venerdì 31 maggio 2019

Promozione vino mercati Paesi terzi: decreto OCM al via ma senza confronto con le organizzazioni di rappresentanza

Pubblicato nella serata del 30 maggio il decreto direttoriale che rende operativa la misura dell’OCM VINO dedicata alla promozione sui mercati dei Paesi terzi con disappunto della filiera per il mancato confronto con le organizzazioni di rappresentanza.






“È stato pubblicato nella serata del 30 maggio il decreto direttoriale che rende operativa la misura dell’OCM VINO dedicata alla promozione sui mercarti dei Paesi terzi. Si tratta di un bando particolarmente atteso da tutte le imprese vitivinicole italiane perché consente di sostenere l’ingresso dei nostri vini nei mercati extra UE attraverso un importante sostegno  finanziario e di aprire nuove opportunità per i produttori. Proprio per queste ragioni, tenuto conto anche di quanto già accaduto in passato, stupisce il fatto che il Ministero non abbia ritenuto opportuno avviare un confronto pubblico e trasparente con le organizzazioni di rappresentanza per la definizione delle regole e dei contenuti del Bando 2019”.

Così le organizzazioni agricole riunite nella filiera vino, Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza cooperative agroalimentari, Unione italiana vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi, commentano la pubblicazione nella tarda serata di ieri del bando sull’OCM Vino che fissa il quadro di regole per l’accesso ai fondi europei per la promozione del vino nei paesi terzi.

“Un momento di condivisione, peraltro coerente con la nuova impostazione dei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione – così prosegue la nota - avrebbe sicuramente garantito una maggiore aderenza del decreto direttoriale alle finalità che la misura di promozione intende realizzare”.

È per questo che la filiera del vino rinnova piena disponibilità anche immediata ad un confronto con il Ministero, con l’obiettivo di dare piena corrispondenza agli obiettivi della misura e superare le criticità nell’interesse di tutto il settore vitivinicolo italiano.

Galleria degli Uffizi, maxi inaugurazione per la pittura del '500. 14 nuove sale per i maestri veneti e fiorentini, 105 dipinti per oltre 1100 metri quadrati di arte

Apre un secondo nuovo museo dentro la Galleria degli Uffizi. L’operazione di portata gigantesca è stata resa possibile anche grazie a una generosa donazione dei Friends of the Uffizi Galleries.





La ‘Venere di Urbino’ di Tiziano in una stanza appositamente dedicata. Il ritorno in Galleria, dopo quasi dieci anni di lontananza dagli occhi del pubblico, della monumentale ‘Madonna del Popolo’ di Federico Barocci; una nuova sala interamente dedicata ai capolavori del naturalismo veneziano, altre per quelli del Tintoretto e del Veronese, oltre 30 dipinti che tornano visibili dopo molto tempo.  Sono solo alcuni dei tesori della grande pittura veneta e fiorentina del '500 e del primo '600, accolti al primo piano degli Uffizi in 14 sale completamente riallestite. Vi sono esposte 105 opere, un terzo delle quali da tempo in deposito: i lavori, che hanno riguardato un’area del museo di oltre 1100 metri quadrati, sono andati avanti per circa un anno.

I colori delle pareti sono naturali e stesi secondo gli antichi metodi, che li rendono vibranti e vivi: verde per la pittura veneta – un verde ripreso dai tendaggi e dai rivestimenti dei muri che si notano in tanti dipinti del Rinascimento veneziano – mentre per gli spazi destinati alla scuola toscana è stato scelto un grigio scuro, che richiama la pietra serena dell’architettura degli Uffizi, ma con un timbro più caldo e vellutato. 

La ‘Venere di Urbino’ di Tiziano è affiancata a destra dalla ‘Flora’, sempre di Tiziano, e dalla ‘Fornarina’ di Sebastiano del Piombo. Protette da vetri antisfondamento che ne garantiscono anche la stabilità climatica, le tre celeberrime dame potranno ora essere ammirate in totale calma e concentrazione. Nelle sale vicine tornano finalmente visibili le opere di Lorenzo Lotto, Tintoretto, Veronese, molte delle quali da tempo non più visibili, che completano la collezione di pittura veneta degli Uffizi. Su questo lato è stata aperta anche una finestra sull’Arno, con una vista mozzafiato sul fiume e sulle colline a sud della città, a ristabilire il contatto della Galleria con il suo contesto urbano.

Le pareti della monumentale sala del Pilastro sono state lasciate chiare, così che l’ambiente richiami una chiesa a pianta centrale: qui sono infatti esposte le grandi pale d’altare del periodo della Controriforma. I visitatori vi possono finalmente ammirare di nuovo, dopo dieci anni di permanenza in deposito, la ‘Madonna del Popolo’ di Federico Barocci, capolavoro di grandi dimensioni del maestro urbinate, che il granduca Pietro Leopoldo comprò a caro prezzo per le collezioni fiorentine.  Accanto, sempre del Barocci, lo splendido e atmosferico ‘Noli me tangere’ e appeso nella parete vicina quello dipinto da Lavinia Fontana, grande pittrice bolognese: due versioni dello stesso soggetto, due culture diverse a raffronto. Le stanze accanto alla sala del Pilastro sono state allestite come “studioli”, prevalentemente con opere di piccole dimensioni: una con dipinti sacri, l’altra con soggetti profani (prevalentemente mitologici e allegorici), tutti visibili nel dettaglio grazie alla protezione con vetri speciali, che permettono di avvicinarsi e di apprezzare ogni pennellata. Torna visibile anche la portentosa ‘Caduta degli Angeli ribelli’ di Andrea Commodi: nel grande bozzetto, un drammatico groviglio di anatomie umane con il quale il pittore fiorentino voleva confrontarsi direttamente con il Michelangelo della Cappella Sistina.

Vi è infine la zona dedicata alle Dinastie, dove i ritratti dei Medici di Bronzino (tra i quali anche la famosa ‘Eleonora da Toledo con il figlio Giovanni’) spiccano come gioielli sul fondo grigio scuro. La nuova sistemazione delle sale è stata concepita per migliorare la visione e la comprensione delle opere da parte del pubblico. Ciò è reso possibile anche grazie alle panchine disseminate lungo il percorso per consentire la sosta e il raccoglimento davanti ai dipinti. Un supporto alla realizzazione di questo straordinario, estesissimo intervento di allestimento è arrivato dai Friends of the Uffizi Galleries, che hanno donato 100mila dollari per la nuova Sala della Venere di Urbino, e altri 15mila dollari – generosamente offerti da uno dei membri dell’associazione, Trish Savides – per il restauro della ‘Sacra Famiglia’ di Lorenzo Lotto.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, commenta: "È come se si fosse aperto un secondo, nuovo museo dentro la Galleria. L’operazione è di portata gigantesca, ed è stata resa possibile anche grazie a una generosa donazione dei Friends of the Uffizi Galleries, presieduti da Maria Vittoria Rimbotti Colonna. Questa formidabile impresa è stata portata a compimento dall’eccezionale squadra delle Gallerie degli Uffizi, che ha lavorato con passione e grande competenza. Finalmente possiamo mostrare nel modo migliore due settori delle nostre collezioni, quello della pittura della Controriforma e quella della pittura veneta, che sono anche tra i più importanti al mondo. Ma non è finita qui: nel giro di pochi mesi tutta l’ala del Cinquecento sarà riallestita".

E il curatore del patrimonio architettonico delle Gallerie degli Uffizi, Antonio Godoli, aggiunge: "Due sono i temi fondamentali che hanno guidato il nuovo allestimento: la ricerca di continuità nello stile delle sale vasariane, mediante lo studio di traguardi e anche di punti focali e prospettici nel posizionamento dei quadri; e la costruzione di superfici espositive a supporto delle opere, superfici che hanno la funzione di definire il nuovo spazio museale separandolo dallo spazio architettonico".

Appuntamento in Giardino, alla scoperta della ricchezza storica, artistica, botanica e paesaggistica dei giardini italiani

Sabato 1 e domenica 2 giugno sarà possibile visitare in tutta Italia oltre 200 giardini, alcuni aperti in via eccezionale, nell’ambito della seconda edizione dell’iniziativa “Appuntamento in Giardino”. 






Promossa da APGI-Associazione Parchi e Giardini d’Italia, con il sostegno di Ales e il patrocinio del MiBAC e di ASVIS-Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, la manifestazione invita il grande pubblico a scoprire la sorprendente ricchezza storica, artistica, botanica e paesaggistica dei giardini italiani: dai grandi siti storici ai piccoli giardini privati. Una serie di incontri, eventi, letture e attività speciali come offerta culturale rivolta a tutta la famiglia.

“I nostri parchi e giardini rappresentano un tesoro culturale che il Ministero non solo intende proteggere e tutelare -afferma Giovanni Panebianco, Segretario Generale MiBAC - ma, con iniziative come questa, desidera promuovere e valorizzare affinché quanti più italiani e turisti stranieri possano scoprirli e goderne”.

“Iniziative come “Appuntamento in Giardino” - sostiene Mario De Simoni, Presidente di Ales -rientrano tra le attività che Ales sostiene e promuove con convinzione, nell’ottica di valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico secondo le indicazioni del MiBAC”.

“Sono molto orgoglioso che APGI stia svolgendo un ruolo chiave di sensibilizzazione delle istituzioni e dei cittadini - dichiara Ludovico Ortona, Presidente APGI - affinché questo incredibile patrimonio verde costituito dai parchi e giardini sia tutelato, valorizzato e vissuto”. Quest’anno la manifestazione si terrà in coincidenza con la Settimana Europea dello Sviluppo Sostenibile (ESDW – European Sustainable Development Week), in programma dal 30 maggio al 5 giugno 2019.

Le due giornate di Appuntamento in Giardino sono inserite anche nel programma del Festival dello Sviluppo Sostenibile di ASVIS. L’apertura dei giardini – per loro stessa natura piccoli ecosistemi, nonché precisi ‘sensori’ dei cambiamenti ambientali - sarà quindi anche una preziosa occasione per sensibilizzare i visitatori sui temi dell’ambiente e della sostenibilità.

Rispetto alla prima edizione dell’iniziativa, le adesioni dei giardini sono aumentate di circa il 60%, e la partecipazione ha interessato pressoché tutte le regioni. Nel 45% dei casi si tratta di aperture straordinarie: giardini normalmente non aperti al pubblico o aperti solo in occasioni particolari.

In alcuni casi si potranno visitare parti del giardino normalmente chiuse: a Caprarola il giardino d'estate; a Genova sarà eccezionalmente aperto il Giardino segreto di Palazzo Reale con le sale adiacenti. Parteciperanno all’iniziativa anche alcuni importanti siti Unesco, come Villa D’Este, la Reggia di Caserta e i giardini delle Ville Medicee di Castello, Petraia, Pratolino e Cerreto Guidi.

Ampia la partecipazione di Dimore storiche private, che apriranno i propri prestigiosi giardini, come ad esempio Villa Tiepolo Passi in Veneto, Villa Imperiale nelle Marche o la Villa Reale di Marlia in Lucchesia. In molti casi saranno gli stessi proprietari o direttori ad accogliere i visitatori, per raccontare la storia del giardino e l’impegno quotidiano necessario a garantirne la sopravvivenza: sarà così, ad esempio, nel giardino della Minerva a Salerno, alla Kolymbethra (FAI) in Sicilia, o al giardino Portoghesi- Massobrio a Calcata, dove sarà lo stesso architetto Paolo Portoghesi a raccontare i principi ispiratori del suo giardino.

Numerosi anche gli Orti Botanici: Palermo, Catania, Roma, Genova, Torino e alcuni giardini botanici alpini. Moltissime le attività speciali proposte per questo evento: alle tradizionali visite guidate si aggiungono laboratori, degustazioni, yoga e momenti musicali, come ad esempio presso il Castello Galli Della Loggia in Piemonte, dove è previsto un concerto d’archi. Numerosi anche i percorsi sensoriali, come quello programmato a Villa Carlotta sul Lago di Como, che offrirà l'opportunità di scoprire gli alberi monumentali presenti nel giardino. Interessanti infine alcune visite serali straordinarie: l'orto Botanico Pellegrini Ansaldo delle Alpi Apuane propone una visita notturna alla scoperta delle orchidee spontanee; villa Annoni a Cuggiono (MI) e la Casa nel Bosco hanno programmato visite serali con "lucciolata".

Ampia anche la varietà dei giardini: parteciperanno ad esempio il giardino bioenergetico di Villa Boffo a Biella, pensato per accogliere e stimolare coloro che hanno problemi cognitivi, e la "Fabbrica giardino" di Prada in Toscana, nella quale il verde mitiga il volume dell’edificio, ne accresce l’integrazione con il paesaggio e rende l’ambiente lavorativo piacevole e sereno. Grande protagonista il tema della sostenibilità, oggetto di lezioni e conversazioni in molti giardini, come nel Parco di Villa Trecci: un giardino contemporaneo costruito in rapporto armonico con il paesaggio e pensato per essere sostenibile: uno spazio in cui il fabbisogno idrico è ridotto al minimo.

Aderisce all'iniziativa anche Anime Verdi, la manifestazione che a Padova renderà accessibili, in alcuni casi per la prima volta, 31 giardini del centro storico, per sollecitare cittadini e turisti a scoprire il patrimonio verde della città. Una novità dell’edizione 2019 è il contest fotografico lanciato su Instagram, dal titolo: Il Giardino si racconta: immagini di un universo verde.

Il contest, a cui si partecipa con l’hashtag #appuntamentoingiardino, ha l’obiettivo di costruire un racconto per immagini delle due giornate. Saranno protagonisti la bellezza della natura e dei giardini e le numerose attività proposte.


Scopri i giardini aderenti su www.apgi.it/

Export e mercati, Asia: le donne spingono la crescita del consumo di vino

In diversi mercati asiatici, sono le giovani donne a spingere la crescita del consumo di vino. Lo riporta wine2wine, uno dei più importanti forum internazionali sulla Wine Industry in Italia che si terrà il prossimo 25 e 26 novembre a Verona.





Oltre la metà del vino, nel mondo, è acquistato dalle donne e l’Asia è l’avanguardia di un nuovo protagonismo femminile nel mercato enologico. Statisticamente il consumo del vino è dominato dal genere femminile con circa 485 milioni di giovani Millennial, un dato che dovrebbe far riflettere i produttori che vogliono vendere nei nuovi mercati asiatici ed iniziare a “pensare in rosa” sia in termini di tipologie che di comunicazione.

Per capire meglio questo importante segmento di mercato, la Master of Wine Sarah Heller durante la scorsa edizione di wine2wine, ha messo in evidenza 5 punti fondamentali che mettono in luce gli aspetti culturali e le dinamiche sociali che influiscono sulle scelte di acquisto della consumatrice di vino asiatica.

Non così millennial

Anche se cadono nella giusta fascia d’età (20-35), le giovani Millennial asiatiche hanno più cose in comune con le Baby boomer americane ed europee (55-70). Le giovani provenienti da Cina, Taiwan, Tailandia, India, Malesia e Indonesia diventano ricche in giovane età, sono testimoni di un periodo segnato da un grande cambiamento tecnologico, caratterizzato da un enorme sviluppo dell’urbanizzazione e da un ottimismo spropositato. Proprio come le Baby boomer occidentali negli anni ‘60, sono la prima generazione a credere che le loro vite saranno più felici e soddisfatte di quelle dei loro genitori.

E' una questione di emancipazione

Molte giovani donne asiatiche hanno affermato che bere vino le fa sentire libere, indipendenti. Questo avviene perché il vino è effettivamente una bevanda alcolica che possono consumare senza problemi (ci si deve ricordare che un quarto dei paesi asiatici è a maggioranza musulmana). Il vino le fa sentire eleganti, di classe, di mondo, al punto che è ormai diventato un vero e proprio strumento a loro disposizione per emanciparsi, specialmente nei mercati dove è un fenomeno nuovo.

Non sono tutte uguali

Il consumo di vino è in crescita in tutto il continente asiatico, nonostante le differenze socioculturali ed economiche dei vari paesi che lo compongono. Ogni mercato però, va affrontato singolarmente, tenendo conto delle singole caratteristiche di ognuno. Per esempio in India bere alcol in pubblico è considerato altamente disdicevole. Questo però, non vale per il vino. Se da una parte infatti il whisky – che ha un grande mercato nel paese – non è visto come una bevanda adatta alle donne, fortunatamente il vino lo è.

Con un paese come la Cina, è importante tenere a mente il ruolo avuto dal Confucianesimo nello sviluppo della cultura e dei valori locali. I cinesi hanno un enorme rispetto per la cultura e per chiunque abbia la libertà e il tempo di dedicarcisi.

In Vietnam le donne sono altamente rispettate, in quanto viste come matriarche e pilastri della comunità. In Tailandia e in Giappone si riscontra una situazione molto simile, con un numero crescente di donne lavoratrici che cominciano ad avere sempre più potere decisionale.

Lavoraci su: la bellezza è un identità costruita

In Asia, la bellezza è un qualcosa che si può creare, una qualità sulla quale bisogna lavorare. Non esiste un concetto di bellezza naturale come negli USA: un bell'aspetto può e deve essere costruito. È comunque però necessario notare come negli ultimi anni ci sia stato un cambiamento, e come l’ossessione per gli standard di bellezza americani sia stata soppiantata da un ritorno ai valori estetici asiatici. La fissazione per i tratti occidentali ha lasciato spazio ad una crescente curiosità per i tratti originali, per la vera bellezza asiatica: fattore determinante nel decidere chi rappresenterà la tua cantina sul mercato asiatico.

Un prodotto di lusso

Mentre in altri mercati il vino viene considerato un bene di largo consumo, in Asia la situazione è diversa. Il vino è un bene di lusso, un prodotto che viene comprato per regalarsi un momento di piacere. Può essere comparato ad un acquisto cosmetico, vizioso. Tranne che per il Giappone, per la maggior parte degli altri mercati asiatici il vino è un bene che dà prestigio. Questo però non significa che i consumatori siano disposti a pagare qualsiasi prezzo e anzi, più riuscirai a mantenere un canale diretto e una trasparenza di prezzi, meglio sarai visto.

Vino e sostenibilità, Veneto: al via progetto di ricerca per nuovo modello di gestione del vigneto

La Regione Veneto finanzia un progetto del CREA per nuovo modello produttivo, allo studio tecniche gestionali più sostenibili in viticoltura.






La Giunta regionale del Veneto finanzia con 65 mila euro un progetto di studio per un nuovo modello viticolo. Il progetto, elaborato dal Crea viticoltura ed enologia di Conegliano (Ente del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) con il supporto dei tecnici regionali mira a facilitare la gestione dei vigneti e a diminuire la necessità apporti esterni.

In particolare, il lavoro di studio e di ricerca si focalizzerà su alcune attività sperimentali: la gestione del suolo per ottenere un miglior arieggiamento e il potenziamento dei naturali meccanismi di difesa della vite; la gestione del ‘sottofila’ per ridurre-azzerare gli interventi chimici di diserbo e privilegiare il controllo meccanico delle infestanti nei filari; le gestione dei trattamenti anticrittogamici, utilizzando biostimolatori delle difese naturali della piante; la gestione della concimazione della varietà Glera; e, infine, il monitoraggio territoriale delle rese produttive, al fine di fornire un dato periodicamente aggiornato sul potenziale produttivo di tutti i contesti viticoli veneti.

“Il Veneto è la prima regione in Italia per produzione vitivinicola – sottolinea l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan - e con quasi 95 mila ettari coltivati a vigneto si sta avviando a diventare anche la prima regione in termini di superficie dedicata. E’ necessario quindi lavorare per un modello colturale che sia meno impattante, più sostenibile e più resiliente alle perturbazioni e ai cambiamenti climatici. Se con nuove tecniche di gestione si riuscirà a migliorare l’equilibrio microbiologico del vigneto e a renderlo più efficiente, pertanto si potranno ridurre i livelli di concimazione con effetti positivi per l’ambiente garantendo la qualità delle uve e dei vini.

Dal lavoro di studio e sperimentazione condotto dal Crea viticoltura ed enologia di Conegliano si attendono evidenze che aiutino i viticoltori a ridurre l’impiego di agrofarmaci, a contrastare i cambiamenti climatici e ad adottare tecniche di gestione meno impattanti.

giovedì 30 maggio 2019

Musica, Concerto straordinario per Paolo VI dal Teatro Grande di Brescia

Su Rai5 stasera il concerto straordinario per Paolo VI dal Teatro Grande di Brescia. Sul podio dell'Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala Riccardo Chailly. In programma la “Missa Papae Pauli” per coro a sei voci e la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Johannes Brahms.





Celebra la Canonizzazione di Paolo VI il concerto straordinario con Riccardo Chailly, l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala che Rai Cultura propone in diretta/differita dal Teatro Grande di Brescia giovedì 30 maggio alle 21.15 su Rai5.

L’amore per l’arte e la musica, soggetti di molti scritti di Papa Montini – fra cui la celebre “Lettera agli artisti” – tornano al Teatro Grande in nome di Paolo VI dopo il concerto del 2015 con Riccardo Muti in occasione della beatificazione del papa bresciano. Anche il nome del Direttore musicale della Scala è legato alla memoria di Paolo VI: Chailly infatti dirigerà la “Missa Papae Pauli”, scritta nel 1964 dal padre Luciano in onore dell’allora Papa Montini. Il concerto, inserito nell’edizione 2019 del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, assume poi un significato ulteriore, in quanto Paolo VI è stato arcivescovo di Milano dal 1954 fino all’elezione a Pontefice nel 1963. Inoltre, la data del 30 maggio è strettamente legata al giorno stabilito da Papa Francesco per la memoria liturgica di San Paolo VI, che si terrà il 29 maggio, a ricordo dell’ordinazione sacerdotale di Montini avvenuta nel 1920.

Apre il programma la “Missa Papae Pauli” per coro a sei voci e orchestra di Luciano Chailly, eseguita per la prima volta dall’Orchestra Sinfonica di Roma della Rai diretta da Ferruccio Scaglia al Foro Italico nel 1964. Pagina amatissima dall’autore in bilico fra atonalità e politonalità, si distingue per la sua profonda concentrazione spirituale che sprigiona un’espressività sentita e mai compiaciuta.

Chiude la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Johannes Brahms, capolavoro monumentale che si riallaccia direttamente a Beethoven, tanto da essere definita la «Decima» ideale continuazione del catalogo beethoveniano. Regia televisiva di Stefania Grimaldi con Rossella De Bonis. 

Vino e territori, Soave: entrano ufficialmente nel disciplinare le Unità Geografiche Aggiuntive

Approvato dal comitato vini l’inserimento delle 33 Unità Geografiche aggiuntive nel disciplinare di produzione del Soave. Veri e propri “cru” sono aree all’interno della denominazione Soave che storicamente sono state valorizzate dalle singole aziende e dal Consorzio. 





Il Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole ha approvato in via definitiva l’inserimento delle Unità Geografiche Aggiuntive nel disciplinare della DOC Soave, un percorso iniziato nel 2017 dall’assemblea del Consorzio che aveva approvato con grande coesione questo ulteriore passo per la valorizzazione della denominazione.

Queste, che possono essere considerate dei veri e propri “cru” sono delle aree all’interno della denominazione Soave che storicamente sono state valorizzate dalle singole aziende e dal Consorzio per la particolare capacità di produrre vini con una forte caratterizzazione della zona pedoclimatica nella quale nascono. Un lavoro iniziato nel 2000 dal Consorzio Tutela con la pubblicazione delle “Vigne del Soave” che, con una puntuale zonazione, ha consentito non solo di individuare i differenti suoli ma anche altitudini, pendenze, incidenza della pergola veronese sul guyot e altri dati che hanno permesso di creare quelle che sono le unità geografiche del Soave.

Meno del 40% dell’intera superficie vitata della denominazione è stata valorizzata attraverso i cru edesclusivamente nell’area collinare: La vinificazione dovrà avvenire separatamente rispetto agli altri vini dell’azienda, assicurando sia la tracciabilità che una produzione limitata, facendo acquisire inoltre una forte riconoscibilità sul mercato. Le unità geografiche aggiuntive sono distribuite nell’intera area del Soave, 29 nella zona classica, 2 nei suoli scuri della Val d’Alpone e 3 nei suoli calcarei delle vallate a ovest.I nomi sono:

Castelcerino, Colombara, Froscà, Fittà, Foscarino, Volpare, Tremenalto, Carbonare, Tenda, Corte Durlo, Rugate, Croce, Costalunga, Coste, Zoppega, Menini, Monte Grande, Ca’ del Vento, Castellaro,Pressoni, Broia, Brognoligo, Costalta, Paradiso, Costeggiola, Casarsa, Monte di Colognola, Campagnola, Pigno, Duello, Sengialta, Ponsarà, Roncà - Monte Calvarina.

«Quello dell’approvazione delle unità geografiche è un altro grande passo avanti per la nostra denominazione che da sempre ha avuto nella caratterizzazione in etichetta dei luoghi geografici un punto di forza comunicativo nei confronti del consumatore – dice Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio – ora siamo sempre più in grado di parlare di ciò che ci rende unici, della nostra forte identità che abbiamo già avuto modo di sottolineare durante Soave Stories, un evento che ha avuto un forte richiamo mediatico per le tematiche proposte. Adesso potremo ufficializzarle anche all’estero, a New York, Tokyo e Londra le tappe che ci aspettano nei mesi di giugno del nostro tour promozionale.»

Mostre in corso, Il corpo della voce, un progetto espositivo dedicato alla voce intesa come pura potenzialità sonora

La mostra Il corpo della voce. Carmelo Bene, Cathy Berberian, Demetrio Stratos è dedicata alla voce intesa come pura potenzialità sonora. Il progetto espositivo intende ripercorrere quegli avvenimenti che, sulla scia delle avanguardie artistiche del novecento, hanno infranto il legame indissolubile tra il significato della parola e la sua dimensione sonora. Al Palazzo delle Esposizioni fino al 30 GIUGNO 2019.





Attraverso la scelta di alcune opere di tre straordinari protagonisti: la cantante mezzosoprano americana di origine armena Cathy Berberian, l’attore e regista Carmelo Bene e il musicista cantante di origine greche Demetrio Stratos, si dipanerà questo innovativo lavoro di ricerca e sperimentazione intrapreso dai tre grandi artisti che accompagnerà i visitatori in un viaggio originale e del tutto inedito alla scoperta di questa fondamentale potenzialità umana.

In mostra più di 120 opere tra foto, video, materiali di repertorio, partiture originali, corrispondenze, documenti esposti per la prima volta al pubblico oltre a exhibit interattivi, aree di ascolto e apparecchiature elettroniche utilizzate dagli artisti al fine di esplorare i limiti delle proprie possibilità vocali. La raccolta della corposa documentazione è stata possibile grazie alla consultazione di diversi archivi e all’accurato lavoro di ricerca di Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano, curatrici della mostra, che hanno reperito materiale sorprendente e mai divulgato prima.

La mostra è arricchita da due sezioni scientifiche: la prima, introduttiva, curata da Franco Fussi, medico-chirurgo, specialista in Foniatria e Otorinolaringoiatria, offrirà ai visitatori un’accurata analisi dell’interno della cavità di risonanza dove si configura la voce nella sua carnalità. La seconda, curata da Graziano Tisato, ricercatore presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) – CNR di Padova, si trova all’interno della sezione Stratos e consta di tre postazioni interattive realizzate ad hoc per la mostra, attraverso le quali sarà possibile approfondire la comprensione degli effetti vocali prodotti dall’artista.

La mostra è parte del programma di #EurekaRoma 2019 promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale.

Opera, La Cenerentola di Rossini, nella visione pop surrealist di Emma Dante

Torna in scena al Teatro dell'Opera Costanzi La Cenerentola di Rossini, nella versione di grande successo della stagione 2016 con la regia di Emma Dante. Dall’8 al 13 giugno 2019.




Ispirata alle arti e all’immaginario che gravitano attorno al Pop Surrealism, dai cartoon ai tatuaggi, la Cenerentola di Emma Dante è una figura fragile le cui vicende familiari, un po’ grottesche e rocambolesche, raccontate dalla musica di Rossini dal ritmo serrato, diventano lo spunto per una riflessione sulla figura femminile. Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, scene di Carmine Maringola, costumi di Vanessa Sannino, luci di Cristian Zucaro e i movimenti coreografici di Manuela Lo Sicco. Nel ruolo della protagonista Teresa Iervolino; con lei René Barbera (don Ramiro), Vito Priante (Dandini), Carlo Lepore (don Magnifico).

“La famiglia della Cenerentola è sicuramente grottesca, sui generis - spiega la regista. Non ci sono dei veri legami famigliari. Lei, Cenerentola-Angelina, è un’estranea sia per il patrigno, Don Magnifico, che per le sorellastre, Clorinda e Tisbe; e loro tengono a ribadire, tutte le volte, che lei non deve chiamarle sorelle. Quindi è una sorta di famiglia imposta, né Cenerentola sente famigliare queste tre figure. Sono degli estranei che vivono nella stessa casa. Inoltre le sorellastre litigano sempre tra loro, e sono sempre in atteggiamento di grande rivalità. Il padre vuole assolutamente accasarle per averne un vantaggio personale ed economico. Insomma è una famiglia abbastanza problematica. In più questi legami non sono di sangue perché, appunto, Cenerentola è figlia di un’altra madre. Ma soprattutto è una famiglia che all’interno nasconde una grande violenza, una grande prevaricazione sulla persona più debole che è lei, derubata di tutti i suoi averi e messa in un angolo a far da serva. C’è una prevaricazione molto forte, una grande cattiveria e perfidia. […] C’è una condizione di degrado della donna. Non so se Rossini e il librettista volessero esprimere anche questo. Sicuramente noi che riprendiamo oggi l’opera dobbiamo assolutamente fare i conti con la condizione di questa donna che viene comunque maltrattata, vessata, privata di tutti i suoi diritti, e soprattutto costretta a vivere in una condizione di grande disagio e alienazione. Per cui certamente può essere molto attuale, nel senso della povertà della donna e dell’impossibilità di poter esprimere la propria libertà. Cenerentola non è libera, è vittima di violenze domestiche e non riesce a liberarsene, tant'è che è necessario l’intervento di una specie di magia. Quindi c’è un riscatto. Ed è un riscatto sociale che ci riguarda.”

Al pari del più popolare Barbiere di Siviglia, La Cenerentola, su libretto di Jacopo Ferretti il cui titolo originale completo è “La Cenerentola, ossia la bontà in trionfo”, rappresenta la massima espressione del genio rossiniano nonché del teatro musicale di tutti i tempi. L'opera fu realizzata in soli 24 giorni secondo la proverbiale velocità del maestro appena venticinquenne da un soggetto tratto in parte dalla celebre fiaba di Charles Perrault. Il debutto avvenne al teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817 dove conseguì un riscontro che, seppur non disastroso come per il "Barbiere" dell’anno prima, non fu certo esaltante. Ciò non dispiacque al suo autore che secondo le cronache dell’epoca ne preconizzò l’imperituro trionfo. Dopo poche recite, infatti l'opera divenne popolarissima e fu ripresa in Italia e all'estero.

Vino e territori, Prosecco: da prodotto a destinazione turistica per creare valore

È stata presentata ufficialmente lunedì 27 maggio a Tarzo (TV), all'auditorium di Banca Prealpi, la Rete d'Imprese, Prosecco Hills. Nata nel 2017 la rete si è da subito prefissata un ambizioso obiettivo: promuovere il prosecco come territorio e destinazione turistica unica al mondo.


Il presidente della Rete Prosecco Hills, Federico Capraro, ha aperto il proprio intervento ringraziando anzitutto chi ha reso possibile la nascita della rete, prima fra tutti la Regione del Veneto, nella figura dell'Assessore Caner, che ha creduto ed investito nel progetto:"La Regione ha creato un'opportunità che le imprese hanno colto e trasformato in un rete per la destinazione delle colline del Prosecco, Prosecco Hills come ci chiamano e identificano i turisti, prevalentemente stranieri, che ospitiamo. Turisti che cercano e trovano esperienze autentiche per vivere il territorio e scoprirne le eccellenze.

Siamo pronti, ora - ha continuato Capraro - ad investire sul comunicare il valore delle nostre colline”.
Nata infatti nel 2017 per rispondere alle esigenze dei viaggiatori che sempre più vogliono vivere le colline del Prosecco Superiore, oggi la rete annovera 20 imprese turistiche, unite nell'intento di rendere il Prosecco il vero elemento identificativo di quest'area collinare unica al mondo.

"Un percorso di promozione che UNPLI Treviso ha cominciato 24 anni fa con la Primavera del Prosecco Superiore - ha spiegato Giovanni Follador, presidente UNPLI Treviso - e con i tanti eventi che da 16 anni realizziamo in collaborazione con le aziende del territorio. Per questo, quando la Regione del Veneto ha voluto promuovere la creazione delle reti d'impresa, UNPLI si è fata promotrice dell'iniziativa, forti della nostra vasta esperienza in ambito turistico e grazie al sostegno delle aziende che hanno raccolto la sfida.

Nicola Commazzetto, network manager di Prosecco Hills, ha quindi presentato le 20 aziende oggi aderenti a Prosecco Hills, sottolineando come "... questo scenario dinamico ed effervescente ha bisogno di costruirsi un'identità, superando tutti gli individualismi allo scopo di far emergere il prodotto turistico "Colline del Prosecco". “I primi risultati: collaborazione, confronto e aggregazione sono stati raggiunti, importanti investimenti sono già a disposizione della rete e delle singole imprese che vorranno aderire a questo progetto”.

"Dobbiamo capire - ha proseguito Federico Caner, Assessore al Turismo della Regione del Veneto - come questi finanziamenti europei cofinanziati dalla Regione siano un vero moltiplicatore di opportunità che non bisogna lasciarsi sfuggire. Perché il Veneto è certamente una destinazione primaria per il turismo ma bisogna sapersi innovare costantemente riuscendo a comunicarlo al turista. Per questo la Regione del Veneto a breve lancerà un nuovo bando, che uscirà entro settembre 2019, espressamente dedicato alla commercializzazione dei prodotti, che metterà a disposizione 2 milioni e mezzo di euro. Un bando a cui ne seguirà un secondo, nel 2020, con un ulteriore investimento di 2 milioni e mezzo di euro. Una richiesta che come Regione abbiamo fatto all'Unione Europea, proprio per sostenere il grande lavoro fatto dalle Reti d'Impresa che ora merita di essere promosso in modo adeguato anche all'estero".

Un esempio di questo impegno è il portale www.visitproseccohills.it, presentato oggi dopo oltre un anno di lavoro. Un progetto creato sulla base di una indagine condotta dalla Trentino School of Management che ha analizzato il turismo sul territorio concentrando la ricerca soprattutto sulle reali necessità espresse dal turista. Da questa analisi ha preso forma uno strumento al servizio del pubblico che nel portale, creato da Kumbe in collaborazione con la rete Prosecco Hills, troverà tutte le informazioni sul territorio, gli eventi e le strutture ricettive ma che offrirà al turista la possibilità di scoprire tante proposte esperienziali, suddivise per tematiche e facilmente prenotabili online direttamente dallo stesso sito.

Una possibilità data dalla struttura stessa della rete Prosecco Hills, che comprende 20 aziende eterogenee, sia per dimensioni che per ambito di competenza: alberghi, ristoranti e tour operator, ma anche noleggiatori di MTB e Vespe, artigiani e botteghe di prodotti a km 0 che vogliono dare una risposta concreta ai bisogni dei propri ospiti, nazionali ed internazionali.

"Siamo riusciti a dare forma ad un'idea ambiziosa - ha proseguito Federico Capraro - creando un vero e proprio "portale di destinazione" utile, di semplice utilizzo e molto accattivante, grazie anche alla collaborazione con il fotografo Francesco Galifi, celebre firma nazionale della fotografia, le cui immagini riescono a catturare, meglio di qualsiasi parola, la vera essenza delle nostre terre".

"La nostra Regione offre ancora tante possibilità di sviluppo - ha concluso l'Assessore Caner - ma dobbiamo saperlo fare con intelligenza. Lo raccontano le cifre: dopo anni di crescita del turismo in Regione con valori medi del + 3% il 2018 ha segnato il +0,2%, una contrazione fisiologica e del tutto naturale. Ma l'attrattività delle Colline del Prosecco ha portato la provincia di Treviso a registrare un +6,5% di presenze, segno che il turismo slow, green e legato all'enogastronomia risponde alle esigenze del pubblico. Ora la sfida è alzare l'asticella, con proposte nuove e di qualità, capaci di attrarre un turista con una maggiore capacità di spesa per elevare sempre più la competitività del nostro territorio a livello internazionale".

Eventi. Leonardo da Vinci 3D: Immersive, Interactive, Experience

Al via da oggi una mostra rivoluzionaria e futuristica che racconta il genio assoluto di Leonardo da Vinci attraverso un linguaggio multisensoriale fra realtà aumentata, ologrammi, percorsi immersivi. Milano, Fabbrica del Vapore - Cattedrale. Da oggi fino al 22 settembre 2019.






Una mostra rivoluzionaria e futuristica che racconta il genio assoluto di Leonardo da Vinci attraverso un linguaggio multisensoriale fra realtà aumentata, ologrammi, percorsi immersivi per scardinare i tradizionali confini, sfidando leggi della fisica, del tempo e dello spazio. Un'esperienza che catapulta il visitatore nella mente straordinaria di Leonardo e nelle sue ardite evoluzioni. Un viaggio lungo oltre 500 anni, un salto sorprendente dal passato al futuro attraverso la memoria e la tecnologia per un’esperienza unica da vivere.

La mostra 'Leonardo da Vinci 3D' è organizzata da Medartec Distribution, co-prodotta con il Comune di Milano, realizzata in collaborazione con il Cnr–Icar - ed al pluripremiato Art Media Studio, che ne ha curato la direzione artistica e la produzione dei contenuti immersivi.

L’esposizione rientra nel circuito 'Leonardo 500', ciclo di mostre che Milano offrirà ai visitatori per rendere omaggio al genio fiorentino durante l'anno dedicato al cinquecentenario dalla sua morte. A restituire lo spirito avveniristico di Leonardo è un sistema di multi-proiezione altamente tecnologico in grado di offrire un’esperienza educativa e divertente allo stesso tempo, dove immagini e musica corrono lungo soffitti, pareti e colonne per sconfinare negli spazi immateriali dell’olografia e della realtà aumentata. All'interno del percorso anche una sala dedicata alle esperienze per i più piccoli che potranno rivivere momenti artistici ed 'ingegneristici' del genio fiorentino.

Il racconto di Leonardo da Vinci 3D nasce da un’inedita commistione di linguaggi, dove riescono a dialogare tradizione e innovazione: dai modelli delle macchine per il volo ai dipinti riprodotti in alta risoluzione, attraverso la sala degli specchi fino al Cenacolo vinciano, dove Cristo e gli apostoli prendono vita sulle pareti della Cattedrale.

Contatti e info
info@leonardodavinci3d.it
tel. +39 349 4383587

Ricerca, l'attività fisica accresce le capacità olfattive

Lo rivela uno studio condotto dal Cnr-Ibcn in collaborazione con il laboratorio di Neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia e con la Fondazione Ebri, secondo il quale il movimento attiva cellule staminali neurali, aumentando il numero di neuroni maturi che partecipano ai processi olfattivi. La ricerca è pubblicata su Molecular Neurobiology.





Nel cervello adulto dei mammiferi esistono aree in cui si originano nuovi neuroni a partire da cellule staminali neurali. Una di queste è denominata zona sottoventricolare (Svz) e rappresenta la principale fonte di nuovi neuroni del cervello dei topi adulti. Uno studio condotto dall’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibcn) ha individuato il processo che porta alla formazione di neuroni olfattivi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Molecular Neurobiology.

“All’interno della Svz, le cellule staminali dormienti vengono attivate da stimoli interni o esterni e cominciano un percorso di espansione e maturazione fino a diventare neuroni maturi che migrano in direzione del bulbo olfattivo, dove partecipano attivamente ai processi olfattivi”, spiega Stefano Farioli Vecchioli del Cnr-Icbn. “Nel nostro laboratorio abbiamo scoperto che lo spegnimento, tramite ingegneria genetica, del gene anti-proliferativo p21 innesca uno straordinario aumento della risposta delle cellule staminali neurali quiescenti all’azione svolta dall’attività fisica, che favorisce la generazione di nuovi neuroni (proneurogenica). Ciò si traduce in un aumento dell’attivazione e della velocità di proliferazione delle cellule staminali e in un incremento del numero di nuovi neuroni attivi all’interno del bulbo olfattivo. Infine, le nostre osservazioni sul modello murino hanno stabilito che i soggetti provvisti di un numero superiore di nuovi neuroni all’interno del bulbo olfattivo sono dotati di una sensibilità e di una memoria olfattiva molto superiore rispetto a quelle registrate negli  esemplari di controllo”.

Lo studio è importante perché dimostra come l’attività fisica sia in grado di innescare l’espansione delle cellule staminali nervose adulte capaci, a loro volta, di aumentare la sensibilità olfattiva degli animali. “Un risultato analogo è stato raggiunto recentemente anche da una ricerca realizzata dall’Università di Dresda (Bragado-Alonso S. et al EMBO J, 2019), partita da un approccio sperimentale differente e ciò avvalora la nostra ipotesi di una stretta connessione fra l’espansione delle cellule staminali adulte e il miglioramento delle capacità olfattive dei modelli murini”, conclude il ricercatore. “Nonostante la neurogenesi sottoventricolare sia un processo che nell’uomo termina nel corso dei primi anni di vita, riteniamo che il nostro studio possa fornire un contributo importante nell’ampio campo di ricerca inerente alle strategie terapeutiche basate sulle cellule staminali neurali, aprendo nuove prospettive nell’utilizzo delle cellule staminali attivate dalla corsa per prevenire l’invecchiamento cerebrale e per contrastare l’insorgenza di patologie neurodegenerative che colpiscono l’integrità strutturale e funzionale dell’area dell’ippocampo”.

La ricerca è stata svolta in collaborazione con il laboratorio di Neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia e con Raffaella Scardigli della Fondazione Ebri.

martedì 28 maggio 2019

Vino italiano in Cina, oggi come il tè, il consumo è quotidiano

Da status symbol a consumo quotidiano: il vino come il tè in Cina diventa bevanda popolare. E secondo le ultime stime, nel paese del dragone il mercato del vino italiano è aumentato esponenzialmente e sempre più rivolto alla qualità. 





Secondo una stima Coldiretti su dati Istat, le esportazioni di vino Made in Italy in Cina, sono cresciute del 548% negli ultimi dieci anni. Ad oggi la Cina è il quinto mercato vinicolo più grande al mondo in termini di consumo e in ottava posizione nella produzione. Nonostante la rapida crescita della superficie vitata che ha sorpreso l'intera filiera vitivinicola mondiale, il Paese del Dragone è innanzitutto un paese consumatore, ed ora il vino, come il tè, sta iniziando a far parte della quotidianità in tutti gli strati sociali, un fenomeno che ovviamente rappresenta un enorme potenziale per gli esportatori.

Secondo una ricerca sul mercato del vino on-premise cinese a cura di Wine Business Solutions (WBS) e China Wine of the Year Awards, ovvero i consumi all'interno di bar e ristoranti, emerge che dopo la Francia, nella carta dei vini, l'Italia figura al secondo posto per etichette offerte e Australia al terzo. Un dato importante che evidenzia un costante aumento di interesse da parte degli imprenditori cinesi verso l’enogastronomia Italiana. Il rapporto esamina nello specifico quali sono i migliori distributori, i marchi e gli stili di vino più quotati, le prestazioni dei paesi fornitori e delle regioni, il prezzo del vino in bottiglia e al bicchiere che i ristoranti fanno pagare ai consumatori e infine le aspettative di ricavo dalla vendita di vino on premise dei ristoratori e distributori.

Un dato interessante per il nostro export che conferma l'efficacia di tutta una serie di azioni intraprese rivolte alla promozione del vino italiano in Cina: una vera e propria “alfabetizzazione” con lo scopo di aumentare la conoscenza del prodotto ed al suo consumo consapevole, cercando di creare così una percezione della qualità, ma soprattutto trasmettendo la cultura del vino. Importante ricordare in tal senso, che è stato recentemente firmato un accordo che riguarda la promozione del vino Made in Italy nell’ambito dell’Expo internazionale sulle bevande alcoliche che si svolge a settembre nella popolosa provincia di Guizhou (40 milioni di abitanti), con l’impegno a una collaborazione bilaterale legata a questo settore e a quello degli alcolici. L'intesa è stata raggiunta nell’ambito della Via della Seta, con la partnership fra Cina e Italia avviata a Roma durante la visita del presidente cinese Xi Jinping. Come spiegato in quell'occasione dal vice governatore della provincia Lu Yongzheng a una rappresentanza di imprese vitivinicole arrivate da ogni parte d’Italia, la Cina rappresenta un mercato di grande potenzialità per il settore agroalimentare e i prodotti e la qualità italiane hanno importanti possibilità di sviluppo.

lunedì 27 maggio 2019

L'arte al cinema, Dentro Caravaggio, un viaggio inedito e originale su vita e opere del genio della luce

Al cinema da oggi Dentro Caravaggio, un docu-film di Francesco Fei con la partecipazione straordinaria di Sandro Lombardi. Solo il 27-28-29 maggio.


Spingersi oltre le apparenze, scavare dentro le opere, l’uomo e l’artista per indagare il segreto di un’arte rivoluzionaria. Un viaggio inedito e originale tra Milano, Roma, Napoli, Malta, Siracusa e Messina. Con gli interventi di Rossella Vodret, Marco Carminati, Alessandro Morandotti, Milo Manara, Gennaro Carillo, Giovanna Cassese, Caterina Di Giacomo, Achille Mauri e i Masbedo. 



Ciò che inizia con l’opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna.
André Berne-Joffroy 

A cinque secoli dalla morte, con l’infinito numero di libri e mostre a lui dedicati, i film, i fumetti, gli articoli di giornale, gli approfondimenti, cosa continua a raccontarci la figura di Caravaggio? Come mai questo personaggio riesce sempre, in maniera così densa e composita, a scuotere chi osserva le sue opere e chi legge della sua vita?

È per provare a rispondere a queste domande che, una sera d’inverno, Sandro Lombardi, uno degli artisti più carismatici e poliedrici del panorama teatrale italiano, sale le scale di Palazzo Reale a Milano per visitare la mostra Dentro Caravaggio, un’esposizione che ha presentato al pubblico opere provenienti dai maggiori musei italiani e da altrettanto importanti musei stranieri, affiancando per la prima volta le tele di Caravaggio alle rispettive immagini radiografiche. Da questo viaggio dentro le opere e dentro l’uomo Caravaggio, prende il via il percorso del docu-film: proprio nello stesso luogo in cui, nel 1951, Roberto Longhi propose la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, punto fermo assoluto nella storia della riscoperta critica dell’artista.

Dentro Caravaggio, il film evento diretto da Francesco Fei, sceneggiato da Jacopo Ghilardotti e prodotto da Piero Maranghi e Massimo Vitta Zelman con Marco Colombo e Francesco Melzi d’Eril, è una produzione di Italia Classica, Skira Editore, Adler Entertainment, con il sostegno di Intesa Sanpaolo. Arriverà nelle sale solo il 27, 28 e 29 maggio distribuito da Nexo Digital per guidare gli spettatori attraverso una lettura originale e accurata delle opere e della vita di Caravaggio (1571-1610).

Il viaggio condotto da Sandro Lombardi attraverserà i diversi luoghi caravaggeschi: Roma, Napoli, Malta, la Sicilia, tutte quelle terre in cui Caravaggio e le sue inquietudini hanno lasciato traccia concreta. Il docu-film farà poi tappa al Sacro Monte di Varallo, complesso devozionale affrescato da Gaudenzio Ferrari e celebre in tutto il mondo per la sensibile, emozionante rappresentazione teatrale e scenografica della Via Crucis e dei luoghi santi della storia di Cristo. Perché forse è proprio tra queste statue e tra questi affreschi che si nascondono, almeno in parte, le radici dell’arte di Caravaggio.

Ad accompagnare la visione di capolavori come Davide e Golia, Deposizione, Marta e Maria Maddalena, Sacra famiglia con Giovannino, Ragazzo morso da un ramarro sino al Seppellimento di Santa Lucia, Resurrezione di Lazzaro, Adorazione dei pastori, ci saranno gli interventi di esperti autorevoli e di artisti: Rossella Vodret, massima conoscitrice di Caravaggio e curatrice della mostra Dentro Caravaggio a Palazzo Reale a Milano, Marco Carminati, critico e giornalista, Alessandro Morandotti, storico dell’arte e curatore della mostra L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri delle  Gallerie d’Italia di Milano, Milo Manara, celebre fumettista e autore di una biografia per immagini di Caravaggio, Gennaro Carillo, professore ordinario di Storia del pensiero politico e di Storia delle dottrine politiche alle Università di Napoli, Giovanna Cassese, storica dell’arte già direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e attuale direttore dell’ISIA Faenza, Caterina Di Giacomo, Storica dell’arte, attuale direttore del MuMe, il Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, e del Museo Bernabò Brea di Lipari, Achille Mauri, Presidente di Messaggerie Italiane e della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri e il duo di video artisti Masbedo.

Dalla Pinacoteca di Brera di Milano con la sua Cena in Emmaus alla Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, a Roma, con la Crocefissione di San Pietro e la Conversione di Saulo, sino ad arrivare al Pio Monte della Misericordia di Napoli (con un’incursione al Cimitero delle Fontanelle, luogo ideale per riflettere sulla vicenda umana di Caravaggio). E ancora la Cattedrale di San Giovanni Battista a La Valletta, a Malta, dove, braccato e condannato a morte, Caravaggio si rifugia con l’idea di diventare cavaliere e guadagnarsi la salvezza. Il percorso del docu-film ci porterà poi alla Chiesa di Santa Lucia alla Badia, a Siracusa, in Sicilia. È qui che, in fuga da Malta, dove è stato incarcerato per l’ennesima rissa, Caravaggio ripara lasciando alcune delle opere più intense e cupe del suo percorso: il Seppellimento di Santa Lucia, a Siracusa; la Resurrezione di Lazzaro e l’Adorazione dei Magi, a Messina.

Sulle tracce di Caravaggio e dei suoi viaggi, incontreremo così testimoni e protagonisti del mondo dell’arte e della cultura, appassionati e cultori, per indagare la fede e la luce, il realismo, la fuga e, ancor più, l’immensa contemporaneità di questo artista.  A coronamento del percorso, anche un’incursione nella mostra milanese L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri, allestita alle Gallerie d’Italia, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, per raccontare l’influenza di Caravaggio sull’arte del Seicento.

Dentro Caravaggio è diretto da Francesco Fei, già regista di Segantini. Ritorno alla natura, che firma il soggetto assieme a Piero Maranghi, già produttore di Leonardo da Vinci. Il genio a Milano, e Jacopo Ghilardotti.

La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Nel 2019 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.

venerdì 24 maggio 2019

SLOW FOOD-CE, alla scoperta del patrimonio gastronomico dell’Europa centrale.

Punto di svolta per il progetto SLOW FOOD-CE: Culture, Heritage, Identity, Environment and Food, finanziato da Interreg CENTRAL EUROPE (CE). Cinque città hanno individuato i prodotti gastronomici più rappresentativi e le azioni pilota per promuoverli.





Venezia (Italia), Dubrovnik (Croazia), Brno (Repubblica Ceca), Kecskemét (Ungheria), e Cracovia (Polonia), le cinque città coinvolte nel progetto, sono state mappate per individuare i prodotti più rappresentativi del patrimonio gastronomico locale.

Brno ha scelto la mela Panenské Ćeské, una varietà particolarmente resistente e saporita, dotata di ottima conservabilità e adatta al consumo diretto. La Croazia punta sulla Malvasia di Dubrovnik, un vino bianco secco e delicato, ottimo da abbinare al pesce bianco, e il sale di Ston, prodotto nella salina più antica e meglio conservata di tutta Europa. Kecskemét, nota come il “frutteto dell’Ungheria” grazie alla peculiare struttura del suolo e all’abbondante luce solare di cui gode, ha selezionato l’albicocca Hankovszky, la più pregiata tra le molte varietà locali; molto versatile nella gastronomia ungherese e spesso utilizzata per la produzione di conserve, è anche l’ingrediente della famosa pálinka all’albicocca, il tipico distillato simbolo di Kecskemét, conosciuto in tutto il mondo. Per quanto riguarda Cracovia, la scelta è andata sull’Obwarzanek krakowski, una ciambella realizzata in pasta di pane, bollita e cosparsa di semi di papavero, sesamo o formaggio prima della cottura in forno; questo tipico di snack, molto noto e diffuso nella città, viene tradizionalmente acquistato dai carretti dei venditori di strada. Venezia invece, tra i suoi tanti prodotti, presenta la schia della Laguna, un piccolo crostaceo di colore grigio, servito generalmente fritto e accompagnato con polenta bianca; dall’antico vitigno Dorona viene prodotto l’omonimo vino abbinato alla schia.

Per testare le innovative soluzioni di tipo partecipativo concepite per la promozione del patrimonio gastronomico negli spazi pubblici, le cinque città hanno lanciato le azioni pilota che nel corso di quest’anno raggiungeranno gli abitanti, gli studenti delle scuole e i turisti, coinvolgendoli in diverse attività.

•     Il prossimo autunno, Venezia ospiterà i Venice Food Days, per scoprire il sapore autentico della città e promuovere la cucina e i prodotti locali, in collaborazione con i principali attori della gastronomia locale.

•     Col programma Learn to taste the diversity of South Moravia, Brno punterà a promuovere i sapori regionali della Moravia meridionale attraverso attività per bambini, spettacoli e mercati, elaborando menù stagionali per le scuole, realizzando un catalogo dei prodotti locali e organizzando sessioni d’incontri con i produttori per preparare piatti tipici.

•     City Breadwinners sarà la manifestazione gastronomica, multimediale e multisensoriale al cuore delle attività di Dubrovnik; durerà tutto l’anno con lo scopo di valorizzare i produttori di cibo presentando il patrimonio gastronomico della città.

•     In Ungheria, il Kecskemét Green Market ospiterà formazioni per i contadini e i produttori e diverse attività di educazione alimentare, cucina, degustazioni, visite guidate e incontri con i produttori locali.

•     Cracovia presenterà invece la manifestazione Culinary Krakow: Heritage on the plate. L’iniziativa darà la possibilità di immergersi nel patrimonio gastronomico della capitale grazie a uno speciale tour, diversificando in tal modo l’offerta turistica della città e incoraggiando i visitatori a scoprire nuove zone meno conosciute.

Ma non finisce qui: ogni città europea potrà adottare il metodo sviluppato dalle cinque città coinvolte nel progetto SLOW FOOD-CE per promuovere il proprio patrimonio gastronomico. Per condividere esempi, consigli e corsi di formazione on line, è stata lanciata la piattaforma Food Paths Network, a cui possono accedere tutte le città interessate all’adozione di un approccio comune per la tutela e lo sviluppo del patrimonio gastronomico locale. 

Il progetto

Il progetto SLOW FOOD-CE ha dato vita a un modello replicabile in grado di valorizzare i cibi tradizionali così come i produttori, le razze e i semi, le tecniche di lavorazione artigianali, il folklore, il paesaggio culturale e le risorse naturali che nutrono il patrimonio gastronomico comune dell’Europa centrale.

Il progetto ha portato a una nuova alleanza tra le cinque città di Venezia, Dubrovnik, Brno, Kecskemét e Cracovia. Il principale obiettivo è il miglioramento delle capacità degli attori locali nella tutela e promozione del patrimonio immateriale del cibo, in una prospettiva di sostenibilità economica, ambientale e sociale. Le cinque città coinvolte sono i luoghi ideali per sviluppare il concetto di “nuova gastronomia” promosso da Slow Food: un approccio multidisciplinare al cibo, che riconosce le forti e profonde connessioni tra gli alimenti, il pianeta e le persone.

*Al progetto SLOW FOOD-CE aderiscono 10 partner di 5 paesi dell’Europa centrale impegnati a costruire insieme una metodologia comune per l’identificazione e la promozione delle risorse culturali legate al patrimonio gastronomico.

Italia (Slow Food, città di Venezia, Università delle scienze gastronomiche)

Croazia (Agenzia per lo sviluppo della città di Dubrovnik, Assosciaizone Kinookus)

Repubblica Ceca (Autorità del turismo della Moravia meridionale, Slow Food Brno)

Ungheria  (Municipalità di Kecskemét, Kiskunság Tradition-bound, Artisans and Tourism Association)

Polonia (Municipalità di Cracovia)

Partner associati - 7 partner associati supportano i partner del progetto per il coinvolgimento di attori e soggetti interessati e nella diffusione dei risultati del progetto: il Consiglio per il turismo di Ston (HR), la città di Dubrovnik (HR), la città di Brno (CZ), l’Organizzazione del turismo della Malopolska (PL), l’Accademia di educazione fisica e turismo di Cracovia (PL), l’Istituto europeo di storia e culture del cibo (FR), Europa Nostra (NL).

Vino e cultura. Cantine aperte: in Toscana, un esperienza su misura

Torna Cantine Aperte che in Toscana è la festa del vino per eccellenza e l’esperienza in cantina è al centro della rivoluzione enoturistica della regione. Filo conduttore di questa edizione la cultura che genera e anima il vino nell’anno di Matera capitale europea della cultura. Dalle visite sensoriali al “wine walk” in vigna, fino a mostre come quella su “Leonardo e il vino”. Sabato 25 e domenica 26 maggio.





Tutto pronto per la 27esima edizione di Cantine Aperte in Toscana, l’evento che, nato proprio in questa regione, ha rivoluzionato il modo di approcciarsi al vino. La cultura del vino sarà la protagonista di questa edizione di Cantine Aperte in Toscana, tema scelto dal Movimento Turismo del Vino Toscana. Cultura del Vino intesa in tutte le sue forme, a partire dall’arte della vinificazione, passando per quella degli abbinamenti enogastronomici, fino all’arte vera e propria racchiusa nelle cantine e nelle dimore del vino che per l’occasione apriranno in via eccezionale le porte di spazi dove l’arte si mescola al patrimonio enogastronomico.

Cantine Aperte diventa su misura con la ricerca delle “esperienze”. I programmi sono tanti e come detto gireranno intorno al tema della Cultura del Vino in Toscana: si va dalle mostre dedicate a Leonardo da Vinci, fino al “wine walk” nei vigneti; poi concerti e ancora visite guidate a giardini monumentali o dimore storiche del vino che apriranno cantine del 1067 o giardini nascosti solo per questa grande occasione. Intanto però il Movimento Turismo del Vino Toscana ha dato l’opportunità ai wine lovers di organizzare su misura il proprio Cantine Aperte: sul portale di MTV Toscana infatti (www.mtvtoscana.com), oltre alle cantine partecipanti e alle loro attività per il 25 e 26 maggio, è disponibile la nuova pagina per la ricerca delle “esperienze” in cantina. Dallo smartphone già da ora si potrà scegliere la cantina più vicina a livello di spazio, ma soprattutto a livello di offerta che stiamo cercando: la Spa del vino, percorsi in bici, a piedi, a cavallo o in quad; corsi di cucina o cene con il produttore; attività didattiche per i più piccoli o visite a dimore storiche. Un semplice clic per scoprire le realtà che più si addicono a come si vogliono vivere le giornate di Cantine Aperte.

Cantine Aperte. Nato in Toscana ventisette anni or sono, è oggi l’evento enoturistico più importante in Italia. Cantine Aperte è diventato nel tempo una filosofia, uno stile di viaggio e di scoperta dei territori del vino italiano, che vede, di anno in anno, sempre più turisti, curiosi ed enoappassionati avvicinarsi alle cantine, desiderosi di fare un’esperienza diversa dal comune. Cantine Aperte è un marchio di proprietà del Movimento Turismo del Vino, registrato e protetto giuridicamente per contrastarne qualunque abuso/imitazione e garantire ai consumatori qualità e professionalità nell’accoglienza, tratti distintivi delle cantine MTV.

L'Associazione Movimento Turismo del Vino Toscana è un ente non profit che raccoglie oltre cento soci fra le più prestigiose cantine del territorio, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell'accoglienza enoturistica. Obiettivo dell’associazione è promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Ai turisti del vino il Movimento vuole, da una parte, far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle cantine aderenti, dall’altra, offrire un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia dell'ambiente e dell'agricoltura di qualità.

I programmi di Cantine Aperte in Toscana divisi per provincia sono disponibili su:  www.mtvtoscana.com

giovedì 23 maggio 2019

Vino e territori, la cultura del Brunello alla Fattoria dei Barbi e i "ritratti a memoria" di Stefano Cinelli Colombini

Per Cantine aperte, la Fattoria dei Barbi incontra la cultura del Brunello. L'anteprima del nuovo libro di Stefano Cinelli Colombini con i 'ritratti a memoria' dei tanti che hanno reso grande il Brunello e la storia (attuale, recente e passata) di Montalcino. Decine di pannelli sparsi per la Cantina storica vi accompagneranno attraverso memorie, dati, immagini e personaggi di uno dei fenomeni più straordinari del vino mondiale. 





Torna, come ogni anno, Cantine Aperte, l'appuntamento più celebre del Movimento Turismo del Vino (MTV), un evento che da decenni muove milioni di enofili in ogni parte d’Italia. Anche quest'anno la Fattoria Dei Barbi a Montalcino (SI) partecipa alla manifestazione e sia sabato 25 che domenica 26 maggio, dalle ore 11.00 alle ore 18.00 (orario continuato con visite ogni ora), i visitatori potranno passare un fine settimana  con visite guidate nelle antiche Cantine di invecchiamento con degustazione finale di tre vini, olio e formaggio, visita al Museo del Brunello e poi tutti a tavola - a pranzo o a cena - alla Taverna dei Barbi in cui verrà proposta una selezione speciale di piatti [menu' scaricabile qui http://bit.ly/2QcL55n].

Per l'occasione sara' inaugurato un percorso inedito, nelle vecchie Cantine di invecchiamento, con l'anteprima del nuovo libro di Stefano Cinelli Colombini dedicato ai tanti personaggi che hanno fatto la storia del Brunello e a 1500 anni di Montalcino, alla sua vita, ai suoi successi e alle sue catastrofi. Parole, storia, memoria, aneddoti e curiosita' di chi ha dato vita alla piu' grande leggenda enologica mondiale, e immagini storiche provenienti dall' archivio privato di Casa Colombini Cinelli per ritrarre una comunita' unita, vitale e creativa, determinata nel far conoscere al mondo la propria unicita' attraverso il re dei vini.

Cantine Aperte alla Fattoria dei Barbi inaugura la stagione degli eventi 2019 alla Fattoria dei Barbi programmati con cadenza annuale: qui il calendario completo >> http://bit.ly/2wgtCQ4


Fattoria dei Barbi

Loc. Podernovi 170 | Strada Consorziale dei Barbi
53024 Montalcino (SI) www.fattoriadeibarbi.it
Info: info@fattoriadeibarbi.it | tel. 0577 841111 - sabato e domenica 0577 841205

Circo Maximo Experience: la storia del Circo Massimo in realtà virtuale e aumentata

Al via Circo Maximo Experience, un progetto unico per rivivere la storia del Circo Massimo attraverso realtà aumentata e virtuale. Da oggi 23 maggio 2019 i visitatori potranno viaggiare nel tempo con l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia sperimentate per la prima volta in un’area all’aperto di così ampie dimensioni.






Apre al pubblico il progetto innovativo di valorizzazione in realtà aumentata e in realtà virtuale di uno dei luoghi più significativi della storia della città, il Circo Massimo, il più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità e uno dei più grandi di tutti i tempi (600 m di lunghezza per 140 m di larghezza).

Si tratta di un progetto all’avanguardia che implementa tecnologie interattive di visualizzazione mai realizzate prima in un’area all’aperto di così ampie dimensioni. Attraverso un percorso di visita immersiva, indossando gli appositi visori, si vedrà per la prima volta il Circo Massimo in tutte le sue fasi storiche: dalla semplice e prima costruzione in legno, ai fasti dell’età imperiale, dal medioevo fino ai primi decenni del ’900.

Il progetto Circo Maximo Experience, che sarà aperto al pubblico dal 23 maggio, è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzato da Zètema Progetto Cultura e realizzato da GS NET Italia e Inglobe Technologies, aggiudicatarie del relativo bando di gara. La direzione scientifica è a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. La narrazione in lingua italiana è affidata alle voci degli attori Claudio Santamaria e Iaia Forte. Il percorso itinerante, della durata di circa 40 minuti, è disponibile anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo.

L’utilizzo di visori di tipo Zeiss VR One Plus accoppiati con smartphone di tipo iPhone e sistemi auricolari stereofonici, consentirà ai visitatori di vivere un’esperienza unica di fruizione di un sito archeologico. La tecnologia utilizzata permetterà al visitatore di immergersi totalmente nella sua storia con la visione delle ricostruzioni architettoniche e paesaggistiche durante i diversi periodi.

Sarà possibile vedere l’antica Valle Murcia arricchirsi di costruzioni, passeggiare nel Circo tra le botteghe del tempo, assistere a una emozionante corsa di quadrighe tra urla di incitamento e capovolgimenti di carri, fino a restare senza fiato di fronte all’imponente Arco di Tito alto circa venti metri, ricostruito in realtà aumentata e in scala reale davanti ai propri occhi.

L'esperienza è eccezionalmente fruibile nelle diverse ore del giorno: l’applicazione è stata infatti concepita per poter funzionare indipendentemente dalle variazioni di illuminazione giornaliere. Le ricostruzioni del sito, realizzate con accuratezza scientifica, sono state opportunamente calibrate per funzionare in tempo reale su un dispositivo mobile con capacità di calcolo limitate, consentendo un immediato e accurato allineamento dei modelli 3D al contesto di riferimento, con una fruizione dell’esperienza sia in realtà virtuale che aumentata in modalità stereoscopica.

Con Circo Maximo Experience diventano tre i progetti di valorizzazione del patrimonio archeologico attraverso esperienze immersive e multimediali, promossi da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzati con la collaborazione di Zètema Progetto Cultura. Si aggiunge infatti al progetto “Viaggi nell’antica Roma”, partito nel 2014 con il Foro di Augusto e ampliato nel 2015 con il Foro di Cesare, e al racconto in realtà aumentata e virtuale “L’Ara com’era” partito nel 2016 al Museo dell’Ara Pacis.

Le 8 tappe in cui è articolato prevedono: la Valle e le origini del Circo, il Circo da Giulio Cesare a Traiano, il Circo in età imperiale, la Cavea, l’Arco di Tito, le Botteghe (tabernae), il Circo in età medievale e moderna e, infine, “Un giorno al Circo”.


ALCUNI NUMERI DEL PROGETTO

·         7 epoche storiche analizzate: lo studio e le ricostruzioni sono state estese alle diverse fasi storiche del Circo, richiedendo la modellazione di elementi e configurazioni che attraversano oltre 2000 anni di storia.

·         Più di 250.000 linee di codice: per la realizzazione dell’applicazione sono state scritte più di 250.000 linee di codice che gestiscono i diversi aspetti, dalla localizzazione al tracking, alla visualizzazione dei contenuti. Tra le altre tecnologie, il software integra al suo interno anche le librerie di Realtà Aumentata ARkit di Apple.

·         3 versioni del Circo modellate: il Circo è stato ricostruito attraverso le sue principali fasi storiche – Età Arcaica e repubblicana, il Circo dal I sec. a.C. al I sec. d.C., il Circo di Età Imperiale – per proseguire con le ricostruzioni degli usi successivi che, a partire dall’età medioevale, attraversano l’età industriale e arrivano fino alla seconda guerra mondiale.

·         Oltre 40 minuti la durata totale dell’esperienza: i contenuti sono strutturati in una narrazione che accompagna i visitatori lungo il percorso di visita che può essere fruito in un arco di tempo che va dai 40 agli 80 minuti.


·         Più di 1800 elementi 3D realizzati: il progetto è fortemente caratterizzato dall’utilizzo di tecnologie 3D e, per supportare la narrazione, sono stati modellati numerosissimi elementi e dettagli, alcuni dei quali non sfuggiranno agli osservatori più attenti.

·         Più di 2 miliardi di poligoni gestiti: l’applicazione gestisce in modo estremamente efficiente i miliardi di poligoni dei modelli delle ricostruzioni in una singola esecuzione, riuscendo dunque a elaborare una enorme mole di dati senza grande fatica.

·         5-10 cm l’accuratezza delle mappe 3D: la tecnologia usata per ricostruire i riferimenti esistenti nell’area è estremamente accurata e consente di raggiungere livelli di precisione tali da portare alla luce dati interessanti sulle strutture originali del Circo.

·         8 colonne sonore originali: a supporto dei contenuti visivi delle esperienze e dell’unicità della tecnologia utilizzata, sono state prodotte 8 colonne sonore originali pensate con lo scopo di rendere l’esperienza ancora più unica e avvincente.


IL PERCORSO DI VISITA

Il percorso di visita è itinerante e articolato in 8 tappe. L’esperienza immersiva inizia con la presentazione della Valle Murcia, l’area situata tra il colle Palatino e il colle Aventino. La valle è sempre stata luogo d’incontro e scambio tra le popolazioni, nonché sede di moltissimi culti, tra i quali quelli dedicati alla dea Murcia, alla dea Cerere e al dio Consus, celebrati con feste e gare equestri. Qui si svolgevano riti propiziatori per la fertilità dei campi. La Valle Murcia è un luogo fortemente legato alle origini della città eterna: è qui che ha avuto luogo il famoso Ratto delle Sabine. In età règia, la valle subì alcune trasformazioni, soprattutto a opera degli ultimi re di Roma, i Tarquini, che allestirono l’intera area con le prime file di sedili in legno. Con lo sviluppo della città e la maggiore importanza acquisita dalle manifestazioni pubbliche, lo spazio delle corse si arricchì di elementi funzionali come i Càrceres, cioè gli stalli di partenza dei carri, e gli spalti che andarono gradualmente a espandersi, dando vita a quello che diventerà, in seguito, il più imponente edificio di spettacoli mai costruito, il Circo Massimo.

Il viaggio prosegue poi rivivendo le trasformazioni del Circo dal I secolo a.C. al I secolo d.C. Sia Giulio Cesare che Augusto, per la prima volta concepirono il Circo come struttura monumentale e separata dagli altri edifici della Valle, dando il via alla costruzione di un complesso unico nel suo genere. Nel corso del I secolo d.C., il Circo fu oggetto di vari interventi voluti da tutti gli Imperatori che si succedettero. Internamente era suddiviso in tre settori: quello inferiore in muratura e gli altri due in legno. La presenza di sedili in legno in gran parte delle gradinate favorì spesso il divampare di incendi devastanti, come quello del 64 d.C. all’epoca di Nerone, che ebbe origine proprio da uno dei negozi che si trovavano nel Circo. All’inizio del I secolo, Traiano ricostruì l’edificio interamente in muratura. A questa fase appartengono le strutture ancora visibili.

Si passa poi a vedere il Circo Massimo di età imperiale, quando raggiunse l’apice del suo splendore. L’edificio, infatti, nel corso di un lungo periodo, si arricchì di vari elementi carichi di simbologie e significati religiosi legati alle festività agrarie delle origini e al ciclo delle stagioni. Oltre alle corse dei carri, che erano gli eventi più importanti e più frequenti che si svolgevano nel Circo, era possibile anche assistere ad altri tipi di spettacolo, come ad esempio le battute di caccia con animali esotici. Il Circo presentava su un lato i Càrceres (gli stalli di partenza dei carri), mentre gli altri tre lati costituivano la Càvea, le gradinate. Gli spettatori prendevano posto in differenti settori in base alla classe sociale di appartenenza. Con la sua struttura articolata, il Circo era certamente un monumento unico nel suo genere, un’immensa macchina scenica creata per stupire.

Si potrà poi ammirare in tutto il suo antico splendore l’imponente Arco di Tito, dedicato nell’81 d.C. dal Senato e dal Popolo romano all’imperatore Flavio per celebrare la conquista di Gerusalemme del 70 d.C. L’attraversamento dell’arco era parte fondamentale dei cortei trionfali in onore dei generali e degli imperatori vittoriosi. La processione aveva inizio dal Campo Marzio, entrava in parata nel Circo Massimo e, passando poi sotto l’Arco, si dirigeva al tempio di Giove Capitolino, sul Campidoglio. Alto circa 20 metri e a tre fornici, l’Arco era sormontato da una grande quadriga bronzea guidata dall’imperatore, simbolo di trionfo e vittoria.

Nella fascia esterna del Circo si trovavano diverse botteghe dette tabernae, luoghi molto frequentati non solo in occasione degli spettacoli. In esse si svolgevano varie attività commerciali per soddisfare ogni necessità dei visitatori e dove era possibile trovare le merci più disparate.

La penultima tappa del viaggio consentirà allo spettatore di immergersi nelle trasformazioni che interessarono l’area del Circo Massimo dal medioevo alla prima metà del Novecento. Le ultime gare nel Circo si svolsero infatti nella prima metà del VI secolo d.C., poi l’area si riempì di sedimenti e a partire dall’VIII secolo fu attraversata da diversi corsi d’acqua. Al XII secolo risale invece la costruzione della Torre della Moletta, edificio difensivo medievale. Nel ’600, le pendici del colle Aventino furono poi occupate dal Cimitero degli Ebrei, i cui cipressi, ancor oggi, ne indicano l’antica localizzazione. In seguito, nel 1854, la Compagnia Anglo-Romana dell’Illuminazione a Gas realizzò il primo impianto di produzione del gas per l’illuminazione pubblica. La fabbrica occupava circa due terzi dell’area. Nei primi decenni del ’900, i Gazometri furono trasferiti e l’intera zona fu bonificata: tra il 1928 e il 1936 furono scavati, e in parte restaurati, alcuni settori dell’antico Circo, ma la presenza dell’acqua di falda non permise il completamento dell’opera. A partire dal 1936, l’area del Circo Massimo fu concessa al Partito Nazionale Fascista, che iniziò a utilizzarla come spazio espositivo, costruendovi imponenti padiglioni e realizzando anche un vero e proprio stabilimento balneare costituito da tre piscine. Nel 1940, con l’inizio della guerra, queste costruzioni furono smantellate.

Infine, nell’ultima tappa di visita, Un giorno al Circo, si potrà assistere a una emozionante corsa di quadrighe tra urla di incitamento del pubblico e capovolgimenti di carri.

Negli ultimi decenni e fino ai giorni nostri si è cercato di restituire al Circo la sua antica dignità; l’area è stata risistemata e nuove indagini archeologiche hanno permesso di ottenere una conoscenza sempre più approfondita della storia di questo incredibile monumento, che, per secoli, è stato l’emblema della grandezza di Roma.


Circo Maximo Experience 
Ingresso da viale Aventino, Roma
Info: Call center 060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00)
www.circomaximoexperience.it

mercoledì 22 maggio 2019

Our Biodiversity, Our Food, Our Health: alimentazione e salute, al centro della Giornata mondiale della biodiversità

Biodiversità, cibo e salute, la Convenzione sulla diversità biologica dell’ONU e Slow Food insieme oggi nella Giornata mondiale della biodiversità per riflettere sul legame tra salute, natura e i prodotti che questa ci dona. 

La sicurezza alimentare mondiale è a rischio per la drastica riduzione della biodiversità. Oggi il 75% del cibo prodotto per il consumo umano deriva da sole 12 specie vegetali e 5 animali. Un sistema di produzione alimentare globale basato su un numero limitato di specie animali e varietà vegetali, geneticamente uniformi e altamente produttive, costituisce una criticità tanto per la conservazione della biodiversità, quanto per la salute umana. 

La perdita di fonti alimentari diversificate – la nostra sicurezza alimentare –, diminuisce la resilienza umana e la capacità di far fronte ai cambiamenti, inclusi i cambiamenti climatici. La salute umana è altrettanto colpita; la perdita di diversi tipi di regimi alimentari è direttamente collegata alla malnutrizione e a patologie non trasmissibili come il diabete e l’obesità, oltre ad avere un impatto diretto sulla disponibilità di alimenti sani e medicine tradizionali. Nonostante la crescente diversificazione dell’offerta commerciale in molti paesi del mondo, i prodotti che acquistiamo e mangiamo sono sempre più omogenei.

La Convenzione sulla diversità biologica (CBD) è lieta di avere Slow Food come partner per la Giornata mondiale della biodiversità di quest’anno, celebrata oggi. Tema per il 2019 è Our Biodiversity, Our Food, Our Health proprio per sottolineare la stretta interdipendenza esistente tra la biodiversità, i sistemi alimentari e la salute umana, toccando gli aspetti della diversità biologica e culturale più tangibili nella vita quotidiana delle persone.

«La biodiversità non è un lusso, ma una condizione imprescindibile per il nostro benessere», sottolinea Cristiana Paşca Palmer, segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica. «È il fondamento alla base dei sistemi alimentari e della nostra salute. Non possiamo permetterci di trascurare la nostra dipendenza dalla natura e dare per scontata l’abbondanza dei suoi frutti».

Della stessa idea è Carlo Petrini, presidente di Slow Food. «La biodiversità dei microrganismi, delle specie animali e vegetali, degli ecosistemi, dei saperi tradizionali, è la nostra garanzia per il futuro perché consente l’adattamento ai cambiamenti climatici e garantisce il benessere delle comunità locali. Il sistema di produzione e distribuzione alimentare globale, che si regge su un modello industriale applicato alla natura, non ha risolto i problemi della fame e della malnutrizione, ma ha anzi prodotto conseguenze devastanti, trasformando l’agricoltura in un’attività di sfruttamento e distruzione degli ambienti naturali. Per questa giornata mondiale, Slow Food chiede ai governi di adottare misure incisive a favore di un modello agroalimentare sostenibile, che rispetti la salute umana e quella ambientale. Agli agricoltori e ai produttori di cibo chiede di impegnarsi per promuoverlo e applicarlo e ai consumatori di sostenerlo con le loro scelte alimentari quotidiane».

Nel corso del 2019 la popolazione mondiale raggiungerà i 7,7 miliardi di persone, concentrate per più della metà in zone urbane [1]. In un contesto del genere, il cittadino medio di un paese sviluppato, facendo i suoi acquisti tra gli scaffali del supermercato, può credere che il moderno sistema di produzione alimentare globalizzato gli garantisca una varietà di scelta senza precedenti.

E che la diversità sia in aumento nel mondo, dato che le persone, grazie alla crescita economica e all’urbanizzazione, possono ridurre il consumo di alimenti di base come riso e fagioli, avendo maggior accesso a cibi come carne, prodotti lattiero-caseari e alimenti trasformati. La globalizzazione e le regole del libero mercato hanno permesso l’espansione di grandi marchi alimentari a livello globale, segno tangibile della vastità di scelta.

Ma anche se l’offerta commerciale è sempre più diversificata, i prodotti che i consumatori acquistano e mangiano sono sempre più omogenei. La semplificazione – ben più che la diversificazione – è la colonna portante del sistema di produzione alimentare globale e questo è un rischio, sia per la conservazione della biodiversità che per la tutela della salute umana.

Basti pensare, ad esempio, che negli ultimi 100 anni più del 90% delle varietà vegetali sono scomparse dai suoli coltivati, così come la metà delle specie animali domestiche. Lo sfruttamento ittico delle 17 principali zone di pesca del globo attualmente tocca o supera i limiti di sostenibilità e numerose specie ittiche sono vicine alla scomparsa o si sono già estinte. La perdita di copertura forestale, zone umide costiere e altri ambienti selvatici incolti, il degrado dei suoli, la distruzione di ambienti marini e terrestri e la diffusione di specie invasive accentuano l’erosione genetica dell’agro-biodiversità, causata dalla sostituzione delle varietà locali con specie o varietà “migliorate”.

L’impatto di questa globale omogeneizzazione sugli individui e le comunità è impressionante. I sistemi di produzione alimentare locali, con i relativi patrimoni di conoscenze e saperi indigeni tradizionali, così come le diverse culture e competenze dei coltivatori e coltivatrici di piccola scala, sono seriamente a rischio.

A essere minacciata è anche la salute umana. L’abbandono di diversi tipi di dieta è direttamente legato a malattie non trasmissibili come il diabete e l’obesità e ha un impatto diretto sulla disponibilità di alimenti sani e medicine tradizionali.

In un mondo in cui la metà della popolazione non ha accesso ai servizi di salute essenziali e 100 milioni di persone rischiano di cadere in povertà estrema a causa delle spese sanitarie, la medicina alternativa e le cure tradizionali sono sempre più spesso la prima risposta a cui poter accedere. Per la maggior parte della popolazione di molti paesi, in caso di malattia la medicina tradizionale costituisce una fondamentale fonte di cure [2].

La Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite (Cbd), Slow Food e altri partner quali l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), Il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco), il Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni legate ai popoli indigeni (Unpfii), e movimenti internazionali come EAT Foundation e la Food and Land Use Coalition (Folu), stanno lavorando congiuntamente per individuare azioni trasformative nella produzione alimentare globale, tali da poter garantire un futuro sereno per l’umanità e per la natura. La promozione dell’agro-biodiversità e di produzioni alimentari autoctone, stagionali e diversificate è una misura concreta che, se assunta dai governi, dai coltivatori e dai consumatori, è in grado di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici, migliorare la qualità dei cibi e della salute e incrementare la sicurezza alimentare.

Invitiamo tutti i cittadini allarmati dalla sempre più rapida erosione della diversità biologica del pianeta e preoccupati per i danni che stiamo arrecando alla natura, a celebrare la Giornata mondiale della diversità biologica del 22 Maggio 2019 – Our Biodiversity, Our Food, Our Health, condividendo a tavola con le persone care qualche momento di riflessione sul legame tra la natura, gli alimenti e i prodotti medicinali naturali che questa ci dona.

Ricordo che Slow Food è una rete globale di comunità locali nata nel 1989 per impedire la sparizione delle culture e tradizioni alimentari locali e contrastare la cultura del fast food. Dalla data della sua fondazione Slow Food si è trasformata, divenendo un movimento che coinvolge milioni di persone in più di 160 paesi per garantire che tutti abbiano accesso a un cibo buono, sano e giusto. Slow Food con la sua struttura e i suoi organismi rappresentativi guida l’intero movimento, che raggiunge milioni di persone nel mondo. L’obiettivo di Slow Food è cambiare un sistema alimentare distorto promuovendo metodi di produzione agroecologici e una più equa distribuzione del cibo.

Convenzione sulla diversità biologica


La Convenzione sulla diversità biologica (CBD), aperta alla firma al Vertice della Terra di Rio de Janeiro nel 1992 ed entrata in vigore dal 1993, è un trattato internazionale per la conservazione della biodiversità, l’uso sostenibile delle sue componenti e una giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche; con 196 parti firmatarie, vede un’adesione quasi universale presso i paesi del mondo. L’obiettivo della Convenzione è il contrasto di ogni minaccia per la biodiversità e i servizi ecosistemici, comprese quelle derivanti dal cambiamento climatico, attraverso valutazioni scientifiche, lo sviluppo di strumenti, incentivi e processi innovativi, il trasferimento di tecnologie e buone pratiche e il coinvolgimento attivo dei soggetti interessati, dalle popolazioni indigene e le comunità locali alle donne e ai giovani, dalle organizzazioni non governative alla comunità imprenditoriale.

Dati

100 ANNI DI CAMBIAMENTO AGRICOLO: ALCUNE CIFRE E TENDENZE RELATIVE ALL’AGRO-BIODIVERSITÁ [3]

Nell’ultimo secolo, circa il 75% della diversità genetica delle colture è andata perduta, quando gli agricoltori di tutto il mondo hanno abbandonato molte delle varietà locali per passare a varietà geneticamente uniformi e ad alto rendimento.

Il 30% delle razze animali è a rischio d’estinzione; ogni mese ne spariscono 6.

Attualmente il 75% del cibo prodotto sul pianeta deriva da sole 12 specie vegetali e 5 specie animali.

Delle 250000-300000 specie vegetali commestibili conosciute, solamente 150-200 vengono utilizzate dall’uomo; tra queste, tre sole specie – riso, mais e grano – contribuiscono per circa il 60% dell’apporto calorico e proteico proveniente da fonti vegetali.

Gli animali coprono intorno al 30% del fabbisogno umano in termini di cibo e in agricoltura, e il 12% della popolazione mondiale trae sostentamento quasi esclusivamente da prodotti ottenuti da ruminanti.

martedì 21 maggio 2019

Alimentazione e ricerca, M3O3: il progetto per il monitoraggio dei processi ossidativi dell'olio d'oliva

M3O3 (Microsistemi multifunzionali per il monitoraggio dei processi ossidativi di oli da olive) è il titolo del progetto, finanziato dalla Regione Puglia. A breve on line, a disposizione delle aziende, il sito web dove sarà possibile seguire gli sviluppi della ricerca, le fasi della sperimentazione ed i relativi risultati.





E’ al lavoro  il network del progetto 'M3O3' il cui obiettivo è tenere alto il nome dell’olio extravergine di oliva Pugliese e la sua qualità nel fornire, agli operatori del settore, uno strumento in grado di monitorare le alterazioni ossidative che inevitabilmente l’olio subisce nel corso della sua conservazione.

Accade non di rado che vi siano oli che ben prima del termine minimo di conservazione (TMC) abbiano oltrepassato i limiti tollerabili di ossidazione e andrebbero declassati arrecando un danno in termini economici e di immagine all'intero comparto.

Talvolta le alterazioni sono accelerate da una non idonea conservazione; riguardano sia gli aspetti nutrizionali (perdita di antiossidanti, riduzione di acidi grassi insaturi, aumento del contenuto in radicali e altre molecole dannose), sia le proprietà sensoriali (perdita di fruttato, amaro e piccante, difetto di rancido).

Monitorare gli oli su un ampio segmento della filiera in modo rapido, frequente e on site, specie nelle fasi nevralgiche del processo produttivo quali lo stoccaggio, l’imbottigliamento, il trasporto, la vita di scaffale, consentirà di sostituire l’attuale paradigma di gestione dell’ossidazione, basato sull’applicazione di generiche forme di prevenzione e sulla presa d’atto dell’avvenuto raggiungimento dei limiti legali, con un sistema più moderno basato su una prevenzione e gestione mirata del fenomeno ossidativo, in grado di supportare le scelte e fornire strumenti previsionali.

'Microsistemi multifunzionali per il monitoraggio dei processi ossidativi di oli da olive' è il titolo del progetto, finanziato dalla Regione Puglia con l’avviso INNONETWORK 'sostegno alle attività di R&S per lo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, di nuovi prodotti e servizi', realizzato dal Dipartimento Sviluppo Economico, Innovazione, Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Puglia nell’ambito del POR Puglia FESR-FSE 2014-2020 Asse prioritario 1 - Ricerca, sviluppo tecnologico, innovazione. Azione 1.6 'Interventi per il rafforzamento del sistema innovativo regionale e nazionale e incremento della collaborazione tra imprese e strutture di ricerca e il loro potenziamento'.

Capofila di M3O3 è il DARe - Distretto Agroalimentare Regionale, da sempre promotore di progetti di ricerca e sviluppo nel settore agroalimentare, supportato dalla società Agriplan nell’azione di coordinamento di un partenariato articolato che vede coinvolto il Cnr con l’Istituto per la microelettronica e  microsistemi (Cnr-Imm) e l’Istituto di nanotecnologia (Cnr-Nanotec), l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro con i due Dipartimenti di Scienze del Suolo, delle Piante e degli Alimenti (DiSSPA) e di Chimica ed inoltre: LEFO srl, una software house specializzata nello sviluppo di software personalizzati per PMI; LEnviroS srl, spin-off con esperienza nel campo delle discipline ambientali; MEDITEKNOLOGY srl spin-off che si occupa di ricerca e sviluppo in campo biotecnologico per la realizzazione di reagenti ad uso diagnostico e terapeutico; BONASSISLAB l'azienda che effettua servizi di analisi, consulenza e ricerca di conservazione, prevenzione e tutela ambientale.