domenica 30 dicembre 2012

Style will out!

Style will out! La classe non è acqua!

La nascita di un mito si celebra, sempre. Il suo non smetterà mai di affascinare, il mito si chiamava, anzi si chiama, Marilyn Monroe.

Il suo charme senza tempo ci continua a turbare, attraverso le sue pellicole emerge una personalità assoluta, chiunque le stesse accanto passava in secondo piano.

Il suo essere, espressione di un edonismo così prorompente, ci faceva indulgere anche al peccato. Aldilà del suo formidabile corpo, Marilyn evocava il desiderio che si sublimava in un ricordo ancestrale, senza forma.

A lei è stato dedicato quasi tutto, amo ricordarla in una scena del film “A qualcuno piace caldo” dove lei è riversa sul divano di uno yatch con una coppa di champagne in mano, un icona del gusto, un pezzo di mosaico dionisiaco.

Non a caso le è stato dedicato uno Champagne commissionato per ricordare i cinquanta anni dalla morte dell'attrice, scomparsa tragicamente il 4 agosto del 1962.

Lo champagne in questione è Il Marilyn Monroe Champagne Brut Premier Cru prodotto dalla maison francese Gobillard JM & Son, è costituito dal 50% di uve Chardonnay, dal 25% di Pinot Noir e il restante 25% da Pinot Meunier. Fruttato, setoso e delicato, lo champagne ha un bouquet elegante ed oltre ad essere un vero vino di lusso pare sia una delizia per gli amanti del buon bere.

La Marilyn Wines nella Napa Valley in California, vuole invece celebrarla con i suoi vini, il Norma Jeane che rappresenta un omaggio alla grande diva da giovane, prima che diventasse universalmente nota come Marilyn. L’etichetta mostra una foto del fotografo Bruno Bernard del 1949, una Monroe giovanissima: chiara allusione alla freschezza ed alla godibilità immediata del vino, infatti si tratta di un Merlot giovane da bere fresco.

Il secondo vino, sempre un Merlot, però più strutturato, l’etichetta ci regala una foto di Marilyn del fotografo Milton Greene del 1957.

A seguire un vino dal tipico uvaggio bordolese, 58% Cabernet Sauvignon, 27% Merlot, 6% Cabernet Franc, 6% Malbec and 3% Petit Verdot, l’etichetta con una foto sempre a cura del fotografo Milton Greene.

A completare la gamma di vini dedicati alla diva di Hollywood è un Sauvignon Blonde che ha molte affinità con il Sauvignon Blanc, l’etichetta raffigura la celebre immagine di Marilyn con il vestito bianco del film “Quando la moglie è in vacanza“.

Il fascino senza tempo di Marilyn Monroe può continuare così a essere celebrato in tutto il mondo. Dopo lo champagne a lei dedicato, ora i suoi fan potranno gustarsi anche dell’ottimo vino in suo onore. Del resto, ed è proprio il caso di dirlo, la classe non è acqua, come avrebbe detto Marilyn:<Style will out!>

                                

Bacco nelle vie del Cesanese

"...Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò ch’a esser convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza"


Nel 2003 la Regione Lazio fece redigere, a cura di Maria Vincenza Zongoli, un colto manuale sulle Vie di Bacco nel Lazio. Un cofanetto di tre manuali per la Gangemi Editore una casa editrice specializzata in alcuni settori di nicchia, quali i saggi di ambito artistico, architettonico e storico, oltre ai cataloghi di mostre.

Il primo manuale ci invita a percorrere la Via dei Castelli Romani, il secondo tra i bellissimi paesaggi della Via del Cesanese tra i Monti Ernici e Prenestini ed il terzo con la forse meno conosciuta ma altrettanto affascinante Via del vino nella Terra dei Sabini.

Un opera, questa, che vuole essere anche una guida agli itinerari laziali di scoperta del territorio attraverso le vie del vino e della viticoltura, un viaggio ideale ma anche concreto che ci svela, attraverso le diverse testimonianze, una tradizione popolare ancora viva in questi luoghi rievocata incessantemente dal grande rapporto esistente tra l’uomo, il territorio e la viticoltura locale.

Ecco allora sfogliando le pagine di questa interessante pubblicazione mi sono soffermato su un argomento che fa parte di una mia vecchia ricerca: la storia del vitigno Cesanese D’Affile. Ci ritroviamo così a percorrere attraverso la campagna romana, antiche vie consolari, la Prenestina, la Casilina, dopo appena 50 Km si entra nell’area dei Monti Prenestini ed in quella dei Monti Ernici, da qui in poco tempo è possibile raggiungere tutti i paesi che ci riconducono alla via del Cesanese.

Piglio, Serrone, Acuto, Affile, Anagni e Olevano Romano, sono i paesi dove viene coltivata quest’uva a bacca rossa, lungo il percorso lo sguardo è attratto da questi paesaggi che oggi come un tempo ritroviamo integri di una natura incontaminata; probabilmente anche Bacco il dio del vino fu conquistato da questa terra, una regione fertile dall’alta vocazione vitivinicola in cui i vigneti potevano sorgere in ogni angolo.

Il Cesanese ha origini antichissime, in queste zone infatti la viticoltura è di derivazione greca ed etrusca. Scopriamo così che il Cesanese di Affile, nello specifico, è il padre di tutti i Cesanesi, ottenuti nel tempo attraverso un ibridazione del vitigno affilano, possiede una DOC difficile da rintracciare concretamente, anzi è quasi introvabile: è il classico vino “che tutti conoscono ma nessuno sa dov’è”.

Il Cesanese del Piglio è invece il vino ciociaro per eccellenza, sono del ‘600 le prime testimonianze scritte di un vino Cesanese inviato a Roma sui carretti a vino e classificato come vino romanesco; da allora la produzione si è sempre più raffinata ed ha assunto una notevole specificità di zona.

A partire dagli anni ’80 il Cesanese del Piglio, che ha ottenuto la DOC nel 1973, ha cominciato ad andare in giro per il mondo e dunque a farsi conoscere come un vino corposo dal sapore deciso ed insieme delicato.

Oggi la produzione di vino di qualità è cresciuta molto in questa zona, merito di produttori che hanno scommesso sulle potenzialità di un territorio a cui sono stretti da un forte legame, passione, professionalità, questi fattori non possono che migliorare l'immagine della nostra Regione.

Ultimamente ho avuto il grande piacere di assistere alla premiazione dei produttori inseriti nella guida Berebene 2013 del Gambero Rosso, tutti vini dal rapporto qualità/prezzo eccellente, la nostra regione è stata premiata proprio con un Cesanese il  Cesanese del Piglio Campo Novo '10 di Casale della Ioria, un azienda storica della denominazione che con questo vino ha fissato un nuovo parametro per il Cesanese d’annata, fresco, bevibile ed al giusto prezzo.

All’assaggio l’ho trovato tra i migliori della sua tipologia, in cui alle note dei frutti rossi e spezie si affiancano sentori di macchia mediterranea e un palato sapido, lungo, di buon corpo e discreta freschezza.

Uno dei piatti ciociari per eccellenza da abbinare a questo vino è senz'altro il coniglio. Vi propongo una ricetta semplice che riassume in sè i gustosi e schietti sapori di questo territorio.

www.casaledellaioria.com/


                                       Coniglio alla ciociara


Ingredienti
Un coniglio, due filetti d'acciuga, un ramoscello di rosmarino, un pizzico di maggiorana, un pezzetto di peperoncino, due spicchi d'aglio, mezzo bicchiere di vino, mezzo bicchiere di aceto, olio, sale.

Procedimento
Svuotare e tagliare a tocchetti il coniglio, condire con sale e far rosolare in padella con olio. Quando sarà ben dorato aggiungere un trito di aglio, rosmarino, maggiorana e filetti d'acciuga e peperoncino; lasciar rosolare ancora, bagnare con mezzo bicchiere di vino bianco e poco meno di mezzo bicchiere di aceto. Coprire e cuocere a fuoco lento finché il vino e l'aceto saranno evaporati. Servire in un piatto da portata di porcellana bianca e buon appetito.

sabato 29 dicembre 2012

Il vino nell'Haiku

Haiku e il linguaggio nudo del vino
<I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo>
Ludwig Wittgenstein


L’idea comune vede nel linguaggio (verbale, corporeo, musicale, visivo, etc.) il mezzo per il trasferimento delle informazioni dando per scontato che l’appartenere ad una specifica cultura o gruppo garantisca la corretta comunicazione.

Quello che si nota ad una più attenta osservazione è che nel passaggio da emittente a ricevente spesso avviene una distorsione, se non una perdita, dell’informazione originale.

Herman Hesse in Siddharta scrisse: < Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po' diverso quando lo si esprime, un po' falsato, un po' sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d'accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d'un uomo suoni sempre un po' sciocco alle orecchie degli altri.>

L'Haiku, per chi non lo sapesse è un componimento poetico nato in Giappone composto da tre versi per complessive diciassette sillabe.

Nella letteratura giapponese, gli Haiku rappresentano una parte molto importante e caratteristica dell'essenza più profonda della cultura nipponica.

La condizione alla base di questo tipo di poesia è la convinzione dell'inadeguatezza del linguaggio, rispetto al compito di testimoniare la verità. 

C'è molta cultura Zen alla base della poesia Haiku, il cui intento è quello di far tornare il linguaggio alla sua essenza pura, ovvero alla sua nudità.

Bashō Matsuo è stato uno dei massimi maestri Giapponesi di poesia Haiku, l’essenza della sua arte si può racchiudere in queste parole che rivolse ad un suo discepolo: < Hai la debolezza di voler stupire. Cerchi versi splendidi per cose lontane; dovresti trovarli per cose che ti sono vicine.>

Di seguito una bella raccolta di Haiku sul vino che ho trovato in rete:

http://issuu.com/nanopausa/docs/sorsidihaikusmall

domenica 23 dicembre 2012

peter camenzind


 
"Così è il vino. E’ simile a tutti i doni preziosi, a tutte le cose artistiche.
Vuole essere amato, ricercato, compreso e conquistato a fatica. 
Non molti vi riescono, migliaia ne vengono annientati.
Li fa invecchiare, li uccide o spegne in loro la fiamma dello spirito.
Egli invita invece i suoi prediletti a delle feste e costruisce loro ponti iridescenti verso isole felici. 
Pone loro, quando sono stanchi, un guanciale sotto il capo e li circonda, quando cadono preda della malinconia, in un abbraccio dolce ed affettuoso, come un amico o una madre consolatrice. 
Trasforma la nostra esistenza disordinata in un grande mito e suona su un’arpa imponente l’inno della creazione.
A volte è un bambino, con lunghi riccioli di seta, le spalle esili e le membra delicate. 
Si stringe al tuo cuore e allunga il visetto smunto in cerca del tuo, osservandoti stupito e fuori dalla realtà con quei suoi cari occhi spalancati, nelle cui profondità ondeggia umido e luminoso un ricordo del paradiso terrestre e della mai dimenticata discendenza divina, simile a una sorgente sgorgata nella foresta."

La Pomona Italiana

La “Pomona Italiana”, un grande e significativo testimone della cultura agricola del tempo è il testo scritto da Giorgio Gallesio nella prima metà dell’800
<Ego Publius Liburnius Flamine Pomonale in hac die anni vado ad Pomonal venerare deae Pomona.> 
<Io Publius Liburnius Flamine Pomonale in questo giorno dell'anno mi sto recando al Pomonal per rendere omaggio alla Dea Pomona.>



Publius Liburnius era un Flavine Pomonale, il sacerdote dell'Antica Roma preposto al culto di Pomona, la dea romana dei frutti, patrona pomorum, ovvero la "signora dei frutti" e non solo di quelli che crescono sugli alberi, ma anche dell'olivo e della vite.

La dea Pomona, patrona pomorum, "signora dei frutti"
Il Pomonal dove Publius Liburnius si recava era il Bosco Sacro alla dea Pomona e si trovava al XII miglio della antica via Ostiense, nei pressi dell'attuale Castel Porziano.

Questo rimando ad un momento spirituale di vita dell'Antica Roma è testimonianza di quanto forte sia stato il legame del nostro Paese con il mondo agricolo.

Il nostro legame spirituale ai frutti della terra è stato poi accompagnato negli anni, dalla profonda ricerca di uomini che con l'osservazione e lo studio ci hanno tramandato opere di notevole valore. 

Fino alla metà del secolo scorso, la realtà economica, ma soprattutto sociale, del nostro Paese era principalmente agricola, o comunque legata a questo settore; possiamo quindi capire l’importanza che veniva affidata alla ricerca, alla sperimentazione e alla divulgazione in questo campo.

Un grande e significativo testimone della cultura agricola del tempo è il testo “Pomona Italiana”, scritto da Giorgio Gallesio nella prima metà dell’800.

Questo libro è il frutto della raccolta di una serie di fascicoli scritti tra il 1817 e il 1839, riguardanti descrizioni accurate e stupende tavole a colori che illustrano una panoramica sulla maggior parte delle varietà fruttifere presenti in Italia in quegli anni.

Attraverso lo scritto e l'immagine, la Pomona Italiana fornisce un’esauriente rappresentazione del germoplasma frutticolo italiano del primo '800 e ha quindi una indiscutibile importanza documentaria per la storia della “Scienza dei frutti”.

Giorgio Gallesio rientra in quel gruppo di grandi studiosi naturalisti dell’Ottocento.

I suoi studi naturalistici nel campo della genetica e della tassonomia applicata al settore frutticolo sono stati estremamente importanti per lo sviluppo della moderna agricoltura.

http://www.pomonaitaliana.it/

giovedì 20 dicembre 2012

Il Moscato Piemontese


L'anima contadina nel Moscato Piemontese

Oh tu, anima libera, anima nobile, tu che a nulla valse il monito Maya. Tu che questo tempo vivi senza turbamento, solleva la coppa ed inneggia con noi a Verdiane memorie: <Libiamo, libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora; e la fuggevol, fuggevol ora s'inebri a voluttà>

Ricorderemo questo anno che passa, come l’anno della profezia, stringendo in mano una coppa di spumante. Io dal canto mio ho già scelto con che brindare: sarà un Moscato D’Asti, l’anima nobile del Piemonte.


Il "Moscato D'Asti", Non confondiamolo con L’Asti Spumante di tutt’altra fattura, le uve sono le stesse ma il prodotto è ben altro. Il Moscato D’Asti ha l’anima dell’alto artigianato contadino dentro, lo si apprezza al primo sorso. La nobiltà del terroir è quello che vien fuori dal suo aroma muschiato, tipico dell’uva da cui proviene, il Moscato Bianco, dalle antiche origini che forse un nostalgico marinaio greco portò fino a noi.

Sorso dopo sorso affiorano i fiori del glicine e del tiglio, la frutta estiva di pesche e albicocche, con sentori di limone e fiori di arancio.

Il Moscato D’Asti, è un vino a fermentazione naturale, senza aggiunta di lieviti, è un prodotto sano e a basso contenuto alcolico che ben si sposa oggi, come una volta, con la tipica merenda a base di formaggio e salame. Provare per credere.

Eccellente con Pandoro e Panettone, immancabili nella nostra tavola in questi giorni di festa.

Per chi volesse avere maggiori approfondimenti su queste due tipologie di vino può visitare il sito del Consorzio Dell’Asti D.O.C.G. a questo link: tracciabilita.astidocg.it/, dove tra l’atro troverete una sezione per la tracciabilità del vostro prodotto inserendone il codice.

Consiglio d’acquisto e facile da trovare è il Moscato Naturale Saracco, sui 9€.

<L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino>
Charles Bukowski

                                    

domenica 16 dicembre 2012

Vino e marketing, Trebbiano Toscano, Galestro: nascita e successo del Capsula Viola

La nascita del Galestro fu un successo. Sinonimo di freschezza e leggerezza, il Capsula Viola a base di Trebbiano Toscano, conquistò le calde estati italiane dei primi anni degli anni '80.





Una giornata d'estate al mare, una calda domenica di Agosto. Sono seduto al piccolo tavolo del mio ristorante preferito, sono a un passo dalla spiaggia, lo sguardo si perde oltre le file colorate di ombrelloni, fin giù verso il blu dell’orizzonte. Una leggera brezza marina trasporta nell'aria il profumo della salsedine, e da lontano, tra il vociare dei bagnanti arrivano dolci, le note de “Il vento caldo dell'estate” di Alice.

Ho già ordinato il solito spaghetto alle vongole veraci e frittura mista di paranza, nell'attesa il cameriere con giacca bianca e papillon, stappa una bottiglia gelata di vino, me ne versa un bicchiere: colore paglierino, riflessi verdognoli; annuso i sentori fruttati mentre osservo distratto la bella etichetta. Era il 1980 e quella che stavo bevendo era la prima annata del Galestro Capsula Viola.

Fresco, leggero, rivolto ad un pubblico informale, diventò ben presto l'immancabile compagno da sposare con un bel piatto di pesce. Poco distante da lì, questo vino ebbe un successo enorme.

Ma dietro il fenomeno Galestro c’è una storia mirata di marketing, che nasce in Toscana patria di questo vino e, nello specifico nella zona del Chianti.

Il “Galestro Capsula Viola” come dicevo, fu prodotto per la prima volta con l'annata 1980, nell'ambito di un progetto che già dieci anni prima aveva riunito Marchesi Antinori con altri importanti produttori toscani quali Frescobaldi, Ruffino e Ricasoli.
Come da disciplinare, inizialmente, sappiamo che nell'uvaggio del Chianti era prevista, oltre al vitigno Sangiovese, anche l’aggiunta di uve a bacca bianca, quale la Malvasia ed il Trebbiano. Con questo espediente il ruvido Sangiovese veniva come dire “ammorbidito” per essere subito pronto alla beva.

Era un Chianti senza troppe pretese e non adatto all'invecchiamento, ma che riscuoteva comunque un buon successo all'estero nella sua caratteristica bottiglia a fiasco.

Negli anni ’70 alcuni produttori cominciarono a modificare questo disciplinare, in un ottica di valorizzazione del vitigno Sangiovese, le cui potenzialità, vinificandolo in purezza con i nuovi sistemi di vinificazione, erano risultate eccellenti. Si arrivò così ad eliminare totalmente i vitigni a bacca bianca e tra questi la presenza predominante del Trebbiano.

Il risultato che ne conseguì fu la nascita del Chianti che oggi conosciamo, un vino di assoluta qualità e grande pregio, fiore all'occhiello della nostra enologia.

Ma il problema che subito si evidenziò fu quello di come utilizzare le uve Trebbiano presenti in maniera così rilevante nel territorio del Chianti, questo vitigno autoctono andava in qualche modo preservato.

Nacque così, attraverso un' importante operazione di marketing, il Consorzio del Vino Galestro, il cui nome deriva dal caratteristico suolo (friabile e roccioso) tipico della zona del Chianti.

Il successo che questa nuova tipologia di vino bianco generò, giocò a favore a far sì che i viticoltori votassero a favore del nuovo disciplinare del Chianti DOCG.

Il Capsula Viola perderà poi la denominazione "Galestro" con l'annata 2002, chiamandosi soltanto “Capsula Viola”. Un vino che oggi ritroviamo presente nelle nostre tavole e che ben si evidenzia proprio per la sua note di freschezza e del suo moderato grado alcolico.

Il Capsula Viola di Santa Cristina viene prodotto dalla storica azienda dei Marchesi Antinori, l’annata 2011 si caratterizza per un bel colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Il profumo è tipico e ricorda i fiori d’arancio, gli agrumi con note di pesca bianca. Al palato è morbido, sapido, un vino dalle leggere note fruttate che ben si bilanciano alla sua grande freschezza. Ottimo come aperitivo e con piatti di pesce delicati.

Un vino da accompagnare anche ad un allegro barbecue tra amici, come alternativa al pesce ecco allora questi semplici e sfiziosi spiedini di pollo.

Il pollo è una delle carni bianche più utilizzate in cucina ma, spesso, ci riduciamo a prepararlo alla griglia o impanato. Questa carne, però, è particolarmente versatile e proprio per questa ragione quella che vi propongo una ricetta alternativa che vi permetterà di servire il pollo in maniera un po' diversa dal solito ed andrà benissimo anche come cena per i vostri bambini: gli spiedini di pollo con verdure e mele.

INGREDIENTI
12 pezzi di petto di pollo
100 ml di miele
succo di limone
1 peperone
1 zucchina
1 mela
salsa di soia
la buccia di mezzo limone
peperoncino secco


PREPARAZIONE
Iniziamo col lavare bene le verdure, peperone, zucchina e mela senza sbucciarla. Li asciughiamo con un canovaccio e procediamo a tagliare la zucchina a rondelle non troppo fini, il peperone a pezzetti di circa 1 centimetro per lato e la mela a spicchi. A parte tagliamo il pollo a cubetti anche questi di circa 1 cm per lato. Utilizzando i bastoncini di legno specifici per gli spiedini, infilziamo la carne e le verdure alternando un pezzo di pollo con uno di verdure, prima le zucchine, poi i peperoni ed infine le mele. Una volta ottenuti gli spiedini prepariamo una marinata con  il miele, il succo di limone, la salsa di soia, la buccia di limone ed il peperoncino. Versiamo il tutto in un contenitore abbastanza grande da farvi entrare interamente gli spiedini  e lasciamo a macerare in frigo per alcune ore. Trascorso il tempo indicato non resta che cuocerli, sul barbecue precedentemente preparato. Una spruzzatina di succo di limone e serviteli in tavola ancora caldi.

A proposito, sono ancora seduto al piccolo tavolo del ristorante, pago il conto, entro nella mia Citroën Dyane color azzurro mare, accendo la radio, le note dei The Buggles con “Video killed the radio star” mi accompagnano verso casa in questa calda domenica di Agosto del 1980…in my mind and in my car, we can't rewind we've gone to far…

sabato 15 dicembre 2012

Bollicine da Oscar 2013

Gambero Rosso: Bollicine da Oscar
Appuntamento frizzante ieri sera alla Città del Gusto di Roma, protagoniste le Bollicine da Oscar 2013



Un incontro che ha visto riunito un folto numero di appassionati e fan dello spumante italiano di qualità.

La manifestazione ha visto protagoniste le 150 etichette selezionate sulle oltre 2000 degustate dagli esperti del Gambero Rosso.

Molte le novità, oltre ai nomi più conosciuti, hanno spiccato per la loro originalità, piccoli produttori che hanno presentato delle vere e proprie chicche per i consumatori.

In prossimità delle feste, dove statisticamente il consumo di bollicine lievita notevolmente, non si avrà che l'imbarazzo della scelta per i nostri brindisi.

Per gli abbinamenti possiamo spaziare dal semplice aperitivo sino ad arrivare a piatti decisamente più impegnativi, da “tutto pasto” mi sembra la definizione migliore a dimostrazione dell'elevata ecletticità di questi prodotti.

Piacevole sorpresa la presenza di diverse bottiglie provenienti dal centro-sud degustate con curiosità che vedono l'utilizzo di uve diverse dai canonici vitigni come lo Chardonnay o il Pinot.

Quindi molti i vitigni autoctoni, dal Laziale Bellone al Pecorino Abruzzese ma anche Passerina tra quelli forse meno conosciuti dove ritroviamo quella nota di tipicità che li contraddistingue e li rende unici, assolutamente da provare.

Per gli amanti del Rosè poi si è lasciato molto apprezzare un Sangiovese in purezza, che ha avuto molto seguito tra il pubblico femminile.

Inserisco una nota per i produttori, una statistica mette in risalto che una stragrande maggioranza di pubblico femminile predilige gli spumanti Rosè.

Insomma una piacevole serata che mi ha introdotto in una nuova realtà dove il protagonista è stato come sempre il produttore con le sue storie, le sue scelte attraverso le difficoltà che questo bellissimo mestiere comporta.

E se come accennavo erano presenti i vecchi e consolidati nomi della tradizione spumantistica italiana, sottolineo la presenza di molte giovani realtà, che non hanno perso il legame storico con la tradizione, all'assaggio infatti piacevolmente sono emerse oltre alle caratteristiche di grande qualità organolettica, anche una specifica aderenza al territorio.

Segnalo che in questo numero di Dicembre nella rivista del Gambero Rosso potrete trovare in allegato una pratica guida ricchissima di informazioni per il giusto acquisto della vostra bollicina da oscar.

mercoledì 12 dicembre 2012

Vino e ricerca, al vigneto piace Mozart

Recenti studi hanno dimostrato che alcuni tipi di musica, come ad esempio quella di Mozart, avrebbero un benefico effetto sul ciclo vitale dell’uva, fino alla sua trasformazione in vino.







Già ci erano noti gli effetti terapeutici della musica sull’uomo attraverso la Musicoterapia, la tecnica che grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, promuove il benessere dell’intera persona: corpo, mente e spirito. E questo sembrerebbe valere anche per il mondo animale: alcuni scienziati notarono infatti che, facendo ascoltare musica sinfonica alle mucche, queste producevano più latte.

Anche le piante, secondo una recente ricerca, possono beneficiare di questi effetti positivi: facendo ascoltare ad una coltivazione di mais nell’Illinois musica classica 24 ore su 24 si è registrato un incremento nella velocità di germinazione delle piante, nel peso delle pannocchie ed addirittura nella fertilità del terreno.

Thomas Koeberl e Markus Bachmann, due studiosi di enogastronomia viennesi, hanno sperimentato gli effetti della musica su alcuni vigneti, diffondendo un’aria specifica composta da Wolfgang Amadeus Mozart. E sembrerebbe proprio che il Maestro di Salisburgo, sia il compositore prediletto dalle viti, e che nello specifico abbiano un debole per la sinfonia n. 41.

I due studiosi hanno notato inoltre come quest'opera abbia un benefico influsso lungo tutto il processo di produzione di vino. Il suo sapore si impreziosisce di "note" fruttate e di grande raffinatezza. Questo sembrerebbe dovuto al valore di glicerina, che aumenterebbe a discapito di quello dello zucchero.

E' l’aumento di glicerina a generare il cosiddetto mouthfeeling, ovvero la sensazione in bocca che un determinato vino ci procura. Bene di fatto il vino diventa più maturo dal sapore più tondo e  complesso.

Per quanto permangano dubbi sull’effettiva validità che può avere tale sistema sulla coltivazione dell’uva e sulla produzione di vino, è ragionevole ritenere che la ricerca debba approfondire con ulteriori studi queste evidenze. Il concetto di biosonorità che è alla base del fenomeno è intesa come idea che l’agricoltura del futuro possa essere sostenuta dall’energia dei suoni a protezione delle piante da malattie dovute a parassiti e muffe, proprio come una cura che le vivifica e le fa crescere rigogliose. In fondo, se la buona musica ha effetti positivi sugli animi di noi mortali, non vedo allora perché debba apparire così strano che li abbia anche sulla Natura, capace forse di comprendere un armonia sonora e amarla forse più del nostro orecchio umano.
                             
                                                                

martedì 11 dicembre 2012

Bollicine da Oscar

Grande Degustazione: Bollicine da Oscar
Grande appuntamento in occasione dell’uscita del supplemento Bollicine da Oscar, in edicola col mensile Gambero Rosso di dicembre: venerdì 14 dicembre la Città del gusto di Roma ospita una Grande Degustazione dei migliori vini spumanti italiani segnalati nel prezioso vademecum.
Un grande evento da non perdere, una serata spumeggiante per brindare insieme alle festività natalizie e al nuovo anno.

Prezzo della degustazione: 20 euro
Prezzo Abbonati Speciali: 15 euro

N.B. La degustazione è acquistabile on-line o presso il Negozio al 2° piano della Città del gusto (si prega di telefonare allo 06 55112273 per informarsi sulle modalità d’acquisto e sugli orari d’apertura del Negozio).


INFO
06 551121

SEDE DELL’EVENTO
Città del gusto
Via Enrico Fermi, 161
00146 – Roma



Corno Grande Montepulciano D'Abruzzo

Il Montepulciano D'Abruzzo e l'excursus termico
"A mano a mano che salivamo, se ci guardavamo indietro, la nostra vista si allargava sull'intiero altipiano e scopriva, in tutto il suo splendore, la mole grandiosa del Gran Sasso" 

(“La terra e la gente” di Ignazio Silone)



Terra "Forte e gentile", così è sempre stato definito l’Abruzzo nelle guide di viaggio e dai tanti scrittori che con la loro penna hanno reso onore a questa nostra regione.

Spicca tra questi un abruzzese illustre come Ignazio Silone, egli introducendo l'edizione 1948 del volume Abruzzo e Molise del Touring Club Italiano, parlò della Majella e del Gran Sasso, del Velino e del Sirente come "i personaggi più prepotenti della vita abruzzese".

Autentiche presenze dove le rocce e le nevi di questi giganti dell'Appennino si affacciano sui colli, sulle città, perfino sulle spiagge dell'Abruzzo, un immagine di forza di un paesaggio essenziale, incisivo, memorabile. Come i borghi medievali che scorgiamo arroccati sui rilievi, dalle apparizioni improvvise del camoscio, dell'aquila e del lupo negli angoli più solitari dei monti.

Gentile poi diventa ad un tratto il paesaggio, lungo dolci declivi scendendo più a valle e quasi a lambire il mare ci appare la vite, lunghi filari di quello che oggi rappresenta il vanto della viticoltura abruzzese, il Montepulciano D’Abruzzo, il vitigno di eccellenza da cui prende il nome il vino, da non confondere con il vino Montepulciano che è prodotto in provincia di Siena con un altro vitigno, il Prugnolo Gentile che è un clone del Sangiovese Grosso.

Segnalo con piacere oggi un vino che mi ha colpito particolarmente per il suo “vero” rapporto qualità/prezzo, non è facile trovare vini a questa fascia di prezzo con qualità organolettiche così evidenti. Il vino viene prodotto da una cantina di tutto rispetto che è la Galasso.

I vigneti in questione distano dal mare 35 km ed hanno alle spalle il Gran Sasso d’Italia, (2.910 metri s.l.m.). La vicinanza di mare e montagne così alte crea una condizione climatica ottimale con una forte escursione termica giorno-notte, il famoso “excursus termico” di cui parleremo in un prossimo articolo, condizione molto favorevole per far si che l’uva acquisisca tutto il suo potenziale aromatico nonché la sua predisposizione all’invecchiamento.

L’uva viene fatta macerare tradizionalmente in fermentini verticali, maturazione ed affinamento avviene in serbatoi di acciaio e botti di rovere.

Nasce così il Montepulciano D’Abruzzo Riserva 2006, della linea Corno Grande, un richiamo ben preciso alla vetta più alta del Gran Sasso, sulla bella etichetta troneggia la silhouette di un esemplare di Camoscio che vive solo da queste parti.

Il vino risulta essere di un bel rosso rubino tendente al granato, dagli aromi eterei con sentori di frutta matura e spezie, corposo, leggermente tannico e persistente, la sua gradazione alcolica è di 13,5%, servitelo a 18° e abbinatelo a dei piatti di carne importanti come la cacciagione o l’agnello, bene anche con formaggi stagionati.

venerdì 7 dicembre 2012

Il linguaggio del vino


Il linguaggio del vino, ovvero l'arte dell'assaggio
…poiché le parole sono come il vino:
hanno bisogno del respiro e di tempo
perché il velluto della voce riveli
il loro sapore definitivo

Luis Sepùlveda 


Il vino, meravigliosa bevanda che nasce come alimento sino a trasformarsi nel tempo in pura espressione edonistica.

Attraverso il piacere si svela una vera e propria passione che se coltivata con la giusta tecnica, trova una via per essere compresa e condivisa, come una forma d'arte, che può esprimersi altresì come mestiere, opportunità di lavoro.

Una delle cose fondamentali di una seria formazione professionale, sarà poi quella di riconoscere e descrivere con la giusta dialettica le qualità di un vino, ma anche, ed è questa una delle cose più importanti, i suoi difetti.

In tal senso, negli ultimi anni, ho avuto modo di osservare la nascita di diversi corsi rivolti alla conoscenza del vino, professionalmente parlando, consiglio però, a chi volesse approfondire in maniera più completa ed esaustiva questa attività, di rivolgersi all' O.N.A.V, che è poi l'associazione dalla quale provengo.

Ogni vino nasce dalla mano di un produttore, che deve avere tutte le carte in regola per poter mettere in commercio le sue bottiglie, oltre alla legislazione corrente si affianca così anche la figura dell'assaggiatore che nei cosiddetti panel di assaggio verifica le qualità e i difetti di un vino.

L'O.N.A.V. (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) è sorta in Asti nel 1951 per iniziativa della Camera di Commercio di Asti e per volontà di personalità eminenti del mondo vinicolo del tempo.
L'8 luglio 1981 con D.P.R. n°563 ha ottenuto il riconoscimento giuridico.

Le ragioni che ne determinano la nascita vanno ricercate nell'esigenza, già allora assai sentita, di rendere disponibile un corpo di assaggiatori affidabili, purché specificatamente preparati ed esaminati, atti a svolgere la delicata ed impegnativa funzione.

All'assaggiatore sono richiesti un complesso di doti naturali, di specifiche conoscenze tecniche ed un addestramento, ai quali si deve ricorrere quando si voglia ottenere un giudizio significativo e completo sulla qualità del vino.

Uno degli scopi principali di questa organizzazione è la promozione di iniziative e dare rilievo all'importanza di come rendere più attento il produttore e più consapevole il consumatore, nonchè il piacere, favorendo un approccio corretto con il prodotto, dell'arte dell'assaggio.

http://www.onav.it/

giovedì 6 dicembre 2012

Vino al Vino

Vino al vino di Mario Soldati, libro su un'Italia ormai scomparsa
"Il vino e' qualcosa che vive e che fa parte della nostra vita: raccontarlo dunque vuol dire parlare di noi, di persone e di paesaggi" 

                                            

Volevo ricordare a tutti voi amanti del vino che Mario Soldati scrisse questo bellissimo libro, nato dalla sua penna per il suo incommensurabile amore per il vino. Io tempo fa' ebbi la fortuna di acquistarne una copia, era la prima edizione del 1969, dopo averlo a lungo cercato lo trovai su una bancarella di libri usati a Roma, lungo il fiume Tevere.

Scrittore, critico d’arte, regista, autore di documentari, Mario Soldati è riuscito a farsi conoscere e amare dal pubblico più ampio, anche da quei milioni di persone che nell’Italia del dopoguerra non avrebbero forse mai letto un libro. È questo volto familiare, quello del Soldati di "Viaggio nella valle del Po" (la trasmissione televisiva che lo rese popolare) alla ricerca dei cibi genuini che riscopriamo nelle pagine di Vino al vino: un ampio repertorio enologico, per realizzare il quale l’autore percorse a piu’ riprese negli anni ’68-’75 la campagna italiana, con l’intento di salvare le tracce di un mondo che proprio allora cominciava a scomparire.

Ma Vino al vino non parla solo di enoturismo, è un libro che affronta problemi ecologici e sociali, soddisfa mille curiosità: sono anni in cui il nostro Paese si trasforma nel profondo e per sempre, l’accelerazione del boom economico porta la modernità a invadere l’Italia in un traumatico disordine di oggetti, abitudini e tipi umani; mentre specialità note solo entro un breve raggio geografico vanno diventando sempre più diffuse, più condivise.

È questo il Paese fotografato da Mario Soldati, Vino al vino sorprende e appassiona come un romanzo sulla nostra storia. È un libro straordinario che parla di paesaggi, di uomini, di case e di cose, incontrati e amorevolmente scrutati in un itinerario alla ricerca di una civilta’ autentica, legata alla terra e al clima, che ha nel vino uno dei suoi prodotti più sinceri, frutto di un meraviglioso equilibrio tra natura e cultura.

                                                                  

sabato 1 dicembre 2012

festa del vino novello 2012


Il mese di Novembre ormai trascorso, ha visto protagonista, come ogni anno subito dopo la vendemmia, il vino novello, un vino che non fà parte prettamente della nostra tradizione, anche se si hanno memorie di un vino Novembrino di terra di Toscana.
Ecco allora che un pò dappertutto in questo periodo si organizzano feste dedicate al Vino Novello, a ragione del grande successo che questo vino ha avuto in Italia. 
Il vino novello come lo conosciamo oggi, nasce in Francia da uve  Gamay nella regione del Beaujolais, detto appunto Beaujolais Nouveau, è un vino che ha le spiccate caratteristiche di freschezza e profumo tipiche dell'uva Gamay e sin dall'inizio ha incontrato il gusto del grande pubblico che vi ritrova quegli aspetti di colore, profumo e sapore che ci riportano a quelle sensazioni dell'uva e del mosto appena spremuto. Il metodo di vinificazione, ereditato dai nostri cugini francesi è la chiave di tutte queste caratteristiche.
Per questo tipo di vino, infatti, viene usato un particolare procedimento detto macerazione carbonica, che consiste nel mettere i grappoli interi in una vasca chiusa satura di anidride carbonica. In queste condizioni le uve intatte subiscono una fermentazione intracellulare o autofermentazione. La pigiatura e la torchiatura, nonchè la fermentazione vera e propria, avvengono dopo questa fase di maturazione.
In queste condizioni all'interno dell'acino si produce una fermentazione, che senza l'intervento dei lieviti, trasforma una piccola quantità di zucchero in alcol che favorisce la metabolizzazione dell'acido malico che è il responsabile del gusto acerbo del vino, rendendolo al gusto più morbido in associazione alle sostanze aromatiche della buccia e della polpa.
Una imponente campagna di marketing poi, come solo i francesi sanno fare, ha fatto si che, a partire dalla mezzanotte del terzo mercoledì di novembre di ogni anno il Beaujolais Nouveau viene spedito in tutto il mondo per accontentare tutti coloro che vogliono togliersi il capriccio di bere questo vino nuovo.
In Italia il fenomeno Novello ha scatenato la fantasia dei produttori che hanno dato il via alla vinificazione dei più svariati vitigni, creando una gamma di vini novelli per tutti i gusti.
Il classico abbinamento con un buon bicchiere di novello sono le castagne arrosto, tra l'atro spesso offerte nelle varie manifestazioni e feste in lungo e largo del nostro stivale.
Berebene 2013
I migliori vini entro i 10 euro



Oltre 2500 vini di ogni regione entro i 10 euro, 691 etichette da oscar, ovvero il meglio di ogni territorio; 21 oscar regionali e 6 vini d’eccellenza che rappresentano il top della qualità a prezzi contenuti.

Questi i numeri della ventitreesima edizione di Berebene, la storica pubblicazione del Gambero Rosso rivolta a tutti coloro che cercano vini di qualità a prezzi giusti.

La guida punta sempre più a raggiungere tutti coloro che cercano vini che abbiano carattere, in grado di raccontare territori, esperienze e vite dei vari produttori tenendo però sempre d’occhio il prezzo.

Le 2500 etichette selezionate puntano a valorizzare quei prodotti che mettono in risalto le caratteristiche del vitigno utilizzato, possibilmente autoctono. Piccole cantine di stampo quasi artigianale che hanno tirature quasi confidenziali e che si pongono affianco alle grandi realtà.

I vini bianchi premiati sono: il Custoza ’11 di Monte del Frà, il Verdicchio di Matelica Vign. del Cerro ’11 di Belisario , il Falanghina del Sannio Taburno ’11 della Cantina del Taburno.(vedi allegato)

I vini rossi sono: A.A. Schiava Gentile Pfeffersburger ’11 della Cantina Nals Margreid, il Torgiano Rosso Rubesco ’09 di Lungarotti, Aquilae Nero d’Avola ’10 della Cantina Viticoltori Associati Canicattì .

Il premio per l'azienda con il migliore rapporto qualità prezzo per la produzione complessiva è andato invece a Terre da Vino.




Berebene 2013
Gambero Rosso®
pp 359 euro 11,90
in edicola e libreria