mercoledì 31 dicembre 2014

New Year&Mixology

Tropicale o scandinavo, esplosivo o analcolico, a voi la scelta: 4 aperitivi prima del cenone e di benvenuto a l'anno che verrà 
Cosa importante è  prepararlo a regola d'arte, perché il cocktail giusto non ha nulla da invidiare al piatto di un grande chef!


New Year e la Mixology, ovvero un drink per salutare il nuovo anno attraverso l’arte del bere miscelato. Dal più esotico al meno alcolico ecco allora quattro semplici proposte per tutti i gusti. 


Se è vero che quella dei cocktail è una scienza esatta non è altrettanto vero che sia arcana: un po di allenamento, qualche bottiglia in più nel bar di casa e tutti possono imparare l'alchimia di un aperitivo perfetto.


Mojito

Indissolubilmente legato allo scrittore Ernest Hemigway, che durante il suo soggiorno a Cuba ne beveva a fiumi, questo cocktail a base di lime e di rum chiaro è tornato di moda, grazie al boom dei locali di ispirazione latino-americana. Il nome in spagnolo, significa semplicemente "salsina": quasi a indicarne la natura di condimento per spensierate chiacchierate prima dei pasti.


INGREDIENTI
  • due parti di rum 
  • tre parti di soda
  • il succo di un lime
  • ghiaccio tritato
  • zucchero di canna
  • otto foglie di menta

PREPARAZIONE

In un tumbler (bicchiere cilindrico largo e basso) al succo di lime si aggiungono la menta e due cucchiai di zucchero; si mescola, quindi si aggiungono il rum e il ghiaccio tritato. Rimescolare bene e servire con soda.


Hot Toddy scandinavo

Con le basse temperature e il freddo, l’ideale è riscaldarsi in casa, magari sorseggiando qualcosa di caldo e di invitante.

Fra i vari cocktail internazionali, particolarmente “invernali” proponiamo oggi l’hot toddy, una bevanda calda molto popolare nei gelidi Paesi scandinavi (e un po’ in tutti i Paesi del Nord)per riscaldare le serate di festa in allegra compagnia.

Il toddy può essere servito in numerose varianti, utilizzando il rum o il brandy a seconda dei vostri gusti. Proponiamo oggi la versione con il whisky, con l’aggiunta di mele. La particolarità di questo cocktail alcolico e aromatizzato è che viene servito molto caldo.


INGREDIENTI
  • 30 ml di whisky
  • 1 cucchiaio di miele
  • acqua bollente
  • 2 anelli di mela essiccata
  • 1 foglia di salvia fresca
  • 1 stecca di cannella


Negroni

Deve il suo nome all'omonimo conte fiorentino che nel 1925 chiese al suo barman di fiducia, Luigi Scarselli, di rinforzare con il gin una miscela che andava allora per la maggiore, quella di Bitter Campari e vermouth.
 








INGREDIENTI
  • tre parti di vermouth rosso
  • tre parti di Bitter Campari
  • quattro parti di gin

PREPARAZIONE

Versare prima il vermouth rosso, poi il Bitter Campari e da ultimo il gin sul ghiaccio in tumbler; mescolare ed infine servire con una fettina di arancia e/o scorza di limone.



Apple Cooler

Un cocktail fatto su misura per gli astemi, ma che non dispiace nemmeno ai patiti degli aperitivi alcoolici. Questa miscela a base di frutta oltre ad essere ricca di vitamine, è anche un ottimo stimolante dell'appetito.










INGREDIENTI
  • un cucchiaino di sciroppo dii menta
  • due parti di spremuta di pompelmo
  • sei parti di succo di mela fresco

PREPARAZIONE

Mescolare la menta in una flute e la spremuta di pompelmo, aggiungere il succo di mela, rimescolare per qualche secondo, servire freddo.


Happy New "Mixing" Year!

Olio di oliva in Texas

Texani delusi dall'oro nero. Cresce febbre per l'olio di oliva
Entro la fine del 2015 saranno piantati fino a 2 milioni di alberi. La produzione è irrisoria, ma il trend è indubbiamente interessante


Basta petrolio, meglio puntare su un asset più redditizio: l'olio di oliva. 

I texani scoprono un nuovo modo per arricchirsi ed esplode la "febbre dell'olio di oliva", in un momento in cui il tonfo dei prezzi del greggio porta a chiedersi se convenga ancora scommettere sull'oro nero.

Stando a quanto riporta Bloomberg, sono 70 i contadini texani - rispetto ai 24 del 2008 - che sperano di far soldi in questo nuovo modo, tanto che è attivo da tempo il "Texas Olive Oil Council" (Consiglio per l'olio di oliva in Texas), secondo cui nel 2013 sono stati piantati fino a 500.000 ulivi (in rialzo dagli 80.000 del 2008).

La commissione prevede che entro la fine del 2015 saranno piantati altri due milioni di alberi.

Il Texas non è certo conosciuto per essere un paese produttore di olive, e fino a venti anni fa non c'era nessun ulivo. L'idea di piantare gli alberi venne ad alcuni contadini alla fine degli anni '90, dal momento che il clima dell'area centrale e meridionale del Texas si adatta bene alla pianta mediterranea.

Gli Stati Uniti sono tra i maggiori consumatori di olio di oliva: il 97% circa dell'olio utilizzato viene importato dall'estero, in primo luogo dall'Italia e dalla Spagna, stando all'American Olive Oil Producers Association.

Secondo quanto riportato dal dipartimento Usa di agricoltura, lo scorso anno gli Usa hanno importato olio di oliva per un ammontare di $1,1 miliardi, in crescita rispetto ai $400 milioni del 2000.

Lo stato della California rimane il produttore dominante di olio di oliva americano, incidendo per la quasi intera produzione domestica. L'anno scorso ha prodotto 3,5 milioni di galloni circa di olio.

Il Texas ne produce meno di 15.000 galloni l'anno, una cifra decisamente irrisoria.

Inea: Indagine sul mercato fondiario 2013

Vigneti, sui valori fondiari l'effetto della crisi è moderato
Per oltre la metà dei valori monitorati dall'Inea nel 2013 non si riscontrano variazioni rispetto all'anno passato. I segni meno riguardano solo un quinto dei terreni vitati, mentre il restante 26% registra uno scostamento positivo

Per oltre la metà dei valori monitorati, il 54% del totale per l’esattezza, non si riscontrano variazioni tra il 2012 e il 2013. I segni meno riguardano solo un quinto dei terreni vitati, mentre il restante 26% (oltre un quarto del campione) registra uno scostamento positivo.

Sintetizzando, si può affermare che i prezzi dei vigneti, sulla base della consueta indagine Inea sui valori fondiari, hanno tenuto nel corso del 2013. E questo mentre il mercato della terra ha continuato a mostrare, nella dinamica generale, segnali di cedimento, con il prezzo dei terreni agricoli sceso mediamente dello 0,4% su base annua.

Solo in quattro regioni, comunque di peso per la realtà vitivinicola nazionale (si tratta nello specifico di Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Sardegna), prevalgono le variazioni di segno negativo. In altre tre (Emilia Romagna, Abruzzo e Campania) l’andamento dominante è invece positivo. Mentre nel resto del Paese, Veneto incluso, emerge un quadro di prevalente stabilità.

Ancora una divergenza, dunque, rispetto un’evoluzione dei valori fondiari che, per l’insieme delle coltivazioni agricole analizzate nei diversi spaccati territoriali, restituisce, per 11 regioni su 20, una variazione di segno negativo.

La sensazione, insomma, è che i vigneti abbiano retto meglio la crisi. Non è chiaro invece se su questo andamento, complessivamente migliore, abbiano influito una domanda un po’ più tonica rispetto alla media o un’offerta complessivamente più rarefatta. Sembra comunque plausibile che almeno in termini di transazioni i vigneti non si siano sottratti alla dinamica generale, che segnala una contrazione dei volumi di scambio. Con il numero di compravendite di terreni agricoli che in otto anni si è ridotto di oltre il 40%.

Se si guarda ai valori assoluti, per i terreni vitati i prezzi superano in generale la media dei 20mila euro per ettaro rilevata su base nazionale e per l’insieme delle colture.

Va anche detto che le regioni in cui i prezzi dei vigneti sono diminuiti scontano, per lo meno in talune situazioni, valori di partenza piuttosto elevati come nel caso dei vigneti specializzati della collina bresciana, che hanno subito in media un deprezzamento dell’1,4%, o dei vigneti Doc nella zona del Collio, in provincia di Gorizia.

I picchi restano i 600mila euro per ettaro di media dei vigneti nelle zone del Barolo Docg della bassa Langa di Alba, in provincia di Cuneo, e i 500mila euro dei filari a denominazione di origine controllata nella zona del Lago di Caldaro (Bolzano).

Seguono i Docg di Valdobbiadene, nel Trevigiano, scambiati a un prezzo medio di 405mila euro per ettaro, e i vigneti Docg nelle colline di Montalcino, in provincia di Siena, dove i valori si attestano mediamente a 350mila euro.

Nella Top ten rientrano anche i vigneti a Nord di Trento (320mila euro di media). Da segnalare, sempre nell’ambito dei più cari, l’ampia escursione di prezzo dei vigneti del Barolo Docg, i cui valori partono da 200mila euro per arrivare a toccare punte di un milione di euro. Molto più contenuta la banda di oscillazione per i vigneti di Montalcino dove i valori sono compresi tra 250 e 450 mila euro per ettaro. Da rilevare, sempre nel Senese, un forte calo del prezzo minimo che in dodici mesi ha subito una riduzione del 22%, a fronte di un aumento altrettanto significativo (+18% rispetto al 2012) del valore massimo.

Sempre in Toscana hanno subito un forte deprezzamento (di oltre il 23% a distanza di un solo anno) i vigneti Docg a Carmignano, in provincia di Prato, mentre sono rincarati del 24% in media i vigneti Docg Chianti Classico, nel comprensorio Fiorentino.

Al Nord, il Piemonte non registra variazioni per nessuno dei vigneti monitorati da Inea. Stessa evidenza in Liguria e Val d’Aosta, mentre in Trentino si assiste a un moderato rincaro dei vigneti situati a Nord di Trento, limitato alla parte alta della forbice (+2,6%).

In Veneto spuntano lievi aumenti i vigneti in zona Valdobbiadene, mentre arretrano di quasi il 10% quelli di pianura nel basso Piave.

Quanto alla Lombardia, il mercato penalizza marginalmente i vigneti specializzati nella collina bresciana e i Doc nell’Oltrepo pavese. Più pesanti i ribassi (tra il 6 e il 12 per cento) in Friuli Venezia Giulia. Mentre nell’Italia centro-meridionale non emergono particolari scossoni in Umbria, Marche e Lazio. Si rivalutano al contrario i vigneti abruzzesi, al pari di quelli campani. Poche novità in Puglia e Sicilia, a fronte di una situazione di chiaro peggioramento in Sardegna, dove cedono fino al 4% i vigneti Doc nella zona del Vermentino di Gallura.


Mercato degli affitti

Inea fornisce un interessante quadro di sintesi anche sul mercato degli affitti, che in generale mostra un buon dinamismo al Centro-Nord, ma una sostanziale stagnazione nel Mezzogiorno.

Relativamente ai vigneti, per il 70% delle locazioni monitorate emerge un andamento stazionario dei canoni se confrontati con i livelli del 2012. I pochi casi di aumento si concentrano in Toscana e Friuli Venezia Giulia, con rincari fino al 50% sui contratti in deroga per i vigneti Doc delle colline di Firenze. In Abruzzo, Molise e Emilia Romagna si registra, al contrario, una riduzione dei canoni d’affitto.

In prospettiva, spiega l’Inea, sia i canoni che le contrattazioni sono destinati ad aumentare soprattutto per specifiche categorie produttive e per particolari ubicazioni. La previsione, che riguarda il mercato degli affitti agrari nel suo complesso, sconta uno scenario di ulteriore stagnazione delle compravendite conseguente alla crisi di liquidità e al protrarsi delle difficoltà di accesso ai finanziamenti bancari.



Fonte: Inea.
Nota: si ricorda che i valori fondiari riportati in questa tabella si riferiscono a terreni e/o intere aziende per i quali è stata registrata una significativa attività di compravendita. Quindi è probabile che le tipologie di terreni marginali siano meno rappresentate, in quanto normalmente sono oggetto di attività di compravendita molto modeste. Le quotazioni riportate possono riferirsi a fondi rustici comprensivi dei miglioramenti fondiari.

Odio il Capodanno

Odio il Capodanno, firmato Antonio Gramsci

Ogni mattino sia per me un Capodanno

Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 o il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrarne nuovo vigore.

Nessun travettismo* spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.

Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell'immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza 

beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati”.

Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese, rubrica Sotto la Mole.




(*) La voce travettismo è derivata dal piemontesismo travet che designa un "impiegato di basso livello e mal retribuito che svolge scrupolosamente un lavoro monotono e, anche, poco gratificante (e, con valore ironico, ne indica la mancanza di personalità, di iniziativa e di motivazioni)". Si tratta del nome del protagonista della commedia piemontese di Vittorio Bersezio Le miserie di Monsù Travet (1862) divenuto il paradigma dell'impiegato dalla vita grigia e con prospettive limitate. Travettismo indica quindi "l'atteggiamento proprio di chi, appartenendo a un ceto impiegatizio di basso livello, in particolare dell'amministrazione pubblica, rivela scarso entusiasmo, iniziativa, personalità, mancanza di motivazioni".

Un Capodanno col botto!

CAPODANNO: RECORD STORICO SPUMANTE, 220 MLN BOTTIGLIE.

A FINE ANNO 50 MLN DI TAPPI SALTANO IN ITALIA E 170 MLN ALL’ESTERO.

E’ record storico per lo spumante italiano con oltre 220 milioni di tappi che salteranno tra Italia ed estero per le feste di fine anno. 

E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che si tratta di un risultato frutto del boom all’estero dove per le sole festività di fine anno salgono a 170 milioni le bottiglie di stappate. 

Se all’estero – sottolinea la Coldiretti - - non sono mai state richieste cosi tante bollicine italiane con un balzo del 24 per cento nelle bottiglie esportate, sulla base dei dati Istat nei primi nove mesi del 2014, per le feste correnti in Italia si stima che salteranno poco meno di 50 milioni di tappi di spumante Made in Italy per un valore al consumo intorno a 420 milioni di euro. 

Ben l’89 per cento gli italiani non rinuncia allo spumante mentre – continua la Coldiretti - appena il 14 per cento sceglie lo champagne per un totale intorno a 2,4 milioni di pezzi compresi i regali. 

Si tratta di una spesa sostanzialmente stabile in linea - sottolinea la Coldiretti - con quanto avvenuto durante l’anno con una produzione italiana di circa 450 milioni bottiglie di spumante delle quali circa il 95 per cento con il metodo Charmat e il resto con il metodo classico che differisce perché la fermentazione non avviene in autoclave, ma in bottiglia e comporta una lavorazione che può durare fino a tre anni con un prezzo finale più elevato.

Le tipologie delle bollicine piu’ gettonate sono – precisa la Coldiretti - il Franciacorta, il Valdobbiadene docg e il Cartizze docg che hanno evidenziato forti segnali di crescita negli anni. Un vero trionfo per le bollicine italiane si realizza all’estero. Dopo spumante e panettone, sul podio dei prodotti irrinunciabili delle feste di fine anno sale sorprendentemente - sottolinea la Coldiretti - il cotechino o lo zampone che viene gustato a tavola da quasi tre italiani su quattro (73 per cento) spesso in accoppiata con le lenticchie (78 per cento). 

L’interesse verso i cibi della tradizione popolare segna un capodanno 2015 particolarmente casalingo con quasi due italiani su tre (64 per cento) consumeranno a casa il cenone di fine anno, divisi tra chi preferisce organizzare nella propria abitazione (34 per cento) e chi è stato invitato da amici o parenti (30 per cento). Il risultato – conclude la Coldiretti - è una spesa media per la tavola di 76 euro a famiglia.



martedì 30 dicembre 2014

Mr.Turner ad Artefiera

IN ANTEPRIMA NAZIONALE ARRIVA AD ARTEFIERA ‘TURNER’, LA PELLICOLA DI MIKE LEIGH CHE HA INCANTATO CANNES SULLA FIGURA DEL MAESTRO BRITANNICO
Nell’ambito di Artefiera, la storica fiera bolognese allestita dal 23 al 26 gennaio, sarà presentata al pubblico l’anteprima nazionale del film Mr.Turner, probabile candidato all’Oscar 
"La sua audacia era genuino coraggio. Profondamente consapevole del terrore della natura e della mortalòità, lo dipinse, e la pittura gli si affidò"
(Gowing)


Un film su uno dei più importanti pittori e artisti del XIX secolo, fortemente voluto dalla produzione e dal regista, che contribuirà a dare rilievo alla fiera. Ogni anno infatti Artefiera ospita un importante personaggio del mondo delle arti e dello spettacolo e quest’anno è toccato al regista Mike Leigh, che sarà presente in fiera per parlare del film. Un lungometraggio sulla figura eccentrica del maestro britannico, frutto della seduzione di Leigh per gli intrecci fra il passato storico-artistico e il cinema.

Fresco di un prestigioso riconoscimento all’ultimo Festival di Cannes e del successo della critica, arriva in assoluta anteprima nazionale ad Arte Fiera 2015 Turner, il visionario film di Mike Leigh su uno dei più importanti pittori e artisti del XIX secolo.

Leigh, divenuto un punto di riferimento nel cinema britannico e probabile candidato all’Oscar, sarà in Fiera il 25 gennaio proprio per presentare la sua nuova opera, che narra in particolare gli ultimi 25 anni della vita dell’artista.

Joseph Mallord William Turner, Pioggia, Vapore, Velocità, 1844. Londra, National Gallery
Siamo negli anni quaranta, gli anni dell'espansione ferroviaria, e il tema della "Great Western Railway" diviene in Turner pretesto per questa impressione di luce e vapore nella pioggia, situazione direttamente esperita dall'autore durante un viaggio in treno. Un quadro di profonda suggestione, in cui ogni dato reale, ogni elemento psicologico, si risolvono magicamente nel dominio d'una pittura percorsa da infinite vibrazioni di luce-colore.


«Turner è un film di tensioni e contrasti – dice Leigh – tra la mortalità dell’uomo e l’immortalità delle sue opere, tra la sua fragilità e la sua forza».

Arte Fiera è stata scelta come ideale sede per la presentazione del film, alla vigilia dell’uscita nelle sale italiane. Questa prestigiosa occasione, va ad arricchire il programma delle iniziative collaterali della fiera con un film dedicato a un gigante dell’arte.

Turner, nato a Londra nel 1775 e morto a Chelsea nel 1851, è stata una figura centrale dell’800, apprezzato per il suo stile fin dai primi anni di carriera. Conosciuto con il soprannome “Pittore della Luce”, la figura di Turner spicca nella pellicola di Leigh con i tratti per cui era noto: l’eccentricità e la vulnerabilità, l’irregolarità e il talento assoluto.

Il film – che ha ricevuto al Festival di Cannes 2014 il Premio per la miglior interpretazione maschile di Timothy Spall e la candidatura di Leigh alla Palma d’Oro -  evoca gli ultimi 25 anni di vita dell'eccentrico pittore britannico che ha vissuto circondato da suo padre e dalla governante.

Artefiera


                             


Mike Leigh, regista attivo da oltre 40 anni, vanta un repertorio di circa quindici lungometraggi e diversi riconoscimenti internazionali. Ha vinto la Palma d'Oro a Cannes come miglior regista per il film Naked nel 1992 e nel 1996 come miglior film con Segreti e bugie. Topsy-Turvy - Sotto-Sopra si è aggiudicato nel 1999 due Oscar per i migliori costumi e il miglior trucco. Il segreto di Vera Drake è stato Leone d'Oro come miglior film alla Mostra di Venezia del 2004. A Venezia Leigh era già stato premiato nel 1988 con Belle speranze che gli era valso il Premio della critica.

TripAdvisor&Antitrust

Giudizi falsi su alberghi e ristoranti: per TripAdvisor arriva la multa dell'Antitrust 

Dovrà pagare 500mila euro per “pratica commerciale scorretta”

Stefano Feltri de Il Fatto Quotidiano in controtendenza: "Meglio una recensione falsa che mille marchette vere

L’Antitrust multa TripAdvisor per pratica commerciale scorretta sulle recensioni online degli alberghi. Dovrà pagare 500mila euro perché, nel pubblicizzare la propria attività, «enfatizza il carattere autentico e genuino delle recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili, espressione di reali esperienze turistiche”.

L’indagine dell’Antitrust parte da una segnalazione dell’Unione Nazionale Consumatori, di Federalberghi e di alcuni consumatori: l’Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella ha accertato la scorrettezza della pratica commerciale realizzata, a partire da settembre 2011 e tuttora in corso, da TripAdvisor LLC (società di diritto statunitense che gestisce il sito www.tripadvisor.it) e da TripAdvisor Italy. Con questo provvedimento - si legge nella nota - l’Antitrust ha vietato la diffusione e la continuazione di una pratica commerciale consistente nella «diffusione di informazioni ingannevoli sulle fonti delle recensioni», pubblicate sulla banca dati telematica degli operatori, adottando strumenti e procedure di controllo inadeguati a contrastare il fenomeno delle false recensioni.

Violati gli  articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo
A giudizio dell’Autorità, le condotte contestate violano gli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo, «risultando idonee a indurre in errore una vasta platea di consumatori in ordine alla natura e alle caratteristiche principali del prodotto e ad alterarne il comportamento economico». L’intervento dell’Antitrust punta a evitare che i consumatori assumano le proprie scelte economiche, in ordine ai servizi resi dalle strutture turistiche ricercate sul sito, basandosi anche su informazioni pubblicitarie non rispondenti al vero.Entro 90 giorni le due società dovranno comunicare le iniziative assunte per ottemperare al divieto di ulteriore diffusione e continuazione della pratica commerciale scorretta. La sanzione amministrativa dovrà essere pagata entro 30 giorni dalla notifica del provvedimento.

La replica di TripAdvisor
TripAdvisor non è affatto d’accordo con la decisione: «Stiamo rivedendo il provvedimento dell’Antitrust, ma da un esame preliminare della decisione riteniamo che non sia ragionevole, siamo fortemente in disaccordo con il suo contenuto e faremo appello». «Crediamo fermamente che il nostro sito rappresenti una forza positiva, sia per i consumatori sia per l’industria dell’ospitalità» dice Tripadvisor in un comunicato. «Combattiamo le frodi con forza - spiega - e abbiamo molta fiducia nei nostri sistemi e processi. Da un primo esame riteniamo che le conclusioni dell’Antitrust siano ingiustificate e non in linea con la realtà commerciale e non solo quella di società che si occupano di «contenuti generati dagli utenti» ma di qualunque società in qualunque settore».+

«La politica di tolleranza zero dell’Antitrust - continua - significa che ci avrebbero condannato anche se solo una recensione su un milione fosse stata considerata non accurata. È stato adottato uno standard che non è realistico per nessuno modello di business. Si dovrebbe giungere alle stesse conclusioni contro una banca che utilizza la parola «sicuro» o «protetto» perché 1 cliente su 200 milioni ha subito un tentativo di frode sulla sua carta di credito. O contro una società di sicurezza di internet che utilizza termini simili perché lo 0.0000005% dei suoi clienti ha preso un virus sul suo computer».

Il giornalista Stefano Feltri de Il Fatto Quotidiano scrive un articolo dal titolo: "Meglio una "recensione" falsa che mille marchette vere".

"La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini e la Madonna del parto

Uno dei capolavori più ammirati di Piero della Francesca attraverso gli occhi di un maestro della "settima arte"


"Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu sei colei che l'umana natura nobilitasti, sì che il suo fattore, non disdegnò di farsi sua fattura"


Nella piccola chiesa di Santa Maria a Momentana, isolata in mezzo al verde delle pendici collinari di Monterchi, Piero della Francesca dipinse in soli sette giorni uno dei suoi più noti e ammirati capolavori che oggi richiama nella Val Tiberina visitatori da tutto il mondo.

La datazione esatta dell`opera è incerta, oscillando, a seconda delle teorie, dal 1450 a oltre il 1475. Non sono chiare le motivazioni della committenza né della scelta del soggetto, tema piuttosto frequente nell’iconografia spagnola, ma del tutto insolito in quella italiana. L’affresco rappresenta infatti la Vergine incinta, raffigurata in piedi al centro di una preziosa tenda damascata, i cui lembi sono tenuti aperti ai due lati da una coppia di angeli perfettamente simmetrici fra loro. Estremamente giovane, Maria è colta di tre quarti, in una posa regale, ma anche di grande realismo. La sua condizione umana è evidenziata dalla veste leggermente aperta sul corpo rigonfio e dalla gestualità naturale (comune in ogni gestante) con cui poggia una mano sul ventre, mentre l’altra è puntata su un fianco a sorreggerne il peso.

Il dipinto ornava in origine la parete di fondo dell’altare maggiore dell’antica chiesa di Santa Maria di Momentana (XIII sec.), già di Santa Maria in Silvis. Nel 1785 la chiesa fu distrutta da un terremoto che lasciò in piedi la sola parete con l`affresco. Successivamente l`opera fu staccata a massello dal muro ed inserita nella Cappella del cimitero. A partire dalla sua riscoperta nel 1889, in momenti diversi del secolo scorso l’affresco fu più volte mutato di sede, venendo prima staccato dalla parete originaria per ragioni conservative e in seguito restaurato. Attualmente si trova nel Museo della Madonna del Parto del Comune di Monterchi, ma la sua collocazione definitiva è tuttora oggetto di contenzioso tra il comune stesso, la Soprintendenza dei Beni Culturali e la Diocesi.

Il museo della Madonna del Parto di Monterchi


La prima notte di quiete è un film del 1972 diretto da Valerio Zurlini. Il titolo è mutuato dal poeta tedesco Goethe: l’allusione è ad un verso dell’autore che si riferisce alla morte come prima notte in cui “si dorme senza sogni”.

Il protagonista Alain Delon, al culmine della sua bellezza fisica, è Daniele Dominici, un professore di liceo, che neppure l'amore per la giovane Vanina riuscirà a salvare da un tragico destino.

In una Rimini d'inverno, malinconica e crepuscolare, si muovono la storia e i personaggi; tutto è avvolto sotto il segno della precarietà e della morte, con le cadenze di un melodramma disperato e dove fin dai titoli testa si viene immediatamente calati nell'atmosfera decadente che permea l’intera pellicola. Restaurato da Philip Morris nel 2000 è un film che vi consiglio vivamente di vedere.

Regista colto, schivo, spesso isolato,Valerio Zurlini ha inseguito con rigore l’idea che il cinema, essendo un’arte, ha il dovere morale di svelare l’essenza dei sentimenti. Nei suoi lavori troviamo sempre traccia di quel senso estetico ricco di poesia che si manifesta nella disperata ricerca di un eterna bellezza ormai perduta. Ed il racconto che Daniele Dominici fa a Vanina Abati, di quella bellissima Madonna, è pieno di vibrante lirismo, lasciando dentro di noi qualcosa di intangibile ed un senso di grande mistero.

E' una scena in cui si assiste ad un vero e proprio brano indiretto di critica d’arte: un’ecfrasi di Dominici\Delon che è un’immersione totale ed improvvisa nell'affresco di Piero della Francesca: la macchina da presa stacca tramite un close up sul viso della Madonna, mentre Delon fuori campo comincia a parlarne:

"Eccola, nel 1460 la comunità contadina di Monterchi, ordinò a Piero questa Madonna. Gli autori della commissione non erano Papi, né principi, né banchieri, e può darsi che all'inizio Piero abbia preso il lavoro un po’ sottogamba. Malgrado questo, ecco il miracolo di questa dolce contadina adolescente, altera come la figlia d’un re. Il silenzio della campagna intorno a lei è così compiuto; finora probabilmente si è divertita a confidarsi con le sue bestie, le chiama per nome e… e ride. Poi a un tratto è tutto finito poiché attraverso i secoli, il destino ha scelto proprio la sua purezza. Lei ne sembra compresa ma non felice, forse già sente oscuramente che la vita misteriosa che giorno per giorno cresce in lei, finirà su una croce romana come quella d’un malfattore". E secoli dopo un grande poeta, [Dante Alighieri] le si rivolgerà con queste sublimi parole: "Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, tu sei colei che l’umana natura nobilitasti, sì che il suo fattore, non disdegnò di farsi sua fattura. Probabilmente non avrebbe neanche capito."


In una Rimini livida ed invernale, ancor più desolante di quella descritta a suo tempo da Fellini ne "I vitelloni" (1953), si consuma fino alle estreme conseguenze l'amore del professore di liceo Daniele Dominici per la bellissima e chiacchierata allieva Vanina Abati; tutt'intorno, perdigiorno incarogniti od ambigui, madri ruffianamente complici, antiche amanti ormai divenute quotidiana attossicazione.

Cappotto di cammello, aria trasandata, sembiante da maudit rimbaudiano, Daniele è personaggio letterario che tuttavia avvince e convince: intorno a lui un magnifico concertato di attori, Lea Massari ex-compagna sfatta e dolente, Giancarlo Giannini stillante malinconica consapevolezza dai pori d\'una noncuranza di facciata, Alida Valli genitrice indegna e astiosa.

Ed a menar la danza Zurlini, cineasta appartato e sensibile, che qui s'apre ad una sorta di autoritratto partecipato e financo sofferto: c'è certo molto di lui in questo Daniele, apprendista cinico perennemente rinviato a settembre, accanito giocatore d'azzardo che incanto folgora dinanzi alla visione della "Madonna del Parto" di Piero della Francesca.

La passione febbrile, ansiogena, sfinente che lega i due protagonisti si svolge nel segno appena celato del cupio dissolvi: la prima notte di quiete, titolo scelto da Daniele per un libriccino giovanile di poesie dedicato ad una giovanissima cugina suicida, è metafora di morte, assillo autodistruttivo che cerca i modi per concretarsi.

Ce n'è già un presagio nell'unica notte d'amore ch'egli trascorre con la diletta Vanina: dopo il cercarsi spasmodico dei corpi, l'irruzione della verità attraverso la furia malevola di chi non tollera illusioni di purezza; e la rabbia della scoperta, quel sogno d'innocenza perduto. Come fosse un annuncio calcolato, un'anticipazione: di lì a poco, quasi invocata con struggimento, la fine della corsa.

Titolo originale: La prima notte di quiete
Lingua originale: italiano
Paese: Italia/Francia
Anno: 1972
Durata: 132 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: drammatico
Regia: Valerio Zurlini
Soggetto: Valerio Zurlini
Sceneggiatura: Enrico Medioli, Valerio Zurlini
Fotografia: Dario Di Palma
Montaggio: Mario Morra
Musiche: Mario Nascimbene
Tema musicale: Domani è un altro giorno (Calabrese-Chesnut) eseguita da Ornella Vanoni
Scenografia: Enrico Tovaglieri
Costumi: Luca Sabatelli
Trucco: Amato Garbini
Produttore esecutivo: Averroé Stefani
Casa di produzione: Mondial TE.FI., Roma - Adel Films (Alain Delon), Parigi
Distribuzione (Italia): Titanus
Alain Delon: Daniele Dominici
Sonia Petrova: Vanina Abati
Giancarlo Giannini: Spider
Lea Massari: Monica, compagna di Dominici
Adalberto Maria Merli: Gerardo Pavani
Salvo Randone: il preside
Alida Valli: madre di Vanina
Renato Salvatori: Marcello
Nicoletta Rizzi: Elvira
Fabrizio Moroni
Patrizia Adiutori
Olga Bisera
Sandro Moretti
Krista Nell
Liana Del Balzo: madre di Daniele

lunedì 29 dicembre 2014

Anteprima Amarone 2011

Il Consorzio Tutela Vini Valpolicella presenta "Anteprima Amarone 2011"
Dal 31gennaio al 1 febbraio 2015 a Verona (VR)
Anteprima Amarone - l'evento annuale organizzato dal Consorzio di Tutela Vini Valpolicella per far scoprire la nuova annata alla stampa, operatori del settore e consumatori


Il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella come ogni anno inaugura la sua attività di promozione e valorizzazione dei vini della Valpolicella con la presentazione ufficiale dell’annata di Amarone che entrerà in commercio, punta di diamante della produzione di questo territorio e uno dei vini italiani più prestigiosi e apprezzati all’estero.

Quest'anno ad "Anteprima Amarone" ci saranno in degustazione l’Amarone della Valpolicella DOCG 2011 e un’annata a scelta rappresentativa per ogni azienda. Saranno inoltre presenti Corrado Bendetti con una selezione di formaggi e salumi e la Pasticceria Perbellini con le specialità dolciarie.

Le aziende partecipanti:
ACCORDINI STEFANO, ALBINO ARMANI, ALDEGHERI, ALDRIGHETTI LUIGI ANGELO E NICOLA - LE BIGNELE, BENEDETTI CORTE ANTICA, BENNATI, BERTANI, BOLLA, BOTTEGA, BUGLIONI, CA' BOTTA, CA' DEI FRATI, CA' LA BIONDA, CA' RUGATE, GIUSEPPE CAMPAGNOLA, CANTINA DI SOAVE, CANTINA VALPANTENA VERONA, CANTINA VALPOLICELLA NEGRAR, CESARI, CORTE ARCHI, CORTE FIGARETTO, CORTE LONARDI, CORTE RUGOLIN, CORTE SAN BENEDETTO, CORTE SANT'ALDA, DAL BOSCO GIULIETTA, DAMOLI BRUNO, FALEZZE DI LUCA ANSELMI, FARINA, FASOLI GINO, FLATIO, GAMBA, GUERRIERI RIZZARDI, LA COLLINA DEI CILIEGI, LA DAMA, LATIUM, LE MAROGNOLE, MASSIMAGO, MONTE DEL FRA', MONTECI, MONTEZOVO - COTTINI, GIACOMO MONTRESOR, NOVAIA, PASQUA VIGNETI E CANTINE, RECCHIA, ROCCOLO GRASSI, SAN CASSIANO, SANTA SOFIA, SANTI, SARTORI, SCRIANI, SECONDO MARCO, TENUTA CHICCHERI, TENUTE SALVATERRA, TENUTA SANTA MARIA VALVERDE, TENUTE UGOLINI, TERRE DI LEONE, TEZZA - VITICOLTORI IN VALPANTENA, TINAZZI, VALENTINA CUBI, VIGNETI VILLABELLA, VILLA CANESTRARI, PIETRO ZANONI, ZONIN.

Data e luogo dell'evento:
Sabato 31 gennaio - ore 16 / ore 19
Domenica 1 febbraio - ore 10 / ore 18
Palazzo della Gran Guardia – piazza Brà – Verona (VR)

Ingresso:
30 €

Informazioni:
Consorzio Tutela Vini Valpolicella
Tel: 0457703194
Email: info@consorziovalpolicella.it

“BERE IL TERRITORIO”

“BERE IL TERRITORIO”: Quattordicesima edizione per il Concorso Letterario Nazionale di Go Wine
I giovani raccontano il loro rapporto con il vino
Il termine per partecipare scade il 20 febbraio 2015
Torna Bere il territorio, il concorso letterario nazionale promosso dall’Associazione Go Wine che giunge alla quattordicesima edizione e prosegue nell’intento di contribuire in modo concreto a far crescere la cultura del consumo dei vini di qualità, mirando ad un consumatore sempre più consapevole sia nelle scelte, sia nell’attribuire il giusto valore e significato ad una bottiglia di vino



Il Concorso propone un Bando in parte rinnovato: la partecipazione è limitata agli “under 30 e vengono previste due fasce di età, la prima a favore di coloro che hanno un’età compresa fra i 16 ed i 20 anni, la seconda dai 21 ai 30 anni.

Si conferma  una scelta tesa a coltivare l’idea originaria del concorso e che si rivolge dichiaratamente alle più giovani generazioni per contribuire, attraverso un’iniziativa culturale, a far crescere la loro consapevolezza in questo ambito. E’ poi prevista una sezione speciale riservata agli studenti degli Istituti Agrari italiani (di età compresa fra i 14 e i 20 anni di età).  Il bando premierà il miglior lavoro di ricerca svolto a favore dei vini autoctoni, richiamando le terre della loro zona di provenienza, o altri territori di cui si sono occupati attraverso gli studi.

Un’iniziativa culturale che si rinnova di anno in anno, mantenendo intatto il principio che l’ha ispirata.  Il titolo del Concorso - “Bere il Territorio” – è a suo modo una provocazione e riflette una delle grandi questioni che riguardano l’identità del prodotto vino. “Bere”… il territorio per attribuire un valore aggiunto a ciascun vino di qualità ed apprezzare, attraverso il calice, la cultura e l’ambiente in cui quel vino si afferma. Un modo per riaffermare con convinzione che il vino appartiene alla storia ed alla cultura rurale dell’Italia: il vigneto segna il paesaggio italiano e in ogni regione la coltivazione della vite è espressione del lavoro dell’uomo e caratterizza la vita sociale ed economica di molti territori. Il vino non può essere infatti considerato come una bevanda qualsiasi, nasce come prodotto della terra ed ha un legame con il suo territorio d’origine.

Oltre ai premi riservati ai giovani scrittori, Bere il territorio conferma il riconoscimento a “Il Maestro” e il nuovo premio speciale a favore di un libro, edito durante l’anno 2014, che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione.

I testi dovranno pervenire entro il 20 febbraio 2015 presso la sede nazionale di Go Wine in Alba; la cerimonia di premiazione  è prevista sabato 28 marzo 2015.
I premi: 700 euro ciascuno per i due vincitori della sezione generale; 500 per il premio speciale riservato agli Istituti Agrari, 500 euro per il premio speciale riservato all’autore del libro dedicato al vino.
La Giuria: Giorgio Barberi Squarotti (Università di Torino), Gianluigi Beccaria (Università di Torino), Valter Boggione (Università di Torino), Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri), Massimo Corrado (Associazione Go Wine), Salvo Foti (Enologo).

Sostengono questa iniziativa la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e un Comitato di aziende vinicole italiane composto da:  
Aglianica Associazione Culturale - Rionero in Vùlture (Pz); Antica Distilleria Sibona - Piobesi d’Alba (Cn); Cantine del Barone - Cesinali (Av); Cantine dell’Angelo - Tufo (Av); Cantine del Notaio – Rioneo in Vùlture (Pz); Consorzio Tutela Vini Soave e Recioto di Soave - Soave (Vr); Consorzio Tutela Vini Mantovani – Mantova; Gostolai di Arcadu Giov. Antonio - Oliena (Nu); Montalbera Terra del Ruche’ - Castagnole Monferrato (At);  Vietti  - Castiglione Falletto (Cn); Ciccio Zaccagnini - Bolognano (Pe)


 “Bere il terrITOrio”
I giovani raccontano il loro rapporto con il vino 


1. La quattordicesima edizione del concorso letterario “Bere il Territorio” è promossa dalla Associazione Go Wine.

I partecipanti dovranno redigere un testo in forma libera che racconti il loro rapporto con il vino e quanto ad esso inerente, con particolare riferimento alla cultura, alla società ed all'ambiente che caratterizzano l'universo del vino.  Sono previste due categorie, in base a distinte fasce di età:

a)      giovani dai 16 ai 20 anni;
b)     giovani dai 21 ai 30 anni.

2. Ogni concorrente o gruppo potrà partecipare con un solo elaborato inedito, in lingua italiana, della lunghezza minima di due cartelle (3600 battute) e massima di 5 cartelle (9000 battute), redatto anche su supporto magnetico.

3. E’ inoltre istituita, a latere del concorso generale, una sezione speciale riservata agli studenti degli istituti agrari italiani (di età compresa fra i 14 ed i 20 anni).
In particolare gli studenti dovranno tenere conto delle conoscenze acquisite durante il corso di studio e trattare attraverso uno specifico elaborato, il tema dei vitigni autoctoni della propria zona di provenienza o di altre zone di cui si sono occupati attraverso un lavoro di ricerca.
Potranno partecipare al Concorso singoli studenti oppure piccoli gruppi non inferiori a 5 persone. Gli elaborati dovranno avere la medesima lunghezza di cui all’art. 2, salvo eccezioni dettate dal lavoro di ricerca a cui sono chiamati.

4. Ogni testo dovrà contenere, in calce, le generalità del concorrente: nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono ed eventualmente il riferimento dell'Istituto di appartenenza.

5. Gli elaborati dovranno pervenire, in tre copie dattiloscritte e su supporto magnetico, entro il 20 febbraio 2015, tramite posta, al seguente indirizzo:

Concorso “Bere il territorio” - Go Wine
Via Vida, 6 - 12051 Alba (CN).

6. Gli elaborati saranno sottoposti al vaglio della giuria composta da Giorgio Bàrberi Squarotti (Università di Torino), Gianluigi Beccaria (Università di Torino), Valter Boggione (Università di Torino), Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri), Massimo Corrado (Associazione Go Wine), Salvo Foti (Enologo).

7. Saranno selezionati dalla sezione generale i DUE MIGLIORI TESTI, uno per ciascuna categoria: gli autori riceveranno un premio in denaro di Euro 700,00.

7a). Sarà selezionato dalla sezione speciale riservata agli Istituti agrari IL MIGLIORE TESTO: il vincitore (o il gruppo) della sezione speciale riceverà un premio di euro 500,00.

7) È inoltre istituito un premio speciale a favore di un libro edito durante l’anno 2014 che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione.
L’autore riceverà un premio in denaro di Euro 500,00.

8). I testi rimarranno a disposizione dell'organizzazione del concorso e non verranno restituiti. I concorrenti, accettando senza condizione il presente regolamento, concedono, sin d'ora e senza nulla pretendere, i diritti di pubblicazione a Go Wine.

9). I vincitori, che saranno avvertiti tramite raccomandata, saranno premiati durante la cerimonia che si terrà ad Alba sabato 28 marzo 2015.

10). I giudizi della giuria, che selezionerà le opere, sono insindacabili.

11). Per quanto non previsto dal presente regolamento, le decisioni spettano autonomamente alla segreteria del concorso. 


Per informazioni:

Associazione Go Wine – tel. 0173 364631 e.mail gowine.editore@gowinet.it www.gowinet.it

Umberto Cesari Art Contest: Put your art on the label

Umberto Cesari Art Contest. L'etichetta diventa opera d'arte con il talento dei giovani artisti
Le opere vanno inviate entro il 12 gennaio
L'azienda vinicola emiliana promuove la seconda edizione del concorso d'arte rivolto agli studenti delle Accademie di Venezia, Urbino e Montreal, per vestire d'arte le bottiglie della linea MOMA, MyOwnMAsterpiece

 

Una storia che parte da Giorgio Morandi e si impegna a valorizzare il talento delle promesse dell'arte, ma racconta anche l'eccellenza di una produzione vinicola di qualità.

In principio furono Le Bagnanti di Giorgio Morandi. Umberto Cesari, l'azienda vitivinicola emiliana che ha fatto del sangiovese la sua bandiera condivide con l'artista bolognese l'attaccamento alla propria terra, un'identità del territorio che la cantina si è sempre impegnata a valorizzare sul mercato italiano e internazionale (buona parte della produzione viene esportata all'estero, principalmente in Canada).

Stretto è il legame con il mondo dell'arte, incarnato dall'etichetta MOMA, il vino dedicato all'arte che nella sua prima veste grafica prese in prestito l'immagine delle Bagnanti per esprimere il binomio tra l'ispirazione artistica e l'alta qualità del prodotto. L'acronimo della linea, che dal 2011 è protagonista di un concorso per giovani artisti, riassume infatti un concetto inequivocabile: MyOwnMAsterpiece.

L'idea dell'Umberto Cesari Art Contest, in collaborazione con l'Accademia delle Belle Arti di Urbino, l'Accademia delle Belle Arti di Venezia e l'Université du Québec a Montreal, mira a promuovere talenti emergenti, dando loro la possibilità di cimentarsi con la realizzazione di un'etichetta che possa rappresentare al meglio lo spirito del MOMA.

Dopo la prima edizione, vinta da Elena Valentini con Paper Glass, il secondo bando indetto per il 2015 (le opere vanno inviate entro il 12 gennaio) si apre al panorama internazionale, coinvolgendo anche gli studenti canadesi, che potranno iscriversi come i compagni italiani – di Venezia e Urbino – attraverso il sito dedicato all'iniziativa. 

Le opere pervenute saranno valutate da una giuria di esperti (6 italiani e 5 canadesi), che avranno il compito di selezionare sei finalisti equamente ripartiti tra Italia e Canada.
Nella seconda fase saranno gli utenti web a decretare il vincitore, esprimendo la propria preferenza dal 9 febbraio fino alla mezzanotte del 17 marzo, ancora una volta tramite il sito dell'iniziativa. 

L'opera scelta sostituirà l'attuale etichetta e sarà presentata in occasione di Vinitaly, mentre all'artista spetterà una borsa di studio di 3500 euro.

Umberto Cesari Art Contest | Per partecipare e iscriversi al concorso www.umbertocesariartcontest.it e www.umbertocesariartcontest.com (le opere possono essere inviate fino alle 13 del 12 gennaio)

sabato 27 dicembre 2014

GALA ITALIA 30 al Pierre Hotel di Manhattan

A New York una grande celebrazione del successo del vino italiano 
In occasione dei 30 anni del Gala Italia 
Il grande successo ottenuto dal vino italiano sul mercato statunitense ed i produttori che ne sono stati gli artefici saranno i protagonisti del trentesimo anniversario del GALA ITALIA che si terrà il 19 febbraio prossimo negli eleganti saloni del Pierre Hotel di Manhattan




Mancano ormai poco più di due mesi al GALA ITALIA che il 19 febbraio prossimo, nella elegante cornice del Pierre Hotel di New York, celebrerà il suo trentesimo anniversario e, al contempo, il grande successo del vino italiano negli USA.

Tale successo sarà l'elemento conduttore e trainante di questa celebrazione, che alla trentennale continuità di questa iniziativa, che non ha rivali nel mondo, abbina il prorompente successo del vino italiano le cui esportazioni verso gli USA passeranno dai 44 milioni di dollari del 1975 ad oltre un miliardo e quattrocento milioni nel 2015.

Un successo indiscusso che ha posto l'Italia al primo posto nella classifica dei paesi fornitori sia per il valore e la quantità che per la varietà e l'eccellenza della gamma di vini offerti che Il GALA ITALIA 30 metterà in grande risalto in un evento di un notevolissimo risalto mediatico.

Fra i tanti elementi che contribuiranno a questa celebrazione saranno le bottiglie dell'annata 1985 che, con i loro trenta anni di vita, sottolineeranno i trenta anni di vita del GALA ITALIA e i trenta anni di continuo successo del vino italiano.

A questa eccezionale ed unica celebrazione faranno da protagonisti i più famosi produttori italiani che personalmente voleranno a New York per questo imperdibile e irripetibile evento. Sarà l'occasione per presentare ai più qualificati operatori e wine editors americani, a trenta anni di distanza dalla prima storica edizione del GALA, alcuni dei migliori vini di loro produzione, fra i quali un vino di una speciale annata appositamente selezionato per il GALA ITALIA 30.

Intanto stanno arrivando le preziose bottiglie che saranno le stelle della celebrazione. I vini dei trenta anni. Le bottiglie dell'annata 1985 che saranno al centro della Ballroom del Pierre Hotel per essere fotografate e filmate dalle centinaia di giornalisti, fotografi ed operatori televisivi che saranno presenti.

Le bottiglie, trattate con gran cura come si addice alle grandi stelle, saranno successivamente offerte in un'asta di beneficenza nel corso della Cena di Gala che seguirà al GALA ITALIA.

Fra queste stelle: un rarissimo Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1985 prelevato dalla riserva privata della famiglia, il Tignanello 1985 dei Marchesi Antinori, il Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1985 di Biondi Santi, il Rosso del Conte 1985 dei Conti Tasca d'Almerita, il Rubesco Vigna Monticchio Torgiano DOCG Riserva 1985 di Lungarotti, il Barolo DOCG Riserva 1985 di Pio Cesare, La Corte IGT Toscana 1985 di Castello di Querceto, lo Spargolo IGT Toscana 1985 della Casa Cecchi, Il Brunello di Montlcino DOCG Riserva 1985 di Col d'Orcia, il Chianti Classico DOCG Riserva 1985 della Tenuta Castello d'Albola di Zonin, il Barolo DOCG Riserva 1985 di Fontanafredda, il Cannonau di Sardegna DOC 1985 di Sella e Mosca, il Chianti Classico DOCG Riserva 1985 di Rocca delle Macie, l'Arele 1985 della Cavit e l'Amarone DOCG 1985 di Bertani per citarne alcuni.

Elemento portante del GALA ITALIA 30 sarà il grande Wine & Food Tasting, che si terrà dalle 12.00 alle 18.00, nell'elegante e prestigiosa Grand Ballroom del Pierre Hotel appositamente allestita e decorata.

Al Wine & Food Tasting saranno presenti oltre 1.000 qualificati e selezionati operatori, ristoratori e giornalisti degli stati della Costa Atlantica degli USA che da anni partecipano a quello che costituisce il più importante appuntamento vinicolo italiano negli USA. Tutti gli ospiti saranno pre-registrati on line.

A fare da contraltare al vino sarà il cibo italiano, grazie alla presenza di prestigiose aziende produttrici di prodotti alimentari e di famosi ristoranti che permetteranno accoppiamenti vino-cibo di grande rilievo e daranno un notevole risalto alla tradizionale manifestazione italiana. Fra i principali ristoranti presenti: Cacio e Vino, Le Cirque, Macelleria, Risotteria Melotti, Piada, Osteria del Circo, Serafina.

Per incentivare e mettere in risalto la presentazione di tali vini una giuria americana selezionerà inoltre il miglior vino di ciascuna casa partecipante assegnando a tale vino un apposito "Attestato di Merito". A tutti i produttori presenti sarà inoltre consegnata una medaglia d'oro attestante la loro partecipazione al trentesimo anniversario del GALA ITALIA.

A completare ed a rendere ancora più interessante il GALA ITALIA 30, nell'ambito del più prestigioso Made in Italy, sarà la moda con una presentazione informale di una grande casa italiana il cui nominativo sarà oggetto di un apposito annunzio.

Per il GALA ITALIA 30 sarà realizzato un elegante catalogo a colori, nel quale sarà dato notevole rilievo a tutte le aziende partecipanti ed agli sponsor. Nel catalogo sarà dato ampio risalto, anche attraverso tutta una serie di grafici, al successo conseguito dai vini italiani in questi ultimi 30 anni. Il catalogo sarà distribuito a tutti i presenti e successivamente inviato ai principali operatori del settore. Tutto il materiale pubblicato nel catalogo sarà inoltre inserite nell'apposito sito dell'IWFI.

Il GALA ITALIA 30 sarà seguito da una speciale Cena di Gala in abito da sera nella Ballroom del Pierre Hotel, predisposta dagli chef del ristorante Le Cirque, alla quale saranno abbinati grandi vini di speciali annate appositamente forniti da alcuni dei più prestigiosi produttori che saranno presenti alla serata.

In tale occasione si effettuerà l'asta di beneficenza dei vini dei 30 anni e saranno assegnati gli "Special Awards of Merit" a varie personalità italiane ed americane per il vino e per il cibo quali eccellenze italiane nel mondo.

La Cena di Gala, alla quale saranno presenti importanti personalità americane, illustri ospiti ed i principali rappresentanti dei media, si concluderà a tarda sera con le note dell'Orchestra Panorama.

Il GALA ITALIA 30 è organizzato dall'Italian Wine & Food Institute, sotto l'Alto patronato dell'Ambasciatore Italiano a Washington con il patrocinio dell'Italian Trade Commission e di Veronafiere - Vinitaly

Per maggiori informazioni prendere contatto con l'Italian Wine & Food Institute: Tel.: 212 867 - 4111 - E-mail: iwfi@aol.com - website: www.iwfinews.com



venerdì 26 dicembre 2014

MadrEat

MadrEat, di scena a Madrid l'alta cucina di strada. Il format spagnolo che riunisce le migliori realtà gastronomiche in versione food truck
     Quarantacinque proposte selezionate da un consiglio di chef in base alla qualità dell'offerta e al prezzo vantaggioso. Una spazio per accogliere i food truck – i giardini di Azca – e la voglia di interpretare la moda dello street food portando in strada le realtà più interessanti della ristorazione madrilena e spagnola



La manifestazione madrilena è giunta alla sua seconda edizione, ma si appresta a diventare un appuntamento fisso, con la partecipazione di tanti nomi che contano.

LA MODA DEI FOOD TRUCK. MODELLI DI SVILUPPO
Anche in Italia la moda del food truck - di importazione americana - è ormai protagonista di festival gastronomici a tema che riuniscono i cultori dello street food, e non è raro scoprire nuove mete gourmet su ruota in giro per le strade delle nostre città. Ma in Spagna sembrano saper cavalcare l'onda meglio di noi, almeno a giudicare dall'ultima manifestazione andata in scena lo scorso fine settimana a Madrid, per due giorni trasformata in MadrEat.

Nei giardini di Azca si sono ritrovati i food truck firmati dalle principali insegne gourmet della città con l'obiettivo di presentare ai passanti proposte di qualità a prezzi contenuti. Tra loro Chifa, Alborada, Kabuki, La Virgen, La Finca Jimenez Barbero, tutti valutati e selezionati da un Consiglio di chef adibito a giudicare l'effettiva qualità dell'offerta. Il progetto, con la partecipazione della municipalità di Madrid che mira a indirizzare nuovi flussi commerciali sul quartiere, identificandolo con una proposta di qualità, potrebbe presto dare vita a una soluzione permanente, proponendo sulla scena della capitale spagnola un concetto di cucina su ruota attraente per il pubblico, facile da mangiare, informale, rapido, ma senza rinunciare a stile, gusto e visione gastronomica.

MADREAT, LA CUCINA D'AUTORE SCENDE IN STRADA
Tra le 45 proposte che hanno partecipato all'ultima edizione di MadrEat, offrendo una visuale privilegiata sullo stato dell'arte del cibo di strada madrileno (e non solo), il bocadillo di Chifa ha riscosso particolare successo, portando in strada la filosofia fusion di un'insegna estremamente apprezzata in città che fonde cucina asiatica e peruviana. 

In scena anche il furgoncino rosso di Alborada, alta cucina (e una stella Michelin) dalla Galizia per tutte le tasche, e il gastrobar Arzabal nella sua variante street food. E tra le proposte “esotiche” - come India e Messico – spazio anche per una proposta italiana, quella di Mercato Ballarò con i suoi arancini, ma anche per la cucina giapponese di Kabuki (un'altra stella Michelin) e la sua zuppa di miso.

Mentre per gli amanti della carne La Finca di Jimenez Barbero ha partecipato con il suo meat truck che porta in giro carni selezionate di qualità. E ancora cucina franco-giapponese, hamburger d'autore, street fusion thai, formaggi locali, birra artigianale, vermut e champagne, per un mix riuscito di interpretazioni contemporanee di specialità da tutto il mondo. 

giovedì 25 dicembre 2014

Moscato di Baselice Santiquaranta

Dalle colline fino a fondovalle, oltre gli alberi, e più in là dove scorre il fiume. Baselice e il Moscato ritrovato 
La valle Fortorina nell'alto Sannio è un oasi di monti, dolci colline verdissime e valli ricche di fiumi. Una zona ad alta vocazione vitivinicola e forte identità territoriale dove nel tempo ha preso vita questa singolare varietà di moscato bianco



Ho conosciuto questa cantina campana nell'ambito de "La grande bellezza del Sannio", la rassegna degustazione vini organizzata dal Gambero Rosso, in collaborazione con il Consorzio di Tutela dei Vini del Sannio. La Città del gusto di Roma, in quella occasione, ha ospitato le migliori espressioni del vitigno bianco più diffuso in Campania, la Falanghina. Un evento che ancora ricordo con piacere e che ha permesso di restituire l’identità di questo territorio attraverso il nerbo, la grazia e la longevità dei suoi vini.

La Falanghina al banco di assaggio di Simona Barbone è intrigante e prendo tutto il tempo necessario per parlarne. La sosta inevitabilmente si prolunga e, tra terroir e note degustative condivise, vengo a conoscenza dell'esistenza di un altro prodotto che la cantina produce, il Moscato di Baselice. La sosta si fa sempre più interessante ed apprendo che Santiquaranta è un progetto vitivinicolo che si articola lungo due direttrici territoriali: la prima, che è appunto quella nel comune di Baselice, dove è protagonista, grazie a Luca Baldino - produttore ed enologo della cantina - della valorizzazione e della salvaguardia del Moscato di Baselice, un vitigno autoctono oramai praticamente estinto.

La seconda, di cui parleremo prossimamente, nel comune di Torrecuso, per la produzione di Falanghina e Aglianico, che è una delle zone più importanti della filiera enologica regionale. Da queste due esperienze produttive, dalla volontà di collegarle e di farne convergere l’espressione in un’unica identità, nasce Santiquaranta, un progetto d’impresa, un marchio, una linea di prodotti.

Baselice è un piccolo comune situato nell’alto Sannio (esattamente al centro della dorsale appenninica campana) su cui è rinvenibile una zona ad alta vocazione vitivinicola per condizioni climatiche, microclimatiche e del terreno. In particolare questa zona è situata sulle colline attraversate dal fondovalle del fiume Fortore e dal punto di vista geologico fu oggetto di un fenomeno di orogenesi e dunque di una emersione di terre marine.

Ciò ha dato vita, nel paese, ad un museo paleontologico che raccoglie le tipologie di fossili rinvenibili sul terreno, ricchissimo in sali minerali, che si presenta dunque composto prevalentemente di arenaria, con una buona presenza di scheletro e in parte di argilla e limo.

Il moscato di Baselice era un antico vitigno rinvenibile addirittura già al tempo dei romani e che purtroppo è ormai estinto a seguito del fenomeno di abbandono del territorio e delle tradizioni e dunque delle varità viticole marginali.

Nel 1998 la cantina ha selezionato i tralci migliori nei vigneti a conduzione familiare dei contadini di Baselice che ancora conservavano alcune piante. Con l’aiuto di una importante azienda vivaistica il materiale genetico è stato poi selezionato, riprodotto e in seguito reimpiantato. Si tratta in ogni caso di una varietà di moscato bianco che ovviamente ha sviluppato una sua sottotipologia nell’adattarsi al contesto territoriale appenninico.

Nel 2000 vengono realizzati dei bellissimi vigneti, impianti a spalliera e tecnica di potatura guyot. L’intensità di ceppi per ettaro è di 6600 piante. L’esposizione della zona è ottimale (est sud est) e l’altitudine della stessa varia dai 300 msl ai 450 msl.

Due le tipologie presenti nella produzione della cantina: il Moscato di Baselice nella versione secca ed una in versione passito.

Moscato Dop Sannio 2013

Zona di produzione Baselice. Nasce da uve Moscato 100%. Nel bicchiere si presenta con un bel giallo paglierino.  Al naso è intenso e naturalmente aromatico con una girandola di note floreali e fruttate, che vanno dal gelsomino al geranio, alla mela fresca e pesca gialla, evidenziando doti di finezza ed eleganza.

In bocca l'entrata è morbida e dolce dove ritroviamo le note fruttate a sentori agrumati, un vino di grande finezza, equilibrato, armonico, finale abbastanza persistente con ricordi di mandorla amara. Abbinamenti consigliati con primi piatti bianchi speziati, baccalà, crostacei, formaggi caprini ed erborinati. Temperatura di servizio: 12 °C




Moscato Passito Igp Beneventano 2013


Zona di produzione Baselice. Nasce da uve Moscato 100% appassite su pianta e graticci. Nel bicchiere il colore è giallo oro intenso, leggermente ambrato. Al naso è di decisa complessità aromatica, dove convergono  le note tipiche di frutta candita, miele, fichi secchi ed aromi tostati.

L’assaggio si propone in una cremosa dolcezza non stucchevole ma giustamente puntellata da una spalla fresco-sapida. Lungo finale aromatico dove ritornano le suggestioni percepite al naso. Affina in barriques di rovere francese. Abbinamenti con formaggi strutturati, fegato grasso, dolci e pasticceria secca. Temperatura di servizio: 14-15 °C




www.santiquaranta.it/

La vera storia di Babbo Natale

Da san Nicola a Santa Claus la vera storia di Babbo Natale
Come un severo vescovo proveniente dall'attuale Turchia è diventato il gioviale dispensatore di doni natalizi che cala dal Polo Nord


Tutti i bambini lo sanno: Babbo Natale viene dal Polo Nord, è barbuto e sovrappeso e la notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i regali ai piccoli di tutto il mondo viaggiando su una slitta trainata da renne. Ma la storia di questo amato personaggio del folklore è lunga e affascinante quasi come la sua leggenda. Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si evolve nell’Europa del Nord e assume la sua forma definitiva (Santa Claus) nel Nuovo Mondo, da dove poi si ridiffonde quasi in ogni parte del globo.

In principio era san Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira, cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola si guadagnò la reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di persecuzioni e trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. L’iconografia ha tramandato diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo all’omone allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale. Catherine Wilkinson, un’antropologa  forense della University of Manchester, ha cercato di ricostruirne il vero aspetto basandosi sui resti umani conservati nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, dove le presunte reliquie del santo furono portate nel 1087 da un gruppo di marinai e sacerdoti baresi che era andato fino a Myra per impadronirsene.

Quando, negli anni Cinquanta del secolo scorso, la cripta fu restaurata, il cranio e le ossa del santo furono accuratamente misurate, fotografate e radiografate. Wilkinson ha esaminato questi dati alla luce delle moderne tecniche dell’antropologia forense, aiutandosi con un software di ricostruzione facciale e aggiungendo dettagli dedotti dalle fattezze delle popolazioni mediterranee dell’epoca. Il risultato – un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso rotto forse nel corso delle persecuzioni, e barba e capelli grigi – è stato illustrato nel documentario della BBC The Real Face of Santa.

Il protettore dei bambini
Dopo la morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità, grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti. Molte professioni (ad esempio i marinai), città e intere nazioni lo adottarono e ancora lo venerano come loro patrono. Ma perché diventò anche protettore dei bambini e mitico dispensatore di doni?

La ragione, spiega Gerry Bowler, storico e autore del libro Santa Claus: A Biography, sta soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200. La prima, e più nota, racconta del giovane vescovo Nicola che salva tre ragazze dalla prostituzione facendo recapitare in segreto tre sacchi d’oro al padre, che così può salvarsi dai debiti e fornire una dote alle figlie. Nella seconda, Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, li ha fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori. Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le vittime: “ecco uno dei motivi che lo resero patrono dei bambini”, commenta Bowler.

Da san Nicola a Santa Claus
Resta da spiegare come questo santo mediterraneo si sia spostato al Polo Nord e sia stato associato al Natale. In realtà per molti secoli il culto di san Nicola – e la tradizione di fare regali ai bambini - si continuò a celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord e dell'arco alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere.

Ma la Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord. “Era un bel problema”, commenta Bowler. “A chi far portare i doni ai bambini?”. In molti casi, risponde lo studioso, il compito fu attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a Natale. “Ma il piccolo Gesù non sembra in grado di portare troppi regali, e soprattutto non può minacciare i bambini cattivi. Così gli fu spesso affiancato un aiutante più forzuto, in grado anche di mettere paura”.

Nacquero così nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il demone. Alcune, come i Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre il ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche da questi personaggi nasce la figura dell’allegro vecchietto in slitta.

San Nicola in America
Gli immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono le prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san Nicola, diffusero il suo nome, "Sinterklaas"

Ma nell’America delle origini il Natale era molto diverso da come lo consideriamo oggi. Nel puritano New England era del tutto snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol. “Era così anche in Inghilterra”, spiega Bowler. “E non c’era nessun magico dispensatore di doni”.

Poi, nei primi decenni dell’Ottocento, diversi poeti e scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in una festa di famiglia, recuperando anche la leggenda di san Nicola. Già in un libro del 1809, Washington Irving immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Children’s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale “ma privato di qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici”, spiega Bowler. Questo Santa porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini cattivi, e il suo carro è trainato da una sola renna.

Le renne diventano otto e il carro diventa una slitta nella poesia A Visit From St. Nicholas, scritta nel 1822 da Clement Clark Moore per i suoi figli ma diventata subito “virale”. Per molti decenni Santa Claus viene rappresentato con varie fattezze e con vestiti di varie forme e colori. Solo verso la fine del secolo, grazie soprattutto alle illustrazioni di Thomas Nast, grande disegnatore e vignettista politico, si impone la versione “standard": un adulto corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia bianca, che parte dal Polo Nord con la sua slitta trainata da renne e sta attento a come si comportano i bambini.

Ritorno in Europa
Una volta standardizzata (grazie anche alle pubblicità della Coca-Cola) la figura di Santa Claus torna in Europa in una sorta di migrazione inversa, adottando nomi come Père Noel, Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un po’ ovunque i vecchi portatori di doni. A diffonderla sono anche i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale, e l’allegro grassone finisce per simboleggiare la generosità degli USA nella ricostruzione dell’Europa occidentale.

Naturalmente, c'è anche chi nel Babbo Natale di origine yankee vede nient'altro che il simbolo della deriva consumista del Natale. Altri lo rifiutano o lo snobbano semplicemente in nome della tradizione, come i non pochi italiani ancora affezionati a santa Lucia, alla Befana o al vecchio, originale san Nicola.