record storico export (+5,9%).




E’ quanto stima la Coldiretti in occasione in occasione del distacco del primo grappolo di uva nell’azienda agricola Faccoli in via Cava a Coccaglio, nella provincia di Brescia in Franciacorta che come tradizione inaugura l’inizio della raccolta lungo la Penisola con la vendemmia delle uve Pinot e Chardonnay per la produzione di spumanti, le prime ad essere raccolte.

Un risultato praticamente in linea con la media dell’ultimo decennio che riapre pero’ la tradizionale sfida per la leadership produttiva mondiale con un testa a testa tra Italia e Francia dopo il primato conquistato dal vino tricolore lo scorso anno. Secondo le prime stime di Agreste, il servizio statistico del Ministero dell’Agricoltura francese la produzione dei cugini d’oltralpe dovrebbe essere – riferisce la Coldiretti in una nota- di 46,8 milioni di ettolitri, il 27% in più dello scorso anno, anche se con preoccupazioni per muffe e marciumi in Languedoc e a Bordeaux.

Con l’inizio della vendemmia, inoltre, l’Italia festeggia il record storico delle esportazioni di vino Made in Italy che fanno registrare un aumento del 5,9% rispetto allo scorso anno quanto avevano raggiunto su base annuale di circa 6 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale. Secondo quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat relativi al primo quadrimestre 2018 presentata in occasione del distacco del primo grappolo di uva.

Le esportazioni di vino italiano nel mondo – sottolinea la Coldiretti - hanno un effetto traino di immagine per l’intero Made in Italy. Le vendite nel primo quadrimestre dell’anno hanno avuto un incremento in valore del 4,7% negli Usa che sono di gran lunga il principale cliente anche se preoccupano le nuove politiche protezionistiche del Presidente Usa Donald Trump. L’aumento è stato – continua la Coldiretti – del 4,9% in Germania al secondo posto mentre si registra un brusco calo del 5% nel Regno Unito che nonostante gli effetti della Brexit resta sul podio dei principali clienti. A preoccupare per il futuro sono i rischi connessi agli accordi internazionali siglati, o in via di definizione, dall’Unione Europea, dal Ceta con il Canada fino al Mercosur con i paesi sudamericani, dove sono centinaia le Doc italiane che potrebbe rimanere senza tutele. In Canada ad esempio non trovano al momento tutela importanti vini quali l’Amarone, il Recioto e il Ripasso della Valpolicella, il Friularo di Bagnoli, il Cannellino di Frascati, il Fiori d’arancio dei Colli Euganei, il Buttafuco e il Sangue di Giuda dell’Oltrepo’ Pavese, la Falanghina del Sannio, il Gutturnio e l’Ortrugo dei Colli Piacentini, la Tintillia del Molise, il Grechetto di Todi, il Vin Santo di Carmignano, le Doc Venezia, Roma, Valtenesi, Terredeiforti, Valdarno di Sopra, Terre di Cosenza, Tullum, Spoleto, Tavoliere delle Puglie, Terre d’Otranto.

Mentre l’accordo con il Giappone prevede la protezione da parte del Paese del Sol Levante di appena 25 denominazioni italiane, dall’Asti al Brunello di Montalcino, dal Franciacorta al Soave, dal Marsala al Lambrusco di Sorbara fino al Vino Nobile di Montepulciano solo per citarne alcuni. Non va meglio per la trattativa in corso con i paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur), con una forte vocazione vitivinicola. Il negoziato appare molto complesso anche per la presenza in Brasile di diversi produttori di Prosecco specialmente nella zona del Rio Grande che rivendicano il diritto di continuare a fare questo vino italiano anche perché la varietà vitis vinifera “prosecco tondo” risulta iscritta nella banca dati brasiliana del germoplasma sin dal 1981. Tutto questo mentre nel mondo proliferano falsi di ogni tipo con il Prosecco che guida la classifica dei vini più taroccati con le imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata le vendita anche del Whitesecco e del Crisecco. Senza dimenticare le vendite su Internet anche dei kit per il vino liofilizzato “Fai da te” con false etichette dei migliori vini Made in Italy che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano.

La vendemmia del 2018 per effetto delle piogge che hanno caratterizzato la primavera e l’inizio dell’estate si allunga con un ritardo di circa una settimana rispetto allo scorso anno. In Italia le condizioni attuali fanno ben sperare per una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della vendemmia dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre. Da nord a sud della Penisola si parte tradizionalmente con le uve pinot e chardonnay in un percorso che prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello.

La produzione tricolore secondo la Coldiretti sarà destinata per oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola. Sul territorio nazionale ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

La novità di quest’anno è il ritorno dei voucher in agricoltura dopo l’approvazione definitiva del D.L.Dignità che secondo la Coldiretti potrebbe assicurare 25mila posti di lavoro occasionali a studenti, disoccupati, cassintegrati e pensionati durante la vendemmia che è il settore in cui sono stati in passato impiegati quasi la metà dei voucher agricoli. Ora pero’, conclude la Coldiretti nella nota, occorre fare prestissimo per adeguare la procedura Inps affinché le novità sui voucher tanto attese dalle imprese viticole siano immediatamente disponibili ed evitare che la burocrazia rallenti o addirittura vanifichi gli sforzi fatti dal Governo e dal Parlamento.

Dalla vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 10,6 miliardi di fatturato dalla vendita del vino, realizzato più all’estero che in Italia, che offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone tra quelle impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale e quelle presenti in attività connesse e di servizio. ll tutto sostenuto da una struttura produttiva che conta 310 mila aziende agricole e quasi 46 mila aziende vinificatrici su una superficie a vite di 652 mila ettari.

lunedì 6 agosto 2018

Libri e stampe antiche: il mondo dei collezionisti si riunisce in Umbria

A Città di Castello (Pg) dal 31 agosto al 2 settembre la 18esima edizione della Mostra del Libro Antico.




In mostra 45 espositori, migliaia di collezionisti e appassionati in arrivo per la nuova edizione che si sposta in una sede di prestigio: il Palazzo Vitelli a Sant’Egidio. Oltre alla mostra mercato, anche seminari, convegni e approfondimenti su un settore di grande interesse in Italia.

Tutto pronto a Città di Castello, nel cuore dell’Umbria in provincia di Perugia, per la XVIII edizione della Mostra Mercato Internazionale del Libro Antico e della Stampa Antica, uno degli appuntamenti di riferimento in Italia e non solo per il settore, che anche quest’anno si svolgerà nella elegante cittadina umbra dal 31 agosto al 2 settembre prossimi ospitata all’interno del rinascimentale Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, tra le eccellenze architettoniche delle città. Oltre 45 operatori, italiani ed esteri (tra librerie antiquarie e venditori di stampe e cartografia), alcuni dei quali leader di settore a livello internazionale che a Città di Castello proporranno rarità bibliografiche originali come manoscritti miniati, incunaboli, cinquecentine, libri di varie epoche rari e di pregio, fotografie, incisioni, litografie, cartografia, stampe decorative e quant’altro inerente la bibliofilia e relativo collezionismo.

Gli eventi collaterali. Oltre alla mostra mercato come sempre ricco anche il programma di attività culturali intorno alla bibliofilia, grazie alla disponibilità di competenti relatori che consentono di realizzare conferenze e mostre documentarie originali e di elevato contenuto. Quest’anno tali iniziative vedranno protagonisti innanzi tutto l’Università di Perugia con una conferenza sul tema de “Le commedie di Giovan Battista Marzi”, letterato del 1500, a cura Prof. Mario Tosti Direttore del Dipartimento di Lettere-Lingue, Letterature e Civiltà Antiche  e Moderne e la dott.ssa Aurora Caporali. Inoltre è in programma una conferenza, con ampia mostra espositiva sul curioso e interessante tema de “FAC SIMILI “Maschera e Volto”, iniziativa ideata da Vittoria De Buzzaccarini, titolare della rivista Charta e Alumina, riviste di prestigio in ambito cartofilo, e da Giovanni Saccani direttore della Biblioteca Reale di Torino.

La nuova sede: la grande novità di questa nuova edizione. Sarà il Palazzo Vitelli a Sant’Egidio a ospitare la XVIII edizione della Mostra. Si tratta di uno dei quattro palazzi costruiti dalla famiglia Vitelli, di impronta tardo rinascimentale, edificato ad opera di Paolo Vitelli, Vice Duca di Parma e Piacenza, ed è stato inaugurato attorno al 1570. Il progetto architettonico, che ricalca uno stile fiorentino, si deve, per quanto riguarda l’impostazione generale allo stesso Paolo Vitelli, che, come altri membri del casato, era molto interessato all’architettura, oltreché militare anche civile. Ricco di decorazioni nelle sue epiche sale, vanta dipinti attribuiti a Pomarancio e Doceno. Il palazzo è circondato da un ampio giardino a ridosso delle antiche mura urbiche, concepito all’italiana, in origine con quattro spicchi di pari grandezza attorno ad una fontana a mò di aiuole, il tutto impreziosito da collinette artificiali con particolari vegetazioni e da una peschiera, oltreché da un ninfeo delimitante il resede di pertinenza della cosiddetta palazzina Vitelli destinata a casinò di caccia e impreziosita da importanti statue di cotto di manifattura umbra.

Da diversi anni la Mostra del Libro Antico è stata rivitalizzata attraverso la costituzione dell’Associazione di Palazzo Vitelli a S.Egidio impresa strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio, che organizza  e gestisce l’evento a Citta’ di Castello (PG), dove l’arte tipografica presente a partire dal XVI sec., rappresenta oggi, in ambito industriale grafico/cartotecnico, un comparto di consistente valore economico e di primaria importanza nazionale decine di aziende e con un significativo numero di occupati in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di settore, dalla progettazione alla realizzazione del prodotto finito. La manifestazione a sottolineare la sua importanza è sempre sostenuta da adeguata comunicazione media nei siti specializzati e culturali a diffusione nazionale.

Il programma degli eventi e le informazioni per vivere al meglio la Mostra sono disponibili sul sito www.mostralibroantico.it

venerdì 3 agosto 2018

Vendemmia 2018. In Italia si prospetta migliore dello scorso anno. Per volumi e quantità sarà decisivo l’andamento climatico del mese di agosto





“L’Italia vitivinicola si prepara alla vendemmia 2018 che, dalle prime indagini dell’Osservatorio del Vino (UIV e Ismea), si prospetta decisamente migliore rispetto a quella dello scorso anno. È certamente prematuro parlare di numeri, ma si può ragionevolmente stimare la produzione in una forbice di 47-49 milioni di ettolitri. Sarà decisivo l’andamento climatico del mese di agosto per determinare volumi e qualità. Dati, questi, di cui parleremo in dettaglio durante il consueto appuntamento con le ‘previsioni vendemmiali’, che l’Osservatorio del Vino organizza il 4 settembre in sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole alle ore 10.30”.

Con queste parole Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, presenta le prime riflessioni sul trend del vigneto Italia alle porte della vendemmia 2018, commentando le indagini dell’Osservatorio del Vino.

“Anche quest’anno il clima ci ha riservato non poche sorprese – continua Paolo Castelletti – alternando gelate, grandine e forti piogge. L’attenzione dei nostri viticoltori verso i vigneti è riuscita a contenere insidiosi attacchi di peronospora e oidio. Ora il clima farà la differenza per la regolare maturazione delle uve, determinando volumi, grado zuccherino, quadro acidico e aromatico”.

Ad oggi, in alcune delle regioni vitivinicole più significative abbiamo andamenti differenti. In Veneto, nonostante qualche grandinata e la piovosità intermittente, i vigneti sembrano essere in ottimo stato. In Piemonte il freddo primaverile, l’elevata piovosità da aprile a giugno e alcune grandinate di forte intensità hanno reso difficoltosa la gestione del vigneto, ma le calde giornate di giugno hanno fatto segnare un recupero ottimo vegetativo. In Sicilia pioggia, maltempo e grandinate hanno colpito soprattutto la parte occidentale dell’Isola e hanno portato peronospora e oidio, che potrebbero aver compromesso parzialmente quantità e qualità delle uve. Sul versante etneo, invece, i vigneti si presentano rigogliosi. In Trentino Alto Adige l’andamento stagionale è stato finora molto favorevole. Il germogliamento uniforme, la fioritura e l’allegagione, avvenute in condizioni ideali, hanno determinato una buona carica produttiva su tutte le varietà. In Friuli Venezia Giulia la stagione vitivinicola è iniziata con leggero ritardo, ma nel migliore dei modi. Qualche grandinata ha colpito a macchia di leopardo il territorio senza arrecare gravi danni alle vigne. Ad oggi si può parlare di vendemmia più abbondante, rispetto allo scorso anno, con una qualità ottima. In Emilia Romagna pochi danni da gelate con una fioritura regolare e abbondante crescita della vegetazione. Nonostante qualche attacco di peronospora, in questo momento l’uva si presenta molto bella e in regola con il calendario di maturazione. In Toscana si prevede un deciso aumento rispetto al 2017, anche se sulla vendemmia 2018 incideranno i problemi causati lo scorso anno sia dalle gelate sia dalla siccità. In Abruzzo si prospettano volumi superiori allo scorso anno, ma con condizioni fitosanitarie non ottimali a causa di un clima poco favorevole e di piogge persistenti che, in alcune zone, hanno favorito l’insorgere di peronospora e, in alcuni casi, oidio. In Puglia, si registra un’annata anomala, in cui il susseguirsi delle piogge non ha permesso di trattare i filari in modo idoneo. Qualche preoccupazione persiste sulla gradazione delle uve, che potrebbe non essere ottimale. Si attende però la fine di agosto per fare bilanci.

MoliseCinema, quando la cultura della settima arte parte dal Mezzogiono. Al via il Festival che promuove le più recenti e innovative produzioni del cinema italiano e internazionale

Si svolgerà dal 7 al 12 agosto a Casacalenda, in provincia di Campobasso, la sedicesima edizione di Molisecinema. Un programma denso e variegato animerà il Festival, tanto nelle sezioni competitive quanto negli eventi collaterali, con tantissime proiezioni, eventi e ospiti.




Ai nastri di partenza MoliseCinema, il Festival rivolto alla promozione delle più recenti e innovative produzioni del cinema italiano e internazionale, privilegiando i giovani autori e i nuovi linguaggi, con particolare attenzione ai cortometraggi e ai documentari. Negli anni MoliseCinema è diventato un punto di riferimento costante della vita culturale non solo del Molise ma di tutto il Mezzogiorno e che acquisisce sempre più uno spessore nazionale ed internazionale. Il successo di pubblico finora conseguito, la partecipazione di numerosissimi ospiti e protagonisti del mondo del cinema, l’ampia visibilità sulla stampa locale e nazionale e un generale consenso che si è registrato da parte delle istituzioni e della società civile ne confermano il crescente interesse. Nelle quattordici edizioni finora svolte, il festival ha proposto al pubblico una programmazione molto articolata (film, corti, documentari, eventi speciali, concerti, dibattiti, letture), ospitando centinaia di attori, registi, produttori e addetti ai lavori. MoliseCinema promuove inoltre l’istituzione della "Molise Film Commission" e con la sezione "Girare il Molise" del festival si intende valorizzare il Molise come location per le produzioni cinematografiche ed audiovisive.

Ospite d'onore di questa edizione sarà Elio Germano. All’attore romano di origine molisana il Festival dedica un libro, “Elio Germano. Corpo, voce e istinto”, a cura di Raffaele Meale e Federico Pommier Vincelli, pubblicato da Cosmo Iannone Editore. Il volume, che inaugura la collana editoriale di MoliseCinema e viene presentato l'8 agosto, ripercorre la carriera dell'artista con saggi critici e interviste. Il Festival presenta anche una selezione di film con Germano protagonista dagli esordi a oggi.

Tra gli ospiti attesi i registi dei lungometraggi in concorso: Silvia Luzi e Luca Bellino per Il Cratere, Paolo Sassanelli per Due Piccoli Italiani, Dario Albertini per Manuel, Paola Randi per Tito e gli alieni, Giancarlo Fontana per Metti la nonna in freezer, la coppia comica Corrado Nuzzo e Maria Di Biase per Vengo Anch’io, e Valerio Attanasio per Il Tuttofare, insieme all’attore Guglielmo Poggi. Ci sarà anche la giovane attrice Daphne Scoccia, ad accompagnare il corto "Via Lattea".

Tra gli eventi “I Sessantotti”, una serie di incontri e proiezioni per ricordare il ’68 in occasione del 50° anniversario di un movimento che ha cambiato il costume, la società e il cinema, con una selezione dei film più significativi del periodo come quelli diretti da Antonioni, Ferreri, Pasolini e i fratelli Taviani. Ad arricchire la sezione, che si avvale della collaborazione dell'Archivio audiovisivo del Movimento operario, l'anteprima mondiale del documentario Gli Uccelli. Un assalto al cielo mai raccontato di Silvio Montanaro e Gianni Ramacciotti, che ricostruisce la storia del gruppo situazionista Gli Uccelli, uno dei più creativi del ‘68.

In anteprima mondiale sarà presentato anche Angeli Del Sud di Bruno Colella. Un emozionante viaggio in compagnia di Eugenio Bennato tra i suoni e l’anima del sud Italia.

A 100 anni dalla fine del primo conflitto mondiale, MoliseCinema presenta una mostra di immagini inedite realizzate sul set de "La Grande guerra" di Mario Monicelli dall'aiuto regista Mario Maffei. La mostra, a cura di Lucia Baldini, racconta il "dietro le quinte" del film interpretato da Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Silvana Mangano, ed è accompagnata da un libro su Maffei presentato dal regista Daniele Costantini. Le foto della mostra si collegano all'immagine scelta per il manifesto 2018 del Festival, che ritrae Silvana Mangano ne "La Grande Guerra" (foto di Sergio Strizzi).

I 22 corti del concorso Paesi in corto offrono una panoramica del migliore cinema breve mondiale, con 2 anteprime mondiali, 3 anteprime internazionali e 15 anteprime italiane. Tra i titoli più significativi The Silent Child di Chris Overton (UK) il cortometraggio vincitore dell'Oscar 2018, e El Verano Del León Eléctrico, di Diego Céspedes (Cile), vincitore di Cannes-Cinefondation 2018, ambedue in anteprima per i festival italiani. In anteprima mondiale ci saranno Le Bout De La Piste di Sophie Thouvenin (Francia), accompagnata al festival dall'attrice protagonista Gemi Diallo, e Sink di Cloudy Rhodes (Australia). In anteprima internazionale ci saranno Cerdita di Carlota Pereda (Spagna), End Of The Line di Jessica Sanders (Usa), The Monster di Siavash Shahabi (Iran). In anteprima italiana After/Life di Puck Lo (Usa), Caroline di Logan George e Celine Held (Usa), Cerulia di Sofia Carrillo (Messico), Counterfeit Kunkoo di Reema Sengupta (India), Game Over di Maria-Kristin Neheimer, Inlove di Alexis e Jérémie López (Francia), Kampung Tapir di Aw See Wee (Malesia), Laissez-Moi Danser di Valérie Leroy (Francia), Los Días De Los Muertos di Pauline Pinson (Francia), Mleko/Milk di Urszula Morga (Polonia), Munda di Tinna Hrafnsdóttir  (Islanda), Salam di Claire Fowler (Usa-Uk), Wave di Benjamin Cleary e Tj O'Grady Peyton (Irlanda). A completare la selezione Karl di Thomas Scohy (Francia) e Nigthshade di Shady El-Hamus (Francia).

18 i corti italiani in concorso nella sezione Percorsi: 19’35’’ di Adam Selo, Beauty di Nicola Abbatangelo, Bismillah di Alessandro Grande già vincitore di numerosi premi fra cui il David di Donatello, Cani Di Razza di Riccardo Antonaroli e Matteo Nicoletta, Cena D’aragoste di Gregorio Franchetti, corto premiato alla Berlinale e in anteprima italiana, Cosi’ In Terra di Pier Lorenzo Pisano, unico italiano presente a Cannes 2018, Happy Hour di Fabrizio Benvenuto, Il Dottore Dei Pesci di Susanna della Sala, Je Ne Veux Pas Mourir di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi, L’avenir di Luigi Pane, La Giornata di Pippo Mezzapesa, Magic Alps di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, Massimino di Pierfrancesco Li Donni, Nina di Mario Piredda, Pipinara di Ludovico Di Martino, Stai Sereno di Daniele Stocchi, Sweetheart di Marco Spagnoli, Via Lattea di Valerio Rufo, accompagnato da Daphne Scoccia.

6 i documentari in concorso nella sezione Frontiere - Premio Giuseppe Folchi. Tra i titoli: Albe. A Life Beyond Earth di Elisa Fuksas su sette personaggi di Roma e dintorni che condividono esperienze di extraterrestri, ufologia e spiritualità cosmica con ospite l'autore Tommaso Fagioli; Appennino di Emiliano Dante, un diario cinematografico sull’Aquila e sul terremoto che è anche una riflessione sul cinema del reale; Ceci N’est Pas Un Cannolo, esordio alla regia di Tea Falco, una metafora sulla storia di Adamo ed Eva di ambientazione siciliana; Essere Gigione. L’incredibile Storia Di Luigi Ciaravola di Valerio Vestoso sul cantante più controverso della provincia italiana, quasi un punto di riferimento culturale per la massa; Il Mondo O Niente di Chiara Caterina che racconta uno dei tanti sud Italia, un sud isolato ed allo stesso tempo iper-connesso, moderno e arcaico allo stesso tempo; Vita Di Marzouk di Ernesto Pagano, sul viaggio verso casa di un musicista tunisino in crisi con la moglie italiana.

3 i documentari fuori concorso nella sezione Doc Special: Fuga Per La Libertà di Emanuela Gasbarroni sui rifugiati politici fuggiti dall’Europa orientale in un campo profughi di Latina; Mondo Za di Gianfranco Pannone, giurato del Festival, su Cesare Zavattini e sul suo rapporto con la Bassa reggiana; Roma, Golpe Capitale di Francesco Cordio, sulle dimissioni “forzate” del sindaco di Roma Ignazio Marino nell’ottobre 2015.

La Giuria del concorso dedicato ai corti internazionali è composta dalla montatrice Consuelo Catucci, dal regista Aldo Iuliano e dallo storico Ermanno Taviani. I giurati del concorso dedicato ai cortometraggi italiani sono la produttrice Costanza Coldagelli, il montatore Roberto Di Tanna, e lo scrittore Roberto Moliterni. I giurati della sezione sui documentari sono i registi Francesco Pannone e Francesco Cordio e la videoartista Matilde De Feo.

Nella sezione di videoarte ci sarà una video-installazione interattiva dell'artista Paolo Scoppola. Nella sezione “Festival partner” saranno presentate selezioni scelte dalle manifestazioni gemellate: le web series di “Roma Web Fest” e i corti di “Festa del cinema del reale” e “Contest 50 ore”.

Per la consueta Terrazza dei libri saranno presenti, tra gli altri, il poeta Franco Arminio che presenterà la sua ultima raccolta Resteranno i canti edita da Bompiani. Tra gli ospiti Italo Moscati che "si batterà" con Famiano Crucianelli in un "match dialettico" tra Pasolini e il Sessantotto 50 anni dopo. Mentre lo scrittore Antonio Pascale si esibirà nello spettacolo dedicato al Molise "Non è per cattiveria", insieme al musicista Giuseppe Spedino Moffa.

Per il terzo anno il Festival rivolge la propria attenzione a un paese della Regione adriatico-ionica. Dopo il cinema albanese e quello croato, il Focus della XVI edizione è dedicato al Montenegro, in collaborazione con il Montenegro Film Center.

Ci saranno anche workshop per i giovani che muovono i primi passi nel mondo del cinema, con il laboratorio “Be short. Laboratorio di Filmmaking". Inoltre un laboratorio sul teatro delle ombre a cura di Silvio Gioia, che coinvolge i ragazzi migranti degli Sprar del Molise.

Per le scuole il concorso “Salute in corto”, frutto della collaborazione tra MoliseCinema e la LILT (Lega italiana per la Lotta contro i Tumori), con una serie di corti dedicati al tema del benessere e dell’adozione di corretti stili di vita.

Appuntamento al Festival anche con “Girare il Molise” con il documentario C’era Una Volta La Terra, di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti.

Il festival proseguirà poi con “Molisecinema Tour”, la sezione itinerante della kermesse che dal 13 al 20 agosto toccherà anche i comuni di Campomarino, Busso, Castelbottaccio, Larino e Venafro con proiezioni e incontri dedicati.

Il Festival, diretto da Federico Pommier Vincelli, è organizzato dall’associazione MoliseCinema. Promosso da Regione Molise e Comune di Casacalenda, ha il patrocinio e il contributo della Direzione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Info: www.molisecinema.it/