venerdì 31 marzo 2017

Mostre. A Verona uno spaccato della Parigi bohémienne vista da Toulouse-Lautrec

"Toulouse  Lautrec. La  Belle  Époque". Da domani a Verona la grande mostra di scena ad AMO-Palazzo Forti celebra il percorso artistico di Toulouse-Lautrec con 170 opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene. 

Parigi, fine Ottocento; la vita bohémienne, gli artisti di Montmartre, il Moulin Rouge, i postriboli, i teatri, le prostitute. Questa è la realtà che vive e rappresenta Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), diventandone il più noto interprete.Con la mostra "Toulouse Lautrec. 

La Belle Époque" prosegue la programmazione artistica dell’Arena Museo Opera, realizzata grazie alla collaborazione con il Gruppo Arthemisia, con il sostegno del Comune di Verona e di Agsm, e destinata a presentare a Palazzo Forti alcuni dei protagonisti che, in modi diversi, hanno segnato e innovato il mondo dell’arte moderna.

Toulouse-Lautrec è certamente un artista da annoverare tra questi perché, con la sua poetica artistica, anticonformista  e  provocatoria,  ha  rappresentato,  e  tutt’ora  rappresenta,  l’emblema  di quell’epoca conosciuta con il nome di Belle Époque.

Attraverso le circa centosettanta opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene, lungo il percorso espositivo, il pubblico potrà scoprire questo eccentrico artista che si è divertito a ritrarre la vita notturna di Parigi, rappresentando nelle sue opere cantanti, attrici, ballerine, acrobate, cogliendo le atmosfere delle sale da ballo, dei caffè-concerto e dei palcoscenici di quel tempo. E quindi, anche in questa mostra, grazie alla poliedricità artistica di Toulouse-Lautrec, pittore, illustratore di libri e riviste, ma anche grafico pubblicitario, il Museo AMO coglie l’obiettivo di legare le arti che hanno pervaso il clima artistico internazionale sul finire dell’Ottocento e gli inizi del Novecento: arti visive, musica, moda e fotografia. Infine, ancora una mostra che conferma l’impegno di politica culturale della Città di Verona di questi ultimi anni che ha dato il sostegno a numerose iniziative, ottenendo grandi successi di pubblico e di critica

Alto un metro e cinquantadue - era affetto da una forma di nanismo - e morto a meno di 36 anni devastato dalla sifilide e dall’alcolismo, Toulouse-Lautrec divenne noto soprattutto per i suoi manifesti pubblicitari e i ritratti di personaggi dell’epoca. Sue sono le immagini, ben impresse nell’immaginario collettivo, del balletto al Moulin Rouge e di Aristide Bruant e delle discinte prostitute nelle maisons closes (le case chiuse) in cui aveva il suo atelier.

Manifesti, litografie, disegni, illustrazioni, acquerelli, insieme a video, fotografie e arredi dell’epoca riscostruiscono uno spaccato della Parigi bohémienne, riportando i visitatori indietro nel tempo.
Tra le opere più celebri presenti in mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec.

LA MOSTRA E L’ARTISTA

L’itinerario dell’esposizione è scandito in 10 sezioni tematiche, sempre in rapporto con i grandi cambiamenti storici, tecnologici, sociali e architettonici di Parigi alla fine del XIX secolo, al tempo scintillante della Belle Époque.

Le prime quattro sezioni sono dedicate alle Notti parigine: alle tre sale intitolate a singoli protagonisti delle scene, ne segue una quarta che spazia sul mondo degli spettacoli, dal Moulin Rouge all’Opéra.Uno degli aspetti maggiormente conosciuti della produzione di Toulouse-Lautrec è la pubblicità realizzata per i locali notturni: con un’innovativa intuizione promozionale, Henri decide di mettere in evidenza i nomi degli artisti che si esibiscono sul palcoscenico, fissando in modo formidabile i tipi e i personaggi. É, in fondo, il vero inventore dello star-system.

Diviene buon amico del cantautore e cabarettista francese Aristide Bruant (1851-1925), e contribuisce a definire la figura del cantante attraverso una serie di stampe e di litografie, tra cui AristideBruant nel suo cabaret(1893), dove lo rappresenta con il suo mantello voluminoso, cappello a larga tesa e una sciarpa rossa intorno al collo. La modernità delle rappresentazioni stilizzate, strutturate in superfici di colore omogenee gli procura una immediata e inaspettata celebrità. Indimenticabile è la figura di Yvette Guilbert (1868-1944), soprannominata la Diseuse (la fine dicitrice): in scena il suo  segno  distintivo  erano  lunghi  guanti  neri  fino  al  gomito.

Affascinato dalla personalità dell’attrice ecantante, Toulouse-Lautrec le dedica un album di litografie, integralmente presente in mostra, oltre a vari disegni e incisioni (Album Yvette Guilbert, 1894).Toulouse-Lautrec intreccia relazioni amichevoli anche con la celebre stella del cabaret parigino Jane Avril (1868-1943), scatenata e trascinante sulla scena. Toulouse-Lautrec la raffigura come una donna colta e sofisticata mentre frequenta un caffè-concerto sul manifesto Divan Japonais (1893), ma anche scatenata nel can-can insieme ad altre ballerine in La compagnia di Mademoiselle Eglantine(1896).

Infine, una vasta sala è dedicata al variegato mondo degli spettacoli, dalle scene popolari del cabaret fino alle rappresentazioni più impegnative di tragedie greche o di concerti all’Opéra. Diceva Toulouse-Lautrec: “Non importa quale sia lo spettacolo. A teatro sto sempre bene!”, e le opere dedicate al mondo delle rappresentazioni sono sempre affascinanti, trasmettono gioia e piacere. Nelle sue scene teatrali Lautrec riesce a rendere l’intensità dei drammi e delle commedie con movimenti efficaci ed energici contrasti di luci e ombre che traggono ispirazione sia dalle xilografie giapponesi sia dai palchi teatrali di Daumier. Fra le opere in mostra, la serie di argute litografie nel 1893 per la raccolta Le café-concert.

Quinta sezione – I cavalli. L’amico editore Thadée Natanson ricorda: “Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare”. Cresciuto nell’ambiente dell’alta aristocrazia di provincia, Toulouse-Lautrec ha una grande passione per i cavalli. Il padre del pittore, il conte Alphonse, era un provetto cavallerizzo, fautore della vita all’aria aperta affidata a lunghe passeggiate a cavallo e battute di caccia con il falcone. Alcuni disegni di questa sezione risalgono agli anni dell’adolescenza, e dimostrano la straordinaria precocità dell’artista.

Diversi anni dopo, nella primavera del 1899, il pittore era stato ricoverato in una clinica per malattie mentali per disintossicarsi dall’alcol e liberarsi dai pesanti attacchi di delirio. Per ottenere la dimissione Toulouse-Lautrec realizza numerosi disegni, spesso dedicati ai prediletti cavalli. La litografia Il fantino (1899) è tratta da uno di questi lavori.

Merita di essere segnalato infine il “ritratto” de The pony Philibert (1898). Negli ultimi due anni di vita le condizioni fisiche di Toulouse-Lautrec declinano penosamente e il pittore ha sempre maggiori difficoltà nel muoversi. Per spostarsi nelle vie di Parigi utilizza un calessino, tirato dal paziente Philibert, l’ultimo dei numerosi cavalli conosciuti da Toulouse-Lautrec a partire dalla sua prima infanzia.

Sesta sezione –I disegni. Nel cuore del percorso, la mostra presenta una serie di disegni a matita e a penna, di travolgente freschezza e mordente incisività. Davvero per tutta la vita Toulouse-Lautrec ha trovato nel disegno un mezzo di espressione immediato, insostituibile. La matita è la compagna fedele nella lunga obbligata immobilità durante le convalescenze dopo le fratture; il modo per vincere la noia delle stazioni termali; la piccola condanna negli esercizi obbligati durante la fase di formazione accademica; lo strumento per vedere e interpretare il mondo; la divertente complice nel fissare la chiave per evadere dalla clinica per malattie mentali in cui resta chiuso per circa tre mesi, quasi identificandosi con l’analogo destino toccato all’amico Van Gogh.

I disegni sono soprattutto schizzi di personaggi: volti, atteggiamenti, silhouettes, caricature. In mostra anche il ritratto del padre, conte Adolphe de Toulouse-Lautrec (Portrait of H. de Toulouse-Lautrec, 1895), e l’arguto foglio in cui il pittore si rappresenta impietosamente nudo (Toulouse-Lautrec Nu, 1894).

Settima e ottava sezione - Le collaborazioni editoriali. Dopo aver trascorso la notte facendo il giro dei caffè e cabaretdi Montmartre, Toulouse-Lautrec si metteva al lavoro con insospettabile energia e lucidità, in grado di gestire parecchi incarichi contemporaneamente. Merito in parte della prodigiosa velocità inventiva e realizzativa, ma anche della passione per le tecniche della riproduzione a stampa, di cui seguiva tutte le fasi.Per queste ragioni, oltre che per i manifesti pubblicitari, il talento di Toulouse-Lautrec è molto richiesto in campo editoriale, nelle riviste umoristiche a grande diffusione ma anche libri di pregio e copertine per spartiti musicali.

Le Riree Escarmouchesono tra i periodici illustrati con cui Toulouse-Lautrec collabora con vignette di satira politica e di costume esposte in questa sezione. Nell’ambito delle collaborazioni editoriali emerge la figura di un cugino di Toulouse-Lautrec, il musicista Désiré Dihau. Lo vediamo impegnato in un assolo di fagotto nella litografia Pour Toi!...(1893), inrapporto con la quale è presente anche una rara pietra litografica.

Nona sezione – Con gli amici intellettuali. Questa parte della mostra è dedicata alle frequentazioni intellettuali di Toulouse-Lautrec: il rapporto con poeti, editori, facoltosi mecenati è in un certo senso l’altra faccia dell’artista bohemien, perso nei bicchieri di assenzio delle notti parigine. Nell’ufficio e nelle abitazioni dei direttori della Revue Blanchesi svolge gran parte della vita sociale parigina e qui Toulouse-Lautrec stringe diverse amicizie con scrittori e intellettuali e nel 1895 disegna un manifesto per la rivista (La Revue Blanche, 1895), in cui compare l’affascinante Misia Natanson, moglie dell’editore.Un lavoro impegnativo è la realizzazione della copertina e delle illustrazioni per il libro Au Pied du Sinaϊ(1897), una serie di racconti di George Clemenceau ambientati in diverse comunità ebraiche

Decima sezione –“L’amore è un’altra cosa”. Sotto l’occhio ironico di Toulouse-Lautrec scorre la vita parigina fin du siécle: balli, spettacoli,svaghi serali, luci, teatri, risate e applausi grazie a cabarettisti, ballerine e chansonniers. Ma questa è solo una parte della produzione del pittore: forse ancor più intense e personali sono i ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica; attimi di riflessione, nubi che corrono sull’anima, ombre fuggevoli che passano sul viso.

La mostra si chiude con le delicate opere dedicate a questo tema. Nessun artista, prima Toulouse-Lautrec, aveva saputo cogliere le passioni represse, la solitudine, il desiderio di una vita migliore che si nasconde sotto la sensualità forzata e la seduzione “professionale” di cantanti, attrici o prostitute, osservate senza ironia o moralismi.

Come avviene nella letteratura francese contemporanea (dai romanzi di Flaubert alle novelle di Maupassant), soggetti e personaggi solitamente considerati scandalosi o immorali, sono riscattati dall’arte. A Toulouse-Lautrec piace l’ambiente frivolo dei bordelli e tra il 1892 eil 1895 trascorre intere settimane nelle maison closes vicine all’Opéra e alla Borsa di Parigi. Qui osserva le ragazze per ore, mentre riposano, giocano a carte o si truccano: soprattutto, in loro compagnia non deve vergognarsi del suo aspetto.

 La disinibita spontaneità di queste donne le rende ai suoi occhi le modelle ideali. Il ciclo più completo è costituito dalle litografie a colori dell’album Elles (“Loro”) del 1896 capolavori della incisione francese del tardo Ottocento: in mostra il frontespizioe la meravigliosa litografia Donna alla tinozza.

Tra le immagini femminili evocate da Toulouse-Lautrec, affiora infine anche il sogno di un amore impossibile, la misteriosa signora incontrata in un viaggio per nave ed evocata con grande delicatezza nella litografia intitolata La passeggera della cabina 54 (1896).


"Toulouse  Lautrec. La  Belle  Époque"
Arena Museo Opera Palazzo Forti – Verona, Via Achille Forti, 1
Orari
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
Intero € 14 Ridotto € 12

Info e prenotazioni + 39 045 853771 (attiva dal lunedì al venerdì)

A Radda in Chianti domani 1° di aprile riapre Casa Chianti Classico. Si inaugura la stagione estiva firmata Gallo Nero

La stagione dell'enoturismo viene inaugurata con l'apertura di Casa Chianti Classico, punto di partenza per un viaggio alla scoperta della denominazione, dell’enogastronomia locale e del territorio.

Nel cuore di uno dei territori più amati anche a livello internazionale, a Radda in Chianti, a metà strada tra Firenze e Siena, due simboli della bellezza italiana, riapre per la stagione Casa Chianti Classico, il luogo ideale di incontro per appassionati e turisti che vogliono per conoscere meglio la denominazione e vivere a pieno il life style chiantigiano.

La prima tappa ideale per chi si avventura nella regione per la prima volta e un utile strumento per approfondire la storia e le caratteristiche del vino Gallo Nero, la Casa ospita un'area museale composita. Al secondo piano, per un avvicinamento al Chianti Classico in sintesi, si apre con il percorso sensoriale Feeling Chianti Classico, che in cinque sintetiche sale riassume gli step della degustazione dei vini Chianti Classico, tramite l'esame visivo, olfattivo e gustativo, completato da una sintetica presentazione dei terreni e delle tipologie della DOCG.

Complementare è la mostra Millesettecentosedici, una narrazione storica della denominazione, che seguendo una “linea del tempo” riassume l'evoluzione del territorio dal punto socio-politico, agrario e istituzionale nel corso degli ultimi 301 anni, dalla prima delimitazione del territorio, il 24 settembre 1716, istituita dal bando “Sopra la Dichiarazione de’ Confini delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Vald’Arno di Sopra” a opera di Cosimo III de' Medici.

Il Chianti Classico è anche simbolo di uno stile di vita, che innovandosi ha custodito le sue tradizioni, come l'enogastronomia locale, apprezzata in tutto il mondo e affermatasi una come delle cifre più distintive della “toscanità”, attraverso alcuni piatti iconici.

Alla Casa è possibile non solo fare l'esperienza gustativa della cucina chiantigiana, affidata alla cuoca Emi, ma anche impararne i segreti, con corsi di cucina dove imparare a fare la pasta a mano o i celebri cantucci, utilizzando ingredienti a chilometro zero. Si affianca l'enoteca, con la sua vasta selezione di vini del territorio, curata da Roberta, che studia gli abbinamenti con i piatti offerti dalla cucina del Bistrot e del Ristorante Al Convento, per un'esperienza enogastronomica da vera full immersione nei sapori locali.

Oltre all'offerta quotidiana del Convento, ricco anche il programma degli eventi, tra cui l'appuntamento del giovedì con l'aperitivo musicale e i produttori del Chianti Classico, le serate frizzanti a base di fritto e bollicine, e le cene accompagnate dalle arie della grande Opera.

La storia. Le linee del settecentesco Convento di Santa Maria al Prato che la ospitano sono di grande bellezza architettonica e preannunciano un’oasi di pace nel cuore pulsante di uno dei territori più affascinanti al mondo. La Casa Chianti Classico di Radda in Chianti ha aperto nel 2014, dopo l’acquisizione della struttura da parte del Consorzio Vino Chianti Classico avvenuta a metà anni Novanta e un accurato restauro che ha permesso di recuperare locali settecenteschi di grande suggestione. Prime tracce della chiesa attigua al Convento risalgono a prima dell’anno Mille, quando arrivavano pellegrini attirati da un ritratto della Vergine Maria ritenuto miracoloso, conservato in un oratorio all’interno dei possedimenti della famiglia Ricasoli da Montegrossi. Nel corso dei secoli la chiesa andò sviluppandosi fino all’insediamento di una comunità Francesca nel 1708. Nel XIX secolo la parentesi napoleonica e il passaggio a proprietà demaniale segnano un periodo di discontinuità della vita convenutale, che ritorno a pieno nel 1935 con l’Ordine dei Frati Minori. Infine nel 1996 l’acquisto da parte del Consorzio Vino Chianti Classico e il successivo restauro, con l’inaugurazione del 2014 della Casa Chianti Classico come sede consortile dedicata al pubblico.

Per maggiori informazioni: www.casachianticlassico.it Contatti: info@casachianticlassico.it - tel. 0577 738187, 0577 738278.

Orari di apertura: dal martedì al sabato, dalle 11:30 alle 21:30, la domenica dalle 11:30 alle 15:30.

VINITALY. LA CARICA DELLE 101 AZIENDE MARCHIGIANE TARGATE IMT

Uno spazio collettivo di oltre 1000mq e una mega-terrazza dedicata a convegni presentazioni, degustazioni e assaggi liberi: le Marche si presentano in gran spolvero per l’evento clou dell’anno per il vino, il 51° Vinitaly di Veronafiere (9-12 aprile).

Centouno - su 143 totali - le aziende espositrici targate Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) che si daranno appuntamento nell’area collettiva della Regione Marche (Pad 7, C 6/7/8/9). La carica in nome di Verdicchio, Rosso Conero, e di tutte le 15 denominazioni tutelate dal Consorzio jesino sarà data soprattutto nei confronti della domanda internazionale, che quest’anno si preannuncia ancora superiore rispetto allo scorso anno, quando si registrarono a Verona circa 130 mila operatori, dei quali 49mila esteri con 28mila buyer specializzati da 140 nazioni.

Per il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni: “Sarà un Vinitaly particolare per le Marche e per il nostro istituto: a partire da quest’anno il vino dovrà essere ancora di più un testimonial chiave della ripartenza della regione, ne siamo convinti e sentiamo particolarmente questa responsabilità. A Verona – ha proseguito – l’impegno è garantito, sia sui mercati di sbocco tradizionali, Germania e Usa in primis, sia soprattutto nel business con la domanda emergente, dove ancora abbiamo ampi margini potenziali. Per il Verdicchio in particolare – ha concluso - l’obiettivo è riuscire a dare seguito a una crescita qualitativa senza precedenti anche con un incremento del valore medio, ancora sottostimato specie su mercati consolidati ma sempre più aggressivi sul fronte della concorrenza e del prezzo”.

In primo piano, tra gli appuntamenti Imt, l’indagine sul rapporto sempre più diretto tra alta ristorazione e vitigni autoctoni (lunedì 10 aprile, ore 11), con la presentazione dell’indagine Nomisma Wine Monitor su posizionamento, trend e geografia dei vini autoctoni italiani (e marchigiani) presenti in carta nei migliori ristoranti del Paese.

Inoltre, c’è attesa per i cinquant’anni delle doc Rosso Conero e Verdicchio di Matelica, due chicche autoctone dell’enologia marchigiana in una degustazione guidata da Ian D’Agata (martedì 11 aprile, ore 9.30). Due tra gli eventi clou organizzati dal maxi-consorzio che rappresenta oltre l’80% dell’export regionale (con 465 soci) e anticipati dalla conferenza stampa organizzata dalla Regione Marche (9 aprile, ore 12) alla presenza della vicepresidente regionale e assessore all’Agricoltura, Anna Casini; a seguire il ‘Premio azienda dell'anno’ (ore 16).

Infine, focus su tartufo e vino, con la presentazione (10 aprile, ore 15) del progetto ‘Tartufo tutto l’anno’ realizzato da Imt, Consorzio vini piceni in collaborazione Ais Marche. Infine, in occasione della kermesse enologica italiana più importante al mondo, sarà presentato il claim e la nuova campagna promozionale del Verdicchio. Secondo l’Istat, il ‘vigneto Marche’ ha registrato nel 2016 una crescita nelle esportazioni del 3,8% per un valore di circa 50mln di euro; un dato che fissa a quasi +50% l’incremento delle vendite oltre frontiera negli ultimi 10 anni. Cina, la Russia, Nord ed est Europa le aree di domanda emergente più promettenti.

Olio extra vergine di oliva dell'Alto Garda trentino, al via il progetto per valorizzarlo

Si è svolto oggi al Centro Congressi di Riva il convegno di presentazione del progetto di Agraria Riva del Garda in collaborazione con Fem, finanziato da PAT. Ecco tutti gli interventi.


Si è svolto oggi al Centro Congressi di Riva del Garda il convegno di avvio del progetto "Innovazione e Ricerca per l'Olio Extravergine dell'Alto Garda Trentino" realizzato da Agraria Riva del Garda in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige e il patrocinio della Provincia autonoma di Trento.


L'obiettivo dello studio è far emergere le caratteristiche di unicità dell’olio extravergine di oliva prodotto dal binomio Casaliva e territorio dell’Alto Garda. Oggi sono intervenuti accanto ai ricercatori e tecnici di San Michele, il presidente FEM, Andrea Segrè e il presidente di Agraria Riva del Garda, Giorgio Planchenstainer.

Oltre a cercare di sviluppare un innovativo processo di difesa, efficiente, sostenibile ed ecologico, per preservare l’oliva dall’attacco della mosca olearia, il progetto ha anche l’obiettivo di rafforzare la filiera di produzione dell’Olio Extravergine dell’Alto Garda, documentandone le caratteristiche identitarie e definendo standard di produzione di eccellenza al fine di aumentarne il valore commerciale e le possibilità di azioni innovative di marketing.

"La Fondazione Mach, sfruttando le più moderne tecnologie– ha evidenziato in apertura il presidente FEM, Andrea Segrè- , si è impegnata in un progetto che copre l’intera filiera a partire dall’origine genetica della pianta, passando per la classificazione, la difesa sostenibile e il protocollo di produzione, fino alla tracciabilità dell'olio. In questo modo vogliamo dare valore a un prodotto cardine della dieta mediterranea, conosciuto e ahinoi “copiato” in tutto il mondo, e contemporaneamente usarlo come volano per lo sviluppo del territorio".

Il progetto – ha sottolineato il presidente di Agraria Riva del Garda, Giorgio Planchenstainer- si propone di trovare le caratteristiche che rendono unica la cultivar Casaliva, “creando una sorta di carta di identità che la caratterizzi, in un mondo dove l’extravergine è distinto solo dal prezzo. Questo rafforza ancora di più la nostra azione sia commerciale che di immagine, avendo un ulteriore argomento per la sostenibilità economica, fonte primaria, oltre la passione, per la coltivazione dell’olivo. Riteniamo quindi che la ricerca applicata di questo progetto sia immediatamente fruibile dall’intero territorio”.

Stella Grando ha parlato di genotipi di olivo. Le analisi svolte con marcatori molecolari presso FEM hanno permesso di accertare la presenza della varietà Casaliva come varietà largamente dominante già tra gli alberi storici e "patriarchi" di olivo nella Busa. In altre parole, la ricerca conferma che questa è la zona del Casaliva e che la varietà vi è coltivata da diversi secoli.

Franco Michelotti ha riproposto l'evoluzione della mosca dell'olivo come problema presente da tempi storici, ora diventato ineludibile con i cambiamenti climatici. Ha parlato di strategie di difesa. “L’anomala evoluzione climatica che stiamo vivendo – ha evidenziato- ha aumentato la capacità di sopravvivenza e la fertilità della mosca e reso più difficile la difesa. Ecco quindi la necessità di studiare l’insetto e nuove strategie sostenibili per combatterlo”.

Gino Angeli ha descritto il percorso iniziato per ottimizzare procedure di prevenzione dal danno da mosca a basso impatto ambientale e supportati da modelli di studio delle dinamiche di popolazione del patogeno: il modello di difesa ottimizzato nel corso del progetto sarà un aiuto a tutti i produttori (sono oltre 1500). “Sviluppare una innovativa strategia di difesa efficiente, sostenibile ed ecologica per preservare l’oliva dall’attacco della mosca olearia (Bactrocera oleae) -ha spiegato- rappresenta una delle basi per la tutela e valorizzazione dell’Olio Extravergine dell’Alto Garda Trentino”. Attraverso il progetto si seguirà l’andamento del ciclo dell’insetto e si indagherà il suo comportamento mediante monitoraggio dei voli degli adulti e i campionamenti delle drupe per seguirne gli stadi larvali. Ciò al fine di allestire un programma di lotta efficace e finalizzato un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari attualmente disponibili sul mercato favorendo l’impiego di sostanze a basso impatto ambientale in senso lato.

Evelin Soyini ha spiegato che la caratterizzazione della composizione dell'olio extravergine di oliva permetterà di conoscere in dettaglio i caratteri compositivi "identitari" dell'olio extravergine Casaliva del Garda Trentino: dai primi studi emerge che il singolo fattore più impattante sulla composizione è la "data di raccolta delle olive". Nell’ambito del progetto Agririva si sta analizzando come i processi tecnologici, quali frangitura e gramolazione, influenzano la qualità della produzione dell’olio extra vergine di oliva di Casaliva prodotto nel Garda Trentino, in termini di composizione lipidica, polifenolica, aromatica ed organolettica. Si seguirà, inoltre, l’evoluzione di tali composti durante lo stoccaggio (18 mesi).

Federica Camin ha sottolineato come la costruzione di una banca dati sul contenuto in isotopi stabili permetterà di di verificare dove siano state coltivate le olive utilizzate per produrre l'olio extravergine del Garda Trentino. In altre parole, significa che analizzando un prodotto al commercio, la comparazione con la banca dati validata nel progetto permetterà di verificare prodotti da olive cresciute in altri areali, dando piena garanzia al consumatore. “Grazie al microclima tipico dell’area del Garda DOP, i valori isotopici riscontrati risultano peculiari e diversi rispetto a quelli di oli di diversa provenienza, andando a costituire una sorta di carta d’identità che identifica univocamente l’olio extravergine d’oliva del Garda Trentino”.

Il Crea al centro della ricerca scientifica viticola al V Congresso Internazionale sulla viticoltura di montagna e in forte pendenza

Dal cambiamento climatico al dissesto idrogeologico e alla protezione dei suoli nei vigneti; dal paesaggio e dal suo potere comunicativo e commerciale alle tecniche più sofisticate per potenziare l’interazione vite ambiente all’adattamento varietale studiati attraverso i processi della epigenetica. Questi i temi in discussione nel V Congresso Internazionale sulla viticoltura di montagna e in forte pendenza, in corso in questi giorni (dal 29 marzo al 1 aprile) a Conegliano (Treviso) dedicato a “Le viticolture estreme: valori, bellezze, alleanze, fragilità”.

La viticoltura di montagna e delle piccole isole, nonostante costituisca a livello mondiale solo il 5% della viticoltura, in realtà è portavoce dell’eccellenza del fare il vino e della sua qualità. Le ragioni di ciò vanno ricercate nei valori estremi del clima, nella particolare conformazione dei suoli, nell’unicità dei vitigni, nell’irripetibilità del terroir, nelle tecniche enologiche e viticole. Inoltre, la non trasferibilità di questi paesaggi, quindi, li caratterizza con valori culturali, identitari e di attrattiva economica e turistica, in quanto custodi del territorio e del paesaggio.

La kermesse, organizzata per la terza volta dal CREA (Centro di Ricerca per la Viticoltura), rappresenta un’importante vetrina internazionale con oltre 70 studiosi e ricercatori provenienti da 12 diversi Paesi, per un totale di 22 relazioni orali e 47 posters. L’ampia partecipazione dimostra l’impegno ma anche l’autorevolezza del CREA, che ha saputo accreditarsi a livello internazionale come interlocutore privilegiato su argomenti specifici di ricerca viticola.

Interviene alla tavola rotonda “Prospettive della viticoltura eroica nel panorama internazionale” del 31 marzo il Vice Ministro alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Andrea Olivero.  A corollario della manifestazione ci sarà una visita ai paesaggi della denominazione DOCG Prosecco, una visita alle sistemazioni collinari, una degustazione di varietà resistenti interessanti per gli ambienti estremi, una giornata di visite alle viticolture del Valpolicella e dei suoi vini.

Il Congresso è stato organizzato, inoltre, dal CERVIM (Centro di Ricerche, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), e dal Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, in collaborazione con la Regione Veneto e con il Patrocinio dell’OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin), del Ministero alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dell’AREV (Assemblea delle Regioni Viticole Europee), del CONAF (Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali) e di UNISCAPE (Rete Europea Università per l’Attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio).

Sostenibilità, autenticità e valorizzazione delle eccellenze autoctone: a Vinitaly di scena gli spumanti di montagna della Cantina Sociale di Trento

La Cantina Sociale di Trento, dopo il successo di Zell Trento Doc, presenta in anteprima assoluta a Vinitaly 2017 la sua raffinata versione Rosè. Presente anche il Santacolomba Brut Nature Metodo Classico, ottenuto da uve da vitigni resistenti Johanniter, Solaris e Bronner.

Si chiama Zell Rosè Metodo Classico Brut Trento Doc, è lo spumante di montagna Zell, ottenuto seguendo le indicazioni dello scrupoloso disciplinare di produzione Trento Doc, nonché le regole dell’Istituto Trento Doc che tutela ulteriormente la qualità, l’origine e il metodo, che verrà offerto in degustazione per la prima volta, proprio in occasione della 51° edizione di Vinitaly, dal 9 al 12 Aprile a Verona.

Fiore all’occhiello della Cantina Sociale di Trento, questo rosè è ottenuto secondo il metodo classico della rifermentazione in bottiglia. Le uve di Pinot Nero provengono esclusivamente dai vigneti della località Zell, una frazione di Trento da cui si ricavano storicamente le migliori uve del monte Calisio, destinate alla base spumante, in una altitudine di 600 metri s.l.m. Un ampio terrazzo naturale, esposto verso sud ed affacciato sulla valle dell’Adige, si caratterizza per suoli poco profondi, drenanti e ricchi di scaglie di calcare marnoso.

Ne deriva un nettare dal colore rosa tenue e dal perlage fitto, fine e assiduo, che al gusto sa coniugare freschezza, eleganza e una buona persistenza, esaltando i sentori olfattivi di fruttato e con una leggera nota di lievito. Come lo Zell Brut, anche il Rosè è volutamente un  ‘sans annèe’ ovvero un ‘non millesimato’, per favorire l’espressione della continuità dello stile Zell di Cantina Sociale Trento, indipendentemente dall’annata.

A Vinitaly 2017 la Cantina Sociale di Trento presenterà anche un’altra eccellenza, il Santacolomba Brut Nature Metodo Classico. Ottenuto con il Metodo Classico e partendo da un vino ottenuto da uve da vitigni resistenti, quali Johanniter, Solaris e Bronner. Da queste uve, vi ricordo che ne avevo parlato in un mio recente articolo, viene prodotto anche il Santa Colomba fermo; entrambi nascono da un progetto che prevede proprio la coltivazione di questa particolare tipologia di vitigni denominati PIWI, acronimo della parola tedesca pilzwiderstandfähig e che letteralmente significa varietà di vite resistenti alle crittogame, derivanti da incroci interspecifici effettuati tra le varietà di vite da vino e le varietà di vite americane resistenti alle malattie fungine. Gli esperimenti che la Cantina Sociale di Trento ha condotto per la ricerca sono stati effettuati in collina, vicino alla città di Trento. I vigneti, tutti già di per sé in ambienti vocati per esposizione, altitudine e microclima, consentono la produzione di uva eliminando l’uso di molecole di sintesi. Anche il Santacolomba Brut Nature prende il suo nome dall’ameno e romantico lago di montagna posto sulle pendici del monte Calisio, nel comune di Civezzano, parte integrante dell’Ecomuseo dell’Argentario, un nome quindi che vuole essere un tributo ad una viticoltura ancor più rispettosa e custode della natura.

Una vibrante nota acida permea la struttura di questo spumante che affascina per le note verticali, fruttate e nobilmente vegetali. Il fine e quasi solido perlage trama intensamente le sensazioni tattili restituendo così una percezione segnatamente caratteristica di uno spumante di montagna.

La Cantina Sociale di Trento si inserisce nel sistema vitivinicolo trentino, proponendo con autenticità le particolarità enologiche del territorio e valorizzandone le eccellenze autoctone. Aggregando 400 soci tenuti al conferimento totale dei 700 ettari di vigneti coltivati secondo un protocollo di produzione integrato, attento alla salubrità delle produzioni quanto al minor impatto possibile sull’ambiente, la Cantina Sociale, venne istituita ufficialmente il 17 ottobre del 1956 grazie alla volontà di 11 agricoltori, e ancora oggi mantiene inalterato lo spirito cooperativistico originario, al fine di valorizzare la produzione tipica locale in un contesto di solidarietà sociale e rispetto delle tradizioni. Una “Cantina della Città”, fiera di essere “sociale” e rimasta negli anni l’indiscusso punto di riferimento per le migliori aziende del territorio e una garanzia per la ristorazione locale.

www.cantinasocialetrento.it/

ANVUR, FEM al top della ricerca in Italia

Pubblicato ufficialmente il giudizio di Anvur sugli enti di ricerca valutati. Nel confronto FEM si colloca al 3° posto in chimica, 4° in agraria e veterinaria e 16° in biologia. Plauso dell'assessora alla ricerca Sara Ferrari che ha incontrato il personale Fem coinvolto nell'indagine Anvur.

Dalla recente elaborazione dei dati pubblicati da ANVUR (Agenzia Nazionale per la Valutazione dell'Università e della Ricerca) emerge che la Fondazione Edmund Mach si colloca al top della ricerca in Italia, conquistando il 3° posto su 63 enti in chimica, 4° su 44 in agraria e veterinaria, 16° in biologia su 75 istituti e università valutate.

“L'alto livello che l'Anvur ha riconosciuto alla Fondazione Edmund Mach è stata un'ottima notizia, qualcosa che innanzitutto gratifica le persone che a FEM lavorano, e le ricompensa per il lavoro svolto. Ma è anche una notizia che dà grande soddisfazione all'amministrazione provinciale. Perché ci conferma la bontà della prospettiva che abbiamo intrapreso”. 

Parole dell'assessora provinciale all'università e ricerca, Sara Ferrari, intervenuta con il presidente Andrea Segrè e il ricercatore che ha coordinato la raccolta e la presentazione dei dati per FEM, Agostino Cavazza, all'incontro di illustrazione dei risultati della Valutazione della qualità della ricerca (VQR) 2011-2014 elaborati dall'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.

L'assessora ha spiegato ai ricercatori sottoposti alla valutazione che la prospettiva intrapresa è quella di spingere verso un rafforzamento della sinergia tra i tanti enti che compongono l'ecosistema trentino della ricerca, non solo per ottenere economie di scala o di pur necessarie razionalizzazioni, ma soprattutto con l'obiettivo di raggiungere risultati eccellenti, traguardi che in un territorio piccolo come il nostro possono essere di livello nazionale e internazionale solo unendo le forze.

I risultati ottenuti nell'indagine Anvur sono stati notevoli ed evidenziano che FEM si è collocata largamente al di sopra della media rispetto alle altre università ed enti di ricerca italiani coinvolti nella valutazione. In sintesi i risultati sono questi: nell’area chimica il voto medio attribuito ai prodotti FEM è stato il terzo più alto, considerando tutte le 63 istituzioni (università, consorzi interuniversitari, enti di ricerca pubblici e privati, enti a partecipazione volontaria). Infatti il 100% dei prodotti presentati da FEM è stato valutato “in eccellenza”.

Nell’area agraria e veterinaria il voto medio attribuito ai prodotti è stato il quarto più alto, considerando tutte le 44 istituzioni: l’83% dei prodotti presentati da FEM è stato valutato “in eccellenza”.

Nell’area biologia il voto medio attribuito ai prodotti di San Michele è stato il 16° più alto, considerando tutte le 75 istituzioni: l’81% dei prodotti presentati da FEM è stato valutato “in eccellenza”.

Grande soddisfazione per il risultato è stata espressa dal presidente Andrea Segrè. "Abbiamo lavorato molto per prepararci a questa valutazione. Alla fine ne è valsa la pena di metterci di nuovo volontariamente in gioco: i risultati sono stati a dir poco brillanti in tutte e tre le aree. Ora è giusto godersi questo riconoscimento, ma il nostro obiettivo deve rimanere il continuo miglioramento, sia nell’ottica dei risultati scientifici - che anche nel 2016 sono stati più che soddisfacenti – sia in quella dell’autofinanziamento. Per avere successo dobbiamo essere competitivi a livello nazionale e internazionale, ma anche cooperativi e sinergici al nostro interno e sul territorio. L’attivazione del centro congiunto con l’Università di Trento C3A e del centro di competenze Euregio “Environment, Food & Health” sono tasselli importanti di questo impegno. La valutazione media è superiore alla media nazionale di area. La frazione di prodotti eccellenti ed elevati è superiore alla media di area. L'indicatore di qualità complessivo evidenzia che l'ente ha un peso quali-quantitativo superiore alla quota di prodotti attesi”.

Giudizio finale di ANVUR su FEM pubblicato in questi giorni sul sito www.anvur.org

I Tre Bicchieri del Gambero Rosso a Vinitaly 2017

I vini premiati nella Guida Vini d’Italia 2017, giunta quest’anno alla sua 30sima edizione, saranno protagonisti di una ricchissima degustazione in occasione di Vinitaly 2017. Circa 300 i vini Tre Bicchieri da testare, in un viaggio enologico riservato alle etichette che hanno ottenuto il massimo riconoscimento. L’evento è riservato alla stampa e al trade internazionale e nazionale. Verona 9 Aprile - Sala Argento dalle 11:30 alle 16:30


Vinitaly rappresenta una grande occasione in Italia per il mondo della produzione e per il trade. Il Gambero Rosso in occasione del suo trentennale vuole offrire l’opportunità di incontrare ed assaggiare la più ampia rassegna di vini eccellenti selezionati dalla Guida Vini d’Italia 2017 e che hanno ottenuto l’ambito premio dei Tre Bicchieri.

Gambero Rosso

Considerata oggi la società multimediale e multicanale italiana leader del vasto settore agroalimentare, in particolare nel mondo enologico nazionale, mette a disposizione del sistema produttivo italiano un vasto programma di iniziative di promozione B2B: ogni anno vengono realizzati più di 30 eventi internazionali – portati quest’anno a 50 – toccando 4 continenti e le maggiori capitali mondiali.

Tre Bicchieri® World Tour, insieme a Top Italian Road Show, Vini d’Italia Experience e Gambero Rosso Experience rappresenta il più importante piano internazionale di eventi e networking organizzato a sostegno delle grandi, medie e piccole aziende italiane del settore.

Nel complesso, sono circa 400mila gli operatori e appassionati che negli ultimi dieci anni hanno partecipato agli eventi del Gambero Rosso. Quotato in Borsa dal 2015, Gambero Rosso offre con una completa piattaforma di contenuti e servizi integrati per il settore agroalimentare, della ristorazione e dell’hospitality. Attraverso i suoi periodici, guide, libri, canale televisivo, eventi, web e mobile, è in grado di raggiungere tutti i principali attori a livello globale.

Dal punto di vista formativo, può contare su 7 strutture operative in Italia ed alcune Academy nei principali mercati esteri. Gambero Rosso, inoltre, è partner di primarie università con un’offerta di quattro Master di Alta Formazione.

Tra i nuovi prodotti editoriali, infine, si segnalano Top Italian Restaurants, la prima guida dedicata ai ristoranti italiani nel mondo che verrà presentata il prossimo Ottobre.

Le altre attività del Gambero Rosso a Vinitaly 2017



Viticoltura sostenibile, FEM presenta le nuove opportunità al mondo vitienologico

Rappresentanti dei produttori a raccolta in Fem per la presentazione dei progetti sulla viticoltura sostenibile.


Il presidente Andrea Segrè e il direttore generale Sergio Menapace hanno presentato ai rappresentanti del mondo vitienologico i progetti strategici dell'ente per una viticoltura sostenibile, attraverso l'illustrazione di programmi di miglioramento genetico classico e nuovi metodi biotecnologici che possono contribuire a produrre viti resistenti alle principali malattie fungine. 

Con i vertici Fem sono intervenuti presso il Palazzo della Ricerca e della Conoscenza, Riccardo Velasco, coordinatore del Dipartimento genomica e biologia delle piante da frutto, e il dirigente Roberto Viola.

“A livello di opinione pubblica - spiega il presidente FEM, Andrea Segrè - si parla molto di miglioramento genetico pur sapendone poco. Durante l’incontro di oggi abbiamo voluto dare ai produttori un’informazione puntuale sullo stato dell’arte in FEM e sulla potenzialità delle biotecnologie moderne, evidenziando l’attenzione della Fondazione alla competitività e alla sostenibilità in agricoltura. Grazie alle nostre ricerche, il Trentino è la prima provincia italiana ad aver ottenuto in laboratorio varietà viticole resistenti tramite il genome editing. Al momento questi procedimenti non sono ancora regolamentati, ma è solo questione di tempo e i nuovi prodotti, che non prevedono l’inserimento di Dna esterno, potrebbero mandare in archivio la dicotomia, prettamente ideologica, ogm sì/ogm no”.

Le attività presentate riguardano:

1) Il miglioramento genetico classico 

Nel campo del miglioramento genetico classico la Fondazione Mach ha attivo da circa 10 anni un programma di miglioramento genetico orientato all'ottenimento di nuovi vitigni resistenti che presto potranno competere con i materiali registrati in Italia negli ultimi due anni. Questi nuovi vitigni sono al secondo anni di microvinificazione e si prevede di registrare i migliori nel prossimo quinquennio.

2) I nuovi metodi biotecnologi 

Molto interessanti risultano i nuovi approcci biotecnologici, già in uso nella medicina e nella microbiologia (tecnologia CRISPR/ Cas9), che da qualche anno sono oggetto di interesse nel settore vegetale. Queste tecnologie, nate nel 2012, hanno suscitato forte interesse nel mondo vegetale, in particolare nei cereali e nelle piante industriali (patate, pomodoro, soia), ma non ancora state applicate con successo nel settore frutticolo. Non esiste ancora una normativa che li disciplina. Queste tecnologie sono la cisgenesi e il genome editing.

La cisgenesi è una tecnica simile alla transgenesi, ma molto meno impattante perché lascia minime traccie del processo biotecnologico, e prevede l'inserimento nella pianta di un gene della stessa specie, quindi sessualmente compatibile.

Il genome editing è nota come tecnologia CRISPR/Cas9 ed è una tecnica che non introduce nessun DNA estraneo nel genoma, ma modifica semplicemente la sequenza del DNA, riparando un gene, rendendolo adatto, ad esempio, a riconoscere un determinato patogeno.

Entrambe le tecniche possono portare all'ottenimento di varietà note, ad esempio Chardonnay, con una caratteristica aggiuntiva, come la resistenza ad una o più malattie fungine.

“Si intuisce immediatamente - spiega Riccardo Velasco  -, l'impatto di queste tecnologie nel mondo viticolo che più di altri settori apprezza le varietà esistenti di altissimo pregio che per produrre vini di alta qualità non sono ancora sostituibili dalle nuove varietà resistenti ottenute tramite il miglioramento genetico classico”.

Grazie all'impegno degli ultimi dieci anni nella genomica della vite San Michele è tra le istituzioni più competenti e preparate per mettere a frutto le competenze acquisite.

L'obiettivo è mettere a frutto dati e del sequenziamento dei genomi per creare varietà tolleranti ai cambiamenti climatici e resistenti alle malattie riducendo l'input chimico in campagna nell'ottica di una agricoltura sostenibile.

giovedì 30 marzo 2017

Vino&Cultura. Il vino Nobile protagonista al G7 della Cultura a Firenze

A Firenze questa sera la cena di gala a Palazzo Vecchio sarà accompagnata dai vini del Consorzio G7 della Cultura a Firenze: il Vino Nobile di Montepulciano è il vino scelto per accompagnare questo grande evento.

L’organizzazione del meeting dei 7 ministri della cultura ha scelto i vini di Montepulciano per brindare. Si parte oggi dalle 17 con un concerto diretto dal Maestro Riccardo Muti, poi a Palazzo Vecchio la cena di gala che sarà servita con una ampia selezione di Vino Nobile.

Saranno i ministri della cultura di Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna e Usa ospitati dal Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, a brindare all’incontro del primo G7 della cultura in programma oggi, giovedì 30 marzo, a Firenze con il Vino Nobile di Montepulciano.

La prima Docg italiana è infatti la denominazione scelta dall’organizzazione come vino di questo grande appuntamento per accompagnare il menu della cena di gala in programma questa sera a Palazzo Vecchio. Saranno presenti inoltre il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e anche il commissario europeo per la cultura Tibor Navracsis con il segretario generale dell'Unesco Irina Bokova, oltre al sindaco di Firenze, Dario Nardella.

«Una grande occasione per la nostra denominazione di poter raccontare anche a tavola la cultura – spiega il presidente del Consorzio, Andrea Natalini – perché il vino italiano è cultura e a Montepulciano più che mai visto che da sempre il vino ha accompagnato la storia della nostra città».

Il Consorzio porterà una ampia rappresentativa di etichette dei propri associati che saranno degustate non solo dai protagonisti del G7, ma anche da illustri personaggi che sono stati chiamati a partecipare già dal pomeriggio quando nel Salone dei Cinquecento si esibirà l’orchestra del Maggio diretta dal Maestro Riccardo Muti. Il G7 della cultura è stato fortemente voluto dagli organizzatori e in questi due giorni si parlerà di cultura, di arte, di strategie internazionali per combattere, ad esempio, il traffico delle opere d'arte. Anche per questo è stata scelta Firenze, città d’arte tra le più apprezzate al mondo. La cultura come detto sarà portata anche in tavola con la cena di gala e i vini messi a disposizione dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

Una bella vetrina, quella di questa sera, che ribadisce l’impegno del Consorzio nella spinta dei mercati che internazionali che nel 2016 hanno rappresentato il 78% dell’export tra Europa e paesi extra Ue. La Germania è il primo mercato del Nobile con il 46% della quota esportazioni. Il Vino Nobile è apprezzato anche in Svizzera dove raggiunge il 16 per cento. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano una crescita rispetto al precedente anno (+ 1%) arrivando nel 2016 arrivando a rappresentare il 21 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni.

Concorso Ercole Olivario. Verso la valorizzazione della biodiversità olivicola come valore aggiunto per il Made in Italy. Il 1° aprile la premiazione a Perugia

Alla XXV edizione del Concorso Nazionale per la Valorizzazione delle Eccellenze Olearie Territoriali Italiane iscritte alle selezioni 174 etichette di 17 regioni, 99 le aziende finaliste.


Anche quest’anno, i migliori oli extravergine italiani hanno gareggiato nelle diverse regioni italiane per aggiudicarsi la partecipazione all’Ercole Olivario, concorso di riferimento dedicato alle eccellenze olivicole italiane.

Un edizione speciale quella del 2017, ricorre infatti il 25° anniversario dell’Ercole Olivario, concorso indetto dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, in collaborazione con la Camera di Commercio di Perugia e con il sostegno del Sistema Camerale Nazionale, delle associazioni dei produttori olivicoli, degli enti e delle istituzioni impegnate nella valorizzazione dell’olio di qualità nazionale.

“25 anni - sottolinea Giorgio Mencaroni, Presidente del Comitato di Coordinamento del Concorso - un anniversario importante per una manifestazione che, nel corso del tempo, è diventata un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che si muovono nell’ambito del settore olivicolo. Un momento di confronto per tutti i player di un settore che rappresenta un asset importante, un fiore all’occhiello per tutto il Made in Italy. Ricordo che stiamo parlando di un patrimonio non solo economico, ma anche sociale, ambientale, storico. Un milione di ettari coltivati che danno lavoro a circa un milione di addetti impegnati nella filiera e che, soprattutto in alcuni territori del nostro Sud, costituisce un formidabile volano, la spina dorsale del tessuto sociale di questi luoghi. Circa 250 milioni di piante, al punto che gli oliveti raccontano, dal punto di vista iconografico, il nostro Paese, costituendone un elemento paesaggistico che è entrato nell’immaginario collettivo di tutti. E 500 cultivar riconosciute, a raccontare di una biodiversità che fa dell’Italia il Paese leader per quello che concerne la produzione olivicola di qualità.”.

Il premio, è rigorosamente riservato agli oli extravergine di oliva di qualità ottenuti da sole olive italiane e coinvolge tutte le unioni regionali delle camere di commercio d’Italia, e – da quest’anno oltre le organizzazioni degli operatori olivicoli Cno, Unaprol e Unasco, sin dall’inizio partner di questa iniziativa – anche il FOOI, la Filiera Olivicola Olearia Italiana, inter - professione dell’intero settore, nel cui organismo di rappresentanza sono confluite le sigle citate insieme a industria, commercio e trasformazione del comparto olivicolo italiano.

Così, dopo il consueto e attento lavoro svolto nel corso delle selezioni regionali che ha portato a una short list di 99 finalisti, il compito di valutazione è passato a una giuria nazionale estremamente qualificata guidata da Angela Canale che ha lavorato all’assaggio delle etichette finaliste dal 27 al 31 Marzo. Un team esperto, consolidato, grazie al lavoro del quale saranno resi noti, sabato 1 aprile i nomi dei vincitori delle diverse categorie nella tipologia DOP (oli a denominazione di origine) e EXTRA (oli extravergine) fruttato leggero, fruttato medio e fruttato intenso.

A questi vanno aggiunti altri 4 premi speciali: Amphora Olearia, per la miglior etichetta, Premio Lekythos alla personalità straniera che si è particolarmente distinta per la diffusione della conoscenza dell’olio di qualità italiano in Italia e all’esteroMenzione Speciale Olio Extravergine Biologico e infine il Premio “Il Coraggio di fare Nuove Imprese Agricole” riservato alle aziende finaliste avviate nell’ultimo quinquennio.

La premiazione del 1° Aprile, evento attesissimo dai produttori, si svolgerà quest’anno a Perugia a partire dalle ore 10.30 presso la Sala dei Notari – Palazzo dei Priori in Piazza IV Novembre. La cerimonia di premiazione sarà preceduta, dopo i saluti istituzionali, da una Lectio magistralis del Professor Maurizio Servili, Professore ordinario di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università degli Studi di Perugia, incentrato sulla biodiversità olivicola come valore aggiunto del made in Italy.

Le aziende finaliste che si contenderanno i premi provengono dall’Umbria e Lazio (12), Puglia (10), Toscana e Sardegna (9), Sicilia e Abruzzo (8), Campania e Calabria (5), Veneto, Lombardia e Liguria(4), Marche (3), Molise e Trentino (2), Basilicata ed Emilia Romagna (1).

Ma il lavoro dell’Ercole Olivario non si esaurirà con la giornata di sabato 1 Aprile. Anzi, quella sarà soltanto l’occasione per porre le basi di un progetto che ha come obiettivo quello di accompagnare le aziende vincitrici attraverso una serie di tappe atte a promuovere le loro etichette. I vincitori delle varie categorie, infatti, saranno presenti agli stand che UNAPROL allestirà al Sol di Verona nel mese di aprile e a TUTTOFOOD di Milano, in maggio. La collaborazione del Consorzio Olivicolo Italiano con l’Agenzia ICE sarà, in entrambe le fiere di grande aiuto per le aziende vincitrici che potranno contare su incontri B2B e workshop dedicati alla promozione degli oli vincitori del concorso.

Si ricorda infine, a latere del Concorso, l’incontro formativo del 31 Marzo riservato stampa in tema che si svolgerà presso il Centro Congressi della Camera di Commercio di Perugia. L’evento, realizzato grazie alla collaborazione di UNAGA Unione Nazionale delle Associazioni Giornalisti Agricoltura, Alimentazione, Ambiente, Territorio, Foreste, Pesca, Energie Rinnovabili e della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) sarà incentrato sulla normativa per la prevenzione delle frodi.

Appuntamento al 1 Aprile a Perugia per conoscere i vincitori del 2017.

www.ercoleolivario.it

Vino&Export. Brexit: God save the... Prosecco!

Con +33% export, UK primo mercato delle più famose bollicine italiane.

La Brexit non scalfisce l’amore degli inglesi per il Prosecco con la Gran Bretagna che è diventata nel 2016 il primo mercato mondiale di sbocco dello spumante italiano con le bottiglie esportate che hanno fatto registrare un aumento record del 33% per un valore di 366 milioni di euro mai registrato prima. 

E’ quanto emerge dall’analisi divulgata dalla Coldiretti su dati Istat relativi al 2016 in occasione dell’avvio della procedura per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. In Gran Bretagna sono state spedite il 30% delle bottiglie esportate, in pratica quasi 1 su 3, nonostante il rapporto di cambio si sia fatto più sfavorevole con la svalutazione della sterlina. Una dimostrazione dell’apprezzamento conquistato dalle bollicine italiane che le rendono difficilmente sostituibili anche per l’ottimo rapporto prezzo qualità.

La Gran Bretagna è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali Made in Italy con un valore di ben 3,2 miliardi nel 2016, rimasto sostanzialmente stabile (+0,7%).  La voce più importante è rappresentata proprio dal vino e dagli spumanti seguiti dalla pasta, dall’ortofrutta, dai formaggi oltre un terzo dei quali è rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano ma va forte anche la mozzarella di bufala campana.

A preoccupare della Brexit non è solo la svalutazione della sterlina che rende più oneroso l’acquisto di prodotti Made in Italy, ma anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole. A pagare un conto salato sono state per ora le esportazioni di olio di oliva Made in Italy che con l’esito del referendum sono crollate con una riduzione record del 9%, dopo essere aumentate del 6% nella prima metà del 2016, secondo l’analisi della Coldiretti.

A pesare sugli acquisti di olio di oliva italiano è stato infatti anche il sistema di etichettatura a semaforo che la Gran Bretagna ha deciso indipendentemente di far adottare al 98% dei supermercati inglesi. L’obiettivo del semaforo era quello di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva e per promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale.

Vino&E-commerce: Il consumatore tipo appartiene alla “generazione X”

In Italia sono sopratutto i cinquantenni a comprare vino on-line.

Maschio, età media 48 anni, prezzo medio pagato a bottiglia pari a 13 euro, con preferenza verso i vini rossi: questo l’identikit dell’acquirente di vino on-line in Italia, come evidenziato da uno studio realizzato da Wine Monitor Nomisma in collaborazione con VINO75.COM.

Sebbene l’e-commerce pesi ancora per meno del 2% sulle vendite off-trade di vino in Italia, i tassi di crescita a doppia cifra percentuale che stanno interessando, anno dopo anno, gli acquisti in questo canale non possono passare certo inosservati, soprattutto da parte dei produttori.

E proprio in considerazione di questo sviluppo, Wine Monitor attraverso la partnership con VINO75.COM, l’enoteca specializzata per la vendita online nata a Firenze nel 2014 all’interno dell’acceleratore di startup Nana Bianca, ha realizzato un Report sul profilo dell’acquirente italiano di vino on-line.

L’approfondimento ha messo in luce come l’identikit del “consumatore tipo” riguardi una persona di genere maschile, di 48 anni di età (il 61% degli acquirenti appartiene alla cosiddetta “generazione X”, di fascia di età 36-55 anni), residente nelle regioni del Centro-Nord Italia e con una predilezione verso i vini rossi fermi e gli spumanti.

“Sebbene in Italia l’e-commerce del vino pesi in maniera ancora marginale sulle vendite totali, è indubbio che il trend sia in crescita; basti guardare a cosa sta accadendo al di fuori dei confini nazionali dove in mercati come Francia o Regno Unito l’incidenza delle vendite di vino on-line supera il 10% o addirittura il 20% nel caso della Cina”, dichiara Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma.

Sul fatto che si tratti di un fenomeno in crescita non ci sono dubbi e gli stessi produttori di vino ne sono consapevoli, così come hanno dichiarato le circa 200 imprese vinicole intervistate da Wine Monitor in occasione dell’approfondimento. “Già oggi circa il 50% delle imprese intervistate vendono on-line i propri vini – direttamente o tramite siti specializzati –, mentre un altro 17% ha intenzione di ricorrere a questo canale nei prossimi anni”, continua Pantini.

Ma quanto si spende mediamente nell’acquisto di vino on-line? Il prezzo medio di una bottiglia acquistata (da 0,75 ml, iva inclusa) si aggira attorno ai 13 euro, ma arriva a superare i 14 nel caso dei rossi fermi e degli spumanti. Facendo poi un confronto per fascia di età degli acquirenti, si scopre che i Millennials italiani, per quanto pesino meno (per ora) negli acquisti rispetto alla generazione X (36-55 anni) e ai baby boomers (56-65 anni), comprano però bottiglie più costose: nel caso dei rossi fermi il prezzo medio a bottiglia arriva vicino ai 16 euro mentre negli spumanti supera addirittura questo livello.

“Dalla nostra esperienza come piattaforma tecnologica di riferimento per le piccole e medie imprese vitivinicole di eccellenza, l’e-commerce rappresenta sempre di più un canale di vendita fondamentale per la strategia commerciale delle cantine” dichiara Andrea Nardi Dei, Fondatore e CEO di VINO75.COM.

“Il motivo risiede nel fatto che l’e-commerce valorizza il prodotto grazie a contenuti divulgativi facilmente fruibili, oltre a poter far raggiungere mercati lontani e complessi come quello cinese, dove la distribuzione tradizionale del vino italiano fatica ad entrare“ conclude Nardi Dei. In effetti, pur a fronte di una crescita di oltre il 30% nelle importazioni cinesi di vino dall’Italia registrata nel 2016 rispetto all’anno precedente, la quota dei nostri prodotti sul totale degli acquisti di questo paese resta ancora marginale, non arrivando al 6%. Qualche motivo ci sarà.

Vinitaly senza frontiere: Brexit, ma a Vinitaly è remain. 400 buyer in più dal Regno Unito

Nonostante le incertezze sul futuro commerciale inglese, cresce l’interesse per il vino italiano.

Al prossimo Vinitaly di aprile numerosi nuovi buyer inglesi, mai venuti a Vinitaly finora, si aggiungono agli altri colleghi in arrivo dal Regno Unito e di Brexit si parla con il direttore di Berkmann Wine Cellars, Alex Canneti, nel convegno su Vino e Gdo, in programma per lunedì 10 aprile.

«Seguiamo con attenzione le vicende della Brexit e il suo impatto sul commercio, in particolare del nostro vino. A oggi però sembra stia sortendo l’effetto contrario: a Vinitaly infatti si sono già stati registrati 400 nuovi buyer del Regno Unito mai venuti a Vinitaly, che si aggiungono agli oltre 500 presenti ogni anno». Lo ha detto, ieri in occasione dell’avvio ufficiale del processo di uscita di Londra dall’Unione Europea, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.

«Ovviamente – ha proseguito - è presto per prevedere cosa sarà del nostro vino nel secondo Paese importatore al mondo, ma ritengo che i freni commerciali non convengano a nessuno. Il Regno Unito esporta verso l’Ue l’equivalente annuo di 2,1mld di euro in liquori e distillati e importa dal Continente 1mld di bottiglie di vino per 2,6mld di euro. Un business, quello del vino Ue, che per la Wine and Spirit Trade Association (Wsta) britannica vale nel Regno Unito il 55% di un settore da quasi 20mld complessivi di euro. Confidiamo – ha concluso Mantovani – nella negoziazione da parte della filiera europea del vino, un prodotto che ha visto incrementare notevolmente i suoi consumi a scapito della birra».

Di Brexit si parla a Vinitaly (9-12 aprile, www.vinitaly.com), nel corso della tradizionale tavola rotonda su Vino e Gdo, con focus proprio sulle prospettive per il vino italiano nel canale della Grande Distribuzione in Gran Bretagna dopo l’uscita dall’Ue (lunedì 10 aprile, ore 10.30).

Sotto la lente i possibili effetti negativi, che per il direttore della potente Berkmann Wine Cellars, Alex Canneti – presente al convegno – possono rivelarsi non banali. «La Brexit – ha detto - è una sfida per le vendite dei vini europei poiché Australia, Sud Africa e Nuova Zelanda saranno i primi Paesi al mondo a istituire trattati bilaterali con il Governo inglese. L'unica soluzione a questa minaccia è consentire al Regno Unito un periodo di 10 anni per condividere le stesse condizioni commerciali e gli stessi oneri doganali dell’Unione Europea, oltre a negoziare un trattato di libero scambio. Ma certamente – ha concluso Canneti - i formaggi e il vino sono più esposti ai rischi rispetto ad altre forniture come le auto, le medicine e i prodotti finanziari, e quindi più oggetto di provocazioni politiche, come quella del segretario di Stato per gli Affari Esteri, Boris Johnson, che ha minacciato di alzare i dazi sul Prosecco».

Nel 2016, secondo l’Istat, le esportazioni di vino italiano hanno superato la cifra record di 763,8mln di euro (+2,3% sul 2015) grazie proprio alla performance del Prosecco. Scesi a 311,5mln di euro invece i volumi (-6,8%) ma in crescita il prezzo medio, a 2,45 euro/litro (+9,9%).

Vino&Cultura. Bere il territorio: Si conclude il Concorso Letterario Nazionale promosso da Go Wine. Ecco tutti i vincitori

La premiazione sabato 1 aprile ad Alba dove pubblico e vincitori incontreranno in sala lo scrittore Maurizio Maggiani, designato “Maestro di Bere il Territorio” di questa edizione.


Si svolgerà sabato 1 aprile presso la nuova Sala Fenoglio di Alba la Cerimonia Finale della XVI Edizione di “Bere il Territorio”, il Concorso Letterario Nazionale promosso da Go Wine che in questa edizione invita in particolare i partecipanti a raccontare il loro rapporto con il vino attraverso il viaggio e le sue emozioni.


Vincitore della sezione generale dedicata ai giovani tra i 16 e i 24 anni del concorso è Davide Giuseppe Lisa di Carmagnola (Torino) con il racconto “Alla ricerca del Syrah”, mentre Manuela Olivieri di Monte Compatri (Roma) si aggiudica il premio per la sezione generale riservata ai soggetti con età superiore ai 24 anni, con il racconto “All’altezza dei suoi occhi”.

Il riconoscimento della sezione speciale riservata agli Istituti Agrari va a Alessio Raffanti, Brando Falaschi, Maria Veronica Taddei, Eleonora Guidi e Alice Pietosi, studenti dell’Istituto “Patrizi” di Città di Castello (Perugia), per il progetto di recupero e propagazione di vitigni autoctoni dell’Alta Valle del Tevere.

Il premio speciale riservato a un libro edito nel corso del 2016 che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione va al giornalista e critico Gigi Padovani, per il volume “L’arte di bere il vino”, Totem editore.

La Giuria del concorso era composta da: Marco Balzano (scrittore), Giorgio Barberi Squarotti (Università di Torino), Gianluigi Beccaria (Università di Torino), Valter Boggione (Università di Torino), Margherita Oggero (scrittrice), Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri), Massimo Corrado (Associazione Go Wine).

Come già annunciato il riconoscimento de “Il Maestro” di Bere il territorio. va allo scrittore Maurizio Maggiani. Con la sua qualificata presenza lo scrittore conferisce prestigio all’iniziativa e si inserisce nell’albo d’oro di un premio attribuito negli anni a Luigi Meneghello, Niccolò Ammaniti, Claudio Magris, Lorenzo Mondo e Gianmaria Testa, Sebastiano Vassalli, Dacia Maraini, Alberto Arbasino, Enzo Bettiza, Franco Loi, Francesco Guccini, Pupi Avati, Raffaele La Capria e Gustavo Zagrebelsky.

Maurizio Maggiani, nato nel 1951, è un ligure di Castelnuovo Magra. Sospeso fra una rigida educazione cattolica e una tensione naturalmente anarchica e picaresca che lo accomuna all’amico Fabrizio De André, si è inventato la vita, di lavoro in lavoro, quindi approdando - negli anni Novanta - alla letteratura, con il plauso, fra gli altri, di Franco Fortini. Diversi premi ne hanno via via rilevato la statura: Viareggio e Campiello (per «Il coraggio del pettirosso»), Alassio («La regina disadorna»). Strega («Il viaggiatore notturno»). Con «Il Romanzo della Nazione» ripercorre la storia d’Italia, muovendo dall’Ottocento, celebrando la religione del lavoro, viatico verso la modernità, promessa di una nuova utopia.

Si chiude così quello che è diventato nel tempo un appuntamento ormai tradizionale e che rappresenta uno dei progetti culturali più significativi di Go Wine, associazione nazionale che opera a favore della cultura del vino e dell’enoturismo. Un Concorso che nasce nel 2001 per diffondere un concetto positivo del corretto consumo dei vini di qualità e per contribuire a dare rilevanza culturale al tema della viticoltura in un Paese di grandi tradizioni come l’Italia.

Durante questi mesi Bere il Territorio ha animato appuntamenti culturali che si sono svolti in alcune regioni italiane, con il contributo di molti soci ed enoappassionati.

Sostengono questa iniziativa la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e un Comitato di aziende vinicole italiane composto da: Aglianica Associazione Culturale - Rionero in Vùlture (Pz); Antica Distilleria Sibona - Piobesi d’Alba (Cn); Cantina del Barone - Cesinali (Av); Cantine dell’Angelo - Tufo (Av); Cantine Vitevis – Montecchio Maggiore (Vi); Consorzio Tutela dell’Ovada docg; Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese; Gostolai di Arcadu Giov. Antonio - Oliena (Nu); Il Cancelliere –Montemarano (Av); Vietti  - Castiglione Falletto (Cn).

Info: Go Wine, Via Vida 6 - 12051 Alba Cn Tel. 0173 364631 www.gowinet.it  gowine.editore@gowinet.it

mercoledì 29 marzo 2017

FIVI A VINITALY. INSIEME COME UNA GRANDE FAMIGLIA

115 le aziende presenti nello spazio espositivo riservato a FIVI al Vinitaly. Un banco informativo per conoscere meglio l'associazione. 

Saranno 115 i vignaioli aderenti alla FIVI che dal 9 al 12 aprile esporranno al Vinitaly nell'area collettiva riservata all'associazione all'interno del padiglione 8. Un banco informativo dell'associazione (stand B desk 1) sarà a disposizione per aggiornare i visitatori sulle ultime battaglie portate avanti dalla Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti.

Molti i temi caldi affrontati nell'ultimo periodo: dall'approvazione del Testo Unico del Vino alla questione del voto nei Consorzi, alla discussione sul nuovo disegno di legge sull'enoturismo. Ma ci sarà spazio anche per le prossime iniziative, come il Mercato dei Vini di Roma (13-14 maggio 2017).

“Anche quest'anno gli stand a nostra disposizione sono andati a ruba - sottolinea Matilde Poggi, presidente FIVI - Il successo dello spazio collettivo FIVI a Vinitaly è la testimonianza di come i vignaioli che vi aderiscono si sentano parte di una grande famiglia dove si sta bene e si lavora per obiettivi comuni. Il solo rammarico è che non abbiamo potuto esaudire tutte le richieste”.

L'Area FIVI è al Padiglione 8, stand B8/B9, C8/C9, D8/D9, E8/E9.

FIVI - Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti 

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta".

Attualmente sono quasi 1000 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 10.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 70 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 240 milioni di euro. I 10.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49 % in regime biologico/biodinamico, per il 20 % secondo i principi della lotta integrata e per il 31 % secondo la viticoltura convenzionale.

La storica bottiglia delle Langhe sempre più trait d’union tra vino e territorio d'origine. Al via la campagna di comunicazione Albeisa B.O.C.G.

L’Associazione Albeisa si rifà l’immagine portando la storica bottiglia Albeisa al centro di una campagna di comunicazione internazionale che sarà presentata in occasione del Vinitaly.


Albeisa B.O.C.G., l’inimitabile bottiglia nata per custodire l’unicità dei vini albesi, si fa protagonista di una campagna di comunicazione volta a celebrare l’indissolubile legame tra i pregiati vini delle Langhe e il loro straordinario territorio di origine.


Questo il messaggio che l’Unione produttori vini albesi che ad oggi vede più di 300 soci, lancerà in occasione del Vinitaly, uno dei più famosi saloni del vino in programma dal 9 al 12 aprile a Verona.

«Finora le attività promosse da Albeisa si sono concentrate sulla promozione dei vini del territorio delle Langhe, dando vita a eventi di rilievo come l’anteprima internazionale per la stampa Nebbiolo Prima» racconta Alberto Cordero di Montezemolo, presidente dell’Unione produttori vini albesi. «Al centro della nostra nuova campagna comunicativa, invece, c’è proprio la bottiglia in sé, la sua storia e i valori che rappresenta per i produttori che la utilizzano».

Giocando sull’acronimo B.O.C.G. (Bottiglia di Origine Controllata e Garantita), gli assi portanti della campagna saranno appunto il rispetto del territorio, la qualità e la garanzia del prodotto. L’obiettivo è far sì che il consumatore associ sempre più automaticamente la bottiglia Albeisa al territorio delle Langhe, dando vita a un inscindibile trait d’union tra i vini e il luogo da cui prendono vita. Si svilupperà attraverso l’aspetto digital su sito e social network, oltre a una nuova campagna adv e di sensibilizzazione verso il consumatore in primis ma anche verso i giornalisti, gli operatori e gli opinion leader sia in Italia che all’estero.

Si rivolgerà infatti ad un pubblico sempre più attento e giovane. Come rilevato da uno studio condotto da Nomisma Wine Monitor e presentato a Bologna lo scorso venerdì, per i Millenials il packaging risulta essere oggi uno dei principali driver di scelta nell’acquisto e nel consumo del vino. I dati indicano infatti che il 70% dei Millennials italiani è attratto da bottiglie con design innovativo o particolare.

La bottiglia ALBEISA nasce sul finire del 1700 per volontà dei produttori dell’albese che desideravano avere una bottiglia unica per i propri vini. Nel 1973 la produzione della bottiglia viene regolamentata tramite un preciso Statuto messo in atto per disciplinare e controllare l’utilizzo del contenitore. Il suo utilizzo è tutelato dall’ “Associazione Produttori Vini Albesi” che ne indica la possibilità di impiego e fornisce un dettaglio sulle varietà e le DOC/DOCG che essa può contenere.

Comuni colpiti dal terremoto. Agevolazioni per l'insediamento di giovani in agricoltura

Da oggi, se avete tra i 18 e i 40 anni e volete intraprendere un’attività in campo agricolo o acquistare un’azienda di settore, potete ottenere mutui agevolati: 65 milioni di euro a disposizione, di cui 5 milioni destinati esclusivamente a chi avvia un’impresa nei comuni colpiti dal terremoto nel 2016.

Lo ha comunicato ieri in un post, sulla sua pagina ufficiale facebook, il Ministro del Mipaaf Maurizio Martina. Per presentare le domande c’è tempo fino al 12 maggio e potete farlo a questo link sul sito di Ismea: http://bit.ly/1Os7dhX.

Dal 1 gennaio 2017, come previsto dalla legge di bilancio, per gli under 40 che aprono un’azienda agricola è già prevista l’esenzione totale per tre anni dal versamento dei contributi previdenziali e che fa capo all'iniziativa ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale ed in armonia con la normativa comunitaria, nazionale e regionale, che intende sull’intero territorio nazionale l’insediamento di giovani in agricoltura.

A tal fine, è stato predisposto uno specifico regime di aiuto denominato “Agevolazioni per l’insediamento di giovani in agricoltura”, registrato presso la Commissione Europea con il numero SA 40395. Il regime prevede l’erogazione di un premio in conto interessi nell’ambito di interventi fondiari riservati ai giovani che si insediano in aziende agricole in qualità di capo azienda.

Il regime d’aiuto è applicabile sull’intero territorio nazionale nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo. Si tratta di un nuovo strumento che viene messo a disposizione per favorire il ricambio generazionale e dare così una nuova spinta al comparto.

Nei giorni scorsi ricorda poi il Ministro, è stata presentata anche la ‘Banca delle terre agricole’, (qui tutte le info http://bit.ly/2nGXwKe) che, per la prima volta in Italia, consente a chi cerca terreni pubblici in vendita da poter coltivare di accedere facilmente al database nazionale.

"Siamo il Paese europeo con il maggior numero di aziende agricole giovani con oltre 50mila attività guidate da under 35 e il nostro obiettivo, come Governo, è portarle dal 5 all’8%". Lo facciamo con azioni concrete e utili." - ha detto Martina.

"Investire nella terra significa investire nel futuro. Molti ragazzi hanno già raccolto questa sfida e noi li sosteniamo ogni giorno per vincerla insieme" - conclude nel post Martina.

Miglioramento varietale viticolo. Nasce in Toscana vigneto sperimentale sostenibile

Accordo FEM con Banfi, nasce in Toscana un vigneto sperimentale sostenibile Collaborazione nel campo del miglioramento varietale viticolo. Banfi testerà 8550 barbatelle FEM. Il progetto sarà ampiamente illustrato a Vinitaly, nell'ambito di una conferenza stampa in programma lunedì 10 aprile 2017, alle ore 11, presso lo stand di Banfi (Pad. 9/D6). 

Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige e Banfi società agricola di Montalcino hanno sottoscritto un accordo di sviluppo e cooperazione tecnologica nel campo del miglioramento varietale viticolo, che prevede la creazione di un campo sperimentale in Toscana, dove saranno allevati otto prototipi di varietà selezionate dall'attività di miglioramento genetico FEM per la loro tolleranza alla botrite. 

Si tratta di 6750 barbatelle che verranno collocate in due impianti di due ettari ciascuno nel comune di Montalcino, dove l'azienda Banfi dispone di 2800 ettari di proprietà. Si tratta di varietà derivanti da incroci di Vitis vinifera tolleranti alla botrite. Nell'impianto saranno messe a dimora anche altre varietà prodotte dalla ricerca di San Michele: precisamente 900 barbatelle di Iasma Eco 1 e 900 barbatelle di Iasma Eco 2 già iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite per vino, che Banfi testerà in campo per valutarne le potenzialità enologiche e per ottenere l'iscrizione nell'elenco dei vitigni per l'impianto di vigneti in Toscana.

Il direttore generale, Sergio Menapace, che ha sottoscritto l'accordo con Banfi, spiega: “Con la firma di questo accordo si consolida un rapporto di collaborazione con un'azienda che ha una forte propensione all'innovazione e ricerca, in un'areale viticolo italiano importante e al contempo si contribuisce a far conoscere e valorizzare la qualità del lavoro di miglioramento genetico e varietale in campo viticolo svolto da FEM”.

“Per Banfi questo, oltre che a rafforzare i rapporti con FEM, rappresenta un passo naturale nel percorso di ricerca e innovazione intrapreso 40 anni fa. Il nostro desiderio di conoscenza è, ed è sempre stato, un forte stimolo per migliorarsi interpretando il cambiamento, sempre nel pieno rispetto del territorio in cui operiamo” dichiara Enrico Viglierchio, direttore generale di Banfi.

L'obiettivo è rendere la viticoltura sempre più sostenibile e quindi ridurre l'impatto ambientale. Il responsabile dell'Unità miglioramento genetico della vite, Marco Stefanini, sottolinea: “Noi ricercatori siamo interessati ad osservare il comportamento di genotipi selezionati in ambienti differenti, arricchendo le nostre conoscenze e trasferirle in altri ambienti” .

“Per noi la salvaguardia del patrimonio culturale ed ambientale è stato un punto di riferimento fin dall’inizio”, dice Rudy Buratti, direttore enologo di Banfi. “E oggi, che il concetto di sostenibilità è molto più sentito da un consumatore sempre più attento ed informato, l’interesse verso queste varietà eco-sostenibili sta crescendo. La sperimentazione permetterà di diversificare le strategie di difesa e definire, quindi, un Protocollo Banfi”.

martedì 28 marzo 2017

Disciplinari di produzione. Con MGA e Roero Arneis Riserva a Roero Days si presentano le nuove sfide.

Durante la seconda edizione di Roero Days, quest’anno giunta a Milano, il Consorzio di Tutela Roero ha annunciato le novità del disciplinare che decretano per il Roero l’ingresso nelle più grandi denominazioni italiane.

Significative novità per il Roero. Ad annunciarle è stato il presidente Francesco Monchiero in occasione della seconda edizione di Roero Days a Milano, che ha visto la partecipazione di 1300 visitatori tra giornalisti, operatori del settore e consumatori appassionati.

Le notizie più importanti riguardano il disciplinare di produzione. Dalla vendemmia 2017, infatti, saranno introdotte ufficialmente le “Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA), che corrispondono alla formalizzazione per legge dei “Cru”.

“Le MGA sono oggi l’unico strumento legislativo che permette di regolamentare la zonazione – afferma il presidente Francesco Monchiero. "Siamo la terza denominazione italiana a raggiungere questo traguardo. Il lavoro è durato 8 anni ed è stato complesso ma, con la collaborazione di tutti i produttori, siamo riusciti a ottenere il risultato. Le MGA del Roero sono 135, di cui 19 sono Comunali. I criteri utilizzati sono stati rigidi. Pre requisito era l'effettiva presenza di viti in quel territorio, una superficie minima di 10 ettari con la presenza di almeno 3 produttori. Inoltre abbiamo escluso dalle MGA i fondovalle. Il risultato è una carta omogenea."

La seconda importante novità annunciata è l’introduzione della tipologia Riserva per il Roero Arneis docg. “Questa tipologia dà un nuovo spessore e complessità a questo vino. Il disciplinare prevede che ci si possa fregiare del Riserva per vini commercializzati a partire dal 1° marzo del secondo anno dalla vendemmia.“

Anche in occasione di Roero Days, le degustazioni guidate hanno dimostrato una pregevole longevità ma anche come le diverse espressioni del Roero e del Roero Arneis si possano confrontare con altri grandi vini italiani. Durante gli approfondimenti sono intervenuti firme importanti del giornalismo di settore.

L’evento è stato anche una grande occasione per fare squadra. Ben 54 produttori, presenti personalmente, nelle sale del Museo dei Navigli, hanno comunicato tutti assieme i valori di un territorio affascinante.

“A Roero Days i produttori si sono riuniti per parlare tutti assieme di Roero. Credo che questo sia un grande segno di maturità. Il Roero vuole penetrare nel mercato e restarci a lungo, senza diventare un vino solo di moda. Far conoscere gli uomini che stanno dietro questo vino credo sia il mezzo più efficacie.”  - ha concluso il presidente Monchiero.

Export. Cifre positive e grande interesse per i vini siciliani. Il report Wine Monitor Nomisma

Assovini e UniCredit: nel 2016 export di vini siciliani in aumento. I dati confermano un trend che si rispecchia sull'interesse per Sicilia en Primeur.

“Nel 2016 la Sicilia è stata una delle 10 regioni top per valore di export di vino. La Sicilia, insieme alla Puglia, è la regione che è cresciuta di più. In ordine di peso percentuale, i mercati dove il vino siciliano viene esportato sono: Usa (18,6%), Germania (16,7%), UK (9,4%), Svizzera, Svezia, Canada, Francia, Giappone, Cina, Russia. Usa e Cina sono i paesi dove l’esportazione è in crescita”.

Lo ha affermato il direttore regionale Sicilia di UniCredit, Salvatore Malandrino, durante la conferenza stampa di presentazione della prossima edizione di "Sicilia en Primeur" tenutasi a Palermo venerdì scorso. L’evento di presentazione della vendemmia 2016 alla stampa italiana ed estera è in programma dal 25 al 29 aprile a Catania, nel parco di Radicepura e sarà l'occasione per degustare fino a 350 etichette diverse in rappresentanza dell’intera Isola.

"I dati di UniCredit confermano un trend che si rispecchia sull'interesse che sta suscitando Sicilia en Primeur: hanno chiesto di partecipare oltre 100 giornalisti provenienti da 22 Paesi e per la prima volta saranno presenti alcuni buyer istituzionali" ha detto Francesco Ferreri, presidente di Assovini.

"L'imbottigliato di vini Igt e Doc, in Sicilia, è in aumento" ha sintetizzato Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini e del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. "C'è un altro dato che è importante sottolineare: la Doc Sicilia registra un +11,05% nell'anno 2016 senza che ciò abbia avuto riflessi negativi sui vini Igt Terre Siciliane e Doc territoriali che, al contrario, vedono aumentato il volume della loro produzione. La Doc Sicilia, nel 2016, ha raggiunto il numero di 26,8 milioni di bottiglie".

IL REPORT  WINE MONITOR NOMISMA

“La Sicilia occupa il quarto posto in Italia nella produzione regionale di vino, ha registrato anche nel 2016 una crescita assai significativa nel dato relativo all’export, il 70% delle produzioni rivendicate è DOP/IGP ed è in testa alla classifica delle superfici biologiche italiane. Sono questi i motivi per cui il settore del vino è strategico per la nostra banca" ha aggiunto Malandrino. "In dettaglio, la Sicilia occupa il quarto posto nella produzione regionale di vino (5,6 mln di ettolitri, 12% del totale, dato 2015; fonte Wine Monitor Nomisma) dopo il Veneto, la Puglia e l’Emilia Romagna. La Sicilia ha la maggiore superficie vitata nazionale (oltre 110mila Ha, di cui 25 mila biologica) ed è in testa alla classifica delle superfici biologiche italiane: 25 mila ettari su 68 mila, pari al 37%.

“Le imprese attive nel settore del vino nostre clienti in Sicilia sono circa 1.100" ha proseguito Malandrino. "La nostra quota di mercato sui finanziamenti al settore è assai elevata, pari al 27%. UniCredit è un Gruppo Pan-Europeo solido con un modello di banca commerciale semplice e con una piattaforma di Corporate & Investment Banking perfettamente integrata che mette a disposizione dei suoi 25 milioni di clienti una rete unica in Europa Occidentale e Centro Orientale. Nel 2016 abbiamo realizzato in Sicilia diverse iniziative formative per le imprese del settore per potenziare le competenze specialistiche sull’export management e approfondire le tematiche relative all’internazionalizzazione. Inoltre abbiamo organizzato incontri di orientamento dedicati a singoli Paesi, gli International Forum, ed incontri Business to Business fisici e digitali tra imprese italiane e controparti estere”.

Ferreri ha confermato dal suo osservatorio le cifre positive dell'export dei vini siciliani: "Nel 2017 prevediamo un aumento del trend di vendite del 5-6 per cento. Assovini raggruppa 78 aziende, e i dati in nostro possesso ci dicono che del vino prodotto nelle nostre cantine, per un valore di quasi 300 milioni di euro, il 60% è destinato ai mercati esteri. Possiamo contare su una qualità dei vini che migliora ogni anno, grazie anche alla sempre maggiore attenzione che le aziende hanno nella fasi di produzione e nel rispetto del territorio. Registriamo una presenza ancora più capillare nei mercati internazionali di vini siciliani e siamo testimoni di un interesse in crescita verso la nostra isola da parte di esperti di vino, consumatori e turisti attratti dalle aziende vinicole".

SICILIA EN PRIMEUR – IL PROGRAMMA

"Durante Sicilia en Primeur" ha anticipato Ferreri, "si terranno alcune master class - riservate ai partecipanti alla manifestazione - che saranno guidate da 5 master of wine che avranno il compito di raccontare il vino siciliano dal punto di vista dei più importanti studiosi di vino al mondo. Questo non solo per avere una chiave di lettura differente sui nostri vini, ma per offrire a tutti un momento di grande crescita e di analisi su quanto fatto negli anni per la qualità e la territorialità dei nostri vini".

A Sicilia en Primeur, oltre alle degustazioni dei vini della vendemmia 2016 dedicate ai professionisti del settore e ai giornalisti provenienti da tutto il mondo, si parlerà di paesaggio vitivinicolo quale elemento che lega la storia millenaria della nostra isola all'obbligo etico che tutti dobbiamo avere per difenderla e tramandarla ai nostri figli.

Durante l'anteprima si discuterà - con docenti, esperti, giornalisti - dei valori etici e sostenibili seguiti dalle aziende vinicole siciliane, sottolineando l’importanza di una viticoltura green, attenta a salvaguardare la biodiversità e a limitare gli impatti sull’ambiente.

“La salvaguardia dell’ambiente e la tutela del territorio sono tematiche sempre più fondamentali per la viticoltura e in special modo per le aziende di Assovini Sicilia” ha aggiunto il presidente di Assovini, Ferreri. “Avere organizzato Sicilia en Primeur sullo sfondo del Radicepura Garden Festival è stata un’opportunità irrinunciabile per il vino siciliano che ha fatto della green filosofy la sua bandiera: non potevamo perdere questa opportunità di presentare la Sicilia in sinergia con altri comparti agricoli che come il vino rappresentano l'eccellenza esportata nel mondo".

Assovini Sicilia è un’associazione che riunisce 76 aziende vitivinicole siciliane di piccole o grandi dimensioni, accomunate da tre elementi: il controllo totale della filiera vitivinicola dal vigneto alla bottiglia, la produzione di vino di qualità imbottigliato e la visione internazionale del mercato.
Radicepura è un parco incantevole e polifunzionale incastonato nella terra di Sicilia. Il parco si trova a Giarre, in provincia di Catania, in un territorio unico, a metà strada tra l’Etna e il Mar Ionio. Nasce dal sogno di un uomo, Venerando Faro, che qui ha esaltato la sua esperienza storica nel campo del florovivaismo internazionale: 5 ettari, 3000 specie di piante, la Banca dei Semi, le strutture dedicate all'accoglienza congressuale e agli eventi privati. Spazi diversi in un luogo unico, che si propone come punto di riferimento per il turismo congressuale ma anche centro di eccellenza per ricercatori, paesaggisti, operatori del verde e appassionati tutti.

Radicepura Garden Festival (21 aprile – 21 ottobre 2017) è il primo evento internazionale sul Garden Design del Mediterraneo che coinvolge i protagonisti del paesaggismo, dell’arte e dell’architettura. Il festival nasce con l’obiettivo di valorizzare il verde, come motore di sviluppo di Italia ed Europa, attraverso iniziative, eventi e linguaggi culturali: dalla musica alle installazioni artistiche, dalla botanica ai percorsi enogastronomici. Il tema di questa prima edizione è “Esperienze mediterranee”.