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Donne&Ricerca. Ricercatrice CREA premiata per studi su miglioramento genetico del grano

Riconoscimento internazionale per il ruolo primario del CREA nella ricerca al femminile sul miglioramento genetico dei frumenti in Italia. 




Anna Maria Mastrangelo, ricercatrice del CREA Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo, si è posizionata al secondo posto, dopo una concorrente del Regno Unito, nella prima edizione del Premio "Carlotta Award 2018", che si è svolto nell’ambito del convegno internazionale "Wheats&Women", presso la sala Marconi del CNR. Il riconoscimento istituito da ENEA e Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, premia giovani scienziate impegnate nella ricerca sul grano, tra gli alimenti principali nella dieta della popolazione umana.

Il premio è intitolato a Carlotta Parisani, moglie e collaboratrice del grande genetista Nazareno Strampelli, che ha dato un importante contributo allo sviluppo agricolo ed economico del Paese nei primi del ‘900, con i suoi incroci rivoluzionari e i successi conseguiti nello sviluppo varietale del grano.

In particolare, è stato riconosciuto l’impegno della ricercatrice del CREA, che ha operato per oltre 15 anni presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia, per l’individuazione e la mappatura di geni coinvolti nella resistenza del grano duro agli stress ambientali, come siccità, eccesso di sale e malattie. Da diversi anni la Dott.ssa Mastrangelo è coordinatrice di un progetto finanziato dal MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) in collaborazione con l’Università del Minnesota e la Washington State University. Nell’ambito di tale progetto, si è concentrata sullo studio delle malattie fungine del grano al fine di identificare fonti di resistenza e geni che consentano alle nuove varietà di grano di essere più produttive in campo.

Mediante approcci di mappatura per associazione in frumento duro, sono state individuate 8 varietà altamente resistenti alla ruggine gialla e nera, già pronte per essere impiegate dagli agricoltori. Sono, inoltre, stati mappati diversi geni resistenti sia in cultivar di frumento duro che in farri coltivati e selvatici, i quali potranno essere trasferiti in cultivar di pregio suscettibili ai patogeni fungini, mediante approcci di selezione assistita da marcatori molecolari, che consentono di selezionare le piante resistenti analizzando direttamente il loro DNA. Per due di questi geni, che sembrano particolarmente promettenti, sono attualmente in corso esperimenti che porteranno, nei prossimi anni, alla determinazione della loro sequenza e del meccanismo di azione.

“Negli ultimi anni - afferma Anna Mastrangelo - complici anche i cambiamenti climatici, stiamo assistendo a una notevole diffusione anche in Italia di nuove razze di patogeni fungini, come la ruggine gialla e la ruggine nera, che provocano danni pesantissimi alle produzioni di grano in termini di quantità e qualità. Lo sviluppo e l’adozione di nuove varietà di grano, geneticamente resistenti a queste malattie, consentirà di ottenere produzioni più elevate, riducendo notevolmente l’applicazione di pesticidi e i loro effetti negativi sull’ambiente e sulla salute dell’uomo”.

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