martedì 28 dicembre 2021

Napoleone. Nel nome dell'arte. Stasera su Rai5 il documentario con Jeremy Irons

Rai5 trasmette stasera il documentario Napoleone. Nel nome dell'arte con la guida eccezionale del Premio Oscar  Jeremy Irons. Un racconto che mette in risalto come la passione del Bonaparte - talvolta l'ossessione del Bonaparte - per l'arte e il sapere, abbia cambiato il volto della cultura moderna. Diretto da Giovanni Piscaglia con la colonna sonora originale del compositore e pianista Remo Anzovino il film è stato prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in partnership con Intesa Sanpaolo e Gallerie d’Italia. 




Napoleone. Nel nome dell'arte, un documentario eccezionale che ci farà entrare nella mente del grande generale fondatore del primo impero francese; nelle sue predilezioni letterarie, nella sua psicologia, nella sua passione smodata per l'affermazione di sé, che tanto ha ispirato uomini di potere, intellettuali, dittatori nel corso dei secoli successivi. Dalla nascita di scuole, biblioteche e musei pubblici (tra cui Brera e il Louvre) alla fondazione dell'egittologia grazie alla campagna d'Egitto, dalle straordinarie scoperte archeologiche alle spoliazioni di opere d'arte, sino ad arrivare ai dipinti e alle sculture a lui dedicate si dipana un viaggio il cui punto di partenza sarà Milano, città che Napoleone scelse come capitale del Regno d'Italia da lui creato, che avrà sempre con l'imperatore un rapporto di speciale affinità, tanto da ospitarne anche l'incoronazione del 1805. Così, per la prima volta da allora, ascolteremo le musiche originali composte appositamente per la cerimonia e solo di recente riscoperte nell'archivio del Conservatorio di Milano.

Durante “l’angosciosa deriva di Sant’Elena”, prima della morte, Napoleone pensava – leggiamo nelle memorie – che i posteri lo avrebbero ammirato non solo per le battaglie, ma per avere portato al popolo cultura e bellezza, creando la scuola pubblica e l’idea moderna di museo universale. È a partire da questo aspetto della sua esistenza che nasce Napoleone. Nel nome dell'arte, con la guida eccezionale del Premio Oscar Jeremy Irons, in programma questa sera su Rai5.

Scrittore mancato, lettore compulsivo, ammiratore dell’arte e della sua forza di comunicazione, Napoleone fu spinto alle sue imprese dalla brama di potere e di gloria, ma anche dal bisogno di conoscenza e dall’ambizione di associare la sua immagine alle grandi civiltà del passato. Durante le campagne militari, promosse ricerche, colossali furti di opere e scavi archeologici, soprattutto in Italia e in Egitto, da cui nacquero scoperte come quella della Stele di Rosetta e la fondazione dei primi musei pubblici del mondo: il Louvre di Parigi e, sul suo esempio, la Pinacoteca di Brera di Milano. Mente infaticabile, memoria prodigiosa, appassionato di ogni disciplina, Napoleone (1769-1821) trasformò il suo naturale senso di superiorità in istinto paterno: i cittadini dell’Impero erano per lui figli da educare, con i dipinti, le sculture, la musica, il teatro. Nei territori conquistati portò riforme scolastiche, rivoluzioni architettoniche e urbanistiche e un nuovo modo di intendere il classicismo: lo Stile Impero, di cui parte integrante è la figura del sovrano, effigiato in busti di marmo, monete e tabacchiere, oppure solo citato attraverso la celebre N. 

Punto di partenza del film è l’incoronazione di Napoleone a re d’Italia nel Duomo di Milano il 26 maggio 1805: un momento che sottolinea lo stringente legame col mondo greco-romano, con quello rinascimentale e persino con l’eredità longobarda, rappresentata dalla Corona Ferrea che Napoleone volle indossare al culmine della cerimonia. Inoltre, per la prima volta da allora, è stato fatto trascrivere, orchestrare ed eseguire in Duomo il Te Deum di Francesco Pollini, che fu composto e suonato per l’incoronazione e che è stato solo recentemente ritrovato dalla docente del Conservatorio di Milano Licia Sirch tra le carte dell’Archivio di Stato: nel film lo vediamo eseguito in prova generale presso la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale e poi nella cattedrale di Milano dall’Orchestra Fondazione “I Pomeriggi Musicali”, diretta da Marco Pace, con il mezzosoprano Giuseppina Bridelli. Per l’occasione seguiremo anche il restauro del manto indossato quel giorno da Napoleone e degli oggetti cerimoniali che lo accompagnavano, preziosa opera di recupero legata al progetto Restituzioni di Intesa Sanpaolo.

Milano, scelta come prima capitale del regno d’Italia, città di forti simpatie napoleoniche, è luogo fondamentale del film. Dalla Biblioteca Nazionale Braidense – con il manoscritto autografo de Il cinque maggio di Manzoni e i volumi della Description de l’Egypte – alla Pinacoteca di Brera, uno dei fulcri della narrazione. Se infatti, a partire dalla campagna d’Italia, la penisola fu oggetto di meticolose spoliazioni di opere d’arte, è vero che con Brera venne fondato il primo “museo universale” italiano, un “piccolo Louvre” dove converge il meglio della produzione italiana. Se Milano fu centro di ricezione e smistamento di opere, Roma fu certamente luogo privilegiato di “estrazione”, nonché portale attraverso cui riconnettersi ai miti di Alessandro Magno, Augusto e Adriano. Dal Museo Pio Clementino e dai Musei Capitolini, il film racconta l’odissea delle opere partite per Parigi e tornate a casa, in silenzio, di notte, nel 1816, grazie all’impegno di Canova. Si tratta di alcune delle opere più importanti della tradizione occidentale: l’Apollo del Belvedere, il Laocoonte, il Galata morente e anche il Bruto capitolino, divenuto a Parigi icona di libertà repubblicana e lotta tirannicida e portato in trionfo nei cortei che celebravano la morte di Robespierre. Nelle sale del Louvre possiamo approfondire i criteri scientifici ed enciclopedici con cui era organizzata l’esposizione delle opere e ammirare l’incoronazione di Napoleone e Giuseppina di Beauharnais il 2 dicembre 1804, in Notre-Dame, opera monumentale di Jacques-Louis David. Una parentesi toscana conduce poi lo spettatore a San Miniato, luogo d’origine dei Bonaparte, e all’Isola d’Elba, dove i libri che l’Imperatore portò con sé nell’esilio permettono di parlare del suo amore ossessivo per la lettura, della sua memoria eccezionale. 

Per comprendere appieno la figura del Bonaparte, il film raccoglie gli interventi di: Luigi Mascilli Migliorini, Storico, Università di Napoli e Direttore della rivista italiana di studi napoleonici; Salvatore Settis, Archeologo, storico dell’arte e Presidente del Consiglio Scientifico del Louvre; James Bradburne, Direttore Pinacoteca di Brera; Ilaria Sgarbozza, Storica dell’arte; Ernesto Ferrero, Scrittore, autore del romanzo “N”, premio Strega 2000; Cynthia Saltzman, Storica dell’arte e scrittrice; Jean-Luc Martinez, Presidente-Direttore Museo del Louvre; Assem El-Dessouki, Storico dell’Egitto Moderno; Aude Semat, Dipartimento di Arte Egizia, Metropolitan Museum, New York; Alberto Antonio Banti, Storico, Università di Pisa; Charles Bonaparte, ultimo discendente della famiglia Bonaparte; Peter Hicks, Storico, Fondation Napoléon; Chantal Prévot, Storica, Fondation Napoleon; Christophe Beyeler, Conservatore capo Musée Napoléon Ier, Fontainebleau; Marco Pupillo, Curatore Museo Napoleonico di Roma; Marco Belpoliti, Scrittore; Lucia Miazzo, Restauratrice; Vittorio Lingiardi, Psicoanalista; Benedetto Luigi Compagnoni, Direttore Archivio di Stato Milano; Adriàn Almoguera, Storico dell’architettura; Giuseppe Massimo Battaglini, Storico.

Caro energia e materie prime: aumentano i costi di produzione sul comparto del vino

Settore vitivinicolo: non si allenta in Europa la morsa dell'aumento dei costi di produzione. In Italia nel terzo trimestre si registra un aumento del 12%. Secondo il Coordinatore Vino di Alleanza Cooperative Luca Rigotti "è necessario garantire la stabilità dell'offerta e del mercato".




Non accenna a diminuire l’impatto dell’aumento dei costi di produzione sul comparto del vino, non solo in Italia, ma anche in Francia e Spagna, gli altri due principali paesi produttori europei. In Italia gli incrementi nel terzo trimestre del 2021 hanno raggiunto la forbice del +8/12%, con un picco del +24,4% registrato dall’impennata dei costi dell’energia. Sono questi i principali dati diffusi dalle cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola dell'UE, in una nota congiunta che analizza la situazione di mercato dei tre paesi.  A preoccupare sono le difficoltà di approvvigionamento registrate in molti casi dalle aziende, costrette anche a far fronte ai costi dei trasporti addirittura raddoppiati, soprattutto all'estero, con la conseguenza di gravi ritardi nella consegna dei prodotti, che spesso finiscono per trasformarsi in costi aggiuntivi.  

“L’aumento del costo delle materie prime si ripercuote negativamente lungo tutta la filiera”, commenta il Coordinatore del settore Vitivinicolo di Alleanza cooperative Agroalimentari Luca Rigotti. “Gli incrementi vanno dal costo dell’elettricità a quello dei fertilizzanti, ma ad aumentare sono anche i prezzi del vetro, delle scatole, degli imballaggi e dei materiali da costruzione. Al momento, tuttavia, i prezzi del vino non sono aumentati al punto da riuscire ad assorbire l'aumento dei costi, che resta principalmente a carico dei produttori”.  

La principale conseguenza è che per far fronte ai rincari – fanno notare le cooperative di Francia, Spagna e Italia – le imprese stanno fermando o posticipando i loro piani di ammodernamento e si trovano di fatto nella impossibilità di programmare e realizzare nuovi investimenti, soprattutto quelli che dovrebbero raccogliere la sfida della transizione ecologica del settore vitivinicolo europeo indicata dalla strategia Farm to Fork.  

A completare l’attuale situazione di mercato, che è abbastanza omogenea nei tre Paesi, ci sono i segnali positivi provenienti da un aumento dei prezzi di vendita (causato da una vendemmia inferiore alla media degli ultimi anni) e dall'incremento dell’export, sostenuto anche dalla fine dei dazi statunitensi. Le principali criticità provengono, oltre che dall’aumento dei costi di produzione, anche dal timore di un possibile ripristino delle restrizioni nel canale Horeca a causa del perdurare della pandemia Covid-19, le quali finirebbero per avere un effetto destabilizzante e un pesante impatto sui consumi di vino europei.  

“Anche in queste situazioni di difficoltà è necessario mantenere la stabilità di mercato, garantendo ai clienti una certa continuità dell'offerta. In questa situazione - conclude Rigotti - anche i limiti imposti dalla Farm to Fork potrebbero potenzialmente contribuire, nel medio periodo, ad una riduzione delle produzioni europee, con l'inevitabile conseguenza che il calo produttivo si traduca in un aumento delle importazioni extra-Ue”. 

lunedì 27 dicembre 2021

Jephte, Plorate filii Israel: il sublime Lamento del capolavoro di Giacomo Carissimi

Jephte è l'oratorio a sei voci, strumenti e basso continuo dell'illustre compositore Giacomo Carissimi. Di eccezionale impatto visivo è l'episodio del Lamento, il Plorate filii Israel, senza dubbio la parte più sublime ed ammirata dell'intero brano. 

Giovanni Antonio Pellegrini, Ritorno di  Jephte raffigurato con la figlia che lo accoglie con il suo tamburello, 1700-1725 circa


Giacomo Carissimi, musicista fra i maggiori esponenti della scuola romana, riveste fondamentale importanza nel panorama musicale europeo. Le sue linee melodiche hanno tracciato nuovi orizzonti, conferito al canto movimento, varietà e grazia, creando un “unicum” tra musica e azione drammatica; l’oratorio “Jephte” è uno dei grandi capolavori di questo genere e il Plorate filii Israel del coro conclusivo è senza dubbio il brano più ammirato, tanto che Haendel ne rimase così impressionato da prenderne a prestito parecchi elementi per il coro del proprio Samson. 

La bellezza del Lamento, anch'esso suddiviso in sezioni, risiede molto nell'aspetto fonetico. La linea melodica é relativamente secondaria. Sono le insistite dissonanze di cui è irto l’accenno di fugato sulle parole “in carmine doloris”, il clima emotivo, lo sfasamento delle voci, le ripetizioni, i passaggi di una parola da una voce all'altra, i passaggi dinamici del piano al forte e viceversa, la tensione continua sulle singole note a caratterizzare di fatto il Plorate filii Israel, fino alla calma e lenta cadenza finale. Tanto le dissonanze quanto il lavorìo polifonico che anima le sezioni successive appaiono tuttavia l’emblema di un’angoscia per la quale, in termini solamente umani, non è possibile né razionale spiegazione né durevole conforto. 

Carissimi, che fu maestro della cappella alla Basilica di Sant’Apollinare a Roma dal 1630 alla sua morte, è determinante nella definizione e nell’evoluzione della forma musicale dell’oratorio in lingua latina, ovvero la partitura musicata di un testo sacro (non liturgico). Della sua vastissima produzione musicale fanno parte, oltre agli oratori, mottetti sacri, messe, cantate profane e da chiesa, e molte composizioni per organo. Carissimi è uno dei maestri che più ha contribuito a perfezionare le forme della cantata; è tra i primi a rendere più leggero il basso continuo, dandogli movimento e varietà di forme. La sua musica, ricca di madrigalismi, talvolta ricorda lo stile concitato di Monteverdi. La strumentazione di solito è essenziale: organo, o cembalo e tiorba, strumento musicale a corde pizzicate, della famiglia dei liuti (detto anche chitarrone), con eventuale rinforzo di violone o viola da gamba, per l’esecuzione del basso continuo; per la parte concertante intervengono fiati e archi.

Jephte sembra sia stato composto intorno al 1649, o poco prima. Secondo la prassi a quel tempo usuale, l’autore ricavò il testo dell’“Historia di Jephte”, che si suppone essere stato composto intorno al 1649, tagliando e interpolando liberamente la Vulgata e, come in tutti i suoi oratori latini, la struttura appare progettata a campata unica delineata in tre tableaux (la battaglia – le celebrazioni per la vittoria – i lamenti). A ciascuna di queste corrisponde un diverso carattere musicale, secondo una retorica largamente condivisa all’epoca: i cambi di tonalità da maggiore a minore e viceversa, l’uso di pause in funzione espressiva, il prolungarsi al canto di note dissonanti con il basso continuo, l’uso di intervalli aspri, per lo più diminuiti, e tritoni.

È un’opera profondamente unitaria in cui la recitazione gioca un ruolo decisivo; ed è proprio questa profonda compenetrazione tra musica e azione drammatica a renderlo un capolavoro.

In rete non sono molte le esecuzioni del Plorate filii Israel dell'Historia de Jephte, tra queste le più ammirevoli sono quelle del The University Baroque Ensemble and The Collegiate Choir, degli English Baroque Soloists, dei Cantus Cölln e del Coro Città di Roma, sotto la direzione del maestro Mauro Marchetti nell'ambito della Sagra Musicale Umbra del 2005.

Il Sogno del Podio, professione direttore d'orchestra: al via su Rai5 la competizione per entrare nella leggendaria London Symphony Orchestra

Andrà in onda su Rai5 la nuova edizione del docu/talent il Sogno del Podio. Venti giovani direttori di orchestra inseguiranno il sogno di vincere la competizione per poter lavorare per un anno come “Assistente Direttore” nella leggendaria London Symphony Orchestra. 




Condotta da Milly Carlucci, di scena su Rai5 mercoledì 29 e giovedì 30 dicembre la nuova edizione del docu/talent il Sogno del Podio, la competizione per entrare nella leggendaria London Symphony Orchestra. Venti giovani direttori di orchestra si sfideranno per un ruolo che darebbe loro la possibilità di cambiare per sempre la loro vita.

La Competizione, patrocinata dal Principe Carlo, si svolge ogni due anni dal 1990 nelle prestigiose locations della “Guildhall School of Music and Drama” di Londra (1° e 2° round) e il “Barbican Centre” (finale) ed ha lanciato direttori d’orchestra di fama internazionale.

Quest’anno, a causa delle restrizioni COVID, i primi due round e la finale avranno luogo tutti nella Hall di St Luke, sede operativa di LSO. Altra grande novità, i concorrenti dovranno dirigere la London Symphony Orchestra sin dal 1°round.

A giudicarli ci sarà una Giuria internazionale composta da grandi direttori d’Orchestra. I 20 selezionati dovranno preparare un ampio repertorio di brani scelti dalla Giuria tra i quali saranno sorteggiati quelli che ognuno di loro dovrà eseguire.

Durante lo svolgimento delle puntate scopriremo le loro storie personali anche attraverso filmati girati nelle loro città di provenienza. Tante storie diverse, tutte con al centro la determinazione, il talento e la passione.

Nelle prime due puntate la metà dei concorrenti sarà eliminata, nella terza, i 10 rimasti si esibiranno con nuovi pezzi di repertorio e alla fine ne rimarranno solo tre che si contenderanno la vittoria finale.

Nella quarta ed ultima puntata la sfida fra i tre finalisti decreterà il vincitore che conquisterà i 15.000 pounds del premio, oltre al contratto di un anno come Assistant Conductor di LSO.

PUNTATA 1 – Primo round, parte I

Dirigere un’orchestra è un mestiere complesso, affascinante, anche misterioso. Serve molta esperienza, che per un giovane direttore può essere difficile acquisire. Per questo a Londra la Donatella Flick Conducting Competition riunisce periodicamente 20 giovani candidati di passaporto europeo, accumunati dal sogno di vincere l’ambito premio: diventare, per un anno, assistente del direttore della London Symphony Orchestra.

In questa puntata la conduttrice Milly Carlucci racconta l’avventura londinese dei primi 10 concorrenti, ciascuno con una sua storia, un suo stile, un suo modo di stare sul podio del direttore d’orchestra. Di questi, solo 5 passeranno in semifinale ma tutti hanno la possibilità straordinaria di dirigere la London Symphony fin da questo primo round, che si gioca su un repertorio davvero eccezionale: l’Idillio di Sigfrido di Wagner, la Sinfonia n.86 di Haydn e la Sinfonia n.8 di Beethoven.

Con i consigli del Maestro Antonio Pappano e del Maestro Carlo Rizzi, e con la testimonianza della fondatrice della Competition Donatella Flick, si esplora il mondo della musica classica sinfonica, il suo backstage, le sue regole e i suoi meccanismi.

PUNTATA 2 – Primo round, parte II

L’Idillio di Sigfrido di Wagner, la Sinfonia n.86 di Haydn e la Sinfonia n.8 di Beethoven: questo il repertorio che, dal podio di fronte alla straordinaria London Symphony Orchestra, i giovani direttori d’orchestra dovranno dirigere nella seconda parte del primo round Donatella Flick Conducting Competition.

Di 10 dei 20 ragazzi partecipanti abbiamo già conosciuto la storia personale e visto le performance nella prima puntata. Ora tocca agli altri 10 concorrenti, come sempre presentati da Milly Carlucci, con 10 vite, 10 stili, 10 modi di dirigere anche molto diversi, ma tutti accumunati da un unico sogno: vincere la Competition e diventare assistente del direttore della London Symphony Orchestra per un anno.

Tra gli ospiti di puntata: il Maestro Antonio Pappano, il Maestro Carlo Rizzi e il Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Michele Dall’Ongaro.

PUNTATA 3 – Secondo round, semifinale

Milly Carlucci conduce la semifinale della Donatella Flick Conducting Competition, in cui 10 concorrenti salgono sul podio della leggendaria London Symphony Orchestra per sfidarsi su un repertorio che comprende il Concerto per violoncello e orchestra, Op. 129 di Schumann, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 24 di Mozart e il Tryst di MacMillan.

Dei concorrenti di puntata, solo in tre avranno il privilegio di andare in finale, e provare ad aggiudicarsi il premio finale: un anno da assistente del direttore della London Symphony. Tra gli ospiti di puntata: il Maestro Antonio Pappano, il maestro Carlo Rizzi, la fondatrice della Competition Donatella Flick e il direttore e compositore James MacMillan, autore di uno dei brani del repertorio della semifinale e membro della prestigiosa giuria.

PUNTATA 4 - Finale

La finale della Donatella Flick Conducting Competition 2021. I tre finalisti dirigono la London Symphony Orchestra in un ultimo, maestoso concerto. In repertorio: il Nabucco di Verdi, le Variazioni Sant’Antonio di Brahms e le Danze Slave di Dvořák.

Milly Carlucci ripercorre le storie, le esperienze, i progetti e le speranze personali e professionali dei tre finalisti, e la loro avventura nella Competition. Un lungo percorso di vita e di mestiere che li ha portati fin qui, alla finale, a contendersi il premio finale: il posto da assistente del direttore della London Symphony Orchestra, per un anno intero. Chi vincerà? Chi coronerà… il sogno del podio?

Tra gli ospiti di puntata, a spiegare i meccanismi della direzione d’orchestra, il Maestro Antonio Pappano, il Maestro Carlo Rizzi e Donatella Flick, fondatrice della Competition.

venerdì 24 dicembre 2021

Ricerca, svelata l'origine delle uve da vino europee

Una ricerca condotta dall'Università di Udine e dall'Istituto di Genomica Applicata ha ricostruito la storia evolutiva delle varietà di vite e identificato il gene forse responsabile del passaggio della pianta da selvatica a coltivata. Dallo studio, appena pubblicato su Nature Communications, emerge che tutte le viti coltivate derivano da un unico evento di addomesticamento avvenuto nel Caucaso. 



 

L'uva da vino europea potrebbe aver avuto origine dall'ibridazione di uve da tavola addomesticate in Asia occidentale con viti selvatiche europee locali. Lo rivela una ricerca condotta dall’Università di Udine e dall’Istituto di Genomica Applicata (IGA) di Udine, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications. Lo studio ha ricostruito la storia evolutiva della vite da vino in Europa, nonché identificato il gene che potrebbe essere stato decisivo nel passaggio della pianta da vite selvatica a vite coltivata, in quanto responsabile dell’aumento delle dimensioni e del cambiamento della morfologia della bacca, rendendo così l’uva più attrattiva per il consumo da parte dell’uomo e più adatta alla vinificazione.

L'uva è coltivata da quasi quattro millenni nel Mediterraneo orientale e da due millenni nell'Europa occidentale. Tuttavia, l'origine delle uve da vino europee è stata sempre dibattuta. Alcune ricerche precedenti alla pubblicazione di questo studio avevano suggerito che l'uva da vino europea avesse avuto origine dall'addomesticamento delle specie di uva selvatica europea, indipendentemente dagli eventi di addomesticamento nell'Asia occidentale.

Il lavoro, intitolato “The genomes of 204 Vitis vinifera accessions reveal the origin of European wine grapes”, è stato coordinato da Michele Morgante, genetista del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Ateneo friulano e direttore scientifico dell’IGA, e da Gabriele Di Gaspero, ricercatore dell’IGA. Allo studio hanno partecipato Gabriele Magris, Irena Jurman, Alice Fornasiero, Eleonora Paparelli, Rachel Schwope e Fabio Marroni.

La ricerca è partita dal sequenziamento di oltre 200 varietà di vite, con l’obiettivo di ricostruire la storia evolutiva della vite da vino in Europa. Tra le principali conclusioni ricavate dalle analisi fatte, «è emerso – evidenzia Michele Morgante – che tutte le viti coltivate derivano da un unico evento di addomesticamento avvenuto nel Caucaso, l’attuale Georgia, a dispetto di alcune teorie secondo cui c’era stato un secondo evento di addomesticamento in Europa. Da questo unico evento sono derivate inizialmente le varietà di uva da tavola, da cui poi si sono ottenute quelle da vino che sono state successivamente portate in Europa».

Le informazioni ottenute dai ricercatori sono molto interessanti anche per la viticoltura ed enologia italiana, oltre che internazionale. Ad esempio, lo studio ha evidenziato che la grande diversità varietale che si trova in Italia, di cui può andare fiera l’enologia italiana, trova una rispondenza genetica ben precisa a livello genomico. «Nel pool genetico della vite coltivata – spiega Morgante - si riconoscono quattro contributi ancestrali, ovvero quattro antiche popolazioni di vite che l’uomo in un lontanissimo passato ha contribuito a selezionare e poi mescolare. L’Italia è l’unico paese nel cui patrimonio varietale di vite da vino si ritrovano rappresentati in maniera significativa tutti e quattro questi contributi ancestrali, e in cui la maggioranza delle varietà ha al suo interno una mescolanza di due, tre e spesso quattro contributi».

Inoltre, è emerso che alcune delle più diffuse e pregiate varietà di vite da vino, in generale varietà del centro-nord Europa (Traminer, Sauvignon, Riesling, Pinot, Cabernet, Merlot) «derivano da incroci fra viti coltivate portate dall’Orienta e viti selvatiche europee – dice Gabriele Di Gaspero - e portano all’interno del loro genoma tratti di DNA derivati dalle viti selvatiche: un po’ come è avvenuto per noi umani con l’uomo di Neanderthal. Sono proprio questi eventi di ibridazione avvenuti più volte indipendentemente in Europa che giustificano l’uso del termine autoctono per riferirci a quelle varietà che consideriamo originarie del nostro paese o della nostra regione, ma che in realtà hanno le loro radici più lontane nei paesi in cui la specie è stata originariamente addomesticata».

E ancora, alcune delle varietà coltivate in Italia e Francia ancora oggi hanno metà del loro genoma selvatico, ossia sono cosiddetti ibridi F1 fra viti coltivate e viti selvatiche. «Tra queste varietà – precisa Morgante - in Italia troviamo in Italia ad esempio Enantio, noto anche come Lambrusco a foglia frastagliata, e Lambrusco Grasparossa. Questa evidenza è in accordo con quanto già scritto da Plinio il Vecchio, che usava il termine vitis silvestris o vitis labrusca, e dall’etimologia del nome, in quanto i Romani indicavano generalmente le viti selvatiche spontanee che trovavano sui confini, detti labrum, dei campi coltivati, bruscum, con la parola latina labrusca vitis, divenuta poi in italiano Lambrusco».

Quanto all’identificazione delle mutazioni probabilmente responsabili del passaggio graduale da vite selvatica a vite coltivata «si tratta – spiega Morgante - di due geni che hanno acquisito nelle viti coltivate la peculiarità di essere espressi in modo specifico nelle bacche durante la fase di espansione e maturazione del frutto e che, con la loro espressione, contribuirebbero ad aumentarne la dimensione. L’incremento della dimensione delle bacche – precisa Morgante – è stato certamente uno degli obiettivi della millenaria opera di selezione effettuata dall’uomo e ora potremmo avere finalmente identificato i meccanismi molecolari su cui questa selezione ha agito. Siccome la dimensione del frutto è un carattere che è stato selezionato in molte specie da frutto e che è ancora oggetto di selezione per aumentare ulteriormente le dimensioni, le conoscenze acquisite potrebbero avere un impatto anche al di là della vite stessa».

The genomes of 204 Vitis vinifera accessions reveal the origin of European wine grapes

mercoledì 22 dicembre 2021

Ricerca e innovazione, creati dispositivi elettronici con materiali stampati 2D

Uno studio guidato da ricercatori del Politecnico di Torino e dell’Imperial College London, rivela i meccanismi fisici responsabili del trasporto di elettricità in materiali bidimensionali (2D) stampati.




“Charge transport mechanisms in inkjet-printed thin-film transistors based on two-dimensional materials”: questo il titolo dello studio pubblicato su Nature Electronics e guidato da ricercatori del Politecnico di Torino e dell’Imperial College London, che ha identificato le proprietà dei film stampati di materiali 2D, al fine di realizzare dispositivi elettronici su misura, permettendo una progettazione razionale di una nuova classe di dispositivi elettronici flessibili ad alte prestazioni.

I chip di silicio sono i componenti di base che supportano la maggior parte dell’elettronica moderna, dai contapassi sportivi agli smartphone. Tuttavia, la loro natura rigida ne limita l’utilizzo nel campo dell’elettronica flessibile. I materiali 2D, costituiti da strati di spessore monoatomico, possono essere dispersi in soluzione e utilizzati per realizzare inchiostri stampabili, con i quali produrre film ultra-sottili che risultano estremamente flessibili, semi-trasparenti e con proprietà elettroniche innovative.

Si apre dunque la possibilità di progettare nuovi tipi di dispositivi, che possono essere integrati in materiali flessibili e deformabili, come i vestiti, la carta, o persino i tessuti del corpo umano.

In precedenza sono stati realizzati diversi dispositivi elettronici flessibili a partire da inchiostri di materiali 2D stampati, ma si è sempre trattato di singoli componenti “proof-of-concept”, creati per mostrare come una particolare proprietà – come per esempio un’alta mobilità elettronica, la sensibilità alla luce, o l’immagazzinamento di carica – potesse essere ottenuta.

Tuttavia, in assenza di una precisa conoscenza di quali parametri sia necessario controllare per progettare dispositivi stampati a base di materiali 2D, il loro uso esteso è rimasto finora limitato. Adesso, il team internazionale ha studiato il meccanismo di trasporto della carica elettronica in diversi film stampati di materiali 2D, mostrando come esso sia controllato da variazioni di temperatura, campo magnetico, e campo elettrico.

Il team ha investigato tre esempi tipici di materiali 2D: il grafene (un “semimetallo” costituito da un singolo strato di atomi di carbonio), il disolfuro di molibdeno (o MoS2, un “semiconduttore”), e il carburo di titanio (o MXene Ti3C2 , un metallo), riuscendo a mappare come il comportamento del trasporto di carica elettrica possa cambiare quando sottoposto a queste diverse condizioni.

“I nostri risultati hanno un enorme impatto sul modo in cui comprendiamo il trasporto attraverso network di materiali bidimensionali – sottolinea Felice Torrisi del Dipartimento di Chimica all’Imperial College London, ricercatore a capo del progetto - rendendo possibile non solo il design controllato e la progettazione della futura elettronica stampata basata su materiali 2D, ma anche nuovi tipi di dispositivi elettronici flessibili. Ad esempio, il nostro lavoro apre la strada allo sviluppo di dispositivi indossabili, affidabili e adatti per applicazioni biomediche, come il monitoraggio remoto dei pazienti, o per dispositivi bio-impiantabili per monitoraggio di malattie degenerative o di processi di guarigione”.

Questi futuri dispositivi potrebbero un giorno sostituire procedure invasive, quali l’impianto di elettrodi cerebrali per monitorare condizioni degenerative che affliggono il sistema nervoso. Tali elettrodi possono solo essere impiantati su base temporanea e sono scomodi per il paziente, mentre un dispositivo flessibile realizzato in materiali 2D biocompatibili potrebbe essere integrato con il cervello e fornire un monitoraggio costante. Ulteriori potenziali applicazioni mediche includono dispositivi indossabili per il monitoraggio della salute – dispositivi come orologi sportivi, ma maggiormente integrati con il corpo, in grado di fornire dati sufficientemente accurati per permettere ai medici di monitorare i propri pazienti senza costringerli a presentarsi in ospedale per effettuare esami.

Le relazioni che il team ha scoperto tra le tipologie di materiali 2D e i parametri di controllo del trasporto di carica elettrica aiuteranno altri ricercatori a progettare dispositivi stampati e flessibili basati su materiali 2D con le proprietà desiderate, in base a come sia necessario che la carica elettrica si comporti. Queste relazioni potrebbero anche rivelare come progettare tipologie interamente nuove di componenti elettronici impossibili da realizzare con chip di silicio, quali componenti trasparenti o componenti che possano modificare e trasmettere la luce in modi innovativi.

“La comprensione a livello fondamentale di come gli elettroni siano trasportati attraverso network di materiali bidimensionali è essenziale per capire come possiamo realizzare componenti elettronici stampati – spiega il professor Renato Gonnelli, docente presso il Dipartimento di Scienza Applicata-DISAT del Politecnico, dove coordina il gruppo di ricerca, e coautore dello studio - Identificando i meccanismi responsabili per questo trasporto elettronico, saremo in grado di ottenere il design ottimale di elettronica stampata ad alte prestazioni.”

“Inoltre, il nostro studio potrebbe dare il via allo sviluppo di nuovi dispositivi elettronici ed optoelettronici che sfruttino le proprietà innovative di grafene e altri materiali 2D - aggiunge Erik Piatti, ricercatore post doc presso il gruppo del professor Gonnelli al Politecnico e primo autore dello studio - come l’altissima mobilità elettronica, la trasparenza ottica e la resistenza meccanica.”

Capodanno: il 1° gennaio Roma rinasce con Capodarte 2022

Roma rinasce a capodanno con Capodarte 2022. Tanti protagonisti del mondo della cultura incontreranno il pubblico nei musei, nei teatri, nei cinema, nelle biblioteche e in altri spazi straordinariamente aperti. Ecco il programma completo.




Roma rinasce dalla cultura. Dopo un periodo di pandemia che ha duramente colpito il settore culturale e da cui si sta cominciando faticosamente ad uscire, la Capitale si appresta a salutare il nuovo anno con Roma Capodarte 2022.

Importanti personalità del mondo dell’arte, del cinema, della musica, della letteratura e del teatro hanno risposto all’appello del sindaco di Roma e hanno deciso di mettere generosamente a disposizione della città il proprio tempo e la propria competenza, per condividere con il pubblico il Capodanno. Tra questi Giovanni Allevi, Luca Barbareschi, Marco Bellocchio, Francesco Bruni, Andrea Carandini, Ascanio Celestini, Teresa Ciabatti, Stefano Di Battista, Paolo Di Paolo, Ilaria Gaspari, Raffaella Lebboroni, Loredana Lipperini, Giuliano Montaldo, Silvio Orlando, Daria Paoletta, Sandra Petrignani, Nicola Piovani, Christian Raimo, Lidia Ravera, Sergio Rubini, Vittorio Sgarbi, Paola Soriga, Claudio Strinati, Carola Susani, Mario Tozzi.

Sabato 1° gennaio, a partire dalle ore 15, incontreranno spettatori e visitatori in una cinquantina di spazi distribuiti su tutto il territorio cittadino, tra cui biblioteche comunali, musei civici, teatri, cinema e altri luoghi della cultura straordinariamente aperti per l’occasione come l’area archeologica dei Fori imperiali, il Palazzo delle Esposizioni, il Macro e l’Auditorium Parco della Musica.

Un Capodanno per ripartire tutti insieme, pubblico, artisti e operatori del mondo della cultura, in presenza e in sicurezza, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura con il coordinamento del Dipartimento Attività Culturali, in collaborazione con l’Istituzione Biblioteche di Roma, la Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali e le istituzioni del Tavolo tecnico per la produzione culturale contemporanea: Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Casa del Cinema, Fondazione Cinema per Roma, Fondazione Musica per Roma, Azienda Speciale Palaexpo, Teatro dell'Opera di Roma,Associazione Teatro di Roma, e poi ancora Nuovo Cinema Aquila, Cinema Troisi e Teatro Eliseo. Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.

L’ingresso sarà consentito nel rispetto della vigente normativa sulle misure di contrasto e contenimento del Covid-19.

MUSEI

Eccezionalmente aperti e gratuiti dalle 14 alle 20 (ultimo ingresso ore 19), ad esclusione della Serra Moresca che chiuderà alle ore 17 (ultimo ingresso ore 16), i principali spazi del Sistema Musei di Roma Capitale accoglieranno per Capodarte incontri gratuiti in compagnia di personalità del mondo dell’arte e della cultura, a cura della Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali. È consigliata la prenotazione online su www.culture.roma.it/romacapodarte.

Si comincia alle ore 15 con Cesare Pietroiusti che sarà protagonista di un incontro sulla mostra Materia Nova alla Galleria d’Arte Moderna. A seguire, appuntamento ai Musei Capitolini con l’eccezionale visita di Vittorio Sgarbi alla sala dei Pittori ferraresi (ore 16), con l’accademico dei Lincei Alessandro Zuccari che si concentrerà sul Caravaggio (ore 17) e con il professor Michele Ainis, protagonista dell’incontro Roma e l’Europa (ore 18).

Nel cuore della Roma antica saranno invece l’archeologo Andrea Carandini, all’interno dei Mercati di Traiano, e l’archeologa Rita Paris, nella vicina area archeologica dei Fori Imperiali, pronti ad incontrare i visitatori nei rispettivi appuntamenti delle ore 16 e delle ore 16.30. Per i visitatori che sceglieranno il Museo di Roma a Palazzo Braschi, duplice appuntamento a disposizione: alle 17.30 incontro con lo storico dell’arte Claudio Strinati mentre alle 18.30 la storica Marina Formica parlerà di Roma città di libertà. La Serra Moresca di Villa Torlonia, con le sue piante esotiche e le vetrate dipinte, ospiterà alle ore 16 l’intervento dello storico dell’arte e saggista Costantino D’Orazio. Alle ore 17, alla Centrale Montemartini appuntamento con la visita guidata dell’archeologo e accademico Giuliano Volpe, e sempre alle ore 17 inizierà l’incontro con Patrizia Gioia al Museo di Casal de’ Pazzi. Infine, alle 18.30, incontro al Museo dell'Ara Pacis con l’archeologo e accademico Eugenio La Rocca.

Tra gli spazi aperti anche la Casa Museo Alberto Moravia che alle ore 16, attraverso la voce di Carola Susani, proporrà ai visitatori letture tratte dai testi di Moravia L’uomo come fine e Diario Europeo.

A completare il programma del 1° gennaio le visite guidate al Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina (ore 16), al Museo di Roma in Trastevere (ore 17), al Museo Civico di Zoologia (ore 17), al Museo di scultura antica Giovanni Barracco (ore 17.30) e al Museo Napoleonico (ore 18).

L’ingresso al Sistema Musei di Roma Capitale sarà completamente gratuito ad eccezione delle mostre Klimt. La secessione e l’Italia al Museo di Roma e I Marmi Torlonia.

Collezionare capolavori nello spazio espositivo di Villa Caffarelli ai Musei Capitolini.

BIBLIOTECHE

Eventi gratuiti in contemporanea alle 17.30 in 13 spazi aperti in ogni angolo della città, a cura dell’Istituzione Biblioteche di Roma, con prenotazione obbligatoria presso ciascuna Biblioteca.

Ascanio Celestini sarà protagonista dell’incontro Pasolini fuori dal centro, su Pasolini e le periferie romane, in programma alla Biblioteca Pier Paolo Pasolini e Paolo Di Paolo della conversazione tra letteratura e cinema dal titolo I sentimenti alla Biblioteca Arcipelago Auditorium, seguita dalla proiezione del film À l’abordage di Guillaume Brac introdotta da Ginella Vocca. Alla Biblioteca Goffredo Mameli sarà l’autrice Loredana Lipperini a parlare del proprio libro Nome non ha. Una chiacchierata sulla letteratura fantastica mentre Antonio Pascale presenterà il proprio testo La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini alla Biblioteca Villa Leopardi. In programma anche Sandro Portelli, autore di Fosse Ardeatine. L’ordine è già stato eseguito, che incontrerà il pubblico alla Biblioteca Flaminia.

Con Christian Raimo si svolgerà invece l’appuntamento Rimuovere gli ostacoli. Una lezione sull'articolo più bello della Costituzione italiana alla Biblioteca Ennio Flaiano. A due voci invece gli appuntamenti alla Biblioteca Renato Nicolini con Marino Sinibaldi che incontrerà Paola Soriga, autrice di Maicolgècson; alla Biblioteca Guglielmo Marconi con Teresa Ciabatti e Ilaria Gaspari su Immaginario femminile. I tabù che restano da abbattere; alla Biblioteca Villino Corsini con Sandra Petrignani e Francesca Gatto che si confronteranno su Leggere gli uomini.

Quattro saranno infine i laboratori attivi sempre alle 17:30: Leggiamo la musica, per famiglie e bambini (6-10 anni), realizzato in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e tenuto dai musicisti Ilona Balint (viola) e Francesco Di Donna (violoncello) presso la Biblioteca Franco Basaglia; il laboratorio di scrittura rap Potere alle parole.

Open mic rap jam tenuto da Amir Issaa presso la Biblioteca Laurentina; il laboratorio di graphic novel Siamo delle fantastiche storie a fumetti con l’illustratore e fumettista LRNZ, al Centro Culturale Aldo Fabrizi e il laboratorio di scrittura creativa Saper scrivere con Lidia Ravera, presso la Casa delle Letterature.

CINEMA

Tre sale, importanti punti di riferimento del cinema a Roma, apriranno le proprie porte perospitare gli artisti legati alla settima arte. A partire dal Cinema Troisi di via Induno, spazio gestito dall’Associazione Piccolo America, che porterà in sala, al termine della proiezione del film Tutto quello che vuoi in programma alle 15.30, il regista Francesco Bruni e i protagonisti Giuliano Montaldo e Raffaella Lebboroni. Alle ore 16 nella Sala Deluxe della Casa del Cinema a Villa Borghese inizierà la proiezione, gratuita in questo caso, del film Marx può aspettare di Marco Bellocchio, in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma. Seguirà un dibattito sul film con il maestro piacentino. Appuntamento alle 18 nel quartiere Pigneto al Nuovo Cinema Aquila, gestito da Cinema Mundi Società Cooperativa Onlus, con le proiezioni di Deathmate, corto vincitore del premio speciale Free Aquila, seguito da Matrix Resurrections di Lana Wachowski. Presenti in sala il giovane regista del corto vincitore Luca Di Paolo e l’attrice Blu Yoshimi.

TEATRI

Diversi gli appuntamenti all’interno dei teatri capitolini, a cura dell’Associazione Teatro di Roma, con un calendario di interventi di artisti che si andrà ad affiancare alla già ricca programmazione in corso nelle sale. Il Teatro Argentina proporrà due momenti al proprio pubblico: alle ore 17, in Sala Squarzina, per la rassegna di teatro di narrazione Voce Parole, sarà presentato direttamente dalla sua autrice/attrice Daria Paoletta lo spettacolo Il fiore azzurro; mentre alle ore 19, terminata la replica de La vita davanti a sé, il regista e protagonista Silvio Orlando intratterrà la platea con una sua riflessione sul tema “Arte elibertà. Roma riparte in sicurezza”. Alle ore 17, invece, nel vicino Teatro Valle Franca Valeri, il maestro Nicola Piovani incontrerà il pubblico all’interno del foyer, attualmente sede della mostra ad ingresso gratuito Bernard-Marie Koltès, un viaggio nell’universo teatrale tra parole e visioni. L’ingresso è gratuito. La musica sarà protagonista al Teatro Tor Bella Monaca dove, alle ore 18, al termine del Concierto de Año Nuevo a cura dell’Associazione Culturale Seven Cults Filippo D’Alessio, è previsto un intervento con il pubblico in sala del cantante Joel Torres e dei musicisti Josè Ramon Caraballo Armas, Sebastian Marino e Alessandra Procacci. Al Teatro Eliseo, infine, alle ore 17, appuntamento a ingresso gratuito con Marco Zurzolo e la sua band in compagnia di tanti altri artisti. Saranno presenti Luca Barbareschi e Sergio Rubini.

ALTRI SPAZI

Al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, aperto gratuitamente dalle 16 alle 22.30 (ultimo ingresso ore 21.30) con il trittico di mostre Tre stazioni per Arte-Scienza, in programma, appositamente per Capodarte, gli interventi di due ospiti d’eccezione: alle ore 16 Fabrizio Rufo, docente di bioetica e curatore della mostra La scienza di Roma e alle ore 18.30 Mario Tozzi, geologo e conduttore televisivo. A completare l’offerta i laboratori gratuiti per i più piccoli Toccare la bellezza. Maria Montessori, Bruno Munari alle 16.30 e alle 18, oltre ad una doppia proiezione gratuita dedicata al regista Andrej Tarkovskij in Sala Cinema. Alle 16.30, il film L’Infanzia di Ivan e alle 19, Stalker.

Sempre a cura dell'Azienda Speciale Palaexpo, in occasione di Capodarte, a partire dalle 16 ingresso gratuito al Mattatoio fino alle 20 per la mostra Dora Garcia. Conosco un labirinto che è una linea retta e ingresso gratuito a tutte le mostre e progetti in corso al MACRO via Nizza fino alle ore 22 (ultimo ingresso fino alle 21.30): Retrofuturo, You can have my brain, Cut a Door in the Wolf, The Extra Geography, Autoritratto come Salvo, Win a new car di Vier5, Chi ha paura di Patrizia Vicinelli, Fore-edge Painting.

Dalle 16 si svolgerà inoltre Meet the artist, la proiezione di una serie di interviste agli artisti Franco Mazzucchelli, Nathalie Du Pasquier, Luca Vitone, Rä di Martino. Alle 17 avrà luogo una speciale visita guidata gratuita della serie MACRO in famiglia e alle 18 attività didattiche con la presenza di Carlo Antonelli.

Tra gli spazi aperti il 1° gennaio anche l’Auditorium Parco della Musica dove, a cura della Fondazione Musica per Roma, è previsto un intervento speciale per Capodarte di Giovanni Allevi al termine del proprio concerto delle 18 in Sala Santa Cecilia, e del sassofonista Stefano Di Battista, dopo la sua esibizione in Sala Petrassi alle ore 18.30.

Per la rassegna Retape, invece, a cura di Ernesto Assante, il concerto gratuito di Mutonia, Esseho e Mèsa, alle ore 21 in Sala Teatro Studio G. Borgna. Il pubblico dell’Auditorium potrà visitare, ad ingresso gratuito, la mostra dedicata ad Adrian Tranquilli An Unguarded Moment di (spazio Garage) e la mostra Paolo Ketoff - Il Liutaio Elettronico (spazio Auditorium Arte) in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Legata ai temi quest’ultima esposizione anche la conversazione delle ore 17.30 tra Michele Dall’Ongaro compositore e Presidente - Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Michelangelo Lupone, compositore e cofondatore CRM Centro Ricerche Musicali.

Altro appuntamento della giornata, nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola nel rione Campo Marzio, dove alle ore 17 si terrà la presentazione a cura del Centro Astalli della mostra Volti al futuro - Con i rifugiati per un nuovo noi. Ad illustrare il proprio lavoro il fotografo Francesco Malavolta insieme ad un gruppo di rifugiati.

Evento speciale domenica 2 gennaio al Teatro dell'Opera di Roma dove alle ore 16 Eleonora Abbagnato, direttrice del Corpo di Ballo, farà un saluto speciale al pubblico e al nuovo anno prima dell'inizio del balletto in due atti Lo schiaccianoci. Nello stesso giorno il Teatro Costanzi sarà aperto dalle 10 alle 14 con Scopri il Teatro! - Visite guidate al Teatro dell’Opera di Roma, un percorso nei principali ambienti dello storico teatro accompagnato da aneddoti curiosi sulla storia e l’architettura dell’edificio.

Sempre il 2 gennaio, prima domenica ecologica del 2022 e prima domenica del mese gratuita del nuovo anno, tutti i visitatori potranno usufruire dell’ingresso gratuito al Sistema Musei di Roma Capitale.

Tutte le informazioni per il pubblico sono disponibili su www.culture.roma.it/romacapodarte allo 060608 (tutti i giorni dalle ore 9 alle 19) oppure sui profili social con #romacapodarte2022

APPELLO DEL SINDACO ROBERTO GUALTIERI AL MONDO DELLA CULTURA

Il mondo della cultura è stato colpito in modo drammatico dalla pandemia. La chiusura obbligata di musei, cinema, teatri, sale da concerto, scuole di danza, di musica e dei diversi centri di formazione e di produzione artistica ha causato difficoltà organizzative e finanziarie dalle quali soltanto ora, a fatica, si sta cominciando a uscire. E bisogna onestamente ammettere che la politica e le istituzioni, nel loro insieme e nella nostra città, non sempre hanno dimostrato l’attenzione necessaria verso gli artisti e gli operatori culturali che si sono trovati a vivere un momento di così grave sofferenza. 

Questa sofferenza ha coinvolto anche il pubblico, le cittadine e i cittadini che sono stati costretti a sospendere le loro abitudini rinunciando a lungo alla frequentazione degli spazi della musica, del teatro, del cinema, dei musei, ossia di alcuni dei luoghi in cui prendono forma e si sviluppano fondamentali idee di cittadinanza e di comunità. E neanche a questo, finora, la politica e le istituzioni hanno saputo porre rimedio attraverso una seria presa di coscienza della situazione, tanto che non si è dato vita a forme di dialogo che accompagnassero con attenzione e con cura la progressiva ripresa dell’attività culturale diffusa.

Da questa consapevolezza nasce RomaCapodarte2022, che esprime la decisa intenzione di questa amministrazione di investire nella cultura e di disegnare il futuro della città confrontandosi con artisti, intellettuali e operatori culturali, insieme con i quali immaginare il processo di rinascita di Roma. Lo faremo a partire dal primo giorno del nuovo anno, che è sempre un nuovo inizio, quando ci potremo abbracciare, almeno simbolicamente, illuminando attraverso la bellezza e aprendo alla partecipazione del pubblico, molti dei meravigliosi spazi della nostra città.

Per questo il primo gennaio una cinquantina di luoghi di Roma verranno animati in modo eccezionale grazie al coinvolgimento di donne e uomini della cultura che hanno voluto donare un’ora del proprio tempo a questo progetto di rinascita. In assoluta sicurezza e rispetto delle disposizioni anticovid-19, secondo la normativa vigente, i musei e le biblioteche comunali, ma anche l’Auditorium Parco della Musica, il Palazzo delle Esposizioni e la Casa del Cinema saranno aperti gratuitamente il 1° gennaio per ospitare alcuni dei più significativi personaggi del mondo della cultura che saranno presenti pure in qualche cinema e teatro.

Per Roma questo sarà anche un modo per tessere nuove reti e più intense relazioni con il mondo della cultura, al quale ci si vuole rivolgere per ripensare insieme i prossimi passi nella vita della città. Perché la cultura non è la pagina di un libro ma è l’intero libro di questa città. Questo è il momento di passare dalla fase di resilienza a quella della ricostruzione con l’attenzione, la serietà e anche l’affetto che le donne e gli uomini della cultura devono ricevere da chi si trova a governare una città come la nostra.

Il 1° gennaio RomaCapodarte2022 promuove una serie di iniziative che coinvolgeranno spazi distribuiti su tutto il territorio e si rivolgerà a tutta la cittadinanza e alla curiosità dei turisti, che speriamo possano tornare presto a visitare numerosi la nostra città. Perché la convivenza con la pandemia non ci deve spaventare; al contrario, dobbiamo prendere atto della situazione - di questo tempo nuovo e incerto - e con l’aiuto di artisti, studiosi e intellettuali dobbiamo provare a immaginare la capitale d’Italia del futuro con l’impegno che la cultura nei prossimi anni sarà una priorità di riscatto per Roma.

martedì 21 dicembre 2021

Ricerca, un labirinto che imprigiona il rumore

Intrappolare il rumore grazie a pannelli basati su metamateriali “labirintici”: si tratta di una nuova tecnologia dalle proprietà acustiche innovative progettata da sei stduenti dell’Alta Scuola Politecnica. Capaci di assorbire le onde sonore trasmesse nell’ambiente, queste strutture innovative, potranno essere applicate in diversi settori.




Pannelli antirumore basati su metamateriali “labirintici” in grado di assorbire le onde sonore trasmesse nell’ambiente. Questa nuova tecnologia, progettata da sei studenti dell’Alta Scuola Politecnica (ASP), il programma internazionale riservato ai migliori studenti del Politecnico di Milano e del Politecnico di Torino, promette un’importante attenuazione del rumore, ottenuta grazie alla struttura interna dei pannelli. Tali strutture, definite “metamateriali” perché superano le potenzialità dei materiali convenzionali, hanno dalle proprietà acustiche innovative. Le loro prestazioni non sono dovute ai componenti con cui sono prodotti, ma alla loro forma geometrica labirintica, riproducibile facilmente. I settori di applicazione sono vari, dall’edilizia all’automotive, fino agli impieghi domestici.

Leonardo Bettini, Venus Hasanuzzaman Kamrul, Emanuele Musso, Fabio Nistri, Davide Piciucco e Matteo Zemello sono i sei studenti dell’ASP che hanno ideato il pannello. Le strutture labirintiche presenti all’interno fanno riflettere più volte l’onda acustica, che lentamente si riduce fino ad auto cancellarsi. È come se il rumore acustico si “perdesse” all’interno del labirinto. Queste strutture sono in grado di smorzare più tipologie di rumore: dai suoni a media frequenza, tipici del parlato e di alcuni strumenti musicali, fino a quelli a bassa frequenza, causati dai motori.

Il lavoro ha dimostrato che i metamateriali labirintici hanno un elevato potenziale, in quanto la loro struttura leggera, poco ingombrante e fabbricata al 100% tramite la stampa 3D, rende possibile la costruzione di prodotti acustici con plastiche di scarto, senza compromettere le performance del pannello, ma riuscendo ad abbattere i costi finali. Un possibile settore d’impiego potrebbe essere quello dell’aeronautica. L’applicazione del pannello nella fusoliera di un aereo consentirebbe sia di isolare i passeggeri all’interno dal rumore esterno, sia di ridurre l’inquinamento acustico ambientale provocato dal velivolo.

Il progetto è stato testato e validato al Dipartimento Energia-DENERG “Galileo Ferraris” del Politecnico di Torino, con il supporto dei professori Federico Bosia, Louena Shtrepi e Antonio Gliozzi. Inoltre è stato coinvolto come partner industriale Phononic Vibes, impresa nata nel 2018 come spin-off del Politecnico di Milano. Il progetto proseguirà nell’ambito del percorso di ricerca europeo FET – Boheme, coordinato dall’Università di Trento e in cui sono coinvolti tra gli altri, il Politecnico di Torino, l’Imperial College di Londra e il Politecnico Federale di Zurigo.

lunedì 20 dicembre 2021

Annuario Crea: anche nell’anno del Covid l’agroalimentare italiano si conferma settore chiave dell’economia

Presentato dal Presidente del CREA Prof. Carlo Gaudio l’ultima edizione dell’Annuario dell’agricoltura italiana a cura del Centro Politica e Bioeconomia.  




Il sistema agro­alimentare si conferma, anche nell’anno della pandemia, settore chiave della nostra economia, pesantemente colpita dalle restrizioni legate al contenimento della malattia. La contrazione del valore della produzione della branca agricoltura, silvicoltura e pesca, pari al -2,5%, si è collocata ben al di sotto di quella dell’intero PIL, che ha vissuto la caduta più rilevante a partire dalla Seconda guerra mondiale (-8,9%). Il crollo della ristorazione fuori casa, solo in parte compensata dalla crescita del commercio (dettaglio e ingrosso) e dall’impennata delle vendite alimentari on line, si sono tradotti in una contrazione del fatturato (-4,8%), il cui valore ammonta ad oltre 512 miliardi di euro, con un peso sull’intero sistema economico pari al 17% del totale.

A trainare il settore ha contribuito anche il fatturato degli scambi con l’estero: nel 2020, infatti, si registra l’inversione di segno della bilancia commerciale agro-alimentare, il cui saldo, dopo il pareggio dell’anno precedente, per la prima volta presenta un valore positivo, pari a 2,6 miliardi di euro, legato alla buona performance del Made in Italy (+2% di export).

Indiscusso il contributo alla bioeconomia da parte dell’agricoltura e dell’industria alimentare, con un peso di oltre il 63% sul fatturato totale, stimato dal CREA in poco meno di 317 miliardi di euro, che colloca l’Italia, insieme a Germania e Francia, in una posizione di leadership a livello europeo. Da segnalare, inoltre, l’incremento del suo peso sul totale dell’economia, salito al 10,2%, proprio grazie alla migliore tenuta mostrata dal primario e dall’industria alimentare, rispetto agli altri settori. 

Sul fronte della produzione agricola, pari ad oltre 55,7 miliardi di euro, si è registrata una diminuzione del suo valore (-2,4%) sebbene si presentino dinamiche diversificate. Le coltivazioni si rafforzano ulteriormente come la componente principale rappresentando il 53% del totale, (nonostante i prodotti vitivinicoli e floricoli siano stati colpiti pesantemente dalle restrizioni necessarie ad arginare i contagi), mentre il comparto zootecnico si attesta al 29% del totale della produzione agricola nazionale, per la flessione dei prezzi delle carni, a seguito della diminuzione dei consumi.

L’Italia continua a detenere all’interno dell’UE il primato dei prodotti di qualità certificata DOP/IGP (prodotti vitivinicoli, vegetali freschi e trasformati, formaggi e oli di oliva) cui si aggiungono i 5.333 prodotti agro-alimentari tradizionali, quei prodotti ottenuti con metodo tradizionale, dall’elevato valore gastronomico e culturale riconosciuti in ambito nazionale. 

L’annuario del Crea 2020 è uno strumento utile a comprendere meglio i punti di forza e di debolezza del nostro sistema agroalimentare. È importante l’analisi sul 2020 perché è stato un anno molto delicato a causa della pandemia dettata dall’avvento del Coronavirus.

Dai dati emerge che l’agricoltura italiana ha retto molto bene, contenendo al meglio la flessione economica globale e garantendo ai cittadini italiani standard quantitativi e qualitativi sempre adeguati. Di questo siamo grati a tutti gli agricoltori che non si sono mai fermati, neanche sotto lockdown.

I dati sull’export denotano ancor più la nostra capacità di penetrare i mercati internazionali, anche in periodi di enorme difficoltà come quelli vissuti nel 2020. Ringrazio tutti coloro che si sono dedicati all’annuario, un lavoro eccellente che offre a tutti noi una valida opportunità di analisi e riflessione.

"L'Annuario dell'agricoltura italiana, sin dal 1947, fornisce una visione di insieme sulle caratteristiche e le dinamiche attuali del sistema agroalimentare nazionale, evidenziandone le linee evolutive. Si tratta di una serie storica unica, di un consistente patrimonio di conoscenze, di uno strumento prezioso e apprezzato, indispensabile per tutti coloro che sono interessati a saperne di più del nostro settore primario, assolvendo ad una delle attività istituzionali del CREA a supporto delle istituzioni e degli operatori del settore. Realizzato dal Centro di Ricerca del CREA Politiche e Bioeconomia, è un punto di riferimento imprescindibile per gli “addetti ai lavori” e presenta dati controllati ed aggiornati, nonché approfondimenti sulle tendenze in atto nel mondo dell'agricoltura, frutto di un’ampia analisi documentale, integrata con il ricorso a numerosi dati statistici desumibili dal Sistema Statistico Nazionale, di cui il CREA è parte". Così Carlo Gaudio, Presidente del CREA alla presentazione dell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2020.

“L’annuario del Crea 2020 è uno strumento utile a comprendere meglio i punti di forza e di debolezza del nostro sistema agroalimentare. È importante l’analisi sul 2020 perché è stato un anno molto delicato a causa della pandemia dettata dall’avvento del Coronavirus. Dai dati emerge che l’agricoltura italiana ha retto molto bene, contenendo al meglio la flessione economica globale e garantendo ai cittadini italiani standard quantitativi e qualitativi sempre adeguati. Di questo siamo grati a tutti gli agricoltori che non si sono mai fermati, neanche sotto lockdown. I dati sull’export denotano ancor più la nostra capacità di penetrare i mercati internazionali, anche in periodi di enorme difficoltà come quelli vissuti nel 2020. Ringrazio tutti coloro che si sono dedicati all’annuario, un lavoro eccellente che offre a tutti noi una valida opportunità di analisi e riflessione.” Dichiara Francesco Battistoni, Sottosegretario del Mipaaf.

Negativa, invece, la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura (attività di supporto e secondarie), componente assolutamente caratterizzante l’agricoltura italiana, con il loro peso complessivo sul valore della produzione che resta comunque elevato: pari al 20% del totale. In particolare, le attività secondarie registrano un calo del -21% circa, a causa della caduta verticale dei servizi legati alle attività agrituristiche, dovuta al lockdown.

In calo anche il settore ittico nazionale con una contrazione sia delle attività di cattura (-26% dei quantitativi sbarcati e – 28% del loro valore), sia delle attività di allevamento (-9% della produzione della piscicoltura). Mentre si presenta in controtendenza il settore forestale (+1% della produzione) con l’aumento della superficie boscata (oltre il 36% del territorio nazionale, più di 11 milioni di ettari, di cui ben 3,5 milioni in aree protette) e l’elevata eterogeneità, che rendono l’Italia il primo Paese dell’UE in termini di diversità a livello di specie e di ecosistemi forestali.

Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: circa 11 miliardi di euro nel 2020. Dall’UE proviene ben il 64% di questo sostegno, mentre, i fondi nazionali coprono appena il 16% e quelli regionali il restante 20%.

Tre gli approfondimenti presenti in questa edizione, che forniscono spunti di riflessione su temi di attualità ed emergenti: le opportunità per l’agricoltura legate al PNRR, la programmazione della nuova PAC e il sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura.

Infine, in occasione dell’uscita del Volume 2020, sono stati presentati anche i risultati delle analisi di lungo periodo, registrati nell’ultimo ventennio, attraverso lo svolgimento delle tre Indagini originali del CREA Politiche e Bioeconomia: Spesa pubblica in agricoltura, Mercato fondiario, Impiego degli immigrati nel settore agricolo italiano. “Tre contributi di approfondimento su altrettante tematiche di grande rilevanza per il sistema agroalimentare nazionale, che aiutano a far luce sulle dinamiche dei primi vent’anni del nuovo millennio, un periodo di intensa trasformazione dell’agricoltura e di un suo riposizionamento nel sistema economico nazionale” sottolinea Roberto Henke, Direttore del Centro di Politiche e Bioeconomia del CREA.

"Ringrazio per l’eccezionale lavoro che ci fornisce il consueto e dettagliato spaccato dell’agricoltura italiana e che ci permette di fare alcuni ragionamenti di strategia. La novità interessante di questa edizione è lo studio sulla spesa pubblica e sul valore fondiario: quest’ultimo ci dimostra, analizzando le variazioni nel tempo, dove gli investimenti hanno portato valore aggiunto e dove, invece, non c’è stata una crescita e l’azione politica e gestionale andrebbero evidentemente riviste" commenta Filippo Gallinella, Presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.

mercoledì 15 dicembre 2021

Arte e tecnologia. Ai Musei Capitolini di scena Visea, l'applicazione multimediale che racconta l’arte del dipingere ad affresco

Storia di un affresco: i Musei Capitolini ospiteranno il progetto “Visea”, un’applicazione multimediale all’avanguardia che racconta l’arte del dipingere ad affresco. Gli affreschi raffigurano gli episodi della storia di Roma antica tratti dall’opera di Tito Livio “Ab Urbe Condita”.


 

A partire dal 15 dicembre il ciclo pittorico murale eseguito dal pittore Tommaso Laureti nella Sala dei Capitani del Palazzo dei Conservatori dei Musei Capitolini prende vita attraverso un’applicazione multimediale innovativa che permette di ripercorrerne l’intero processo esecutivo. Il progetto, nato nell’ambito del Bando POR/FESR 2014-2020 Regione Lazio “L’impresa fa cultura” 2019 e promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è stato ideato dal team CBC Conservazione Beni Culturali Soc. Coop. - Nergal Consulting Srl - Xtrust Srl, in collaborazione con i Musei Capitolini selezionati quale “Luogo della Cultura”. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.

Gli affreschi, commissionati dalla Magistratura Capitolina e realizzati tra il 1587 e il 1594, raffigurano alcuni dei più celebri episodi della storia di Roma antica tratti dall’opera di Tito Livio “Ab Urbe Condita” e intesi come exempla virtutis del Popolo Romano.

I visitatori potranno navigare all’interno delle scene sulle quattro pareti (la Giustizia di Bruto, Orazio Coclite al ponte Sublicio, Muzio Scevola davanti a Porsenna e la Battaglia presso il lago Regillo) e scoprire la sequenza temporale di esecuzione degli affreschi, ripercorrere le giornate di lavoro successive, i gruppi pittorici realizzati nelle giornate di lavoro, cogliere i metodi tecnici usati dall’artista per passare da un disegno su carta all’intonaco, ma anche i suoi procedimenti nel dipingere e i suoi ripensamenti.

Attraverso un’applicazione avanzata su natural user interface, con lo storytelling di tipo multimediale (immagini e testo) che accompagna l’animazione dinamica, si riceveranno approfondimenti testuali sulla tecnica pittorica, sui personaggi principali raffigurati e su come nel tempo la Sala, già nota come Salotto degli Imperatori, si sia arricchita di monumenti, statue e iscrizioni.

Alla proposta innovativa dei contenuti, il progetto associa una tecnologia all’avanguardia che tiene conto dell’emergenza epidemiologica da Covid 19. A differenza dei totem touch-screen, il progetto Visea è infatti installato su un totem che funziona in modalità touch-less, ovvero senza contatto. Si tratta di un software ideato dagli autori del progetto in accordo con la Direzione dei Musei Capitolini che permette di richiamare le informazioni con il solo movimento del dito indice (Air Push).

I Musei Capitolini sono quindi lieti di poter offrire ai propri visitatori questo nuovo prototipo, nella doppia lingua, italiano e inglese, destinato in futuro a cambiare i classici totem multimediali, uno strumento che permetterà agli utenti di usufruire serenamente di questa nuova importante offerta culturale in piena sicurezza.

Viticoltura eroica, Valtellina: nasce la Rete dei Giardini Sospesi. I produttori del nebbiolo di montagna uniti per la sostenibilità economica e ambientale nel segno dell'innovazione

Valtellina: dai produttori di Nebbiolo nasce la Rete dei Giardini Sospesi. Nove produttori di Nebbiolo delle Alpi uniti per la sostenibilità economica e ambientale nel segno dell'innovazione. La Rete metterà a disposizione dei propri soci le pratiche di vigna condivise in anni di lavoro e sperimentazione.  




Nella più grande area terrazzata vitata d'Italia, dove l'arte dei muri a secco è patrimonio UNESCO dal 2018, nasce la Rete dei Giardini Sospesi, innovativa rete di imprese della filiera del vino con un approccio unico per il settore in Valtellina. L'iniziativa, voluta dall’azienda Mamete Prevostini, unisce nove viticoltori storici con lo scopo di dar vita a una virtuosa filiera nella quale condividere competenze, risorse e visioni. L'obiettivo è valorizzare la storia e la qualità della viticoltura del territorio portandola verso alti standard di sostenibilità, sia a livello ambientale che agro ecologico e economico.

La Rete dei Giardini Sospesi nasce per ribadire il rapporto di fiducia che lega da sempre Mamete Prevostini ai viticoltori e alle loro famiglie, donne e uomini che vivono i terrazzamenti vitati come giardini a tutela della bellezza del paesaggio e del territorio. Perché dall'amore, dalla cura e dalla passione nasce l’eccellenza dell’interpretazione del Nebbiolo tipica della Valtellina. La scelta, razionale e lungimirante, è quella di investire sul “saper fare” e sull’originale interpretazione delle uve nebbiolo, coltivate per il 50% da parte dei viticoltori della rete e per l'altro 50% da parte dei collaboratori che gestiscono i vigneti di proprietà dell'azienda Mamete Prevostini. In questo modo, la nota azienda valtellinese mantiene il suo approccio unico nel territorio e si conferma all'avanguardia nell’innovazione del settore.

Grazie alla Rete dei Giardini Sospesi la filiera godrà di un continuo miglioramento della qualità dei suoi prodotti, di uno sviluppo delle proprie capacità produttive e dell’efficienza dei processi di coltivazione dei vigneti. Obiettivi che verranno raggiunti non solo grazie all’integrazione delle risorse e alla condivisione del know-how fra gli aderenti, ma anche tramite una cultura aziendale orientata ai valori della sostenibilità ambientale, economica e sociale.

“Con la Rete dei Giardini Sospesi, - spiega Mamete Prevostini – diamo valore a una figura professionale, ormai rara nel nostro territorio: il viticoltore a tempo pieno. Offriamo la possibilità generale, soprattutto ai giovani, di diventare produttori di uva a pieno titolo. Questo lavoro deve essere economicamente sostenibile e permettere a chi lo intraprende di rimanere in Valtellina, migliorare la qualità della propria vita e accrescere le eccellenze del territorio. Vogliamo dare un messaggio ottimistico alle nuove generazioni: scommettere sulla bellezza del vino significa investire nell’estetica futura del paesaggio”.

La Rete metterà a disposizione dei propri soci le pratiche di vigna condivise in anni di lavoro e sperimentazione nella visione di viticoltura dei produttori aderenti. Queste ultime garantiranno assistenza agronomica mirata alla salvaguardia degli impianti dei vigneti e al continuo miglioramento dei prodotti ottenuti.

Inoltre, verrà fornita assistenza nei principali processi di coltivazione e innovazione per ottimizzare così costi e risultati. Un'idea concreta di economia circolare che renderà la produzione di uva un'attività economicamente vantaggiosa e ne incentiverà la produzione sul territorio.

La storia di Mamete Prevostini è quella di una cantina italiana che ha uno stretto legame con il territorio: la Valtellina, terra del vitigno nobile Nebbiolo e la più vasta area terrazzata di Italia. Ad un'altezza compresa tra i 300 e i 700 metri di altitudine, crescono i vigneti di questa antica e storica cantina del luogo, considerata un punto di riferimento del panorama enologico valtellinese, un’eccellenza della Lombardia e non solo. A Postalesio si trova la cantina certificata Casa Clima Wine, la prima in Lombardia inaugurata nel 2013, solo 8 a livello nazionale. Un progetto di eco-sostenibilità che ospita al suo interno tre piani dedicati rispettivamente alle operazioni di appassimento, fermentazione e affinamento.

martedì 14 dicembre 2021

Formazione, Corso di Laurea in Turismo Enogastronomico. A Tor Vergata il Movimento Turismo del Vino incontra gli studenti, professionisti del domani

MTV e Tor Vergata lanciano l’invito agli studenti universitari a sperimentarsi in Laboratorio creativo sull’Enoturismo. Una degustazione in “classe” per ricordare agli studenti il valore di un Bere Consapevole. Presentato il calendario eventi del 2022.




E’ uno dei topic del momento: il turismo enogastronomico. Al punto che diversi Atenei dedicano corsi di laurea all’argomento, formando i professionisti del domani. Agli studenti dell’Università di Tor Vergata è stata offerta l’opportunità di un incontro speciale che ha visto in aula confrontarsi il Presidente del Movimento Turismo del Vino Italia, Nicola D’Auria e il Prof. Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia Alimentare presso il Dipartimento di Storia, Patrimonio Culturale, Formazione e Società.

“L’Enoturismo in Italia – ha sottolineato Nicola D’Auria, - continua ad essere un fenomeno in forte crescita. Sarà uno degli asset per la ripresa del nostro Paese ed è quindi un dato assolutamente positivo quello che vede molti giovani prepararsi, con corsi come questo di Tor Vergata, a una collocazione professionale di alto profilo in questo ambito. Senza dimenticare che, per quelli che sono i dati in nostro possesso, il turismo enogastronomico sembra essere quello che, più di altri, risponde alle esigenze di un target giovane e informato”.

Dall’analisi dei trend di ricerca e contatti sui canali del Movimento infatti, il pubblico più interessato in tal senso risulta quello dei giovani dai 25 ai 35. Ed è questo uno dei motivi che ha spinto MTV a rivolgersi ai ragazzi dell’Università di Tor Vergata, in grado di interpretare al meglio i desideri e le aspettative dei coetanei.

Da qui l’idea scaturita dall’incontro tra Associazione Nazionale Movimento Turismo del Vino e l’Università di Tor Vergata di lanciare presso gli studenti del corso di Laurea in Turismo Enogastronomico, l’invito a partecipare ad un Laboratorio Esperienziale, al fine elaborare schemi e strategie volte ad accrescere la visibilità dell’Associazione a livello nazionale ed internazionale per ottimizzare una miglior concentrazione del flusso enoturistico.

“Una bella occasione per gli studenti – ha dichiarato il Professor Ernesto Di Renzo - per mettere in pratica e dare una forma concreta a concetti assimilati durante le lezioni del corso. Ritengo che sia compito di noi insegnanti offrire ai ragazzi la possibilità di confrontarsi con i player del settore, in modo da poter abbinare le nozioni teoriche acquisite a degli esempi pratici. Ma una partnership come quella avviata con il Movimento del Turismo del Vino offre qualcosa in più: l’opportunità di mettersi alla prova con dei progetti che poi avranno un’applicazione concreta. E, d’altra parte, anche il MTV potrà trarre giovamento da questa iniziativa: questi giovani futuri professionisti hanno infatti una risorsa in più: parlano lo stesso linguaggio dei wine lover loro coetanei. Hanno in comune una visione, esigenze e obiettivi”.

Una degustazione di Vini di alcune Regioni Italiane del Movimento è stata proposta agli ospiti dopo la firma dell’accordo, con il duplice scopo di brindare all’iniziativa ma anche di ricordare ai giovani studenti come sia fondamentale il “bere consapevole”, passaggio obbligato per chiunque voglia comunicare correttamente il mondo del vino nella sua interezza.

Con l’occasione infine è stato presentato il calendario eventi 2022 del Movimento del Turismo del Vino, che vede anche per il nuovo anno il bis di appuntamenti con Cantine Aperte a Maggio e a Giugno e il proseguimento della novità di Vigneti Aperti che, nell’anno che sta per chiudersi, ha portato migliaia di persone a conoscere i segreti della vigna.

lunedì 13 dicembre 2021

Viticoltura sostenibile, Life Green Grapes: presentati i risultati del progetto triennale coordinato dal CREA. Dimezzato l'uso di fitofarmaci a tutela della biodiversità

Una difesa fitosanitaria dei vigneti sostenibile: abbattimento delle emissioni dei gas serra e  riduzione dei fitofarmaci fino al 50%, mantenendo qualità e quantità delle produzioni e soprattutto tutelando la biodiversità. Presentati oggi a Firenze, in un convegno dedicato, alla presenza dei rappresentanti dell’Unione europea e dei Ministeri delle Politiche Agricole e della Transizione Ecologica, i risultati del progetto.  




Una difesa fitosanitaria dei vigneti sostenibile, che coniuga l’abbattimento delle emissioni dei gas serra e la riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci con il mantenimento della qualità e quantità delle produzioni, tutelando la biodiversità. Questo l’obiettivo del progetto LIFE Green Grapes, ideato e guidato dal CREA Viticoltura ed Enologia con la partnership dei centri CREA Agricoltura e Ambiente e Difesa e Certificazione, l’Università degli Studi di Firenze, Cyprus University of Technology, la Società Agricola F.lli Tagliente, il Consorzio VITITALIA, la Società Agricola Beringer Blass Italia e l’Azienda Vivai F.lli Moroni. 

Il contesto di partenza In Italia vengono utilizzati annualmente oltre 120 milioni di chilogrammi di fitofarmaci, di cui circa un quarto nel comparto viticolo. L’esigenza prioritaria di mettere a punto una difesa fitosanitaria sostenibile ha spinto il CREA a ideare e pianificare il Progetto LIFE Green Grapes, partendo dal presupposto che una buona protezione delle colture possa essere eseguita unicamente se associata a un’adeguata pratica agronomica, capace di mantenere in equilibrio il sistema agricolo e di valorizzare l’attività biologica del suolo, in particolare di quell’area che circonda la radice e che viene influenzata dalla pianta (la cosiddetta rizosfera).  

Le azioni condotte Sono stati proposti alle aziende viticole metodi di protezione attenti all’impatto ambientale, ponendo il “sistema vigneto” in condizioni di resistere agli attacchi dei patogeni. E’ stata valutata l’efficacia di specifici protocolli di gestione della difesa delle piante, riducendo le quantità di fitofarmaci attraverso l’impiego combinato di modelli previsionali, induttori di resistenza e tecniche agronomiche di gestione del suolo. Gli obiettivi produttivi, qualitativi e ambientali sono stati perseguiti attraverso la messa a punto di apposite tecniche di gestione, ad iniziare dalla produzione vivaistica dove sono stati utilizzati vari microrganismi antagonisti dei patogeni. L’uso ragionato di tecnologie e prodotti ha giocato un ruolo di primo piano nel progetto per raggiungere e mantenere il giusto equilibrio tra aspetti ambientali ed economici, consentendo l’apporto di ridotti input chimici e l’incremento della biodiversità del vigneto, con l’obiettivo del miglioramento della qualità complessiva delle produzioni finali.  

Le azioni sono state condotte in diverse condizioni ambientali, in vivaio ed in vigneti a uva da vino e da tavola, sia in gestioni biologiche che integrate. 

I risultati I protocolli di gestione Green Grapes nei vigneti pilota hanno dimostrato che una riduzione fino al 50% dell’uso di fitofarmaci lungo tutta la filiera produttiva – dai vivai ai vigneti – è possibile, sostenibile e in grado di fornire output qualitativi e quantitativi equivalenti rispetto a quelli ottenuti mediante la normale gestione integrata o biologica aziendale, con le quali i nuovi protocolli sono stati comparati.  

Le soluzioni proposte hanno dimostrato, inoltre, di avere un impatto positivo su aspetti ambientali sempre più rilevanti quali l’aumento della biodiversità, la riduzione del consumo di acqua e di emissioni di gas serra.  

Le ricadute per i consumatori Le ridotte quantità di residui chimici analizzati nelle produzioni finali di uva da tavola e da vino, così come la minore esposizione ai fitofarmaci dei lavoratori di tutta la filiera, hanno consentito di ridurre l’impatto delle produzioni vitivinicole sulla salute umana. 

Le ricadute per i produttori La gestione del vigneto con i protocolli Green Grapes ha consentito di mantenere alti i livelli qualitativi delle produzioni, senza decrementi del loro valore commerciale. Infatti, relativamente a tutti i parametri analizzati (produttività delle piante, caratteristiche organolettiche e merceologiche, conservabilità dell’uva da tavola) non si sono registrate sostanziali differenze tra le produzioni ottenute con le comuni gestioni aziendali e quelle conseguite con i metodi Green Grapes. 

Le ricadute per l’ambiente La gestione Green Grapes nei vigneti pilota ha evidenziato dopo 3 anni una riduzione della presenza di rame nei suoli e un incremento della biodiversità microbica e degli organismi viventi nel terreno, con un miglioramento complessivo della fertilità biologica. 

Prospettive future I protocolli di difesa LIFE Green Grapes rispettano le normative ambientali generali e di settore e hanno dimostrato di poter offrire soluzioni in linea con la Strategia Europea per l’agricoltura biologica e con quella per la Biodiversità, oltre che con la Strategia “Farm to Fork”, che prevede la riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci entro il 2030. La diffusione delle metodiche adottate, attraverso una specifica formazione del personale preposto alla gestione della difesa dei vigneti, consentirà progressivamente l’abbandono di sistemi basati sull’esclusivo impiego di fungicidi, come il rame in viticoltura biologica, ottenendo una migliore qualità dell’uva destinata alla vinificazione ed al consumo fresco.  

Libri, Geografia della Vite: la viticoltura italiana

Italia superpotenza dell’uva e del vino. Uscito il volume “Geografia della Vite: la viticoltura italiana” della Pisa University Press. Il libro analizza il paesaggio vitivinicolo del nostro Paese anche dal punto di vista turistico, culturale ed economico: Piemonte, Toscana, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli le regioni guida a livello produttivo, organizzativo e di presenza sui mercati.



Prima al mondo per numero di vitigni, ben 545, prima per produzione enologica, posto che si contende annualmente con la Francia, terza per produzione di uva e quarta per superficie vitata. Questi numeri mettono l’Italia fra le superpotenze dell’uva e del vino insieme a Francia e Spagna, titolo insidiato sempre più da Paesi extraeuropei emergenti, come Cina, Cile, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Sudafrica. E’ questo lo scenario generale che traccia il libro “Geografia della Vite, IV: la viticoltura italiana” scritto dal professore Riccardo Mazzanti dell’Università di Pisa e pubblicato dalla Pisa University Press.

Ricchissimo di dati e informazioni il volume inquadra il nostro Paese in una prospettiva internazionale scendendo poi nel dettaglio regione per regione. Scopriamo così che quasi la metà dei vigneti si trova nel Mezzogiorno, in particolare in Puglia e in Sicilia, secondo il Settentrione con il 36%, soprattutto il Veneto, e il resto nel Centro Italia dove primeggia la Toscana con l’8%. Una ripartizione della superficie vitata, come spiega lo studio, certo riconducibile a fattori di carattere geografico-ambientale, ma anche socioeconomico e culturali.

Per quanto riguarda poi la produzione enologica nazionale, complessivamente si aggira, con variazioni annuali talvolta notevoli, sui 55 milioni di ettolitri, oltre la metà dei quali riferibili a vini bianchi. Come etichette l'Italia può vantare oltre 400 vini a Denominazione d'Origine Protetta, 73 dei quali DOCG, e 118 vini a Indicazione Geografica Tipica: Piemonte e Toscana ne accolgono il maggior numero (58 ognuna), seguite da Veneto e Lombardia. Va infine sottolineato che quasi un quinto della produzione nazionale proviene da viticoltura biologica.

Ma il libro analizza il paesaggio vitivinicolo anche dal punto di vista turistico, culturale ed economico. Oggi si contano in Italia circa 170 Strade del Vino, concentrate in prevalenza a Nord e al centro (17 in Toscana, 16 in Veneto, 13 in Emilia-Romagna, 9 in Lombardia), ma diffuse anche nel resto della Penisola (17 in Sicilia, 11 in Puglia e 10 in Calabria, ad esempio). Nel 2017 una ventina di esse si sono organizzate nel Coordinamento Nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, e oggi sono 79 che raggruppano per un totale di oltre 1.000 aziende vitivinicole, 500 ristoranti, 450 strutture ricettive e 320 agriturismi.

Dal punto di vista economico, un limite sostanziale della viticoltura italiana è però secondo lo studio la piccola dimensione delle aziende viticole, in media solo 1,71 ettari. Questo infatti comporta una cronica scarsità di capitali e di investimenti, problema che, secondo l’autore, può essere affrontato efficacemente soltanto attraverso l'associazionismo e la cooperazione.

“Resta in ogni caso il primato di regioni come Piemonte, la Toscana, il Veneto, il Trentino-Alto Adige o il Friuli – conclude Riccardo Mazzanti - che costituiscono un modello per la viticoltura e l’enologia mondiale grazie al loro un ruolo-guida a livello produttivo, organizzativo e di presenza sui mercati”.

Mostre. Maurits Cornelis Escher: l'artista dei mondi impossibili. Al Palazzo Ducale di Genova, le geometrie visionarie del maestro olandese amato dai matematici e dagli hippies

Un'antologica al Palazzo Ducale di Genova ripercorre l'avventura creativa di M.C.Escher che ha coniugato l'arte con l'universo infinito dei numeri, la scienza con la natura, generando invenzioni fantasiose e paradossi "magici".


Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?
M.C. Escher 


L'universo singolarissimo di M.C. Escher (Leeuwarden, 1898 – Laren, 1972) costruito di paradossi geometrici e compositivi, è esplorato in un'ampia restrospettiva al Palazzo Ducale di Genova. Con oltre duecento opere e i suoi lavori più rappresentativi come Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata, la mostra presenta in otto sezioni un excursus della sua intera produzione artistica, messa a confronto con opere di grandi artisti visionari come Giovanni Battista Piranesi (1720 - 1778) e Victor Vasarely (1906 –1997) e con  quelle delle nuove generazioni di artisti che il maestro olandese continua ad ispirare.  

L'opera di Escher è costituita in gran parte da xilografie, soprattutto litografie e mezzetinte, frutto di un’indagine di differenti campi di studio, dalla geometria alla cristallografia, fino alle leggi della percezione visiva, interessi a cui l'artista si dedica sin dalla giovinezza. Maurits, deludendo le aspettative paterne, agli studi di ingegneria preferisce l’illustrazione dimostrando una spiccata capacità disegnativa, per poi focalizzare le sue ricerche sulla struttura dello spazio, sulla tassellazione del piano, sulle illusioni ottiche e geometriche.

La formazione di Escher non sarebbe stata completa se non ci fosse stato il soggiorno in Italia che gli offre le prime opportunità di lavoro, come la prima personale a Siena nel 1923. Sono proprio il paesaggio italiano, la natura e la storia del Belpaese, ad esercitare un importante stimolo visivo sul maestro olandese, autore di numerose vedute: degli Abruzzi, della Campania, della Calabria e della Sicilia e della città che aveva scelto come sua residenza, Roma, dove studia le architetture irreali di Piranesi, e dove risiede fino al 1935.

Un ulteriore momento di maturazione della dimensione immaginativa di Escher è rappresentato dall' incontro con l'Alhambra, il monumento di Granada da cui trae ispirazione per le sue tassellazioni, il metodo della divisione regolare del piano con intenti decorativi, che coincide con il riemergere della cultura Art Nouveau della sua formazione artistica. Le illustrazioni di Escher realizzate con la tecnica dei "disegni periodici", scoperta in Spagna, saranno molto apprezzate, simbolo di un'arte contaminata dal pensiero scientifico. 

Un punto di svolta per la formazione dell'artista olandese si determina con il trasferimento in Svizzera, nel 1936. Lontano dalle forti impressioni paesaggistiche dell'Italia, l'artista abbandona le immagini naturali per dedicarsi alla rappresentazione di fantasie interiori.
 In questo mondo interiore, svincolato dalle costrizioni concettuali imposte dai sensi, Escher si rivolgeva a quello che andava oltre la doxa, l’apparenza, cercando il para-doxa, il paradossale, quello che va oltre l’esperienza sensoriale.

Il percorso creativo di Escher si approfondisce sempre più attraverso la riflessione sul fenomeno della mutazione delle forme che trova la sua massima espressione nel capolavoro intitolato Metamorfosi II (1939), una xilografia lunga quattro metri. La struttura, densa di richiami alla geometria, rinvia a un percorso circolare  in cui tutti i soggetti rappresentati si trasformano rapidamente in un qualcosa d'altro, in un continuo processo di mutazione. Composizioni costanti nella produzione di Escher che, trent'anni dopo, nel '69 realizza Metamorfosi III, una pittura murale di quaranta metri per decorare l'Ufficio postale dell'Aia. 

Combinando fantasia e rigore, Escher diviene popolare per le cosiddette "strutture impossibili", paradossi geometrici che, pur senza mai eludere le leggi della prospettiva tradizionale, intrappolano l'osservatore in un campo visivo dall'ambiguità apparentemente irrisolvibile. Tra le opere più significative Su e giù (1947), Altro mondo (1947) Relatività (1953), Convesso e concavo (1955), Belvedere (1958), Cascata (1961).

Le deformazioni spaziali capaci di creare mondi alternativi prodotte da Escher, furono apprezzate non soltanto dai matematici ma anche dagli hippies che iniziarono a usare liberamente queste immagini nella loro iconografia. Con un approccio diretto, nel 1969 Mick Jagger scrisse all'artista per chiedergli la creazione di un'opera da utilizzare come copertina per un abum dei Rolling Stones. Tuttavia, il maestro olandese non espresse il proprio consenso, sottolineando sempre, con assoluto rigore, la distanza e l'autonomia delle proprie creazioni dalle ideologie e dalla cultura ribelle degli anni Sessanta del Novecento. 

Osservando con attenzione le opere di Escher si possono intuire, naturalmente solo in maniera superficiale, sia lo stupore che prova il matematico di fronte alla comprensione di verità non banali, sia le sensazioni indotte da un’esperienza psichedelica. E questo fa, non solo per matematici e hippies, di M.C. Escher un artista di assoluta grandezza. Federico Giudiceandrea, curatore della mostra.

Promossa e organizzata da Palazzo Ducale - Fondazione per la cultura, Comune di Genova, Regione Liguria e Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation, la mostra è stata curata da Mark Veldhuysen, ceo della M.C.Escher Company, e dal più importante esperto di Escher, Federico Giudiceandrea. 

Particolarità del percorso di mostra è la presenza, all’interno delle sezioni, di giochi ed esperienze che permettono di entrare nel mondo di Escher da protagonisti, ossia misurandosi attivamente con i paradossi prospettici, geometrici e compositivi che il grande artista pone in essere nelle sue opere.


Escher, Genova, Palazzo Ducale
fino al 20 febbraio 2022