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Musica Sacra, successo e sviluppo della Messa Parodia Rinascimentale

Nel Rinascimento la Messa Parodia è stata una delle tecniche di composizione più utilizzate. Nota anche come messa imitativa, la messa parodia utilizza come canto fermo, o introduce nella sua musica in maniera più elaborata, un mottetto conosciuto, assumendone anche il nome. Una breve analisi di messa parodia di due dei più famosi compositori rinascimentali: Palestrina e De Victoria in programma nel concerto del Coro Johannes Ockeghem, nell'ambito della Rassegna  Concerti alla Pace.


Una delle tecniche di composizione più utilizzate nel XVI secolo è stata la cosiddetta Messa Parodia. Tale scelta compositiva significava, in generale, avvalersi di materiale musicale preesistente per ricostruire un nuovo componimento. 

Tutto ciò - oggi - sarebbe definito "plagio", ma all'epoca tale prospettiva estetica e giudizio etico non albergava tra i musicisti, in modo tale che tanta musica diventava materia da rivisitare come, ad esempio, la trascrizione di modelli vocali per strumenti a tastiera che si trasformavano in intavolature per liuto. 

In particolare, la tecnica della Messa Parodia consisteva nel concepire le cinque sezioni dell'ordinarium missae adoperando una composizione polifonica come modello. Nella pratica si trattava di partire da una composizione già scritta, che poteva essere un mottetto, una chanson o un madrigale, e su tale intelaiatura riproporre il testo fisso del Kyrie o del Gloria, ad esempio, per giungere ad una nuova proposta compositiva. 

Sappiamo che questa prassi, che inizia almeno dal XIV secolo, rappresentava un cammino importante per gli studenti dell'epoca anche se, paradossalmente, nella trattatistica coeva tale riferimento è assolutamente raro, se non assente. 

Come asserisce qualche musicologo, il trattato di Pietro Cerone (El Melopeo y maestro) dell'inizio XVII secolo è una fonte importante nell'ambito di tale tematica e che riporta alcuni suggerimenti e regole per la composizione della messa parodia: ad esempio uno dei precetti didattici voleva che il numero delle voci utilizzate nella forma originale, fosse lo stesso nella parodia, inoltre in ogni incipit delle singole sezioni dell'ordinarium si doveva sentire, anzi riconoscere, il riferimento tematico come anche nella chiusura della novella composizione.

L'elemento essenziale dello sviluppo della Messa Parodia non è stato solo il cambiamento della natura stessa della messa, ma anche quello dei suoi modelli. L'analisi di opere che meglio identificano questa trasformazione compositiva, mostra chiaramente un uso pervasivo dell'imitazione contrappuntistica, un uniformità del contenuto motivico di tutte le voci e la conseguente tessitura aperta; tutti fattori questi che rendono virtualmente impossibile inserire una singola voce come cantus firmus, in quanto nessuna voce è più un'unità lineare. Ne consegue che l'uso dell'imitazione contrappuntistica o parodia non è solo possibile ma inevitabile. 

Di fatto una delle caratteristiche della messa ‘parodia’ del XVI secolo, è che il rapporto con le linee motiviche del modello polifonico e il suo piano cadenzale è continuo e manifesto: l’idea musicale del modello viene sfruttata, nella sua complessità contrappuntistica, in tutte le sezioni della composizione derivata secondo vari gradi di varietà.

L'imitazione contrappuntistica, durante l'epoca che va dal 1520 al 1560 circa si era fortemente affermata, lasciando dietro di se sia la più antica messa a tenore che la più recente parafrasi polifonica. Questo genere compositivo divenne il prototipo fondamentale per il resto del secolo, arrivando fino alla Missa da cappella di Monteverdi del 1610, basata sul mottetto In illo tempore di Gombert. Poi con l'affermarsi della monodia e della scrittura policorale all'inizio del XVII secolo, la messa parodia perse le basi per un ulteriore sviluppo e divenne un genere superato.

Due grandi compositori in quell'epoca furono maestri della Messa Parodia: Palestrina e De Victoria. Nel caso di Palestrina basti pensare che metà delle sue messe si basano su composizioni da lui scritte o anche di altri autori. La messa Die sanctificatus, ad esempio, pubblicata al limite estremo della sua vita, si basa sul mottetto che inizia con le stesse parole che Palestrina aveva pubblicato più di trent'anni prima. Non si tratta di imitazioni servili del modello: il metodo seguito consiste nell'uso di materiale tematico dell'originale in tutte le sezioni principali della messa. In un terzo delle sue messe Palestrina utilizza la cosiddetta tecnica "a parafrasi": il materiale tematico viene cioè liberamente sviluppato da fonti gregoriane.

De Victoria fu il più grande compositore spagnolo dell'epoca, la cui carriera si svolse essenzialmente a Roma. Le affinità con Palestrina sono quindi prevedibili nelle sue messe, che sono 20. 11 sono basate sui suoi stessi mottetti mentre altre hanno modelli di canto popolare o sono derivate da mottetti di altri compositori, tra cui Morales, Guerrero e Palestrina. Il suo stile è rappresentato da una polifonia riccamente sviluppata e di grande serietà, priva quasi di ogni traccia di influenza secolare. Il mottetto O magnum mysterium (pubblicato nel 1572) divenne la base per una Messa (anche per coro a quattro voci) pubblicata vent'anni dopo, nel 1592. 

La Messa riprende tutti i motivi del mottetto tranne il meraviglioso breve momento della Sezione 'O beata Virgo'; sembra che De Victoria lo abbia omesso dal materiale per la Messa perché era adatto solo per la citazione, non per lo sviluppo. Il compositore spagnolo passa brevemente al tempo triplo solo una volta nel Gloria, tre volte fugacemente nel Credo, e poi con grande effetto nell'Osanna, che segue sia Sanctus che Benedictus. Varia la struttura vocale in quattro parti solo due volte. Il Benedictus è a tre voci (il basso è muto), e nell'unica ambientazione dell'Agnus Dei divide gli acuti e li fa cantare a canone all'unisono. Questo finale in cinque parti viene abitualmente ripetuto per accogliere le parole "dona nobis pacem".

Segnalo che nell'ambito della Rassegna di Musica Sacra Concerti alla Pace, organizzata dalla A.R.C.L., di cui vi ho già parlato, il Coro Johannes Ockeghem terrà un concerto proprio sul tema della Messa Parodia nel Rinascimento, il cui programma prevede l'approfondimento in oggetto tratto dal repertorio di Palestrina e De Victoria. L'appuntamento è per il giorno domenica 7 aprile alle ore 19:00 nella  splendida Chiesa di Santa Maria della Pace, in via Arco della Pace 5, a Roma. Come di consueto ad ingresso libero.

Programma del concerto

Giovanni Pierluigi da Palestrina dalla Messa Dies Santificatus

(1525-1594)

- Kyrie, Agnus Dei I e II

Dies Santificatus (mottetto)

Tomás Luis de Victoria (1548-1611) dalla Messa O magnum mysterium

Kyrie, Gloria, Credo

O magnum mysterium (mottetto)

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