giovedì 31 agosto 2017

ENOTURISMO: DA SABATO CANTINE APERTE IN VENDEMMIA IN 14 REGIONI


Diploma del vignaiolo, taglio dei grappoli, pigiatura ‘vintage’; ma anche vinoterapia post-vendemmia, cernita di uva-cult come quella per l’Amarone, laboratori sulla raccolta dedicati ai bambini. 

Inizia dopodomani ‘Cantine Aperte in Vendemmia’, la maratona a cura del Movimento turismo del vino (Mtv) di scena sino alla seconda metà di ottobre in 14 regioni italiane. Sono quasi 150 le cantine socie Mtv che hanno scelto di condividere con gli enoappassionati il momento chiave di ogni vignaiolo tra i filari, le cantine e le corti delle aziende agricole.

Si parte dal Piemonte (2 settembre – 16 ottobre), dove oltre alla vendemmia (con diploma), alla vinoterapia e a contest fotografici, ad Altavilla si potrà sapere tutto sui distillati, grazie a percorsi guidati e a una mostra sulla grappa. Ai blocchi di partenza anche la Campania, dove si parte da Avellino il 2 settembre e si prosegue fino a fine ottobre tra pranzi in vigna e degustazioni, ma anche balli country e cacce al tesoro. Si prosegue in Lombardia (25 cantine), da domenica 3 e per tutto il mese di settembre, con una colazione in vigna prima del lavoro e programmi dedicati ai bambini. Per Toscana e Veneto, 2 regioni a forte vocazione enoturistica, si dovrà attendere la settimana successiva: in Toscana saranno 2 i fine settimana in campagna (8-10 e 15-17 settembre), mentre il Veneto prevede iniziative dal 10 settembre sino al 22 ottobre. Sempre il 10 settembre, 15 aziende abruzzesi si daranno appuntamento a Ortona con il ‘Cammino dei Vignandanti’: 18 km di wine-trekking tra le vigne ortonesi e circa 50 etichette in degustazione. Data singola anche per Umbria e Puglia dove, il 24 settembre, si festeggerà in vigna l’arrivo dell’autunno con autentici tour del gusto.

Per info e programmi: www.movimentoturismovino.it

Ricerca. Innovazione varietale, agricoltura di precisione, sostenibilià e con il Guyot, il frutteto simile a un moderno vigneto

Difesa, sistemi produttivi, forme di allevamento, innovazione varietale e distribuzione ottimale degli agrofarmaci, ecco gli elementi chiave per una frutticoltura del domani.

In Trentino, gli esperti dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige sono impegnati ogni giorno con sperimentazioni e ricerche. Come quelle che puntano alla “frutticoltura di precisione”, basata su una nuova generazione di macchine intelligenti, che gestiranno il controllo della carica e della qualità dei frutti in pianta fino ad arrivare alla robotizzazione delle operazioni colturali e della raccolta. 

I principali risultati delle sperimentazioni nella frutticoltura di fondovalle, sono state mostrate al mondo agricolo, nell'ambito della giornata tecnica recentemente svoltasi presso Maso Part, azienda sperimentale della Fondazione Edmund Mach situata a Mezzolombardo. Ben 370 frutticoltori presenti per conoscere la gestione sostenibile e innovativa del frutteto tra cui un centinaio di frutticoltori altoatesini in visita, per conoscere una particolare forma di allevamento a parete stretta attualmente allo studio dei tecnologi di San Michele.

“Frutteti a Guyot” per una frutticoltura di precisione e distribuzione ottimale degli agrofarmaci. 

Alberto Dorigoni e Franco Micheli hanno presentato i vantaggi offerti dalle diverse tipologie di frutteto in parete. Il collaudato biasse (Bibaum) a 3.5 metri tra le file, che richiede l’uso dei carri raccolta e produce 80-100 tonnellate di frutta di ottima qualità, è stato affiancato dai più moderni e stretti multi-asse a 2.5 metri tra le file. L’attenzione è però puntata sulla loro evoluzione, sui frutteti a Guyot singolo e doppio, ancora più stretti, che rappresentano la possibilità di abbandonare le forme di allevamento tradizionali in favore di un sistema basato su un cordone orizzontale da cui si protendono verso l’alto numerosi rami verticali, privi di ramificazioni secondarie. Il frutteto così ottenuto, che con la potatura meccanica mantiene una larghezza di appena 40 cm ed è simile ad una moderno vigneto, grazie alla distanza tra le file di appena 2 metri può raggiungere le produzioni dei sistemi tradizionali senza carri raccolta.

Si apre così la strada alla “frutticoltura di precisione” del futuro, basata su una nuova generazione di macchine intelligenti, che gestiranno il controllo della carica e della qualità dei frutti in pianta fino ad arrivare alla robotizzazione delle operazioni colturali e della raccolta. Daniel Bondesan ha spiegato che la forma di allevamento in parete stretta si presta particolarmente ad essere trattata con tecnologie innovative come l'impianto fisso, in visione a Maso Part, e con macchine a recupero di prodotto. Ma anche attraverso una corretta regolazione delle macchine più tradizionali, come le torrette, si ottiene una copertura ottimale della vegetazione e una riduzione della deriva, cioè della dispersione dell'agrofarmaco nell'ambiente.

Innovazione varietale: attenzione alle resistenze genetiche.

Focus sui risultati raggiunti dalla Fondazione Mach nell’ambito del programma di miglioramento genetico del melo, iniziato nel 1999, con la presentazione da parte del ricercatore Pierluigi Magnago delle migliori varietà/cloni, presenti nelle parcelle sperimentali dell’azienda di Maso delle Part. Il miglioramento genetico, soprattutto nel breeding classico, è legato ai cicli della natura e richiede tempi relativamente lunghi -ha spiegato Magnago-. Questo comporta la necessità di anticipare lo studio di caratteri che in futuro potranno concretizzarsi in maggiori e nuove opportunità produttive, commerciali ed in definitiva economiche. L’orientamento e la sensibilizzazione sociale verso tematiche quali la sostenibilità ambientale, e la salubrità dei prodotti hanno riportato l’attenzione, anche dei produttori, sul tema delle resistenze genetiche. In quest’ambito sono riposte molte aspettative per una frutticoltura a minor impatto ambientale. Dal 2010 il Consorzio Innovazione Frutta, nato dall’accordo tra il mondo produttivo e la Fondazione, si integra nella filiera della produzione di nuove varietà selezionando quelle che si ritengono più adatta all’ambiente trentino ed in un secondo momento quelle che possono interessare altri ambienti vocati nel mondo. Ad oggi 5 varietà selezionate in FEM sono state registrate e altre sono tutt’ora in prova in numerosi ambienti trentini come anche in Sud Africa, Sud e Nord America. Sono state quindi presentate le potenzialità attuali di alcune nuove accessioni, problematiche e possibili sviluppi futuri.

Sistemi produttivi: pero e ciliegio, valide alternative al melo.

Nicola Dallabetta ha spiegato che la scelta del tipo di pianta è determinante per ottenere una rapida entrata in produzione. La densità d’impianto condiziona i costi iniziali e le operazioni di gestione del frutteto. Impianti intensivi richiedono appropriate modalità di potatura mirate a ottenere elevate e costanti produzioni mantenendo anche una buona qualità dei frutti. Il portinnesto è connesso alla scelta della cultivar e può influenzare la forma di allevamento da utilizzare. Pero e ciliegio costituiscono due valide alternative alla coltura del melo col quale si integrano facilmente. Queste specie presentano al giorno d’oggi una ampia scala di scelta di portainnesti e forme di allevamento da adottare in impianti ad alta densità. Sistemi alternativi al tradizionale vaso sono oggetto di studio alla Fondazione Edmund Mach. Dai primi risultati il sistema “Bi-asse” ha dimostrato ottima performance produttiva e buon controllo della vigoria della pianta.

Difesa in frutticoltura biologica: ticchiolatura annata tranquilla.

Luisa Mattedi ha fatto il punto sull'andamento della ticchiolatura e sui primi risultati delle esperienze di gestione del patogeno. Sotto questo profilo la stagione è risultata tranquilla. Ha parlato poi di andamento dei principali fitofagi del melo con un aggiornamento della situazione degli scopazzi del melo nelle aziende della Fondazione. L'argomento patogeni fungini è stato completato parlando di fumaggini e Marssonina. In merito ai fitofagi si è parlato di afidi, carpocapsa, patogeni minori.

mercoledì 30 agosto 2017

Eventi. Bollicine e cultura, al Festivaletteratura si brinda con il nuovo Spumante Garda Doc

Il Consorzio Garda Doc e Festivaletteratura insieme all’insegna della qualità. Degustazioni aperte al pubblico accompagneranno uno dei più importanti eventi culturali del panorama italiano e non solo. A Mantova da mercoledì 6 a domenica 10 settembre 2017. 

La fragranza delle bollicine del nuovo Spumante Garda Doc incontra il raffinato talento dei grandi autori protagonisti della ventunesima edizione di Festivaletteratura, appuntamento all’insegna del divertimento culturale che si tiene ogni anno a Mantova dal 1997. 

Sarà infatti il nuovo Spumante Garda Doc a riempire i calici di uno degli appuntamenti culturali italiani più attesi, che porta ogni anno, nella città dei Gonzaga, artisti provenienti da tutto il mondo, oltre a centotrentamila visitatori. Quella che si celebrerà a Mantova è l’unione di due culture: quella enologica, frutto dell’antica tradizione dei viticoltori del Garda, e quella di autori internazionali capaci di catturare gli occhi e la fantasia di lettori che popolano ogni angolo del pianeta.

La cinque giorni di incontri con autori, reading, percorsi guidati, spettacoli e concerti ospiterà narratori e poeti di fama internazionale, le voci più interessanti delle letterature emergenti, e ancora saggisti, musicisti, artisti, scienziati, secondo un’accezione ampia e curiosa della letteratura, che non si nega alla conoscenza di territori e linguaggi lontani dai canoni tradizionali.

A celebrare un evento di questo spessore sarà il lancio in edizione limitata del Garda Doc Collezione Brut 2016, prodotto nel grande anfiteatro naturale del Benaco, in uno degli angoli più belli d’Italia, dalle mani di produttori capaci di esprimere al meglio l’importante variabilità ampelografica delle dieci denominazioni che compongono la Doc Garda.

Lo Spumante Garda Doc è la sfida più importante del Consorzio di Tutela che ha portato a termine la modifica del disciplinare di produzione con l’inserimento della tipologia spumante bianco che per decreto deve riportare in etichetta il solo nome della denominazione Garda.

Un palcoscenico di altissimo livello come quello del Festivaletteratura di Mantova è il teatro ideale per presentare un progetto che non è solo enologico ma anche culturale, di esaltazione del grande patrimonio del Made in Italy di eccellenza.

Il Garda doc accompagnerà alcuni dei momenti salienti del Festival, a partire dalla sua inaugurazione in programma il 6 settembre, dalle 11.30 alle 13, in piazza Sordello e dall’appuntamento dedicato a stampa e produttori del 7 settembre. Le bollicine Garda doc brinderanno anche all’incontro con Christophe Bolstanski intervistato da Bruno Gambarotta che andrà in scena il 9 settembre, dalle ore 19.15 alle ore 20.30, presso la Basilica Palatina di Santa Barbara.

Per tutta la durata di Festivaletteratura, all’interno dello splendido palazzo Castiglioni, nel cuore della città dei Gonzaga, un aperitivo Garda Doc darà il benvenuto ad ospiti, autori, case editrici e personalità che animeranno questo appuntamento culturale e sarà anche la bollicina dell’Area Food del Festival, dedicata ai grandi protagonisti della ventunesima edizione.

Appassionati di letteratura, turisti e curiosi che parteciperanno a questo atteso evento potranno inoltre concedersi un momento di relax con un calice di Garda Doc nell’aperitivo proposto, anche nella formula miscelato a pranzo e a cena, durante i cinque giorni dal Festival — dal Bar Venezia Caffe Letterario di Piazza Guglielmo Marconi. Un’evasione sensoriale, da assaporare in compagnia di un buon libro.

Formazione. La vitivinicoltura italiana arriva nelle Università cinesi

Le Doc e gli autoctoni italiani sotto la lente degli studenti del Collegio Enologico della Northwest Agriculture and Forestry University di Yangling, nello Shaanxi. 

A salire in cattedra in una delle top 3 università cinesi per qualità dell’insegnamento e della ricerca in campo agricolo Sophie Shen, insegnante certificata della Taste Italy! Wine Academy di Business Strategies, che ha tenuto oggi una classe speciale del 3° livello WSET. 

Dopo un excursus dalla storia della viticultura italiana alle denominazioni di origine, fino alle etichette e alla geografia del vino italiano, gli studenti hanno degustato 6 vini dalle principali regioni vinicole italiane e sostenuto l’esame per la certificazione Taste Italy!.

La Northwest Agriculture and Forestry University fa parte del “Project 985", un’iniziativa governativa che riunisce 39 tra le migliori università nella Repubblica Popolare Cinese, mentre la Taste Italy! Wine Academy è la prima wine school italiana interamente dedicata ai winelovers cinesi, fondata da Business Strategies a Shanghai nell’aprile dello scorso anno.

Vitivinicoltura. FEM: Velasco dirigerà il CREA. Si rinnova la collaborazione tra i due prestigiosi enti

Riccardo Velasco alla direzione del Crea viticoltura ed enologia e Andrea Segrè nominato dal ministro Martina nel consiglio scientifico del CREA: “Collaborazione ancora più stretta tra i due enti”. 

Da venerdì 1 settembre Riccardo Velasco, fino ad oggi responsabile del Dipartimento genomica e biologia delle piante da frutto alla Fondazione Edmund Mach, assumerà l’incarico di direttore del Centro di viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA). Inoltre, nelle scorse settimane, il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, è stato nominato dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, nel consiglio scientifico dello stesso ente di ricerca.

Nella seduta del 10 agosto Riccardo Velasco ha salutato il Consiglio di amministrazione della Fondazione Mach in vista del suo passaggio al centro di ricerca con sedi a Conegliano Veneto (TV), Asti, Gorizia e Turi (BA). Il ricercatore aveva iniziato a lavorare a San Michele all’Adige nel 1999. Come responsabile del Dipartimento genomica ha coordinato, tra le altre cose, i progetti di sequenziamento della vite e del melo.

“Ringrazio la Fondazione per le opportunità di crescita professionale che mi sono state fornite con questi e molti altri progetti. Insieme abbiamo costruito un percorso importante”, spiega Velasco. "Gli ottimi rapporti con i colleghi e con la Fondazione stessa sono il punto di partenza per una forte sinergia che può essere incrementata soprattutto nel settore strategico della viti-enologia. Questo anche in funzione del nascente corso di laurea ospitato nel Centro Agricoltura Alimenti Ambienti (C3A) con il quale ho intenzione di mantenere stretti rapporti, anche di insegnamento”.

Il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, si è complimentato con il dott. Velasco per la posizione raggiunta, nell’auspicio di una rinnovata collaborazione tra FEM e CREA. Una collaborazione che potrà giovare anche della recente nomina di Segrè, da parte del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, come membro del primo consiglio scientifico dell’ente di ricerca. “Ci tengo particolarmente a ringraziare il ministro per questo importante incarico in uno degli enti vigilati dal Mipaaf”, commenta il presidente FEM, Andrea Segrè. “Sono sicuro che questa nomina non potrà che dare ulteriore slancio al rapporto tra le due istituzioni”.

Un auspicio condiviso anche dal Presidente del CREA, Salvatore Parlato. “Il rilancio della ricerca che il CREA sta portando avanti dipende anche dal coinvolgimento dei migliori protagonisti che si sono distinti nel settore agroalimentare”, sostiene Parlato. “Con l’arrivo di Riccardo Velasco e il coinvolgimento di Andrea Segrè, si realizza un salto di qualità nell’attività di ricerca di questi due prestigiosi enti”.

CREA, cosa è?

Il CREA è il più importante ente di ricerca italiano nell’agroalimentare, vigilato dal Mipaaf. Affronta con competenze multidisciplinari le grandi sfide del ventunesimo secolo legate alla sostenibilità dei sistemi produttivi agricoli, forestali e ittici, alla produzione di alimenti che soddisfino le esigenze nutrizionali di una popolazione mondiale in crescita, all’utilizzazione di biomasse e scarti per la produzione di materiali e di energia.
Alle dipendenze del CREA lavorano circa 1600 persone, di cui quasi 600 ricercatori e tecnologi e più che altrettanti tecnici. Il Centro di viticoltura ed enologia è uno dei 12 centri di ricerca del CREA, specializzato nella conservazione, caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma delle varietà di uva da vino e da tavola, attraverso studi sul miglioramento genetico, fisiologia, genomica e metabolomica della vite.

Eventi. La ricerca scientifica apre le porte al grande pubblico. Al via il Festival della Cultura del Vino

Il CREA Viticoltura ed Enologia di Velletri apre le porte a "Tutti giù in Cantina", evento unico nel suo genere, ed in questa nuova edizione, più ricco che mai: 150 vini ai banchi d’assaggio, area food, degustazioni guidate, reading enoletterari, e visite al vigneto del CREA. La serata di apertura di venerdì dedicata alla Grecia e ai suoi vini.

I visitatori armati di tracollina e bicchiere, potranno vivere l'evento immersi nella bellezza dell'orto botanico dell'Istituto arricchito da istallazioni artistiche. Oltre 150 le etichette in degustazione ai banchi d’assaggio, e poi 6 reading enoletterari, 4 degustazioni guidate, 2 show-cooking e 1 asta di beneficenza, insomma la terza edizione del “Festival della Cultura del Vino - Tutti giù in Cantina” si presenta come la più ricca mai pensata. 

Saranno tre i giorni di attività, 8 – 9 e 10 settembre, che animeranno la sede CREA-VE di Velletri in via Cantina Sperimentale (di fronte al Cimitero), per l’evento di pre-apertura della 87esima Festa dell'Uva e dei Vini di fine mese. Volevo ricordare che la sede del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria) di Velletri in Via Cantina Sperimentale, è un punto di riferimento nazionale nell'ambito della ricerca e nello specifico, fortemente collegata alla tradizione vitivinicola. Tra le tante attività volevo evidenziare quelle riguardanti il recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni dell'Italia Centrale, la valutazione enologica delle tecniche colturali innovative e la sperimentazione di tecnologie innovative sul versante della trasformazione, come quella nell'elaborazione di vini speciali. Resta così evidente che la struttura si colloca come punto di riferimento e sempre in prima linea nel campo della ricerca. Gli appassionati di vino e della sua cultura saranno quindi accolti in questa struttura storica, per la prima volta sfruttata nella sua intera bellezza.

I visitatori avranno solo l’imbarazzo della scelta, dalla degustazione guidata dedicata ai terroir dove nascono i miglior vini italiani come Barolo o Brunello alle pagine scritte da Mario Soldati e interpretate da Marco Nocca, passando per l’enoteca letteraria della grande Loredana Martinez o l’Incursione Urbana Teatrale della coppia Peroni-Occhiali.

Notevoli anche gli approfondimenti come quello di Henos Palmisano su “Il vino di Augusto”, quello di Claudia Giuliani sull’Arte e quello di Stefano Dell’uomo su paesaggio, genetica e archeologia delle varietà viticole. Grande spazio anche alla gastronomia in questa edizione, con un’area food completamente dedicata nella quale trovare tante possibilità per soddisfare il palato, nonché due show coking in grado di attirare la curiosità di molti.

Arte e beneficenza completeranno il quadro dell’offerta di “Tutti giù in cantina” 2017 che mira a richiamare visitatori da Roma e dalla provincia di Latina, per farlo mette a disposizione anche un servizio navetta gratuito dal centro città oltre a sfruttare al massimo i parcheggi gratuiti della zona.

La serata di apertura di venerdì sarà dedicata alla Grecia e ai suoi vini, che saranno poi in degustazione anche nei giorni successivi grazie alla società Ellenikà, attesi ospiti istituzionali e del mondo del vino. Largo poi ai migliori vini d’Italia, più di 150 etichette di oltre 60 cantine saranno protagoniste del banco d’assaggio nel quale figurerà anche il meglio della produzione locale. Visite guidate ai vigneti ormai prossimi alla vendemmia e installazioni a cura dell’Associazione “Manacubba”, estemporanea di pittura con i Vinarelli e un’atmosfera leggera ma curata, per immergersi in un’esperienza indimenticabile. Partner fondamentali dell’appuntamento l’Associazione Enologi ed Enotecnici d'Italia (sez. Lazio-Umbria) e i sommelier della Delegazione Fisar di Roma e Castelli Romani.

La manifestazione è organizzata dall’Associazione “Idee in Fermento” in collaborazione con l'Istituto e l’Associazione Manacubba, e ha ricevuto il Patrocinio della Regione Lazio, dal Comune di Velletri e dall'Ambasciata di Grecia a Roma.

INFORMAZIONI, TICKET, NAVETTE, PARCHEGGI
La manifestazione rispetterà i seguenti orari: venerdì 18.00 – 23.30; sabato 18.00 – 24.00; domenica 11.30 – 23.00, è aperta a tutti in modo gratuito mentre prevede un ticket per le degustazioni, i reading enoletterari e il banco d’assaggio.
Il contributo associativo previsto è di 10 euro e, oltre all’omaggio del calice con la tracollina, dà diritto a 8 degustazioni da “consumare” come meglio si crede tra i vari eventi in programma. Si possono usare tutti ai banchi d’assaggio o come gettone di ingresso alle degustazioni guidate o i reading (con la formula di annullare 1 assaggio dal carnet per ogni vino degustato).
Il sabato e la domenica sarà operativa una navetta gratuita con cadenza oraria lungo il percorso circolare: P.zza Garibaldi, P.zza Cairoli, P.zza XX Settembre, Nodo di Scambio (con parcheggio gratuito), Palazzetto dello Sport (con parcheggio gratuito), Via San Biagio (fronte ASL), CREA-VE.
Intorno alla Sede di “Tutti giù in cantina” sono disponibili molti parcheggi gratuiti, i due del Cimitero e lungo tutta via San Biagio.

IL BANCO D’ASSAGGIO
Oltre 60 le cantine di tutta Italia, con un’attenzione particolare verso il territorio, presenti al Banco d’Assaggio gestito dai sommelier della Fisar Roma. Strumento fondamentale sarà la tracollina con il bicchiere che sarà possibile ritirare senza prenotazione direttamente nella sede dell’evento, versando un contributo di 10 euro che darà diritto ad 8 degustazioni da scegliere tra il banco d’assaggio e gli altri eventi (Degustazioni Guidate e Reading Enoletterari).

LE DEGUSTAZIONI GUIDATE
Quattro le “Degustatio Magistralis” previste quest’anno, tutte si terranno dell’Aula Magna del CREA-VE. La prima sarà dedicata alla Grecia, la seconda ai grandi terroir italiani, la terza ai vini spumanti e la quarta alle nuove chiusure per il vino, quest’ultima in collaborazione con Nomacorc Italia. Sui canali istituzionali di Idee in Fermento, sito internet e pagina Facebook, saranno forniti tutti i dettagli dei vini in degustazione e sulle modalità di partecipazione. La prenotazione a questi appuntamenti è fortemente consigliata - saranno appuntamenti a numero chiuso, seduti e con bicchieri a parte - e si può effettuare scrivendo una mail comprensiva di recapito telefonico a info@ideeinfermento.it.

I READING ENOLETTERARI
Saranno 6 gli appuntamenti con la cultura del vino, tutti interpretati da grandi personalità dello spettacolo e dell’ambito accademico, tenuti in alcuni splendidi scorci al’aperto come il Teatro Naturale in mezzo ai vigneti o l’Orto Botanico. Aprirà gli eventi il professor Marco Nocca il venerdì sera; seguiranno poi sabato gli interventi di Henos Palmisano su Ottaviano Augusto, dell’attrice Loredana Martinez e della coppia Valerio Peroni e Alice Occhiali; infine domenica Stefano Delluomo parlerà di paesaggi e antiche varietà di uva mentre Claudia Giuliani si dedicherà al rapporto tra arte e vino. La prenotazione a questi appuntamenti – a numero chiuso con posti a sedere contingentati - è fortemente consigliata e si può effettuare scrivendo una mail comprensiva di recapito telefonico a info@ideeinfermento.it.

L’AREA FOOD
Quest’anno sarà attrezzata una vera e propria area food con strutture accoglienti che uniranno l’informalità dello street food con l’eleganza del catering di alta classe. A disposizione dei visitatori le preparazioni de “Le Delizie di Chloe”, della “Boutique del Panino” e i grandi formaggi di “Sapori Unici”, per scegliere come cenare o pranzare in base ai propri gusti. Sabato e domenica alle ore 20 sono previsti brevi show cooking con suggerimenti di abbinamento vino-cibo.

INSTALLAZIONE ARTISTICA E VISITE GUIDATE AI VIGNETI
L’Associazione Manacubba proporrà una nuova serie di “Vite a Rendere”, il progetto artistico che trae linfa dal recupero della memoria e dalle storie di vita dei vignaioli dei Castelli Romani. Un’esperienza visiva e sonora, dove le fattezze e le voci dei testimoni della tradizione tornano a vivere e raccontare di sé. L’esposizione del 2017 ripercorre la storia della vitivinicoltura mediterranea, caratterizzata e narrata dai miti e dai culti greci prima e romani poi, per giungere infine quasi sostanzialmente immutata nelle voci e nelle vite dei nostri contadini.
Come sempre, anche quest’anno sono previste visite guidate al vigneto del CREA che si terranno durante la giornata di domenica 10 settembre.

L’ASTA DI BENEFICENZA
L’Associazione “Idee in Fermento” ha deciso di rendere davvero completa la manifestazione pensando anche ad una iniziativa di solidarietà, ampliando gli orizzonti di uno sforzo che è frutto di una grande passione ma che può dare qualcosa in più. La scelta è ricaduta sui progetti di “Lollo 10”, giovane associazione dedita all’aiuto alle famiglie dei bambini in cura nei reparti di Oncologia Pediatrica e Neurochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma. Domenica sera alle 21 si terrà quindi un’asta con in palio alcune bottiglie di vino uniche, rare o di vecchie annate, per raccogliere fondi da destinare a “Lollo 10”.

PROGRAMMA UFFICIALE “TUTTI GIÙ IN CANTINA - FESTIVAL DELLA CULTURA DEL VINO 2017”


VENERDÌ 8
18.00 Apertura ufficiale manifestazione alla presenza delle autorità
18.30 Apertura  stand e installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
19.00 Apertura Banchi d’Assaggio con i migliori vini italiani, oltre 150 etichette da tutta Italia. 19.00 Apertura Area Food
19.00 Degustatio Magistralis “La Grecia e i suoi vini, la riscoperta delle radici della viticoltura europea” (su invito). Conduce Antonio Mazzitelli in collaborazione con Ambasciata di Grecia ed Ellenikà. AULA MAGNA
21.30 “Il Vino racconta: Marco Nocca legge Mario Soldati”. Degustazione enoletteraria tra i filari della vigna. TEATRO NATURALE
23.00 Chiusura cassa ticket
23.30 chiusura manifestazione

SABATO 9
18.00 Apertura manifestazione, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura “Vinarelli”
18.30 “IUT - Incursione Urbana Teatrale” di e con Valerio Peroni e Alice Occhiali
18.30 “Il vino di Augusto: viaggio storico-culturale alla scoperta dell’Imperatore cresciuto a Velletri” di Henos Palmisano. Con degustazione dei vini del territorio. AULA MAGNA
19.00 Apertura Banchi d’Assaggio,
19.15 “L’Enoteca Letteraria” enoreading con Loredana Martinez. TEATRO NATURALE
20.00 Show Cooking de “Le Delizie di Chloe” – AREA FOOD
21.00 “In vino veritas, letture per palati raffinati” con Valerio Peroni e Alice Occhiali. ORTO BOTANICO
22.00 Degustatio Magistralis “I grandi Terroir. Dove nascono il Barolo, il Brunello e i grandi vini italiani”. Conduce Paolo Pietromarchi. AULA MAGNA
23.00 Chiusura cassa ticket
23.30 Chiusura manifestazione

DOMENICA 10
11.30 Apertura spazi espositivi
12.00 Apertura Banchi d’Assaggio, Area Food, installazione artistica “Vite a rendere”, estemporanea di pittura con il vino “Vinarelli” e visite guidate al vigneto sperimentale del CREA-VE
12.15 Degustatio magistralis. “Bollicine e… Bollicine”. Conduce Fabio Ciarla. AULA MAGNA
15.00 “Ridisegnare i paesaggi e culture del vino con la genetica e l’archeologia delle varietà viticole”, con Stefano Delluomo. PERGOLA PROSPERI
16.30 “Di-Vino e profano. Il vino nella storia dell’arte” con Claudia Giuliani. AULA MAGNA
18.30 Degustatio Magistralis “Taste the difference” per scoprire l’importanza della gestione dell’ossigeno nelle chiusure per vino, in collaborazione con Nomacorc. AULA MAGNA
20.00 Show Cooking de “Le Delizie di Chloe” – AREA FOOD
21.00 Asta di beneficenza: bottiglie uniche, rare e di grandi annate. ORTO BOTANICO
22.30 Chiusura cassa ticket
23.00 Chiusura manifestazione

martedì 29 agosto 2017

Vini della Penisola Sorrentina. Si celebra il Lettere, vino rosso frizzante dei Monti Lattari

La Pro Loco Lettere e l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’Associazione “Napoli è” promotrice dell’evento DiVinCastagne, intendono valorizzare e promuovere il famoso Vino di Lettere.

Al via la seconda edizione di “Festa del Vino di Lettere”. Il 16 e 17 settembre 2017 in un’atmosfera unica, magica ed incantevole come quella che offre il Castello di Lettere, situato in una posizione da cui godere di uno stupendo panorama, tradizioni enogastronomiche, arte e cultura si sposano tutte insieme per quello che si preannuncia uno dei week end più gustosi in provincia di Napoli. 

«Lettere, un piccolo comune, quattro case sparse sopra Gragnano: vino letterario, e cioè irreale; ….. Paesaggio alpestre, rupestre, pastorizio, e insieme foltissimo di vegetazione. Valloncelli, dossi, poggi preromanici. E, tra le vigne, i lecci, i noci, i castagni, a picco sulla piana di Pompei, in vista di Castellammare e del Golfo, delle isole lontane e del Vesuvio.» Così scrivendo, lo scrittore e regista Mario Soldati, a proposito di Lettere e del Vino di Lettere, lasciava una poetica testimonianza della Penisola Sorrentina e del suo territorio. Un omaggio che va ad aggiungersi ai tanti riconoscimenti della vocazione e del potenziale viticolo di queste aree i cui vini, con la loro millenaria storia sono stati celebrati da tanti altri scrittori e poeti nel corso di duemila anni.

Lo confesso, amo il Lettere, e soggettivamente parlando più del Gragnano, quest'ultimo, mediaticamente parlando, più conosciuto ai più. Ma aldilà dei gusti personali, attribuisco ad entrambi una splendida “gradevolezza” di beva. Sono figli, entrambi, di uve quali Piedirosso, Aglianico, Sciascinoso, e poi altre ancora quali Sauca, Castagnara, Suppezza, Surbegna, S.Antonina: tutti vitigni di tradizione, che uniti insieme evocano e tratteggiano tutta la forza di questo territorio. Fondamentale ricordare che il Lettere come il Gragnano, possono essere apprezzati oggi, dopo decenni di oblio, grazie ad un grande lavoro di recupero, sperimentazione e salvaguardia che iniziò nel 1992 e che ancora continua. 

Cito, e non a caso, un azienda, il cui progetto, che coinvolse tanti altri viticoltori della zona, nacque proprio nei primi anni novanta e che prevedeva di fatto il recupero di alcune aree vitivinicole campane di grande qualità, che negli anni erano state in parte o del tutto dimenticate, sebbene fossero state molto famose in passato. Parlo di Grotta del Sole ed in particolare dello scomparso Gennaro Martusciello enologo e contitolare dell'azienda, a lungo presidente dell’Assoenologi Campania, pioniere assoluto della riscoperta di grandi vitigni autoctoni. 

Il Lettere di Grotta del Sole fu quindi il primo che assaggiai, appena uscito nei primi anni novanta, e fu subito amore al primo sorso. Mi colpì, a differenza del Gragnano, per maggiore morbidezza e una più leggera effervescenza. La spuma violacea nel bicchiere lasciava spazio ad rubino vivido. Il profumo mi colse il naso con una vinosità fatta di sentori fermentativi e di mandorla amara, molto piacevoli e coinvolgenti, poi, poco dopo, un accenno di fragolina di bosco. Il primo sorso, a cui ne seguirono molti altri, mi lasciò apprezzare tannini di antica memoria contadina e un carattere “abboccato” che stuzzicava il palato invogliando di nuovo alla beva. Un vino con una struttura carica di frutto, piena e rotonda. Una bella esperienza gustativa, e oggi ripensandoci, commovente per la sua semplicità. 

Ma al di là delle mie esperienze personali, quello che posso affermare con convinzione è che la Festa del Vino di Lettere è un evento assolutamente da non perdere. L’ingresso al castello sarà gratuito, in linea con l'obiettivo della Pro Loco, che è quello di promuovere le bellezze culturali ed enogastronomiche della Città di Lettere.

Formazione. Gestione sostenibile del suolo in viticoltura e altre colture arboree: al via la Scuola internazionale

Dal 4 al 9 settembre si svolgerà a Cascine del Riccio-Firenze la Summer School organizzata nell’ambito delle attività del del progetto ReSolVe, dedicata alla gestione sostenibile dei suoli in viticoltura e altre colture arboree.

Nei vigneti non è raro trovare aree più o meno estese con carenze nutrizionali, scarsa produzione e maggior rischio di sviluppo di patogeni. Queste aree sono spesso associate ad una non ottimale funzionalità del suolo, dovuta soprattutto a scassi e livellamenti non adeguati, erosione, compattamento. In generale, le aree degradate presentano un minor contenuto di sostanza organica, minore capacità di scambio cationica, una minor attività enzimatica ed una minor biodiversità. La produzione di uva è circa la metà rispetto alle aree non degradate.

Alla Summer School il primo giorno verranno affrontati quindi i temi relativi ai suoli e paesaggi viticoli (carattere funzionale e gestione di carenze e stress abiotici) e alle problematiche pedologiche dei vigneti (fertilità, erosione, degradazione fisica). Il secondo giorno si discuterà della qualità biologica del suolo in vigneto (la sostanza organica, ruoli e funzioni della microfauna del suolo, batteri e funghi) e della progettazione dell’impianto e gestione dei suoli nei vigneti (preparazione della superficie e sistemazioni idraulico-agrarie, gestione sostenibile e moderna ingegneria delle produzioni viticole). Il terzo giorno è prevista un’escursione presso un’azienda viticola, con presentazione delle attività di cartografia dei suoli, lettura dei suoli e dei pedopaesaggi. L’ultimo giorno sarà dedicato alla visita a Fontodi e alle parcelle sperimentali del progetto RESOLVE; al compostaggio aziendale e alla stazione sperimentale di viticoltura sostenibile. Da segnalare che l’Az. Fontodi, attua un regime biologico, compostaggio ed inerbimenti da anni e di fatto mostra minori differenze tra aree degradate e non.

Scuola internazionale per la gestione sostenibile del suolo in viticoltura e altre colture arboree
Durata/Periodo: 4 giorni tra 04/09/2017 – 09/09/2017
Target: studenti, dottorandi, borsisti, post-doc
Obiettivo numero studenti: 25
Sede: Cascine del Riccio-Firenze, aula magna

Programma di massima
Lezioni frontali da 40 min + 15 min discussione + pausa cumulativa di 5 min
- 1° giorno
9.00 iscrizioni
9.45-10: presentazione del corso, dei docenti e del progetto ReSolVe
Ore 10-13
SUOLI E PAESAGGI VITICOLI
1) Caratteri funzionali dei suoli viticoli: l’effetto terroir
2) Cartografia del suolo a grande dettaglio (proximal sensors, GIS, ecc.)
3)La vite e l'agricoltore nell'effetto terroir. Sintomi e gestione di carenze e stress abiotici della vite
Pranzo
Ore 14-18
PROBLEMATICHE PEDOLOGICHE NEI VIGNETI
4) Problematiche relative alla fertilità dei suoli (squilibri elementi, carenze, ecc.)
5) Problematiche di erosione, compattamento, degradazione fisica dei suoli
6) Laboratorio di fisica-idrologia (esempi di analisi in situ ed in laboratorio)
7) Presentazione dei lavori degli studenti
- 2° giorno
Ore 9-13
LA QUALITÀ BIOLOGICA DEL SUOLO IN VIGNETO
1) La sostanza organica, i processi di mineralizzazione della SO
2) Ruoli e funzioni della microfauna del suolo
3) Batteri e funghi nel suolo e nella rizosfera
4) Presentazione dei lavori degli studenti
Pranzo
Ore 14-18
PROGETTAZIONE DELL’IMPIANTO E GESTIONE DEI SUOLI NEI VIGNETI
1) L’impianto del vigneto (preparazione della superficie e sistemazioni idraulico-agrarie)
2) La gestione sostenibile (compostaggio aziendale, inerbimenti)
3) La moderna ingegneria delle produzioni viticole
- 3° giorno
Escursione
Visita ad un’azienda viticola, presentazione delle attività di cartografia dei suoli, lettura dei suoli e
dei pedopaesaggi, osservazione di 2 profili di suolo
- 4° giorno
Ore 9-13
Visita a Fontodi e alle parcelle sperimentali del progetto RESOLVE; compostaggio aziendale; visita
alla stazione sperimentale di viticoltura sostenibile
Chiusura del corso
Pranzo
Ore 14:30 - Rientro a Firenze

Cosa è il Progetto ReSolVe

ReSolVe è un progetto europeo interdisciplinare che si pone l’obiettivo di ripristinare la corretta funzionalità dei suoli degradati all’interno dei vigneti con metodi di agricoltura biologica. A tal fine, vengono monitorati gli effetti di tre gestioni del suolo - compost, sovescio e pacciamatura secca - sull’ecosistema suolo, sulla vite e sull’uva.

Attività del primo anno di progetto

La prima fase ha riguardato la caratterizzazione ed il confronto tra i suoli e le viti nelle aree degradate e non degradate all’interno dei vigneti scelti per la sperimentazione. La delimitazione delle aree degradate è stata fatta anche tramite sensori prossimali del suolo. I suoli e l’apparato radicale della vite sono stati caratterizzati. Inoltre è iniziato il monitoraggio di: carbonio organico, azoto, enzimi, nematodi, microartropodi, biomassa e biodiversità microbica, micorrize della vite, potenziale idrico fogliare, clorofilla, produzione ed analisi dei mosti. Le due aziende italiane che ospitano la sperimentazione sono: l’Az. Fontodi (Panzano in Chianti, FI, già biologica da più di 10 anni) e l’Az. San Disdagio (Civitella M.ma, GR, in fase di conversione al biologico).

lunedì 28 agosto 2017

Vino&Ricerca. Archeologia: attraverso una ricerca analitica combinata, scoperto il più antico vino italiano: ha seimila anni

Si trovava all'interno di grossi vasi rinvenuti in Sicilia e risalenti all'Età del Rame. La datazione associata alla produzione di vino confermata dalle analisi grazie alla presenza di tracce di acido tartarico. Lo studio pubblicato su Microchemical Journal.

Image credit: Dr. Davide Tanasi, University of South Florida
Fino ad oggi, la nascita della viticoltura e della produzione di vino si posizionava intorno all’Età del Bronzo (1300-1100 anni prima di Cristo). Questo ritrovamento potrebbe ora far cambiare le nostre conoscenze sull’economia delle società antiche. Le analisi chimiche sugli antichi contenitori di terracotta fanno infatti risalire la produzione di vino in Italia ben duemila anni prima, ovvero all’Età del Rame (4mila anni prima di Cristo).

L'identificazione dei residui organici conservati in materiali archeologici fornisce buone conoscenze per comprendere la storia della nostra produzione alimentare, il suo commercio e consumo. Il vino è una delle bevande più importanti nell'area mediterranea e di conseguenza, è importante identificare la sua presenza in materiali antichi.

Una conferma sulla datazione, grazie all'aiuto della scienza. Identificare tracce di vino nei materiali archeologici non è stato mai facile, tuttavia, anche se l'identificazione dei marcatori del vino è ancora oggetto di discussione, alcuni autori hanno stabilito che determinati markers permettono, applicando analisi chimiche specifiche, di ipotizzarne la presenza. Tra i primi ad eseguire indagini in tal senso fu Patrick McGovern, direttore scientifico del laboratorio di archeologia biomolecolare della cucina, delle bevande fermentate e della salute al Museo dell’Università della Pennsylvania di Philadelphia ed esperto sulle origini del vino antico, segnalando come markers della presenza del vino l'acido tartarico e i suoi sali: composti che si trovano naturalmente negli acini d'uva e nel processo di vinificazione.

Lo studio è stato realizzato a cura di un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall'archeologo Davide Tanasi dell'Università della Florida Meridionale, a cui hanno preso parte anche il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l'Università di Catania e gli esperti della Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento. I residui organici che aderiscono alla superficie o assorbiti nel tessuto poroso di un recipiente non smaltato, spiegano i ricercatori nella presentazione della ricerca, possono fornire importanti informazioni sia sull’utilizzo dei vasi, sia sulle pratiche alimentari della popolazione che ne ha fatto uso.

Dopo essere stati prelevati da due distinti siti archeologici, uno sul monte Kronio vicino a Sciacca, in provincia di Agrigento, e l'altro allo scavo San'Ippolito di Caltagirone in provincia di Catania, i reperti sono stati successivamente portati in laboratorio. Il passo fondamentale che ha portato a buon fine la ricerca, è stato l'utilizzo di una nuova e più efficace metodologia combinata attraverso innovatiche tecniche spettroscopiche. Esse si basano sull’interazione tra la materia e le radiazioni elettromagnetiche utili per essere sfruttate sia a scopo qualitativo, per identificare elementi o composti chimici, sia a scopo quantitativo, per determinarne la concentrazione nei campioni analizzati (1H-1H NMR 2D-TOCSY, ATR FT-IR e SEM-EDX).

In dettaglio la ricerca analitica combinata ha utilizzato: la Spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare (NMR), e nello specifico quella bidimensionale o 2D NMR, una tecnica analitica strumentale che permette di ottenere dettagliate informazioni sulla struttura molecolare dei composti in esame e che negli ultimi decenni si è sempre più diffusa in stato solido, ovvero per analizzare moltissimi materiali sia cristallini che amorfi in diversi ambiti di ricerca, come in questo caso per la chimica degli alimenti; la Riflettanza Totale Attenuata (ATR) una tecnica che negli ultimi anni ha rivoluzionato le analisi dei campioni solidi, fornendo dati di qualità eccellente rispetto a quelli forniti dalla tecnica classica; l'EDX (Energy Dispersive X-ray Spectroscopy) una metodica analitica strumentale che sfrutta l'emissione caratteristica di raggi X generati da un fascio elettronico accelerato di elettroni incidente sul campione. La metodica di analisi EDX, tecnica che consente di analizzare e riconoscere gli elementi chimici che costituiscono il campione è stata associata all'utilizzo del SEM (Microscopio elettronico a scansione), che non sfrutta la luce come sorgente di radiazioni, ma un fascio di elettroni primari focalizzati che colpiscono il campione. Abbinando queste due tecniche si è potuto correlare la caratterizzazione morfologica con quella composizionale dei campioni.

Insomma stiamo assistendo ad una vera e propria accelerazione in tema di scoperte archeologiche che portano indietro nel tempo la nostra conoscenza della storia della viticoltura e questo proprio grazie all'aiuto di nuove tecniche scientifiche, che combinano archeologia, chimica e analisi molecolare. Lunga è comunque la strada per risalire ad un idea di vinificazione dei nostri antenati. Il già citato Patrick McGovern in uno studio sulle origini della coltivazione, ha dimostrato, mediante una combinazione di dati archeologici ed analisi chimiche, che la storia del vino affonda le sue radici nel periodo Neolitico (8.500-4.000 a.C.) in corrispondenza alla prima scintilla di civiltà. Egli ebbe a dire: "L´intero processo è una sorta di magia e si può anche dire che la fermentazione sia stata la prima forma conosciuta di biotecnologia".

Link allo studio pubblicato: 1H-1H NMR 2D-TOCSY, ATR FT-IR and SEM-EDX for the identification of organic residues on Sicilian prehistoric pottery

venerdì 25 agosto 2017

Vino. OIV e Codex, direzione unica per la sicurezza alimentare

OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino): necessario assicurare coerenza tra le norme del Codex e quelle dell'OIV, in particolare per ciò che concerne gli additivi alimentari adoperati nei vini d'uva.

La presidente dell'OIV, Monika Christmann, e il coordinatore scientifico dell'OIV, Jean-Claude Ruf, hanno partecipato alla 40ª riunione della Commissione del Codex Alimentarius che si è tenuta dal 17 al 22 luglio 2017 a Ginevra, Svizzera. In presenza dei 123 Stati membri del Codex Alimentarius e nell'ambito delle relazioni tra la Commissione del Codex e le altre organizzazioni internazionali, Monika Christmann ha preso parte alla tavola rotonda presieduta dal dott. Awilo Ochieng Pernet, presidente della Commissione, sulla collaborazione tra il Codex Alimentarius e gli altri organismi intergovernativi, in particolare nel campo dello sviluppo sostenibile.

Monika Christmann ha sottolineato la partecipazione dell'OIV a diversi progetti in corso presso il Codex e la consistenza del suo contributo nelle discussioni sulle disposizioni relative agli additivi alimentari riportati nella Norma generale per gli additivi alimentari (NGAA), dichiarando inoltre che che l'OIV tiene in alta considerazione i lavori del Codex, così come quelli del Comitato congiunto di esperti FAO/OMS sugli additivi alimentari (JECFA) per evitare una duplicazione delle iniziative e la creazione di norme internazionali divergenti.

Relativamente allo sviluppo sostenibile, la presidente ha comunicato che l'OIV ha recentemente posto in essere iniziative che tengono conto non solo dell'aspetto agronomico, ma anche degli aspetti economici e sociali, affermando in conclusione, la necessità di proseguire la collaborazione e il coordinamento per quanto concerne le attività di interesse comune tra OIV e Codex.

Ricordo che la Commissione del Codex Alimentarius è un organo delle Nazioni Unite deputato a deliberare sugli standard di salubrità e qualità alimentari e costituisce il principale forum d’incontro internazionale in materia di sicurezza alimentare e commercio dei prodotti alimentari. Il Codex Alimentarius è un iniziativa congiunta FAO – OMS e si sostanzia di una raccolta di norme internazionali adottate dalla Commissione del Codex con il compito di elaborare un corpo di norme relative a una disciplina uniforme, nei diversi Stati, sulla produzione ed il commercio dei prodotti alimentari, al fine di proteggere la salute dei consumatori e assicurare pratiche eque nel commercio degli alimenti.

mercoledì 23 agosto 2017

Ricerca&Sicurezza Alimentare. Enologia: Abbattimento dei prodotti fitosanitari durante la fermentazione in bianco

Un nuovo lavoro di ricerca, pubblicato sulla rivista L'Enologo, mensile di Assoenologi (Associazione Enologici Enotecnici Italiani) mette in luce le potenzialità di un nuovo prodotto per l'enologia che riduce la presenza di pesticidi nei mosti aiutando a minimizzare anche il rischio dovuto alle derive di trattamenti utilizzati su produzioni non biologiche.

Pur a fronte della generalizzata riduzione dei residui di pesticidi nei vini rispetto al passato, la loro minimizzazione rimane un obiettivo di notevole interesse in termini di sicurezza alimentare. L'uso di vari prodotti enologici in fermentazione può contribuire, in maniera diversificata, al raggiungimento di questo obiettivo. Un nuovo prodotto a base di pareti cellulari e carbone, con tecnologia miniTubesTM, è risultato particolarmente performante sia contro fungicidi che insetticidi.

Condotto da Giorgio Nicolini, Tomás Román, Loris Tonidandel e Massimiliano Sboner del Centro Trasferimento Tecnologico, Fondazione E. Mach ed Arianna Volpini e Maria Manara di Dal Cin, azienda di ricerca applicata e produzione di prodotti dedicati all'enologia, il presente lavoro ha voluto verificare la capacità di abbattimento dei residui di fungicidi e insetticidi da parte di alcuni prodotti enologici di uso comune lasciati nel mosto durante l'intera fase di fermentazione in bianco, con particolare riferimento a un nuovo prodotto commerciale denominato Fito-Stop.

Il nuovo studio si è sviluppato sulla falsariga di un precedente studio, sempre pubblicato sulla rivista L'Enologo, (Nicolini et al. 2016), in cui si sottolineava come - pur a fronte di una generalizzata riduzione rispetto al passato dei residui di fungicidi di diversa origine nei vini - la loro minimizzazione rimanesse un obiettivo di notevole interesse in termini di sicurezza alimentare, ribadendo come l'uso di dosi molto piccole di carboni di diversa origine e forma, utilizzati durante la fermentazione in bianco di mosti adeguatamente dotati di azoto assimilabile, fosse un'opzione enologica particolarmente interessante in alcuni contesti produttivi, capace di ridurre significativamente la concentrazione di molti fungicidi migliorando nel contempo sia la fermentescibilità dei mosti che il quadro aromatico fermentativo.

Operando in condizioni di scala semi-industriale, sono stati utilizzati 5 mosti bianchi decongelati, solfitati e molto “tirati” (<15 NTU); quest'ultima condizione è stata scelta per evitare interferenze di fissazione e precipitazione dei principi attivi col particellato feccioso. I mosti sono stati successivamente "sporcati" con i principi attivi di fungicidi antibotritici: Boscalid, Cyprodinil, Fludioxonil, Fenhexamide, Pyrimethanil, antiperonosperici: Dimethomorph, Fluopicolide e antioidici: Metrafenone, Penconazole, Trifl oxystrobin. Insetticidi: Buprofezin, Dimethoate, Metoxyfenozide, Spinosad, Thiamethoxam) in proporzioni tra loro non identiche e in concentrazioni pari ad alcune volte la quantità con la quale gli stessi sono soventemente riscontrati nei vini.

In altri termini, si è operato analogamente a quanto fatto nel lavoro precedente ma con dosi tendenzialmente maggiori. Successivamente all'aggiunta dei pesticidi, i 5 mosti sono stati frazionati ciascuno in 8 aliquote. Le prime sette sono state singolarmente addizionate dei seguenti prodotti enologici dell'Azienda Dal Cin: lievito inattivato (40 g/hL), pareti cellulari di lievito (40 g/hL), cellulosa lavorata (60 g/hL), bentonite attivata (30 g/hL), PVPP (40 g/hL), chitosano (30 g/hL) e Fito Stop (5 g/hL). L'ottava aliquota ha costituito il controllo addizionato di pesticidi ma fermentato senza alcun prodotto enologico. Tutti i mosti sono stati poi inoculati con un unico ceppo di lievito secco attivo e posti a fermentare a 20-22 °C. A fine fermentazione si è provveduto al travaso dei vini, al campionamento e all'analisi dei residui in UHPLC-MSMS, previa preparazione ed estrazione multiresiduo QuEChERS secondo il metodo standard europeo EN 15662 [Comitato Europeo per la Standardizzazione - CEN, 2008]. L'elaborazione statistica dei dati (Anova; fonti di variazione: mosto, coadiuvante; test LSD di Fisher, p<0.05) è stata effettuata con Statistica 8.0 (StatSoft Inc., Tulsa, OK, USA).

I dati raccolti, relativi alla composizione di base dei mosti, hanno mostrato che Fito-Stop, permette di abbassare significativamente il livello di vari principi attivi, normalmente impiegati nella viticoltura convenzionale. Pur applicato ai dosaggi minimali di 5 g/hL, ha consentito infatti di abbattere mediamente 550 µg/L di pesticidi, insetticidi inclusi, pari al 40% circa dei residui complessivi presenti nel vino di controllo. Mentre bentonite, lievito inattivato e PVPP lasciati singolarmente nel mosto fino alla fine del processo fermentativo, hanno avuto invece una limitata capacità di riduzione della concentrazione complessiva dei pesticidi utilizzati, pari a circa il 10%. Solo chitosano, cellulosa lavorata e pareti cellulari hanno dato riduzioni più interessanti, nell'ordine del 20% circa.

Alla luce di questi risultati nonché di precedenti esperienze, l'uso di Fito-Stop appare ragionevole, in particolare dove non sia prevedibile la quantità e la tipologia di pesticidi presenti nei mosti, sincerandosi che questi ultimi siano adeguatamente dotati di nutrienti. Con la stessa precauzione, motivata dalle frequenti minori disponibilità azotate presenti nei mosti bianchi da produzioni biologiche rispetto a quelli da produzioni convenzionali (Nicolini et al. 2017), l'uso del prodotto adsorbente specifico potrebbe aiutare a minimizzare il rischio dovuto alle derive di trattamenti utilizzati su produzioni non biologiche. E' infatti l'emergente comparto del biologico che può trarre giovamento da approfondimenti sull'oggetto di questo lavoro, considerato che la produzione biologica può doversi scontrare proprio con questo problema.

Volevo sottolineare in tal senso che il fenomeno della deriva, in un’ottica di salvaguardia della salute, dell’ambiente e dell’uomo, è una tematica su cui la sperimentazione del Centro Trasferimento Tecnologico, Fondazione E. Mach è molto attiva, in un contesto in cui è difficile parlare di viticoltura biologica: chi fa agricoltura con il metodo convenzionale disperde il prodotto chimico nell’ambiente circostante, molto spesso per una non corretta tecnica di distribuzione degli agrofarmaci nel vigneto. Teniamo presente che, i prodotti fitoiaitrici, quando vengono irrorati, si muovono nell'ambiente anche per più di decine di chilometri andando facilmente ad inquinare i vigneti e i terreni di chi fa viticoltura biologica. 

lunedì 21 agosto 2017

Mipaaf. Grano, pasta e riso: da febbraio obbligo di origine in etichetta

Pubblicati decreti in Gazzetta Ufficiale. Martina: avanti per la massima trasparenza verso i consumatori anticipando la piena attuazione delle norme Ue.


Fatto. Da febbraio avremo finalmente etichette più trasparenti anche sull'origine di riso e grano per la pasta. Dopo aver conquistato l'origine in etichetta per il latte e i formaggi, ora avanziamo anche su questi due fronti. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale i nostri decreti sono quindi pienamente operativi.

Così Maurizio Martina nella sua pagina facebook a commento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei due decreti interministeriali per introdurre l'obbligo di indicazione dell'origine del riso e del grano per la pasta in etichetta, firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda.

Con questi provvedimenti, ha aggiunto il Ministro, anticipiamo, unici in Europa, la piena attuazione del regolamento comunitario 1169 del 2011 da troppo tempo disatteso a Bruxelles. Il nostro obiettivo è dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, rafforzando così la tutela dei produttori e dei rapporti di due filiere fondamentali per l'agroalimentare Made in Italy. Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta l'Ue in modo definitivo superando una volta e per sempre lo stallo di questi lunghi anni.

Entrano così in vigore i provvedimenti che introducono la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari. I decreti prevedono, a partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, una fase di 180 giorni per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte. Quindi l'obbligo definitivo scatterà il 16 febbraio per il riso e il 17 febbraio per la pasta. Ma vediamo cosa prevedono i decreti:

Grano e pasta

Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE".

Riso

Il provvedimento prevede che sull'etichetta del riso devono essere indicati:

a) "Paese di coltivazione del riso";
b) "Paese di lavorazione";
c) "Paese di confezionamento".

Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare la dicitura "Origine del riso: Italia".
Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Origine visibile in etichetta

Le indicazioni sull'origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

Decreti in vigore fino a piena attuazione Regolamento UE 1169

I decreti decadranno in caso di piena attuazione dell'articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d'origine o il luogo di provenienza dell'ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l'applicazione all'adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.

Oltre l'85% degli italiani chiede trasparenza nell'indicazione d'origine di grano e pasta

Oltre l'85% degli italiani considera importante conoscere l'origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per la pasta e il riso. Sono questi i dati emersi dalla consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui hanno partecipato oltre 26mila cittadini.

Ricerca. Perché il gusto del whisky migliora con alcune goccie d'acqua. Lo svela uno studio della Linnæus University

Ogni esperto conoscitore sa bene che aggiungere alcune gocce di acqua nel proprio bicchiere di whisky ne migliora l’aspetto gustativo, operazione che nel gergo aiuta a “svegliare il serpente” - specialmente per whisky a gradazione piena, ovvero i cask strenght per i single malt o “full proof” per i bourbon - per apprezzare tutti gli aromi e i profumi imprigionati nel distillato.

Una ricerca ne svela ora il motivo scientificamente attraverso i risultati di un nuovo studio dal titolo "Dilution of whisky – the molecular perspective", guidato dal Prof. Björn C. G. Karlsson della Linnæus University in Svezia e pubblicato su Scientific Reports, che ha voluto far luce sul perché un aggiunta di acqua al nostro whisky, ne migliora notevolmente i profumi ed il sapore.

Responsabile sarebbe la naturale presenza, nel whisky, di un composto chiamato guaiacolo che si caratterizza per i suoi tipici aromi di affumicato e farmaceutico; con una maggiore percentuale di acqua questo composto odoroso tende a concentrarsi più in superficie, consentendo il rilascio delle sue componenti volatili che andranno così ad incidere positivamente sull’aroma del whisky.

Certo, parlare di addizione di acqua in ambito alcolico, genera sempre qualche perplessità, ma bisogna tener presente che è proprio questo essenziale elemento a rivestire un ruolo fondamentale in tutte le fasi di produzione del whisky, come quella prima dell'imbottigliamento, dove viene diluito fino a circa il 40 per cento di alcool per volume, considerando che il distillato esce dall’alambicco alla gradazione di circa 70° gradi. Molte distillerie di malto scozzesi in tal senso sono state edificate proprio a ridosso di fiumi o torrenti dove poter prelevare acqua purissima, le cui caratteristiche, a seconda della composizione delle falde del sottosuolo e del terreno dove scorre, la rendono unica, come unico è il whisky che ne deriva.

La ricerca si è sviluppata seguendo proprio il fatto che le tipiche e ricercate note affumicate di molti whisky di qualità vengono conferite da un composto chiamato appunto guaiacolo, un fenolo volatile presente anche nel vino e chimicamente associato a molecole anfipatiche, ovvero che hanno una parte idrofoba (insolubile in acqua) ed una parte idrofila (solubile all’acqua).

In tal senso il Prof. Björn C. G. Karlsson insieme a Ran Friedman, co-autore dello studio, hanno iniziato gli esperimenti mediante Dinamica Molecolare (DM), una tecnica di simulazione al computer che permette lo studio del moto e delle proprietà di un sistema di particelle, in questo caso una miscela di acqua ed etanolo in presenza di guaiacolo lungo un periodo di 50 nano secondi.

Gli autori hanno così scoperto che in concentrazioni fino al 45 per cento, il guaiacolo era più vicino alla superfice del bicchiere piuttosto che all’interno del volume del liquido: questo fattore migliorava la percezione degustativa. In sostanza il desiderato sentore di affumicato era maggiormente percepito.

Con concentrazioni superiori al 59 per cento, gradazione che si riferisce ai whisky cask-strength, si è invece evidenziato che l’etanolo interagisce con più forza con il guaiacolo, il che significa che le molecole sono guidate all’interno della soluzione, lontano quindi dalla superfice. Di fatto il sentore di affumicato è risultato meno avvertibile.

Secondo i ricercatori, i risultati degli esperimenti, vanno a giustificare il perché gli esperti aggiungono acqua al loro whisky. L’ideale per la diluizione sarebbe l’utilizzo della stessa acqua usata dalla distilleria. Cosa possibile, in quanto in commercio ci sono diversi tipi di acqua scozzese provenienti dalle zone di produzione, come Speyside, Highland e Islay.

venerdì 18 agosto 2017

E-commerce. Alibaba: analisti vedono boom del titolo, salirà del 34%. E l'Italia prima al mondo sulla piattaforma cinese a tutela di vino ed eccellenze agroalimentari

Alibaba sembra un titolo decisamente sottovalutato secondo gli analisti, che vedono nel futuro delle azioni del gigante asiatico del commercio elettronico un rialzo fino al 34% rispetto ai valori di ieri quando il titolo ha chiuso in $163.92.


Puntare in borsa su Alibaba, perché no, visto che l'Italia già investe per valorizzare le proprie eccellenze enogastronomiche sul sito di acquisto online cinese ed il vino ad esempio è uno dei prodotti più gettonati, basti pensare che solo nei primi cinque mesi del 2016 le importazioni cinesi sono cresciute del 42%, raggiungendo la quota di 1 miliardo di euro.

Un successo annunciato sin dal suo primo lancio, con la famosa giornata che gli fu dedicata il 9 settembre dello scorso anno; un evento speciale, tra l'altro presentato in anteprima mondiale a Vinitaly proprio da Jack Ma, il suo fondatore. Da quel momento le aziende vitivinicole italiane presenti sulla piattaforma passarono da 2 a 50 con oltre 500 etichette. Un passo importante, specialmente sul fronte della tutela, in quanto l'Italia è l'unico Paese al mondo ad avere garantito ai prodotti Dop e Igp la stessa tutela contro il falso che hanno i brand commerciali sulla piattaforma e-commerce cinese.

L'alleanza con Alibaba per contrastare la contraffazione è iniziata due anni fa con numeri impressionanti: impedita la vendita mensile di quasi 100mila tonnellate di falso parmigiano, 10 volte di più della produzione autentica, o di oltre 13 milioni di bottiglie di Prosecco che non arrivava dal Veneto. Una tutela che con questo accordo è stata estesa dalla piattaforma b2b, accessibile solo alle aziende, a quella b2c, dando garanzia ai 430 milioni di utenti della rete di siti di Alibaba che potranno acquistare vero Made in Italy. Per individuare i falsi il Ministero delle politiche agricole ha costituito una task force operativa dell'Ispettorato repressione frodi che quotidianamente cerca i prodotti contraffatti e li segnala ad Alibaba. Entro 3 giorni le inserzioni vengono rimosse e i venditori informati che stanno usurpando le indicazioni geografiche italiane. Ma non solo, con il nuovo accordo Alibaba si impegna anche a promuovere momenti di educazione dei venditori e dei consumatori sull'importanza delle indicazioni geografiche alimentari.

Con il commercio elettronico, la più grande fonte di entrate di Alibaba, i ricavi oggi sono su del 58% a 43 miliardi di yuan (6,3 miliardi di dollari). Nella lista degli analisti che hanno rivisto al rialzo i prezzi, spiccano gli esperti di Nomura che hanno portato il target price da 170 a 201 dollari mentre quelli di Deutsche Bank lo hanno fissato ancora più in alto a $208 (da $201). 

I più ottimisti restano finora gli analisti dell’ufficio studi di Raymond James secondo cui il prezzo del concorrente asiatico di Amazon si spingerà fino a  $220, ovvero il 34% sopra i valori della chiusura di ieri. Alla base della view positiva c’è stata la conferma, avvenuta in occasione della trimestrale diffusa ieri, dell’espansione positiva delle attività fuori dal settore tradizionale dell’ecommerce.

Nel trimestre che si è chiuso a giugno, il gruppo ha registrato ricavi in aumento del 56% a 50,2 miliardi di yuan (7,4 miliardi di dollari) e utile netto a 14,03 miliardi di yuan (2,07 miliardi di dollari).

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il presente blog non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.

giovedì 17 agosto 2017

Formazione. Vitivinicoltura: Analisi sensoriale dell'uva con il metodo ICV

Organizzati da Vinidea, società di consulenza che si occupa della formazione di enologi, iniziano i nuovi corsi sull'assaggio dell'uva attraverso la metodica di analisi sensoriale messa a punto presso l’ICV Institut Coopératif Du Vin. Date: 25, 29 e 30 agosto, 5 e 6 settembre a: Tezze di Piave (TV), Locorotondo (BA), Camerano (AN), Velletri (RM), Poggibonsi (SI), San Michele a/A (TN).


La valutazione della qualità enologica dell’uva è un obiettivo fortemente ricercato sia dai tecnici viticoli, che devono potere avere a disposizione parametri oggettivi per indirizzare le scelte in vigneto, sia dagli enologi, che, sulla base delle caratteristiche dell’uva, devono adattare la tecnologia di vinificazione.


La metodica di analisi sensoriale messa a punto presso l’ICV, ed applicata nella pratica da circa vent’anni, rappresenta una risposta concreta alle esigenze sopra descritte. Questa tecnica infatti può definire il peso di varie pratiche agronomiche sul profilo sensoriale dell'uva: inerbimento, diradamento dei grappoli, etc. Le risposte alla domanda: "Che cosa si può fare in vigneto per modificare le caratteristiche sensoriali dell'uva?" sono fornite utilizzando come esempi didattici i risultati di prove reali: andamento dei valori dei descrittori durante il periodo di maturazione dell’uva, influenza delle forme di allevamento, dell’età del vigneto, delle condizioni climatiche e delle tecniche colturali.

Un’altra delle applicazioni pratiche più interessanti dell’analisi sensoriale delle uve consiste nel contributo che può dare all’organizzazione della vendemmia. Valutando infatti il potenziale qualitativo delle uve, è possibile definire degli obiettivi di maturità adeguati ad ogni tipologia di vino che si vuole produrre, e quindi impostare il calendario vendemmiale in funzione di questi stessi obiettivi. L'ICV, grazie alla sua ripetibilità ed al costo ridotto, si sta affermando anche come tecnica di riferimento complementare alle analisi chimico-fisiche dell’uva (zuccheri, acidità, maturità fenolica ecc.).

Programma:

-    introduzione, presentazione ICV e origine della metodica
-    perché è importante l’analisi sensoriale delle uve ed utilizzare un metodo preciso per applicarla
-    i principi del metodo ICV e le modalità di campionamento
-    approccio analitico: valutazione dei 19 descrittori con esercitazione pratica su campioni di acini          pre-selezionati in laboratorio (pausa)
-    approccio sintetico: definizione dei livelli di maturità (4 parametri)
-    simulazione del campionamento in campo con uve locali (fino ad un massimo di 3/4 campioni)
-    effetto di alcune pratiche agronomiche sul profilo sensoriale delle uve
-    i profili di riferimento per alcune varietà internazionali
-    applicazione della metodica all’organizzazione della vendemmia
-    conclusioni e discussione

Docenti:

Giuliano Boni o Gianni Trioli, Vinidea.

Date e Sedi:

venerdì 25 agosto 2017 - Enopiave, Tezze di Piave (TV)
martedì 29 agosto 2017 - Istituto tecnico agrario “Caramia Gigante”, Locorotondo (BA) (*)
mercoledì 30 agosto 2017 - Hotel Gens Camuria, Camerano (AN) (*)
martedì 5 settembre 2017 - CREA, Velletri (RM)
mercoledì 6 settembre 2017 - Isvea, Poggibonsi (SI)
data da definire, settembre 2017 - FEM, San Michele all’Adige (TN)

(*) Corso gestito da Assoenologi: gli associati godono di tariffe preferenziali e la partecipazione darà diritto a 8 crediti formativi. Per partecipare alle sessioni organizzate nelle sedi di Locorotondo e Camerano va obbligatoriamente utilizzato il modulo d’iscrizione scaricabile dal sito: www.assoenologi.it/main/index.php?pages=corsi (corso n° 4), da inviare via email all’indirizzo sezione.pugliabascal@assoenologi.it, a cui ci si può rivolgere anche per informazioni. Non è prevista l’iscrizione on line.

Termine di iscrizione: 3 giorni lavorativi prima della data di svolgimento, o al raggiungimento del numero massimo di partecipanti previsto per ogni sede.In ogni sede, il corso sarà attivato al raggiungimento del numero minimo di partecipanti.

Info e costi: www.vinidea.it

mercoledì 16 agosto 2017

Vino&Neuroscienza. Effetto placebo del marketing, così il vino più costoso è anche più buono. Un nuovo studio dell'Università di Bonn.

Il prezzo ha effetto sulla percezione del gusto e sul comportamento del consumatore. Un vino caro ci appare più buono rispetto ad uno più conveniente, e questo a causa dell'effetto placebo del marketing che influenza il nostro cervello. 


A rivelarlo è una nuova ricerca dal titolo: “How context alters value: The brain’s valuation and affective regulation system link price cues to experienced taste pleasantness”, a cura di Liane Schmidt, Vasilisa Skvortsova, Claus Kullen, Bernd Weber & Hilke Plassmann dell’Università di Bonn, pubblicata su Scientific Reports, che dimostra quali siano le aree del cervello che intervengono sulla nostra percezione modificandola.

Il primo a definire l’effetto placebo ed il suo impatto sui risultati clinici, fu Stewart Wolf, medico e ricercatore americano nel campo della medicina psicosomatica, nel 1950. Da un punto di vista scientifico si è venuto così a dimostrare come, il convincersi di qualcosa che avviene attraverso un meccanismo d’interazione tra mente-cervello-corpo, porti a una risposta specifica da parte del sistema nervoso che, in certi casi, produce un effetto atteso. Sull'effetto placebo del marketing, il primo studio concreto risale al 2005 ad opera di Baba Shiv, Professore Associato di Marketing dell'Università di Stanford, che ha voluto indagare su quanto il prezzo di un determinato prodotto possa, in maniera determinante, influenzare le aspettative del consumatore con la pubblicazione: “Placebo Effects of Marketing Actions: Consumers May Get What they Pay For”, in cui viene dimostrato che le azioni di marketing, come la determinazione di un prezzo, possono alterare la reale efficacia dei prodotti a cui vengono applicati.

In un lavoro precedente al presente studio presso la Business School francese INSEAD, Hilke Plassmann, Professore Associato del gruppo di ricerca di marketing, ha dimostrato invece che un prezzo più alto, ad esempio per il cioccolato o il vino, aumenta le aspettative che il prodotto sarà anche di sapore migliore, e questo, a sua volta, andrà ad influire nelle zone di elaborazione del gusto del nostro cervello.

Tuttavia, come ha tenuto a spiegare il Prof. Bernd Weber, direttore del Centro di Economia e Neuroscienze (ENC) presso l'Università di Bonn, sino ad oggi, ci era stato poco chiaro capire i meccanismi di questo processo mentale. Ora, quando siamo di fronte al fenomeno in cui due prodotti identici sono percepiti diversamente relativamente alla differenza di prezzo, si tratterà di “Effetto Placebo del Marketing”. Come con i farmaci placebo, esso avrà un effetto unicamente dovuto alla proprietà attribuite al prodotto: "La qualità ha il suo prezzo!"

Lo studio 

I test sono stati effettuati presso il Life & Brain Center dell’Università di Bonn, su un gruppo di 30 volontari, 15 uomini e 15 donne con una età media intorno ai trent'anni, attraverso l’utilizzo di tecniche di imaging a risonanza magnetica funzionale, (Magnetic Resonance Imaging, MRI), l'attività cerebrale di ogni partecipante e stata monitorata e registrata online durante gli assaggi.

Tengo a precisare che queste prove, portano alcuni importanti contributi alla comprensione dei diversi effetti placebo:

a) offrono una misura diretta e obiettiva del processo;

b) informano sui meccanismi biologici alla base dell’effetto del contesto;

c) aiutano a identificare i fattori che differenziano i vari gradi di risposta al placebo.

Ai partecipanti sono stati somministrati diversi campioni di vino attraverso un tubicino e la loro bocca è stata risciacquata dopo ogni assaggio con un liquido neutro; questo per evitare contaminazioni olfattive. Prima di ogni assaggio ai volontari è stato comunicato il prezzo del vino che avrebbero assaggiato e che era lo stesso sia in caso di prezzo alto sia in caso di prezzo più contenuto. Dopo ogni assaggio ai partecipanti è stato chiesto di fornire una votazione da 1 a 9.

Risultati

I dati raccolti attraverso le misurazioni con MRI scanner confermano che i vini più costosi erano quelli considerati più buoni. Le zone del cervello che si attivavano di più in corrispondenza di un prezzo più alto sono state la corteccia prefrontale mediale e lo striato ventrale. La prima più coinvolta nella comparazione dei prezzi e dell'aspettativa della valutazione del vino, mentre la seconda è parte del sistema di ricompensa e motivazione del cervello. Come spiega il prof. Weber, il sistema di ricompensa e motivazione si attiva più significativamente con prezzi alti ed apparentemente fa aumentare l’aspettativa di grande qualità e valore dell’esperienza sensoriale.

In ultima analisi, si è evidenziato che il sistema di motivazione e ricompensa escogita una sorta di trucco su di noi, come ci spiega Liane Schmidt di INSEAD. Stando al fatto che tutti i vini in degustazione erano obiettivamente identici, quando i prezzi sono più alti, siamo portati a credere che i sapori avvertiti riconducibili alla qualità siano realmente presenti nel vino stesso anche se questo non è vero.

La domanda ora nasce spontanea: può l’effetto placebo essere inibito, ovvero, potremo in qualche modo salvarci dall’influenza del marketing? Il prof. Weber risponde che questo può essere possibile confidando di più nei propri sensi, che possono essere allenati attraverso le nostre esperienze e renderli così più indipendenti dalle convinzioni che il mercato ci impone.

sabato 12 agosto 2017

Concorsi. UPVIVIUM – Biosfera gastronomica a Km 0, l’UNESCO promuove “La tavola conviviale a Km 0”

Si chiama “UPVIVIUM – Biosfera gastronomica a Km 0” il concorso organizzato dalle tre Riserve di Biosfera MaB UNESCO dell’Appennino Tosco-Emiliano, del Delta Po e delle Alpi Ledrensi e Judicaria, in collaborazione con “ALMA - Scuola Internazionale di Cucina Italiana, rivolto agli esercizi di ristorazione dei propri territori. Aperte le iscrizioni al concorso gastronomico.



UPVIVIUM vedrà protagonisti ristoratori e produttori agroalimentari impegnati assieme nell’ideazione di preparazioni gastronomiche che utilizzino e valorizzino le tipicità di ciascun territorio.


Il tema prescelto per l’edizione 2017/18 del concorso è la “tavola conviviale”, che non solo valorizza il menù e la proposta del ristoratore, ma offre al cliente l’esperienza dello stare a tavola e del condividere con gli altri commensali il valore della pietanza assaggiata.

Il concorso gastronomico non è quindi esclusivamente finalizzato alla strutturazione di un menù, ma mette al centro le potenzialità comunicative del convivio, che possono essere spese per il racconto e la valorizzazione dei prodotti locali di cui il piatto è composto.

Potranno partecipare tutti gli esercizi di ristorazione (ristoranti, agriturismo, rifugi, …) aventi sede all’interno dei Comuni, facenti parte delle tre Riserve di Biosfera UNESCO.

I ristoratori interessati possono iscriversi entro il 31 agosto 2017, scaricando regolamento e moduli di iscrizione dal sito www.upvivium.it/iscrizioni.

Saranno ammessi al concorso massimo 20 esercizi di ristorazione per ciascuna Riserva di Biosfera (per un totale di 60), in base all’ordine in cui perverranno le iscrizioni.

Il concorso si svolgerà nei fine settimana, a partire da venerdì 6 ottobre 2017, fino a domenica 17 dicembre 2017 e sarà preceduto da una giornata di formazione gratuita per tutti i ristoratori, curata dai docenti di ALMA.

I vincitori saranno scelti da giurie tecniche qualificate e le finali si terranno tra gennaio e marzo 2018, prima a livello locale in ciascuna Riserva di Biosfera presso istituti alberghieri, quindi i migliori 3 classificati per ciascun territorio si “sfideranno” in una finalissima presso la sede di ALMA a Colorno (PR). Vi sarà inoltre un concorso on-line, che darà voce ai clienti che hanno degustato i “piatti” in concorso.

Al vincitore la possibilità di accedere ad un corso di formazione personalizzato per due persone presso ALMA comprensivo di pernottamento e cena presso un ristorante stellato.

Al concorso verrà data ampia visibilità sui media locali e nazionali dalle 3 Riserve di Biosfera con l’obiettivo di attrarre visitatori interessati a conoscere i valori del territorio, anche grazie ad un percorso gastronomico di qualità. Con UPVIVIUM si intende favorire ed incrementare l’utilizzo delle produzioni agroalimentari locali, spesso elementi di conservazione della “biodiversità coltivata ed allevata”, sensibilizzando gli esercizi di ristorazione alla piena valorizzazione del proprio territorio e della cultura gastronomica locale nei menù offerti agli ospiti.

Per la Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria possono partecipare al concorso tutti gli esercizi muniti di regolare licenza di ristorazione aventi sede nei comuni situati all’interno dei territori della Biosfera: Bleggio Superiore, Bondone, Comano Terme, Fiavè, Ledro, Riva del Garda, San Lorenzo Dorsino, Stenico, Storo e Tenno.

Info: www.upvivium.it; info@upvivium.it

www.facebook.com/RiservaBiosferaUnescoAlpiLedrensiJudicaria/

Alpi Ledrensi e Judicaria

0465/321210

mabunesco@bimsarca.tn.it

venerdì 11 agosto 2017

Agroalimentare: al via i contratti di filiera e di distretto

Pubblicata circolare applicativa contratti di filiera e di distretto. Martina: intervento strategico con 260 milioni di euro per filiere più forti. 


Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che è stata pubblicata sul sito internet del Mipaaf la circolare applicativa per l'attivazione dei contratti di filiera e di distretto. Si tratta di uno strumento che ha una dotazione finanziaria di 60 milioni di euro in contributo conto capitale e 200 milioni di euro di contributo a tasso agevolato attraverso il Fondo rotativo di sostegno alle imprese. 

L'obiettivo dei contratti di filiera e di distretto è sostenere investimenti di rilevanza nazionale nel settore agricolo, agroalimentare e delle agroenergie promuovendo l'integrazione delle politiche di investimento dei diversi attori della filiera.

Nell'avviso sono presenti i requisiti e le modalità di presentazione delle domande e dei progetti di filiera, che andranno inviate al Ministero a partire dal 27 novembre 2017. Nella nuova circolare vengono rafforzati gli strumenti di controllo del Ministero sulle attività delle imprese e delle banche finanziatrici e aumentata la trasparenza nei rapporti tra istituti di credito e aziende della filiera con un forte contenimento rispetto al passato dei tempi e dei costi di gestione dei programmi di investimento. Ai progetti che coinvolgono le Regioni del Sud Italia sono riservate l'80% delle risorse e una premialità nella valutazione qualitativa effettuata da un'apposita Commissione.

"Vogliamo proseguire il lavoro di integrazione nelle nostre filiere agroalimentari - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina - supportando progetti che possano dare più valore a tutti i segmenti produttivi coinvolti. Mettere insieme l'esperienza delle industrie di trasformazione con il tessuto di piccole e medie imprese agricole è un obiettivo strategico sul quale continueremo a spingere col massimo impegno. Con questo investimento possiamo attivare risorse pubbliche e private per circa 500 milioni di euro, che daranno un contributo utile alla crescita di tutto il sistema in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Il successo del Made in Italy agroalimentare sarà ancora più forte quanto più sapremo essere capaci di rafforzare le filiere nazionali nel loro rapporto stretto col territorio".

Tutti i dettagli della circolare: www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9327

giovedì 10 agosto 2017

Brexit: il paesaggio rurale inglese è destinato a cambiare

Graeme Willis, autore di un rapporto dell'Associazione per la protezione dell'Inghilterra rurale: "si tratta di una crisi silenziosa”. Martina in una nota su fb: "Il dogma dell'austerità ha offuscato la forza del progetto europeo.


Jan Siberechts, View of Nottingham from the East, 1695 c.
Gli allevamenti, le piccole fattorie e imprese agricole che caratterizzano la campagna inglese nei prossimi trentanni potrebbero scomparire del tutto. Colpa della Brexit che mette a repentaglio tutto il settore agricolo.


Così un articolo del Corriere della Sera di oggi, a cui ha fatto riferimento in un commento il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, sulla sua pagina facebook, ormai diventata vero e proprio "Speakers' Corner" sui temi dell'agricoltura europea.

I sussidi europei, con il dopo Brexit, favoriscono aziende di grandi dimensioni rispetto a quelle di stampo famigliare, si legge nell'articolo del Corriere. A rischiare di grosso è la campagna inglese, ha commentato il Principe Carlo, che si è sempre espresso a difesa della tradizionale distribuzione dei campi e allevamenti e che, con le sue tenute in Cornovaglia, si erge da paladino della coltura biologica.

Ma a rilanciare l'allarme abbracciando in pieno la battaglia dell'erede al trono inglese, giunge ora anche un rapporto dell'Associazione per la protezione dell'Inghilterra rurale, potente gruppo di difesa per la conservazione del paesaggio, secondo la quale il mosaico di fattorie che ha dato alla campagna carattere, bellezza e spazio per la natura è in via d’estinzione: spetta al governo intervenire “con sussidi mirati”.

"Gli agricoltori inglesi sono a rischio per l'effetto della Brexit", commenta il Ministro Martina, "non arriveranno più gli aiuti garantiti dalla Politica agricola europea e mantenere quel tipo di investimenti per un singolo Paese non è affatto semplice".

"Il 55% del reddito delle imprese agricole inglesi arriva dai fondi europei, continua citando l'articolo del Corriere della Sera. "È una lezione concreta per chi fa propaganda tutti i giorni, anche in Italia, sull'uscita senza conseguenze dall'Unione europea. Per difendere la sovranità nazionale, alzando muri e barriere. Salvo accorgersi che i muri, come nel caso degli agricoltori inglesi, fanno male soprattutto ai piccoli, ai deboli".

Credo sia nostro compito, dovere delle forze progressiste, spiega Martina a conclusione del suo intervento su Facebook, "lottare ancora perché l'Europa cambi. Perché ritrovi lo slancio e uno spirito più forte di servizio ai cittadini e alle imprese. Perché il 58% degli allevatori e agricoltori inglesi ha votato a favore dell'uscita dall'Ue. E su questo dato si misura tutta la difficoltà dell'Europa di questi anni. Il dogma dell'austerità ha offuscato la forza del progetto europeo. Mai come oggi però serve impegno, per contrastare la falsa propaganda populista e nazionalista. Come insegna la campagna inglese.

Per Graeme Willis, autore del rapporto, di tratta di “una crisi silenziosa”, come riporta il Times. “Le piccole fattorie che operano con metodi tradizionali faticano a ritagliarsi uno spazio sul mercato. Se non sapremo introdurre la giusta riforma agricola, rischiamo di svanire completamente”. I numeri sembrano avvalorare la tesi catastrofistica. Nel 2005 l’Inghilterra contava 85mila piccole fattorie. In dieci anni c’è stato un caldo del 30 per cento. Oggi ne restano 59mila. Nel contempo le imprese industriali, che occupano più di 200 ettari, si sono ampliate.

Riuscirà il governo a trovare una formula per il dopo Brexit che possa aiutare anche le aziende di famiglia? In Scozia il problema è stato arginato con una modifica del modello fiscale: chi lascia ai figli una fattoria o un allevamento non paga le tasse di successione. In Inghilterra la situazione è più complicata per i piccoli contadini. Il paradosso è che oltre il 50% per cento degli agricoltori inglesi si è espresso a favore della Brexit e il 55 per cento degli introiti delle imprese agricole del Paese deriva proprio dall’Unione europea.