venerdì 31 luglio 2020

Quintescienza 2020 Identità - Vite per la scienza, al Teatro del Lido di scena una serie di spettacoli sul genio umano e la sua identità

#ExtraProgrammazione, dal 7 agosto al 19 settembre 2020, in programma al Teatro del Lido Quintescienza 2020 Identità - Vite per la scienza, a cura dell'Associazione Affabulazione. Una serie di spettacoli sul genio umano e la sua identità. In programma anche due lezioni che trattano argomenti strettamente legati all’essere umano, alle sue possibilità e alla sua sopravvivenza.






Il genio umano e la sua identità. Vite dedicate alla scienza, cicli di esperimenti narrati nel dettaglio, ragionamenti, metodi e conclusioni passate al setaccio. Opere teatrali che si concentrano sul racconto della vita di scienziati e scienziate, ma sempre a partire dai loro esperimenti, dal loro approccio all’obiettivo, dal procedimento logico induttivo o deduttivo da essi/e utilizzati/e.

Quinte-Scienza, progetto vincitore dell’Avviso Pubblico EUREKA! ROMA2020-2021-2022 e facente parte di ROMARAMA 2020, palinsesto culturale promosso da Roma Capitale, segue tre concetti ben definiti: identità, ambiente e connessione. Un percorso artistico multidisciplinare, per declinare in 3 annualità le infinite possibilità della narrazione a tema scientifico. Dall'individualità (il genio maschile o femminile che ha dedicato la propria vita alla scienza) al mondo esterno, ovvero l’immensità della natura (in particolare il rapporto con l’orizzonte marino e astronomico), alla spinta oltre l’ostacolo, (indagando le possibilità di connessione virtuosa tra esseri umani e macchine), nell’ottica di un progresso ecosostenibile e realmente rispettoso del mondo che viviamo. Il tutto attraverso spettacoli teatrali, lezioni interattive, incontri presso il Teatro del Lido di Ostia. Le attività sono completamente gratuite e dedicate alle giovani generazioni, ma godibili anche da parte di un pubblico adulto. Per le annualità 2021 e 2022 verranno realizzate attività anche all’interno degli Istituti Scolastici, avviando contestualmente virtuosi processi di formazione peer to peer.

Si inizia venerdì 7 agosto con Il principio dell'incertezza a cura della Compagnia Arditodesìo. Ispirato alla figura di Richard Feynman, importantissimo e popolare fisico statunitense premio Nobel per la fisica nel 1965, lo spettacolo è una vera e propria lezione di meccanica quantistica.

Sabato 8 Pandemie e domenica 9 agosto Hypervision, due lecture prodotte dalla Compagnia Arditodesìo in collaborazione con il Laboratorio per la Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Pandemie: da dove nascono? Come mai a un certo punto rallentano o scompaiono? Cosa si può fare per evitarle, o almeno per fermarle il prima possibile? Hypervision sarà invece un viaggio in realtà aumentata alla scoperta della visione dell’Homo Sapiens Sapiens e di altri animali del pianeta Terra.

Sabato 29 agosto Teatri della Resistenza presenta Majorana. Un genio controcorrente, drammaturgia Simone Faucci e Dario Focardi, regia e interpretazione Simone Faucci. Lo spettacolo propone le ultime ore trascorse da Ettore Majorana, in cui lui stesso affronta e confronta le sue teorie scientifiche con la sua umanità, con le sue contraddizioni e il suo impulsivo/ostinato senso della ricerca.

Venerdì 4 settembre, l'Associazione Affabulazione presenta Meyer. Uno spettacolo interattivo, regia di Cristiano Petretto, con Viviana Mancini, Raffaele Balzano, Giulia Vanni. Il Dottor Sten Meyer, abile ed intelligente ricercatore, all’apice della sua carriera trova la formula per eliminare definitivamente l’utilizzo del petrolio dalla nostra società. E’ a un passo dalla rivoluzione, è vicino a rivelarla al mondo. Il mondo però non sembra essere intenzionato ad accogliere la sua scoperta sconvolgente.

Sabato 5 settembre Teatri della Resistenza presenta Marie Curie: una donna con Laura Nardi
drammaturgia Dario Focardi, coordinamento artistico Paolo Giommarelli, scene e luci Fabio Giommarelli. Ci siamo avventurati nella vita di Marie Sklodowska Curie e ci siamo persi. Sono numerose le testimonianze di coloro che l’hanno incontrata, conosciuta o amata e abbiamo capito di trovarci al cospetto di un mito che travalica il tempo in cui ha vissuto.

Sabato 19 settembre CSS Teatro stabile di innovazione del FVG presenta Ksenija Martinovic in
Mileva di Ksenija Martinovic, drammaturgia Federico Bellini, con Ksenija Martinovic e Mattia Cason, produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, con la consulenza scientifica di Marisa Michelini, professore ordinario di Didattica della Fisica, Università degli Studi di Udine. La biografia di Mileva Mari´c ci rimanda immediatamente a tutte quelle donne messe in secondo piano, per un’evidente discriminazione di genere; tra le più note possiamo citare Rosalind Franklin, Lise Meitner e Jocelyn Bell. Di recente questo fenomeno è stato definito Effetto Matilda, e ben si può rilevare nel campo delle scienze. 



Teatro del Lido
Via delle Sirene, 22
00121 Lido di Ostia
06 564 6962
Info
quintescienza@gmail.com
Facebook: QuinteScienza  • Instagram: @quintescienza

Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21. Ingresso gratuito - prenotazione obbligatoria su Eventbrite (link anche su Fb QuinteScienza).

In ottemperanza alle disposizioni dei protocolli di sicurezza anticovid, l’accesso sarà possibile solo a un numero limitato di spettatori (62) che potranno prenotare i propri biglietti online sul circuito Eventbrite. I protocolli di sicurezza anticontagio – covid 19, sono visitabili sul sito www.teatrodellido.it e www.teatrodiroma.net.

giovedì 30 luglio 2020

Uomini e vino, ci lascia Giancarlo Scalabrelli, il mondo della ricerca saluta uno dei protagonisti della vitivinicoltura italiana

Ci lascia Giancarlo Scalabrelli, il mondo della ricerca saluta uno dei protagonisti della vitivinicoltura italiana. Era da tempo ammalato di SLA. Tra i suoi lavori la valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani.







Si è spento oggi all'età di 71 anni il Prof. Giancarlo Scalabrelli. Era nato a Orbetello in provincia di Grosseto. Laureato con lode in Agraria nel 1973, consegue poi il Diploma di Perfezionamento presso la Scuola Superiore Sant’Anna. Professore Ordinario di Viticoltura presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, ha presieduto per molti anni il Corso di studio in Viticoltura ed Enologia, portando alla laurea e avviato all'attività professionale centinaia di allievi cui ha dedicato tutta la sua passione e da cui ha ricevuto sempre riscontri di stima e apprezzamento.

Ha lottato fino all'ultimo con una grave malattia, senza mai arrendersi, una lotta quotidiana per riuscire a mantenersi in comunicazione con la famiglia, gli amici e con il suo mondo scientifico a cui ha dedicato un'intera vita. Alcuni anni fa gli studenti dell'Università di Pisa lo hanno incontrato. Il grande viaggio. La sua storia. Ad iniziare dall'entusiasmo con cui ha dedicato la sua vita, per oltre trenta anni, all'insegnamento universitario, portando alla Laurea centinaia di giovani, scrivendo centinaia di lavori scientifici e trattati, raccolte di poesie e profetici romanzi sul futuro dell’Umanità. Poi di colpo la perdita progressiva e veloce di ogni possibilità di muoversi, di farsi capire, di far conoscere agli altri quanta ricchezza c’è ancora di sentimenti e pensieri. Una storia di chi vuole resistere, di chi cerca con tutti i mezzi di rompere questo muro di incomunicabilità.

La sua carriera è disseminata di lavori e ricerche in ambito vitivinicolo, ma anche in altri numerosi settori come quello dell'arboricoltura, come testimoniano le numerose pubblicazioni e testi scientifici. Ma principalmente si è dedicato alla valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani, partecipando anche a progetti di ricerca internazionali. Coordinatore di progetti di ricerca sulla vite e sul germoplasma, Co-proponente di “Un database viticolo Universale” Accademico ordinario della Vite e del Vino, dell’ISHS, dell’Accademia Internazionale di Analisi sensoriale. Nel 2016 ha proposto un network vitivinicolo in collaborazione con ex-studenti del cds Viticoltura ed enologia, con cui manteneva significative relazioni. È stato inoltre per molti anni corista tenore del Coro dell'Università di Pisa.

Autore di oltre 200 lavori a stampa e di capitoli di libri, tra cui "L'Aleatico dai mille profumi", Debatte editore, 2012, "Agresto un condimento ritrovato", Effigi 2015, "Attuali e futuri enologi", ha coniugato l'intensa attività di ricercatore e docente all'impegno come scrittore. Dal 2010 corrispondente del mensile "Nuovo Corriere dell'Amiata", nel 2008 pubblica il romanzo "Viaggio nella Toscana del 2050", Editore Edimond, e nel 2014 l'Editore Aletti ha inserito in "Zephyrus" una silloge di sue poesie. Nel 2016 ha pubblicato con l'Editore Giovane Holden il romanzo "Corri, Carlo, corri!".

Ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscerlo personalmente anni fa nell'ambito di Vulcania, una manifestazione che è nata con l'intento di diffondere la cultura e la valorizzazione del vino da vitigni su suolo vulcanico. In quell'occasione Giancarlo Scalabrelli ha sapientemente elencato una lista dei vitigni antichi su suolo tufaceo e della loro riscoperta attraverso l'analisi del loro patrimonio genetico che con la passione che lo contraddistingueva stava cercando di riportare alla luce, anche con l’aiuto di nuove metodologie di ricerca e studio, animato dalla volontà di riqualificarne l'identità territoriale.

Un caro saluto professore!

Covid-19, vola l'e-commerce: la pandemia accelera lo sviluppo delle vendite di vino online

Mentre da un lato i consumi di vino in Italia scontano inevitabilmente gli effetti della pandemia da Covid-19, dall'altro si assiste ad una imponente crescita degli acquisti online. Ecco un focus sulle vendite in Italia relativamente al I semestre 2020 nel canale off-trade.





Con una ristorazione ancora in lenta ripresa, i consumi di vino nel mercato italiano sono legati mani e piedi alle vendite della Distribuzione a Libero Servizio e dell’E-commerce. Grazie alla collaborazione tra Nomisma Wine Monitor e Nielsen, si stima un aumento delle vendite di vino online (per specializzati e operatori del largo consumo) del 102%.

I consumi di vino in Italia scontano gli effetti della pandemia da Covid-19 con la chiusura dell’Horeca. Al primo semestre, il bilancio che se ne trae è quello di uno “spostamento” consistente verso gli acquisti in GDO e online, cresciuti rispettivamente del 9% e 102% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ovviamente, alla luce dei diversi (e distanti) volumi movimentati da questi due canali nel panorama nazionale dei consumi di vino, si tratta di crescite il cui “peso” relativo va giustamente contestualizzato: basti infatti pensare che, pur a fronte di questo raddoppio, il rapporto a valori nelle vendite di vino tra e-commerce e GDO è ancora di 1 a 16.

Al di là di queste differenze, è indubbio lo sviluppo del canale on-line nelle vendite di vino, una dinamica che ha interessato maggiormente gli operatori del largo consumo rispetto ai “pure player”. Secondo una stima Nomisma Wine Monitor - Nielsen, nel primo semestre di quest’anno le vendite on line di vino dei retailer del largo consumo sono aumentate del 147% contro una crescita degli specializzati che si è “fermata” a un +95%, sebbene questi ultimi siano stati responsabili dell’83% delle vendite e-commerce di vino in Italia (sempre a valori).

“L’accelerazione impressa dalla pandemia nello sviluppo dell'online per le vendite di vino è innegabile. Anche nei prossimi mesi si assisterà a un consolidamento di tale canale, obbligando così i produttori a una maggior attenzione verso le nuove modalità di vendita. E’ alla luce di tale evoluzione del mercato che abbiamo avviato la collaborazione con Nielsen, al fine di realizzare congiuntamente nuovi strumenti di monitoraggio e analisi dei trend di consumo a supporto della filiera vinicola italiana ”, dichiara Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.

Sul fronte invece della Distribuzione a Libero Servizio (compresi discount), è interessante segnalare come le vendite di vino siano cresciute anche dopo il lockdown. In particolare, sempre secondo dati Nielsen, le vendite intercorrenti le otto settimane tra il 9 marzo e il 3 maggio sono aumentate del 6,7% a valori e del 9,7% a volumi, evidenziando un calo del prezzo medio di quasi il 3%. Nelle otto settimane successive (fino al 28 giugno, e quindi in periodo di post-lockdown), le vendite sono cresciute del 16,2% a valori e del 12,9% a volumi, mostrando all’opposto un aumento nei prezzi medi del 3%.

Ovviamente questo trend si è manifestato in maniera differente per le diverse categorie. In particolare, focalizzando l’attenzione alle otto settimane del lockdown, la preferenza degli italiani si è rivolta principalmente verso i vini fermi e frizzanti (+12,5% a valori rispetto allo stesso periodo 2019) e, all’interno di questa tipologia, verso i rossi (+14,9%). Al contrario, gli acquisti di spumanti (compreso lo Champagne) si sono ridotti - sempre a valori – del 19%, complice anche una Pasqua festeggiata all’interno della ristretta cerchia di conviventi tra le stesse mura domestiche.

Nelle otto settimane successive, il trend delle vendite è risultato positivo per entrambe le categorie, ma con gli spumanti in grande “spolvero”: mentre le vendite di vini fermi e frizzanti sono cresciute di un altro 13,9%, quelle di spumanti e Champagne hanno messo a segno un +27,5%, con in testa gli Charmat Secchi a guidare il recupero (+32,4%).

“L’eCommerce si sta affermando come uno dei canali più prospettici per molte (ma non tutte) categorie di prodotti del Largo Consumo. Il vino è senza dubbio una di queste. Le sue vendite online mostrano un trend di crescita esponenziale che - con la pandemia da Covid-19 - si è consolidato ancora di più. Misurare la frammentazione delle vendite tra GDO online e pure player online richiede nuove tecniche e metriche di misurazione. Nielsen è felice e orgogliosa di avviare questa collaborazione con Nomisma per offrire un monitoraggio estensivo sia a livello di vendite che abitudini di consumo, in logica omnicanale.”, dichiara Stefano Cini, Consumer Intelligence and eCommerce Leader di Nielsen Connect Italia.

OIV, al via il bando per borse di ricerca 2020: Invito a presentare candidatura

Prende il via il bando per borse di ricerca inserito nel programma dell'Organizzazione Internazionale dell Vigna e del Vino (O.I.V.). I moduli di candidatura debitamente compilati devono essere rinviati all’OIV - Borse di ricerca - Via di Monceau, 35 - 75008 Parigi - o all'indirizzo email: job@oiv.int. Data ultima di presentazione delle domande: 24 ottobre 2020.





Nell’ambito dello sviluppo del suo Piano Strategico, l’OIV come ogni anno, accorda per il 2020 delle borse di ricerca con tematiche specifiche sul mondo della vitivinicoltura. Le borse proposte nel quadro di questo programma sono di breve periodo (da sei mesi fino a quindici mesi al massimo) e sono previste per formazioni specifiche di livello post-universitario.

I candidati individuati devono essere molto qualificati, desiderosi di avanzare nelle loro ricerche o migliorare la loro competenza e tenersi al corrente degli ultimi progressi nel loro settore di studi o di lavoro.


Tematiche prioritarie per le borse di ricerca 2020


Viticoltura

Cambiamento climatico:
- Azioni per combattere il cambiamento climatico e i suoi effetti
- Strategie per modulare la resilienza delle viti nei nuovi contesti colturali e in un ambiente in evoluzione
  • Riduzione dell'uso di agrofarmaci e ricerca di alternative ai prodotti fitosanitari tradizionali (rame, biostimolanti e altri)
  • Viticoltura di precisione: impiego di diverse tecnologie, metodologie e innovazioni nel settore vitivinicolo
  • Uso sostenibile dell'acqua in viticoltura: adattamento varietale rispetto al consumo idrico (efficienza d’uso dell’acqua e cambiamento climatico)
  • Protezione, ripristino e promozione dell’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestione sostenibile delle foreste, contrasto alla desertificazione, arresto e inversione del degrado dei suoli e arresto della perdita di biodiversità
  • Malattie del legno della vite
  • Uva da tavola, succo d’uva e percezione dei consumatori degli aspetti salutistici, nutrizionali e fitosanitari. Confronto con altre bevande ed effetti delle diverse condizioni di disidratazione dell’uva sui cambiamenti dei metaboliti secondari
Enologia
  • Riduzione degli input a livello tecnologico e microbiologico
  • Cantina ecosostenibile: riduzione degli input e ottimizzazione del consumo idrico ed energetico nella produzione di vino
  • Autenticità e tracciabilità dei vini: metodi di analisi e gestione dei dati
  • Caratterizzazione chimica e funzionale dei tannini enologici
  • Analisi sensoriale: nuovi approcci e metodologie
Economia e diritto
  • Responsabilità socioeconomica nel settore vitivinicolo e consapevolezza dei consumatori
  • Promozione (o valorizzazione?) della produzione vitivinicola in contesti territoriali, culturali e sociali
  • Economia circolare nel settore vitivinicolo
  • Conseguenze del COVID-19 sul settore vitivinicolo
  • Reazioni e impressioni dei consumatori durante il lockdown dovuto alla pandemia
  • Etichette di avvertenza dei pericoli per la salute: comprensione degli effetti da parte dei consumatori
Sicurezza e salute
  • Effetti del consumo di vino sulle malattie
  • Cambiamento nelle abitudini di consumo, anche presso i giovani
  • Contaminanti, tossine e additivi (in particolare zinco, cadmio, ecc.)
  • Effetti biologici del consumo di vino
  • Contesto socioculturale del consumo di vino
  • Rassegna bibliografica sugli effetti del vino sulla salute (a differenza di quelli di altri alcolici)

Informazioni
Programma di borse di ricerca dell’ OIV a sostegno delle aree di programma prioritarie
Dossier di candidatura

mercoledì 29 luglio 2020

Formazione, nasce in Italia il primo corso di Laurea in Diritto Agroalimentare. Nuovi professionisti per le imprese del settore

Nasce a Cuneo presso l’Università degli Studi di Torino il primo Corso di Laurea in Diritto agroalimentare. Di durata triennale, fornirà agli studenti una solida preparazione relativa ai principali ambiti giuridici attraverso un percorso di studi dedicato a materie complesse di assoluta attualità e in costante evoluzione come diritto agrario, diritto dell'ambiente, diritto dei mercati agroalimentari e diritto vitivinicolo. 






Formare giuristi per le imprese agroalimentari, per le amministrazioni preposte alle attività di controllo del comparto agroalimentare ed esperti legali per le imprese e gli enti pubblici. Esperti del diritto agroalimentare in grado di trattare direttamente le questioni loro sottoposte e rispondere alle esigenze occupazionali di una specifica realtà economico-sociale caratterizzata per la presenza di innumerevoli piccole e medie imprese del comparto agroalimentare. Questo l'obiettivo del nuovo Corso di Laurea in Diritto agroalimentare dell’Università degli Studi di Torino, presentato ieri alla stampa, nella Sala Michele Ferrero della sede di Confindustria Cuneo.

Il Corso, primo in Italia nel settore giuridico legato all'agroalimentare, sarà di durata triennale e fornirà agli studenti una solida preparazione relativa ai principali ambiti giuridici correlata con l’apporto di alcune essenziali discipline di ambito agroalimentare, come il diritto agrario, il diritto dell'ambiente, il diritto dei mercati agroalimentari e il diritto vitivinicolo.

L’agroalimentare, settore strategico per il sistema Italia, trova nella provincia di Cuneo, uno dei territori a maggior vocazione per numero di imprese e competitività. Per questo il corso, fortemente voluto dal Prof. Raffaele Caterina, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, afferirà alla sede di Cuneo dell’Ateneo. Nell’anno accademico 2020/2021 sarà erogato in modalità on line per poter soddisfare una domanda di studenti provenienti da tutta Italia.

Il percorso didattico affronterà le principali discipline del settore, dal diritto agrario a quello dei mercati agroalimentari, dalle discipline giuridiche in ambito ambientale al diritto Europeo, per preparare nuove figure professionali giuridiche corrispondenti alle esigenze occupazionali di una specifica realtà economico-sociale del nostro Paese. Professionisti del diritto che entrino in relazione con le necessità di determinati settori produttivi, in particolare medie e piccole imprese, e che possano anche soddisfare le esigenze del settore pubblico.

Attraverso attività didattiche interattive e seminariali svolte all'interno dei singoli insegnamenti, verranno poi successivamente specificati ed approfonditi i diversi ambiti del diritto amministrativo, commerciale, penale, comparato, del lavoro, internazionale ed europeo, in connessione con lo studio di alcune discipline economico-finanziarie.

"Fra le novità dell'offerta formativa dell'Università degli Studi di Torino per il prossimo anno accademico - dichiara Stefano Geuna, Rettore dell'Ateneo - presentiamo il nuovo Corso di Laurea in diritto Agroalimentare, un percorso di studi primo in Italia dedicato ad una materia di assoluta attualità e in costante evoluzione. La legislazione alimentare infatti, di matrice europea e nazionale, disciplina un settore che rappresenta a livello internazionale il Paese ed in particolare il territorio del cuneese ricco di imprese, eccellenze e di prodotti di qualità noti in tutto il mondo. Gli insegnamenti che compongono il percorso formativo sono stati pensati per formare professionisti e competenze in grado di supportare un settore strategico per l'economia nazionale".

“La formazione universitaria è un campo di interesse vitale per Confindustria Cuneo, - aggiunge Mauro Gola, Presidente di Confindustria Cuneo e dell'Ente camerale provinciale - determinata a contribuire alla costruzione, attraverso giovani preparati e dotati di visione prospettica, di un futuro che sia all'altezza dell'evoluzione del mondo economico e sociale. Non potevamo non essere a fianco del nuovo Corso di Laurea triennale in Diritto agroalimentare promosso dall'Università degli Studi di Torino per l'anno accademico 2020-2021 che avrà la sede didattica a Cuneo sia per le ragioni generali prima indicate, sia in considerazione del ruolo svolto dal comparto agroalimentare nell'ambito dell’economia provinciale. È un'iniziativa di grande rilevanza, la prima del genere in Italia, che formerà specialisti di cui le aziende del settore abbisognano sempre di più. Si tratta di figure professionali tanto richieste quanto paradossalmente difficili da reperire. Spesso le imprese, anche quelle più strutturate, oggi devono ricorrere a consulenze esterne. Tramite i tirocini che potranno completare il corso di studi, alla cui definizione parteciperà Confindustria Cuneo coinvolgendo le associate, le aziende avranno la possibilità di inserire nei propri organici giovani esperti che potranno essere valutati per l’eventuale assunzione. D’altro canto per gli studenti si possono aprire prospettive di carriera molto significative”.

martedì 28 luglio 2020

“Assolutamente… Morricone”: due concerti speciali dedicati ad Ennio Morricone dalla IUC








Due concerti in ogni senso speciali dedicati ad Ennio Morricone dalla IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti, entrambi giovedì 30 luglio, il primo alle 20.00 e il secondo alle 21.30 nella magica ambientazione dell’Orto Botanico. Sarà possibile assistere ad un solo concerto o ad entrambi, ognuno della durata di poco più di un’ora e separati da un breve intervallo.

È un omaggio particolarmente sentito a un grande Maestro molto legato alla IUC, che non solo ha programmato spesso le sue musiche, molte volte dirette da lui stesso ma ha anche avuto il privilegio unico di averlo nel suo Consiglio artistico per molti anni, fino alla morte.

Sono in programma naturalmente le sue musiche per il cinema, tra cui le più famose come quelle per i film di Sergio Leone e Giuseppe Tornatore e per Mission ma anche alcune meno note ma non meno belle. E si potranno ascoltare anche alcuni esempi della sua musica per la sala da concerto, che il Maestro definiva “musica pura” e che considerava forse la migliore, dedicandovisi con una passione speciale: tra queste la prima esecuzione assoluta di Proibito.

Ad eseguirle sono quattro dei collaboratori più stretti di Morricone, con cui hanno collaborato innumerevoli volte per circa tre decenni, sia in sala di registrazione che in concerti dal vivo in tre continenti. Sono il flautista Paolo Zampini, il violoncellista Luca Pincini, la pianista Gilda Buttà e Fabio Venturi alla regia del suono.

Gli interpreti di questi due concerti, non soltanto sono i musicisti preferiti da Morricone, ma svolgono un’intesa attività concertistica individuale.

È consigliato l’acquisto dei biglietti in prevendita. Potranno essere acquistati on line su www.vivaticket.com o telefonando alla IUC ai numeri 06-3610051/2 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17. È inoltre necessario munirsi del biglietto dell’Orto Botanico, acquistabile al prezzo di € 4 direttamente all’ingresso.

venerdì 24 luglio 2020

Scienza, sviluppato dispositivo per misurare il metanolo nel vino

Ricercatori svizzeri hanno sviluppato un dispositivo economico che rileva basse concentrazioni di metanolo nel vino. La nuova tecnologia può essere utilizzata sia da i consumatori che dai produttori ed è in grado di rilevare valori di metanolo in soli due minuti.






Perdita di coscienza fino al coma, disturbi visivi fino alla cecità, acidosi metabolica. Sono i segni caratteristici dell’intossicazione da alcool metilico o metanolo. In piccolissime percentuali, l’alcool metilico, è un componente naturale del vino ma che se aumentato dolosamente, provoca danni permanenti, portando anche alla morte. E' bene ricordare che più di trent'anni fa e purtroppo proprio in Italia, si verificò il più grave scandalo nel settore del vino. Si tratta del triste episodio del "vino al metanolo" che nel marzo 1986 provocò 23 vittime e lesioni gravissime a decine di persone come la perdita della vista. Al quel particolare vino erano state aggiunte dosi elevatissime di metanolo per alzare fraudolentemente la gradazione alcolica, ignorandone la tossicità per l’organismo. Doveroso però segnalare che questa pagina di storia, rappresenta una straordinaria metafora del passaggio, ancora in corso, da un’economia basata sulla quantità (il passato) a quella che punta invece su qualità e valore (il presente). Anche se molto resta da fare, dopo il metanolo, il mondo del vino e di tutto l’agroalimentare made in Italy, ha saputo risollevarsi, scommettendo sulla sua identità, sui legami col territorio, sulle certificazioni d’origine.

Ma quello italiano non è un fatto isolato. In Asia dal 2017 al 2019 a causa di bevande alcoliche deliberatamente adulterate con metanolo economico, 7.104 persone sono state avvelenate e 1.888 morte. Nel 2019, il Ministero della Salute israeliano ha dichiarato che almeno 13 persone erano morte nel paese a causa dell'avvelenamento da metanolo. Nel 2019, funzionari sanitari della Costa Rica hanno riferito che 76 pazienti erano stati ricoverati in ospedale a causa di avvelenamento da metanolo e 29 erano morti. Sono stati sequestrati 66.000 contenitori di bevande alcoliche vietate. Nell'ultima metà del 2019, 40 casi sono stati segnalati in Colombia, mentre 33 nel 2020. Il Consiglio di Stato contro le dipendenze (CECA) in Messico, ha dichiarato ch recentemente ci sono stati circa 190 decessi in diversi stati. A giugno, funzionari della Repubblica Dominicana hanno rivelato oltre 200 morti e quasi 350 intossicazioni. In Iran si ritiene che 500 pazienti siano morti e 60 persone abbiano sviluppato la cecità completa a causa dell'avvelenamento da metanolo.

In considerazione di questo, tornando al presente studio, un team di ricerca del Particle Technology Laboratory (ETH) di Zurigo, in Svizzera, ha creato e testato un dispositivo portatile associato ad un'app per smartphone in grado di misurare i livelli di metanolo nel vino e nelle bevande alcoliche. La tecnologia è economica e quindi adatta in regioni povere in cui la sicurezza alimentare rappresenta un problema.

Quando posizionato su un contenitore aperto, il dispositivo utilizza un sensore che assorbe un campione di vapore o gas dalla bevanda alcolica e avvisa se il livello di metanolo è potenzialmente dannoso. Precedentemente erano necessari diversi metodi chimici per rilevare il metanolo, ma sono costosi, lenti e adatti solo per il laboratorio. I sensori di gas compatti funzionano solo con una bassa gradazione alcolica e non sono in grado di distinguere il metanolo dall'etanolo innocuo. Attualmente, la cromatografia liquida viene utilizzata per i test del metanolo, questa è una tecnica di laboratorio che separa e misura diversi tipi di sostanze chimiche all'interno di una miscela. Tuttavia, richiede tempo e denaro.

Come afferma il dott. Andreas Güntner, la principale innovazione è che abbiamo trasformato il concetto iniziale in un rivelatore portatile completamente integrato, che annusa le più piccole quantità di metanolo nelle bevande da tutti i continenti e visualizza i risultati su uno smartphone in modalità wireless.

Il dispositivo pesa solo 94 grammi ed è alimentato da una batteria. I risultati vengono inviati a uno smartphone tramite Wifi e visualizzati immediatamente. Se non è disponibile alcuna connessione Wifi, è possibile utilizzare il Bluetooth. L'app funziona su Android e iOS e dovrebbe essere compatibile anche con i dispositivi più vecchi.

Il sensore dell'alcool utilizza nanoparticelle di ossido di stagno drogate con palladio. I due tipi di alcool (etanolo e metanolo) sono separati in un tubo attaccato riempito con un polimero poroso, attraverso il quale l'aria del campione viene aspirata da una piccola pompa. Poiché le sue molecole sono più piccole, il metanolo passa attraverso il tubo più velocemente dell'etanolo a causa del suo assorbimento più debole sulla superficie del polimero.

giovedì 23 luglio 2020

Enologia: Bidens pilosa, una promettente fonte di enzimi per l'industria del vino

Ricercatori della South Ural State University (SUSU) hanno scoperto che l'estratto di Bidens pilosa, una comune pianta infestante, è una promettente fonte economica di enzimi per l'industria del vino. Lo studio pubblicato sull'International Journal of Scientific and Technology Research.






L'utilizzo degli enzimi in enologia, è una pratica che si è iniziata ad affermare fin dagli anni ’70. Grazie poi ai progressi compiuti nella ricerca, a partire dalla fine degli anni ‘80, il loro ruolo è diventato fondamentale, in grado non solo di preservare la qualità dei vini, ma anche di migliorarla notevolmente. Oltre a facilitare la chiarifica dei mosti, attraverso la scomposizione delle proteine presenti, gli enzimi risultano oggi essere indispensabili anche per molti altri scopi; tra questi il miglioramento delle fasi di macerazione, di estrazione degli aromi o del colore, della filtrabilità.

I preparati industriali enzimatici oggi presenti in commercio sono generalmente costituiti da un pool complesso di enzimi, ottenuti per la gran parte dalla fermentazione di alcuni ceppi di lieviti enologici: Aspergillus niger e Trichoderma harzianum. Altri enzimi, utilizzati per altri scopi, vengono prodotti a partire dal bianco d’uovo essiccato (Lisozima) e da colture di Lactobacillus fermentum (ureasi).

I risultati del presente lavoro, a cura di un team russo di ricerca dell'International Laboratory for the Synthesis and Analysis of Food Ingredients, hanno dimostrato che l'estratto di foglie di Bidens pilosa può essere una valida alternativa ai comuni enzimi oggi utilizzati, in quanto ha dimostrato di possedere spiccate proprietà nell'accelerare la scomposizione delle proteine, il che lo rende adatto per ottenere composti biologicamente attivi.

Negli esperimenti, i ricercatori hanno dimostrato che le foglie fresche di Bidens pilosa hanno di fatto un'elevata attività proteasica. Sono state inoltre determinate le condizioni ottimali per renderla efficacie, in modo da rendere possibile il suo utilizzo nei vari processi di vinificazione.

Bidens pilosa è una pianta erbacea annuale, diffusa in tutto il mondo. In Sud America, viene utilizzata come pianta medicinale sia per uso interno sia esterno, contro infezioni batteriche e fungine, come antivirale e anti infiammatorio, come antidolorifico e rinormalizzante. La radice della pianta, dal sapore dolce simile a quello della carota, veniva utilizzata anche a scopo alimentare. Contiene acidi organici, acido salicilico, ammine, calcio, fosforo, caffeina e flavonoidi. Molti degli usi originari sono stati verificati e validati dalla ricerca moderna.

lunedì 20 luglio 2020

Impero Romano: temperature marine da record

Uno studio dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) in collaborazione con l’Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar) e l’Università di Barcellona, ha addotto nuovi dati sulla fase di eccezionale riscaldamento della superficie del Mediterraneo durante il primo mezzo millennio dell’era cristiana. Il lavoro pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature.







Uno studio congiunto tra Consiglio nazionale delle ricerche, condotto dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) di Perugia in collaborazione con l’Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar) di Napoli, e Università di Barcellona, basandosi sulla ricostruzione della temperatura della superficie del mare degli ultimi 5000 anni, ha permesso di quantificare l’entità del riscaldamento nella regione mediterranea durante il periodo romano (1-500 d.C.). La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports, del gruppo Nature.

Durante la campagna oceanografica NEXTDATA2014, svolta dal Cnr a bordo della R/V Urania, (responsabile scientifico Fabrizio Lirer, ricercatore Cnr-Ismar), sono stati acquisiti nuovi dati in diversi siti del Mare Adriatico e del Canale di Sicilia, relativi al clima del Mediterraneo negli ultimi millenni. In particolare, nel settore occidentale del Canale di Sicilia, ad una profondità di 475 metri, è stata recuperata un’importante successione di strati sotto il fondale marino, mediante un sistema di carotaggio a gravità che ha permesso di preservare l’interfaccia acqua-sedimento e quindi anche i sedimenti gli ultimi due secoli, consentendo di ricostruire le variazioni delle temperature superficiali del mare negli ultimi cinque millenni.

“Questo nuovo dato è stato integrato da quelli provenienti da altre aree del Mediterraneo - mare di Alboran, bacino di Minorca e mar Egeo - per far emergere lo scenario complessivo e confermare che il periodo romano è stato il periodo più caldo dell’intero bacino negli ultimi 2000 anni: le temperature superficiali del mare erano circa 2°C in più rispetto ai valori medi della fine del XX secolo d.C.”, spiega Giulia Margaritelli, ricercatrice Cnr-Irpi. “Cronologicamente, questa distinta fase di riscaldamento corrisponde con lo sviluppo, l'espansione e il conseguente declino dell'Impero Romano, mentre, successivamente a questa fase, lo studio mostra una graduale tendenza verso condizioni climatiche più fredde in tutta l’area, coincidenti con la caduta del Grande Impero”.

La configurazione geografica del Mediterraneo rende questa regione estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici e la probabile relazione tra le favorevoli condizioni climatiche di questa fase e l'espansione dell'Impero nell’area mediterranea è oggetto di una ricca letteratura. “Tra il Nord Africa e i climi europei, la zona di transizione strategica occupata dal Mare Nostrum fornisce informazioni chiave per svelare le tele-connessioni climatiche, ovvero delle variazioni di temperatura che si verificano in fase in punti del globo distanti tra loro”, prosegue la ricercatrice. “Lo studio del clima del passato è un prezioso strumento di analisi delle dinamiche del sistema climatico terrestre in condizioni differenti da quelle attuali ed è dunque insostituibile per testare la validità dei modelli previsionali a medio e lungo termine”. Il Mediterraneo è caratterizzato da un’enorme ricchezza archeologica e storica e da dati paleoclimatici registrati negli archivi fossili. “Il bacino è quindi un ottimo laboratorio naturale per indagare la potenziale influenza del clima sulle civiltà che qui si sono susseguite”, conclude Margaritelli.

venerdì 17 luglio 2020

Vino e ricerca, malattie della vite: la biologia come soluzione ideale nelle strategie anti-resistenza

Uno studio di un centro di ricerca francese ha indagato sull'effetto resistenza dei patogeni ai comuni fungicidi attraverso nuove analisi del DNA. I risultati della ricerca aiuteranno il viticoltore nella scelta mirata e del dosaggio del prodotto fitosanitario in funzione del grado di resistenza.






Il fenomeno della resistenza da parte dei patogeni della vite è la perdita di efficacia di un prodotto fitosanitario dopo un suo impiego intenso e prolungato, e questo a causa della selezione di ceppi del patogeno meno sensibili alla molecola. Questo fenomeno ha una base genetica e trae origine da una o più mutazioni stabili ed ereditabili. Le mutazioni genetiche vanno a modificare i sistemi enzimatici bersaglio dei vari principi attivi. I fattori che facilitano l’insorgenza delle resistenze sono: l’elevata pressione del patogeno, le caratteristiche del principio attivo impiegato, lo sfruttamento dell’azione curativa dei prodotti, una distribuzione non uniforme, il mancato rispetto dei dosaggi di applicazione, un utilizzo ininterrotto e prolungato dello stesso principio attivo.

Il presente studio di Jérémie Brusini, biologo molecolare e Tovo Rabemanantsoa, scienziato informatico, entrambi a capo del Laboratoire Baas, ha l'obiettivo di individuare quale agente patogeno attacca esattamente la vite, con un approccio ragionato e mirato a comprendere, prima del trattamento, quale sia la modalità d'azione più efficace. Questo consentirà anche la riduzione del numero dei trattamenti fitosanitari sui vigneti, in chiave sostenibile.

"Baas", che sta per "Biologia come soluzione", è il nome del neo laboratorio che risiede nelle strutture dell'Inrae, l'Istituto nazionale di ricerca per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente. Tra i patogeni analizzati, la peronospora, uno tra i patogeni della vite a maggior rischio di resistenza agli anticrittogamici, sia per caratteristiche intrinseche che per le problematiche legate alla difesa.

Una volta identificati i ceppi, la disposizione degli aminoacidi all'interno delle loro proteine, ​​sarà studiata mediante sequenziamento del DNA per identificare le mutazioni. Nello studio verrà utilizzata la PCR (reazione a catena della polimerasi), un nuovo ed efficace metodo di biologia molecolare, utile per amplificare e creare copie multiple di DNA, già inventato da Kary Mullis alla fine degli anni ’80. Lo scopo della PCR è di produrre un enorme numero di copie di una sequenza di DNA, sia essa un gene o parte di questo. In tal senso sarà facile prevedere l'80% della resistenza dei ceppi di peronospora, oidio e botrite in agenti antifungini di uso comune come amiulbrom, cyazofamide, ametotradina, dimetomorfo e boscalide. Il restante 20% della resistenza in prodotti a base di cmoxanil, non sono ancora note.

Il team di ricerca sta anche lavorando su un'applicazione per smartphone, in modo che il viticoltore possa avere accesso alla mappatura di ogni vigneto ed alla sua storia epidemiologica. Un messaggio alo avviserà nel caso si verifichi un focolaio di malattia entro un raggio di 5 km.

Vino e territori, Vino Nobile di Montepulciano: termine geografico “Toscana” obbligatorio in etichetta

Il termine geografico “Toscana” andrà ad accompagnare obbligatoriamente tutte le etichette di Vino Nobile, Rosso e Vin Santo di Montepulciano. Le modifiche al disciplinare dei vini di Montepulciano anche in Gazzetta Ufficiale UE.






Maggiore tutela, più chiarezza per il mercato: sono questi gli obiettivi dell’iniziativa portata avanti dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. Dal 10 luglio il termine geografico “Toscana” andrà ad accompagnare obbligatoriamente tutte le etichette di Vino Nobile, Rosso e Vin Santo di Montepulciano. Le modifiche consentiranno di aumentare la tutela nei confronti del consumatore finale e permetteranno al Consorzio di intensificare l'attività di promozione del territorio per una migliore e più puntuale comunicazione.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, dallo scorso 10 luglio le modifiche ai disciplinari del Vino Nobile di Montepulciano Docg, del Rosso e del Vin Santo di Montepulciano Doc sono estese anche a tutto il mondo con l’inserimento della dicitura obbligatoria che nell’etichetta dovrà riportare l’indicazione geografica “Toscana”.

In Italia già era obbligatorio l’inserimento di Toscana con le modifiche approvate a gennaio dal Mipaaf. Tale risultato arriva dopo un lungo percorso intrapreso dapprima con la Regione Toscana che un anno fa circa aveva approvato le modifiche al disciplinare della prima Docg italiana, tra le prime della regione con l’obbligatorietà di indicare la dicitura “Toscana”.

«Con la pubblicazione delle modifiche anche a livello europeo si chiude un percorso lungo, ma che ha visto compatta sugli obiettivi finali tutta la base sociale – spiega il Presidente del Consorzio del Vino nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – questo risultato va oltre alle tante iniziative internazionali intraprese dal Consorzio per la tutela del marchio, è infatti un elemento di estrema caratterizzazione del nostro prodotto». 

La richiesta di modifica dei disciplinari di produzione avanzata dal Consorzio parte dal Protocollo d'Intesa siglato nel 2012 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e dal Consorzio Vini d'Abruzzo, dalla Regione Toscana e dalla Regione Abruzzo, nonché dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e da Federdoc. Con quel Protocollo d'Intesa, i due Consorzi si erano impegnati ad intraprendere iniziative che favorissero la corretta identificabilità dei due vini ed in particolare dei rispettivi territori di origine.

Le modifiche del disciplinare. La dicitura obbligatoria riguarda non solo il Vino Nobile di Montepulciano Docg, ma anche il Rosso e il Vin Santo di Montepulciano Doc. Nello specifico, la modifica proposta riguarda l'articolo 7 del disciplinare di produzione delle tre denominazioni (Vino Nobile di Montepulciano, Rosso di Montepulciano e Vin Santo di Montepulciano) e consiste nella introduzione dell’obbligo di inserire in etichetta il termine geografico più ampio, “Toscana”, in aggiunta alla denominazione.

lunedì 13 luglio 2020

Alimentazione e ricerca, nasce un nuovo tipo di pane iposodico di grano duro

Un ricerca del CREA porta in tavola un nuovo tipo di pane di grano duro a ridotto contenuto di sodio, ma gustoso come il tradizionale e di lunga conservabilità. Lo studio pubblicato sulla rivista “Foods”.





Una ricerca innovativa quella del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. Grazie ai risultati appena pubblicati sulla rivista Foods, arriva sulle tavole degli italiani un nuovo tipo di pane di grano duro a ridotto contenuto di sodio, ma gustoso come il tradizionale e buono per 90 giorni.

Lo studio nell'ambito del progetto “Impiego e valutazione di fibre e sostanze nutraceutiche per l'ottenimento di prodotti da forno salutistici", finanziato dalla Regione Siciliana, nasce dalla considerazione che il pane è, a livello internazionale, l'alimento più consumato con frequenza giornaliera e il prodotto da forno  che  apporta nella nostra dieta il 75% di cloruro di sodio (NaCl), il tradizionale sale da cucina.  Facile, pertanto,  consumandolo, superare la dose giornaliera pari a  5 g, con possibili conseguenze negative per la nostra salute. Quello iposodico - ottenuto cioè dalla semplice riduzione del sale da cucina nell'impasto - oltre ad avere  effetti tecnologici, microbiologici e sensoriali negativi sul prodotto finale, spesso non incontra il favore dal consumatore italiano.

Il team di ricercatori coordinato da Alfio Spina, ricercatore del CREA Cerealicoltura e Colture Industriali, in collaborazione con il CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, le Università di Catania e Palermo e il panificio industriale "Cooperativa Agricola Valle del Dittaino" di Assoro (Enna), ha sperimentato una soluzione tecnologica innovativa che prevede l’impiego di un sale marino sotterraneo, proveniente dal deserto cileno di Atacama e contenente una bassa percentuale di sodio (il 35% in meno del sale tradizionale), il 30% di KCl (cloruro di potassio) e tracce di altri sali e minerali che conferiscono sapidità.

Il risultato è un pane di grano duro, con un contenuto di sodio molto limitato, che  però mantiene intatte le caratteristiche chimico-fisiche, sensoriali e addirittura di shelf-life, durante l'intero periodo di conservazione (90 giorni).

È, a pieno titolo, un alimento funzionale salutistico, che può fregiarsi dei claims “a ridotto contenuto di sodio” e “a ridottissimo contenuto di sodio”, in quanto rispetta le specifiche europee previste in etichetta.

“Si tratta – spiega Alfio Spina, ricercatore CREA e responsabile scientifico di diverse fasi  del progetto – di un'importante innovazione di prodotto nel settore della panificazione industriale del frumento duro: un pane sufficientemente sapido e gustoso da gratificare il palato dei consumatori, ma con il 35% di cloruro di sodio in meno. Un risultato tale da far quasi dimezzare il contenuto di sodio nel pane prodotto con la percentuale di sale normalmente impiegata (1,70%) e da far rientrare i pani ottenuti con le percentuali inferiori di sale (0,35% e 0,15%), fra i prodotti alimentari che possono riportare in etichetta indicazioni nutrizionali, rispettivamente 'a ridotto contenuto di sodio', cioè inferiore allo 0,12%, e ‘a ridottissimo contenuto di sodio’, ossia inferiore allo 0,04%".

Vino e ricerca, una nuova app per valutare e gestire la corretta nutrizione del vigneto

Ricercatori del National Wine and Grape Industry Center (NWGIC) stanno mettendo a punto una nuova app per smartphone per valutare e gestire i disturbi nutrizionali nel vigneto.


L'app fa parte di un progetto finanziato da Wine Australia, dal Dipartimento delle industrie primarie del NSW (NSW DPI) e dalla Charles Sturt University che mira a fornire ai coltivatori informazioni tempestive per migliorare la salute e la produttività della vite.




L’importanza della corretta nutrizione è fattore fondamentale nella ricerca di un equilibrio vegeto-produttivo della vite, in quanto influisce su crescita e resa delle colture, sulla composizione delle bacche e sulla qualità del vino. L’obiettivo del viticoltore deve essere quello di produrre uve di elevata qualità all’interno delle rese previste dai vari disciplinari, e questo è ottenibile solo con vigneti equilibrati. La concimazione della vite è quindi una pratica agronomica che diviene importante solo se orientata a consolidare questi obiettivi.

Nella maggior parte dei casi, nella gestione del vigneto, il viticoltore si affida alla mera osservazione dei sintomi causati da una non corretta nutrizione della vite e che molto spesso genera confusione. Anche i manuali disponibili non aiutano sufficientemente nella diagnostica, con immagini incomplete delle specifiche varietà da trattare. In tal senso, il team di ricerca australiano, ha sviluppato uno strumento di imaging basato su un nuovo prototipo di smartphone con intelligenza artificiale (AI).

L'app in sostanza permetterà al coltivatore, di catturare l'immagine della pianta oggetto di osservazione, di comprendere, attraverso un sistema di supporto, l'identificazione automatica del disturbo. L'app utilizzerà l'intelligenza artificiale per diagnosticare immediatamente il problema e quindi fornire collegamenti a schede informative e altre fonti di informazioni su come affrontare al meglio il problema. Per questo ci sarà a breve un database completo di immagini dei differenti sintomi causati da mal nutrimento delle viti e la loro progressione nel tempo. Attualmente sono disponibili immagini con sintomi da carenza di magnesio, potassio, ferro, azoto e tossicità del boro, in varietà Chardonnay e Shiraz. Le immagini vengono utilizzate per sviluppare e formare gli algoritmi che eseguiranno la diagnosi.

L'app è evidentemente ancora in una fase di sviluppo, ma si prevede che sarà in grado di essere utilizzata in tempi ragionevolmente brevi dai viticoltori.

Il National Wine and Grape Industry Center (NWGIC) conduce ricerche nel campo della vitivinicoltura a livello mondiale. I campi specifici di ricerca sono patologia, fisiologia e sviluppo della vite, composizione dell'uva e del vino, caratteristiche sensoriali e preferenze del consumatore.

Il lavoro viene svolto in partnership con strutture di eccellenza come la Charles Sturt University (CSU), il Dipartimento delle industrie primarie del NSW (DPI) e la New South Wales Wine Industry Association.

sabato 11 luglio 2020

Ulisse e il suo viaggio, il Teatro Patologico sbarca ad Ostia con un nuovo dramma liberamente tratto dall'Odissea

Il viaggio come metafora della vita: questo è il dramma di Omero interpretato ed adattato dalla compagnia del Teatro Patologico. Ulisse e il suo viaggio è un nuovo dramma liberamente tratto dall'Odissea che diventa anche il viaggio di persone straordinarie che con la loro grande forza di volontà urlano il loro esserci attraverso le voci e le parole che solo il teatro può offrire. Lo spettacolo, unico e straordinario, si terrà ad Ostia il 15 luglio alle 20 sulla spiaggia adiacente al Porto Turistico, sul Lungomare Duca degli Abruzzi, all'altezza del civico 72.





Esiste un'opera nella letteratura di tutti tempi che riassume nella sua interezza i più diversi significati  legati al tema del viaggio: l'Odissea di Omero. Il senso del viaggio di Odisseo è antropologico e simbolico, in quanto rappresenta soprattutto il singolo uomo che conquista la propria identità all'interno di un ordine, che è umano e, nello stesso tempo, cosmico e divino. “Ulisse e il suo viaggio” vuole affrontare, come in molti spettacoli precedenti del Teatro Patologico, anche il problema della follia, ma non solo. Sono molti gli argomenti suggeriti dal testo dell’Odissea e tutti molto vivi e sentiti, anche ai giorni nostri, come l’emarginazione, l’esclusione, l’integrazione e soprattutto la voglia di potere e di sopraffazione.

 A seguito dell’acclamato spettacolo teatrale “Medea”, presentato e allestito in molti Paesi del mondo (Italia, Bruxelles, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, Sud Africa), Dario D’Ambrosi e gli attori diversamente abili del Teatro Patologico portano in scena, sulla spiaggia di Ostia, un nuovo dramma liberamente tratto dal grande poema classico dell’Odissea, frutto della penna del poeta Omero.

L’Odissea di Omero è il terzo passo della Compagnia Stabile del Teatro Patologico. I ragazzi diversamente abili, che da anni calcano i palcoscenici di tutto il mondo, sono alle prese con un progetto pensato e voluto dal fondatore e anima del Teatro Patologico, Dario D’Ambrosi che ha adattato il testo classico per creare un percorso emozionale che parla della follia che provoca la guerra, affidandolo alla regia di Franscesco Giuffrè.

Siamo tutti Ulisse, tutti noi affrontiamo la nostra Odissea personale e ognuno di noi ha la nostra Itaca. Simboli e metafore della vita entrate ormai nel linguaggio comune. Ulisse è un guerriero, un soldato, ha distrutto un regno, ha ucciso e si porta dietro questo enorme fardello. Come liberarsi di questi mostri? Dei mostri generati dalla guerra? ITACA! Tornare a Itaca significa molte cose, significa tornare nel luogo dell’anima, nel luogo dove si è sé stessi, dove si può finalmente riposare, espiare i peccati e forse trovare la serenità. il viaggio però non è semplice, il viaggio è la metafora della vita e della morte. Ulisse, durante il suo viaggio, che altro non è che il viaggio della vita, affronterà terribile mostri, tentazioni, sarà sul punto di arrendersi per lasciare tutto e di risollevarsi…”per nascere un uomo deve prima morire” dirà Ulisse poco prima di trovare la pace e sfuggire alla mostruosità della guerra, ma si può mai veramente sfuggire a tale mostruosità? In scena 21 ragazzi con patologie psichiche che attraverso il teatro trovano il modo per incanalare le loro emozioni, per vivere e far vivere personaggi e storie che emozionano puntualmente lo spettatore.


Teatro Patologico

L’Associazione Teatro Patologico nasce nel 1992 diretta dal fondatore e ideatore Dario D’Ambrosi. Dal 1992 l’Associazione si occupa di un lavoro unico ed universale, quello di trovare un contatto tra il teatro e un ambiente dove si lavora sulla malattia mentale, dove girano ragazzi con gravi problemi psichici. Per anni l’Associazione svolge le sue attività didattiche, pedagogiche e teatrali nella sala di Via Ramazzini all’interno del Municipio XVI, fino al 2006 quando la Regione Lazio gli concede un nuovo spazio.

Dal 30 Ottobre 2009 l’Associazione del Teatro Patologico ha il suo teatro stabile a Roma in Via Cassia 472. Proprio all’interno di questo spazio nasce la Prima Scuola Europea di Formazione Teatrale per persone con diverse abilità “La magia del Teatro”, che inizia ufficialmente le sue attività didattiche nel gennaio 2010 (il laboratorio di sperimentazione teatrale, Laboratorio delle Emozioni che era attivo già da 10 anni presso altre sedi). Questa scuola rappresenta la realizzazione di un sogno: far incontrare il teatro e la malattia mentale in un percorso che, arricchendo entrambe le realtà, trovi un nuovo modo di fare teatro e aiuti migliaia di famiglie coinvolte con malati di mente.
Dario D’Ambrosi affianca alla scuola di teatro integrato una programmazione teatrale che propone eventi dove l’elemento sociale resta sempre predominante. 

Il Teatro Patologico, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e il MIUR, apre nel 2016 il Primo Corso Universitario al Mondo di “Teatro Integrato dell’Emozione”, rivolto a persone con disabilità fisica e psichica. Realtà unica nel suo genere che si rivolge a tutte quelle persone con disabilità che non vedono riconosciuto a pieno il loro diritto allo studio. L’obiettivo è l’integrazione: le lezioni offrono un’ occasione di crescita e scambio artistico, personale e sociale a tutti i partecipanti, in un percorso che vede coinvolte più discipline, dalla musica alla danza, dalla scrittura di un testo alla sua interpretazione, dalla pittura alla creazione di oggetti scenici, scenografie ecc.

Il metodo di lavoro di D’Ambrosi viene studiato presso la New York University, l’Akron University di Cleveland e la Hayward University di San Francisco, e sono molti gli Atenei italiani che dal 2018 daranno avvio al Corso Universitario di “Teatro Integrato dell’Emozione”.

teatropatologico.com/

Coronavirus e ricerca, Sars-Cov-2 ha attaccato la Lombardia con un “assalto multiplo e concentrico”. Lo studio è il più ampio sino ad oggi sul sequenziamento del virus

Uno studio del Niguarda di Milano e del POliclinico San Matteo di Pavia ha messo in luce che Sars-Cov-2 ha attaccato la Lombardia con un “assalto multiplo e concentrico”. Sono almeno 2 i ceppi circolanti (lineages) da metà gennaio. Si tratta dello studio più ampio condotto sino ad oggi sul sequenziamento del virus.






Cosa è successo in Lombardia e quali vantaggi porterà alla ricerca in futuro? Il virus ha attaccato la Lombardia con un “assalto multiplo e concentrico”. Sono almeno 2 i ceppi circolanti (lineages) da metà gennaio: a rivelarlo uno studio promosso da Fondazione Cariplo e realizzato dai ricercatori dell’Ospedale Niguarda di Milano e del Policlinico San Matteo di Pavia. L’analisi fornisce importanti indicazioni per chi dovrà lavorare sul vaccino e sulle cure in futuro; anche per questo motivo, i dati sono stati messi a disposizione della comunità scientifica internazionale.

Sono stati presentati nella giornata di ieri i risultati dello studio promosso e sostenuto da Fondazione Cariplo condotto dai ricercatori della ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano e della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.

Si tratta dello studio più ampio condotto sino ad oggi sul sequenziamento del virus SARS-CoV-2 in una stessa area geografica, che fotografa quanto è accaduto dall’inizio dell’anno attraverso un approccio scientifico “evidence-based”. Sono state analizzate le sequenze genomiche virali da circa 350 pazienti, provenienti da aree diverse della Lombardia.

"L’analisi è foriera di importanti indicazioni per chi dovrà lavorare sul vaccino e sulle cure in futuro, per questo motivo i dati sono stati messi a disposizione della comunità scientifica internazionale con la modalità open access, secondo la policy in uso ormai da tempo in Fondazione Cariplo. In occasione della conferenza stampa, verrà comunicata la piattaforma open access presso quale tutti i ricercatori interessati potranno scaricare i dati riferiti alla ricerca.” ha detto Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo.

“I dati raccolti mostrano inequivocabilmente che il virus è entrato in Lombardia prima di quel che si pensasse in origine e, soprattutto, lo ha fatto con assalti multipli e concentrici di ceppi virali diversi, in luoghi diversi ma in tempi molto vicini tra loro” – spiega il responsabile scientifico dello studio Carlo Federico Perno, già Direttore della Medicina di Laboratorio del Niguarda.

“Il virus ha caratteristiche genetiche molto più simili a quelli oggi presenti in Europa che non a quelli circolanti in Cina. L’ingresso quindi non è diretto dalla Cina ma mediato da una fase Europea. Quando è stato riscontrato il primo caso a Codogno, in una forma leggermente diversa, lo stesso era già presente nella zona nord (includente Alzano e Nembro)” – aggiunge Fausto Baldanti, Responsabile del Laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo e professore dell’Università di Pavia.

L’analisi comparativa dei genomi virali (condotta con metodi statistici), derivati da tamponi raccolti dal 22 febbraio al 4 aprile 2020, fa risalire l’ingresso di SARS-CoV-2 in Lombardia verso la seconda metà di gennaio. Il dato è corroborato dalla valutazione della sieroprevalenza di anticorpi neutralizzanti contro SARS-CoV-2 nei donatori di sangue della Zona Rossa di Lodi che, oltre che a consentire di stimare precisamente la diffusione dell’infezione, ha identificato 5 soggetti sieropositivi nel periodo tra il 12 e il 17 febbraio 2020 (Percivalle et al., Eurosurveillance, accepted). Tenendo conto che gli anticorpi neutralizzanti si sviluppano circa 3-4 settimane dopo l’infezione, questi dati dimostrano la presenza del virus a partire dalla seconda metà di Gennaio 2020.

Caratterizzando la variabilità virale riscontrata nel territorio e la distanza evolutiva rispetto ai virus circolanti nelle aree severamente colpite dalla pandemia, è stato possibile identificare 2 maggiori catene di trasmissione virale, che qui verranno identificate come A e B, circolanti in modo preponderante in due diversi territori municipali lombardi.
La catena di trasmissione A, caratterizzata da 131 sequenze, si è diffusa principalmente nel nord della Lombardia a partire dal 24 gennaio, con il territorio di Bergamo e dei suoi territori adiacenti (es. Alzano e Nembro) maggiormente rappresentati. La catena B, composta da 211 sequenze, più variabile, ha caratterizzato l’epidemia del sud della Lombardia almeno a partire dal 27 gennaio, con le province di Lodi e Cremona investite maggiormente.

Le differenze tra i ceppi virali sono comunque di numero limitato (appena 7 mutazioni nucleotidiche su un totale di circa 30.000 basi di genoma virale).

“A latere dello studio, la scarsa variabilità virale riscontrata, sia nel tempo che nelle diverse aree geografiche, supporta l’ipotesi di un vaccino efficace e spinge ulteriormente la ricerca mondiale in questa direzione” spiega Perno.

La presenza di tali catene di trasmissione a partire dalla seconda metà di gennaio non esclude tuttavia la circolazione del virus anche in tempi precedenti, sebbene con modalità erratica e non riferibile a eventi massicci di trasmissione.

“Non è possibile escludere, dunque, che tale circolazione silente, multipla e simultanea di ceppi diversi, possa aver esacerbato la già elevatissima trasmissibilità del virus e aver creato così una vera tempesta virale in una regione così densamente popolata, come la Lombardia, rendendo difficili gli interventi di contenimento della diffusione stessa” - concludono i ricercatori.

"Negli ultimi mesi siamo stati tutti impegnati a combattere questo virus del tutto sconosciuto fino a poco tempo fa era. I nostri ospedali si sono dovuti velocemente organizzare per dare una risposta alle decine e decine di pazienti che quotidianamente arrivavano in Pronto Soccorso con gravissimi problemi polmonari. - commenta Marco Bosio, Direttore Generale dell'Ospedale Niguarda- Oltre a questo, però, i professionisti si sono messi al lavoro con analisi, studi e ricerche per cercare di capire meglio come contrastare efficacemente la pandemia. Niguarda è un luogo di cura e di cultura e svolge una intensa attività di ricerca, paragonabile a quella svolta nei più grandi IRCCS. La dimostrazione è lo studio presentato oggi, ideato dal Prof Perno, con la preziosa collaborazione della Fondazione San Matteo di Pavia e con il supporto indispensabile di Fondazione Cariplo."

Nel corso dell’incontro è stato presentato anche un nuovo programma di Fondazione Cariplo: si tratta del bando “DATA SCIENCE FOR SCIENCE AND SOCIETY” su cui la Fondazione mette a disposizione 2 milioni di euro. L’obiettivo del programma è sostenere progetti di ricerca multidisciplinari nel campo della Data Science per potenziare la comprensione di temi complessi e socialmente rilevanti al fine di produrre conoscenza utile a orientare le politiche e i processi decisionali di persone e organizzazioni.

venerdì 10 luglio 2020

Ricerca, Intelligenza Artificiale: la rete di nanofili che imita il cervello umano

Uno studio del Politecnico di Torino mette in evidenza come una rete di nanofili autoassemblati imita i processi di plasticità delle sinapsi, interazioni tra neuroni, che garantiscono la funzionalità del cervello umano. Il lavoro pubblicato su Advanced Intelligent Systems.






Le funzioni del nostro cervello come la memoria e l’apprendimento sono sostenute da una fitta rete di connessioni, chiamate sinapsi, che si trovano nel cervello e nell'intero sistema nervoso. Questo sistema si caratterizza per grande robustezza e profonda adattabilità. La simulazione delle funzioni cerebrali e dei sistemi nervosi biologici rappresenta una delle maggiori sfide della ricerca nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e ci può aiutare a comprendere come funziona il cervello stesso.

Un articolo pubblicato su Advanced Intelligent Systems prestigiosa rivista specialistica di settore – propone il contributo del Politecnico di Torino in questo importante campo di ricerca. Lo studio è a cura di Gianluca Milano e Carlo Ricciardi, rispettivamente collaboratore e docente del Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico, che per ricerche nello stesso ambito hanno ottenuto qualche mese fa anche la prestigiosa pubblicazione sulla rivista Nature Communication. I risultati pubblicati sono frutto della collaborazione tra Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, INRIM e Università RWTH di Acquisgrana (Germania).

Milano e Ricciardi hanno mostrato come una nanoarchitettura neurale basata su reti artificiali possa imparare e adattarsi quando viene sottoposta a stimoli esterni, imitando i processi di plasticità delle sinapsi, che dipendono dall’esperienza che facciamo e che costituiscono le abilità connettive e funzionali del sistema nervoso.

Attraverso l’impiego di apparecchiature nanoioniche a doppio terminale denominate nanowire memristor si può realizzare una rete neurale artificiale con prestazioni senza precedenti in termini di plasticità, efficienza energetica e programmabilità.

Nonostante il futuro estremamente promettente di questo campo di ricerca e applicazione, non è facile infatti imitare le caratteristiche tipiche delle reti neurali biologiche, come per esempio la connettività, l’adattabilità attraverso la riconnessione e la sostituzione delle giunzioni e la correlazione spaziotemporale ad ampio raggio.

Le reti costituite da nanowire memristor, al centro dello studio, mostrano proprio un’alta connettività e hanno l’enorme vantaggio di poter essere costruite senza costose strutture asettiche, che servono a difenderle dalla contaminazione della polvere e di altre particelle.

Più o meno come fa il cervello, la connettività di rete può essere così controllata attraverso diverse forme di plasticità, in cui le connessioni sinaptiche si rafforzano o si indeboliscono. Si tratta di un meccanismo di rottura e rigenerazione di nuove sinapsi assente nelle strutture artificiali convenzionali, mentre è noto che la riconnessione-rigenerazione dei neuroni biologici è essenziale nelle funzioni cerebrali superiori come l’apprendimento e la memoria.

La connettività funzionale del sistema di Milano e Ricciardi è fornita del cosiddetto “effetto di plasticità eterosinaptica”, vale a dire l’abilità delle sinapsi di modulare la loro forza attraverso l’utilizzo di sentieri connettivi diversi. Nei sistemi biologici, questa forma di plasticità gioca un ruolo importante nel contribuire alla stabilità e all’omeostasi delle reti neurali.

Questa grande flessibilità, combinata con i costi bassi e con l’adattabilità, fa delle reti di nanowire un grande passo in avanti, che rende possibile alle macchine di imitare le reti neurali biologiche e il cervello stesso, che è capace di elaborare una grande quantità di dati a partire da input multipli e differenti tra loro.

Emergenza coronavirus, il settore vitivinicolo italiano esce dal lockdown fortemente colpito. E lo stress test mette in luce le fragilità del comparto

Il settore vitivinicolo italiano esce dal lockdown fortemente colpito. Lo stress test dell’emergenza Coronavirus, ha messo in luce problematiche contingenti e difetti strutturali che il comparto avrebbe dovuto affrontare già da tempo. 






Quello del settore vitivinicolo è stato uno dei principali temi emersi ieri nel corso del Food & Made in Italy Summit del Sole 24 Ore, in un momento di confronto che coinvolge aziende e istituzioni sui temi dello sviluppo, della sostenibilità e dell’innovazione. L'evento, che si è svolto in diretta streaming, ha voluto approfondire l’impatto della recente pandemia sul settore agroalimentare italiano con l'obiettivo di analizzare quali sono le priorità oggi e quali azioni si possono mettere in atto per ripartire e rilanciare il settore simbolo del Made in Italy.

Tra i lavori del Summit, una tavola rotonda dedicata alle incognite ed alle nuove opportunità di mercato della Wine economy: il dibattito, moderato dal giornalista del Sole 24 ORE Giorgio Dell’Orefice, ha visto intervenire Luca Brunelli, membro della Giunta Cia Agricoltori Italiani con delega al settore vitivinicolo, SimonPietro Felice, Direttore Generale di Caviro, e Ettore Nicoletto, Vicepresidente di Federvini.       

“Il settore vitivinicolo italiano è uscito dal lockdown, fortemente colpito. Lo stress test dell’emergenza Coronavirus, lo ha messo dinanzi a problematiche contingenti come il blocco delle attività e, in particolare, dell’Horeca (Hotel, ristoranti, caffè) - canale che per il comparto vale al consumo 6,5 miliardi di euro l’anno -, e lo stop agli spostamenti che ne hanno congelato l’export e, quindi, un capitale da 6,4 miliardi di euro” ha sottolineato Luca Brunelli, membro di Giunta Cia-Agricoltori Italiani con delega al settore vitivinicolo. “Allo stesso tempo, però, sono venuti a galla difetti strutturali che il comparto avrebbe dovuto affrontare già da tempo, come la mancanza di omogeneità di sistema, ora sempre più urgente di fronte allo spettro recessione che potrebbe orientare verso prodotti a prezzi bassi, a scapito della qualità. Le aziende che hanno investito su quest’ultima, infatti, anche nel comparto vitivinicolo, rischiano di non beneficiare realmente dei decreti anti-crisi. Del resto, i 100 milioni di aiuti previsti dal Dl Rilancio, poco potranno per un settore da 13 miliardi. A fare la differenza, dunque, saranno le disposizioni attuative e la loro efficacia a tutela delle produzioni di qualità. Occorrerà, a tal fine, orientare al meglio le risorse e puntare sulla reale capacità competitiva del Made in Italy, passando per OCM e internazionalizzazione”.

“Mai come nell’emergenza Covid il Gruppo Caviro e il sistema Cooperativo a cui fa capo hanno dato prova di vigore e solidità confermando la validità e modernità del nostro modello di filiera a 360°” ha dichiarato il Direttore Generale di Caviro SimonPietro Felice.  “I clienti hanno apprezzato la continuità delle forniture e la capacità di adattamento alle loro richieste. I produttori hanno toccato con mano la resilienza dei loro consorzi cooperativi e la garanzia di reddito assicurato. Questo grazie anche ai principi di economica circolare e sostenibilità che il Gruppo ha messo in atto negli ultimi 50 anni, da noi nulla va sprecato, dagli scarti della lavorazione dell’uva vengono prodotti per esempio alcool denaturato, polifenoli, acido tartarico, energie rinnovabili quali bioetanolo, biometano, prodotti nobili in grado di produrre a loro volta ulteriore reddito e salvaguardia dell’ambiente”.

All'incontro sono intervenuti tra gli altri anche Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Paolo De Castro, Coordinatore S&D Commissione Agricoltura Parlamento europeo, Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura, Ettore Nicoletto, Vicepresidente Federvini e Dino Scanavino, Presidente Cia Agricoltori Italiani.

I lavori, moderati dalla giornalista del Sole 24 Ore Micaela Cappellini, hanno preso il via con l’intervento di Paolo De Castro, Coordinatore S&D Commissione Agricoltura Parlamento europeo, con il quale sono state approfondite le misure studiate per supportare il settore l’agroalimentare nel complesso contesto conseguente alla pandemia.Priorità 1 per l’agroalimentare: le misure per l’emergenza. 

"La Politica agricola comune è uno dei capitoli legislativi più importanti del New Green Deal, il progetto lanciato dalla Commissione Ue per traghettare l’Europa verso l’abbattimento delle emissioni gassose nocive e contribuire concretamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Ma per integrarsi e risultare efficace nel quadro del Green Deal, con le sue declinazioni strategiche ‘Farm to Fork’ e ‘Biodiversity’ – ha spiegato Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo – questa politica sarà perfezionata e riformata nei prossimi due anni, per entrare in vigore nel 2023. Il nostro obiettivo, nel confronto inter-istituzionale con la Commissione e il Consiglio Ue, è stabilire nuove regole per il settore incentrate su sicurezza alimentare e tutela dei consumatori. Un impianto normativo, adeguatamente finanziato con le risorse del Quadro pluriennale 2021-2027 e del piano post-Covid ‘New Generation Eu’, che dovrà incentivare, e non penalizzare, i nostri agricoltori e le imprese dell’agroalimentare a produrre di più e con meno chimica inquinante".

E’ stato quindi affrontato il tema della crescita sostenibile nel comparto agricolo: in particolare, è stato il ruolo che un’agricoltura sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico può giocare per il rilancio dell’economia nazionale ad essere oggetto di un confronto tra Andrea Bertalot, Vice Direttore Generale Reale Mutua, Matteo Giuliano Caroli, Professore ordinario economia e gestione delle imprese internazionali Università Luiss Guido Carli, e Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura.

“Reale Mutua è storicamente legata al mondo dell’agricoltura, e fin dalle sue origini lo protegge con soluzioni assicurative dedicate. Oggi questo mondo è attraversato da profondi cambiamenti e ha di fronte a sé nuove sfide a cui è importante poter dare nuove risposte” – ha dichiarato il Vice Direttore Generale di Reale Mutua Andrea Bertalot,– “Con AGRIcoltura100, l’iniziativa che abbiamo lanciato insieme al nostro partner storico Confagricoltura, andiamo ad ascoltare e mappare in modo strutturato i nuovi bisogni delle imprese agricole per sviluppare soluzioni innovative con cui continuare a proteggerlo con efficacia. Attraverso questa iniziativa Reale Mutua vuole sostenere il valore del settore e promuovere il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile e alla rinascita dell’Italia dopo l’emergenza Covid-19.”

“Confagricoltura da sempre crede nell’innovazione finalizzata a un modello di sviluppo sostenibile, capace di valorizzare la qualità del prodotto, il capitale umano che c’è dietro e il patrimonio ambientale che rappresenta. Le imprese che per prime hanno investito in questa sfida sono diventate simbolo dell’agricoltura di oggi, capace di rispondere alle sempre maggiori attese da parte dei consumatori” ha sottolineato il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Il mondo ci impone un ulteriore impegno in questa direzione: con Reale Mutua condividiamo parte di questo percorso, iniziando proprio dalle aziende, con l’obiettivo di diffondere il valore della sostenibilità a favore della collettività e dell’economia”.

Sostenibilità significa anche riduzione degli sprechi di cibo, filiere corte, packaging sostenibile, macrotemi tra più attuali per il settore: se ne è parlato con Giorgia Palazzo, Partner Expense Reduction Analysts, che ha offerto un quadro delle tendenze e delle proposte che stanno influenzando il mercato attuale e futuro, evidenziando che “il binomio innovazione e sostenibilità è un componente essenziale sia per la ripresa che per la valorizzazione del Made in Italy. La tecnologia è sempre più matura e meno costosa ed il mercato è sempre meno disposto a venire a compromessi sui temi di responsabilità sociale; il vero costo per le aziende è scegliere di non innovare e rischia di essere un costo altissimo”.

Lo sviluppo di una filiera complessa come quella agroalimentare pone le sue basi sulla valorizzazione della vocazione del territorio e su un’adeguata integrazione della filiera produttiva con i sistemi territoriali di pertinenza: se ne è parlato con Claudia Merlino, Direttore Generale Cia Agricoltori Italiani, che ha affermato: “L’emergenza Coronavirus e, in particolare, le restrizioni per arginarne la diffusione, hanno riportato l’attenzione sull’importanza dell’agricoltura e dell’agroalimentare, non solo quali settori produttivi essenziali alla sussistenza, ma anche strategici per l’economia del Paese. In tale contesto, si è andata rafforzando la centralità del cibo Made in Italy e, soprattutto, local, che ha spinto a una revisione dei processi di scambio, dal campo alla tavola, sempre più orientati alla realizzazione e allo sviluppo di sistemi produttivi a vocazione territoriale. La congiuntura socioeconomica scaturita dalla pandemia ha richiesto, dunque, il superamento delle relazioni ‘classiche’ per dare origine a vere e proprie ‘reti d’impresa territoriale’ che puntano su tipicità agricole e alimentari del territorio, sul coinvolgimento attivo dei suoi attori, dagli agricoltori ai consumatori, passando per commercio e logistica, ma anche per enti locali e mondo della ricerca. Ne rappresentano, infine, asset distintivi, la valorizzazione delle materie prime e di produzioni di qualità certificata, la promozione dell’e-commerce agroalimentare e lo sviluppo di iniziative legate al turismo esperienziale”.

Il focus del Food & Made in Italy Summit si è quindi spostato sul ruolo del packaging per una distribuzione alimentare sostenibile: a discuterne sono stati Stefano Lazzari, Consigliere Pro Food Italia, Ceo Sirap Group, Marco Omboni, Consigliere Pro Food Italia, Sales and Marketing Manager Isap Packaging, e Nicola Ballini, Consigliere Pro Food Italia, General Manager ILIP.

“La supply chain degli imballaggi, in particolare di quelli plastici, ha garantito nel periodo di lockdown la filiera agroalimentare senza rotture di stock adattando le proprie capacità produttive con picchi che nel mese di marzo hanno raggiunto anche il +40% con inevitabili e puntuali flessioni dei mesi successivi” ha sottolineato Stefano Lazzari, Consigliere Pro Food Italia, Ceo Sirap Group.

Marco Omboni, Consigliere Pro Food Italia, Sales and Marketing Manager Isap Packaging, ha invece evidenziato che “l’emergenza Covid ha messo in luce la necessità di valutare prodotti e materiali in chiave di sostenibilità globale, con particolare attenzione alla sicurezza del consumatore e con dati oggettivi alla mano: rispetto ad un approccio del genere, gli imballaggi monouso in plastica per alimenti hanno e avranno ancora molto da dire”.

“La Plastic Tax mette a rischio 3.000 aziende, con 50.000 dipendenti e 12 miliardi di fatturato” ha dichiarato Nicola Ballini, Consigliere Pro Food Italia, General Manager ILIP. “La plastica e gli imballaggi plastici in particolare, hanno bisogno di supporto per l’evoluzione che devono affrontare verso l’economia circolare; la Plastic Tax toglie ossigeno al settore e ne impedisce lo sviluppo, indebolendo il tessuto industriale nazionale”.       

Con l’Amministratore Delegato di Fiere di Parma Antonio Cellie è stato approfondito il ruolo delle fiere di settore per il rilancio del comparto: “Cibus è l’osservatorio e la piattaforma marketing di riferimento per il Made in Italy Agroalimentare grazie al quale Federalimentare riesce ad interpretare e – ove possibile – orientare la domanda del mercato internazionale. Dopo il Covid19 si delineano nel mondo mutamenti strutturali dei comportamenti di consumo alcuni dei quali favorevoli alla nostra offerta Food&Beverage” ha dichiarato Cellie. “Di questo si parlerà Cibus Forum il 2 e 3 settembre prossimi e ovviamente a Cibus il 4-7 maggio 2021”.

Il Food & Made in Italy Summit ha visto intervenire in chiusura di mattinata Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,. “L'agricoltura italiana nel corso del lockdown ha dimostrato la propria centralità. Ora tocca riconoscerlo e non dimenticarlo. L'Italia la propria parte l'ha fatta ora tocca all'Europa” ha la ministra delle Politiche agricole Bellanova. "Il Governo ha riconosciuto la centralità dell'agricoltura stanziando all'interno del decreto Rilancio 1.150 milioni a favore del settore - ha spiegato la Bellanova -. A queste risorse vanno aggiunti i 460 milioni destinati all'esonero contributivo per sei mesi dei lavoratori del florovivaismo, della zootecnia, dell'apicoltura e delle birre artigianali. Ora un analogo riconoscimento deve venire dall'Europa che sia in sede di riforma Pac che nell'implementazione della strategia del Green Deal deve riconoscere il ruolo che gli agricoltori svolgono a favore della sostenibilità con risorse aggiuntive”.

Nel corso del Forum la ministra ha parlato anche della crisi del settore della ristorazione. “Ho promosso un incontro con il ministro Patuanelli e con i rappresentanti del settore a cominciare dall'Associazione Cuochi - ha detto ancora la Bellanova -. Si tratta di un lavoro interministeriale anche perché la ristorazione non rientra nel perimetro del mio dicastero, tuttavia mi stanno a cuore le sorti del settore horeca perché ne conseguono ricadute inevitabili sulla filiera agroalimentare. In particolare delle imprese e dei produttori, come quelli del vino made in Italy, che più hanno investito sulla qualità e su un posizionamento medio alto. Ma non solo. Per la crisi della ristorazione stanno pagando un duro prezzo anche il comparto ittico e quello dei salumi e formaggi. Tutto il comparto agroalimentare è coinvolto. E per questo sto cercando di promuovere il confronto alla ricerca di soluzioni”.

Vino e scienza, un sistema di intelligence online per contrastare falsi Amarone

Stop all'Amarone contraffatto in rete, grazie ad un sistema di intelligence online messo a punto dall'Università degli Studi di Trento. 






A tutela della denominazione scende in campo la scienza con nuovi sistemi informatici anti contraffazione come la tecnologia blockchain, software e algoritmi, per identificare siti web con presunti prodotti falsificati e eventuali illeciti nell'utilizzo di riferimenti alle denominazioni di origine.

Un’attività organizzata in ambito di anticontraffazione del vino è sempre più una necessità. Basti pensare che più del 10% dei consumatori, è indotto con l’inganno ad acquistare un prodotto falso con serie ripercussioni per il settore vitivinicolo italiano. La contraffazione avviene per lo più in Paesi extra UE dove, secondo i dati Equipo, l’Ufficio europeo che si occupa della tutela e della proprietà intellettuale, entro il 2022, si stima che un consumatore su due possa correre il rischio di acquistare un prodotto falsificato e ciò può avvenire in un punto qualunque del ciclo di produzione del vino. Spesso la contraffazione dei vini più pregiati avviene usando la bottiglia, l’etichetta e perfino il tappo originali, solo il contenuto non lo è. E' una notizia recente quella della scoperta di una grande truffa di falsi vini italiani pregiati venduti in una nota piattaforma online.

Prende così il via un protocollo di collaborazione appena firmato tra Università degli Studi di Trento, Consorzio Vini Valpolicella e Comando Regionale Trentino-Alto Adige della Guardia di Finanza. Si avvierà una sperimentazione che consentirà al Consorzio di attivarsi ulteriormente per sensibilizzare le proprie aziende associate a collaborare nell'identificazione di situazioni 'borderline' e a rischio e testare nuove tecnologie come la blockchain, un potente alleato del settore vitivinicolo rivolto al  controllo di tutto il ciclo di produzione del vino.

Si intensifica così l'attività di tutela della denominazione da parte del Consorzio che, a 2 anni dalla firma del protocollo di cooperazione con l'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari del Ministero delle Politiche agricole (Icqrf), ha contribuito con l'invio di 308 segnalazioni di casi sospetti di contraffazione di vini della Valpolicella, soprattutto Amarone, sul web.

giovedì 9 luglio 2020

La “Gioconda nuda”, il capolavoro attribuito a Leonardo esposto a Villa Farnesina

A Villa Farnesina una Gioconda per il banchiere. Grazie all’accordo con la Fondazione Primoli che ne è proprietaria La “Gioconda nuda” ora esposta nella Sala che ospitava lo studio di Agostino Chigi. Fino al 3 ottobre 2020.






La Gioconda Nuda, su cartone di Leonardo, dipinto a olio su tela, grazie alla generosità della Fondazione Primoli, è stata data in comodato all’Accademia Nazionale dei Lincei per essere esposta a Villa Farnesina, ed esattamente nella Sala Chigi ovvero nella sala che ospitava lo studio del banchiere Agostino Chigi.

L’opera derivata dal cartone Femme nue dite La Joconde nue del Musée Condé (Chantilly), attribuito a Leonardo da Vinci o al suo atelier, è già stata esposta a Villa Farnesina nella mostra Leonardo a Roma. Influenze ed eredità aperta a ottobre 2019 (fino a gennaio 2020) in occasione della quale era stata restaurata.

Gli unici dati certi nella sequela delle provenienze (che tuttavia possono immaginarsi più complesse e concitate) sono la sua appartenenza alla ricchissima galleria del Fesch, cardinale e zio di Napoleone (stabilitosi a Roma dal 1814 sino alla morte nel ’39), e il successivo ingresso a Palazzo Primoli, tra gli oggetti d’arte del conte Giuseppe.

Il catalogo della vendita Fesch, che fu tra i principali eventi nel mercato artistico e mondano di metà Ottocento – “avec 20.000 francs on aurait pu gagner 40.000 à la vente du cardinal Fesch”, scriverà Balzac nel ’46, di ritorno da Roma –, così presentava l’opera: “dans une galerie d’où la vues’étend entre deux colonnes sur un campagne semée de rochers arides, la jeune beauté est représentée nue et assise”, vestita solo “d’une draperie violette, dont l’un des pans recouvre ses genoux et entoure son bras droit”.

Il dipinto, nel catalogo Fesch, anticipava un lotto riferito a Bernardino Luini, fra i primissimi leonardeschi lombardi. Gli studi più recenti (Blumenfeld 2019) hanno offerto buoni argomenti per credere che il cardinale, oltre all’attuale Gioconda Primoli, fosse pure il proprietario del disegno-modello oggi conservato a Chantilly, cosicché i due, cartone e dipinto, avrebbero convissuto per un certo periodo nella medesima raccolta.

Nel primo inventario della Fondazione Primoli (senza data) la tela è nuovamente descritta, al suo posto, tra le scaffalature della biblioteca: “un dipinto ad olio raffigurante la Gioconda di Luini”. È dunque probabile che presso il conte o nella sua famiglia il quadro venisse ritenuto opera di Bernardino Luini. L’opera esprime una chiara identità di soggetto e di figura col disegno di Chantilly, fino in certi dettagli, quali l’occhio sinistro lievemente abbassato rispetto al destro o la leggera torsione delle labbra.

Nel confronto col cartone, che non dava indicazioni né sullo sfondo né sull’eventuale prosecuzione della figura femminile, la Gioconda Primoli – come del resto altri dipinti afferenti al “tipo” –introduce la gamba, che appare tra le balaustre della seduta e il drappo, le colonne del porticato e la veduta di fondo, che è l’aspetto esecutivo più felice e interessante dell’opera, per l’esser e realizzata senza disegno, in evanescenza, e per l’evidente recupero del paesaggio roccioso, a balze, caratteristico di Leonardo. Le recenti analisi tecniche hanno mostrano inoltre, ai raggi, pur in una sostanziale coerenza compositiva, una figura sottostante dai tratti più sottili in alcuni punti (nel collo, ad esempio), mentre lo studio dei pigmenti ha rilevato l’uso di smaltino, già altrove riscontrato nell’opera di Leonardo e dei suoi seguaci.

I richiami, di postura e di contesto, con la figura della Gioconda parigina sono resi in modi espliciti; e d’altra parte s’è invocata più volte una pagina del diario del cardinale d’Aragona (redatto da Antonio de Beatis): nell’ottobre del 1517, visitando lo studio francese di Leonardo, si poteva osservare fra le sue opere un ritratto di “certa donna florentina facta di naturale ad istantia del quondam magnifico Juliano de Medici”. Quest’antica informazione ha suggerito ad alcuni critici (cf. Schneider 1923, Brown – Oberhuber 1978, Delieuvin 2019) l’ipotesi che nella “certa donna” potesse intuirsi il soggetto della Gioconda nuda.

IL RESTAURO

L’opera si presentava in un discreto stato di conservazione. Le maggiori problematiche erano soprattutto a danno degli strati pittorici e preparatori, per la presenza di un consistente ingiallimento dovuto all’ossidazione delle vernici impiegate nei precedenti interventi di restauro, ai depositi grassi (nicotina, nero fumo, polvere grassa), all’alterazione cromatica delle riprese pittoriche eseguite in passato e presenti soprattutto sul cielo, sul panneggio e in molte parti dell’incarnato ed inoltre ad un evidente cretto a “pelle di coccodrillo” diffuso su tutta la pellicola pittorica, tutti fattori che ne mortificavano l’apprezzamento estetico. Ad un’osservazione a luce radente si riscontravano sollevamenti del cretto nella porzione centrale. Le estese riprese pittoriche erano state eseguite in modo più o meno arbitrario anche nella logica del gusto del tempo, volte a “compensare” la perdita cromatica soprattutto del cielo e del panneggio. Il cielo,

realizzato a smaltino, nel tempo aveva perso la sua intensità a seguito dell’ingrigimento naturale del pigmento e la sua denaturazione aveva modificato anche i rapporti cromatici del panneggio, così da apparire di un color rosato molto spento. È plausibile pensare che molte delle rifiniture a lacca presenti sul panneggio siano state rimosse a seguito di incaute puliture.Analoga sorte è probabilmente toccata anche ai balaustri della seduta. Restavano a vista le sole campiture di costruzione e le vistose pennellate scure, tanto da indurre a pensare a un “non finito”, se non, addirittura, a pesanti ritocchi di interventi successivi. In passato, per intensificare la cromia del panneggio e dei balaustri della seduta, venne impiegata anche della resina, forse mista a pigmenti, che nel tempo, ossidandosi, si era indurita e scurita. Il restauro effettuato su vari elementi della tela ha consentito soprattutto di ristabilire un corretto indice di rifrazione per un adeguato godimento dell’opera.

Il restauro è stato curato da Cristiana De Lisio e Alessia Felici (Consorzio Recro). Come si è detto l’opera ora si trova nella Sala Chigi di Villa Farnesina ora aperta secondo i criteri del protocollo sanitario: i visitatori devono essere dotati di mascherina e rispettare il distanziamento sanitario di 2 metri. Per ogni sala è consentito l’ingresso a non più di 5 visitatori (1 persona in Galleria delle Grottesche, così come nella Saletta Pompeiana e 2 nel bookshop). Sono vietate le visite guidate singole e di gruppo, così come provocare assembramenti in giardino e all’interno della Villa. La distribuzione dell’audioguide è sospesa, ma si può scaricare gratuitamente un’app sul cellular.

Inoltre per la Loggia di Amore e Psiche si ricorda che è attivo il link vcg.isti.cnr.it/farnesina/loggia/ con un sistema interattivo che permette di osservare a una distanza ravvicinata sia le storie di Amore e Psiche, opera di Raffaello, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, sia il particolarissimo pergolato e le specie animali realizzati da Giovanni da Udine su disegno di Raffaello.