sabato 30 maggio 2020

Ricerca, sviluppato sistema di sanificazione "green" per combattere il coronavirus e future nuove pandemie

Spin-off dell'Università di Ferrara sviluppa un innovativo sistema di sanificazione "green" fino a 100 volte più efficace dei sistemi ora più diffusi. Scenderà in campo ora anche nel contrasto alla pandemia Covid-19 e per contrastare rischi futuri di nuove pandemie.

Un'immagine del laboratorio di GATE, nel Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie di Unife.






Fino a 100 volte più efficace dei sistemi ora più diffusi, meno tossico per l'uomo e l'ambiente e  basato su una speciale nebulizzazione secca con minuscoli micro-aerosol di 2 micron per consentire una diffusione capillare in tutto l'ambiente e su tutte le superfici. Senza danneggiarne arredi e strumentazioni.

Riunisce tutti questi vantaggi l'innovativo sistema di sanificazione Healthcare Water System (HWS), ideato e sviluppato da GATE, spin-off dell'Università di Ferrara, insieme ai propri partner e già prodotto e utilizzato in ambienti interni.

Il progetto di ricerca per un ulteriore sviluppo del sistema è stato selezionato dalla Regione Emilia-Romagna, unico progetto finanziato a Ferrara, nell'ambito del bando regionale per prodotti e servizi innovativi per combattere il coronavirus e contrastare rischi futuri di nuove pandemie.

Elena Tamburini, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie, spiega: "Una speciale configurazione di questo sistema sarà testata all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, che sostiene il progetto, per ottenere la certificazione che dimostri che oltre a essere efficace e sostenibile, è anche adatto per le esigenze specifiche degli ambienti sanitari".

I test saranno realizzati in collaborazione dallo spin-off ferrarese con alcuni colleghi dell’Università di Ferrara: la Prof.ssa Peggy Marconi e la Dott.ssa Mariaconcetta Sicurella del Laboratorio di Biochimica, immunologia e microbiologia del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche per l’efficacia antimicrobica e antivirus, il Prof. Giuseppe Valacchi e la Dott.ssa Mascia Benedusi del Laboratorio di Fisiologia del Dipartimento di Scienze Biomediche e Chirurgico Specialistiche per i test di tossicità (acuta e a medio-lungo termine) su personale o persone, per contatto o inalazione, senza ricorrere a sperimentazione su modelli animali, ma realizzando un innovativo studio di citotossicità su modelli 2D e 3D di organi umani (occhio, naso, polmoni, pelle). I test di sicurezza sui materiali saranno realizzati in collaborazione con ENEA di Bologna.

"Questo nuovo sviluppo finanziato dalla Regione - conclude Tamburini -  consentirà di rendere disponibile un'attrezzatura a basso impatto ambientale per la disinfezione e la sanificazione di ambienti e superfici a uso sanitario, come ospedali pubblici, cliniche private, studi medici, case di cura e residenze sanitarie assistite, particolarmente esposti al rischio di contaminazione biologica e virale, garantendo la sicurezza delle persone e degli operatori nei luoghi di lavoro".

venerdì 29 maggio 2020

Coronavirus e ricerca, arriva l’Intelligenza Artificiale per combattere il Covid-19

Una tecnica rivoluzionaria a disposizione dei radiologi di Città della Salute di Torino e UniTo, grazie all’accordo con Infervision, Commissione europea e Compagnia di San Paolo.

Immagine di una TAC polmonare. Foto Università di Torino 




Un algoritmo basato sulle tecniche di Intelligenza Artificiale che possa aiutare i medici radiologi a diagnosticare e monitorare le polmoniti da Covid-19 utilizzando le immagini delle TAC polmonari. Questa tecnica rivoluzionaria è alla base del progetto che è nato alla Città della Salute di Torino, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Radiologia Diagnostica ed Interventistica, diretto dal professor Paolo Fonio, ed il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, diretto dal professor Guido Boella. Il progetto, attualmente in fase di sperimentazione nel capoluogo piemontese, è stato possibile grazie ad un accordo tra Infervision e la Commissione Europea, con la fondamentale partecipazione della Compagnia di San Paolo.

Infervision è un'azienda high-tech specializzata nell'Intelligenza Artificiale in ambito medico, il cui obiettivo è quello di accrescere le capacità diagnostiche dei medici allo scopo di aumentare l’efficienza di un sistema complesso come quello della sanità. L’algoritmo, che va visto come un supporto alla diagnosi, oltre a fornire informazioni dettagliate sul tipo di polmonite, è in grado di calcolare il volume di compromissione polmonare e di fornire una valutazione di prognosi, miglioramento o peggioramento della situazione del paziente.

Con il diffondersi della pandemia, Infervision ha lanciato un supporto specifico per contrastare il Coronavirus: l’InferRead CT Lung COVID 19. Si tratta di un prodotto che, grazie ad un sofisticato algoritmo, riconosce le polmoniti causate dal Covid-19, generando automaticamente un report strutturato sulla patologia. Un vero e proprio sistema di monitoraggio dell’epidemia, sviluppato grazie alla collaborazione di esperti provenienti dagli ospedali di Wuhan e Shenzhen. InferRead CT Lung COVID 19 assiste medici radiologi nel riconoscimento dei singoli casi di sospetta polmonite, oltre ad agire come vero e proprio sistema di sorveglianza territoriale. Grazie ai dati aggregati automaticamente dall’algoritmo, infatti, vengono prodotti report sullo sviluppo della pandemia in una determinata regione. Ad oggi, circa 50 ospedali sparsi nel mondo utilizzano questo tipo di strumento, con oltre 100mila TAC al torace analizzate dall’Intelligenza Artificiale Infervision.

Il sistema verrà sottoposto a validazione clinica utilizzando i dati forniti dalle apparecchiature TAC degli ospedali Molinette e CTO. Nella sperimentazione verranno valutati l’efficienza, la costo-efficacia, la sicurezza e le ricadute etiche e sociali di questa applicazione dell’intelligenza artificiale alla medicina.

La radiologia è una disciplina in cui l’attività del medico specialista da sempre è in stretta relazione con lo sviluppo tecnico-scientifico ed informatico: la prossima “rivoluzione” potrebbe derivare proprio dall’introduzione nella pratica clinica e nella gestione dei flussi di lavoro di applicazioni derivate dall’Intelligenza Artificiale.

La collaborazione tra Intelligenza Artificiale e medicina all’Università di Torino ha radici consolidate nel lavoro Dipartimento di Informatica che con il progetto Europeo DeepHealth, a cui aderiscono 22 partner internazionali, sviluppa applicazioni di Intelligenza Artificiale per la diagnosi medica da immagini. Nell’ambito dell’emergenza Covid-19 il Dipartimento ha già attivato iniziative di studio della IA per diagnosi in collaborazione con la Città della Salute e gli Ospedali Mauriziano, San Luigi e Maggiore di Parma e partecipa al coordinamento della taskforce Covid-19 della rete europea CLAIRE per l’Intelligenza Artificiale (Confederation of Laboratories for Artificial Intelligence Research in Europe) dedicata alle immagini TAC e radiografiche.

“L’intelligenza artificiale avrà sicuramente un grosso impatto nel futuro delle cure mediche e darà un grande aiuto al lavoro “creativo” di analisi ed interpretazione del radiologo. Con questa collaborazione, UNITO si pone all’avanguardia nel campo della intelligenza artificiale per la salute” sostiene il Rettore professor Stefano Geuna.

“La disponibilità di un algoritmo di intelligenza artificiale per l’analisi delle TC dei pazienti con sospetta polmonite da Covid” aggiunge il Prof. Paolo Fonio direttore del Dipartimento di Radiologia Diagnostica ed Interventistica “rappresenta una opportunità unica nell’ausilio al Medico Radiologo per la formulazione di diagnosi sempre più tempestive ed accurate, non solo sulla presenza della malattia, ma anche sulla quota di compromissione del parenchima polmonare, fondamentale nella prognosi a distanza. La cooperazione di Unito e di Città della Salute e della Scienza di Torino, con il supporto fondamentale di Compagnia di San Paolo, rappresenta un modello virtuoso ed irrinunciabile per lo sviluppo della ricerca e per le sue applicazioni nella pratica clinica.”

“Questo progetto innovativo nasce in un contesto particolare e supporta i nostri professionisti nella migliore gestione clinica dei pazienti Covid.” dichiara il dottor Giovanni La Valle (Commissario Città della Salute di Torino) “La collaborazione e l'integrazione tra diverse Istituzioni sono il valore aggiunto di questo risultato. Ringrazio UNITO e Compagnia di San Paolo, l'uno per la consolidata collaborazione in logica di partnership, Compagnia per la sempre alta e costante attenzione alla Sanità”

“Questa è una grande opportunità per il nostro territorio.” commenta Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo” È un ulteriore tassello di un quadro in cui stanno emergendo importanti competenze specifiche in ambito di intelligenza artificiale, guidate in particolare dalle attività di ricerca degli Atenei torinesi. La scelta della Commissione Europea di coinvolgere Torino in questa sperimentazione è anche frutto del dialogo costante tra la Fondazione e le Istituzioni europee. Un confronto che prosegue in un contesto in cui le attività della Fondazione si ispirano alle azioni promosse a livello europeo, anche in vista di Horizon Europe, programma in cui l’intelligenza artificiale avrà un ruolo importante. Proprio in quest’ottica – prosegue Profumo – è stato anche pensato il bando “Intelligenza Artificiale, uomo e società” recentemente promosso dalla Compagnia di San Paolo, volto a favorire la collaborazione tra gli attori che sul territorio lavorano sull’AI, sviluppato con un approccio in linea con la strategia italiana delineata dagli esperti del MiSE: attenta ai risvolti etici ed al rapporto tra l’intelligenza artificiale e l’uomo”.

Cultura, Roma: riaprono Musei civici, Fori imperiali e Circo massimo

Dal 2 giugno riapertura di tutti i Musei Civici di Roma Capitale, dei Fori imperiali e del Circo Massimo. Da oggi 29 maggio saranno aperte le prenotazioni obbligatorie.







Dal 2 giugno riaprono al pubblico tutti gli spazi del Sistema Musei in Comune di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Dopo la ripresa delle attività dei Musei Capitolini e del Museo di Roma a Palazzo Braschi, lo scorso 19 maggio, riaprono anche Museo dell’Ara Pacis, Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali, Centrale Montemartini, Museo di Roma in Trastevere, Galleria d’Arte Moderna, Musei di Villa Torlonia, Museo Civico di Zoologia, Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, Museo Napoleonico, Museo Pietro Canonica, Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, Museo di Casal de’ Pazzi, Museo delle Mura. Dalla stessa data, saranno nuovamente visitabili le aree archeologiche dei Fori Imperiali (ingresso dalla Colonna Traiana e uscita dal Foro di Cesare su Via dei Fori Imperiali), dalle 08.30 alle 19.15 (ultimo ingresso 18.15), e del Circo Massimo (a esclusione di Circo Maximo Experience), dalle 9.30 alle 19.00 (ultimo ingresso 18.00). Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.

LE MOSTRE NEI MUSEI CIVICI.

Sono varie e interessanti le mostre da visitare, gratuite o con biglietto ridotto per i possessori della MIC card. Al Museo di Roma a Palazzo Braschi è stata prorogata fino al 21 giugno la grande mostra Canova. Eterna bellezza, dedicata al legame tra Antonio Canova e la città di Roma, con oltre 170 opere e prestigiosi prestiti da importanti Musei e collezioni italiane e straniere. Al Museo dell’Ara Pacis la grande mostra C’era una volta Sergio Leone Roma celebra, a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita, uno dei miti assoluti del cinema italiano. Altri tre mesi per visitarla: la chiusura della mostra è stata posticipata al 30 agosto.

Alla Centrale Montemartini è stata prorogata all’1 novembre la mostra Colori degli Etruschi. Tesori di terracotta, la straordinaria selezione di lastre parietali figurate e decorazioni architettoniche a stampo in terracotta policroma, provenienti dal territorio di Cerveteri (l’antica città di Caere), in parte inedite. Sono esposti reperti archeologici di fondamentale importanza per la storia della pittura etrusca, recentemente rientrati in Italia grazie a un’operazione di contrasto del traffico illegale La Centrale Montemartini e la Galleria d’Arte Moderna di via Crispi ospitano la mostra Miresi. Sguardi e Architetture. Berlino/Roma/Barcellona, una serie di opere dedicate agli “sguardi” e alle “architetture” delle tre capitali in parallelo con gli spazi museali e le collezioni, prorogata al 23 agosto.

Alla Galleria d’Arte Moderna di via Crispi ospita anche la mostra La rivoluzione della visione. Verso il Bauhaus. Moholy-Nagy e i suoi contemporanei ungheresi, dedicata all’arte di László Moholy-Nagy, artista d’origine ungherese e figura chiave del movimento Bauhaus nel mondo, in occasione delle celebrazioni per i 125 anni dalla sua nascita (1895-2020). Nell’ambito della mostra, prorogata al 23 agosto, nell’area del chiostro/giardino, è presente un’installazione di Sàndor Vàly, in una prospettiva di ricostruzione ambientale contemporanea delle teorie sulla luce dello stesso fondatore del Bauhaus. Sempre alla Galleria, proroga fino all’11 ottobre per Spazi d’arte a Roma. Documenti dal centro ricerca e documentazione arti visive (1940-1990), un progetto espositivo e di workshop in correlazione con i 40 anni del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (1979-2019).

Al Museo di Roma in Trastevere sono state prorogate fino al 20 settembre due esposizioni fotografiche. La mostra Ara Güler è dedicata al fotografo turco, lucido osservatore della storia e della società del proprio Paese d’origine: reclutato da Henri Cartier-Bresson per l’agenzia Magnum, Ara Güler fu il primo corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano Times. È poi possibile visitare la mostra Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada, un lavoro che indaga il patrimonio statuario di alcuni grandi Musei attraverso il medium fotografico.

Al Museo Napoleonico, la mostra Aspettando l’Imperatore - prorogata al 25 ottobre - ricostruisce il volto utopico della Roma napoleonica, rimasto in gran parte al solo livello progettuale, mentre ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali prosegue fino al 6 settembre Civis Civitas Civilitas che illustra, attraverso plastici degli edifici sacri e pubblici, il modello di vita urbano romano, esportato militarmente anche nelle città dell’impero.

Da visitare nei Musei di Villa Torlonia: Carlo Levi e l’arte della politica, al Casino dei Principi, una mostra a cura del Centro Carlo Levi di Matera e della Fondazione Carlo Levi che, attraverso l’esposizione di 58 disegni politici e 46 opere pittoriche, spazia nella poliedrica personalità di Levi, dalla letteratura alla poesia, dalla pittura al disegno. L’esposizione è stata prorogata al 19 luglio. Al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese in mostra fino al 6 settembre marzo Monica Ferrando. Bianco, Nero, in levità passare. Opere Recenti, una mostra che si muove tra novità e tradizione pittorica come le opere della sede museale in cui è ospitata. Prosegue qui inoltre fino al 23 agosto Le altre opere. Artisti che collezionano artisti, la prima tappa della rassegna delle opere di 86 artisti contemporanei, che si svolge in cinque sedi museali romane. Secondo appuntamento al  Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, fino al 30 agosto, e al Museo di Roma in Trastevere, fino al 13 settembre.

Per i possessori della MIC card la prenotazione allo 060608 è obbligatoria e gratuita. La chiamata al numero attiva un biglietto, anch’esso gratuito, da mostrare all’ingresso insieme alla MIC. L’obbligo del preacquisto del biglietto è necessario anche per le mostre Canova. Eterna bellezza e C’era una volta Sergio Leone, entrambe accessibili con riduzione sul costo del ticket. Si consiglia l’acquisto della MIC Card online (con 1€ di prevendita) con ritiro in biglietteria dei musei. Anche tutte le categorie beneficiarie di gratuità secondo le norme vigenti devono prenotare gratuitamente il turno d’ingresso allo 060608.

PRENOTAZIONI, BIGLIETTI E VISITA PER I MUSEI CIVICI.

Da casa. E’ obbligatorio il preacquisto dei biglietti di ingresso ai musei e/o alle mostre tramite il sito www.museiincomuneroma.it (con 1€ di prevendita) per l’assegnazione della fascia oraria di visita. Anche per i musei con ingresso gratuito è necessario prenotare il proprio ingresso chiamando lo 060608.

Nel museo. All’arrivo al museo, il visitatore deve attendere il proprio turno di ingresso e mantenere la distanza di sicurezza. Verrà sottoposto a misurazione della temperatura tramite termoscanner (l’accesso non è consentito con risultato uguale o superiore ai 37.5. Si accede senza passare dalla biglietteria, mostrando il biglietto pre-acquistato sullo smartphone o stampato. Ai varchi di accesso e nelle sale interne sono disponibili gel disinfettanti è obbligatorio l'utilizzo delle mascherine e il mantenimento della distanza di sicurezza.

Tutte le informazioni di sicurezza e prenotazioni al numero 060608 oppure online sul sito www.museiincomuneroma.it. Per i possessori della MIC card la prenotazione allo 060608 è obbligatoria e gratuita. 

Accanto all’esperienza dal vivo della visita al museo, prosegue grandissima offerta digital de #laculturaincasa, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale con la collaborazione di tutte le istituzioni culturali cittadine, che in queste settimane di lockdown - con rubriche dedicate alle collezioni museali e archeologiche, con cinema e musica, teatro, con spazi di didattica, eventi, celebrazioni di ricorrenze e tanti giochi per piccoli e grandi.

Vino e territori, nel Soave definito il protocollo delle buone pratiche nella gestione viticola

Si chiama Regolamento intercomunale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari per i comuni del comprensorio produttivo del Soave, ed è un dettagliato documento che definisce l’applicazione di regole comuni e condivise sui trattamenti fitosanitari in vigneto. Approvato dai sindaci del territorio il modello è rivolto alla salvaguardia di operatori e comunità.






Il regolamento integra il Modello di Gestione di gestione avanzata del vigneto Soave, con le linee guida della regione Veneto del DGR 1082 del 30 luglio 2019. Un protocollo che regola modi, distanze e dosaggi dei prodotti fitosanitari in tutte le aree della denominazione, dai vigneti collinari alle aree più sensibili, nell’ottica della tutela sia della produzione che della comunità che vive nei centri urbani.

Il documento così come definito, sarà messo a disposizione anche delle amministrazioni e delle denominazioni confinanti con la DOC Soave per una condivisione ancora più ampia. Ogni comune è ora chiamato a individuare sul suo territorio le aree più sensibili. Un lavoro capillare che sarà fatto in sintonia con le indicazioni della ASL di riferimento.

Tutto questo sarà poi oggetto di validazione a fine campagna viticola, attraverso l’applicazione del Protocollo Biodiversity Friends (WBA) che accerterà lo stato di salute del vigneto. Nel regolamento sono state inserite le linee guida per il monitoraggio di suolo, acqua e aria attraverso gli indici BF, che sono utili a comprendere quanto il vigneto, sia in equilibrio con l’ambiente circostante e come esso sia fonte di biodiversità.

Coordinato dal Consorzio Tutela del Soave con il gruppo tecnico delle cantine sociali, il tavolo di lavoro ha coinvolto oltre al direttore Gianluca Fregolent e la dottoressa Barbara Lazzaro della direzione agro ambiente della Regione Veneto, anche i sindaci e gli assessori dei 13 comuni appartenenti alla denominazione, ovvero Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Mezzane di Sotto, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione, San Bonifacio, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Caldiero, Illasi e Lavagno.

«Sono tre le parole chiave che ci hanno portato a questo risultato – dice Sandro Gini, presidente del Consorzio – Conoscenza, competenza e condivisione. Conoscenza dell’area, delle problematiche e delle opportunità in un’ottica responsabile di salvaguardia della salute e della produzione. Competenza dei tecnici che hanno redatto le linee guida, continuamente aggiornati e attenti a tutte le novità. La condivisione è data dal gruppo di lavoro che diverse volte si è riunito, così coeso e professionale che ci ha permesso di raggiungere obiettivi importanti come quello dell’applicazione del modello di gestione avanzata del vigneto Soave nei 13 comuni appartenenti alla denominazione.»

Settore vinicolo nazionale e internazionale prima e dopo Covid-19. L'indagine di Mediobanca

L'Area Studi Mediobanca pubblica la consueta dettagliata fotografia del mondo del vino fortemente influenzata dall'emergenza coronavirus. L'indagine ci porta a stimare, nel 2020, una contrazione complessiva del fatturato per circa 2 miliardi di euro, frutto di minori vendite nazionali e estere, con una riduzione del settore tra il 20% e il 25% rispetto al 2019. A pesare sul comparto la crisi del turismo e del travel retail. Meno negative le aspettative per le cooperative e per i vini spumanti.





L’Area Studi Mediobanca come ogni anno pubblica l’Indagine sul settore vinicolo nazionale e internazionale che riguarda 215 principali società di capitali italiane con fatturato 2018 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 9,1 miliardi di euro, e 14 imprese internazionali quotate con fatturato superiore a 150 milioni di euro che hanno segnato ricavi aggregati pari a 5,7 miliardi di euro.

L’industria vinicola italiana dopo il COVID-19

Il 63,5% delle aziende prevede di subire nel 2020 un calo delle vendite con una flessione addirittura superiore al 10% per il 41,2% del campione. Pesano il lockdown del macro settore Ho.Re.Ca. e la caduta del commercio mondiale stimata dalla World Trade Organization tra il 15% e il 30%. Con riferimento alle sole esportazioni, il 60% delle imprese si aspetta per il 2020 una flessione delle vendite e, all’interno di queste, il 37,5% prevede che la flessione sarà superiore al 10%. Un quadro peggiore a quello del 2009, quando il 60,6% delle imprese vinicole subì un calo divendite con una flessione del fatturato del 3,7% e con cadute oltre il 10% che riguardarono il 24,2% delle imprese.

Il 53,4% delle cooperative, maggiormente legate al mass market e alla distribuzione attraverso la Gdo rispetto all’Ho.Re.Ca, ha formulato per il 2020 previsioni meno pessimistiche sul fatturato di quelle delle S.p.A. e s.r.l., il 68% delle quali si aspetta un calo nell’anno in corso (la quota di cooperative che attende cali di vendite oltre il 10% si ferma al 26,7% contro il 50% delle altre). Anche la distinzione per tipologia di prodotto porta ad aspettative differenziate. In questo caso sono i produttori di vini spumanti a esprimere attese meno negative rispetto a quelli di vini non spumanti. Tra i primi, il 55,5% prevede perdite di fatturato con una contrazione dell’export del 41,2%; quota che sale oltre il 65%, sia per perdite di fatturato che export, per i secondi. Su queste stime incide la maggiore stagionalità dei vini spumanti le cui vendite crescono in misura significativa soprattutto in corrispondenza delle festività di fine anno, periodo entro il quale si auspica il pieno superamento della crisi sanitaria.

In generale, se si assume che le esportazioni italiane di vino si ridurranno in linea con la caduta del commercio mondiale ipotizzata dalla WTO, si stima una contrazione dell’export per i maggiori produttori italiani nel 2020 compresa tra €0,7 e €1,4 miliardi. Quanto al mercato domestico, considerato che circa il 65% delle vendite nazionali è veicolato da canali diversi dalla Gdo, si stima fino alla metà di maggio una perdita di oltre 0,5 miliardi. Ipotizzando per i mesi a seguire una riapertura dei canali extra-Gdo a ritmi inferiori del 30% rispetto ai livelli dell’anno precedente, si registrerebbe un’ulteriore contrazione del fatturato pari a 0,5 miliardi.

L’industria vinicola italiana pre-COVID-19

I dati preconsuntivi relativi al 2019 indicano che i maggiori produttori italiani hanno chiuso lo scorso anno con una crescita del fatturato dell’1,1%, un risultato modesto se confrontato con il quadriennio precedente (2014-2018) in cui le vendite sono cresciute a ritmi compresi tra il 6,7% del 2018 e il 4,7% del 2015. Il rallentamento del 2019 è attribuibile alla dinamica negativa del mercato interno (-2,1%) in controtendenza rispetto all’export, che ha segnato una crescita del 4,4% rispetto al 2018 anche se lontano dalle crescite oltre il 7% del triennio 2015-2017.

Il fatturato di S.p.A. e s.r.l. cresce del 3,2% (+5,1% all’estero), mentre le cooperative segnano un decremento sul 2018 (-1,9%) per la contrazione del mercato domestico (-4,4%,) parzialmente compensata dall’espansione di quello estero (+1,8%). Anche gli spumanti hanno rallentato nel 2019 (-0,2%), mentre i vini non spumanti sono cresciuti dell’1,5%; per entrambi i comparti, importante è stato il contributo dell’export (+3,2% per gli spumanti, +4,6% per gli altri), a fronte di vendite domestiche in regresso (-2,4% per i primi, -1,9% per i secondi).

Gli investimenti materiali nel 2019 registrano un decremento del 15,9% sul 2018, dopo quattro anni di forte crescita. La riduzione più importante è quella degli spumanti (-23,9%) seguiti da S.p.A. e s.r.l. (-16,7%). Tiene l’occupazione, in aumento del 2,6% sul 2018.

Il fatturato pre-consuntivo del 2019 conferma i tre maggiori player italiani: Gruppo Cantine Riunite & Civ a 630 milioni (+2,9% sul 2018), al cui interno GIV fattura 406 milioni (+4,7%), seguito da Caviro a 329 milioni (-0,4%) e Palazzo Antinori a 246 milioni (+5,3%). Seguono Casa Vinicola Botter a 217 milioni (+10,9%), Fratelli Martini a 210 milioni (-2%), Casa Vinicola Zonin a 205 milioni (+1,4%), Enoitalia a 199 milioni (+9,7%), Cavit a 191 milioni (+0,5%), Santa Margherita a 189 milioni (+6,8%) e, in decima posizione, Mezzacorona a 187 milioni (-0,8%). Casa Vinicola Botter è campione di export nel 2019 con il 93,7% del fatturato, seguita da Farnese al 92,0%, Ruffino al 91,4%, F.lli Martini con l’86,1%, Mondodelvino con l’83,3% e La Marca all’82,8%.

L’indice di borsa delle società vinicole

Da gennaio 2001 al 3 aprile 2020 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo, in versione total return (comprensivo dei dividendi distribuiti), è cresciuto del 222,5%, al di sopra delle Borse mondiali (+129%); la capitalizzazione complessiva delle 52 società che compongono l’indice è migliorata dell’8% tra marzo e dicembre 2019, per poi subire una brusca perdita del 30% nel 1° trim 2020 a seguito del COVID-19 scendendo, a fine marzo 2020, a 35,8 miliardi di euro (rispetto ai 47,4 miliardi del marzo 2019), bruciando in tre mesi quasi l’intera crescita dell’ultimo quinquennio.

Sostenibilità: tra le maggiori solo il 30% delle imprese fa il bilancio di sostenibilità, il 25% non ne parla

Su un totale di 39 imprese con fatturato superiore a 60 milioni (5,2 miliardi di fatturato aggregato), 7 imprese (1,6 miliardi di fatturato, il 31% del totale) redigono un documento di sostenibilità, in 6 casi si tratta del Bilancio di Sostenibilità e in un caso della sola Dichiarazione Ambientale. In tema di certificazioni di sostenibilità, 5 società hanno aderito al progetto ministeriale V.I.V.A., una società ha conseguito la certificazione Equalitas. Altre 20 imprese (2,3 miliardi, 44% del totale) riportano sui propri siti internet alcune informazioni in materia di sostenibilità, principalmente gli aspetti ambientali e le certificazioni di qualità, nella metà dei casi in sezioni dedicate. Le restanti 12 società (1,3 miliardi, 25% del totale), di cui il 60% circa sono familiari, non fanno alcun riferimento alla sostenibilità nei propri siti.

giovedì 28 maggio 2020

Alimentazione e ricerca, Diversità genetica dell'orzo: scoperte differenze importanti tra varietà della stessa specie

Nuove prospettive per il miglioramento genetico in agricoltura. Uno studio coordinato dal Crea dimostra la grande plasticità del genoma dell’orzo. Il lavoro pubblicato su “The Plant Journal”. 






Abbiamo sempre pensato che tra le varietà di una stessa specie le differenze genetiche fossero minime. Fino ad oggi. Fino a quando, cioè, l’analisi dei molteplici dati di sequenziamento disponibili ha rivelato l’esistenza, tra le diverse varietà di una stessa specie, di genomi “fluidi”, caratterizzati da un numero mutevole di geni e che differiscono tra loro per larghi tratti di DNA, capaci di contenere svariati geni.

Un ulteriore e significativo passo, in tal senso, è fornito dallo studio relativo all’orzo, svolto nell’ambito del progetto Europeo WHEALBI, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, il PTP Science Park, un istituito scozzese (James Hutton Institute) ed uno tedesco (Leibniz Institute of Plant Genetics and Crop Plant Research) e coordinato da Agostino Fricano, ricercatore del CREA Genomica e Bioinformatica. Infatti, sono stati analizzati i dati di sequenziamento parziale di circa 400 tra popolazioni locali, varietà antiche e moderne di orzo, dimostrando come le diverse varietà differiscano tra loro per la presenza o assenza di larghi tratti di DNA. Il lavoro ha comportato il sequenziamento della parte espressa (i geni) di tutte le varietà ed il loro confronto con una varietà di riferimento, per la quale è disponibile la sequenza dell’intero genoma.

I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica “The Plant Journal”, hanno evidenziato circa 15.000 tratti di DNA presenti solo in alcune delle varietà analizzate ed assenti in altre, oppure presenti in una copia in alcune varietà ed in più copie in altre (un fenomeno noto come copy number variation- CNV). Questi dati dimostrano l’incredibile plasticità del genoma delle piante coltivate in generale e dell’orzo in particolare, la specie usata come modello per lo studio dei cereali più complicati come i frumenti, ed evidenziano come la diversità genetica all’interno di una specie non sia solo frutto di mutazioni nei singoli geni, ma anche di frequenti eventi di delezione o duplicazione.

“Fino a pochi anni fa si pensava che la diversità genetica e quindi le differenze tra le varietà di una specie, fossero dovute principalmente a variazioni tra singole basi del DNA (i polimorfismi a singolo nucleotide o SNP) - spiega Agostino Fricano (CREA), coordinatore del lavoro - Le tecnologie di sequenziamento massivo, applicate alle specie coltivate, ci hanno permesso rilevare l’ampia diffusione della presenza/assenza di larghi tratti di DNA e di dimostrare che geni con specifiche funzioni sono più inclini a possedere variazioni del numero di copie”.

“Le analisi delle sequenze di ampie collezioni di germoplasma ci stanno insegnando molto sulla storia delle piante coltivate” commenta Laura Rossini del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali della Statale di Milano, che ha curato il lavoro di sequenziamento in collaborazione con il PTP “per esempio la variazione delle copie di particolari geni può permettere alla pianta di adattarsi a differenti condizioni ambientali”.

“In un’epoca dove l’inserimento di un singolo gene in una varietà crea timori nell’opinione pubblica, sapere che le popolazioni naturali o le varietà di una stessa specie che già coltiviamo differiscono tra loro per presenza/assenza di larghi tratti di DNA è un perfetto esempio di come la natura sia molto più flessibile di quanto comunemente si creda” - afferma Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca per la Genomica e Bioinformatica del CREA che continua: “Questo studio apre la strada alla ricerca del futuro in cui il pangenoma (ovvero la somma di tutti i geni che si trovano nelle diverse varietà di una specie) permetterà di aprire una nuova dimensione nello studio della diversità genetica, con evidenti ricadute per il miglioramento genetico e l’adattamento delle colture ai cambiamenti climatici”.

Vino e archeologia, un tesoro sotto le vigne: a Negrar in Valpolicella scoperto mosaico di domus romana

Sotto le vigne della Valpolicella a Negrar scoperto un vero tesoro archeologico. Riportati alla luce resti di una villa romana di età imperiale con pavimentazioni splendidamente decorate a mosaico. I lavori di scavo iniziati un secolo fa, costituiscono la prima fase di una ricerca finalizzata ad individuarne l'esatta localizzazione ed estensione. 






Una notizia di portata internazionale quella della scoperta di una domus romana a Negrar di Valpolicella in Veneto risalente al III° secolo avanti cristo in un area coperta da vigneti. Le foto della pregevole pavimentazione decorata, in perfetto stato di conservazione, hanno fatto il giro del mondo, tanto che anche la BBC ha dedicato un articolo dal titolo "Roman mosaic floor found under Italian vineyard".

Lo scavo, dopo innumerevoli decenni di tentativi falliti, ha finalmente riportato alla luce parte della pavimentazione e delle fondamenta di una villa romana ubicata a nord del capoluogo, scoperta dagli studiosi oltre un secolo fa. I tecnici della Soprintendenza di Verona, con un carotaggio mirato del suolo, stanno parzialmente scoprendo i resti del manufatto ancora presenti sotto alcuni metri di terra, con un obiettivo preciso: identificare l'esatta estensione e l'esatta collocazione dell'antica costruzione.

L'area messa in luce è perfettamente identificabile in una delle foto dello scavo storico: le tessere di pietra dai vivaci colori, bianche, rosse, rosa, arancio, viola, gialle, disegnano sulla superficie del mosaico una serie di motivi geometrici, i cosiddetti “nodi di Salomone” e “nodia otto capi”, inscritti in ottagoni alternati a rombi.

Tecniche di intervento

Un'indagine preliminare non invasiva con georadar, tentata l'anno scorso, non aveva dato risultati apprezzabili, mentre l'apertura di una serie di trincee, realizzata questa volta grazie ad un primo, seppur ridotto, finanziamento del MiBAC, ha permesso di individuare alcune strutture (muri, una pavimentazione con grandi lastre di pietra, tre gradini) mai individuate in precedenza, appartenenti molto probabilmente a un settore di servizio della residenza (la pars rustica), e finalmente il limite nord dello scavo del 1922, con l'emozionante riscoperta di una porzione della pavimentazione a mosaico di quello che fu interpretato dall'archeologa Tina Campanile, che lo scavò per prima, come il lato meridionale di un ampio e lungo portico colonnato, un peristilio, forse aperto su un giardino interno.

La georeferenziazione dell’intervento di questi giorni ha consentito di posizionare esattamente sul terreno anche le evidenze archeologiche individuate allora e di metterle in relazione con quelle appena scoperte. Da notare che l'area scavata un secolo fa non è posizionata esattamente nello spazio dove la tradizione, tramandata a voce fino agli attuali proprietari, la collocava e risulta attualmente ricoperta da vigneti.Grazie ad un ulteriore finanziamento ministeriale già disponibile, le ricerche archeologiche, al momento sospese per non intralciare l'attività di viticoltura, riprenderanno in autunno a vendemmia conclusa e saranno estese anche ad aree vicine che potrebbero custodire altri resti della villa romana, in modo da identificare i limiti del sito archeologico da sottoporre ad un'indispensabile e adeguata tutela. Il sito, rimarrà quindi, almeno per il momento, ancora nascosto sotto terra. I possibili sviluppi futuri dell’iniziativa potranno comportare lo scavo archeologico in estensione delle strutture murarie e pavimentali individuate, con il sussidio fondamentale delle indagini archeometriche e diagnostiche oggi a disposizione dell’archeologia. Si dovrà inoltre valutare la fattibilità di un progetto di valorizzazione del sito, con la creazione di un'area archeologica che ne permetta la fruizione pubblica. Tale intervento, evidentemente incompatibile con qualsiasi attività agricola in loco, richiede necessariamente una sinergia di intenti e di interventi tra le istituzioni, anche con la compartecipazione di realtà economiche e produttive locali e da ultimo, non meno importante, con il coinvolgimento della popolazione nel progetto di riscoperta e di riappropriazione di questo patrimonio archeologico comune, oggettivamente bello, oltre che storicamente rilevante.

Notizie storico-critiche

In seguito a vari affioramenti di laterizi, intonaco dipinto e mosaici, nel 1887 fu scoperto, a m 1,25 di profondità, un tratto di mosaico pavimentale e, con la prosecuzione dello scavo, ne emersero almeno altri tre che furono acquistati dal Comune di Verona. In seguito al rinvenimento di un altro lacerto musivo, nel corso di lavori agricoli, nel 1922 fu condotto uno scavo da parte della Soprintendenza alle Antichità, che mise in luce nuovi ambienti pavimentati a mosaico. Nel 1975 lo sbancamento per l'edificazione di un’abitazione privata, in un’area adiacente, permise di individuare un’ulteriore ambiente con pavimentazione musiva.

Interpretazione

Villa rustica, a carattere residenziale e produttivo di media età imperiale (III sec. d.C.), di cui fu esplorata solo una parte del settore residenziale (pars urbana), con la messa in luce di una grande sala rettangolare, affiancata da altri ambienti laterali e un lungo portico settentrionale. Tutti gli ambienti presentano una pavimentazione decorata a mosaico. Nella sala centrale vi erano cinque quadri figurati inseriti in riquadri geometrici: un emblema con una scena mitologica al centro, putti in veste d'auriga nei quattro riquadri laterali. I pavimenti degli altri ambienti presentavano invece pregevoli decorazioni geometriche. Sono stati rinvenuti anche numerosi lacerti di intonaco dipinto, varie monete tra cui un sesterzio di Lucio Vero (161-169 d.C.), un piccolo braccialetto, un anello e un ago da cucito in bronzo, un campanello e i piedi di una piccola figura in terracotta con tracce di doratura.

mercoledì 27 maggio 2020

Coronavirus, come sono cambiate le nostre abitudini alimentari durante il lockdown

Covid-19 e alimentazione: come sono cambiate le nostre scelte alimentari? Ecco tutte le risposte nel questionario OERSA (Osservatorio sulle Eccedenze, sui Recuperi e sugli Sprechi Alimentari) del CREA Alimenti e Nutrizione.







Il lockdown ha inciso radicalmente sulle nostre scelte e sui nostri comportamenti. Ma come sono cambiate le abitudini alimentari? Per rispondere a queste domande l’OERSA (Osservatorio sulle Eccedenze, sui Recuperi e sugli Sprechi Alimentari)  del CREA Alimenti e Nutrizione ha condotto un’indagine nazionale, mediante un  questionario appositamente messo a punto, con l’intento di documentare ed analizzare i mutamenti intercorsi nell'alimentazione quotidiana durante la quarantena.

Il campione 

Hanno risposto circa 2900 persone, provenienti da tutte le regioni di Italia, di cui il 75 %  costituito da femmine e il 25% da maschi. L’85% vive in famiglia e, di questi, il 22 % con bambini di meno di 12 anni, mentre l’11% vive da solo. La fascia di età più rappresentata è quella di 30-49 (38,6%) e 50-69 (36%) anni. I giovani tra i 18 e i 29 anni sono il 24%.  Gli intervistati sono caratterizzati da un elevato livello di istruzione - il 68%  è laureato e il 28,5% diplomato - e da una scarsa aderenza alla dieta mediterranea per il 60%.

I risultati 

Durante la quarantena, gli intervistati hanno dichiarato di aver aumentato il consumo di alimenti sani: verdura ( il 33%), frutta( il 29%), legumi ( il 26,5%), acqua (il 22%), olio extravergine d’oliva (il 21,5% ). Ma parallelamente, ben il 44,5% ha ammesso di aver mangiato più dolci e il 16% di aver bevuto più vino. Questo periodo è stato, inoltre, l’occasione per sperimentare nuovi cibi (40%) e nuove ricette (31%), migliorando le proprie abitudini alimentari (24%) e maturando abitudini ecosostenibili (fare la raccolta differenziata 86%, conservare e consumare alcuni alimenti acquistati in eccesso 83%, oppure mangiare tutto, inclusi gli avanzi 80%).

Il 44% degli intervistati, infine, è aumentato di peso per il maggiore apporto calorico, correlato ad una minore attività fisica, che ha riguardato il 53% del campione. Dato che viene confermato dall’esigenza di mettersi a dieta, espressa in oltre il 37% dei casi.

Il commento 

Laura Rossi, ricercatrice CREA Alimenti e Nutrizione e coordinatrice OERSA spiega che pur con i limiti di un questionario auto-riferito e con un campione opportunistico si può osservare che le limitazioni imposte dalla quarantena non hanno avuto effetti totalmente negativi sulla alimentazione e sullo stile di vita del campione in esame. A fronte dell’aumento di comfort food (dolci), abbiamo però anche maggiori quantità di frutta, verdura e soprattutto legumi. Si tratta in realtà di dati che  sono in linea con quelli sulla spesa degli italiani nel primo trimestre del 2020. E che indicano che il tempo trascorso in cucina è stato orientato alla preparazione di piatti con ingredienti salutari. Tutto ciò ha favorito  momenti di convivialità e di condivisione del pasto e ha portato inevitabilmente - complice l’assenza di attività fisica - ad un impatto sulla percezione del peso.
Più in generale si conferma l'attenzione degli italiani ad una gestione attenta del cibo che va da evitare gli sprechi all’impegno nel fare la raccolta differenziata. L’approvvigionamento di cibo non sembra essere stato un problema e l'attitudine alla spesa si è rivolta anche verso alimenti nuovi, con un occhio fisso ai costi troppo alti. I bambini sono stati più coinvolti nelle attività della cucina, mentre per gli anziani si evidenzia una percezione di difficoltà nel fare la spesa.

Enoturismo e coronavirus, arriva protocollo internazionale Covid-Free

Prende il via il protocollo internazionale 'Tranquillamente Enoturismo'. Sarà rivolto alle cantine che promuovono l’enoturismo per individuare soluzioni concrete applicabili a qualsiasi cantina o destinazione.






Presentato durante conferenza stampa digitale dal Movimento Turismo del Vino e Roberta Garibaldi, docente universitario e nel Board of Directors della World Food Travel Association, il protocollo internazionale 'Tranquillamente Enoturismo: linee guida e buone pratiche per un enoturismo Covid-Free', a cui hanno preso parte il sottosegretario ai Beni e Attività Culturali e Turismo, Lorenza Bonaccorsi, Sebastiano De Corato, consigliere Unione italiana vini e vicepresidente Mtv Italia, e Catherine Lepamentier Douyot, Managing Director di Great Wine Capitals Global Network.

Le cantine che promuovono l’enoturismo torneranno a riaprire in tutta sicurezza in uno scenario senza precedenti. Il protocollo, che di fatto porta a riprogettare il modo di fare enoturismo, è un manifesto di azione stilato da un gruppo di esperti internazionali di enogastronomia che lavorano per enti istituzionali, università e centri di ricerca, consorzi e associazioni di cantine per individuare soluzioni concrete alla nuova realtà dell’enoturismo applicabili a qualsiasi cantina o destinazione enoturistica.

Sono tre i principali obiettivi da conseguire per rilanciare l’enoturismo: la valorizzazione del turismo del vino come asset rilevante e trasversale per le economie del territorio in cui operano le aziende vitivinicole, la comunicazione attraverso messaggi chiari che siano in grado di rispondere alle nuove aspettative dei turisti del vino e un elaborato piano di proposte e linee guida per le realtà collegate al gruppo di lavoro che muovono più di 30 milioni di visitatori da tutto il mondo.

Il Protocollo internazionale 'Tranquillamente Enoturismo' si pone l’obiettivo di fare da guida alle cantine e agli attori dell'enoturismo per l'adeguamento delle strutture e dei servizi di accoglienza dando la priorità alla cura e alla salvaguardia della vita delle persone. Destinatari sono le cantine dedite all’accoglienza enoturistica e altre strutture turistiche con le medesime finalità.

Il Protocollo dovrà essere armonizzato con norme e regolamenti elaborati a livello regionale e territoriale da ogni singola cantina e andrà a dettagliare una serie di indicazioni relative ai seguenti ambiti: le prenotazioni; l’accoglienza dei clienti, con disposizioni precise sulle modalità del loro ingresso; la gestione delle degustazioni, con raccomandazioni per la tutela dei visitatori e per chi eroga il servizio; l’organizzazione della visita guidata in cantina; la gestione del wine shop; l’uso degli spazi della cantina, sia al chiuso che all’aperto; la gestione dei collaboratori.

Il Comitato internazionale sull’enoturismo si è riunito, virtualmente, per la prima volta il 17 aprile, coordinato da Roberta Garibaldi e dalla spagnola Zaida Semprun, da allora ha organizzato un incontro virtuale a settimana organizzandosi in gruppi di lavoro specifici. L’iniziativa coinvolge un’ampia pluralità di profili con una vasta conoscenza dell’enoturismo provenienti da Argentina, Brasile, Cile, Spagna, Messico, Stati Uniti, Sud Africa e Francia e naturalmente l’Italia per quale sono presenti Roberta Garibaldi quale promotrice dell’iniziativa e Nicola D’Auria, presidente del Movimento turismo del vino, in rappresentanza delle oltre 800 cantine italiane iscritte all’associazione.

Nella prima fase di stesura del protocollo, infatti, Movimento turismo del vino ha svolto un’indagine preliminare tra le cantine associate, raccogliendo i dati di 262 aziende. L’87% delle cantine associate al Movimento turismo del vino dichiara di essere stato molto danneggiato dall’emergenza sanitaria: il comparto che ha subito i maggiori contraccolpi risulta essere quello della vendita e della distribuzione (91%) che, oltre all’assenza di clienti diretti in cantina, ha subito fortemente la chiusura di attività ristorative ed enoteche, fonti primarie di fatturato per quanto riguarda le vendite, soprattutto di vini di alta qualità. Segue a ruota il settore enoturistico che per l’84% risulta essere tra i più danneggiati.

Per quanto riguarda la vendita e la distribuzione, al momento dell’emergenza, esattamente la metà delle realtà coinvolte era già dotata di un servizio online, a dimostrazione che le cantine aperte al turismo sono anche tra le più dinamiche nell’innovazione. Rilevante il numero di realtà che ha deciso di dotarsi di questo servizio nel corso dell’emergenza: circa il 50% di quelle che non lo avevano attivato in precedenza.

Sostanziale accordo sulla necessità di dotarsi di un sistema di vendita online in futuro, con il 70% delle cantine che ritengono importante o molto importante attivare questo servizio, consapevoli dell’effettiva necessità di dotarsi di strumenti per intensificare la propria presenza su un ulteriore canale di vendita, ampliare l’offerta e la visibilità della propria struttura. C’è un corale accordo sul fatto che l’enoturismo debba essere considerato un’attività strategica per la ripresa economica dopo l'attuale crisi. L’87% delle cantine, infatti, lo ritiene di grande importanza.

E in un momento di forte cambiamento come quello che stiamo vivendo Roberta Garibaldi e Movimento turismo del vino mettono a disposizione il proprio know how con il Corso di Management dell’enoturismo, un momento di formazione per approfondire il tema dell’accoglienza in cantina e fornire uno strumento operativo alle singole realtà per comprendere quali sono gli elementi rispetto a cui puntare per valorizzare la propria struttura e la propria offerta.

Destinatari sono gli operatori della filiera vinicola che intendono offrire esperienze di visita innovative ed emozionali. Tra gli argomenti trattati 'Lo scenario, il posizionamento strategico e il piano di marketing', 'Il profilo del turista', 'Creare esperienze turistiche accattivanti in post Covid-19', 'L’innovazione digitale' (dalle degustazioni digitali alle vendite on line, dalla comunicazione alle piattaforme di prenotazione) e 'La collaborazione: la destinazione e le reti territoriali'.

"I dati già raccolti in questo periodo - ha affermato Roberta Garibaldi - dimostrano l’interesse dei turisti per la ripresa del settore. L’indagine condotta Confturismo-Confcommercio e Swg indica che dopo mesi di lockdown la priorità in vacanza sarà stare nella natura, all’aperto, attività indicata dal 40% degli italiani. Volgendo lo sguardo a livello internazionale, dallo studio di Matador Network emergono outdoor, cultura ed enogastronomia tra le attrazioni turistiche più desiderate. L’enoturismo che può abbinare lo stare all’aperto e nella natura con il tema cibo - ha spiegato - ha in mano davvero una carta vincente. Considerando poi che il principale target sarà il turismo interno, i dati del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano ci supportano ancora confermandoci l’interesse: gli italiani amano vivere esperienze enogastronomiche in Italia (il 92% dei loro viaggi enogastronomici è stato nel nostro Paese), e che il 64% dei viaggiatori vorrebbe conoscere maggiormente l’enogastronomia del territorio in cui vive".

"Crediamo che il turismo in cantina sarà la forma più sicura e responsabile di turismo - ha dichiarato Nicola D’Auria, presidente di Movimento turismo del vino - grazie agli ampi spazi, al chiuso e all’aria aperta, di cui dispongono le aziende vinicole: come presidente del Mtv Italia sento la responsabilità di operare per il rilancio del fascino dell’Italia partendo dalle basi del patrimonio e della reputazione e promuovendo i nostri territori, con prodotti nuovi, audaci e innovativi che possono tradurre l’orgoglio italiano in esperienze tangibili per i visitatori. La nostra Associazione intende favorire la collaborazione tra i settori vinicoli, alimentari e turistici, promuovendo le bellezze dell’Italia presso i principali mercati-target, sia nazionali sia internazionali e sostenendo lo sviluppo di un prodotto di turismo sostenibile. Insieme possiamo assicurarci che l’Italia prenda il suo legittimo ruolo/posto come una delle più grandi destinazioni enogastronomiche del mondo", ha proseguito.

“Lavoreremo in sinergia tra istituzioni e operatori perché l’enoturismo diventi un filone di sviluppo del fare turismo in Italia. Il turismo del vino è sostenibile, attento al territorio e non si lega alla stagionalità: un elemento importante per la distribuzione dei flussi turistici di cui dovremo tenere conto nei prossimi mesi”, ha assicurato Lorenza Bonaccorsi. Per Sebastiano De Corato, “ora più che mai serve unità: lavoreremo perché tutte le regioni possano adeguarsi alla disciplina nazionale sull’enoturismo”. Catherine Lepamentier Douyot ha posto l'accento su “coinvolgimento, interazione, racconto emozionale: dopo l’esperienza del Coronavirus abbiamo bisogno di reinventare la nostra idea di enoturismo, in tutto il mondo”.

martedì 26 maggio 2020

Ricerca, Supermateriali: oltre il grafene, il polimero bidimensionale diventa realtà

Un un team italo-canadese ha realizzato un nuovo supermateriale simile al grafene ma con migliori proprietà applicative soprattutto in campo elettronico. Lo studio pubblicato su Nature Materials.

Immagine del materiale sintetizzato e della relativa struttura a bande





In un articolo pubblicato su Nature Materials, un team italo-canadese che coinvolge il laboratorio Samos (Self-assembled materials on surfaces) guidato da Giorgio Contini ricercatore dell'Istituto di struttura della materia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ism), descrive la sintesi di polimeri coniugati bidimensionali su larga scala, simili al grafene ma con migliori proprietà applicative soprattutto in campo elettronico.

"Abbiamo realizzato un nuovo materiale polimerico in 2D con un grado di ordine mai raggiunto prima, trasformando in realtà quello che finora era stato solo teorizzato", afferma Contini. "Questi polimeri presentano una struttura 'kagome', la stessa delle sedie in paglia di Vienna che si possono trovare in molte case italiane, e presentano caratteristiche di conducibilità elettrica simili a quelle del grafene. Li possiamo considerare dei materiali post-grafenici: la tecnica utilizzata per la loro sintesi permette di cambiarne i 'mattoncini' costituenti (monomeri) e di concerto le loro caratteristiche, al fine di un ottenere un più vasto utilizzo". Le possibili applicazioni sono infatti tantissime, dalla realizzazione di polimeri 2D per dispositivi elettronici organici utilizzati in display, smartphone, sensori e celle solari a quella di nanopolimeri porosi per l'assorbimento di gas nocivi e di superfici biocompatibili per applicazioni nella nanomedicina, tra le altre. Questi materiali, come previsto teoricamente, hanno proprietà che si adattano all'elettronica moderna, permettendo la riduzione della produzione di calore nella progettazione dei chip. La loro integrazione in un dispositivo (ad esempio transistor) può portare a prestazioni eccezionali.

Nel 2004, l'isolamento del grafene colse di sorpresa il mondo e lo si immaginava destinato a rivoluzionare l'elettronica moderna. Si è presto capito però che le sue proprietà intrinseche ne limitano l'utilizzo nei dispositivi elettronici di uso comune.

Per guardare "oltre il grafene", gli scienziati hanno studiato una grande varietà di sistemi bidimensionali inorganici con struttura simile e - dall'incontro tra la chimica dei polimeri e la fisica delle superfici - hanno ottenuto nuovi polimeri in 2D. Tuttavia, problemi come la bassa cristallinità e la presenza di difetti nelle strutture ottenute ne impedivano la caratterizzazione sperimentale, e lo studio di tali polimeri è rimasto per lungo tempo solo teorico.

La struttura a bande del polimero ottenuto dal team italo-canadese rivela sia bande piatte che un cono Dirac, confermando le previsioni teoriche. La coesistenza osservata di entrambe le strutture è di particolare interesse: mentre i coni di Dirac, sono indice di portatori di carica senza massa, necessari per applicazioni tecnologiche, le bande piatte estinguono l'energia cinetica dei portatori di carica e potrebbero dare origine a fenomeni estremamente interessanti come la superconduttività superficiale, il trasporto superfluo o l'effetto Hall anomalo.

I risultati ottenuti promuoveranno ulteriori studi su una vasta gamma di polimeri bidimensionali con diverse simmetrie reticolari, ottenendo così ulteriori informazioni sulla connessione tra struttura e proprietà. Questi materiali potrebbero quindi essere utilizzati sia per le loro proprietà intrinseche sia per essere uniti ad altri materiali per formare eterostrutture.

La ricerca è stata parzialmente supportata, per la parte italiana, da un progetto Grande Rilevanza Italia-Quebec del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), Direzione generale per la promozione del sistema Paese.

Coronavirus e ricerca, la mutazione sul DNA che ha facilitato la diffusione di Covid-19

Uno studio dell'Università di Ferrara ha messo in luce che una variante di Covid-19 si è diffusa rapidamente in quasi tutti i paesi del mondo perché una mutazione nel suo DNA gli ha conferito un vantaggio selettivo, rendendo il virus più contagioso.






Lo studio, diffuso in forma di preprint, al quale ha contribuito il professor Giorgio Bertorelle, del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, e coordinato dai professori Emiliano Trucchi e Daniele Di Marino, dell'Università Politecnica delle Marche, ha utilizzato dati e approcci differenti, dall’analisi statistica della diffusione delle diverse varianti, allo studio evolutivo delle relazioni tra i genomi virali.

“Dall’inizio dell’epidemia, il virus SARS-CoV-2 ha accumulato diverse mutazioni. Una di queste è avvenuta sulla proteina spike, che rappresenta il primo punto di contatto tra il virus e le cellule umane. Tale mutazione (Spike D614G) è stata osservata sempre più frequentemente nei campioni di soggetti positivi in quasi tutti i Paesi del mondo. Una eccezione evidente è la Cina, dove l’epidemia era già molto controllata quando è apparsa questa nuova variante” spiega Bertorelle.

“Ma è soprattutto attraverso il confronto della struttura delle due principali forme della proteina spike mediante simulazioni di dinamica molecolare che si è notato come la nuova mutazione della variante “invasiva” del virus modifichi due regioni importanti della proteina stessa: una di queste è la regione fondamentale per l’attivazione della proteina; l’altra è la regione chiave per il contatto con il recettore delle cellule umane. Lo studio collega quindi l’aumentata contagiosità del virus con due specifiche modificazioni strutturali indotte dalla nuova mutazione sulla proteina spike” sottolinea Emiliano Trucchi.

“Questo tipo di studi è anche di grande utilità per progettare terapie focalizzate su regioni ben identificate di proteine specifiche - conclude Bertorelle -. Con questo lavoro abbiamo potuto ricostruire la dinamica di diffusione della mutazione di SARS-CoV-2 più invasiva e capire le probabili cause funzionali di questo processo”.

Lo studio è inoltre un esempio di efficace collaborazione tra i biologi evoluzionisti, interessati ai modelli di dispersione e di adattamento di varianti genetiche, e i biologi molecolari, che studiano la struttura delle proteine.

L’articolo originale Unveiling the diffusion pattern and the structural impact of the most invasive SARS-CoV-2 spike mutation  è visionabile sul sito Biorxiv. Gli autori dello studio sono: Emiliano Trucchi, Paolo Gratton, Fabrizio Mafessoni, Stefano Motta, Francesco Cicconardi, Giorgio Bertorelle, Ilda D’Annessa, Daniele Di Marino.

L’impegno di Unife nella ricerca su Covid-19

L’Università di Ferrara partecipa allo sforzo per la ricerca di terapie, sistemi di diagnostica e di rilevazione del nuovo coronavirus insieme alla comunità scientifica internazionale. Sul sito dell’Ateneo è possibile visionare i progetti di ricerca già in corso e le proposte scientifiche elaborate nel nostro Ateneo suddivise per ambito di studio.

sabato 23 maggio 2020

Vino e mercato, approvata la produzione di Prosecco DOC Rosé

Approvata la proposta di modifica del disciplinare di produzione della DOC Prosecco che prevede l’introduzione della tipologia Rosé. Il nome deciso dal Consorzio sarà "Prosecco spumante rosé millesimato". Potrà contenere dal 10% al 15% di Pinot Nero vinificato in rosso. La modifica sarà formalizzata attraverso la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale della UE.





Nasce il Prosecco spumante rosé millesimato. La modifica è stata approvata all’unanimità, dal Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Ora si attende la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, e l’entrata in vigore del successivo Decreto Ministeriale, che ufficializzerà la modifica a livello nazionale avviando l’iter comunitario che culminerà con la definitiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

“Un grande segnale per tutto quel mondo che il Prosecco rappresenta ma, in questi tempi in cui morde la crisi legata all’emergenza Coronavirus, si tratta anche del premio ad una importante intuizione e quindi un messaggio di speranza e futuro per quello che è uno dei più importanti settori produttivi della nostra Regione”.

Così il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, saluta l’accoglimento da parte del Comitato nazionale Vini del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali della proposta di modifica al disciplinare di produzione della Doc Prosecco che introduce e riconosce la tipologia Rosè.

“L’assemblea dei produttori ha varato la delibera di proposta esattamente un anno fa – aggiunge il Governatore -. Dopo la trasmissione al Ministero da parte delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, pur con i ritardi legati alla diffusione del Covid -19, si è raggiunto il traguardo. Tempi così rapidi confermano la bontà dell’intuizione dei nostri viticoltori e del gioco di squadra portato avanti tutti i livelli. Mi congratulo con tutti i protagonisti di questa partita e con tutti coloro che hanno dato il loro apporto in impegno professionale e passione”.

“Il Prosecco rosé era una realtà per gli amanti del buon bere – conclude Zaia – in un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti l’84% degli intervistati dicono di conoscerlo, oggi questa realtà può vantare anche il riconoscimento ufficiale. Abbiamo aggiunto una nuova gemma a quel diadema di 500 milioni di bottiglie all’anno che è il mondo del Prosecco”.

“A tutti coloro i quali hanno contributo all’ottenimento di questo importante risultato - ha commentato il Presidente del Consorzio di tutela della DOC Prosecco, Stefano Zanette – va il nostro ringraziamento che, in considerazione del momento che stiamo vivendo, è particolarmente sentito”. 
 

Le specifiche del Prosecco DOC Rosé:

Vitigni: Glera e 10%-15% Pinot Nero
Resa per ettaro: 18 tonnellate/ettaro per la varietà Glera e 13,5 tonnellate/ettaro per la varietà Pinot Nero
Seconda fermentazione - Metodo Martinotti/Charmat: minimo 60 giorni
Le vendite saranno possibili dal 1° Gennaio dopo la vendemmia
Colore: rosa più o meno intenso, brillante e con spuma persistente
Residuo zuccherino: da Brut Nature a Extra Dry
L'etichetta dovrà riportare l'indicazione "Millesimato" e l'anno (minimo 85% delle uve dell'annata).

venerdì 22 maggio 2020

Giornata Mondiale della Biodiversità, il ruolo della ricerca nel custodire e valorizzare agricoltura ed ambiente

Giornata Mondiale della Biodiversità: l’impegno del CREA. Un patrimonio di risorse unico per agricoltura ed ambiente, custodito e valorizzato dalla ricerca.





Dai cambiamenti climatici all’impatto ambientale delle attività umane fino al cibo sano e sicuro per tutti: la tutela e lo studio della biodiversità possono dare diverse risposte importanti. Si tratta di un patrimonio unico, fragile e irripetibile, da preservare e da studiare, perché ha ancora molto da raccontare.

In tal senso la ricerca del CREA, con i suoi differenti Centri multi ed interdisciplinari, svolge un ruolo di primo piano e rappresenta un punto di riferimento nazionale per la difesa e la valorizzazione dell’agrobiodiversità.

Risorse Genetiche Vegetali costituiscono la nostra polizza assicurativa per fronteggiare le sfide future per il settore agroalimentare, primo fra tutti il cambiamento climatico. A tal fine, il CREA conserva nelle sue strutture importanti collezioni di germoplasma, preziose perché costruite nel tempo, includendo anche  specie selvatiche e varietà tradizionali locali. Si tratta di un importante strumento per il miglioramento genetico vegetale sia per il settore pubblico che privato: dall’ulivo (la più grande del mondo) alla vite ( tra le più significative a livello planetario, con circa 5600 accessioni di vitigni ad uva da vino, da tavola, ibridi di vecchia e nuova generazione, vitigni portinnesti, specie del genere Vitis e loro incroci, con particolare attenzione a vitigni minori ed autoctoni di varie zone d’Italia). Tra fruttiferi, agrumi e olivo vi  sono circa 7000 accessioni (700 di agrumi), appartenenti a più di 100 specie. Nel caso del pesco, ad esempio, in collaborazione con altre istituzioni internazionali, sono state caratterizzate circa 1500 accessioni che hanno portato alla costituzione di una “core collection” condivisa a livello europeo, cioè un sottoinsieme di circa 200 varietà che racchiudono la diversità genetica, fenotipica e culturale presente nelle collezioni d’origine. Sul fronte dei cereali, abbiamo oltre 11.000 linee tra frumento duro e tenero, mais, riso e cereali minori, mentre sono più di 200 le accessioni relative alla collezione di mutanti dello sviluppo di orzo creata da Michele Stanca: ognuna delle quali presenta una versione alternativa di specifici organi della pianta, uno strumento di studio rilevante, perché consente di individuare i geni che controllano caratteri fondamentali per la produzione. Per quanto riguarda le colture industriali, vi sono circa 2700  linee (tra patata, canapa, fagiolo ecc), mentre ve ne sono quasi 800 per le ortive, raccolte tra Marche (circa 450) e Campania (310).

Il CREA, con il Centro di Ricerca di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, coordina il Progetto RGV FAO, nato come risposta italiana all’implementazione del Trattato FAO sulle risorse fitogenetiche. Sono 10 i Centri CREA coinvolti ed impegnati nella conservazione, raccolta, catalogazione, valorizzazione e scambio delle risorse genetiche vegetali per l’agricoltura e l’alimentazione, che vengono poi geneticamente caratterizzati al fine di individuare geni utili per il miglioramento genetico o di rilevanza strategica per la specie, come la resistenza alle malattie e l’adattamento ai cambiamenti climatici, in un’ottica di sostenibilità e salvaguardia dell’ambiente.

Risorse Genetiche Animali Il Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura del CREA è dal 2017 responsabile del National Focal Point (NFP) italiano presso la FAO per le risorse genetiche animali. Una delle più importanti funzioni del NFP consiste nell’aggiornamento del sistema d'informazione sulla diversità animale (DAD-IS), sviluppato e gestito dalla FAO a livello globale. Inoltre, nelle proprie grandi aziende sperimentali di oltre 2.600 ettari  in tutta Italia, sono mantenuti diversi nuclei di conservazione di razze autoctone di limitata diffusione, ovine (Altamurana, Gentile di Puglia, Leccese), caprine (Garganica, Rossa mediterranea, Jonica), bovine ed equine. In particolare, a Monterotondo (RM) il Centro mantiene il nucleo storico del Cavallo Lipizzano, unico allevamento statale italiano. In generale, le razze a limitata diffusione costituiscono una vera e propria riserva di variabilità genetica, capace di garantire sufficiente autonomia e flessibilità al sistema produttivo nazionale per il suo adattamento ai continui cambiamenti tecnici, economici e climatici.

Biodiversità Forestale Il CREA ha contribuito alle attività messe in cantiere negli ultimi anni finalizzate alla conoscenza e alla protezione della biodiversità ospitata dagli ecosistemi forestali. Diversi studi sui Lepidotteri notturni, per esempio, condotti in collaborazione anche con alcuni Parchi Nazionali, ci hanno permesso di stabilire quali siano le faune di molte tipologie forestali, alcune delle quali mai indagate in precedenza, come le 5 specie nuove per la scienza, che dimostrano quanto ancora ci sia da  studiare per la conoscenza esaustiva della biodiversità ospitata dai nostri ecosistemi forestali. Gli studi sulla faunistica ci hanno permesso di costruire una banca dati che facilita l’interpretazione dei cambiamenti che dovessero occorrere nelle foreste come conseguenza di interventi selvicolturali, ma anche dei cambiamenti climatici. Uno studio sui castagneti ha messo in evidenza, ad esempio, che il ciclo di ceduazione previsto dalla normativa vigente è compatibile con la conservazione della biodiversità. Uno studio sulle faggete, invece, ci ha permesso di valutare quali siano gli effetti a breve termine degli eventi climatici estremi sulla biodiversità e di stimare quali potrebbero essere quelli a lungo termine. Recentemente, CREA Foreste e Legno è stato coinvolto nella creazione e nel coordinamento della rete di monitoraggio nazionale delle farfalle italiane (Butterfly Monitoring Scheme Italia, BMS Italia) che si integra nella rete europea di monitoraggio (eBMS) e che vuole fornire all’UE informazioni sui trend a lungo termine degli impollinatori in quanto fornitori di un servizio ecosistemico fondamentale.

Biodiversità dei suoli I microrganismi del suolo possono rivelarsi utili indicatori per la salute dei suoli e degli ecosistemi, dal campo alla foresta al vigneto: dai funghi tellurici che hanno dimostrato  nell’area pataticola della provincia di Bologna come la coltivazione intensiva in 40 anni abbia compromesso i suoli ai batteri che hanno reagito alla presenza del rame, evidenziandone la problematicità; dai microrganismi da cui si valutano pratiche colturali a quelli che quelli che rendono unico un calice dei vino. Gli studi CREA  indicano che il microbioma del suolo si può potenziare con tecniche di agricoltura conservativa e piani di arricchimento in sostanza organica dei suoli.

Biodiversità ed economia La difesa della biodiversità deve essere anche economicamente sostenibile e concretamente attuata e a tal fine il Centro di Politiche e Bioeconomia del CREA, nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale, svolge attività specifica legata alla  conservazione della biodiversità, supportando le autorità pubbliche e i principali portatori d’interesse nazionali delle politiche agricole, nell’uso efficace ed efficiente delle risorse UE dedicate. In questo contesto, si svolgono studi, analisi, ricerche e azioni di networking e valorizzazione di best practices rivolte ai temi della salvaguardia della biodiversità, sia naturale che strettamente di interesse agricolo, zootecnico e alimentare.

Biodiversità alimentare Il CREA  è impegnato nella caratterizzazione nutrizionale  ed organolettica di molti prodotti, in particolare locali. Variare le scelte alimentari può favorire la biodiversità in generale e il mantenimento di una buona salute.

Giornata internazionale della biodiversità, in trentino protagoniste le collezioni di vite, melo e piccoli frutti

Un patrimonio inestimabile quello delle collezioni di vite, melo e piccoli frutti custodite in trentino dalla Fondazione Mach e protagoniste oggi nella Giornata internazionale della biodiversità celebrata in tutto il mondo. 





Un vanto tutto italiano. Sono le tre collezioni di vite, melo e piccoli frutti che la Fondazione Edmund Mach intende rendere protagoniste oggi nella giornata internazionale della biodiversità. La ”raccolta”di vitigni provenienti da ogni parte del mondo, situata a San Michele all’Adige su una superficie di tre ettari con ben 2500 varietà, è una tra le più grandi in Europa.

Le tre collezioni rappresentano, e non solo per il Trentino, un patrimonio inestimabile di biodiversità per le rispettive specie coltivate. Sono state raccolte dai ricercatori in un arco temporale di circa vent’anni e i motivi per cui queste collezioni sono state realizzate sono molteplici. La disponibilità di una grande diversità genetica permette infatti di studiare le basi genetiche della variabilità che si manifesta tutti i giorni davanti ai nostri occhi, è poi fondamentale per l’attività di miglioramento genetico in quanto permette di selezionare i genitori da incrociare con le caratteristiche desiderate.

La collezione di melo si trova a San Michele All'Adige, in località Giaroni: le 1639 accessioni rappresentano la massima variabilità genetica del melo coltivato; la collezione di mirtillo, lampone, ribes, fragola e ciliegio, con 50.000 piante nei campi sperimentali si trovano invece a Vigalzano e Pergine Valsugana.

Ma oltre a questo la FEM intende valorizzare questa giornata ricordando tutte insieme le molte attività in corso, in un'ottica che inserisce la biodiversità in un più generale impegno a favore della sostenibilità. “In questo periodo - spiega Heidi Hauffe, responsabile del Dipartimento di biodiversità e genetica molecolare FEM - in cui le attività all'aperto sono quasi cessate e le nostre automobili sono rimaste ferme, con parchi e sentieri di montagna preclusi alla frequentazione umana, l’espansione delle aree frequentate da animali selvatici ci ha mostrato in modo chiaro la connessione profonda con i nostri ambienti naturali e la loro biodiversità, e il nostro reale impatto sui nostri ecosistemi. Questi, dotati di alta biodiversità, non solo forniscono servizi ecosistemici di cui beneficia anche l'agricoltura, ma possono proteggerci da specie invasive, non solo quelle che danneggiano le colture, ma anche quelle patogene per la specie umana”.

Lo studio dell'impatto della riduzione di biodiversità sugli ecosistemi e sulla salute pubblica attraversa diverse linee di ricerca della FEM. La difesa delle piante dai patogeni e parassiti; il mantenimento della preziosa diversità genetica per la vite, melo e piccoli frutti, di cui si è detto, anche con lo sviluppo di nuove varietà resistenti; l’identificazione del valore nutrizionale dei prodotti agricoli locali, come il formaggio, tramite le comunità batteriche che li caratterizzano; il monitoraggio di zecche e zanzare tigre e degli effetti del cambiamento climatico sulla diffusione di batteri e virus da essi trasportati. Ma ci sono anche gli studi degli impatti antropici: sul paesaggio, sugli ecosistemi, sul suolo, ma anche sulle razze di allevamento tipiche; e, naturalmente, sulle piante selvatiche a diffusione endemica e sugli ecosistemi acquatici, per la valutazione e la misura degli effetti di inquinamento e sfruttamento della risorsa, fino all'utilizzo di tecnologie all'avanguardia per misurare la biodiversità forestale dai dati satellitari.

Sul fronte trasferimento tecnologico ci sono le attività volte a promuovere la biodiversità nel settore dell’agricoltura biologica, valutando la biodiversità microbica e la biodiversità della microfauna del suolo quali indicatori di qualità, nell’apicoltura, nell’ambito della foraggicoltura, migliorandole tecniche agronomiche di gestione delle superfici prato-pascolive e dei seminativi, per la riqualificazione dei prati degradati, nel recupero delle biomasse agricole e di scarto importante anche per la tutela e mantenimento della biodiversità dei suoli e di conseguenza della loro fertilità. In riferimento agli ambienti acquatici FEM si occupa da molti anni del monitoraggio delle specie alloctone, in particolare nel lago di Garda e di studi sulla biodiversità delle diatomee quali utili indicatori della qualità delle acque. Anche la certificazione Globalgap delle aziende ortofrutticole, alle quali FEM dà il suo supporto, è interconessa alla salvaguardia della biodiversità, sostenendo la creazione di ambienti favorevoli all’insediamento della fauna e l’attivazione di pratiche agroecologiche per la tutela della flora.

La biblioteca FEM intende valorizzare in questa giornata l'archivio delle pubblicazioni raccolte nell'Archivio istituzionale IRIS-OpenPub che documentano l'impegno e i risultati dei ricercatori FEM, tra cui la diversità genetica nelle collezioni di germoplasma della FEM e relative alla vite , al melo, ai piccoli frutti, ma anche gli studi sulla diversità genetica nelle popolazioni di salmerino alpino, di rana comune e di conifere alpine e sulla diversità genetica nelle popolazioni di specie vegetali e animali della zona alpina.

Vino e territori, Doc Maremma Toscana: con modifica disciplinare la denominazione amplia la proposta e si presenta ai mercati con nuove punte di qualità

Approvata la modifica del disciplinare Doc Maremma Toscana. Presidente Mazzei: “Risultati importanti che consentiranno alla Denominazione di crescere”. Modificati gli uvaggi per la produzione delle tipologie Rosso e Bianco e inserita la menzione Riserva per entrambe le tipologie.






Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, dopo un iter durato 4 anni, è arrivato finalmente ad ottenere la modifica del disciplinare per la Doc Maremma Toscana, approvata dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali tramite il Comitato Nazionale Vini. In questa maniera si agevola il completamento del passaggio dalla preesistente IGT alla DOC, si adegua la Denominazione alle nuove esigenze di mercato per aumentarne gli sbocchi commerciali, consolidando, al contempo, gli attuali trend di crescita, rimarcando l’aspetto qualitativo della produzione.

Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, sottolinea l’importanza strategica di questa modifica che “consentirà alla Denominazione di crescere e di ampliare il raggio d’azione presentandosi sui mercati con una proposta ancora più ampia e articolata che andrà a raggiungere nuove punte di qualità”. “Il percorso per l’approvazione ministeriale di questa modifica è quasi giunto al termine - ora bisognerà aspettare che decorrano i tempi tecnici dalla pubblicazione della modifica in Gazzetta Ufficiale - ed è stato un percorso lungo e delicato, ma grazie alla determinazione del Consorzio e alla sinergia delle istituzioni siamo riusciti ad arrivare a questo traguardo che apre nuove interessanti prospettive”, conclude Mazzei.

Il Direttore del Consorzio, Luca Pollini spiega che “le modifiche più rilevanti del disciplinare di produzione della DOC Maremma Toscana contenute nella proposta da noi presentata ormai quasi 4 anni fa riguardano, innanzitutto, la nuova formulazione della base ampelografica”. In particolare per la produzione della tipologia Rosso per la quale potranno essere utilizzate, da sole o congiuntamente e per un minimo del 60%, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Syrah e Ciliegiolo. Mentre per la produzione del tipo Bianco, accanto a Vermentino e Trebbiano toscano, sarà possibile utilizzare anche il Viognier da solo o congiuntamente alle altre due varietà, per almeno il 60%.

“In un’ottica di innalzamento del livello qualitativo della proposta è stata anche inserita la Menzione Riserva sia per la tipologia Bianco - invecchiamento non inferiore a 12 mesi - sia per il Rosso - in questo caso con invecchiamento obbligatorio di due anni di cui almeno 6 mesi in recipienti di legno - “, aggiunge Pollini. Per rimarcare ulteriormente il valore del prodotto sono state aggiunte prescrizioni specifiche per la viticoltura - aumentando la densità minima di ceppi per ettaro e vietando sistemi di allevamento tipo tendone, non ritenuto idoneo alla produzione di uve di qualità. Per perseguire una sempre migliore valorizzazione della Denominazione, resta invariata la possibilità di produrre le tipologie varietali tra le quali spicca il Vermentino – in forte crescita – e sono stati anche inseriti Cabernet franc, Petit Verdot e Pugnitello. Inoltre, primo caso in Toscana per vini DOP, vi è ora la possibilità di utilizzare in etichetta l'indicazione di due varietà (tipologie Bivarietali), molto richieste soprattutto sui mercati esteri.

È stato un lavoro lungo e complesso che ha dovuto confrontarsi anche con il cambiamento delle regole comunitarie, avvenuto a inizio del 2019, a fronte delle quali il Consorzio ha dovuto "spacchettare" le modifiche richieste. Il prossimo passo sarà la richiesta di imbottigliamento nella zona di produzione – una modifica per la quale è previsto il pronunciamento della Commissione Europea - con l'impegno a presentarla al momento della conclusione dell'iter riferito alle modifiche ordinarie.

giovedì 21 maggio 2020

Alimentazione e ricerca, una migliore tecnologia per estrarre i flavonoidi degli agrumi

Lo studio, condotto da un team di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibe, Ismn), è pubblicato su Processes. Se saranno confermate le indagini preliminari sul ruolo di tali molecole contro il Covid-19, la metodologia per cavitazione idrodinamica sviluppata dal Cnr potrebbe renderle disponibili su vasta scala.






Uno studio coordinato da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche del HCT-Agrifood Laboratory dell’Istituto per la bioeconomia (Cnr-Ibe) e dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Cnr-Ismn) - dal titolo “Review of Evidence Available on Hesperidin-Rich Products as Potential Tools against Covid-19 and Hydrodynamic Cavitation-Based Extraction as a Method of Increasing Their Production”- pubblicato dalla rivista Processes, oltre a passare in rassegna gli studi sul ruolo dei flavonoidi presenti nelle bucce degli agrumi rispetto all’insorgenza dell’infezione causata dal virus Sars-Cov-2 e delle sovra-reazioni del sistema immunitario, propone un metodo per la produzione su vasta scala di estratti liquidi e compresse ricche in esperidina, naringina e altri flavonoidi e oli essenziali degli agrumi.

“Le virtù delle bucce degli agrumi erano già emerse con le esperienze di estrazione a cavitazione idrodinamica da cui abbiamo ottenuto estratti ricchi di flavonoidi, oli essenziali e pectina”, afferma Francesco Meneguzzo del Cnr-Ibe, primo autore dello studio. “Liofilizzando la pectina, si è poi scoperto che vi si concentra la maggior parte dei composti bioattivi, ottenendo una polvere con notevoli effetti antiossidanti, antibatterici e priva di tossicità”. La cavitazione è una tecnica di formazione, accrescimento e implosione di bolle di vapore in un liquido a temperature inferiori rispetto al punto di ebollizione, che genera microambienti caratterizzati da temperature locali elevatissime e intense onde di pressione e getti idraulici, “capaci di intensificare una serie di processi fisici, chimici e biochimici in modo efficiente e ‘verde’. Nessun’altra tecnologia consente di estrarre, in appena 10 minuti e 120 litri di sola acqua, fino al 60% dei flavonoidi presenti in 42 kg di bucce di arancia e di concentrarli stabilmente sulla pectina”, prosegue Meneguzzo.

“La pubblicazione su Processes offre poi una review degli studi indirizzati verso l’individuazione di composti bioattivi naturali con proprietà preventive o terapeutiche, in base al presupposto che la risposta del sistema immunitario individuale sia efficace contro l'insorgenza e il progresso di Covid-19. A partire dai modelli computazionali teorici, che indicano in particolare il flavonoide esperidina come una delle molecole con maggior affinità di legame con i recettori di Sars-Cov-2 presso le cellule epiteliali polmonari, e il flavonoide naringina come una tra le molecole più efficaci nella regolazione delle risposte del sistema immunitario, sono ora in fase di avvio anche studi in vitro e clinici, per verificarne l’effettiva capacità terapeutica e preventiva”, osserva Federica Zabini di Cnr-Ibe. “Se tali studi in vitro e clinici confermassero il valore in tal senso dei flavonoidi concentrati nelle bucce degli agrumi, il Cnr dispone di una tecnologia efficace ed efficiente per la loro estrazione già sperimentata con l’estrazione di composti bioattivi dalle bucce di arancio e limone e saremo pronti a offrire tale competenza per sviluppare sistemi di produzione di estratti liquidi o compresse di pectina su vasta scala. Un altro vantaggio importante è riuscire a coniugare naturalmente i flavonoidi alla pectina, che consente una superiore biodisponibilità dei flavonoidi stessi”.

Vino e scienza, sensoristica innovativa per la lotta alla peronospora

Malattie della vite e sostenibilità: il progetto PVsensing propone un nuovo sistema per la previsione delle infezioni da P.viticola, basato sull’utilizzo di sensoristica elettronica innovativa in alternativa del ricorrente utilizzo di prodotti fitosanitari.






Plasmopara viticola è l’agente patogeno della peronospora della vite europea, malattia fungina diffusa in tutto il mondo e fra le più temibili per la vite, che, se non prevenuta, può essere distruttiva per il raccolto. Il controllo di questa malattia prevede un ricorrente utilizzo di prodotti fitosanitari, spesso eseguito sulla base di una percezione soggettiva del rischio di infezione, non guidata da dati oggettivi rilevati in campo.

PVsensing, grazie alla scienza e alle nuove tecnologie, propone un nuovo sistema per la previsione delle infezioni da P.viticola, basato sull’utilizzo di sensoristica elettronica innovativa, che rileva costantemente parametri climatici e ambientali nel campo, alcuni mai misurati prima in maniera diretta. Tali parametri alimentano un modello previsionale che calcola il rischio di infezione a cui è soggetta la coltura, con un’accuratezza potenzialmente molto più alta rispetto ai sistemi attuali.

Il progetto nasce grazie a risorse programmate nell'ambito della Misura 16 cooperazione, che nello specifico, ha l'obiettivo di stimolare l’innovazione e la cooperazione nelle aree rurali; migliorare la competitività delle aziende agricole; perseguire gli obiettivi agro-climatico ambientali e a favorire la diversificazione e la creazione e sviluppo di piccole imprese.

In tal senso l'accento si pone sull'innovazione che è una delle priorità trasversali dello sviluppo rurale ed è uno dei principali strumenti per la competitività e sostenibilità delle aziende agricole, e per favorirla il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) riconosce un ruolo fondamentale alla Misura 16, che è finalizzata al superamento degli svantaggi economici, ambientali e di altro genere derivanti proprio dalla frammentazione dei processi di innovazione.

Il progetto ha lo scopo di fornire all’agricoltore una guida affidabile e precisa per ottimizzare i trattamenti fitosanitari ed effettuarli in modo più razionale, nel numero e nelle dosi strettamente richieste dal reale rischio a cui è sottoposta la coltura, evitando sprechi responsabili di inquinamento ambientale.

Il progetto prevede la sperimentazione in campo del sistema su 11 aziende agricole venete, convenzionali e biologiche. L’esperienza determinerà la precisione e l’affidabilità del sistema proposto, con un’analisi finale di impatto ambientale e del rapporto costi-benefici per le aziende agricole.

Partner del progetto sono Confagricoltura Veneto, l'I.S.I.S.S. Domenico Sartor, l'Università degli Studi di Padova – Centro CIRVE, il CREA-VE – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – centro di ricerca per la viticoltura e l’enologia, CET Electronics.

Il prossimo 29 maggio in programma un webinar conclusivo del progetto dove verranno illustrate le attività dello stesso, i risultati raggiunti dopo due anni di sperimentazione e le prospettive future. L'evento webinar si terrà sulla piattaforma ZOOM.

 L'evento anche sulla pagina facebook: www.facebook.com/events/670422006839969/

E' necessario iscriversi alla pagina web: pvsensing.it/evento-webinar-29-maggio-2020/


Informazioni tecniche complete su PVsensing: pvsensing.it/wp-content/uploads/2020/04/brochure_pv_sensing_2020.pdf

Vino e Coronavirus, Emisfero Australe: gestione del raccolto, OIV organizza webinar per aiutare a informare e sostenere il settore vitivinicolo durante la crisi COVID-19

OIV a sostegno del settore vitivinicolo, organizza un webinar per discutere le sfide nella gestione della vendemmia nell'emisfero australe durante il periodo di crisi da Covid-19.






La pandemia ha colpito l'emisfero australe proprio durante la vendemmia che in questo periodo è al suo culmine. Il webinar organizzato dall'OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) ha come argomento della discussione la Gestione del raccolto durante la crisi COVID-19 nell'emisfero australe: cosa possiamo imparare da esso? 

Il settore vitivinicolo dell'emisfero australe dovrebbe essere in questo periodo dell'anno in pieno fermento con la vendemmia che in queste latitudini inizia intorno alla prima metà di gennaio con la raccolta delle basi per lo spumante e via via sino ad arrivare alla fine della nostra primavera per tutte le altre varietà d'uva. 

A causa della pandemia da Covid-19 tutto è diventato più difficile da affrontare. OIV sempre in prima fila nel sostegno del settore vitivinicolo mondiale ha organizzato questo webinar allo scopo di mettere in luce quali sono stati i mezzi e gli strumenti implementati in questa emergenza e quali conseguenze ha avuto per garantire la continuità della raccolta.

Come accennavo l'OIV lavora sulla condivisione e diffusione delle buone pratiche da adottare in vitivinicoltura in tutto il mondo, avvalendosi di un gruppo internazionale di esperti provenienti da 47 paesi. Moderato da Antonio Graça, segretario del gruppo di esperti sullo sviluppo sostenibile e i cambiamenti climatici dell'OIV (Portogallo), il webinar riunirà cinque relatori provenienti da Argentina, Australia, Cile, Nuova Zelanda e Sudafrica, che discuteranno delle sfide della gestione del Crisi COVID 19 al momento della vendemmia nell'emisfero australe.

Gli speakers saranno Tony Battaglene, Amministratore delegato australiano dell'Australian Grape and Wine Incorporated; Jeffrey Clarke, General Manager dell'Advocacy & General Counsel dei viticoltori neozelandesi; Yvette Van Der Merwe, Executive Manager del South Africa Wine Industry Information and Systems (SAWIS) e Aurelio Montes, Presidente Vini del Cile. In via di definizione anche un rappresentante del settore vitivinicolo argentino. ModeratoreAntonio Graça, Responsabile Ricerca e Sviluppo presso Sogrape Vinhos SA, e segretario del gruppo di esperti per lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico OIV.