Vino&Terroir, quando il produttore incontra la ricerca. Un nuovo protocollo finalizzato a migliorare la produzione dell'Asolo Prosecco Docg
Più struttura, più sapidità e aromi fruttati più intensi. Sono questi gli elementi esaltati dal nuovo protocollo di spumantizzazione e vinificazione messo a punto per l’annata 2017 dell’Asolo Prosecco Docg Serenitatis dalla famiglia Serena, proprietaria da 135 anni di Montelvini.
L’azienda di Venegazzù (TV) di cui vi avevo già parlato, ha adottato questo nuovo protocollo capace di preservare ed esaltare le qualità dei vini che hanno origine dal particolare terroir della denominazione, che si estende su 19 comuni e vede come simbolo Asolo, splendido borgo medievale. In quest’area la viticoltura è una lunga tradizione che, nel tempo, ha mantenuto la biodiversità di vitigni, preservando anche le varietà minori. Viticoltura che, già ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, era nota per la qualità, tanto che i vini provenienti da questo territorio venivano tassati di più rispetto agli altri prodotti nell’area di Treviso. “In questi anni, Montelvini ha puntato molto sulla ricerca – spiega Alberto Serena, Amministratore delegato dell’azienda – dedicando molte risorse a quest’attività. Il protocollo è il più recente frutto di questo approccio”.
Il protocollo, che è stato applicato a tutti i vini della Linea Serenitatis, prevede un’attenta selezione dei vigneti e della materia prima, una tecnologia all’avanguardia con presse di ultima generazione, un laboratorio di alto livello che permette di effettuare oltre il 90% delle analisi di routine all’interno dell’azienda. La strategia principale di questo approccio è quella di ridurre durante la produzione gli arricchimenti di ossigeno nel vino, che ne compromettono la qualità. In questo modo, viene esaltata insieme alla sapidità e agli aromi fruttati, dovuti alle escursioni termiche tra giorno e notte dell’ambiente collinare, anche la struttura, caratteristica quasi mai associata ai prosecchi, ma che nell’area di Asolo è determinata dal contenuto di minerali nel suolo. È proprio il suolo di medio impasto composto da marne e argille, talvolta ricco di ossidi di ferro, che contribuisce a conferire maggiore corpo e maggiore persistenza.
Montelvini sta investendo, inoltre, in un altro progetto, di cui scrissi, il recupero del “Vigneto Ritrovato”, in collaborazione col il CREA-VE (Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia): si tratta dell’unico piccolo vigneto già presente nelle mappe napoleoniche, nel cuore della cittadina di Asolo, all’interno del giardino all’italiana della splendida Villa De Mattia. All’inizio del prossimo anno, sarà impiantato un clone di Glera tipico dell’area, praticamente scomparso negli anni perché poco produttivo. Altra testimonianza concreta dell’interesse della famiglia Serena verso la ricerca e la conservazione della biodiversità.
L’azienda di Venegazzù (TV) di cui vi avevo già parlato, ha adottato questo nuovo protocollo capace di preservare ed esaltare le qualità dei vini che hanno origine dal particolare terroir della denominazione, che si estende su 19 comuni e vede come simbolo Asolo, splendido borgo medievale. In quest’area la viticoltura è una lunga tradizione che, nel tempo, ha mantenuto la biodiversità di vitigni, preservando anche le varietà minori. Viticoltura che, già ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, era nota per la qualità, tanto che i vini provenienti da questo territorio venivano tassati di più rispetto agli altri prodotti nell’area di Treviso. “In questi anni, Montelvini ha puntato molto sulla ricerca – spiega Alberto Serena, Amministratore delegato dell’azienda – dedicando molte risorse a quest’attività. Il protocollo è il più recente frutto di questo approccio”.
Il protocollo, che è stato applicato a tutti i vini della Linea Serenitatis, prevede un’attenta selezione dei vigneti e della materia prima, una tecnologia all’avanguardia con presse di ultima generazione, un laboratorio di alto livello che permette di effettuare oltre il 90% delle analisi di routine all’interno dell’azienda. La strategia principale di questo approccio è quella di ridurre durante la produzione gli arricchimenti di ossigeno nel vino, che ne compromettono la qualità. In questo modo, viene esaltata insieme alla sapidità e agli aromi fruttati, dovuti alle escursioni termiche tra giorno e notte dell’ambiente collinare, anche la struttura, caratteristica quasi mai associata ai prosecchi, ma che nell’area di Asolo è determinata dal contenuto di minerali nel suolo. È proprio il suolo di medio impasto composto da marne e argille, talvolta ricco di ossidi di ferro, che contribuisce a conferire maggiore corpo e maggiore persistenza.
Montelvini sta investendo, inoltre, in un altro progetto, di cui scrissi, il recupero del “Vigneto Ritrovato”, in collaborazione col il CREA-VE (Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia): si tratta dell’unico piccolo vigneto già presente nelle mappe napoleoniche, nel cuore della cittadina di Asolo, all’interno del giardino all’italiana della splendida Villa De Mattia. All’inizio del prossimo anno, sarà impiantato un clone di Glera tipico dell’area, praticamente scomparso negli anni perché poco produttivo. Altra testimonianza concreta dell’interesse della famiglia Serena verso la ricerca e la conservazione della biodiversità.
Commenti
Posta un commento