Creare viti più longeve e resistenti salvaguardandone integrità e vitalità attraverso una corretta gestione del vigneto. Perché la vite deve essere messa in grado di sostenersi da sola per affrontare i cambiamenti climatici. A dirlo è Marco Simonit unico italiano tra i relatori internazionali al Symposium Masters of Wine.
La voce e l’esperienza Marco Simonit, noto agronomo friulano che insieme a Pierpaolo Sirch è l'inventore del famoso Metodo di potatura Simonit&Sirch, al IX Symposium Masters of Wine, svoltosi nei giorni scorsi a Logroño ne La Roja, in Spagna. Quattro giornate di dibattiti, conferenze, degustazioni per quello che viene considerato il più importante summit internazionale dedicato alla vite e al vino, organizzato ogni 4 anni dal prestigioso istituto inglese e al quale partecipano produttori, opinion makers, ricercatori, esperti di comunicazione provenienti da tutto il mondo.
Unico relatore italiano, Marco Simonit ha affrontato davanti ad una platea di 400 Master of Wine la tematica della biosfera della vite: la forza vitale che la fa crescere, rinnovare e diventare longeva, ma anche le insidie rappresentate dai cambiamenti climatici, un enorme problema con cui si deve ormai inevitabilmente fare i conti, che condiziona la produzione del vino in tutte le principali zone vitivinicole del mondo. Con Simonit, a confrontarsi su come poter intervenire per consentire ai vigneti di resistere ai cambiamenti del clima, due personaggi di grande spicco, Rosa Kruger, esperta nota per il suo impegno volto a salvare le vecchie viti del Sud Africa, e Kees Van Leeuwen dell’Università di Bordeaux.
“L’esigenza che, sempre più, stiamo riscontrando nelle importanti cantine di tutto il mondo in cui ci hanno chiamato come consulenti – spiega Marco Simonit – è di avere piante longeve, in salute e forti, che sappiano resistere a malattie e deperimento causati da una scorretta gestione del vigneto, da errori nella potatura (che favoriscono malattie, ad iniziare dal mal d’esca), dal cambiamento climatico. Tutti i grandi brand sono oggi più che mai impegnati a proteggere e valorizzare l’incommensurabile patrimonio rappresentato dai loro antichi vigneti e cercano tecniche, modalità, modi di lavorazione che permettano alle viti giovani di diventare longeve, mantenendosi sane e produttive il più a lungo possibile.”
“Irrigare non basta più, anche perché le risorse idriche non possono essere sprecate e vanno razionalizzate in modo corretto – continua Simonit – Le viti devono essere in grado di sostenersi da sole per affrontare stagioni in cui può capitare non piova per mesi. Non è un’ipotesi azzardata, ma una cosa che si può fare, come abbiamo riscontrato in giro per il mondo, dove abbiamo trovato in ottimo stato in zone aride vecchie viti, mai innaffiate artificialmente: evidentemente sono curate con sapienza da uomini che hanno saputo leggere correttamente le condizioni di suolo e clima e ad esse hanno adattato modi e tecniche di coltivazione. C’è moltissima strada da percorrere: bisogna pensare a una viticoltura sostenibile, adattarla ai diversi terroir, lavorare per creare viti resistenti agli stress idrici e climatici, che possano dare quei vini identitari verso cui si sta orientando la richiesta dei mercati. Lo si deve fare confrontando e integrando saperi e conoscenze a livello globale, mettendo insieme specialisti, impegnandosi nella ricerca. Dopo anni di attenzione puntata principalmente sulla cantina, il lavoro in campagna deve tornare centrale. Cosa che stiamo facendo noi della Simonit&Sirch, lavorando per le più importanti aziende al mondo e nei territori più pregiati: un’esperienza quotidiana che ci fa capire molte cose, compreso il fatto che la pratica può mettere a volte in discussione molte teorie. Ho riscontrato da parte dei Masters of Wine un grande interesse verso tutto ciò, verso il savoir faire in vigna e l’approccio esperienziale. La cosa mi ha fatto molto piacere, anche perché è un’autorevolissima conferma che la strada che abbiamo intrapreso è corretta.”
“Dalla potatura col Metodo Simonit&Sirch stiamo in effetti allargando i nostri interventi alla gestione complessiva delle piante, per creare vigneti che possano essere più sani e longevi possibile – conferma da parte sua Marco Giudici della Simonit&Sirch – Vogliamo portare il nostro stile e il nostro metodo di lavoro in tutte le operazioni, dall’impianto alla conduzione dei vigneti.”
venerdì 29 giugno 2018
giovedì 28 giugno 2018
Nasce il Consorzio Roma Doc, la città eterna raggiunge un riconoscimento storico
Nasce il Consorzio Roma Doc. Tullio Galassini eletto presidente del primo Cda. Tra gli obiettivi, la certificazione della nuova Doc, il controllo totale della filiera tramite l'Erga Omnes e i progetti mirati di comunicazione e promozione.
La denominazione della Città Eterna ha finalmente raggiunto un riconoscimento storico. È stata infatti ufficializzata la nascita del Consorzio Roma Doc, che ha riunito ieri il primo Cda nominando Tullio Galassini presidente, al fianco di dieci consiglieri: Felice Mergè, Francesca Romana Cappelli, Marco Cerqua, Felice Gasparini, Marcello Astolfi, Lorenzo Sbardella, Renato Brunetta, Massimiliano Mergè, Adelaide Cosmi, Cristiano D’Annibale.
“Al momento l’87% della filiera risulta iscritta al Consorzio – dichiara il neo presidente Tullio Galassini – ma speriamo di raggiungere a breve il 100%, perché è quanto mai decisivo raggiungere la totale rappresentatività ai fini della massima valorizzazione del prodotto”.
Proprio il controllo totale della filiera tramite l’erga omes è tra gli obiettivi primari del Consorzio, che al momento conta 24 associati, tra produttori e imbottigliatori, per 235 ettari complessivi e una produzione totale di 500 mila bottiglie.
“Di fondamentale importanza – aggiunge Galassini – saranno anche i progetti di comunicazione e promozione, da portare avanti usufruendo dei fondi regionali ed europei. Non a caso tra i primi passi fatti dalla precedente Associazione Produttori Vino Doc Roma c’è stato l’avvio della comunicazione web, con il lancio del sito internet e delle attività social. Tra le azioni a vantaggio dei produttori, abbiamo inoltre già registrato una grande soddisfazione per il cambio del disciplinare che ha permesso di introdurre la versione amabile e soprattutto l’obbligo dell’imbottigliamento nella sola provincia di Roma. Ma chiaramente il tutto non può prescindere dalla certificazione della nuova DOC. Da parte mia e degli associati del Consorzio c’è una forte fiducia nei confronti di un territorio in netta crescita e di una realtà che reca il nome della Città Eterna, ammirata in tutto il mondo e per questo fortemente riconoscibile. Si tratta di un potenziale enorme, ancora quasi del tutto inespresso, che ora ha tutte le carte in regola per essere competitivo in Italia e all’estero”.
TULLIO GALASSINI
Classe 1977, produttore di uva presso l’azienda Galassini Viticoltore, Tullio Galassini è stato presidente dell’Associazione Produttori Vino Doc Roma, nata nel 2011 proprio con l’obiettivo di tutelare e valorizzare questa grande denominazione. È da sempre tra i sostenitori della Doc Roma intesa come principale ambasciatore delle viticoltura regionale. Enologo della Scuola Trentina di San Michele all’Adige.
I 24 produttori soci del Consorzio:
Femar Vini Srl; Agricola Andreassi Societa Cooperativa; Casa Vinicola Ciccariello Srl; Fontana Di Papa Vini D’italia Societa Cooperativa Agricola; Azienda Vinicola Federici Srl; Terre Dei Pallavicini Societa Agricola Srl; Torre In Pietra Leprignana Ss Societa Agricola; Cantina Villafranca Srl; Cantine San Marco Srl; Veneziano Marco; Bellante Aurora; Azienda Agricola Mingotti Srl; Casale San Paolo Snc; Azienda Agricola Casa Divina Provvidenza Srl Societa Agricola; Ranchella Emanuele; Alma Vini Srl; Gaffino Gabriele; Tenuta Di Pietra Porzia Societa Agricola Srl; Casale Vallechiesa Srl; Cardone Francesca; Merumalia Societa Agricola Semplice; Fontana Candida; Cantina Bacco; Ivo Rossi Viticoltore.
LA DOC ROMA
La zona di produzione della denominazione “Roma DOC” comprende il territorio di diversi comuni della provincia di Roma. I vitigni idonei alla produzione sono: Malvasia del Lazio o Puntinata, Bellone, Bombino bianco e Trebbiano giallo e verde per i vini bianchi; Montepulciano, Cesanese di Affile, Cesanese Comune e Sangiovese per i vini rossi. Sette le versioni previste da disciplinare: “bianco”, anche nella versione amabile; “rosso”, anche nella versione amabile; “rosso riserva”; “rosato”; “Romanella” spumante; “Malvasia del Lazio o Puntinata”; “Bellone”.
Vedi anche www.vinidocroma.it
La denominazione della Città Eterna ha finalmente raggiunto un riconoscimento storico. È stata infatti ufficializzata la nascita del Consorzio Roma Doc, che ha riunito ieri il primo Cda nominando Tullio Galassini presidente, al fianco di dieci consiglieri: Felice Mergè, Francesca Romana Cappelli, Marco Cerqua, Felice Gasparini, Marcello Astolfi, Lorenzo Sbardella, Renato Brunetta, Massimiliano Mergè, Adelaide Cosmi, Cristiano D’Annibale.
“Al momento l’87% della filiera risulta iscritta al Consorzio – dichiara il neo presidente Tullio Galassini – ma speriamo di raggiungere a breve il 100%, perché è quanto mai decisivo raggiungere la totale rappresentatività ai fini della massima valorizzazione del prodotto”.
Proprio il controllo totale della filiera tramite l’erga omes è tra gli obiettivi primari del Consorzio, che al momento conta 24 associati, tra produttori e imbottigliatori, per 235 ettari complessivi e una produzione totale di 500 mila bottiglie.
“Di fondamentale importanza – aggiunge Galassini – saranno anche i progetti di comunicazione e promozione, da portare avanti usufruendo dei fondi regionali ed europei. Non a caso tra i primi passi fatti dalla precedente Associazione Produttori Vino Doc Roma c’è stato l’avvio della comunicazione web, con il lancio del sito internet e delle attività social. Tra le azioni a vantaggio dei produttori, abbiamo inoltre già registrato una grande soddisfazione per il cambio del disciplinare che ha permesso di introdurre la versione amabile e soprattutto l’obbligo dell’imbottigliamento nella sola provincia di Roma. Ma chiaramente il tutto non può prescindere dalla certificazione della nuova DOC. Da parte mia e degli associati del Consorzio c’è una forte fiducia nei confronti di un territorio in netta crescita e di una realtà che reca il nome della Città Eterna, ammirata in tutto il mondo e per questo fortemente riconoscibile. Si tratta di un potenziale enorme, ancora quasi del tutto inespresso, che ora ha tutte le carte in regola per essere competitivo in Italia e all’estero”.
TULLIO GALASSINI
Classe 1977, produttore di uva presso l’azienda Galassini Viticoltore, Tullio Galassini è stato presidente dell’Associazione Produttori Vino Doc Roma, nata nel 2011 proprio con l’obiettivo di tutelare e valorizzare questa grande denominazione. È da sempre tra i sostenitori della Doc Roma intesa come principale ambasciatore delle viticoltura regionale. Enologo della Scuola Trentina di San Michele all’Adige.
I 24 produttori soci del Consorzio:
Femar Vini Srl; Agricola Andreassi Societa Cooperativa; Casa Vinicola Ciccariello Srl; Fontana Di Papa Vini D’italia Societa Cooperativa Agricola; Azienda Vinicola Federici Srl; Terre Dei Pallavicini Societa Agricola Srl; Torre In Pietra Leprignana Ss Societa Agricola; Cantina Villafranca Srl; Cantine San Marco Srl; Veneziano Marco; Bellante Aurora; Azienda Agricola Mingotti Srl; Casale San Paolo Snc; Azienda Agricola Casa Divina Provvidenza Srl Societa Agricola; Ranchella Emanuele; Alma Vini Srl; Gaffino Gabriele; Tenuta Di Pietra Porzia Societa Agricola Srl; Casale Vallechiesa Srl; Cardone Francesca; Merumalia Societa Agricola Semplice; Fontana Candida; Cantina Bacco; Ivo Rossi Viticoltore.
LA DOC ROMA
La zona di produzione della denominazione “Roma DOC” comprende il territorio di diversi comuni della provincia di Roma. I vitigni idonei alla produzione sono: Malvasia del Lazio o Puntinata, Bellone, Bombino bianco e Trebbiano giallo e verde per i vini bianchi; Montepulciano, Cesanese di Affile, Cesanese Comune e Sangiovese per i vini rossi. Sette le versioni previste da disciplinare: “bianco”, anche nella versione amabile; “rosso”, anche nella versione amabile; “rosso riserva”; “rosato”; “Romanella” spumante; “Malvasia del Lazio o Puntinata”; “Bellone”.
Vedi anche www.vinidocroma.it
Vino&Territori. Vigneto Alsazia, il CIVA verso un approccio collettivo
Nel 2017 il Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace (CIVA) ha iniziato un percorso di riflessione rispetto al futuro dei Vini d’Alsazia e, in particolare, alla definizione di un posizionamento marketing che sia marcante e rappresentativo dell’evoluzione che sta avvenendo nei vigneti alsaziani negli ultimi anni. Per questo motivo numerose sono state le occasioni di confronto in stretta collaborazione con i rappresentanti dei vigneti ossia i viticoltori, le aziende vinicole, i responsabili marketing delle aziende.
Invitando i viticoltori e le case vinicole a far parte del gruppo di lavoro interno all’Interprofessione, il CIVA desidera unire e rafforzare le competenze degli esperti su ciascun mercato di riferimento, le riflessioni legate al terroir e gli sbocchi futuri. Il marketing non è il solo settore ad essere al centro dell’attenzione da parte dei viticoltori alsaziani in questo momento.
Gli effetti del cambiamento climatico, la volontà affermata di voler preservare l’ambiente e i territori dei vitigni alsaziani e la costante ricerca per un miglioramento continuo per quanto riguarda la qualità dei vini costituiscono gli assi principali sui quali il CIVA rafforza la sua manovra d’azione.
Per condurre al meglio questo cambiamento, il CIVA ha riorganizzato i suoi dipartimenti marketing, tecnico ed economico. È nato così un “servizio dedicato alle aziende” che desidera porsi all’ascolto dei professionisti. Già da un anno sono in atto importanti progetti all’insegna di uno spirito di squadra, collettivo, che possa essere a stretto contatto con i professionisti della filiera, cominciando dagli stessi viticoltori.
IL DNA DEI VINI D’ALSAZIA. RITORNO ALL’ESSENZIALE
Per essere visibili e riconosciuti dal consumatore, i Vini d’Alsazia devono saper comunicare in modo chiaro il loro valore unico e cosa li contraddistingue rispetto ai vini di altre regioni. “Un marchio percepito nel modo corretto aiuta a differenziare l’offerta. Diventa un punto di riferimento per il consumatore, è facilmente identificabile e inimitabile!” dichiara Gilles Neusch, direttore del CIVA. Per riuscire a realizzare il progetto, una delle prime sfide è stata quella di identificare un messaggio di forte impatto e le differenze che distinguono i Vini d’Alsazia dalla concorrenza.
TUTTI I GRANDI TERRITORI DEL MONDO SONO PRESENTI IN ALSAZIA
Su uno stretto cordone composto da vigneti, l’Alsazia concentra una ricchezza geologica senza equivalenti. La maggior parte dei vitigni comuni sono stabiliti su 4 o 5 formazioni geologiche differenti. Tutte le formazioni coesistono e formano un mosaico di suoli singolari, matrice dei grandi vini del territorio.
CAPACITÀ E SAVOIR – FAIRE RICONOSCIUTO PER I VINI BIANCHI
Tutte le nuance del bianco si declinano in Alsazia, rappresentate da 9 bottiglie prodotte su 10: grandi vini secchi e minerali, effervescenti, vini freschi e aromatici o liquorosi d’eccezione. Da secoli i Bianchi d'Alsazia si declinano con precisione secondo i vitigni, il clima, il sole, la sensibilità. Cura e grande ambizione sono qualità che vengono perseguite anche dalle nuove generazioni. Una pagina della storia che continua a rinnovarsi e che dona lustro a questi vitigni.
UN VITIGNO FAMILIARE E A MISURA D’UOMO
In Alsazia le proprietà vinicole si trasmettono da famiglia in famiglia da ormai 12 generazioni. Questa è senza dubbio la ragione per la quale i viticoltori alsaziani sono così legati alla conservazione dei terreni e alle loro tradizioni. Ne deriva l’innata ospitalità che porta i produttori ad aprire le porte delle proprie cantine ai visitatori per mostrare e condividere il loro "saper fare", i loro prodotti, i terroir.
NUOVA IDENTITÀ GRAFICA PER I VINI D'ALSAZIA
La nuova immagine grafica che contraddistingue i Vini d’Alsazia è stata rivelata in occasione della IV Edizione del Salone Millésimes Alsace, svoltosi a Colmar nel mese di giugno scorso. I visitatori hanno avuto modo di apprezzare la nuova proiezione a grande impatto emozionale che allo stesso tempo è stata lanciata su tutti i Social Network ufficiali del CIVA. Il logo trova ispirazione dalla natura, dai vitigni alsaziani, dai valori e dai simboli che animano da sempre la cultura di questa regione.
Lo sguardo si rivolge alla vigna, alla verticalità delle travi e al posizionamento delle viti, sottolineando così il rigore dei viticoltori. Il carattere utilizzato per definire le iniziali è solido, come quello dei Crus che si può identificare nelle profondità del suolo alsaziano. Senza dimenticare il simbolo della regione, la cicogna, elegante e maestosa, che vola verso il cielo evocando la finezza di questi vini così eleganti. La ricerca tipografica racconta questo movimento slanciato. Senza dimenticare la scelta dei colori: l’antracite si ispira alle travi e al terreno, l’oro identifica il riflesso cristallino e brillante dei Vini d’Alsazia. Il nuovo logo dei Vini d’Alsazia è l'equilibrio perfetto tra tradizione e modernità.
MILLESIMES ALSACE: UN INSIEME DI TERROIR
Uno sguardo concreto al vigneto Alsazia, si può avere attraverso Millesimes d’Alsace il Salone internazionale che ha luogo ogni due anni a Colmar ed è consacrato ai grandi vini d’Alsazia. Lanciato nel 2012, vuole essere la vetrina privilegiata dei terroir, del savoir – faire tipico di questa regione, delle culture e filosofie innate e proprie dei migliori produttori alsaziani.
Questo incontro, organizzato dal Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace, in collaborazione con il Parc des Expositions, è indirizzato esclusivamente ai professionisti di settore: importatori, distributori, ristoratori, sommelier, enotecari e giornalisti. La IV Edizione di Millesimes d’Alsace, dedicata al vitigno Riesling, secco, proveniente da grandi terroir d’Alsazia, si è chiusa quest'anno con grande successo: 750 visitatori (di cui 110 invitati), 15 i Paesi esteri rappresentati, più di 600 vini in degustazione e due giornate dedicate alla degustazione e alla scoperta dei terroir. Durante il salone si è svolta una conferenza che ha visto protagonisti tre grandi produttori: Maurice BARTHELME - Domaine Albert MANN, Oliver HUMBRECHT - Domaine ZIND-HUMBRECHT e André OSTERTAG - Domaine OSTERTAG. Il filo conduttore di questo momento è stata la discussione ampia su tre tematiche faro per i tre produttori e la coltura vinicola alsaziana, ovvero ciò che si può vedere rappresentato dalla nascita del paesaggio, il disegno formato dalle rocce nel tempo, il valore dei differenti tipi di terroir. Ciò che si può toccare, l’evoluzione di una denominazione e la sua conseguente valorizzazione. Ciò che non è visibile, quello che fa di un luogo un grande territorio.
www.VinsAlsace.com
Vino su Marte, IX Millennium: il progetto per coltivare vitigni georgiani sui terreni del pianeta rosso
La Georgia, culla della vitivinicoltura, coltiverà la vite su Marte per produrre vino. Il progetto IX Millennium con l'ausilio delle strategie di space farming valuterà i vitigni coltivabili sul pianeta rosso. A settembre al via le sperimentazioni.
... portai con me una croce di tralci di vite (Santa Nino)
Dopo l'annuncio della Nasa di un prossimo programma di ricerca per facilitare la presenza umana prolungata su Marte, a Tbilisi un gruppo di studio ha iniziato a lavorare su un progetto per la coltivazione dell'uva su terreno marziano.
Il gruppo di lavoro, composto da rappresentanti del Ministero dell'Istruzione e della Scienza della Georgia, l'agenzia creativa Windfor's, l'Università di Business and Technology, Microsoft Corporation, la società Space Farms e il Museo Nazionale della Georgia, inizierà le sperimentazioni a partire da settembre in Georgia, come riferito dai media russi.
Con l'aiuto della società Space Farms, attraverso le strategie proprie dello space farming, verrà creato il primo laboratorio di serre verticali in ambiente chiuso e controllato, per coltivare e valutare quali vitigni portare sul pianeta Marte.
Space farming
Partendo dalla necessità di sfruttare i sistemi suolo-microrganismi-piante e la conseguente possibilità di utilizzare la piante come integrazione all’alimentazione degli equipaggi spaziali ha fatto nascere ed evolvere rapidamente il concetto di space farming, che si è esteso fino a essere valutato, come in questo caso, per permettere anche per il mantenimento delle future basi umane su pianeti extraterrestri. La coltivazione di ortaggi nello spazio non è una novità e si può rendere possibile solo attraverso la nostra capacità di indurre nei suoli extraterrestri la fertilità in modo da ingenerare in tali suoli la capacità di sostenere la vita che caratterizza i suoli terrestri.
Gli studi saranno condotti anche con la partecipazione dell'Agenzia Spaziale Europea e con il sostegno della compagnia HP. Il laboratorio di questa azienda ha lavorato per circa un anno nel progetto sulla colonizzazione di Marte, annunciato dalla Nasa.
La secolare tradizione vitivinicola georgiana, con le sue ancestrali tecniche di vinificazione sarà quindi ambasciatrice del vigneto Terra verso i confini dell'universo. Basti pensare che un quarto di tutte le varietà di uva nel mondo proviene dalla Georgia. Il metodo di produzione del vino nei Kvevri, una grande brocca d'argilla, è stato riconosciuto come patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO.
... portai con me una croce di tralci di vite (Santa Nino)
Dopo l'annuncio della Nasa di un prossimo programma di ricerca per facilitare la presenza umana prolungata su Marte, a Tbilisi un gruppo di studio ha iniziato a lavorare su un progetto per la coltivazione dell'uva su terreno marziano.
Il gruppo di lavoro, composto da rappresentanti del Ministero dell'Istruzione e della Scienza della Georgia, l'agenzia creativa Windfor's, l'Università di Business and Technology, Microsoft Corporation, la società Space Farms e il Museo Nazionale della Georgia, inizierà le sperimentazioni a partire da settembre in Georgia, come riferito dai media russi.
Con l'aiuto della società Space Farms, attraverso le strategie proprie dello space farming, verrà creato il primo laboratorio di serre verticali in ambiente chiuso e controllato, per coltivare e valutare quali vitigni portare sul pianeta Marte.
Space farming
Partendo dalla necessità di sfruttare i sistemi suolo-microrganismi-piante e la conseguente possibilità di utilizzare la piante come integrazione all’alimentazione degli equipaggi spaziali ha fatto nascere ed evolvere rapidamente il concetto di space farming, che si è esteso fino a essere valutato, come in questo caso, per permettere anche per il mantenimento delle future basi umane su pianeti extraterrestri. La coltivazione di ortaggi nello spazio non è una novità e si può rendere possibile solo attraverso la nostra capacità di indurre nei suoli extraterrestri la fertilità in modo da ingenerare in tali suoli la capacità di sostenere la vita che caratterizza i suoli terrestri.
Gli studi saranno condotti anche con la partecipazione dell'Agenzia Spaziale Europea e con il sostegno della compagnia HP. Il laboratorio di questa azienda ha lavorato per circa un anno nel progetto sulla colonizzazione di Marte, annunciato dalla Nasa.
La secolare tradizione vitivinicola georgiana, con le sue ancestrali tecniche di vinificazione sarà quindi ambasciatrice del vigneto Terra verso i confini dell'universo. Basti pensare che un quarto di tutte le varietà di uva nel mondo proviene dalla Georgia. Il metodo di produzione del vino nei Kvevri, una grande brocca d'argilla, è stato riconosciuto come patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO.
mercoledì 27 giugno 2018
Vino&Territori, la ricerca scientifica apre le porte al grande pubblico. Torna "Tutti giù in Cantina" il Festival della Cultura del Vino
Il CREA Viticoltura ed Enologia di Velletri apre le porte alla quarta edizione di "Tutti giù in Cantina". Degustazioni guidate, banchi d’assaggio ed area food, reading enoletterari, visite al vigneto del CREA. Tra storia, arte e scienza alla scoperta delle tradizioni di un territorio unico, sotto il segno della cultura del vino. Paese straniero, ospite la Germania, che esporrà i suoi vini e prodotti tipici.
Dal 29 giugno al 1 luglio 2018, presso il CREA Viticoltura ed Enologia di Velletri, si svolgerà la IV edizione di “Tutti giù in cantina”, una manifestazione che è ormai a pieno titolo tra i più importanti festival della cultura del vino della regione Lazio e un punto di incontro per tutti i winelovers e appassionati di enogastronomia.
I partner della manifestazione che hanno dato il patrocinio sono la Regione Lazio, l’AIEE (Associazione Enologi Enotecnici Italiani Sez. Lazio-Umbria), la FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Delegazione di Roma e Castelli Romani), il comune di Velletri e altre associazione culturali locali.
All’interno della struttura, dislocati tra i vigneti e il parco, saranno posizionati degli stands che, in una sorta di una cittadella dell’enogastronomia, ospiteranno prestigiose cantine proventi da gran parte delle regioni italiane.
Paese straniero, ospite di questa edizione sarà la Germania, che esporrà i suoi vini e prodotti tipici.
All’apertura della manifestazione saranno presenti l’Ambasciatore tedesco in Italia, Susanne Marianne Wasum-Rainer e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ed il Direttore del CREA viticoltura ed enologia Riccardo Velasco.
Gli eventi in programma:
Venerdì 29 giugno
- 18.00 Apertura ufficiale manifestazione alla presenza delle autorità, a seguire apertura Banchi di Assaggio Vini, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
- 19.00 Degustatio Magistralis “La Germania del vino: tutti i colori del bianco”, in collaborazione con Verband Deutscher Prädikatsweingüter – Nicoletta Dicova
- 21.30 “Dal vignarolo al sommelier”. Degustazione diacronica a cura di Simona Soprano e Maurizio Taglioni
- 22.30 World Wine Blues. Reading musicale con Enrico Lopez (voce narrante) e Marco Caracci (chitarra e armonica)
Sabato 30 giugno
- 18.00 Apertura manifestazione con Banchi di Assaggio Vini, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
- 18.30 “Per sempre maritati. L’Italia, la Germania, il vino nei diari e nei dipinti dei grand tourists” a cura del Prof. Marco Nocca
- 19.30 Degustatio magistralis - Ars Magna. I grandi cru di Omina Romana con Fabio Ciarla
- 21.30 “Letture etiliche”. Performance teatrale di Lina Bernardi con degustazione vini
- 22.15 “Smoke on the wine” Laboratorio sensoriale sigari & vino con Paolo Faticanti in collaborazione con Club Amici del Toscano
Domenica 1 luglio
- 11.00 Apertura manifestazione con Banchi di Assaggio Vini, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
- 11.30 Premiazione Concorso Dall’uva al Vino degli alunni delle scuole primarie
- 12.30 Cucinare con il vino. Showcooking con lo chef Alessio Ciampanella (Ristorante L’arte d’amare gli antichi sapori) in collaborazione con archfood. Abbinamento vini a cura dei sommelier FISAR Roma e Castelli Romani
- 16.00 “Ridisegnare i paesaggi e culture del vino con la genetica e l’archeologia delle varietà viticole”, con Stefano Dellungo
- 18.00 “Il vino nell’antico Lazio, tra storia e mito” di Henos Palmisano Con degustazione dei vini del territorio
- 19.00 Degustatio Magistralis – Nobili si nasce! Grande verticale di Nobile di Montepulciano az. Carpineto con Paolo Pietromarchi, CREA Viticoltura ed Enologia
- 20.30 Asta di beneficenza: bottiglie uniche, rare e di grandi annate
Dal 29 giugno al 1 luglio 2018, presso il CREA Viticoltura ed Enologia di Velletri, si svolgerà la IV edizione di “Tutti giù in cantina”, una manifestazione che è ormai a pieno titolo tra i più importanti festival della cultura del vino della regione Lazio e un punto di incontro per tutti i winelovers e appassionati di enogastronomia.
I partner della manifestazione che hanno dato il patrocinio sono la Regione Lazio, l’AIEE (Associazione Enologi Enotecnici Italiani Sez. Lazio-Umbria), la FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Delegazione di Roma e Castelli Romani), il comune di Velletri e altre associazione culturali locali.
All’interno della struttura, dislocati tra i vigneti e il parco, saranno posizionati degli stands che, in una sorta di una cittadella dell’enogastronomia, ospiteranno prestigiose cantine proventi da gran parte delle regioni italiane.
Paese straniero, ospite di questa edizione sarà la Germania, che esporrà i suoi vini e prodotti tipici.
All’apertura della manifestazione saranno presenti l’Ambasciatore tedesco in Italia, Susanne Marianne Wasum-Rainer e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ed il Direttore del CREA viticoltura ed enologia Riccardo Velasco.
Gli eventi in programma:
Venerdì 29 giugno
- 18.00 Apertura ufficiale manifestazione alla presenza delle autorità, a seguire apertura Banchi di Assaggio Vini, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
- 19.00 Degustatio Magistralis “La Germania del vino: tutti i colori del bianco”, in collaborazione con Verband Deutscher Prädikatsweingüter – Nicoletta Dicova
- 21.30 “Dal vignarolo al sommelier”. Degustazione diacronica a cura di Simona Soprano e Maurizio Taglioni
- 22.30 World Wine Blues. Reading musicale con Enrico Lopez (voce narrante) e Marco Caracci (chitarra e armonica)
Sabato 30 giugno
- 18.00 Apertura manifestazione con Banchi di Assaggio Vini, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
- 18.30 “Per sempre maritati. L’Italia, la Germania, il vino nei diari e nei dipinti dei grand tourists” a cura del Prof. Marco Nocca
- 19.30 Degustatio magistralis - Ars Magna. I grandi cru di Omina Romana con Fabio Ciarla
- 21.30 “Letture etiliche”. Performance teatrale di Lina Bernardi con degustazione vini
- 22.15 “Smoke on the wine” Laboratorio sensoriale sigari & vino con Paolo Faticanti in collaborazione con Club Amici del Toscano
Domenica 1 luglio
- 11.00 Apertura manifestazione con Banchi di Assaggio Vini, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
- 11.30 Premiazione Concorso Dall’uva al Vino degli alunni delle scuole primarie
- 12.30 Cucinare con il vino. Showcooking con lo chef Alessio Ciampanella (Ristorante L’arte d’amare gli antichi sapori) in collaborazione con archfood. Abbinamento vini a cura dei sommelier FISAR Roma e Castelli Romani
- 16.00 “Ridisegnare i paesaggi e culture del vino con la genetica e l’archeologia delle varietà viticole”, con Stefano Dellungo
- 18.00 “Il vino nell’antico Lazio, tra storia e mito” di Henos Palmisano Con degustazione dei vini del territorio
- 19.00 Degustatio Magistralis – Nobili si nasce! Grande verticale di Nobile di Montepulciano az. Carpineto con Paolo Pietromarchi, CREA Viticoltura ed Enologia
- 20.30 Asta di beneficenza: bottiglie uniche, rare e di grandi annate
MIXOLOGY, AL VIA IL CONCORSO MISCELATORE RECORD NAZIONALE 2018: “FUTURISMO PER TUTTI” TORINO FUTURISTA E LE NOVITÀ DELLA COMPETIZIONE
“Futurismo per tutti”: il tema della terza edizione della competizione Miscelatore Record Nazionale, ideata e coordinata da Giulio Cocchi insieme ad altre aziende storiche della liquoristica italiana, intende portare il verbo della miscelazione futurista al popolo.
“Anche quest’anno chiamiamo a raccolta gli ardimentosi Miscelatori Futuristi d’Italia – spiega Roberto Bava, AD di Cocchi - per lanciare una nuova sfida: portare il Futurismo fuori dai musei, dalle accademie, dalle biblioteche direttamente nei Quisibeve (bar) e nei ritrovi ove si cerca sollievo alla fatica quotidiana. Un “Futurismo da bere” che celebri l’abilità di rendere la Miscelazione Futurista fruibile e comprensibile a un pubblico “profano”: il miscelatore che meglio riuscirà in questo compito è quello che otterrà il titolo di Miscelatore Record Nazionale 2018”.
Il Miscelatore Record Nazionale 2018 sarà eletto - tra i dieci Miscelatori futuristi più creativi, che avranno proposto la polibibita (cocktail) in grado si valorizzare meglio questo stile decisamente italiano di miscelazione – in una Gran Serata Futurista, il 18 ottobre a Torino.
Proprio Torino, che con le sue architetture industriali e la sua cucina fu città d’elezione per il movimento futurista, si conferma per il terzo anno conseucutivo capitale della Miscelazione Futurista: “Il rinnovamento architettonico futurista, con il suo carico iconoclastico, prese vita a Torino – dice Fulvio Piccinino, barman ed esperto, autore del volume “La Miscelazione Futurista” -. La città immaginata dai due geniali architetti futuristi Antonio Sant’Elia e Mario Chiattone ebbe la sua applicazione con la Fiat Lingotto, la nuova via Roma e la Torre Littoria che fu teatro anche dei primi voli, del primo circolo aereonautico che vedeva fra i fondatori Cinzio Barosi, fervente futurista autore della polibibita Avanvera.
Il Miscelatore Record Nazionale 2018 sarà eletto - tra i dieci Miscelatori futuristi più creativi, che avranno proposto la polibibita (cocktail) in grado si valorizzare meglio questo stile decisamente italiano di miscelazione – in una Gran Serata Futurista, il 18 ottobre a Torino.
Proprio Torino, che con le sue architetture industriali e la sua cucina fu città d’elezione per il movimento futurista, si conferma per il terzo anno conseucutivo capitale della Miscelazione Futurista: “Il rinnovamento architettonico futurista, con il suo carico iconoclastico, prese vita a Torino – dice Fulvio Piccinino, barman ed esperto, autore del volume “La Miscelazione Futurista” -. La città immaginata dai due geniali architetti futuristi Antonio Sant’Elia e Mario Chiattone ebbe la sua applicazione con la Fiat Lingotto, la nuova via Roma e la Torre Littoria che fu teatro anche dei primi voli, del primo circolo aereonautico che vedeva fra i fondatori Cinzio Barosi, fervente futurista autore della polibibita Avanvera.
Ma la rivoluzione futurista a Torino si realizzò sotto altre sembianze, quelle della Cucina, estesa anche al mondo del bere, considerata da Marinetti come l’Ottava Arte”. La sfida avverrà quest’anno davanti a due giurie: una tecnica formata da esperti di miscelazione e una popolare aperta a chi vorrà prendere parte alla Gran Serata Futurista che sarà aperta alla partecipazione del pubblico.
Ognuno dei finalisti avrà a propria disposizione una postazione dove preparerà la sua polibibita e che potrà personalizzare coerentemente con il tema che presenterà: la creatività infatti è come sempre uno dei criteri di valutazione principali insieme alla tecnica e all’ottemperanza alle regole enunciate nel NeoManifesto della Miscelazione Futurista. Ogni polibibita dovrà dunque essere presentata in due
versioni: una completa di decorazioni per la giuria tecnica e una più semplice e facilmente replicabile per la giuria popolare.
L’iniziativa della competizione, unica nel suo genere, prosegue idealmente il progetto iniziato quattro anni fa con la pubblicazione del volume “La Miscelazione Futurista. Polibibite: la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta” (prima edizione 2014) a cura di Fulvio Piccinino, inserito tra i 10 migliori libri di miscelazione al mondo al Tales of the Cocktail di New Orleans e ristampato in un’edizione arricchita nel 2016. Alla pubblicazione del volume si è affiancata un’intensa attività di seminari sulla miscelazione futurista a partire dall’autunno 2014 in Italia e nel mondo.
Al progetto futurista hanno preso parte in questi anni insieme a Cocchi anche Alpestre, Campari, Fabbri, Luxardo, Nardini, Pallini, Strega, Tassoni e Vecchia Romagna.
La competizione Miscelatore Record Nazionale è stata vinta nel 2016 da Cinzia Ferro (Estremadura Café di Verbania, polibibita “Svetta”) e nel 2017 da Elisa Favaron (Palazzo delle Misture di Bassano del Grappa, polibibita “La Sfacciata”).
PARTECIPAZIONE – Per partecipare alla selezione gli aspiranti miscelatori dovranno inviare un’email a barcocchi@cocchi.com indicando il proprio nome, cognome, data di nascita, recapito di posta elettronica, cellulare, nome del locale in cui svolgono la loro attività, nome e ricetta della polibibita con la relativa preparazione e categoria di appartenenza. Bisognerà inviare anche una foto in alta risoluzione della polibibita. In più quest’anno si dovrà descrivere la versione semplificata della
polibibita da presentare al pubblico.
Le iscrizioni si aprono il 27 giugno 2018. Termine ultimo per far pervenire le ricette è il 14 settembre 2018.
Il regolamento completo si può consultare sul sito www.miscelazionefuturista.it
Le polibibite finaliste e i nomi dei 10 miscelatori che avranno accesso alla finale del 18 ottobre saranno annunciati sul sito stesso.
#MiscelazioneFuturista #FuturistMixology #MiscelatoreRecord2018
Pagina Facebook: @miscelatorefuturista
Ognuno dei finalisti avrà a propria disposizione una postazione dove preparerà la sua polibibita e che potrà personalizzare coerentemente con il tema che presenterà: la creatività infatti è come sempre uno dei criteri di valutazione principali insieme alla tecnica e all’ottemperanza alle regole enunciate nel NeoManifesto della Miscelazione Futurista. Ogni polibibita dovrà dunque essere presentata in due
versioni: una completa di decorazioni per la giuria tecnica e una più semplice e facilmente replicabile per la giuria popolare.
L’iniziativa della competizione, unica nel suo genere, prosegue idealmente il progetto iniziato quattro anni fa con la pubblicazione del volume “La Miscelazione Futurista. Polibibite: la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta” (prima edizione 2014) a cura di Fulvio Piccinino, inserito tra i 10 migliori libri di miscelazione al mondo al Tales of the Cocktail di New Orleans e ristampato in un’edizione arricchita nel 2016. Alla pubblicazione del volume si è affiancata un’intensa attività di seminari sulla miscelazione futurista a partire dall’autunno 2014 in Italia e nel mondo.
Al progetto futurista hanno preso parte in questi anni insieme a Cocchi anche Alpestre, Campari, Fabbri, Luxardo, Nardini, Pallini, Strega, Tassoni e Vecchia Romagna.
La competizione Miscelatore Record Nazionale è stata vinta nel 2016 da Cinzia Ferro (Estremadura Café di Verbania, polibibita “Svetta”) e nel 2017 da Elisa Favaron (Palazzo delle Misture di Bassano del Grappa, polibibita “La Sfacciata”).
PARTECIPAZIONE – Per partecipare alla selezione gli aspiranti miscelatori dovranno inviare un’email a barcocchi@cocchi.com indicando il proprio nome, cognome, data di nascita, recapito di posta elettronica, cellulare, nome del locale in cui svolgono la loro attività, nome e ricetta della polibibita con la relativa preparazione e categoria di appartenenza. Bisognerà inviare anche una foto in alta risoluzione della polibibita. In più quest’anno si dovrà descrivere la versione semplificata della
polibibita da presentare al pubblico.
Le iscrizioni si aprono il 27 giugno 2018. Termine ultimo per far pervenire le ricette è il 14 settembre 2018.
Il regolamento completo si può consultare sul sito www.miscelazionefuturista.it
Le polibibite finaliste e i nomi dei 10 miscelatori che avranno accesso alla finale del 18 ottobre saranno annunciati sul sito stesso.
#MiscelazioneFuturista #FuturistMixology #MiscelatoreRecord2018
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VALORITALIA: AL VIA “DIONISO”, IL NUOVO SISTEMA TELEMATICO PER LA CERTIFICAZIONE E LA TRACCIABILITÀ DIGITALE DEI VINI DOP E IGP
Presentato a Roma il progetto realizzato in collaborazione con Cisco e Hitachi che permette di gestire online il patrimonio di dati del più importante ente certificatore del vino italiano. Tracciate circa 5mila tipologie per 228 denominazioni. Tra le novità anche il nuovo sito internet e la neonata rivista ValoriMAG.
È considerato uno delle grandi divinità dell’Olimpo greco e ora si identifica anche con un innovativo sistema informativo applicato all’universo vino. Si chiama infatti Dioniso ed è l’ultima novità tecnologica per la certificazione e la tracciabilità dei vini Dop e Igp messa in campo da Valoritalia con la collaborazione di Cisco e Hitachi.
Un progetto telematico, oggi operativo dopo oltre due anni di analisi e sviluppo, che, in linea con il trend crescente della dematerializzazione, permette di raccogliere la mole di informazioni provenienti dagli attori della filiera in un’unica grande piattaforma digitale a disposizione degli operatori, che potranno contare su un elevato grado di automazione dei processi di certificazione, con il vantaggio della tempestività, della certezza del dato informativo e della personalizzazione. Valore aggiunto di Dioniso, inoltre, l’interscambio continuo tra utente e gestionale che permette in pochi click e con una notevole riduzione di tempi e costi di elaborare, interrogare e sintetizzare.
E a proposito di utenti, il più importante ente di certificazione del vino italiano ha scelto inoltre di rifarsi il look con un nuovo sito internet (www.valoritalia.it) dedicato non solo agli addetti ai lavori, ma anche ai consumatori finali, consapevoli dell’importanza dell’origine dei prodotti. Una vetrina digitale dal design più accattivante e aperta a tutti (ottimizzata per essere fruita pure da mobile), che offre contenuti sempre aggiornati e di facile consultazione, dando la possibilità di conoscere in ogni momento lo stato dell’arte del settore e la tracciabilità di ogni bottiglia certificata da Valoritalia. A completare poi le novità, la neonata rivista (cartacea e digitale), ValoriMAG, che racconta news, approfondimenti e curiosità dal mondo produttivo, con un occhio attento ai trend di mercato e alle centinaia di denominazioni vitivinicole che rendono unico il Belpaese.
“Comunicare il nostro lavoro e renderlo più accessibile a diversi target è per noi prioritario. Per questo, accanto al sito e al magazine – spiega il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio - abbiamo messo a punto un servizio sistematico e unificato di raccolta dati che, malgrado l’enorme complessità, resta ‘umano’, vale a dire tiene conto delle diverse tipologie di utenti e delle loro specifiche esigenze intervenendo con risposte cucite su misura, valide per il piccolo viticoltore così come per gli addetti dell’agroindustria, attraverso la figura dell’operatore documentale in supporto. Un aspetto fondamentale a cui si aggiungono altri punti di forza, quali la garanzia di assoluta affidabilità, l’alto grado di personalizzazione e una tracciabilità tempestiva. Ad oggi sono già censite, e dunque tracciabili, le bottiglie a partire dal 23 gennaio 2017, ma dal 1 gennaio 2019 saranno tracciate tutte quelle munite di contrassegno gestite da Valoritalia. Inoltre, la piattaforma è stata configurata con i parametri di circa 5mila tipologie di vino afferenti a 228 D.O. (133 Doc, 46 Docg e 49 Igt), rappresentando così le specificità dell’intero territorio nazionale. Ciò significa che tecnicamente Dioniso rappresenta un validissimo strumento e un punto di riferimento non solo per i nostri operatori, ma anche per i Consorzi, per gli enti e per le aziende che hanno accesso diretto al sistema”.
A questi ultimi consente infatti, attraverso una reportistica, di consultare informazioni in dettaglio relative all’iter di certificazione e alle movimentazioni (dalla rivendicazione all’imbottigliamento) e di verificare in tempo reale l’andamento di ogni singola denominazione e tipologia. Non solo. Basta inserire uno qualsiasi dei dati relativi a una giacenza, un lotto o un numero di contrassegno per conoscere la documentazione sull’iter certificativo, sulle movimentazioni registrate e sull’origine della partita, estraendone anche la relativa storia. Dioniso è inoltre predisposto per l’interscambio automatico di dati da e per vari sistemi, compreso il registro Sian, consentendo una relazione diretta fino all’ottenimento della certificazione online. Oltre al caricamento automatico delle informazioni, permette inoltre agli utenti esterni di consultare e/o gestire i dati, offre la possibilità di governare più operazioni contemporaneamente e soprattutto effettua la verifica automatizzata della coerenza dei dati sulla base dei parametri dei disciplinari e della normativa di riferimento.
Due, in pratica, le soluzioni sviluppate in seno a Dioniso, grazie alle competenze tecniche di Cisco e Hitachi: un motore di indicizzazione e ricerca semantica delle informazioni e gestione della documentazione (Document Management); un modello processuale a favore della dematerializzazione dei processi e del supporto automatico alla creazione delle pratiche ispettive anche in funzione dell’uso futuro di dispositivi mobili da parte del personale coinvolto (Workflow Management).
Al momento l’accesso ai dati, regolato sulla base di credenziali e profili correlati al proprio ruolo in azienda, offre una gestione personalizzabile per la consultazione in “real time” del dato, ma è già in corso lo sviluppo di report altrettanto personalizzabili, che includono analisi statistiche, studi, ricerche a partire proprio dalla mole di informazioni contenute nel database. Nel prossimo futuro, i dati disponibili - raccolti anche grazie all’utilizzo di appositi sensori posti in vigna, nella vasche e in cantina - saranno in grado di ‘raccontare’ con interrogazioni precise tutte le fasi di vita del vino, dal vigneto alla bottiglia. Un’immensa banca dati, quindi, capace di fornire in versione digitale una fotografia reale dello stato di produzione del vino di qualità, in linea con la mission di Valoritalia che dal 2009 verifica ogni fase delle denominazioni di origine certificate tutelando un patrimonio che lo scorso anno ha superato in valore i 6,3 miliardi di euro (franco cantina). Solo nel 2017 sono state oltre 13mila le visite ispettive in vigna e in cantina, più di 45mila le analisi chimiche effettuate e altrettanti i campioni sottoposti a verifica (pari a 15,1 mln di ettolitri) e 2950 le commissioni di degustazione effettuate. Quasi il 98% dei campioni è risultato idoneo, lo 0,3% non idoneo e il 2% rivedibile. Va sottolineato l’importante lavoro svolto sul piano delle verifiche di regolarità che si è concretizzato in 353 segnalazioni di non conformità grave inviate all’ICQRF e in oltre 2mila segnalazioni di non conformità lieve gestite direttamente da Valoritalia. Nel 2017 sono state certificate 1,5 miliardi di bottiglie e consegnati circa 950 milioni di fascette/contrassegni. La capillare attività di Valoritalia, presente con 34 sedi operative su tutto il territorio nazionale, la vede protagonista anche nel settore della certificazione biologica e della produzione integrata. Ad oggi sono 2.400 le aziende notificate (1.650 per il biologico e 750 per le certificazioni integrate). Questi risultati portano Valoritalia ad essere un punto di riferimento di tutto il mondo della certificazione del settore agroalimentare.
È considerato uno delle grandi divinità dell’Olimpo greco e ora si identifica anche con un innovativo sistema informativo applicato all’universo vino. Si chiama infatti Dioniso ed è l’ultima novità tecnologica per la certificazione e la tracciabilità dei vini Dop e Igp messa in campo da Valoritalia con la collaborazione di Cisco e Hitachi.
Un progetto telematico, oggi operativo dopo oltre due anni di analisi e sviluppo, che, in linea con il trend crescente della dematerializzazione, permette di raccogliere la mole di informazioni provenienti dagli attori della filiera in un’unica grande piattaforma digitale a disposizione degli operatori, che potranno contare su un elevato grado di automazione dei processi di certificazione, con il vantaggio della tempestività, della certezza del dato informativo e della personalizzazione. Valore aggiunto di Dioniso, inoltre, l’interscambio continuo tra utente e gestionale che permette in pochi click e con una notevole riduzione di tempi e costi di elaborare, interrogare e sintetizzare.
E a proposito di utenti, il più importante ente di certificazione del vino italiano ha scelto inoltre di rifarsi il look con un nuovo sito internet (www.valoritalia.it) dedicato non solo agli addetti ai lavori, ma anche ai consumatori finali, consapevoli dell’importanza dell’origine dei prodotti. Una vetrina digitale dal design più accattivante e aperta a tutti (ottimizzata per essere fruita pure da mobile), che offre contenuti sempre aggiornati e di facile consultazione, dando la possibilità di conoscere in ogni momento lo stato dell’arte del settore e la tracciabilità di ogni bottiglia certificata da Valoritalia. A completare poi le novità, la neonata rivista (cartacea e digitale), ValoriMAG, che racconta news, approfondimenti e curiosità dal mondo produttivo, con un occhio attento ai trend di mercato e alle centinaia di denominazioni vitivinicole che rendono unico il Belpaese.
“Comunicare il nostro lavoro e renderlo più accessibile a diversi target è per noi prioritario. Per questo, accanto al sito e al magazine – spiega il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio - abbiamo messo a punto un servizio sistematico e unificato di raccolta dati che, malgrado l’enorme complessità, resta ‘umano’, vale a dire tiene conto delle diverse tipologie di utenti e delle loro specifiche esigenze intervenendo con risposte cucite su misura, valide per il piccolo viticoltore così come per gli addetti dell’agroindustria, attraverso la figura dell’operatore documentale in supporto. Un aspetto fondamentale a cui si aggiungono altri punti di forza, quali la garanzia di assoluta affidabilità, l’alto grado di personalizzazione e una tracciabilità tempestiva. Ad oggi sono già censite, e dunque tracciabili, le bottiglie a partire dal 23 gennaio 2017, ma dal 1 gennaio 2019 saranno tracciate tutte quelle munite di contrassegno gestite da Valoritalia. Inoltre, la piattaforma è stata configurata con i parametri di circa 5mila tipologie di vino afferenti a 228 D.O. (133 Doc, 46 Docg e 49 Igt), rappresentando così le specificità dell’intero territorio nazionale. Ciò significa che tecnicamente Dioniso rappresenta un validissimo strumento e un punto di riferimento non solo per i nostri operatori, ma anche per i Consorzi, per gli enti e per le aziende che hanno accesso diretto al sistema”.
A questi ultimi consente infatti, attraverso una reportistica, di consultare informazioni in dettaglio relative all’iter di certificazione e alle movimentazioni (dalla rivendicazione all’imbottigliamento) e di verificare in tempo reale l’andamento di ogni singola denominazione e tipologia. Non solo. Basta inserire uno qualsiasi dei dati relativi a una giacenza, un lotto o un numero di contrassegno per conoscere la documentazione sull’iter certificativo, sulle movimentazioni registrate e sull’origine della partita, estraendone anche la relativa storia. Dioniso è inoltre predisposto per l’interscambio automatico di dati da e per vari sistemi, compreso il registro Sian, consentendo una relazione diretta fino all’ottenimento della certificazione online. Oltre al caricamento automatico delle informazioni, permette inoltre agli utenti esterni di consultare e/o gestire i dati, offre la possibilità di governare più operazioni contemporaneamente e soprattutto effettua la verifica automatizzata della coerenza dei dati sulla base dei parametri dei disciplinari e della normativa di riferimento.
Due, in pratica, le soluzioni sviluppate in seno a Dioniso, grazie alle competenze tecniche di Cisco e Hitachi: un motore di indicizzazione e ricerca semantica delle informazioni e gestione della documentazione (Document Management); un modello processuale a favore della dematerializzazione dei processi e del supporto automatico alla creazione delle pratiche ispettive anche in funzione dell’uso futuro di dispositivi mobili da parte del personale coinvolto (Workflow Management).
Al momento l’accesso ai dati, regolato sulla base di credenziali e profili correlati al proprio ruolo in azienda, offre una gestione personalizzabile per la consultazione in “real time” del dato, ma è già in corso lo sviluppo di report altrettanto personalizzabili, che includono analisi statistiche, studi, ricerche a partire proprio dalla mole di informazioni contenute nel database. Nel prossimo futuro, i dati disponibili - raccolti anche grazie all’utilizzo di appositi sensori posti in vigna, nella vasche e in cantina - saranno in grado di ‘raccontare’ con interrogazioni precise tutte le fasi di vita del vino, dal vigneto alla bottiglia. Un’immensa banca dati, quindi, capace di fornire in versione digitale una fotografia reale dello stato di produzione del vino di qualità, in linea con la mission di Valoritalia che dal 2009 verifica ogni fase delle denominazioni di origine certificate tutelando un patrimonio che lo scorso anno ha superato in valore i 6,3 miliardi di euro (franco cantina). Solo nel 2017 sono state oltre 13mila le visite ispettive in vigna e in cantina, più di 45mila le analisi chimiche effettuate e altrettanti i campioni sottoposti a verifica (pari a 15,1 mln di ettolitri) e 2950 le commissioni di degustazione effettuate. Quasi il 98% dei campioni è risultato idoneo, lo 0,3% non idoneo e il 2% rivedibile. Va sottolineato l’importante lavoro svolto sul piano delle verifiche di regolarità che si è concretizzato in 353 segnalazioni di non conformità grave inviate all’ICQRF e in oltre 2mila segnalazioni di non conformità lieve gestite direttamente da Valoritalia. Nel 2017 sono state certificate 1,5 miliardi di bottiglie e consegnati circa 950 milioni di fascette/contrassegni. La capillare attività di Valoritalia, presente con 34 sedi operative su tutto il territorio nazionale, la vede protagonista anche nel settore della certificazione biologica e della produzione integrata. Ad oggi sono 2.400 le aziende notificate (1.650 per il biologico e 750 per le certificazioni integrate). Questi risultati portano Valoritalia ad essere un punto di riferimento di tutto il mondo della certificazione del settore agroalimentare.
martedì 26 giugno 2018
Eventi. Vini di Montagna, Müller Thurgau: al via la Rassegna Internazionale per celebrare il vitigno simbolo della Valle di Cembra
Al via la 31ma edizione della Rassegna Internazionale Müller Thurgau: Vino di Montagna, in programma dal 28 giugno al primo luglio in Valle di Cembra.
La rassegna vuole rappresentare un’occasione non solo per valorizzare il vitigno simbolo della Valle di Cembra e metterlo a confronto con le produzioni provenienti da altre zone dell’arco alpino, grazie al Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, ma anche per affrontare tematiche che in vario modo intersecano lo sfaccettato mondo del vino e promuovere una cultura legata ad agricoltura, enologia, storia e tradizioni del territorio.
L’appuntamento fa parte del calendario delle #trentinowinefest ed è organizzato dal Comitato Mostra Valle di Cembra con il supporto della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino nell’ambito della promozione e coordinamento della manifestazioni enologiche provinciali. La rassegna vuole rappresentare un’occasione non solo per valorizzare il vitigno simbolo della Valle di Cembra e metterlo a confronto con le produzioni provenienti da altre zone dell’arco alpino, grazie al Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, ma anche per affrontare tematiche che in vario modo intersecano lo sfaccettato mondo del vino e promuovere una cultura legata ad agricoltura, enologia, storia e tradizioni del territorio.
Programma e singoli eventi
Nel corso della quattro giorni cembrana, alle degustazioni di Müller Thurgau si alterneranno incontri di approfondimento come quello di sabato 30 giugno, alle ore 11.00, presso la Biblioteca di Cembra, dal titolo “L’emigrazione in un bicchiere di vino“, condotto dalla dottoressa Flavia Cristaldi dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, con l’Associazione Trentini nel Mondo e con l’Unione Famiglie Trentine all’Estero. Un dibattito nell’ambito del quale si analizzeranno la storia dell’emigrazione trentina e l’esportazione della cultura agricola tradizionale di questi luoghi all’estero, che avrà anche l’obiettivo di annunciare l’imminente Festa dell’Emigrazione, quest’anno è in programma proprio in Valle di Cembra, a Grumes di Altavalle.
Sempre sabato 30 giugno alle ore 17, presso il suggestivo scenario della Vigna delle Forche di Cembra, in programma una degustazione guidata* dei vini tipici della Valle e di alcune aziende dei Trentini del Mondo, condotta da Gianni Fabrizio, curatore della Guida Vini del Gambero Rosso.
Alle ore 20, lungo il viale principale della cittadina, sarà invece la volta della cena benefica a favore di San Patrignano*, realizzata con prodotti a km zero dalla chef Giorgia Piffer del ristorante Maso Franch e organizzata con la collaborazione del presidio territoriale della comunità di recupero. Nel corso della serata, le 5 portate saranno abbinate a vini della Valle di Cembra e di San Patrignano, e vi sarà uno spazio espositivo dedicato ai manufatti, a dimostrazione della grandissima qualità dei prodotti artigianali realizzati all’interno della comunità, segno tangibile del lavoro quotidianamente svolto da chi ha deciso di intraprendere questo importante percorso di cura.
“Siamo davvero orgogliosi – commenta Mattia Clementi, Presidente della manifestazione – di queste significative collaborazioni, poiché ci consentono di offrire alla nostra comunità e a chi ci verrà a trovare da fuori in questi quattro giorni diversi e interessanti spunti di riflessione dando al contempo un ulteriore valore aggiunto alla nostra manifestazione“.
* Per entrambi gli appuntamenti i posti sono limitati.
Per info sui costi e prenotazioni, consultare il programma della manifestazione sul sito www.mostramullerthurgau.it
La storia dell'evento
Durante la seconda metà degli anni Ottanta, nell’ambito della festa che ogni estate veniva dedicata al Müller Thurgau, il Club 3P di Cembra cominciò ad esprimere l’esigenza di un confronto e di una riflessione approfondita sulle sorti di un vino che era allora in ascesa sul territorio locale, ma che rimaneva per lo più una presenza poco qualificata e poco nota, anzi a volte confusa con analoghe produzioni dell’area tedesca (Sylvaner). Da quei primi scambi d’opinione, prese corpo l’ipotesi della Mostra su impulso e in virtù dell’intraprendenza di un gruppo di giovani agricoltori locali, fra i quali si distinse Fausto Peratoner. Da “Mostra locale” divenne “Rassegna dei Müller Thurgau dell’Arco Alpino”. Allora, oltre che in Valle di Cembra, dove era diffuso nelle zone più elevate, il Müller Thurgau si coltivava nella Valle del Sarca, in Vallagarina, in Valsugana e in altre aree più circoscritte di media o alta collina. Nel contempo c'era la necessità di confrontare il vino Müller Thurgau della Valle di Cembra con quelli di altre zone del Trentino o regioni italiane, ma soprattutto di Paesi Europei nei quali il vitigno era coltivato da molti anni sta alla base del cambiamento di denominazione dell’evento. Questa finalità mirata al confronto nazionale ed internazionale di vini Müller Thurgau di diversa provenienza geografica è rimasta inalterata sino ad oggi.
Il contributo della Rassegna alla conoscenza del vino Müller Thurgau in ambito nazionale è risultato determinante, ma va sottolineato il processo attraverso il quale la riflessione sul territorio ha condotto nei vari anni al progetto di zonazione, allo sviluppo dell’offerta enoturistica, al Parco rurale e al patto territoriale della Valle di Cembra, primo patto in Trentino. Contemporaneamente, la Rassegna ha promosso occasioni di studio attorno ai temi del vino e della realtà locale attraverso una serie d’incontri tecnici e di convegni volti alla comprensione delle potenzialità del Müller Thurgau.
L’apporto di personaggi illustri e competenti ai convegni promossi ogni anno da un instancabile comitato promotore e dal Presidente Bruno Pilzer che dal 2001 al 2015 è succeduto a Fausto Peratoner, ha contribuito efficacemente a migliorare la tecnica di coltivazione del vitigno Müller Thurgau e la vinificazione dell’uva da esso prodotta.
Dal 2015 un nuovo Comitato formato da uno staff di appassionati collaboratori, in grande parte appartenenti alle “nuove generazioni” e guidato dal giovane enologo Mattia Clementi, fanno emergere spunti di rinnovamento a livello territoriale ma anche di commercializzazione del vino Müller Thurgau. Notevole è stata pure la sollecitazione ad intensificare l’enoturismo e la valorizzazione del Müller Thurgau abbinato alla gastronomia locale e al turismo grazie al contributo del locale ufficio A.p.T..
Il territorio e la viticoltura
La contiguità tra paesaggio fisico e paesaggio umano in Valle di Cembra costituisce un unicum geografico altrove difficilmente riscontrabile. Laddove termina il lavoro della natura inizia quello poco diverso dell’uomo. Salendo dalla piana dell’Adige, a nord di Trento, dopo un dislivello di circa 250 metri, la vista scopre un naturale anfiteatro tutto a gradoni e terrazzi, una teoria infinita di vigneti ‘a pergola’ che dalla montagna scende sino a lambire le acque del torrente Avisio. I gradoni di coltura sono tutti sostenuti da muri a secco, pietre su pietre di porfido rosso: un’intelligenza della forma dettata dall’esperienza e dalla necessità che ha fatto parlare, a ragione, di un’agricoltura eroica. Una tradizione, quella vitivinicola, che in Valle di Cembra affonda le proprie radici in epoche storiche remote, come dimostra il ritrovamento della Situla, una secchia in bronzo risalente all’inizio della Seconda Età del Ferro, in piena fioritura della cultura retica di Fritzens-Sanzeno.
I terrazzi coltivati a vigneto sono oltre che un’emergenza di tipo ambientale anche un’importante risorsa economica. Operano in valle numerose cantine vitivinicole e distillerie assai rinomate. La coltivazione del vigneto è spesso una fonte integrativa di reddito per piccoli coltivatori, occupati normalmente in altri settori economici, quali l’estrazione, la lavorazione e la messa in posa del porfido, l’artigianato, il turismo rurale. Fra i vini che si producono annualmente in Valle di Cembra ricordiamo la Schiava, la Nosiola, il Gewürztraminer, il Riesling Renano, lo Chardonnay ed il Pinot Nero (questi ultimi sia per la produzione di vino fermo che per spumanti metodo classico). Ma è il Müller Thurgau il vero protagonista della viticoltura cembrana.
La rassegna vuole rappresentare un’occasione non solo per valorizzare il vitigno simbolo della Valle di Cembra e metterlo a confronto con le produzioni provenienti da altre zone dell’arco alpino, grazie al Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, ma anche per affrontare tematiche che in vario modo intersecano lo sfaccettato mondo del vino e promuovere una cultura legata ad agricoltura, enologia, storia e tradizioni del territorio.
L’appuntamento fa parte del calendario delle #trentinowinefest ed è organizzato dal Comitato Mostra Valle di Cembra con il supporto della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino nell’ambito della promozione e coordinamento della manifestazioni enologiche provinciali. La rassegna vuole rappresentare un’occasione non solo per valorizzare il vitigno simbolo della Valle di Cembra e metterlo a confronto con le produzioni provenienti da altre zone dell’arco alpino, grazie al Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, ma anche per affrontare tematiche che in vario modo intersecano lo sfaccettato mondo del vino e promuovere una cultura legata ad agricoltura, enologia, storia e tradizioni del territorio.
Programma e singoli eventi
Nel corso della quattro giorni cembrana, alle degustazioni di Müller Thurgau si alterneranno incontri di approfondimento come quello di sabato 30 giugno, alle ore 11.00, presso la Biblioteca di Cembra, dal titolo “L’emigrazione in un bicchiere di vino“, condotto dalla dottoressa Flavia Cristaldi dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, con l’Associazione Trentini nel Mondo e con l’Unione Famiglie Trentine all’Estero. Un dibattito nell’ambito del quale si analizzeranno la storia dell’emigrazione trentina e l’esportazione della cultura agricola tradizionale di questi luoghi all’estero, che avrà anche l’obiettivo di annunciare l’imminente Festa dell’Emigrazione, quest’anno è in programma proprio in Valle di Cembra, a Grumes di Altavalle.
Sempre sabato 30 giugno alle ore 17, presso il suggestivo scenario della Vigna delle Forche di Cembra, in programma una degustazione guidata* dei vini tipici della Valle e di alcune aziende dei Trentini del Mondo, condotta da Gianni Fabrizio, curatore della Guida Vini del Gambero Rosso.
Alle ore 20, lungo il viale principale della cittadina, sarà invece la volta della cena benefica a favore di San Patrignano*, realizzata con prodotti a km zero dalla chef Giorgia Piffer del ristorante Maso Franch e organizzata con la collaborazione del presidio territoriale della comunità di recupero. Nel corso della serata, le 5 portate saranno abbinate a vini della Valle di Cembra e di San Patrignano, e vi sarà uno spazio espositivo dedicato ai manufatti, a dimostrazione della grandissima qualità dei prodotti artigianali realizzati all’interno della comunità, segno tangibile del lavoro quotidianamente svolto da chi ha deciso di intraprendere questo importante percorso di cura.
“Siamo davvero orgogliosi – commenta Mattia Clementi, Presidente della manifestazione – di queste significative collaborazioni, poiché ci consentono di offrire alla nostra comunità e a chi ci verrà a trovare da fuori in questi quattro giorni diversi e interessanti spunti di riflessione dando al contempo un ulteriore valore aggiunto alla nostra manifestazione“.
* Per entrambi gli appuntamenti i posti sono limitati.
Per info sui costi e prenotazioni, consultare il programma della manifestazione sul sito www.mostramullerthurgau.it
La storia dell'evento
Durante la seconda metà degli anni Ottanta, nell’ambito della festa che ogni estate veniva dedicata al Müller Thurgau, il Club 3P di Cembra cominciò ad esprimere l’esigenza di un confronto e di una riflessione approfondita sulle sorti di un vino che era allora in ascesa sul territorio locale, ma che rimaneva per lo più una presenza poco qualificata e poco nota, anzi a volte confusa con analoghe produzioni dell’area tedesca (Sylvaner). Da quei primi scambi d’opinione, prese corpo l’ipotesi della Mostra su impulso e in virtù dell’intraprendenza di un gruppo di giovani agricoltori locali, fra i quali si distinse Fausto Peratoner. Da “Mostra locale” divenne “Rassegna dei Müller Thurgau dell’Arco Alpino”. Allora, oltre che in Valle di Cembra, dove era diffuso nelle zone più elevate, il Müller Thurgau si coltivava nella Valle del Sarca, in Vallagarina, in Valsugana e in altre aree più circoscritte di media o alta collina. Nel contempo c'era la necessità di confrontare il vino Müller Thurgau della Valle di Cembra con quelli di altre zone del Trentino o regioni italiane, ma soprattutto di Paesi Europei nei quali il vitigno era coltivato da molti anni sta alla base del cambiamento di denominazione dell’evento. Questa finalità mirata al confronto nazionale ed internazionale di vini Müller Thurgau di diversa provenienza geografica è rimasta inalterata sino ad oggi.
Il contributo della Rassegna alla conoscenza del vino Müller Thurgau in ambito nazionale è risultato determinante, ma va sottolineato il processo attraverso il quale la riflessione sul territorio ha condotto nei vari anni al progetto di zonazione, allo sviluppo dell’offerta enoturistica, al Parco rurale e al patto territoriale della Valle di Cembra, primo patto in Trentino. Contemporaneamente, la Rassegna ha promosso occasioni di studio attorno ai temi del vino e della realtà locale attraverso una serie d’incontri tecnici e di convegni volti alla comprensione delle potenzialità del Müller Thurgau.
L’apporto di personaggi illustri e competenti ai convegni promossi ogni anno da un instancabile comitato promotore e dal Presidente Bruno Pilzer che dal 2001 al 2015 è succeduto a Fausto Peratoner, ha contribuito efficacemente a migliorare la tecnica di coltivazione del vitigno Müller Thurgau e la vinificazione dell’uva da esso prodotta.
Dal 2015 un nuovo Comitato formato da uno staff di appassionati collaboratori, in grande parte appartenenti alle “nuove generazioni” e guidato dal giovane enologo Mattia Clementi, fanno emergere spunti di rinnovamento a livello territoriale ma anche di commercializzazione del vino Müller Thurgau. Notevole è stata pure la sollecitazione ad intensificare l’enoturismo e la valorizzazione del Müller Thurgau abbinato alla gastronomia locale e al turismo grazie al contributo del locale ufficio A.p.T..
Il territorio e la viticoltura
La contiguità tra paesaggio fisico e paesaggio umano in Valle di Cembra costituisce un unicum geografico altrove difficilmente riscontrabile. Laddove termina il lavoro della natura inizia quello poco diverso dell’uomo. Salendo dalla piana dell’Adige, a nord di Trento, dopo un dislivello di circa 250 metri, la vista scopre un naturale anfiteatro tutto a gradoni e terrazzi, una teoria infinita di vigneti ‘a pergola’ che dalla montagna scende sino a lambire le acque del torrente Avisio. I gradoni di coltura sono tutti sostenuti da muri a secco, pietre su pietre di porfido rosso: un’intelligenza della forma dettata dall’esperienza e dalla necessità che ha fatto parlare, a ragione, di un’agricoltura eroica. Una tradizione, quella vitivinicola, che in Valle di Cembra affonda le proprie radici in epoche storiche remote, come dimostra il ritrovamento della Situla, una secchia in bronzo risalente all’inizio della Seconda Età del Ferro, in piena fioritura della cultura retica di Fritzens-Sanzeno.
I terrazzi coltivati a vigneto sono oltre che un’emergenza di tipo ambientale anche un’importante risorsa economica. Operano in valle numerose cantine vitivinicole e distillerie assai rinomate. La coltivazione del vigneto è spesso una fonte integrativa di reddito per piccoli coltivatori, occupati normalmente in altri settori economici, quali l’estrazione, la lavorazione e la messa in posa del porfido, l’artigianato, il turismo rurale. Fra i vini che si producono annualmente in Valle di Cembra ricordiamo la Schiava, la Nosiola, il Gewürztraminer, il Riesling Renano, lo Chardonnay ed il Pinot Nero (questi ultimi sia per la produzione di vino fermo che per spumanti metodo classico). Ma è il Müller Thurgau il vero protagonista della viticoltura cembrana.
Eventi. Birròforum, torna a Roma la più grande festa della birra artigianale e del cibo da strada
Sesta edizione all’insegna di grandi birre e dello street food firmato Fritto Misto. Ma anche di laboratori didattici e aree dedicate al tempo libero, con musica, giochi per tutti e spazi dogfriendly.
Quattro giornate di gusto e divertimento, con birra artigianale, cibo da strada, laboratori didattici, musica e giochi di tutti i tipi, anche per gli amici a quattro zampe. Si presenta così Birròforum 2018, in scena a Roma, da giovedì 28 giugno a domenica 1 luglio, all’ombra della pineta antistante la Farnesina, nel grande spazio di oltre 6mila quadrati in Lungotevere Maresciallo Diaz.
Protagonisti assoluti saranno i birrifici artigianali selezionati per l’evento, provenienti da Nord a Sud dello Stivale e rappresentanti di un movimento in continua espansione e crescita qualitativa. Accanto a loro ci saranno le perle birrarie estere scelte da attivissime e appassionate realtà del mondo della distribuzione. Nel complesso un ventaglio di etichette ampio e variegato, in grado di soddisfare ogni esigenza in termini di gusto e abbinamenti.
Ecco dunque la lista dei partecipanti:
BIRRA 100 VENTI - Borgomanero (Novara); BIRRA DEI VESPRI - Altavilla Milicia (Palermo); MANTO BIANCO - Quarto d'Altino (Venezia); MALTOVIVO - Ponte (Benevento); BIRRA LOSA – Latina; CHINASCHI - Salemi (Trapani); LE SPRINGO – Cagliari; IBEER - Fabriano (Ancona); BRUNZ - Vinci (Firenze); BIRRA SALENTO - Leverano (Lecce); BIRRIFICIO L'OLMAIA - Montepulciano (Siena); ALTA QUOTA – Cittareale (Rieti); GORGONZINER – Milano; BEER FELLAS – Roma; BREWRISE - Carmignano di Brenta (Padova), con una selezione di birre estere; FERMENTO MARSO – L’Aquila; EAST SIDE BREWING – Latina.
Sul versante street food, prosegue anche per questa edizione, dopo il successo dello scorso anno, il “gemellaggio” con Fritto Misto, la più grande manifestazione italiana dedicata alla frittura che si svolge ogni anno nel centro storico di Ascoli Piceno. E la carta del cibo si fa ancora più ricca e golosa: oltre ai tanti e fragranti fritti provenienti dalla storia gastronomica regionale tricolore, sarà infatti possibile assaporare gustose ricette di pasta e succulenti carni della tradizione.
Questo il menu di Birròforum 2018:
LO SPAZIO DEL BACCALÀ FRITTO – Lazio; LA GRICIA – Lazio; LO SPAZIO DEGLI ARANCINI E CANNOLI – Sicilia; LO SPAZIO DELLE OLIVE ALL'ASCOLANA – Marche; LO SPAZIO DEI PANZEROTTI FRITTI – Puglia; RAVIOLI DI RICOTTA CON TARTUFO ESTIVO DEI MONTI SIBILLINI – Marche; LO SPAZIO DELLO GNOCCO FRITTO - Emilia Romagna; ARROSTICINI DI PECORA – Abruzzo; LO STINCO DI MAIALE – Germania.
Neofiti e appassionati potranno inoltre partecipare agli incontri di “Quattro chiacchiere con il mastro birraio”. Ogni sera infatti, con la collaborazione di UDB - Unione Degustatori Birre, andranno in scena tre laboratori con degustazioni guidate e approfondimenti sulle tecniche e i processi di birrificazione. Un modo per rimanere sempre aggiornati sulle tante novità del mondo della birra.
Infine per tutti saranno a disposizione tantissimi giochi, vintage, di strategia, tattica e di ruolo: dal Soccer Club al Basketball Match, passando per La ruota della fortuna, lo Skee Balls e molti altri ancora.
Porte aperte anche agli amici a quattro zampe. L’associazione “A tu per tu con il cane” metterà a disposizione infatti, in uno stand attrezzato, i propri istruttori cinofili ed educatori cinofili CSEN. Tante le attività che si svolgeranno in loco: educazione, sport con i cani, utilità e difesa sportivi, recupero di soggetti con problemi comportamentali.
“Birròforum sarà anche quest’anno - sottolinea Emiliano De Venuti, ideatore e organizzatore della manifestazione – una grande festa. Birra artigianale di qualità in primis, ovviamente, ma anche street food, musica e giochi per grandi, bambini e amici a quattro zampe. Un’iniziativa in grado di coinvolgere appassionati e semplici curiosi, con quell’anima giocosa che è tipica della birra. Fondamentali i laboratori didattici per approfondire la conoscenza di un mondo in continua e costante crescita”.
Birròforum| Lungotevere Maresciallo Diaz - Zona Farnesina, Roma | 28 giugno-1 luglio, dalle ore 19:00 alle 02:00. Biglietto di ingresso €8 comprensivo di bicchiere da degustazione, sacchetta portabicchiere e partecipazione gratuita agli eventi. Per la birra 1 gettone = 1 euro. Info su www.birroforum.it
Quattro giornate di gusto e divertimento, con birra artigianale, cibo da strada, laboratori didattici, musica e giochi di tutti i tipi, anche per gli amici a quattro zampe. Si presenta così Birròforum 2018, in scena a Roma, da giovedì 28 giugno a domenica 1 luglio, all’ombra della pineta antistante la Farnesina, nel grande spazio di oltre 6mila quadrati in Lungotevere Maresciallo Diaz.
Protagonisti assoluti saranno i birrifici artigianali selezionati per l’evento, provenienti da Nord a Sud dello Stivale e rappresentanti di un movimento in continua espansione e crescita qualitativa. Accanto a loro ci saranno le perle birrarie estere scelte da attivissime e appassionate realtà del mondo della distribuzione. Nel complesso un ventaglio di etichette ampio e variegato, in grado di soddisfare ogni esigenza in termini di gusto e abbinamenti.
Ecco dunque la lista dei partecipanti:
BIRRA 100 VENTI - Borgomanero (Novara); BIRRA DEI VESPRI - Altavilla Milicia (Palermo); MANTO BIANCO - Quarto d'Altino (Venezia); MALTOVIVO - Ponte (Benevento); BIRRA LOSA – Latina; CHINASCHI - Salemi (Trapani); LE SPRINGO – Cagliari; IBEER - Fabriano (Ancona); BRUNZ - Vinci (Firenze); BIRRA SALENTO - Leverano (Lecce); BIRRIFICIO L'OLMAIA - Montepulciano (Siena); ALTA QUOTA – Cittareale (Rieti); GORGONZINER – Milano; BEER FELLAS – Roma; BREWRISE - Carmignano di Brenta (Padova), con una selezione di birre estere; FERMENTO MARSO – L’Aquila; EAST SIDE BREWING – Latina.
Sul versante street food, prosegue anche per questa edizione, dopo il successo dello scorso anno, il “gemellaggio” con Fritto Misto, la più grande manifestazione italiana dedicata alla frittura che si svolge ogni anno nel centro storico di Ascoli Piceno. E la carta del cibo si fa ancora più ricca e golosa: oltre ai tanti e fragranti fritti provenienti dalla storia gastronomica regionale tricolore, sarà infatti possibile assaporare gustose ricette di pasta e succulenti carni della tradizione.
Questo il menu di Birròforum 2018:
LO SPAZIO DEL BACCALÀ FRITTO – Lazio; LA GRICIA – Lazio; LO SPAZIO DEGLI ARANCINI E CANNOLI – Sicilia; LO SPAZIO DELLE OLIVE ALL'ASCOLANA – Marche; LO SPAZIO DEI PANZEROTTI FRITTI – Puglia; RAVIOLI DI RICOTTA CON TARTUFO ESTIVO DEI MONTI SIBILLINI – Marche; LO SPAZIO DELLO GNOCCO FRITTO - Emilia Romagna; ARROSTICINI DI PECORA – Abruzzo; LO STINCO DI MAIALE – Germania.
Neofiti e appassionati potranno inoltre partecipare agli incontri di “Quattro chiacchiere con il mastro birraio”. Ogni sera infatti, con la collaborazione di UDB - Unione Degustatori Birre, andranno in scena tre laboratori con degustazioni guidate e approfondimenti sulle tecniche e i processi di birrificazione. Un modo per rimanere sempre aggiornati sulle tante novità del mondo della birra.
Infine per tutti saranno a disposizione tantissimi giochi, vintage, di strategia, tattica e di ruolo: dal Soccer Club al Basketball Match, passando per La ruota della fortuna, lo Skee Balls e molti altri ancora.
Porte aperte anche agli amici a quattro zampe. L’associazione “A tu per tu con il cane” metterà a disposizione infatti, in uno stand attrezzato, i propri istruttori cinofili ed educatori cinofili CSEN. Tante le attività che si svolgeranno in loco: educazione, sport con i cani, utilità e difesa sportivi, recupero di soggetti con problemi comportamentali.
“Birròforum sarà anche quest’anno - sottolinea Emiliano De Venuti, ideatore e organizzatore della manifestazione – una grande festa. Birra artigianale di qualità in primis, ovviamente, ma anche street food, musica e giochi per grandi, bambini e amici a quattro zampe. Un’iniziativa in grado di coinvolgere appassionati e semplici curiosi, con quell’anima giocosa che è tipica della birra. Fondamentali i laboratori didattici per approfondire la conoscenza di un mondo in continua e costante crescita”.
Birròforum| Lungotevere Maresciallo Diaz - Zona Farnesina, Roma | 28 giugno-1 luglio, dalle ore 19:00 alle 02:00. Biglietto di ingresso €8 comprensivo di bicchiere da degustazione, sacchetta portabicchiere e partecipazione gratuita agli eventi. Per la birra 1 gettone = 1 euro. Info su www.birroforum.it
Eventi. Bererosa, torna a Roma la kermesse dedicata ai vini rosati italiani
Le sale e i giardini di Palazzo Brancaccio ospiteranno la settima edizione di Bererosa, atteso evento capitolino ideato da Cucina & Vini. Dall’Alto Adige alla Puglia, passando per Lombardia, Abruzzo e Calabria, in degustazione i migliori fermi e spumanti dello Stivale abbinati allo street food. Spazio anche agli oli di Ercole Olivario.
Il 3 luglio Roma si tinge di rosa con le migliori etichette dello Stivale. Torna infatti Bererosa, il grande festival capitolino dedicato ai rosati italiani che per il settimo anno consecutivo porta a Palazzo Brancaccio produzioni top e nuove proposte per una serata nel segno della qualità e della convivialità.
Dall’Alto Adige alla Puglia, passando per Lombardia, Abruzzo e Calabria, saranno oltre 60 le aziende e centinaia i vini, sia fermi che bollicine, da degustare anche in abbinamento allo street food. Obiettivo dell’evento targato Cucina & Vini è promuovere i territori e le declinazioni di questa variegata categoria, che negli ultimi anni impazza tra i wine lover e spopola nelle enoteche, registrando una richiesta crescente anche in vista dell’estate.
“I dati forniti dall’osservatorio francese sul mercato dei rosati, gestito da Civp e France Agrimer - dichiara Francesco D’Agostino, direttore responsabile di Cucina & Vini - confermano un aumento di consumo a livello mondiale, che tra il 2002 e il 2016 si è tradotto in 24 milioni di ettolitri, quindi oltre 10,6% dei consumi mondiali di vini fermi. La stessa società IWSC - International Wine & Spirit Competition ha previsto tra il 2016 e il 2021 un’ulteriore crescita del 7% del mercato dei vini rosé. Ciò significa che siamo di fronte ad una fase di continua espansione che però non trova ancora piena corrispondenza in Italia, malgrado quello dei rosati sia ormai un settore alla ribalta”.
Se da una parte, infatti, il nostro Paese nel 2010 ha raggiunto un picco produttivo superando i 5 milioni di ettolitri, dall’altra ha ridotto da quel momento la sua presenza nel mercato mondiale dei vini entry level, calando in sei anni a soli 2,3 milioni di ettolitri. Senza contare, che dentro i confini nazionali il rosé copre appena il 4% dei consumi, contro il 32% della Francia, il 14% degli Usa e l’8% della Germania.
“In questo senso – aggiunge D’Agostino - Bererosa intende quindi proporsi come luogo d’incontro privilegiato per gli appassionati romani e non solo, che negli ultimi due anni sono soprattutto under 30 con la voglia di seguire le tendenze del momento, e allo stesso tempo come importante vetrina per valorizzare le tante espressioni en rose dei territori vitivinicoli italiani, lontano dalle zone produttive dove il rosato si beve per cultura e tradizione. Un intento, quello della promozione, che tra l’altro è in linea con il recente protocollo d’intesa firmato dai cinque Consorzi di Tutela per avviare una cabina di regia unica a favore della diffusione della cultura del rosé con le sue varie identità”.
A fare da cornice all’appuntamento, giunto alla settima edizione, sarà dunque il suggestivo Palazzo Brancaccio, una location d’eccezione a due passi dal Colosseo che si prepara ad aprire i battenti dei suoi ampi saloni barocchi e del bellissimo giardino con banchi d’assaggio e postazioni dedicate al cibo di strada. Non mancheranno, inoltre, gli oli dell’Ercole Olivario, il prestigioso concorso nazionale dedicato alle eccellenze olivicole italiane che partecipa per il secondo anno consecutivo.
Quattro, in particolare, le proposte gastronomiche di Bererosa 2018:
- Il Maritozzo Rosso - Edoardo Fraioli propone svariate versioni del maritozzo romano tutte in chiave gourmet;
- Megliofresco Pescheria - Arturo & Mary, coppia nella vita e nel lavoro, presentano le loro selezioni di crudi, tra cui le ostriche, e una vasta scelta di piatti cotti;
- Meraviglie in Pasta - Il laboratorio di pasta fresca di Zagarolo propone la sue creazioni nella versione fritta (al momento);
- Sandro Tomei Selezioni Gastronomiche - Pizza e mortadella, hot dog, taglieri di salumi e formaggi sono le bontà selezionate da Sandro Tomei.
Anche quest’anno, infine, prosegue il sodalizio tra Cucina & Vini e i partner tecnici Diam Bouchage (azienda di punta nella produzione di tappi tecnici in sughero) e ORO Caffè (torrefazione udinese specializzata nella selezione, tostatura e miscelatura per singole origini dei migliori caffè del mondo). Ci sarà anche il team di cosaporto.it, il nuovissimo Quality Delivery dedicato alle eccellenze della Capitale (da settembre in arrivo anche a Milano).
LE AZIENDE PRESENTI (ELENCO IN AGGIORNAMENTO):
ABRUZZO
Farnese Vini
Marramiero
Tenuta I Fauri
Zaccagnini
ALTO ADIGE
Kettmeir
Muri Gries
CALABRIA
Librandi
CAMPANIA
Marisa Cuomo
San Salvatore 1988
EMILIA ROMAGNA
Cantine Riunite & Civ
Paltrinieri
LAZIO
Casale del Giglio
Muscari Tomajoli
Riserva della Cascina
Vigne del Patrimonio
Vini Raimondo
LIGURIA
Lunae Bosoni
LOMBARDIA
Guido Berlucchi
Cà Maiol
Calatroni
Cola Battista
Ferghettina
Fratelli Berlucchi
Le Marchesine
Uberti
MARCHE
Marconi Vini
Velenosi Vini
PIEMONTE
Batasiolo
PUGLIA
Cantine San Marzano
Cantine Spelonga
Garofano Vigneti e Cantine
In collaborazione con il Movimento Turismo Vino Puglia
Apollonio
D’Alfonso del Sordo
d’Araprì
Produttori Vini Manduria
Rivera
Torrevento
Varvaglione Vigne&Vini
Vetrère
TOSCANA
Cecchi
Il Borro
TRENTINO - in collaborazione con Istituto Trento Doc
Altemasi – Cavit
Cantina Roverè della Luna Aichholz
Cantine Ferrari
Cantine Monfort
Cembra Cantina di Montagna
Cesarini Sforza Spumanti
Endrizzi
Letrari
Maso Martis
Maso Nero – Zeni
Moser
Pedrotti Spumanti
Pisoni F.lli
Revì
Rotari
San Michael
Viticoltori in Avio
UMBRIA
Feudi Spada
VENETO
Andreola
Astoria
Le Manzane
Bortolomiol
Conte Collalto
Masottina
Villabella
Bererosa n. 7 - martedì 3 luglio 2018
Roma, Palazzo Brancaccio – Viale del Monte Oppio, 7
Ingresso addetti ai lavori: ore 15.00
Ingresso al pubblico: ore 16.00
Costo biglietto: € 15 (include calice e sacca porta bicchiere)
Ingresso ridotto per sommelier: € 10 (previa esibizione tessera associativa)
www.cucinaevini.it/bererosa-2018/
“I dati forniti dall’osservatorio francese sul mercato dei rosati, gestito da Civp e France Agrimer - dichiara Francesco D’Agostino, direttore responsabile di Cucina & Vini - confermano un aumento di consumo a livello mondiale, che tra il 2002 e il 2016 si è tradotto in 24 milioni di ettolitri, quindi oltre 10,6% dei consumi mondiali di vini fermi. La stessa società IWSC - International Wine & Spirit Competition ha previsto tra il 2016 e il 2021 un’ulteriore crescita del 7% del mercato dei vini rosé. Ciò significa che siamo di fronte ad una fase di continua espansione che però non trova ancora piena corrispondenza in Italia, malgrado quello dei rosati sia ormai un settore alla ribalta”.
Se da una parte, infatti, il nostro Paese nel 2010 ha raggiunto un picco produttivo superando i 5 milioni di ettolitri, dall’altra ha ridotto da quel momento la sua presenza nel mercato mondiale dei vini entry level, calando in sei anni a soli 2,3 milioni di ettolitri. Senza contare, che dentro i confini nazionali il rosé copre appena il 4% dei consumi, contro il 32% della Francia, il 14% degli Usa e l’8% della Germania.
“In questo senso – aggiunge D’Agostino - Bererosa intende quindi proporsi come luogo d’incontro privilegiato per gli appassionati romani e non solo, che negli ultimi due anni sono soprattutto under 30 con la voglia di seguire le tendenze del momento, e allo stesso tempo come importante vetrina per valorizzare le tante espressioni en rose dei territori vitivinicoli italiani, lontano dalle zone produttive dove il rosato si beve per cultura e tradizione. Un intento, quello della promozione, che tra l’altro è in linea con il recente protocollo d’intesa firmato dai cinque Consorzi di Tutela per avviare una cabina di regia unica a favore della diffusione della cultura del rosé con le sue varie identità”.
A fare da cornice all’appuntamento, giunto alla settima edizione, sarà dunque il suggestivo Palazzo Brancaccio, una location d’eccezione a due passi dal Colosseo che si prepara ad aprire i battenti dei suoi ampi saloni barocchi e del bellissimo giardino con banchi d’assaggio e postazioni dedicate al cibo di strada. Non mancheranno, inoltre, gli oli dell’Ercole Olivario, il prestigioso concorso nazionale dedicato alle eccellenze olivicole italiane che partecipa per il secondo anno consecutivo.
Quattro, in particolare, le proposte gastronomiche di Bererosa 2018:
- Il Maritozzo Rosso - Edoardo Fraioli propone svariate versioni del maritozzo romano tutte in chiave gourmet;
- Megliofresco Pescheria - Arturo & Mary, coppia nella vita e nel lavoro, presentano le loro selezioni di crudi, tra cui le ostriche, e una vasta scelta di piatti cotti;
- Meraviglie in Pasta - Il laboratorio di pasta fresca di Zagarolo propone la sue creazioni nella versione fritta (al momento);
- Sandro Tomei Selezioni Gastronomiche - Pizza e mortadella, hot dog, taglieri di salumi e formaggi sono le bontà selezionate da Sandro Tomei.
Anche quest’anno, infine, prosegue il sodalizio tra Cucina & Vini e i partner tecnici Diam Bouchage (azienda di punta nella produzione di tappi tecnici in sughero) e ORO Caffè (torrefazione udinese specializzata nella selezione, tostatura e miscelatura per singole origini dei migliori caffè del mondo). Ci sarà anche il team di cosaporto.it, il nuovissimo Quality Delivery dedicato alle eccellenze della Capitale (da settembre in arrivo anche a Milano).
LE AZIENDE PRESENTI (ELENCO IN AGGIORNAMENTO):
ABRUZZO
Farnese Vini
Marramiero
Tenuta I Fauri
Zaccagnini
ALTO ADIGE
Kettmeir
Muri Gries
CALABRIA
Librandi
CAMPANIA
Marisa Cuomo
San Salvatore 1988
EMILIA ROMAGNA
Cantine Riunite & Civ
Paltrinieri
LAZIO
Casale del Giglio
Muscari Tomajoli
Riserva della Cascina
Vigne del Patrimonio
Vini Raimondo
LIGURIA
Lunae Bosoni
LOMBARDIA
Guido Berlucchi
Cà Maiol
Calatroni
Cola Battista
Ferghettina
Fratelli Berlucchi
Le Marchesine
Uberti
MARCHE
Marconi Vini
Velenosi Vini
PIEMONTE
Batasiolo
PUGLIA
Cantine San Marzano
Cantine Spelonga
Garofano Vigneti e Cantine
In collaborazione con il Movimento Turismo Vino Puglia
Apollonio
D’Alfonso del Sordo
d’Araprì
Produttori Vini Manduria
Rivera
Torrevento
Varvaglione Vigne&Vini
Vetrère
TOSCANA
Cecchi
Il Borro
TRENTINO - in collaborazione con Istituto Trento Doc
Altemasi – Cavit
Cantina Roverè della Luna Aichholz
Cantine Ferrari
Cantine Monfort
Cembra Cantina di Montagna
Cesarini Sforza Spumanti
Endrizzi
Letrari
Maso Martis
Maso Nero – Zeni
Moser
Pedrotti Spumanti
Pisoni F.lli
Revì
Rotari
San Michael
Viticoltori in Avio
UMBRIA
Feudi Spada
VENETO
Andreola
Astoria
Le Manzane
Bortolomiol
Conte Collalto
Masottina
Villabella
Bererosa n. 7 - martedì 3 luglio 2018
Roma, Palazzo Brancaccio – Viale del Monte Oppio, 7
Ingresso addetti ai lavori: ore 15.00
Ingresso al pubblico: ore 16.00
Costo biglietto: € 15 (include calice e sacca porta bicchiere)
Ingresso ridotto per sommelier: € 10 (previa esibizione tessera associativa)
www.cucinaevini.it/bererosa-2018/
lunedì 25 giugno 2018
Vino&Mercati, dopo tensioni, Francia e Spagna presentano progetto comune su economia e competitività del settore vitivinicolo
Il comitato franco-spagnolo nato dopo le tensioni che hanno investito il settore vinicolo di Francia e Spagna si è incontrato lo scorso 12 giugno a Madrid presso il Ministero dell'Agricoltura per presentare un progetto comune rivolto alla costituzione di un osservatorio economico di un mercato sempre più competitivo.
Il progetto presentato dalle associazioni dei viticoltori di Francia e Spagna dopo la volontà di pacificazione di quella che è conosciuta come la 'guerra del vino' tra i due paesi, che come ben noto ha portato a violente proteste nel sud della Francia contro gli esportatori di vino spagnoli, che producono a basso prezzo e, secondo i francesi, in modo non conforme ai regolamenti europei.
Il comitato franco-spagnolo, composto da professionisti del settore vino, alti funzionari dell'agricoltura, esperti sulla concorrenza e le imposte, ha presentato quello che è da considerare come un vero e proprio osservatorio economico con il fine di anticipare le eventuali difficoltà di un mercato sempre più competitivo e che decida sulle questioni normative in modo da stabilire delle posizioni franco-spagnole forti su questioni di politica europea e internazionale.
Il progetto presentato dalle associazioni dei viticoltori di Francia e Spagna dopo la volontà di pacificazione di quella che è conosciuta come la 'guerra del vino' tra i due paesi, che come ben noto ha portato a violente proteste nel sud della Francia contro gli esportatori di vino spagnoli, che producono a basso prezzo e, secondo i francesi, in modo non conforme ai regolamenti europei.
Il comitato franco-spagnolo, composto da professionisti del settore vino, alti funzionari dell'agricoltura, esperti sulla concorrenza e le imposte, ha presentato quello che è da considerare come un vero e proprio osservatorio economico con il fine di anticipare le eventuali difficoltà di un mercato sempre più competitivo e che decida sulle questioni normative in modo da stabilire delle posizioni franco-spagnole forti su questioni di politica europea e internazionale.
La piattaforma alla base del progetto consentirà di condividere "dati su superficie, volumi, prezzi e monitoraggio del mercato", come dichiarato in un comunicato stampa dalle quattro organizzazioni francesi coinvolte, precisando che "la decisione consentirà al mercato di essere monitorato e oggettivato nei mesi e negli anni a venire, che è il prerequisito essenziale per un rapporto più costruttivo tra i due paesi e per generare valore".
Alla presentazione si è discusso anche dell'adattamento dei vigneti al cambiamento climatico. Le due delegazioni hanno approfittato inoltre della partecipazione delle loro rispettive amministrazioni agricole per interrogarle sul progetto di riforma della politica agricola comune presentato dalla Commissione europea. Richiedendo "continui programmi di sostegno per il settore vitivinicolo ... in termini di euro costanti" e la conservazione di "regolamenti specifici per il settore vitivinicolo", insomma quello che emerge dopo i venti di guerra tra Francia e Spagna è la volontà di perseguire un orientamento comune per il futuro del settore.
venerdì 22 giugno 2018
Food&Wine Tourism: l’enogastronomia è la prima motivazione di viaggio in Italia per i turisti
Al Food & Wine Tourism Forum, le analisi e i bilanci degli esperti in enogastronomia, turismo e comunicazione digitale sullo stato di salute del turismo enogastronomico in Italia nella giornata di formazione al Castello di Grinzane Cavour.
Il primo forum dedicato al turismo enogastronomico in Italia si chiude con notizie positive: secondo la ricerca “Italia destinazione turistica 2017” di ISNART-Unioncamere, le eccellenze dell’enogastronomia italiana sono la prima motivazione di visita per i turisti italiani e stranieri che trascorrono una vacanza nel Bel Paese con il 26% di preferenze assolute.
Un riscontro concreto di questa preferenza è fornito dai dati di una ricerca interna di Tripadvisor, illustrati nel dettaglio durante il Food & Wine Tourism Forum, che si è svolto ieri nel Castello di Grinzane Cavour, in Provincia di Cuneo. Il volume totale delle visualizzazioni degli utenti unici globali verso i contenuti ITALIA su Tripadvisor è cresciuto del 19,3% nel 2017 rispetto al 2016, registrando picchi positivi nei mesi estivi.
Spostando il focus dei dati a livello locale, le visualizzazioni degli utenti unici globali sui contenuti LANGHE ROERO sono aumentate, nello stesso periodo, del 51,1%, con picchi positivi da agosto ad ottobre. In cima alla lista dei Paesi Top 20 per le visualizzazioni dei contenuti ITALIA troviamo in ordine: Regno Unito, Stati Uniti e Germania. Per quanto riguarda, invece, le visualizzazioni dei contenuti LANGHE ROERO nelle prime tre posizioni si posizionano Svizzera, Francia e Regno Unito.
Un altro dato interessante, sempre proveniente dai dati interni di Tripadvisor, riguarda la crescita del numero di prenotazioni all’interno della categoria enogastronomica presente sulla piattaforma. In Italia, le prenotazioni dei tour gastronomici su Tripdvisor sono aumentati nel 2017 su 2016 del 38,7% , mentre le prenotazioni dei tour enogastronomici e le degustazioni dei vini sono cresciuti del 59%.
Nella top 10 delle regioni italiane più prenotate su Tripadvisor, ai primi tre posti compaiono Toscana, Lazio e Veneto, mentre Piemonte e Liguria sono all’ottava posizione. I dati forniti da Google Trends relativi alle ricerche online sul turismo enogastronomico italiano da utenti su tutto il territorio globale rivelano che nel 2017 le search dall’estero legate all'Italia come meta di turismo enogastronomico sono aumentate rispetto all'anno precedente.
Di seguito, in dettaglio, alcuni estratti dei dati forniti da Google trends, basati sulle ricerche effettuate sul principale motore di ricerca mondiale. Nel biennio 2017-2018, i Paesi che hanno dimostrato il maggiore interesse per l'Italia come destinazione turistica legata al settore agroalimentare sono nell'ordine: Paesi Bassi (+14%) Belgio (+20%) Svizzera (+4%) Francia (+21%) e Danimarca (+70%). Per quanto riguarda in particolare il turismo enologico, i paesi in cui l’Italia è più cercata sono: Svezia (+57%), Slovenia (+50%), Danimarca (+160%), Stati Uniti (+10%) e Irlanda (+17%).
Gli utenti globali interessanti all'Italia da un punto di vista enogastronomico cercano principalmente le regioni e le città, in particolare: Toscana e Firenze, Piemonte e Alba, Lazio e Roma, Sardegna, Sicilia. In riferimento alle specialità enogastronomiche, il prodotto italiano più cercato nell’ambito del turismo enogastronomico su tutto il territorio globale è il prosecco, seguito nell’ordine da mozzarella, gorgonzola, ricotta e tartufo.
A livello globale le eccellenze italiane spiccano anche rispetto ai prodotti esteri: la Mozzarella raccoglie il quadruplo delle ricerche del Camembert, il Parmigiano Reggiano il doppio del Brie, il Gorgonzola è cercato una volta e mezzo il Roquefort, la Grappa il triplo del Cognac, il Limoncello il triplo del Cointreau. Bene anche il Prosciutto nostrano che è cercato tre volte tanto rispetto al Jamón iberico.
Nonostante gli ottimi risultati testimoniati dai dati presentati a Grinzane Cavour, c’è ancora molto lavoro da fare in termini di innovazione, sviluppo, promozione e valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano. I relatori, a termine degli interventi hanno lanciato agli oltre 300 partecipanti (studenti, giornalisti, blogger, operatori del settore turistico) nuovi interrogativi e nuove sfide per il futuro del turismo italiano.
All’interno del Food & Wine Tourism Forum c’è stato spazio anche per la formazione, con le “Istruzioni per l’uso”, tenute da: Annalisa Romeo, Paola Faravelli, Fabrizio Ulisse, Mariachiara Montera e Giulio Gargiullo.
L’organizzazione del “Food & Wine Tourism Forum” è a cura dell’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero con Enoteca regionale Piemontese Cavour. Con la collaborazione e la partecipazione di ENIT, MIBACT e Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese del MAECI e Regione Piemonte. La direzione scientifica è di Roberta Milano. L’evento fa parte del progetto ÀMPELO (Programma Interreg ALCOTRA 2014-2020).
Di seguito alcune dichiarazioni dei relatori della giornata.
Antonella Parigi, assessore Cultura e Turismo Regione Piemonte: “Questo evento, a cui siamo lieti di collaborare, ha permesso di mettere in luce uno degli aspetti che più caratterizzano il turismo enogastronomico in Piemonte, ovvero la forte impronta culturale. Una consapevolezza che sul nostro territorio è molto radicata - basta pensare a Slow Food - e che ritengo costituisca un importante valore aggiunto: quello che i visitatori ricercano, infatti, è sempre più un'esperienza, che il nostro patrimonio enogastronomico, con il suo portato di radici culturali e tradizioni uniche, è senza dubbio in grado di offrire. Come Regione Piemonte crediamo fortemente in questa visione e abbiamo voluto valorizzarla anche inserendo l'enogastronomia nel nuovo testo unico sulla cultura, che a breve verrà discusso in Consiglio regionale".
Francesco Palumbo - direttore generale Turismo Mibact: c’è l’idea che si viene in Italia per vivere all’italiana, per fare un’esperienza di vita come vivono gli italiani. Sicuramente è un’esperienza mista, che vuol dire vivere, vedere paesaggi, vedere il patrimonio culturale e anche assaggiare dei prodotti, comprarseli anche come ricordo nei propri Paesi. Siamo un Paese che fa dell’esperienza la motivazione della visita e che quindi chi visita l’Italia intende anche vedere non passivamente alcuni aspetti del patrimonio ma parteciparvi.
Oscar Farinetti: “Siamo la nazione del mondo con il maggior numero di biodiversità. Abbiamo il maggior numero di piatti, abbiamo una differenza da Provincia a Provincia straordinaria. Tutto il mondo vuole mangiare e bere italiano. Dobbiamo solo accogliere i visitatori sul territorio e dare loro un’offerta pulita. I numeri ci sono e tutta Italia può sicuramente migliorare.
Pier Francesco Zazo - già Ambasciatore in Australia, Ministero degli Esteri: “Il Made in Italy è un brand straordinario, e ci sono enormi potenzialità di ulteriore crescita per il turismo straniero soprattutto, dai Paesi Extra Europei verso l’Italia. Oggi figuriamo al quinto posto ma potremmo fare ulteriori passi in avanti. Grossi margini di crescita anche per il turismo enogastronomico perché nell’immaginario dei visitatori stranieri l’Italia figura al primo posto. Siamo vincenti, non solo per enogastronomia, ma con l’abbinamento di cultura, territorio, storia”.
Andrea Arizzi - Direttore commerciale TheFork in Italia: Il quadro del turismo enogastronomico dell’Italia, dal nostro punto di vista, quello di The Fork e Tripadvisor, è ottimale: gli utenti usano la nostra piattaforma non solo per cercare il patrimonio enogastronomico, ma anche per cercare dei ristoranti dove possono provare queste particolarità e quindi prenotarli online. Riscontriamo dei picchi in termini di prenotazione sulle nostre piattaforme nei periodi di luglio e agosto nelle zone tipiche del turismo estivo in Italia come Sicilia e Sardegna. Nella zona delle Langhe e della Toscana, invece, questo aumento si manifesta alla fine della primavera. Il pubblico di riferimento delle nostre piattaforme è un pubblico di fascia medio-alta che va dai 35 ai 55 anni, tendenzialmente liberi professionisti che decidono di andare fuori al ristorante.
Flavia Coccia, ISNART- Unioncamere: Dalla ricerche emerge che il turismo enogastronomico sta crescendo di anno in anno e l’Italia sta raggiungendo numeri impressionanti che fino a dieci anni fa erano impensabili. Questo significa che il turismo enogastronomico è il primo prodotto turistico italiano ed è il punto di forza su cui il Belpaese deve puntare per consolidare e migliorare la sua posizione. In Italia si viene perché si cerca cultura, identitò, i sapori, i paesaggi. Si cerca quello che si è perso negli altri luoghi. Quando i turistici si recano da noi cercano la genuinità dei prodotti enogastronomici.
Olivier Bagarri, Direttore dell’Université Européenne des Saveurs et des Senteurs (UESS) – consulente progetto ÀMPELO : “Lavoriamo tra la Francia, precisamente tra le Alpi della Provenza, e l’Italia , in Langhe e Roero, per sviluppare un programma di destinazione. Abbiamo iniziato i lavori qualche mese fa, oggi abbiamo fatto il primo convegno di formazione con interventi di esperti da tutta Europa che spiegano come si fa il marketing territoriale, come si sviluppa il turismo tramite i prodotti locali e si farà anche in Francia dei convegni uguali per lo sviluppo dei territori rurali che hanno il turismo come importante risorsa di crescita.
Andrea Galetto, responsabile Auto, Luxury e Travel Google Italia: " Il turismo enogastronomico italiano è in salute, come dimostrano anche le ricerche di Google Trends, in crescita rispetto al 2017. Sulla parte agroalimentare la parte del leone la fa sempre l'Europa , soprattutto del Nord, dove si registrano crescite superiori al 20% mentre sul perimetro enologico le forti crescite europee vengono affiancate da un rilevante +10% degli Stati Uniti, + 50% Nuova Zelanda e un +27 % Hong Kong che confermano la caratura globale dei nostri prodotti Made in Italy."
Valentina Quattro - Associate Director Communications e Portavoce per l’Italia per Tripadvisor “Mettendo a confronto i dati di TripAdvisor sull’Italia e sulle Langhe emerge un quadro più che positivo: il volume totale di visualizzazioni delle pagine Italia sul sito da parte degli utenti è cresciuto del +19.3% anno su anno (2016 su 2017) mentre per Langhe e Roero addirittura del +51.1%, a dimostrazione che non solo il nostro Paese riscuote sempre più interesse dai viaggiatori di tutto il mondo ma anche che Langhe e Roero sono in fortissima crescita. Anche i punteggi medi dati alla ristorazione sono molto buoni: 4,17 su 5 a livello nazionale e 4,34 per la provincia di Cuneo. Ma non solo! Guardando alla categoria attrazioni, le prenotazioni di tour gastronomici in Italia hanno registrato una crescita del 38,7% e quelle di tour enologici del 59%. L’offerta enogastronomica del nostro Paese è immensa, varia e superlativa: sviluppandola e promuovendola ulteriormente questi risultati già ottimi non possono che migliorare!”.
Maria Elena Rossi - Direttore Marketing e Promozione ENIT: “Dal monitoraggio Osservatorio Nazionale del Turismo di ENIT sui Tour Operator internazionali in merito all'andamento del turismo enogastronomico per la stagione estiva, si rileva una crescita del 10% per i Paesi europei e del 20% per i Paesi oltreoceano. ENIT è impegnata con azioni di marketing e promozione nei 5 continenti su questo segmento nell'Anno del Cibo italiano”.
Roberta Milano, direttore scientifico di Food &Wine Tourism Forum: “Un successo oltre le previsioni, per la prima edizione con più di 350 iscrizioni formali che dimostra il richiamo di appuntamenti di qualità, l’interesse per il tema turismo enogastronomico e la grande domanda di formazione sui temi digitali. Molto importante il messaggio trasversale lanciato in tutti i panel sull’importanza della sostenibilità ampiamente intesa, un tema che passa attraverso la genuinità, tradizione, tecnologia, comunicazione e strategie di lungo termine.
Mauro Carbone, direttore Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero: “La crescita passa attraverso l’innovazione che germoglia con lo scambio di dati, conoscenze, progetti. Il forum deve servire proprio a questo, rilanceremo nel 2019 con un profilo ancora più internazionale. Se la domanda è <<il turismo enogastronomico è turismo culturale?>>, la risposta è certamente sì!”.
Il primo forum dedicato al turismo enogastronomico in Italia si chiude con notizie positive: secondo la ricerca “Italia destinazione turistica 2017” di ISNART-Unioncamere, le eccellenze dell’enogastronomia italiana sono la prima motivazione di visita per i turisti italiani e stranieri che trascorrono una vacanza nel Bel Paese con il 26% di preferenze assolute.
Un riscontro concreto di questa preferenza è fornito dai dati di una ricerca interna di Tripadvisor, illustrati nel dettaglio durante il Food & Wine Tourism Forum, che si è svolto ieri nel Castello di Grinzane Cavour, in Provincia di Cuneo. Il volume totale delle visualizzazioni degli utenti unici globali verso i contenuti ITALIA su Tripadvisor è cresciuto del 19,3% nel 2017 rispetto al 2016, registrando picchi positivi nei mesi estivi.
Spostando il focus dei dati a livello locale, le visualizzazioni degli utenti unici globali sui contenuti LANGHE ROERO sono aumentate, nello stesso periodo, del 51,1%, con picchi positivi da agosto ad ottobre. In cima alla lista dei Paesi Top 20 per le visualizzazioni dei contenuti ITALIA troviamo in ordine: Regno Unito, Stati Uniti e Germania. Per quanto riguarda, invece, le visualizzazioni dei contenuti LANGHE ROERO nelle prime tre posizioni si posizionano Svizzera, Francia e Regno Unito.
Un altro dato interessante, sempre proveniente dai dati interni di Tripadvisor, riguarda la crescita del numero di prenotazioni all’interno della categoria enogastronomica presente sulla piattaforma. In Italia, le prenotazioni dei tour gastronomici su Tripdvisor sono aumentati nel 2017 su 2016 del 38,7% , mentre le prenotazioni dei tour enogastronomici e le degustazioni dei vini sono cresciuti del 59%.
Nella top 10 delle regioni italiane più prenotate su Tripadvisor, ai primi tre posti compaiono Toscana, Lazio e Veneto, mentre Piemonte e Liguria sono all’ottava posizione. I dati forniti da Google Trends relativi alle ricerche online sul turismo enogastronomico italiano da utenti su tutto il territorio globale rivelano che nel 2017 le search dall’estero legate all'Italia come meta di turismo enogastronomico sono aumentate rispetto all'anno precedente.
Di seguito, in dettaglio, alcuni estratti dei dati forniti da Google trends, basati sulle ricerche effettuate sul principale motore di ricerca mondiale. Nel biennio 2017-2018, i Paesi che hanno dimostrato il maggiore interesse per l'Italia come destinazione turistica legata al settore agroalimentare sono nell'ordine: Paesi Bassi (+14%) Belgio (+20%) Svizzera (+4%) Francia (+21%) e Danimarca (+70%). Per quanto riguarda in particolare il turismo enologico, i paesi in cui l’Italia è più cercata sono: Svezia (+57%), Slovenia (+50%), Danimarca (+160%), Stati Uniti (+10%) e Irlanda (+17%).
Gli utenti globali interessanti all'Italia da un punto di vista enogastronomico cercano principalmente le regioni e le città, in particolare: Toscana e Firenze, Piemonte e Alba, Lazio e Roma, Sardegna, Sicilia. In riferimento alle specialità enogastronomiche, il prodotto italiano più cercato nell’ambito del turismo enogastronomico su tutto il territorio globale è il prosecco, seguito nell’ordine da mozzarella, gorgonzola, ricotta e tartufo.
A livello globale le eccellenze italiane spiccano anche rispetto ai prodotti esteri: la Mozzarella raccoglie il quadruplo delle ricerche del Camembert, il Parmigiano Reggiano il doppio del Brie, il Gorgonzola è cercato una volta e mezzo il Roquefort, la Grappa il triplo del Cognac, il Limoncello il triplo del Cointreau. Bene anche il Prosciutto nostrano che è cercato tre volte tanto rispetto al Jamón iberico.
Nonostante gli ottimi risultati testimoniati dai dati presentati a Grinzane Cavour, c’è ancora molto lavoro da fare in termini di innovazione, sviluppo, promozione e valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano. I relatori, a termine degli interventi hanno lanciato agli oltre 300 partecipanti (studenti, giornalisti, blogger, operatori del settore turistico) nuovi interrogativi e nuove sfide per il futuro del turismo italiano.
All’interno del Food & Wine Tourism Forum c’è stato spazio anche per la formazione, con le “Istruzioni per l’uso”, tenute da: Annalisa Romeo, Paola Faravelli, Fabrizio Ulisse, Mariachiara Montera e Giulio Gargiullo.
L’organizzazione del “Food & Wine Tourism Forum” è a cura dell’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero con Enoteca regionale Piemontese Cavour. Con la collaborazione e la partecipazione di ENIT, MIBACT e Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese del MAECI e Regione Piemonte. La direzione scientifica è di Roberta Milano. L’evento fa parte del progetto ÀMPELO (Programma Interreg ALCOTRA 2014-2020).
Di seguito alcune dichiarazioni dei relatori della giornata.
Antonella Parigi, assessore Cultura e Turismo Regione Piemonte: “Questo evento, a cui siamo lieti di collaborare, ha permesso di mettere in luce uno degli aspetti che più caratterizzano il turismo enogastronomico in Piemonte, ovvero la forte impronta culturale. Una consapevolezza che sul nostro territorio è molto radicata - basta pensare a Slow Food - e che ritengo costituisca un importante valore aggiunto: quello che i visitatori ricercano, infatti, è sempre più un'esperienza, che il nostro patrimonio enogastronomico, con il suo portato di radici culturali e tradizioni uniche, è senza dubbio in grado di offrire. Come Regione Piemonte crediamo fortemente in questa visione e abbiamo voluto valorizzarla anche inserendo l'enogastronomia nel nuovo testo unico sulla cultura, che a breve verrà discusso in Consiglio regionale".
Francesco Palumbo - direttore generale Turismo Mibact: c’è l’idea che si viene in Italia per vivere all’italiana, per fare un’esperienza di vita come vivono gli italiani. Sicuramente è un’esperienza mista, che vuol dire vivere, vedere paesaggi, vedere il patrimonio culturale e anche assaggiare dei prodotti, comprarseli anche come ricordo nei propri Paesi. Siamo un Paese che fa dell’esperienza la motivazione della visita e che quindi chi visita l’Italia intende anche vedere non passivamente alcuni aspetti del patrimonio ma parteciparvi.
Oscar Farinetti: “Siamo la nazione del mondo con il maggior numero di biodiversità. Abbiamo il maggior numero di piatti, abbiamo una differenza da Provincia a Provincia straordinaria. Tutto il mondo vuole mangiare e bere italiano. Dobbiamo solo accogliere i visitatori sul territorio e dare loro un’offerta pulita. I numeri ci sono e tutta Italia può sicuramente migliorare.
Pier Francesco Zazo - già Ambasciatore in Australia, Ministero degli Esteri: “Il Made in Italy è un brand straordinario, e ci sono enormi potenzialità di ulteriore crescita per il turismo straniero soprattutto, dai Paesi Extra Europei verso l’Italia. Oggi figuriamo al quinto posto ma potremmo fare ulteriori passi in avanti. Grossi margini di crescita anche per il turismo enogastronomico perché nell’immaginario dei visitatori stranieri l’Italia figura al primo posto. Siamo vincenti, non solo per enogastronomia, ma con l’abbinamento di cultura, territorio, storia”.
Andrea Arizzi - Direttore commerciale TheFork in Italia: Il quadro del turismo enogastronomico dell’Italia, dal nostro punto di vista, quello di The Fork e Tripadvisor, è ottimale: gli utenti usano la nostra piattaforma non solo per cercare il patrimonio enogastronomico, ma anche per cercare dei ristoranti dove possono provare queste particolarità e quindi prenotarli online. Riscontriamo dei picchi in termini di prenotazione sulle nostre piattaforme nei periodi di luglio e agosto nelle zone tipiche del turismo estivo in Italia come Sicilia e Sardegna. Nella zona delle Langhe e della Toscana, invece, questo aumento si manifesta alla fine della primavera. Il pubblico di riferimento delle nostre piattaforme è un pubblico di fascia medio-alta che va dai 35 ai 55 anni, tendenzialmente liberi professionisti che decidono di andare fuori al ristorante.
Flavia Coccia, ISNART- Unioncamere: Dalla ricerche emerge che il turismo enogastronomico sta crescendo di anno in anno e l’Italia sta raggiungendo numeri impressionanti che fino a dieci anni fa erano impensabili. Questo significa che il turismo enogastronomico è il primo prodotto turistico italiano ed è il punto di forza su cui il Belpaese deve puntare per consolidare e migliorare la sua posizione. In Italia si viene perché si cerca cultura, identitò, i sapori, i paesaggi. Si cerca quello che si è perso negli altri luoghi. Quando i turistici si recano da noi cercano la genuinità dei prodotti enogastronomici.
Olivier Bagarri, Direttore dell’Université Européenne des Saveurs et des Senteurs (UESS) – consulente progetto ÀMPELO : “Lavoriamo tra la Francia, precisamente tra le Alpi della Provenza, e l’Italia , in Langhe e Roero, per sviluppare un programma di destinazione. Abbiamo iniziato i lavori qualche mese fa, oggi abbiamo fatto il primo convegno di formazione con interventi di esperti da tutta Europa che spiegano come si fa il marketing territoriale, come si sviluppa il turismo tramite i prodotti locali e si farà anche in Francia dei convegni uguali per lo sviluppo dei territori rurali che hanno il turismo come importante risorsa di crescita.
Andrea Galetto, responsabile Auto, Luxury e Travel Google Italia: " Il turismo enogastronomico italiano è in salute, come dimostrano anche le ricerche di Google Trends, in crescita rispetto al 2017. Sulla parte agroalimentare la parte del leone la fa sempre l'Europa , soprattutto del Nord, dove si registrano crescite superiori al 20% mentre sul perimetro enologico le forti crescite europee vengono affiancate da un rilevante +10% degli Stati Uniti, + 50% Nuova Zelanda e un +27 % Hong Kong che confermano la caratura globale dei nostri prodotti Made in Italy."
Valentina Quattro - Associate Director Communications e Portavoce per l’Italia per Tripadvisor “Mettendo a confronto i dati di TripAdvisor sull’Italia e sulle Langhe emerge un quadro più che positivo: il volume totale di visualizzazioni delle pagine Italia sul sito da parte degli utenti è cresciuto del +19.3% anno su anno (2016 su 2017) mentre per Langhe e Roero addirittura del +51.1%, a dimostrazione che non solo il nostro Paese riscuote sempre più interesse dai viaggiatori di tutto il mondo ma anche che Langhe e Roero sono in fortissima crescita. Anche i punteggi medi dati alla ristorazione sono molto buoni: 4,17 su 5 a livello nazionale e 4,34 per la provincia di Cuneo. Ma non solo! Guardando alla categoria attrazioni, le prenotazioni di tour gastronomici in Italia hanno registrato una crescita del 38,7% e quelle di tour enologici del 59%. L’offerta enogastronomica del nostro Paese è immensa, varia e superlativa: sviluppandola e promuovendola ulteriormente questi risultati già ottimi non possono che migliorare!”.
Maria Elena Rossi - Direttore Marketing e Promozione ENIT: “Dal monitoraggio Osservatorio Nazionale del Turismo di ENIT sui Tour Operator internazionali in merito all'andamento del turismo enogastronomico per la stagione estiva, si rileva una crescita del 10% per i Paesi europei e del 20% per i Paesi oltreoceano. ENIT è impegnata con azioni di marketing e promozione nei 5 continenti su questo segmento nell'Anno del Cibo italiano”.
Roberta Milano, direttore scientifico di Food &Wine Tourism Forum: “Un successo oltre le previsioni, per la prima edizione con più di 350 iscrizioni formali che dimostra il richiamo di appuntamenti di qualità, l’interesse per il tema turismo enogastronomico e la grande domanda di formazione sui temi digitali. Molto importante il messaggio trasversale lanciato in tutti i panel sull’importanza della sostenibilità ampiamente intesa, un tema che passa attraverso la genuinità, tradizione, tecnologia, comunicazione e strategie di lungo termine.
Mauro Carbone, direttore Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero: “La crescita passa attraverso l’innovazione che germoglia con lo scambio di dati, conoscenze, progetti. Il forum deve servire proprio a questo, rilanceremo nel 2019 con un profilo ancora più internazionale. Se la domanda è <<il turismo enogastronomico è turismo culturale?>>, la risposta è certamente sì!”.
Eventi vitivinicoltura. Dalle sfide dell'Italia enoica, alle rotte del vino globale, da come gestire un'impresa, all'analisi del Sistema Italia
Queste, ma non solo, sono state le tematiche calde con relativi interventi e case history che hanno contraddistinto VinoVip al Forte, manifestazione ammiraglia della storica rivista enologica Civiltà del bere che si è evidenziata per essere occasione di assaggi memorabili uniti a momenti di cultura. Un successo sopra le attese che mette in luce la Versilia come paladina della qualità.
La sfida non era delle più facili per un evento di questa portata, e le attese davvero alte, ma i numeri e l'eco di commenti positivi parlano di un grande successo. Il 18 di giugno si è svolta a Forte dei Marmi la prima edizione di VinoVip al Forte, versione balneare dello storico summit di Cortina d’Ampezzo organizzato da Civiltà del bere. Da sottolineare che oltre 200 persone hanno partecipato al convegno "Wine and Money, prospettiva globale", di scena a Villa Bertelli; mentre la sera, a partire dalle 18, più di 600 ospiti hanno calcato il salone e il primo piano della celeberrima Capannina di Franceschi, dove si è tenuto il Grand tasting.
Come vi avevo accennato si è svolta l'interessante masterclass sulla riscoperta dei raspi in vinificazione, dove si è parlato, insieme ai produttori presenti, di cambiamenti climatici e annate calde, del rischio di banalizzare il frutto di alcuni vini con l’obiettivo di ritrovare una speciale complessità andata perduta. Il wine tasting tecnico dal titolo "La riscoperta dei raspi in vinificazione, vecchie e nuove esperienze a confronto per una loro corretta gestione" è stato condotto dal giornalista enogastronomico Aldo Fiordelli. Cinque produttori (più uno per voce di Fiordelli) stanno sperimentando vinificazioni a grappolo intero, seguendo una linea di pensiero che riporta alla tradizione. Si tratta di Silvano Brescianini di Pievalta (con il Verdicchio Riserva San Paolo), Martin Gojer di Weingut Pranzegg (con la Schiava Campill), Stefano Amerighi (con il Syrah di Cortona Apice), Tim Manning de Il Borghetto (con il Sangiovese Bilaccio), Fabio Alessandria di Burlotto per voce di Aldo Fiordelli (con il Barolo Monvigliero) e Salvo Foti de I Vigneri (con il suo Etna Rosso). Qual è il loro obiettivo? C'è chi ricerca leggerezza e succosità, chi vuole garantire equilibrio in fase di fermentazione e buona estrazione di tannino, chi lo fa per dare continuità alla tradizione, chi per rendere il Sangiovese più elegante, e anche chi sostiene gliel'abbia chiesto la propria uva.
Dopo l'inaugurazione, la mattinata si è aperta con il convegno "Wine & Money, prospettiva globale", nel giardino d'inverno della Fondazione Villa Bertelli. I lavori sono stati introdotti dall'economista americano Mike Veseth, autore della newsletter settimanale The Wine Economist, che ha parlato del delicato rapporto tra vino e denaro. In un mondo che, volenti o nolenti (che si esporti o meno), vede il viticoltore contemporaneo immerso nel business globale, Veseth individua 4 tendenze in atto da seguire:
#1 Follow the money, cioè individuare i mercati in crescita come Usa e Cina, e mettere a punto azioni di penetrazione veloci e incisive.
#2 Premiumization, la propensione tra i consumatori (sopratutto statunitensi, nda) all'acquisto di prodotti di livello di prezzo superiore.
#3 Return to the brand, la predisposizione a voler produrre un marchio forte.
#4 The rise of identity wine brands, anche se la nascita di brand identitari non sempre porta alla creazione di prodotti di qualità.
A seguire gli interventi "di casa nostra" suddivisi in 4 tematiche.
1 - Le sfide dell'Italia enoica
Angelo Gaja, portando anche la sua esperienza personale negli Usa, ha parlato della difficoltà di far crescere il valore del prezzo medio al litro del vino italiano all'estero. Ancora oggi la chiave di volta risiede nel marketing, che vede investimenti insufficienti. Per concludere con l'auspicio della creazione di un nuovo evento a Milano (e poi itinerante) per trasmettere lo stile di vita e la cultura italiani a livello internazionale. Il prof. Attilio Scienza dell'Università di Milano ha esortato a capire il valore dell'innovazione, per poter affrontare le sfide più importanti per il mondo vitivinicolo: il cambiamento climatico e la sostenibilità. Per Giuseppe Tasca non bisogna demonizzare il denaro, e nella propria attività bisogna mettere anche la propria faccia, la cultura e un animo personale.
2 - Le rotte del vino globale
L'accurata analisi di Denis Pantini di Nomisma sull'export italiano negli ultimi 5 anni vede sempre più in crescita i vini spumanti, rispetto alle altre tipologie. Focus sulle dinamiche di 4 piazze interessanti per noi: Usa, Cina, Germania e Svezia. Marina Cvetic di Masciarelli ha parlato della sua esperienza positiva nei mercati dell'Est Europa, e del timore di approcciarsi a Paesi come la Cina, dove c'è poca tutela del Made in Italy. Nadia Zenato ha citato Usa e Russia, come piazze già conquistate, e la Cina tra le sue nuove frontiere.
3 - Imprese da gestire
Alcuni produttori hanno raccontato diversi modelli di gestione della propria azienda. Allegra Antinori ha illustrato il Trust, a cui l'azienda di famiglia si è affidata per tutelare la propria esistenza nel lungo periodo (fino a 90 anni). Elvira Bortolomiol ha portato l'esperienza di una realtà tutta al femminile (costituita da 4 sorelle), che investe sulla qualità del proprio prodotto all'insegna della sostenibilità. Massimo Ruggero di Siddùra è un ex costruttore che si è convertito alla vitivinicoltura in Gallura, dedicandosi a valorizzare la propria identità territoriale.
4 - Punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi del Sistema Italia
Per Piero Mastroberardino (Federvini) le difficoltà del Sistema Italia sono strutturali. La dimensione è un fattore facilitatore dei conti in azienda; ma più si è piccoli, più si soffre. Il fatto che la maggior parte delle aziende italiane siano medio-piccole rende difficile, per esempio, ottenere finanziamenti, dotarsi di un management di alto livello o andare all'estero. Ernesto Abbona (Unione italiana vini) avverte un'esigenza di semplificazione, pur essendo consapevole che la realtà imprenditoriale italiana è anche legata al territorio e, quindi, diversificata. Le imprese private creano valore, così come le forme associative che le comprendono, come i Consorzi.
Il Premio Khail 2018 a Cesare Pillon
VinoVip è per noi l’occasione di ricordare il fondatore di Civiltà del bere: Pino Khail. Dal 2011, anno della sua scomparsa, abbiamo intitolato un Premio alla sua memoria. “Per aver raccontato il vino, nelle sue svariate sfaccettature, con competenza e scrittura raffinata, con ironia e precisione” il giornalista Cesare Pillon - storica firma del vino italiano - ha ricevuto il Premio Khail 2018. “Collaboratore assiduo della rivista fondata da Pino Khail, con lui ha condiviso l’idea che l’impegno degli imprenditori vinicoli andasse massimamente valorizzato, considerata l’importanza del loro prodotto per la cultura e l’economia della nostra civiltà”, ha spiegato Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere, consegnando ieri la targa commemorativa a uno stupito e commosso Cesare Pillon, omaggiato dalla standing ovation dei 200 ospiti a Villa Bertelli.
La presentazione del Manuale di Conversazione Vinicola
Nel pomeriggio, il Giardino d’Inverno di Villa Bertelli ha ospitato anche la presentazione del libro “Manuale di Conversazione Vinicola”, l'ultima opera del giornalista Cesare Pillon. Come ha spiegato il direttore Alessandro Torcoli: “Abbiamo deciso di riunire i vocaboli dell’omonima rubrica, uscita su Civiltà del bere tra il 2007 e il 2013. In tutto 175 lemmi, elencati in ordine alfabetico, che raccontano il mondo del vino con precisione, ma anche fine ironia, che da sempre contraddistingue la scrittura del maestro Pillon”. Il dizionario, dalla A di “Abbigliamento”, ovvero packaging delle bottiglie” alla Z di “zuccheraggio”, ossia il dosaggio per le bollicine, spiega i termini chiave dell’enologia, rivelando i paradossi e le mode che hanno attraversato il settore.
Il Grand Tasting della Capannina
Il gran finale di VinoVip al Forte non poteva che essere alla Capannina di Franceschi, tempio della musica in Versilia dal 1929, nonché set di famose pellicole cinematografiche come “Sapore di mare”. In assaggio oltre 150 etichette top di 53 grandi nomi dell’enologia nazionale, accanto a una selezione di challenger, le nuove sfide del vino italiano. Durante la serata sono state stappate poco meno di mille bottiglie, tra bollicine, bianchi e rossi fruttati, adatti anche alla stagione estiva. A fare la parte del leone, come c’era d’aspettarsi, è stata la Toscana, con 12 Cantine partecipanti, seguita a stretto giro dal Veneto, con 11 aziende, e dal Piemonte, con 5. Per i produttori la Versilia rappresenta a un mercato molto importante, soprattutto sul fronte della ristorazione, e VinoVip al Forte si è dimostrata un’ottima occasione di incontro e approfondimento anche sul piano commerciale.
A VinoVip al Forte erano presenti (nelle persone dei titolari o del management) alcune tra le aziende più blasonate d’Italia.
Di seguito la lista delle aziende:
Marchesi Antinori, Tenuta di Artimino, Guido Berlucchi, Bertani Domains, Bisol, Bortolomiol, Bottega, Castello di Querceto, Conte Vistarino, Famiglia Cotarella, Cleto Chiarli, Cuvage, Dievole, Domini Castellare di Castellina, Cantine Due Palme, Livio Felluga, Cantine Ferrari, Feudi di San Gregorio, Ambrogio e Giovanni Folonari, La Vis, Librandi, Marchesi di Barolo, Masciarelli, Masi Agricola, Mastroberardino, Mezzacorona, Pasqua, Petra, Pio Cesare, Planeta, Rocca delle Macìe, Ruggeri, Tenuta San Guido, Tenuta Santa Caterina, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Cantine Settesoli, Tasca d’Almerita, Tenuta di Trinoro/Passopisciaro, Tommasi Family Estates, Torre Rosazza, Umani Ronchi, Velenosi, Villa Matilde, Vite Colte, Zenato. I challenger: Eleva, La Viarte, Monteverro, Poggio Cagnano, PuntoZero, Siddura, Tenuta di Fiorano.
La sfida non era delle più facili per un evento di questa portata, e le attese davvero alte, ma i numeri e l'eco di commenti positivi parlano di un grande successo. Il 18 di giugno si è svolta a Forte dei Marmi la prima edizione di VinoVip al Forte, versione balneare dello storico summit di Cortina d’Ampezzo organizzato da Civiltà del bere. Da sottolineare che oltre 200 persone hanno partecipato al convegno "Wine and Money, prospettiva globale", di scena a Villa Bertelli; mentre la sera, a partire dalle 18, più di 600 ospiti hanno calcato il salone e il primo piano della celeberrima Capannina di Franceschi, dove si è tenuto il Grand tasting.
Come vi avevo accennato si è svolta l'interessante masterclass sulla riscoperta dei raspi in vinificazione, dove si è parlato, insieme ai produttori presenti, di cambiamenti climatici e annate calde, del rischio di banalizzare il frutto di alcuni vini con l’obiettivo di ritrovare una speciale complessità andata perduta. Il wine tasting tecnico dal titolo "La riscoperta dei raspi in vinificazione, vecchie e nuove esperienze a confronto per una loro corretta gestione" è stato condotto dal giornalista enogastronomico Aldo Fiordelli. Cinque produttori (più uno per voce di Fiordelli) stanno sperimentando vinificazioni a grappolo intero, seguendo una linea di pensiero che riporta alla tradizione. Si tratta di Silvano Brescianini di Pievalta (con il Verdicchio Riserva San Paolo), Martin Gojer di Weingut Pranzegg (con la Schiava Campill), Stefano Amerighi (con il Syrah di Cortona Apice), Tim Manning de Il Borghetto (con il Sangiovese Bilaccio), Fabio Alessandria di Burlotto per voce di Aldo Fiordelli (con il Barolo Monvigliero) e Salvo Foti de I Vigneri (con il suo Etna Rosso). Qual è il loro obiettivo? C'è chi ricerca leggerezza e succosità, chi vuole garantire equilibrio in fase di fermentazione e buona estrazione di tannino, chi lo fa per dare continuità alla tradizione, chi per rendere il Sangiovese più elegante, e anche chi sostiene gliel'abbia chiesto la propria uva.
Dopo l'inaugurazione, la mattinata si è aperta con il convegno "Wine & Money, prospettiva globale", nel giardino d'inverno della Fondazione Villa Bertelli. I lavori sono stati introdotti dall'economista americano Mike Veseth, autore della newsletter settimanale The Wine Economist, che ha parlato del delicato rapporto tra vino e denaro. In un mondo che, volenti o nolenti (che si esporti o meno), vede il viticoltore contemporaneo immerso nel business globale, Veseth individua 4 tendenze in atto da seguire:
#1 Follow the money, cioè individuare i mercati in crescita come Usa e Cina, e mettere a punto azioni di penetrazione veloci e incisive.
#2 Premiumization, la propensione tra i consumatori (sopratutto statunitensi, nda) all'acquisto di prodotti di livello di prezzo superiore.
#3 Return to the brand, la predisposizione a voler produrre un marchio forte.
#4 The rise of identity wine brands, anche se la nascita di brand identitari non sempre porta alla creazione di prodotti di qualità.
A seguire gli interventi "di casa nostra" suddivisi in 4 tematiche.
1 - Le sfide dell'Italia enoica
Angelo Gaja, portando anche la sua esperienza personale negli Usa, ha parlato della difficoltà di far crescere il valore del prezzo medio al litro del vino italiano all'estero. Ancora oggi la chiave di volta risiede nel marketing, che vede investimenti insufficienti. Per concludere con l'auspicio della creazione di un nuovo evento a Milano (e poi itinerante) per trasmettere lo stile di vita e la cultura italiani a livello internazionale. Il prof. Attilio Scienza dell'Università di Milano ha esortato a capire il valore dell'innovazione, per poter affrontare le sfide più importanti per il mondo vitivinicolo: il cambiamento climatico e la sostenibilità. Per Giuseppe Tasca non bisogna demonizzare il denaro, e nella propria attività bisogna mettere anche la propria faccia, la cultura e un animo personale.
2 - Le rotte del vino globale
L'accurata analisi di Denis Pantini di Nomisma sull'export italiano negli ultimi 5 anni vede sempre più in crescita i vini spumanti, rispetto alle altre tipologie. Focus sulle dinamiche di 4 piazze interessanti per noi: Usa, Cina, Germania e Svezia. Marina Cvetic di Masciarelli ha parlato della sua esperienza positiva nei mercati dell'Est Europa, e del timore di approcciarsi a Paesi come la Cina, dove c'è poca tutela del Made in Italy. Nadia Zenato ha citato Usa e Russia, come piazze già conquistate, e la Cina tra le sue nuove frontiere.
3 - Imprese da gestire
Alcuni produttori hanno raccontato diversi modelli di gestione della propria azienda. Allegra Antinori ha illustrato il Trust, a cui l'azienda di famiglia si è affidata per tutelare la propria esistenza nel lungo periodo (fino a 90 anni). Elvira Bortolomiol ha portato l'esperienza di una realtà tutta al femminile (costituita da 4 sorelle), che investe sulla qualità del proprio prodotto all'insegna della sostenibilità. Massimo Ruggero di Siddùra è un ex costruttore che si è convertito alla vitivinicoltura in Gallura, dedicandosi a valorizzare la propria identità territoriale.
4 - Punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi del Sistema Italia
Per Piero Mastroberardino (Federvini) le difficoltà del Sistema Italia sono strutturali. La dimensione è un fattore facilitatore dei conti in azienda; ma più si è piccoli, più si soffre. Il fatto che la maggior parte delle aziende italiane siano medio-piccole rende difficile, per esempio, ottenere finanziamenti, dotarsi di un management di alto livello o andare all'estero. Ernesto Abbona (Unione italiana vini) avverte un'esigenza di semplificazione, pur essendo consapevole che la realtà imprenditoriale italiana è anche legata al territorio e, quindi, diversificata. Le imprese private creano valore, così come le forme associative che le comprendono, come i Consorzi.
Il Premio Khail 2018 a Cesare Pillon
VinoVip è per noi l’occasione di ricordare il fondatore di Civiltà del bere: Pino Khail. Dal 2011, anno della sua scomparsa, abbiamo intitolato un Premio alla sua memoria. “Per aver raccontato il vino, nelle sue svariate sfaccettature, con competenza e scrittura raffinata, con ironia e precisione” il giornalista Cesare Pillon - storica firma del vino italiano - ha ricevuto il Premio Khail 2018. “Collaboratore assiduo della rivista fondata da Pino Khail, con lui ha condiviso l’idea che l’impegno degli imprenditori vinicoli andasse massimamente valorizzato, considerata l’importanza del loro prodotto per la cultura e l’economia della nostra civiltà”, ha spiegato Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere, consegnando ieri la targa commemorativa a uno stupito e commosso Cesare Pillon, omaggiato dalla standing ovation dei 200 ospiti a Villa Bertelli.
La presentazione del Manuale di Conversazione Vinicola
Nel pomeriggio, il Giardino d’Inverno di Villa Bertelli ha ospitato anche la presentazione del libro “Manuale di Conversazione Vinicola”, l'ultima opera del giornalista Cesare Pillon. Come ha spiegato il direttore Alessandro Torcoli: “Abbiamo deciso di riunire i vocaboli dell’omonima rubrica, uscita su Civiltà del bere tra il 2007 e il 2013. In tutto 175 lemmi, elencati in ordine alfabetico, che raccontano il mondo del vino con precisione, ma anche fine ironia, che da sempre contraddistingue la scrittura del maestro Pillon”. Il dizionario, dalla A di “Abbigliamento”, ovvero packaging delle bottiglie” alla Z di “zuccheraggio”, ossia il dosaggio per le bollicine, spiega i termini chiave dell’enologia, rivelando i paradossi e le mode che hanno attraversato il settore.
Il Grand Tasting della Capannina
Il gran finale di VinoVip al Forte non poteva che essere alla Capannina di Franceschi, tempio della musica in Versilia dal 1929, nonché set di famose pellicole cinematografiche come “Sapore di mare”. In assaggio oltre 150 etichette top di 53 grandi nomi dell’enologia nazionale, accanto a una selezione di challenger, le nuove sfide del vino italiano. Durante la serata sono state stappate poco meno di mille bottiglie, tra bollicine, bianchi e rossi fruttati, adatti anche alla stagione estiva. A fare la parte del leone, come c’era d’aspettarsi, è stata la Toscana, con 12 Cantine partecipanti, seguita a stretto giro dal Veneto, con 11 aziende, e dal Piemonte, con 5. Per i produttori la Versilia rappresenta a un mercato molto importante, soprattutto sul fronte della ristorazione, e VinoVip al Forte si è dimostrata un’ottima occasione di incontro e approfondimento anche sul piano commerciale.
A VinoVip al Forte erano presenti (nelle persone dei titolari o del management) alcune tra le aziende più blasonate d’Italia.
Di seguito la lista delle aziende:
Marchesi Antinori, Tenuta di Artimino, Guido Berlucchi, Bertani Domains, Bisol, Bortolomiol, Bottega, Castello di Querceto, Conte Vistarino, Famiglia Cotarella, Cleto Chiarli, Cuvage, Dievole, Domini Castellare di Castellina, Cantine Due Palme, Livio Felluga, Cantine Ferrari, Feudi di San Gregorio, Ambrogio e Giovanni Folonari, La Vis, Librandi, Marchesi di Barolo, Masciarelli, Masi Agricola, Mastroberardino, Mezzacorona, Pasqua, Petra, Pio Cesare, Planeta, Rocca delle Macìe, Ruggeri, Tenuta San Guido, Tenuta Santa Caterina, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Cantine Settesoli, Tasca d’Almerita, Tenuta di Trinoro/Passopisciaro, Tommasi Family Estates, Torre Rosazza, Umani Ronchi, Velenosi, Villa Matilde, Vite Colte, Zenato. I challenger: Eleva, La Viarte, Monteverro, Poggio Cagnano, PuntoZero, Siddura, Tenuta di Fiorano.
Smart farming & food, la ricerca trentina dialoga con l'industria agroalimentare nazionale
Si è svolto con grande partecipazione di aziende, operatori e ricercatori del settore agrifood l'evento “Smart farming & food: Dialogo tra ricerca e impresa sull'uso intelligente di suolo, acqua, prodotti agricoli e cibo". Presentati risultati scientifici e tecnologie innovative dedicate al settore agroalimentare.
L'impatto che stanno avendo le nuove tecnologie sulla produzione agricola e sul consumo alimentare e l'importanza del raccordo tra mondo dell'industria e quello della ricerca sono i temi al centro dell'evento che si è svolto, ieri, a San Michele intitolato “Smart farming & food: Dialogo tra ricerca e impresa sull'uso intelligente di suolo, acqua, prodotti agricoli e cibo", organizzato dalla Fondazione Edmund Mach e HIT-Hub Innovazione Trentino.
Oltre 130 i partecipanti provenienti da tutta Italia che hanno gremito la sala conferenze del Palazzo Ricerca e Conoscenza, nel campus di San Michele. Barilla, Olivetti, Granarolo, Trentingrana-Concast, Cantine Ferrari, Menz&Gasser, Agrisoing, Apot, sono stati i protagonisti delle due tavole rotonde del mattino, mentre nel pomeriggio hanno dialogato con i ricercatori della Fondazione Edmund Mach e del sistema trentino della ricerca, per un confronto ad ampio raggio sulle innovazioni più recenti in agricoltura, ma anche nella trasformazione, nella distribuzione e nel consumo alimentare.
Sono intervenuti in apertura, l'assessora alla ricerca Sara Ferrari, il presidente FEM, Andrea Segrè, Nicola Svaizer, vicepresidente vicario dell'Associazione Artigiani Trentino e Marcello Lunelli, in rappresentanza di Confindustria Trento. “Qualcuno ha detto che l’innovazione fa girare il mondo. Senza scomodare il moto terrestre, di sicuro la spinta al cambiamento per le aziende è una risorsa fondamentale, soprattutto nei momenti di crisi. Questo vale anche per l’agricoltura”. Parole del presidente FEM, Andrea Segrè, che ha aperto l'incontro di oggi. L’attuale rivoluzione tecnologica – ha proseguito- è spinta da una nuova generazione di agricoltori “connessi” ma anche da consumatori più attenti e consapevoli a che cosa mangiano e a quale impatto il cibo ha sull'ambiente: “la Fondazione Mach ha colto in pieno queste sfide, nella convinzione che la ricerca, portatrice di nuova conoscenza, e l’industria, debbano dialogare in modo continuo e strutturato, pur nella differenza di linguaggi e tempi. L’evento di oggi vuole facilitare questo interscambio”.
“Il tema dell'agrifood non è solo uno dei settori in maggior espansione- ha spiegato in apertura l'assessora provinciale alla ricerca, Sara Ferrari- , ma anche un ambito che da sempre connota il nostro territorio e che - anche grazie a decenni di ricerca - ha garantito sviluppo e occupazione alla nostra comunità. Non posso quindi che ribadire il massimo appoggio dell'amministrazione Provinciale ad occasioni come questa, ed esprimere un ringraziamento sincero ai ricercatori e alle aziende che sono intervenute. Sappiamo bene che non è semplice tenere in costante relazione il meglio della ricerca in Trentino e il mondo delle imprese locali, nazionali e internazionali. Ma sappiamo anche bene quali risultati può dare e quanto sia strategico farlo per il futuro del Trentino”.
Il direttore generale, Sergio Menapace, ha illustrato le attività di ricerca della Fondazione Edmund Mach in ambito agroalimentare: dall'agricoltura di precisione alla tracciabilità alimentare, dalle tecniche innovative di lotta biologica allo studio del valore nutrizionale dei prodotti agroalimentari trentini.
Le due tavole rotonde della mattina, moderate dal ricercatore FEM, Agostino Cavazza, hanno visto protagoniste otto aziende. I grandi temi affrontati hanno riguardato il ruolo della digitalizzazione, della intelligenza artificiale, della tracciabilità, dei big data nella produzione e nel controllo qualità, ma anche l'attenzione al benessere, alla salute e alla sostenibilità sociale, economica e ambientale, ed infine, l'innovazione, il fabbisogno di nuove tecnologie e di ricerca dal punto di vista delle aziende. Nel pomeriggio i gruppi di ricerca della Fondazione Mach, assieme a quelli di altri enti del Sistema Trentino della Ricerca (Fondazione Bruno Kessler e Università di Trento) hanno incontrato le aziende e presentato loro risultati scientifici e tecnologie innovative dedicate al settore agroalimentare.
La presidente di HIT, Anna Gervasoni, impossibilitata a partecipare, ha portato in una nota il suo saluto . “Il workshop di oggi – spiega- è la coerente prosecuzione del dialogo ricerca-startup-investitori in ambito agri-food che abbiamo aperto in febbraio a Milano, quando abbiamo declinato il tema in un’ottica di tecnologia del cibo e finanza, al fine di pervenire ad una sempre migliore sostenibilità nella produzione e nel consumo. L’incontro di oggi, riprende e completa questo filo logico dando la possibilità ad ampie aree tematiche della ricerca tecnologica del Trentino di interagire col mercato nazionale e locale. Filo logico che rappresenta allo stesso tempo la connotazione prima delle attività di HIT, che adempie alla sua missione di promotore attivo di connessioni e sinergie tra tecnologie innovative del sistema della ricerca del territorio con le imprese del settore, i mercati e la finanza".
L'impatto che stanno avendo le nuove tecnologie sulla produzione agricola e sul consumo alimentare e l'importanza del raccordo tra mondo dell'industria e quello della ricerca sono i temi al centro dell'evento che si è svolto, ieri, a San Michele intitolato “Smart farming & food: Dialogo tra ricerca e impresa sull'uso intelligente di suolo, acqua, prodotti agricoli e cibo", organizzato dalla Fondazione Edmund Mach e HIT-Hub Innovazione Trentino.
Oltre 130 i partecipanti provenienti da tutta Italia che hanno gremito la sala conferenze del Palazzo Ricerca e Conoscenza, nel campus di San Michele. Barilla, Olivetti, Granarolo, Trentingrana-Concast, Cantine Ferrari, Menz&Gasser, Agrisoing, Apot, sono stati i protagonisti delle due tavole rotonde del mattino, mentre nel pomeriggio hanno dialogato con i ricercatori della Fondazione Edmund Mach e del sistema trentino della ricerca, per un confronto ad ampio raggio sulle innovazioni più recenti in agricoltura, ma anche nella trasformazione, nella distribuzione e nel consumo alimentare.
Sono intervenuti in apertura, l'assessora alla ricerca Sara Ferrari, il presidente FEM, Andrea Segrè, Nicola Svaizer, vicepresidente vicario dell'Associazione Artigiani Trentino e Marcello Lunelli, in rappresentanza di Confindustria Trento. “Qualcuno ha detto che l’innovazione fa girare il mondo. Senza scomodare il moto terrestre, di sicuro la spinta al cambiamento per le aziende è una risorsa fondamentale, soprattutto nei momenti di crisi. Questo vale anche per l’agricoltura”. Parole del presidente FEM, Andrea Segrè, che ha aperto l'incontro di oggi. L’attuale rivoluzione tecnologica – ha proseguito- è spinta da una nuova generazione di agricoltori “connessi” ma anche da consumatori più attenti e consapevoli a che cosa mangiano e a quale impatto il cibo ha sull'ambiente: “la Fondazione Mach ha colto in pieno queste sfide, nella convinzione che la ricerca, portatrice di nuova conoscenza, e l’industria, debbano dialogare in modo continuo e strutturato, pur nella differenza di linguaggi e tempi. L’evento di oggi vuole facilitare questo interscambio”.
“Il tema dell'agrifood non è solo uno dei settori in maggior espansione- ha spiegato in apertura l'assessora provinciale alla ricerca, Sara Ferrari- , ma anche un ambito che da sempre connota il nostro territorio e che - anche grazie a decenni di ricerca - ha garantito sviluppo e occupazione alla nostra comunità. Non posso quindi che ribadire il massimo appoggio dell'amministrazione Provinciale ad occasioni come questa, ed esprimere un ringraziamento sincero ai ricercatori e alle aziende che sono intervenute. Sappiamo bene che non è semplice tenere in costante relazione il meglio della ricerca in Trentino e il mondo delle imprese locali, nazionali e internazionali. Ma sappiamo anche bene quali risultati può dare e quanto sia strategico farlo per il futuro del Trentino”.
Il direttore generale, Sergio Menapace, ha illustrato le attività di ricerca della Fondazione Edmund Mach in ambito agroalimentare: dall'agricoltura di precisione alla tracciabilità alimentare, dalle tecniche innovative di lotta biologica allo studio del valore nutrizionale dei prodotti agroalimentari trentini.
Le due tavole rotonde della mattina, moderate dal ricercatore FEM, Agostino Cavazza, hanno visto protagoniste otto aziende. I grandi temi affrontati hanno riguardato il ruolo della digitalizzazione, della intelligenza artificiale, della tracciabilità, dei big data nella produzione e nel controllo qualità, ma anche l'attenzione al benessere, alla salute e alla sostenibilità sociale, economica e ambientale, ed infine, l'innovazione, il fabbisogno di nuove tecnologie e di ricerca dal punto di vista delle aziende. Nel pomeriggio i gruppi di ricerca della Fondazione Mach, assieme a quelli di altri enti del Sistema Trentino della Ricerca (Fondazione Bruno Kessler e Università di Trento) hanno incontrato le aziende e presentato loro risultati scientifici e tecnologie innovative dedicate al settore agroalimentare.
La presidente di HIT, Anna Gervasoni, impossibilitata a partecipare, ha portato in una nota il suo saluto . “Il workshop di oggi – spiega- è la coerente prosecuzione del dialogo ricerca-startup-investitori in ambito agri-food che abbiamo aperto in febbraio a Milano, quando abbiamo declinato il tema in un’ottica di tecnologia del cibo e finanza, al fine di pervenire ad una sempre migliore sostenibilità nella produzione e nel consumo. L’incontro di oggi, riprende e completa questo filo logico dando la possibilità ad ampie aree tematiche della ricerca tecnologica del Trentino di interagire col mercato nazionale e locale. Filo logico che rappresenta allo stesso tempo la connotazione prima delle attività di HIT, che adempie alla sua missione di promotore attivo di connessioni e sinergie tra tecnologie innovative del sistema della ricerca del territorio con le imprese del settore, i mercati e la finanza".
ENOVITIS IN CAMPO: LE NUOVE FRONTIERE DELLA RICERCA AL CENTRO DEL CONVEGNO DEDICATO AI VITIGNI RESISTENTI
Registrate oltre 4500 presenze nella prima giornata della manifestazione. Premiati i tre vincitori dell’Innovation Challenge “New Technology Enovitis 2018”. Focus sul progetto pilota “Vitigni resistenti in Emilia Romagna”.
“La ricerca e l'innovazione non si possono fermare, perché rappresentano la chiave fondamentale per dare risposte alla sostenibilità, tema caro all’intero comparto vitivinicolo, intesa nella sua ampia accezione, economica, sociale e ambientale. In questa direzione il tema dei vigneti resistenti che stiamo affrontando oggi e il progetto portato avanti dall’Emilia Romagna rappresentano un’importante iniziativa per il futuro in termini economici e di sviluppo. La nuova PAC post 2020 sarà la giusta occasione per adeguare la normativa europea e favorire il trasferimento dell'innovazione dai centri di ricerca alle imprese, asset competitivo di primaria importanza per le nuove sfide del mercato”.
Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha espresso la posizione di UIV al convegno “Lambrusco: progetto ed esperienze per un vigneto sostenibile”, evento centrale, organizzato da “Il Corriere Vinicolo” e moderato dal Direttore Giulio Somma, della prima giornata di Enovitis in campo a Fabbrico (RE).
Focus è stato l’ambizioso progetto pilota “Vitigni resistenti in Emilia Romagna”, finanziato da imprese del settore, tra cui Cantine Riunite-Civ, in collaborazione con la Fondazione E. Mach, Vivai Cooperativi Rauscedo e Winepoint. A presentare i risultati del progetto avviato nel 2016 è stato Giovanni Nigro (Responsabile Filiera Vitivinicola e Olivo-Oleicola Centro Ricerche Produzioni Vegetali Soc. Coop.) che ha fatto il punto sullo stato di avanzamento e annunciato il nuovo sviluppo della ricerca sull’applicazione dei resistenti sui vitigni autoctoni.
“Qualsiasi imprenditore – ha commentato Corrado Casoli, Presidente di Cantine Riunite e Civ - deve porsi la questione dell'evoluzione nel campo della ricerca. La ricerca va fatta, perché essere contrari a priori significa non guardare al futuro. L'attenzione al cambiamento deve spingere a muoversi in una direzione che salvaguardi realmente il territorio e le sue caratteristiche. Per questo sosteniamo con orgoglio questo progetto. Attualmente il Lambrusco è il rosso più bevuto e venduto nel mondo, con 160 milioni di bottiglie prodotte. Per mantenere e accrescere il primato dobbiamo guardare al consumatore che è sempre più attento alla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e umana”.
Ad approfondire le nuove frontiere della ricerca è stato Marco Stefanini (Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della vite – Fondazione Edmund Mach), che ha spiegato le tecniche utilizzate per rendere i vigneti resistenti, partendo da quelle tradizionali, come l’incrocio tra varietà diverse, fino alla cisgenesi e il genoma editing, che accorcia i tempi della sperimentazione e permette di ottenere vitigni resistenti, mantenendo inalterato il patrimonio genetico della pianta.
Le prospettive aperte sono state contestualizzate all’interno dell’impalcatura normativa di carattere nazionale e comunitaria, che potrebbe subire interessanti cambiamenti con la prossima riforma della Pac, affrontata da Michele Alessi del ministero delle Politiche Agricole.
“Attualmente gli ibridi si possono utilizzare solo per i vini comuni e per quelli a indicazione geografica – ha sottolineato Alessi. Ma nella proposta di revisione della PAC avanzata dalla Commissione Europea c’è un’importante apertura per consentire in futuro la produzione anche dei vini Doc con i vitigni resistenti. Una proposta che dobbiamo analizzare con grande attenzione. Il Ministero si impegnerà a sentire tutte le voci delle imprese, facendosi carico delle loro istanze per capire come il sistema Italia vuole agire”.
Il convegno, che ha registrato il tutto esaurito, è stato al centro di una giornata che ha fatto registrare, oltre 4.500 presenze.
“Anche quest’anno Enovitis in Campo – spiega Luciano Rizzi, Direttore Commerciale Area Agriexpo&Tecnology Veronafiere – si conferma un grande successo. Da cinque anni collaboriamo con UIV in questa manifestazione unica nel suo genere, che sa intercettare i cambiamenti e le nuove esigenze del mercato. Cambiamenti che gli espositori hanno saputo cavalcare, puntando su innovazione e tecnologia”.
E proprio innovazione e tecnologia hanno trovato espressione massima nella premiazione dei vincitori dell’Innovation Challenge “New Technology Enovitis in campo 2018”, che quest’anno è stato assegnato a: Rex 4-120 Gt di Landini, un trattore dalla larghezza ridotta e con caratteristiche tecnologicamente perfezionate per ottimizzare le lavorazioni nel vigneto; Fendt 200 Vfp Vario di Fendt-Agco Italia spa, un trattore di facile conduzione e, in più, grazie alla tecnologia Gps Rtk, la macchina può essere direzionata in automatico tra i filari, applicabile nella viticoltura di precisione; Ibisco di Gowan Italia srl, agrofarmaco per la protezione della vite dall’Oidio.
“La ricerca e l'innovazione non si possono fermare, perché rappresentano la chiave fondamentale per dare risposte alla sostenibilità, tema caro all’intero comparto vitivinicolo, intesa nella sua ampia accezione, economica, sociale e ambientale. In questa direzione il tema dei vigneti resistenti che stiamo affrontando oggi e il progetto portato avanti dall’Emilia Romagna rappresentano un’importante iniziativa per il futuro in termini economici e di sviluppo. La nuova PAC post 2020 sarà la giusta occasione per adeguare la normativa europea e favorire il trasferimento dell'innovazione dai centri di ricerca alle imprese, asset competitivo di primaria importanza per le nuove sfide del mercato”.
Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha espresso la posizione di UIV al convegno “Lambrusco: progetto ed esperienze per un vigneto sostenibile”, evento centrale, organizzato da “Il Corriere Vinicolo” e moderato dal Direttore Giulio Somma, della prima giornata di Enovitis in campo a Fabbrico (RE).
Focus è stato l’ambizioso progetto pilota “Vitigni resistenti in Emilia Romagna”, finanziato da imprese del settore, tra cui Cantine Riunite-Civ, in collaborazione con la Fondazione E. Mach, Vivai Cooperativi Rauscedo e Winepoint. A presentare i risultati del progetto avviato nel 2016 è stato Giovanni Nigro (Responsabile Filiera Vitivinicola e Olivo-Oleicola Centro Ricerche Produzioni Vegetali Soc. Coop.) che ha fatto il punto sullo stato di avanzamento e annunciato il nuovo sviluppo della ricerca sull’applicazione dei resistenti sui vitigni autoctoni.
“Qualsiasi imprenditore – ha commentato Corrado Casoli, Presidente di Cantine Riunite e Civ - deve porsi la questione dell'evoluzione nel campo della ricerca. La ricerca va fatta, perché essere contrari a priori significa non guardare al futuro. L'attenzione al cambiamento deve spingere a muoversi in una direzione che salvaguardi realmente il territorio e le sue caratteristiche. Per questo sosteniamo con orgoglio questo progetto. Attualmente il Lambrusco è il rosso più bevuto e venduto nel mondo, con 160 milioni di bottiglie prodotte. Per mantenere e accrescere il primato dobbiamo guardare al consumatore che è sempre più attento alla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e umana”.
Ad approfondire le nuove frontiere della ricerca è stato Marco Stefanini (Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della vite – Fondazione Edmund Mach), che ha spiegato le tecniche utilizzate per rendere i vigneti resistenti, partendo da quelle tradizionali, come l’incrocio tra varietà diverse, fino alla cisgenesi e il genoma editing, che accorcia i tempi della sperimentazione e permette di ottenere vitigni resistenti, mantenendo inalterato il patrimonio genetico della pianta.
Le prospettive aperte sono state contestualizzate all’interno dell’impalcatura normativa di carattere nazionale e comunitaria, che potrebbe subire interessanti cambiamenti con la prossima riforma della Pac, affrontata da Michele Alessi del ministero delle Politiche Agricole.
“Attualmente gli ibridi si possono utilizzare solo per i vini comuni e per quelli a indicazione geografica – ha sottolineato Alessi. Ma nella proposta di revisione della PAC avanzata dalla Commissione Europea c’è un’importante apertura per consentire in futuro la produzione anche dei vini Doc con i vitigni resistenti. Una proposta che dobbiamo analizzare con grande attenzione. Il Ministero si impegnerà a sentire tutte le voci delle imprese, facendosi carico delle loro istanze per capire come il sistema Italia vuole agire”.
Il convegno, che ha registrato il tutto esaurito, è stato al centro di una giornata che ha fatto registrare, oltre 4.500 presenze.
“Anche quest’anno Enovitis in Campo – spiega Luciano Rizzi, Direttore Commerciale Area Agriexpo&Tecnology Veronafiere – si conferma un grande successo. Da cinque anni collaboriamo con UIV in questa manifestazione unica nel suo genere, che sa intercettare i cambiamenti e le nuove esigenze del mercato. Cambiamenti che gli espositori hanno saputo cavalcare, puntando su innovazione e tecnologia”.
E proprio innovazione e tecnologia hanno trovato espressione massima nella premiazione dei vincitori dell’Innovation Challenge “New Technology Enovitis in campo 2018”, che quest’anno è stato assegnato a: Rex 4-120 Gt di Landini, un trattore dalla larghezza ridotta e con caratteristiche tecnologicamente perfezionate per ottimizzare le lavorazioni nel vigneto; Fendt 200 Vfp Vario di Fendt-Agco Italia spa, un trattore di facile conduzione e, in più, grazie alla tecnologia Gps Rtk, la macchina può essere direzionata in automatico tra i filari, applicabile nella viticoltura di precisione; Ibisco di Gowan Italia srl, agrofarmaco per la protezione della vite dall’Oidio.
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