martedì 31 ottobre 2017

Vino italiano e sistema legislativo. Convegno UIV sul Testo Unico, il confronto dei maggiori esperti in ambito giuridico-normativo

Si è svolto ad Alba il Convegno dal titolo: “Le novità del Testo Unico del Vino”, organizzato dall’Unione Italiana Vini. Il Presidente Abbona (UIV): “Semplificazione normativa per continuare a creare valore”.


Coltivazione della vite, produzione e commercio del vino, questi i temi al centro del convegno organizzato da UIV sul Testo Unico del Vino, di cui alla legge 12 dicembre 2016, n. 238 (GU Serie Generale n.302 del 28-12-2016) entrata in vigore il 12 gennaio 2017 e sui decreti attuativi.


“Il rapporto che lega il vino italiano al sistema legislativo è molto articolato e per certi versi ambivalente. Da un lato tutela e garantisce, nella qualità e trasparenza del prodotto, sia il mondo produttivo sia il consumatore secondo un modello di certificazione e protezione delle indicazioni geografiche senza eguali. Dall’altro invece, questo sistema di regolamenti che interviene nelle fasi produttive del vino, complica il nostro lavoro implicando un impegno notevole in termini di tempo e risorse economiche nell’affrontare questioni di carattere giuridico amministrativo non sempre chiare e trasparenti. Da qui ne deriva la necessità di semplificazione. In Italia abbiamo un caso esemplare di semplificazione normativa che sta facendo scuola a livello internazionale: il Testo Unico dove siamo riusciti in un grande sforzo corale a coniugare rigore, certificazione, trasparenza verso il consumatore con la semplicità nella gestione amministrativa delle imprese”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, ha introdotto i lavori del convegno dal titolo: “Le novità del Testo Unico del Vino”, organizzato dall’Unione Italiana Vini, che si è tenuto ad Alba presso l’Auditorium Centro Ricerche Ferrero.

La giornata è stata moderata dalla dottoressa Valentina Sellaroli, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Torino, formatrice decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, Struttura Territoriale di Torino, e dal professor Vito Rubino, aggregato di Diritto dell’Unione Europea, Università degli Studi del Piemonte Orientale e ha visto la partecipazione, tra i relatori, di Oreste Gerini, Direttore generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari dell’ICQRF.

“L’augurio è quello di realizzare in tutt’Italia la stessa situazione ideale che abbiamo voluto e saputo realizzare in Langa – prosegue Abbona. Qui grazie ad un sistema di norme che vengono fatte scrupolosamente rispettare, la competizione è basata sul merito e, in ogni occasione, vince il migliore. Così si crea valore, condiviso da tutta la filiera. Per questo è importante costruire un sistema di norme chiaro, preciso ma semplice da applicare, che faciliti un sistema di controlli efficace. Infine vorrei rivolgere un sentito ringraziamento a quanti hanno raccolto il nostro invito ad essere presenti oggi, ai relatori, alla Scuola Superiore della Magistratura per la preziosa collaborazione, alle autorità presenti ad iniziare dal viceministro Andrea Olivero che ci segue sempre con grande attenzione e verso il quale nutriamo sentimenti sinceri di riconoscenza per l’impegno che sta dedicando all’agricoltura e al vino in particolare”.

“Il Testo Unico del vino rappresenta la colonna vertebrale della legislazione vitivinicola del nostro Paese – ha commentato Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. È indicativo che il primo articolo sancisce il riconoscimento della vite e del vino come patrimonio culturale del paese, un patrimonio da tutelare e valorizzare nella sostenibilità sociale, economica, produttiva ambientale e culturale. È chiaro che tutelare questo patrimonio è un impegno quotidiano che ci vede in prima linea nell’attività di contrasto alle frodi alimentari e al falso Made in Italy e oggi possiamo dire con orgoglio che anche sul web siamo arrivati a garantire livelli rilevanti di sicurezza e tutela dei nostri prodotti. Proprio in occasione del recente G7 di Bergamo abbiamo avuto un confronto sul tema del commercio online, sul grado di tutela e i meccanismi di salvaguardia delle nostro eccellenze consci che il web costituisce un importante canale di vendita ma che, al tempo stesso, può nascondere rischi non secondari di contraffazione”.

Ancora una volta Unione Italiana Vini si è fatta portavoce di un dibattito in merito ad una tema caldo e sentito da tutto il comparto vitivinicolo italiano, quale il Testo Unico e i relativi decreti attuativi, organizzando un convegno di alto livello in grado di coinvolgere le massime cariche istituzionali ed esperti del settore, vantando una preziosa collaborazione, non solo con la Scuola Superiore della Magistratura, ma anche con l’Associazione Internazionale dei Giuristi della Vite e del Vino, di cui UIV è socia, e che da più di 30 anni, con membri che provengono da più di 30 paesi, raccoglie a Parigi gli studiosi della materia vitivinicola.

“Il prezioso impegno personale del viceministro Olivero nel portare avanti un testo giuridico che oggi pone il nostro Paese all’avanguardia internazionale – ha ricordato Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, nel ripercorrere il lungo lavoro tra filiera istituzioni e mondo politico che ha portato al Testo Unico. La filiera ha mostrato grande senso di responsabilità nel cercare una linea comune che alla fine è stata vincente. Adesso la sfida si sposta sui decreti attuativi dove dobbiamo procedere con lo stesso metodo per vedere approvati entro la fine della legislatura i decreti che renderanno pienamente operativo il TU. In gioco ci sono temi cruciali tra cui la gestione dei controlli, il sistema di tracciabilità, l’organizzazione dei consorzi di tutela”.

“Nel lavoro di assistenza alle imprese – conclude Paolo Castelletti – da oltre 10 anni l’Unione Italiana Vini ha costituito al proprio interno un “servizio giuridico” specializzato sulle tematiche del settore che rappresenta un unicum a livello nazionale, un’esperienza fino ad oggi insuperata in termini di credibilità e competenze tecniche, diventato anche punto di riferimento delle istituzioni. In questa occasione, attraverso la quale vogliamo aprire un dialogo nuovo tra il comparto vitivinicolo e il vasto mondo giuridico italiano, desideriamo valorizzare la nostra lunga esperienza e stimolare un salto di qualità del nostro servizio giuridico. Da Centro di assistenza alle imprese a nuovo luogo e motore di dibattito e confronto culturale sui grandi temi della legislazione vitivinicola. Solo quest’anno abbiamo già organizzato tre convegni sul “Testo Unico e i decreti attuativi”. Ed oggi siamo qui, ad Alba, per il quarto di questi appuntamenti che assume però un’importanza particolare per l’elevato livello dei relatori e la collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura”.

lunedì 30 ottobre 2017

Vino&Ricerca. Nuovo vitigno autoctono ritrovato in Valpolicella. Lo studio del CREA e dell'ex Centro per la Sperimentazione in Vitivinicoltura della Provincia di Verona

La caratterizzazione del nuovo vitigno condotta nell’ambito delle attività di un progetto finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per la realizzazione degli obiettivi del Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l'Agricoltura e l'Alimentazione. 

E' stato chiamato Elmo, il nuovo vitigno autoctono a bacca rossa individuato in due areali della provincia di Verona. Il suo profilo molecolare sembra non essere associato ad una varietà conosciuta e di cui non si ha nessun riscontro storico documentato. Con la scoperta hanno preso recentemente il via le attività di un lavoro di caratterizzazione viticolo-enologica di questa nuova varietà di vite.

Il nostro Paese ha un grande primato, ed è quello di conservare una grande biodiversità viticola in ogni Regione; secondo i dati registrati nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite possiede infatti il maggior numero di varietà di specie locali. La scoperta di questo nuovo vitigno andrà di fatto ad arricchire questo già vasto patrimonio viticolo. Il suo recupero inoltre, come ho già detto per l'Erbamat in Franciacorta, ma questo vale per tutti i vitigni di territorio, oltre ad avere una valenza prettamente enologica, permetterà di valorizzare ed alimentare ancor di più la Valpolicella come luogo di quel legame vitigno-territorio, proprio della “viticoltura di territorio” in cui il primo attore è la varietà locale integrata con la viticoltura del terroir.

Come anticipato, questo progetto prevede attività di ricerca finalizzate alla raccolta, conservazione, caratterizzazione, documentazione e utilizzazione di specie vegetali di grande rilevanza per l'agricoltura italiana tra cui la vite e di cui uno degli attori primari è il CREA Centro di ricerca Viticoltura ed Enologia di Conegliano che si occupa anche del recupero di vitigni la cui coltivazione è stata nel tempo abbandonata.

Il recupero di questi vitigni, spesso presenti in pochi esemplari e relegati in zone marginali, prende il via attraverso un approfondito monitoraggio dell'areale, coinvolgendo in prima persona chi opera direttamente sul territorio (appassionati, associazioni, viticoltori custodi) ed ha la “memoria storica” dell'evoluzione cui è stata sottoposta la viticoltura locale.

In questo quadro da diversi anni nella provincia di Verona, con la collaborazione del (ormai ex) “Centro per la Sperimentazione in Vitivinicoltura della Provincia di Verona”, sono in atto attività di recupero e valutazione di vitigni locali di antica coltivazione che hanno già portato ad interessanti risultati applicativi.

Tra le più recenti attività si colloca appunto questo studio rivolto alla caratterizzazione viticolo-enologica di questo vitigno a bacca rossa segnalato per primo dal Sig. Guglielmo Ferrari in un vecchio vigneto a Valgatara nel comune di Marano di Valpolicella (VR) e nel corso delle attività di ricerca altre viti ritrovate dalla Cantina Valpantena a Valdonega (nei pressi di Verona) sono risultate corrispondere allo stesso genotipo. In accordo con il Sig. Guglielmo Ferrari e la Cantina Valpantena questa nuova varietà è stata denominata “Elmo” e con questo nome è in corso la preparazione della domanda di iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite.

Una volta accertato - anche se è importante sottolineare che sono tuttora in corso approfondite analisi genetiche per stabilire eventuali legami di parentela con altri vitigni conosciuti - con le analisi molecolari che il vitigno (per ora) non era riconducibile ad altri conosciuti, le attività di ricerca sono state indirizzate al rilievo dei principali caratteri fenotipici e produttivi (epoche di germogliamento, fioritura, invaiatura e maturazione, fertilità delle gemme, peso medio del legno di potatura per ceppo, produzione di uva per ceppo, peso dell’acino e del grappolo) e qualitativi (zuccheri, acidità totale, acidità malica e tartarica, pH, antociani totali ed estraibili).

I vini sperimentali da vitigno Elmo

Sono state inoltre effettuate delle micro-vinificazioni sperimentali (anche con uva sottoposta ad appassimento) e le  analisi chimiche e sensoriali del vino ottenuto che è risultato possedere ottime qualità organolettiche, che si evidenziano sia per l'aspetto visivo (intensità del colore, riflessi violacei) sia olfattivo (su cui spiccano i frutti di bosco, ciliegia e le spezie orientali), sia al gusto moderatamente acido, corposo, equilibrato e molto piacevole.

Tutti questi rilievi sono necessari per l’iscrizione del vitigno al Registro Nazionale delle Varietà di Vite (D.M. 6 ottobre 2004 - Requisiti da accertare, in sede di prove ufficiali, per l'esame delle varietà di viti, ai fini dell'iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite); la successiva classificazione in ambito Regionale poi ne permetterà la possibilità di coltivazione, moltiplicazione, commercializzazione e diffusione.

venerdì 27 ottobre 2017

La vitivinicoltura: cultura e sostenibilità ambientale, a Taormina il convegno Ais

“La vitivinicoltura: cultura e sostenibilità ambientale” questo il tema del convegno della cinquantunesima edizione del Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana Sommelier.


Dal 27 al 29 ottobre si rinnova l’appuntamento annuale per i Sommelier dell’AIS e sarà Taormina a raccogliere il testimone di Trento, dove lo scorso anno l’Associazione ha celebrato il congresso numero cinquanta. La bellissima città siciliana diventa così, per un intero week end, capitale della sommellerie, pronta ad accogliere le delegazioni provenienti da tutta la penisola per i lavori congressuali.

Si svolgerà sabato 28 ottobre alle ore 15.30 presso San Domenico Palace – Sala Chiesa, il convegno volto a sottolineare la sensibilità dell'Associazione nei confronti dell’ecosostenibilità e che pone al centro il fondamentale ruolo della viticoltura come elemento di sviluppo compatibile, di salvaguardia e di vigilanza del territorio.

A far da cornice al 51° Congresso Nazionale, che ricordo si svolge sotto il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con il quale l’AIS vanta una fattiva e consolidata collaborazione, le bellezze storico artistiche e naturali di Taormina ed un nutrito programma di degustazioni con il meglio della produzione enologica italiana.

Maggiori informazioni e prenotazione alle degustazioni, nei limiti dei posti disponibili, sul sito:

www.congressoaistaormina2017.it

Andamento del mercato fondiario, cresce l'interesse per le zone collinari vitate

Sintesi dei risultati dell'indagine annuale 2016 sull'andamento del mercato fondiario italiano, curata dalle postazioni regionali del Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia.

Se la stasi del mercato fondiario continua a perdurare con un livello dei prezzi che, in media, non si discosta da quanto registrato l'anno prima, quella dei terreni a vocazione viticola sembra non conoscere crisi, una variazione positiva che riflette l'interesse per i terreni vitati che caratterizza ormai da oltre un decennio alcune zone di pregio, grazie ai favorevoli andamenti del mercato vitivinicolo.

È quello che emerge dall'indagine annuale 2016 sul mercato fondiario, curata dalle postazioni regionali del Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia. Nel 2016 il prezzo medio si è attestato poco sotto i 20.000 euro per ettaro con una variazione negativa rispetto al 2015 dello -0,1%.

Più significative le diminuzioni registrate nella montagna interna e in pianura e nelle circoscrizioni del Nord est e del Centro Italia. In controtendenza le zone altimetriche di collina e, in qualche misura, le circoscrizioni Nord ovest e Isole dove i valori medi presentano una leggera tendenza al rialzo. Va aggiunto che il tasso di inflazione praticamente nullo ha evitato un'ulteriore erosione del patrimonio fondiario in termini reali che si era verificata nel corso dell'ultimo decennio (-13% tra il 2005 e il 2015).

Gli operatori hanno continuato a segnalare il perdurare di una scarsa attività di scambio, ma i dati ISTAT sull'attività notarile fanno emergere una positiva inversione di tendenza da cui emerge che il numero di compravendite di terreni agricoli è aumentato del 9% nel 2016 rispetto all'anno precedente. Si tratterebbe del secondo anno consecutivo di crescita dopo 8 anni di continue riduzioni che hanno portato le compravendite a circa il 60% di quanto si registrava dieci anni fa. La crescita più significativa riguarda le regioni del Nord ovest (11%) e del Sud (10%). Questo aumento dell'attività potrebbe essere correlato con la contestuale crescita delle erogazioni di nuovi mutui per l'acquisto di immobili rurali che secondo Banca d'Italia hanno raggiunto nel 2016 un valore pari a 491 milioni di euro (+14% rispetto al 2015), un livello ancora distante da quanto erogato nel periodo pre-crisi (circa 700.000 euro) ma già quasi doppio rispetto ai minimi raggiunti nel periodo 2012-2014 (in media 280.000 euro all'anno). È probabile che i bassi tassi di interesse e le nuove aperture di credito del sistema bancario abbiano funzionato da volano per accrescere la domanda dei potenziali investitori.

Come evidenziato in precedenza, non mancano le situazioni in cui la vivacità del mercato fa registrare qualche aumento significativo delle quotazioni. Molto probabilmente la variazione positiva delle zone collinari riflette l'interesse per i terreni vitati che caratterizza ormai da oltre un decennio alcune zone di pregio, grazie ai favorevoli andamenti del mercato vitivinicolo. Nel caso delle zone di pianura sembra evidente come il processo di aggiustamento dei prezzi della terra, iniziato qualche anno fa, non sia ancora terminato. La crisi economica di alcuni settori, esacerbata dalla volatilità dei mercati, riduce le aspettative degli agricoltori che sono maggiormente propensi ad investire. Il fattore terra rimane al centro degli obiettivi di crescita delle aziende più dinamiche, ma visti i valori elevati - soprattutto se comparati con la redditività delle colture di pieno campo e della zootecnica bovina - gli operatori si orientano verso l'affitto, mentre l'acquisto di terra legato anche alle strategie di risparmio delle famiglie agricole viene rinviato in attesa di prospettive di sviluppo meno incerte.

L'assestamento del mercato fondiario dovuto alle nuove regole della Politica Agricola Comune (PAC), entrata in vigore con qualche difficoltà nel biennio 2014-15, sembra essersi ormai consolidato per quanto riguarda i pagamenti diretti. Gli agricoltori stanno verificando una graduale discesa del sostegno diretto che impatta soprattutto le piccole aziende e gli imprenditori più anziani, decisi ormai ad abbandonare la conduzione dell'azienda ma ancora restii a procedere alla vendita. Ne dovrebbero beneficiare le aziende più dinamiche, solitamente di maggiori dimensioni, e i giovani agricoltori ma l'accesso alla terra rimane difficoltoso. Gli operatori lamentano i ritardi nell'avvio dei piani di sviluppo rurale - soprattutto nelle regioni del Centro Sud - che hanno garantito in passato una disponibilità finanziaria interessante per attivare nuovi investimenti.

Eventi. Vinisud, i vini del Mediterraneo protagonisti in un’edizione focalizzata sulla sostenibilità e l’approccio responsabile


Viticoltura sostenibile, biologica o biodinamica, vinificazione naturale, vini vegani… Per rispondere alle esigenze dei consumatori, il mondo del vino cambia. Vinisud, il Mondiale dei Vini del Mediterraneo, ha scelto di fare di queste pratiche il fil rouge dell’edizione 2018, che si svolge dal 18 al 20 Febbraio al Parc des Expositions de Montpellier

Una istantanea delle pratiche responsabili nel mondo del vino

Desiderio di un consumo responsabile, ritorno di interesse per le produzioni locali, ricerca di trasparenza… le esigenze dei consumatori sono cambiate : il mondo alimentare si trova di fronte problematiche che rimettono in discussione i suoi modelli. Sempre all’ascolto delle tendenze e delle opportunità commerciali per regioni e denominazioni mediterranee, Vinisud ha scelto per la prossima edizione di aprire il dibattito per apportare un contributo esaustivo su queste tematiche così rilevanti.

Rispondere al meglio alle aspettative di produttori e buyer

Come ogni anno, il Mondiale dei Vini del Mediterraneo ha selezionato una tematica forte come filo conduttore dei 3 giorni della manifestazione, avendo come obiettivo di rispondere al meglio alle aspettative dei produttori e dei buyer. L’edizione 2018 di Vinisud accorda un’attenzione particolare a quei produttori il cui lavoro è teso ogni giorno a garantire condizioni di produzione più rispettose dell’ambiente e/o socialmente più responsabili. Allo stesso modo, attraverso dei percorsi delineati di visite e degustazioni, offre una vera leggibilità ai buyer che sono alla ricerca di nuovi vini che rispondano a nuovi gusti, in linea con le tendenze attuali di consumo.

L’innovazione al cuore del salone

Un programma completo di iniziative sarà dedicato ai mercati responsabili :

Ø  Saranno divulgati per la prima volta in questa occasione i risultati di 3 studi esclusivi condotti a livello internazionale,:

-        « Una overview sul consumo etico in Francia e nel mondo », condotto con GRAINES DE CHANGEMENT, identifica le tendenze emergenti.

-         « Tendenze di consumo a New York e a Parigi : studio comparato ». Dopo il successo della ricerca dedicata al parallelo fra Londra e New York, quest’anno lo studio elaborato con SOWINE compara New York a Parigi, due mercati chiave per il settore, con un focus specifico sulle etichette eco-responsabili.

-        « L’Osservatorio Internazionale dei Vini del Mediterraneo ». Come ogni anno, questo studio realizzato con WINE INTELLIGENCE testimonia il dinamismo dei vini del Mediterraneo nel mondo.

Ø  Un censimento sulle iniziative sostenibili portate avanti dagli espositori

Ø  Una presentazione di modi di consumo sostenibili e responsabili nel Palais Méditerranéen

A proposito di Vinisud

Ø  Più di 30.000 visitatori internazionali, provenienti da 70 nazionalità. Tra questi, 400 buyer selezionati da VINISUD e da Sud de France nel quadro del Forum International d’Affaires.

Ø  1.650 espositori, con la presenza di tutti gli operatori del mercato e dei paesi del Mediterraneo.

Ø  Spazi che valorizzano l’innovazione, l’identità dei vini e dei terroir : 

-        Il Palais Méditerranéen e la Sparkling Zone con oltre 2.000 referenze in degustazione libera

-        Espressione Mediterranea e vitigni storici nel Wine Mosaic

-        La Nouvelle Vague volta a far conoscere i nuovi  produttori

-        Mediterranean Wine Tourism per valorizzare l’unicità delle culture vitivicole regionali

mercoledì 25 ottobre 2017

Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la vendemmia si congeda lasciando vini di grande prospettiva

Rispetto ai timori di inizio estate, le previsioni dell'annata 2017 sono buone confermando ancora una volta la grande vocazione e adattamento della viticoltura nelle colline delle Langhe.

Non bisognerebbe mai generalizzare, quando si parla di vendemmia, e specialmente di quella lungo lo stivale che per le sue caratteristiche possiede un territorio che per clima, orografia, geologia dei terreni e vitigni coltivati risulta essere il più variegato al mondo. Se è indubbio che sia in atto un cambiamento climatico a livello globale, con ripercussioni evidenti sulla viticoltura, la risposta andrebbe ricercata, piuttosto che alimentare ogni anno inutili allarmismi da grande impatto mediatico, accelerando sul fronte della ricerca. Da nord a sud, sono tante le differenze e oggi non è un caso se il termine "a macchia di leopardo" - il clima cambia e il vigneto risponde - è sempre più presente all'interno delle previsioni vendemmiali.

E se l'annata viticola 2017 sarà ricordata per l’andamento climatico caldo ed in modo particolare per le scarse precipitazioni, e se dove il maggior effetto negativo si è venuto ad evidenziare con un calo sì, generalizzato di quantità di uve, è invece proprio la qualità ad assumere l'aspetto di macchia di leopardo. E' il caso di Langhe e dintorni, dove tirando le somme, l'annata sarà buona. Ma vediamolo più in dettaglio.

L’inverno è stato mite con poche nevicate, mentre la primavera è stata contraddistinta da alcune piogge e da temperature sopra la media stagionale che hanno ulteriormente favorito lo sviluppo vegetativo della vite, che sin da subito si è dimostrato anticipato e che si è mantenuto per il prosieguo della stagione.

Sul finire del mese di aprile su tutta l’Italia si è registrato un brusco abbassamento delle temperature, specialmente nelle ore notturne, causando danni da gelo che però, nelle Langhe, hanno interessato unicamente i fondovalle e le parti più fresche dei versanti collinari. Dal mese di maggio è iniziato un lungo periodo di bel tempo dovuto al passaggio di numerosi anticicloni.

La situazione metereologica si è stabilizzata, garantendo ottime condizioni per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario per il quale non si segnalano particolari problemi legati alla gestione del vigneto. Le temperature massime registrate durante i mesi estivi sono state sopra la media come del resto in tutta Italia, ma a differenza di altre annate calde, abbiamo avuto notti più fresche.

Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre le tanto attese piogge hanno portato ad accumulare 25 mm di acqua che è servita per riequilibrare in parte la dotazione idrica degli acini ormai abbondantemente invaiati. A partire dalla prima settimana di settembre le temperature sono scese sensibilmente e si è potuto notare un andamento più vicino alle medie stagionali con sbalzi termici importanti tra il giorno e la notte.

A giovare maggiormente di questa situazione è stato il profilo polifenolico delle uve a bacca nera a ciclo vegetativo medio – lungo, come il Nebbiolo e la Barbera, che hanno fatto registrare dati che differiscono rispetto ad altre annate “calde”. Infatti quest’anno si osservano valori migliori sia in termini di quantità, ovvero di accumulo di antociani e tannini, sia in termini di estraibilità, fattore quest’ultimo essenziale sui vini ad invecchiamento.

Anche dal punto di vista della durata del ciclo vegetativo della vite si notano molte differenze con altre annate precoci, infatti quest’anno il periodo che intercorre tra il germogliamento e la maturazione tecnologica, seppur anticipato è comunque stato in media di 185 giorni, mentre nelle altre annate simili si aggirava attorno a 170 contro i 200 delle annate considerate “tardive”. In sintesi è stata sì un’annata anticipata, ma la vite ha comunque potuto compiere il suo sviluppo in modo completo.

Per quanto riguarda i principali componenti del vino, va fatto notare che le gradazioni alcoliche, seppur importanti, non sono fuori dalla media, specialmente su vini a base Dolcetto e Nebbiolo, questo molto probabilmente perché la vite ha interrotto i suoi processi metabolici nel periodo più caldo, arrivando ad una vendemmia anticipata ma con valori nella norma. Inoltre si è registrato un buon livello di pH, mentre l’acidità totale è risultata inferiore, riduzione da ricondursi ad una minore quantità di acido malico questo a comprovare l’ottimo grado di maturazione dei frutti.

Si è rilevata una minore resa quantitativa nel vigneto, dato in linea con un’annata dove le precipitazioni sono scarse, con grappoli che alla raccolta hanno presentato acini turgidi con una percentuale mosto – bucce nella media.

In base a quanto rilevato possiamo sicuramente ricordare quest’annata come una delle più precoci degli ultimi anni, visto che la raccolta dei nebbioli è iniziata nella seconda decade di settembre e si è conclusa all’inizio di ottobre, con un anticipo di circa due settimane rispetto alla norma.

Coltivazione della vite, produzione e commercio del vino, il convegno UIV sul Testo Unico del Vino

Ad Alba, alcuni dei maggiori esperti nazionali in ambito giuridico-normativo a confronto sul tema della disciplina della coltivazione della vite e della produzione e commercio del vino di cui alla legge 12 dicembre 2016, n. 238 (GU Serie Generale n.302 del 28-12-2016) entrata in vigore il 12 gennaio 2017 e sui decreti attuativi.

Ancora una volta Unione Italiana Vini in prima linea nel dibattito sul Testo Unico e i relativi decreti attuativi con un convegno che farà il punto sui risultati ottenuti e gli obiettivi ancora da raggiungere. Il tema della disciplina in materia di coltivazione della vite e di produzione e commercio del vino, infatti, continua a tenere banco all’interno del comparto vitivinicolo italiano, anche dopo la sua entrata in vigore lo scorso gennaio 2017 e sarà protagonista di un convegno di alto livello in grado di coinvolgere le massime cariche istituzionali ed esperti del settore.

La giornata di confronto sarà moderata dalla dott.ssa Valentina Sellaroli, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Torino, formatrice decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, Struttura Territoriale di Torino, e dal prof. Vito Rubino, aggregato di Diritto dell’Unione Europea, Università degli Studi del Piemonte Orientale. L’incontro vedrà il benvenuto da parte del Presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona e un saluto del Vice Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, oltre alla partecipazione di esperti in ambito giuridico-normativo. L’incontro è accreditato dall’Ordine degli Avvocati, dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e dall’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale. Presso la segreteria del convegno sarà inoltre possibile acquistare il “Manuale di diritto vitivinicolo” di Pietro Caviglia, edito da UIV (2017) ad un prezzo speciale per i partecipanti, oltre al “Codice della vite e del vino” e il “Codice delle Denominazioni di origine dei vini” di Antonio Rossi, editi sempre da UIV.

L’evento è stato accreditato per sei crediti formativi dall’Ordine degli Avvocati di Asti, per sei crediti formativi dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Asti e per tre crediti formativi in materia di marchi dall’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale.

La partecipazione al convegno è gratuita. I partecipanti potranno iscriversi, nei limiti dei posti disponibili, a questo link. Presso la segreteria del convegno sarà disponibile per l’acquisto il “Manuale di diritto vitivinicolo” di Pietro Caviglia, edito da UIv (2017) al prezzo speciale per i partecipanti di €30. Saranno inoltre disponibili per l’acquisto il “Codice della vite e del vino” e il “Codice delle Denominazioni di origine dei vini” di Antonio Rossi, editi da UIv, al prezzo speciale per i partecipanti di €210,00 ciascuno.

Il Convegno, organizzato da Unione Italiana Vini, dal titolo “Le novità del Testo Unico del Vino”, si terrà venerdì 27 ottobre, a partire dalle ore 9.00 alle ore 15.30, presso l’Auditorium Centro Ricerche Ferrero (via Pietro Ferrero, 19) di Alba (CN).

Formazione. La filosofia del cibo e del vino: pensare, raccontare e dare valore all’unicità del made in Italy nel settore agroalimentare e vitivinicolo

Università e mondo produttivo insieme per valorizzare cultura, tradizione e saperi dell’enogastronomia Made in Italy. Al via la nuova edizione del Master in Filosofia del Cibo e del Vino.  

Aperte le iscrizioni alla seconda edizione del Master in Filosofia del Cibo e del Vino. Nato dalla collaborazione tra Intesa San Paolo, ISWA – Italian Signature Wine Academy - consorzio formato da Allegrini, Arnaldo Caprai, Feudi di San Gregorio, Fontanafredda, Marchesi de’ Frescobaldi, Planeta e Villa Sandi - e la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, è il primo Master in assoluto a formare manager enogastronomici a tutto tondo, capaci di coniugare managerialità e profonda conoscenza del prodotto. Il futuro manager saprà pensare, raccontare e dare valore all’unicità del made in Italy nel settore agroalimentare e vitivinicolo, grazie alla convergenza di molteplici discipline. 

La filosofia, l’etica e l’estetica, l’antropologia, la storia e la geografia dei territori, la letteratura e le arti formeranno il bagaglio dei nuovi professionisti nell’ambito del marketing e della comunicazione, capaci di comprendere e valorizzare il cibo e il vino made in Italy in relazione alla loro valenza simbolica, religiosa e sociale, ai loro luoghi di produzione, alla loro tradizione unica nel panorama mondiale, tanto da contribuire a configurare il caratteristico life style.

Il programma prevede 360 ore di didattica e 300 ore di stage nelle aziende partner, con lo sviluppo e la realizzazione di un progetto sul campo. Il master di primo livello in Filosofia del Cibo e del Vino è aperto ai laureati (triennali, magistrali o vecchio ordinamento) di tutte le discipline.

Alla didattica in aula si aggiungeranno i laboratori dell’innovativa Cantina finalizzata a ‘ferment are’ idee e progetti. Il percorso formativo sarà realizzato anche in collaborazione con Intesa Sanpaolo Formazione, la società del Gruppo specializzata in formazione manageriale, che metterà a disposizione moduli didattici dedicati all’innovazione di prodotto-processo, change management, sviluppo imprenditoriale, job creation, internazionalizzazione.

Consapevolezza culturale e formazione sul campo andranno di pari passo: alle lezioni di filosofi, sociologi, antropologi, economisti, geografi, agronomi, cuochi, gastronomi, dietologi, igienisti, storici dell'alimentazione, si uniranno le competenze tecniche sulla filiera agroalimentare, dalla produzione al consumo, sul marketing e la promozione tradizionale e digitale dei prodotti in Italia e all’estero.

Alla presentazione della seconda edizione del Master prevista per oggi 25 Ottobre 2017, dalle 15 alle 18 presso l'Ateneo, Aula Newton, (DiBit 1) si potrà assistere alla lezione porte aperte: “Bellezza e Impresa. Il patrimonio enogastronomico italiano tra tradizione e innovazione”. Durante la lezione, inserita nel ciclo di incontri del Laboratorio Filosofia Impresa, interverranno i responsabili e i docenti del Master. 

Per informazioni e iscrizioni: www.unisr.it 

martedì 24 ottobre 2017

OIV. Pubblicati i dati sulla congiuntura vitivinicola mondiale

Durante la conferenza stampa che si è tenuta presso la sede dell'Organizzazione, Jean-Marie Aurand, direttore generale dell'OIV, ha presentato i primi dati sulla produzione viticola mondiale del 2017.

La produzione mondiale di vino 2017 è stimata in 246,7Mio hl, rispetto ai 259Mio hl dello scorso anno. La produzione 2016, era già stata annoverata tra le più basse degli ultimi 20 anni, per le stesse ragioni di quest'anno, ovvero a causa di eventi climatici sfavorevoli. Un altro calo storico della produzione, questa volta dell'8,2%, che si registra in particolare nell'Europa occidentale. 

Il 2017 registra un calo storico della produzione, in particolare in Europa occidentale, a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli: in Italia (39,3 Mio hl), in Francia (36,7 Mio hl) e in Spagna (33,5 Mio hl) i livelli sono particolarmente bassi. Anche la Germania (8,1 Mio hl) registra una produzione scarsa. Il Portogallo (6,6 Mio hl), la Romania (5,3 Mio hl), l'Ungheria (2,9 Mio hl) e l’Austria (2,4 Mio hl) sono i soli paesi ad aver conosciuto un incremento rispetto al 2016.

o Il livello di produzione rimane elevato negli Stati Uniti d'America (23,3 Mio hl).

o Il Sud Africa (10,8 Mio hl) conserva un livello di produzione sostenuto.

o In America del Sud la produzione è in crescita rispetto allo scarso livello del 2016, in special modo in Argentina (11,8 Mio hl) e in Brasile (3,4 Mio hl). In Cile (9,5 Mio hl) la produzione vinificata si conferma bassa.

o La produzione australiana (13,9 Mio hl) è in crescita e la produzione neozelandese (2,9 Mio hl), sebbene in leggera flessione, conserva un livello molto buono.

La produzione mondiale di vino, esclusi succhi e mosti, dovrebbe attestarsi a 246,7 Mio hl, in calo di oltre l'8% rispetto al 2016, una delle più scarse da diversi decenni. Questo calo è conseguente ai fenomeni climatici che hanno interessato i principali paesi produttori, in particolare in Europa.

Evoluzione della produzione mondiale di vino

Nell'Unione europea (UE) fenomeni meteorologici estremi, dal gelo alla siccità, hanno influenzato significativamente la produzione di vino 2017, che è particolarmente bassa. In effetti le previsioni dei tre principali paesi produttori risultano in netto ribasso rispetto a quelle del 2016.

Per il terzo anno consecutivo l'Italia nel 2017 si conferma il 1º produttore mondiale (39,3 Mio hl, -23% rispetto al 2016), seguita dalla Francia (36,7 Mio hl, -19% rispetto al 2016) e dalla Spagna (33,5 Mio hl, -15% rispetto al 2016).

Tale flessione si ripropone anche nei principali paesi dell'UE. La Germania (8,1 Mio hl, -10% rispetto al 2016) e la Grecia (2,5 Mio hl, -10% rispetto al 2016) si inseriscono anch'esse in questa tendenza al ribasso. La Bulgaria (1,1 Mio hl, -2% rispetto al 2016), segna un livello di produzione in linea con il suo potenziale. Il Portogallo (6,6 Mio hl), la Romania (5,3 Mio hl), l'Ungheria (2,9 Mio hl) e l'Austria (2,4 Mio hl) sono i soli paesi a registrare un aumento rispetto al 2016. Dopo due annate cattive, la Romania ritrova un livello di produzione elevato. Gli Stati Uniti d'America, con 23,3 Mio hl vinificati (-1% rispetto al 2016), conoscono per il secondo anno consecutivo un livello di produzione elevato.

Rimane però un'incognita: la stima indicata per la produzione di vini si basa sulla previsione della produzione di uva dell'USDA, in particolare di quella da vino, che risale ad agosto 2017 e che non tiene conto delle eventuali conseguenze degli incendi avvenuti di recente (ottobre 2017) in California.

In America del Sud le produzioni di vino si mostrano fondamentalmente in crescita rispetto al 2016 e ciò malgrado le temperature piuttosto basse di fine 2016. L'Argentina riporta nel 2017 una crescita della produzione, con 11,8 Mio hl vinificati (+25% rispetto al 2016), dopo una vendemmia 2016 tra le più scarse degli ultimi anni.

*Abbreviazioni
mhl: migliaia di ettolitri
Mio hl: milioni di ettolitri

Premi OIV 2017. Ecco i vincitori del premio dedicato alla letteratura vitivinicola


La cerimonia di consegna dei Premi dell'OIV 2017 si è svolta nei saloni dell'Organizzazione a Parigi, in presenza di numerosi rappresentanti del corpo diplomatico.


Numerosi i protagonisti e le personalità del mondo del vino hanno assistito a questo importantissimo evento dell'OIV. La presidente dell'OIV, Monika Christmann, il direttore generale dell'OIV, Jean-Marie Aurand, il presidente della Giuria dei Premi dell'OIV, František Lipka, ed il segretario scientifico della Giuria dei Premi, Jean-Luc Berger. insieme ai rappresentanti delle case editrici, giornalisti, professionisti del settore ed esperti dell'Organizzazione.

Il lavoro rigoroso dei numerosi lettori specializzati di tutto il mondo che hanno valutato queste opere ha consentito alla Giuria internazionale, che ricordo si è riunita a Sofia (Bulgaria) il 31 maggio scorso e presieduta da František Lipka, di procedere a una selezione imparziale tra le 65 opere provenienti da 19 paesi diversi. 

Il palmarès 2017 comprende 10 premi e 8 menzioni speciali attribuite a lavori originali, di grande qualità, all'avanguardia degli ultimi avanzamenti tecnologici e delle più recenti scoperte scientifiche.

I 10 premiati

Per la sezione Viticoltura premiati "La Vigne: ravageurs et auxiliaires - Volume 2" di Christian Linder, Patrick Kehrli, Olivier Viret, per l'Enologia Luigi Moio con l'opera "Il respiro del vino". Professore ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II, Moio da più di vent’anni si occupa degli aspetti sensoriali, biochimici e tecnologici dell’aroma del vino. Per Economia Vitivinicola con "Il Marketing del Vino - capire, decidere, agire" di Mario Gregori, Luigi Galletto, Giulio Malorgio, Eugenio Pomarici, Luca Rossetto. Per la sezione Storia, Letteratura e Belle Arti, Evelyne Malnic con la bellissima opera "Le Vin & le Sacré. A l'usage des hédonistes, croyants ou libres penseurs". Sezione Storia, Jean-Louis Escudier con Les Femmes et la vigne. Une histoire économique et sociale (1850-2010). Per Vino e salute premiata l'opera scritta da una collettiva di autori coordinati da Victoria Moreno-Arribas, Begoña Bartolomé Suáldea dal titolo "Wine Safety, Consumer Preference, and Human Health". Per la sezione Scoperta e presentazione dei vini, "Wine Tasting: A Professional Handbook, Third Edition" di Ronald S. Jackson. Per la sezione Vino e territorio l'opera di Rinaldo Dal Pizzol e Luis Vicente Elias Pastor dal titolo "Paisagens do Vinhedo Rio-Grandense", uno sguardo sullo stato di Rio Grande do Sul che ospita la regione vinicola più importante del Brasile. Per la sezione Vini e pietanze, "Vinárstvo & somelierstvo" dello slovacco Štefan Ailer. Infine per sezione Monografie il premio va Flavia Cristaldi e Delfina Licata con Nel solco degli emigranti. I vitigni italiani alla conquista del mondo". Un toccante viaggio intorno al mondo alla ricerca dei vitigni italiani coltivati dai migranti in ogni angolo del Pianeta.

Il crescente successo di questo "Premio Nobel della letteratura vitivinicola" (nelle parole di Jean-Marie Aurand, direttore generale dell'OIV) mira a fornire ai lettori informazioni aggiornate e diversificate sulla vigna e sul vino negli ambiti della tecnica e della scienza (enologia e viticoltura), dell'economia e del diritto, della storia, delle belle arti e della letteratura, della salute, del legame tra vino e gastronomia, della scoperta e della presentazione dei vini e delle regioni viticole di tutti i continenti.

Questa ricca edizione 2017 conferma il prestigio dei Premi dell'OIV e il riconoscimento da parte dell'intera filiera vitivinicola mondiale. Le opere premiate interessano anche le regioni la cui produzione vinicola è ancora poco nota e paesi che non sono attualmente membri dell'OIV.

Alimentazione e Scienza. Dal CREA la prima pasta funzionale e probiotica

Il nuovo prodotto sviluppato da un innovativo processo di macinazione realizzato con uno sfarinato funzionale di grano duro, più ricco di vitamine, acidi fenolici e proteine di alta qualità e l'aggiunta di spore di batteri appartenenti al gruppo “spore forming lactic acid bacteria”.

Immaginate un piatto di spaghetti, che, oltre a gratificare il palato, sia in grado arricchire l’intestino di batteri buoni e di avere effetti positivi sul metabolismo nonché attenuare gli stati infiammatori.  E’ questo il risultato della ricerca condotta dal CREA, con il suo Centro di Cerealicoltura e Colture Industriali, nell'ambito di Passworld-Pasta E Salute Nel Mondo, il  progetto triennale, finanziato in parte dal Ministero dello Sviluppo Economico, nell’ambito dei bandi  “Nuove Tecnologie per il Made in Italy” .

Il CREA di Foggia,  in collaborazione con l' Università di Foggia, Parma e Verona, e 6 imprese della filiera pasta (produttori di sementi, mugnai, pastifici) tra cui la Rustichella D'Abruzzo, azienda capofila del progetto, ha messo a punto una pasta funzionale e altamente innovativa, capace di migliorare lo stato di benessere del consumatore, grazie all’aggiunta di ingredienti e componenti che conferiscono una valenza salutistica superiore a quelle già disponibili in commercio.

Il nuovo prodotto è stato sviluppato a partire da una innovazione del processo di macinazione, attraverso cui è stato realizzato uno sfarinato funzionale di grano duro, più ricco di vitamine, acidi fenolici e proteine di alta qualità. Grazie ad una accurata calibrazione del processo di decorticazione e macinazione con molino a pietra, il grano duro ha mantenuto intatto il suo corredo di sostanze nutraceutiche, che sono state ulteriormente integrate con beta glucani di orzo (fibra dietetica solubile con effetti benefici su cuore e colesterolo ).

Ma soprattutto, per la prima volta nell’industria della pasta, sono state aggiunte direttamente agli impasti spore di batteri appartenenti al gruppo “spore forming lactic acid bacteria” (SFLAB) individuati nei generi Bacillus, Brevibacillus,  Paenibacillus e Sporolactobacillus. Questi batteri, oltre ad esercitare gli effetti benefici comuni alle specie probiotiche di batteri lattici, risultano particolarmente resistenti e capaci di rimanere a lungo vitali nel prodotto essiccato e nel prodotto cotto, fino al consumo, nonché di conservare la vitalità durante il passaggio nel tratto gastro-intestinale. Quindi in un unico alimento sono state  racchiuse proprietà probiotiche (SFLAB) e prebiotiche (fibre, antiossidanti).

Studi successivi svolti dai ricercatori hanno dimostrato che questa pasta presenta delle caratteristiche organolettiche di pregio (consistenza, aumento di peso) e un indice glicemico più basso rispetto alla pasta commerciale. Inoltre i test clinici, condotti su un gruppo di volontari sani in sovrappeso, hanno evidenziato l'effetto positivo del consumo di questo prodotto su specifici marcatori metabolici e infiammatori del sangue, legati all’insorgenza di malattie cronico-degenerative. 

Infine, le analisi condotte sulle feci dei soggetti alimentati con la pasta funzionale hanno indicato che le spore del lattobacillo GBI‐30, 6086© sopravvivono in elevatissimo numero al transito gastro- intestinale e che sono in grado di colonizzare l'intestino, favorendo l'equlibrio della microflora del microbiota gastrointestinale che, secondo gli studi più recenti, gioca un ruolo fondamentale nella nostra salute e nella gestione del peso corporeo.

Export vino italiano. Osservatorio del vino: numeri positivi ma cala competitività. Gli spumanti sopra la media, capofila sua maestà Prosecco

Export italiano vale 3,3 miliardi. + 8% in valore e + 7% in volume. Ecco gli aggiornamenti su l'export dei primi sette mesi 2017 secondo elaborazioni Ismea su dati Istat.

La qualità degli imprenditori vitivinicoli italiani e l’eccellenza del nostro vino continuano a macinare record dell’export con un trend di aumento dell’8% a valore che ci dovrebbe portare a superare la soglia dei 6 miliardi di euro nel 2017. Migliora la bilancia commerciale del nostro export ma, purtroppo, cala la competitività dei nostri vini. 

Con queste parole, Ernesto Abbona, Presidente di Osservatorio del Vino, commenta i dati Istat elaborati da Ismea, partner dell’Osservatorio, relativamente all’export del vino italiano nel periodo gennaio – luglio 2017, che riportano una crescita in volume del 7% per circa 12 milioni di ettolitri di vini e mosti, e in valore del 8% per un corrispettivo di 3,3 miliardi di euro. Nei Paesi terzi è stato esportato l’8,5% in più rispetto ai primi sette mesi del 2016 con introiti in crescita del 9%. In termini di quote, con i dati dei primi sette mesi dell’anno, i Paesi terzi rappresentano il 34% delle esportazioni a volume ed il 50% a valore.

Il risultato positivo, ha continuato Abbona, non deve nascondere la perdita preoccupante di posizioni rispetto ad altri competitor che crescono più di noi; in alcuni mercati di riferimento le importazioni complessive sono aumentate mediamente di più rispetto alle nostre performance. Gli USA sono un esempio emblematico: la domanda cresce nel complesso oltre il 10% e noi ci fermiamo sotto il 3%, con la Francia che segna, invece, aumenti del 21% in quantità e del 23% in valore, tallonando il nostro storico primato. Prendiamo atto dei numeri positivi ma non cediamo a facili trionfalismi: è urgente tornare ad investire come ”sistema Paese” sul vino italiano per mantenere le quote di mercato e difendere quel primato, faticosamente ottenuto, e che oggi rischiamo di perdere. Lanciamo un monito alle amministrazioni affinché le incertezze anche rispetto al quadro normativo nazionale e la mancata disponibilità di tali fondi per le imprese non si ripetano più, così da evitare che le nostre imprese perdano importanti quote di mercato nonostante il loro impegno.

Secondo Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, i numeri positivi dell’export testimoniano il gran lavoro portato avanti dai nostri imprenditori che riescono a migliorare le performance commerciali del vino italiano nonostante sia venuto a mancare, in parte, il supporto dei fondi europei per la promozione nei Paesi terzi, che negli anni passati ci avevano permesso di sostenere un ritmo importante di crescita. Stiamo patendo la concorrenza con i competitor europei che hanno potuto godere appieno delle risorse previste dall’OCM promozione e i dati sull’export negli USA ne sono una testimonianza. La vitalità imprenditoriale e l’eccellenza delle nostre produzioni, di cui siamo orgogliosi, non possono essere lasciati soli, ma necessitano del supporto delle Istituzioni in una logica di sistema. I fondi per la promozione previsti dalla OCM sono a disposizione delle imprese e non possono rimanere ostaggio di conflitti politico/amministrativi o inefficienze burocratiche. L’auspicio – conclude Castelletti - è che, a breve, quando diventeranno operativi i fondi OCM appena sbloccati e saranno a regime le azioni di promozione istituzionale a carattere pluriennale definite da MISE/ICE sui mercati americano e cinese, si possano recuperare velocemente le posizioni conquistate negli anni passati, migliorando strutturalmente le performance del nostro export.

Sopra la media del settore le performance degli spumanti, soprattutto quelli a Denominazione che fanno registrare un +13% a volume e un +15% a valore. Il Prosecco da solo rappresenta il 56% delle esportazioni complessive degli spumanti Dop, con 1.061.738 di ettolitri che valgono circa 413 milioni di euro.

Decisamente positivo il risultato delle esportazioni italiane in Cina trainate dai vini in bottiglia, che hanno registrato una crescita del 19% a volume e +25% a valore rispetto all’analogo periodo del 2016. Anche la Russia cresce a doppia cifra in tutti i segmenti del vino italiano a partire dai vini in bottiglia (+41% a volume e +47% a valore) che rappresentano il 52% del totale esportato. Importante anche il dato relativo agli spumanti italiani esportati in Russia che vede una crescita pari a +20% se confrontati ai primi sette mesi del 2016.

Vino&Ricerca. Casòn Rosso, l'evoluzione di un grande vino di casa Lageder in risposta ai cambiamenti climatici

Il vitigno Tannat diventa protagonista nell'uvaggio del Casòn Rosso che nella vendemmia 2014 raggiunge quota 80%. Attraverso la sperimentazione, ecco la profonda evoluzione di una delle etichette simbolo dell'azienda vitivinicola Alois Lageder di Magrè (BZ).


Tutto iniziò negli anni Ottanta, quando le prime previsioni sui futuri cambiamenti climatici, spinsero Alois Lageder a prendere in considerazione vitigni diversi e a coltivarli a titolo sperimentale, per capire se e in quale misura fossero idonei a sopportare temperature medie più elevate e condizioni atmosferiche estreme.


Aumenta decisamente la percentuale di uve Tannat nel Casòn Rosso, che per la prima volta, per l'annata 2014, raggiunge la quota del ben 80%, rispetto al 5% delle precedenti annate. Un cambiamento di rotta meditato negli anni per quella che è l'etichetta simbolo della Tenuta. Il riscaldamento globale e le sue possibili conseguenze sulla vitivinicoltura, hanno portato a ripensare, con l'aiuto della ricerca e sempre nel rispetto della tradizione, il modo di fare grandi vini con uno sguardo al futuro e che si viene di fatto a concretizzare con la nuova uscita del Casòn Rosso di casa Lageder.

L’aumento delle temperature, tanto di quelle minime quanto di quelle massime, negli ultimi tempi hanno comportato una significativa anticipazione delle fasi di sviluppo delle piante (fasi fenologiche). Nel corso dell'ultimo decennio, nei vigneti dell’Alto Adige come per il resto delle altre regioni vinicole dislocate in tutto il mondo, la vendemmia è stata progressivamente anticipata di una-due settimane. Queste raccolte ante-tempo influiscono negativamente sulla qualità dell’uva e sul processo di fermentazione, con una tendenza a mosti sempre più alcolici e a un sempre più marcato abbassamento di acidità delle uve. Fenomeni che possono creare problemi nella produzione di vini particolarmente pregiati.

Già a conoscenza di questo cambiamento, più di trent'anni or sono, Alois fece sì che si procedesse, tra le altre varietà, all'impianto di tipologie d’uva provenienti da zone viticole dell’Europa meridionale che, nella visione del lungimirante vignaiolo di Magrè, coltivate nella Bassa Atesina, si sarebbero distinte per un’acidità più elevata e una gradazione zuccherina più moderata. Fu nel maso Casòn Hirschprunn, un podere con più di 30 ettari di vigneti a Magrè, che ebbe iniziò una sperimentazione su vasta scala su diversi nuovi vitigni. Quello che interessava capire era quali di questi si prestassero, in presenza di temperature medie più elevate e di eventi meteorologici più estremi, a conservare le peculiarità stilistiche tipiche dei vini altoatesini.

Fra questi figurava appunto il Tannat, una varietà di provenienza francese e di origini basche, che sin da subito si evidenziava per le vantaggiose caratteristiche agronomiche ed enologiche. Gli studi su questo vitigno hanno dimostrato infatti il suo buon adattamento ai diversi tipi di terreno e di clima - in primis le aree tendenzialmente più calde - e terreni di buona struttura, dove si evidenzia per la sua elevata vigoria, con un bel grappolo allungato e compatto, facilmente riconoscibile nei vigneti per il colore rosso dei suoi piccioli. Dal grande potenziale enologico grazie all’elevata dotazione tannica e all’ottima carica antocianica - il Tannat è conosciuto nel mondo come uno dei vitigni più dotati in assoluto sul piano polifenolico - ben si presta alla produzione di vini da invecchiamento, ai quali, difatto, con il tempo, dona grande eleganza. Le qualità sopra descritte hanno inoltre fatto sì che diventasse il vitigno principe dell’Uruguay dove fu introdotto nel 1870 dal francese Pascual Harriague, un precursore della viticoltura del Paese sudamericano.

Ora il Tannat a maso Casòn Hirschprunn prospera di anno in anno ed arriva a piena maturazione conservando una freschezza incredibilmente elevata, un altro presupposto ottimale per produrre vini rossi d’eccellenza, tanto da diventare anche protagonista di una delle sette “Comete”, ovvero i sette vini prodotti in un numero molto limitato di bottiglie che nascono da un progetto lanciato proprio lo scorso luglio e che, sempre con lo spirito innovatore che contraddistingue la Tenuta, lavora con uve provenienti da diverse zone del mondo o anche tradizionali, ma “dimenticate”. Per maggiori informazioni sul progetto “Le Comete” www.aloislageder.eu/vini/comete.

Uno degli obiettivi più importanti – che intende perseguire anche la sesta generazione rappresentata da Alois Clemens Lageder - è proprio quello di dar vita a un processo di sviluppo che metta in condizione l’azienda di garantire e migliorare la qualità dei vini anche negli anni a venire, contribuendo in questo modo a far crescere la realtà vinicola altoatesina nel suo insieme.

Ricordo che la Tenuta Alois Lageder, azienda a conduzione familiare e con alle spalle una tradizione nel vino di quasi due secoli, si caratterizza per mettere in pratica un approccio olistico e sostenibile, che si rispecchia nella sua scelta di coltivare secondo il metodo biologico-dinamico e per la sua dedizione nel trarre spunti e insegnamenti preziosi dalla tradizione, da adoperare in vista di uno sviluppo futuro. Con la sperimentazione, sia in vigneto che in cantina, cerca oltremodo di alzare sempre più l’asticella della qualità e di acquisire nuove conoscenze, attraverso lo studio dei cambiamenti climatici e la produzione di vini che sappiano raccontare la splendida diversità che caratterizza l’Alto Adige.

Il 2014 Casòn Rosso, nasce da uve da agricoltura biodinamica (Tannat all'80%, il rimanente 20% con differenti uvaggi a bacca nera in combinazione variabile) provenienti da Magrè e coltivate su terreni ghiaiosi e ad alta concentrazione calcarea, ad un’altitudine di 230-360 metri s.l.m. La fermentazione avviene spontaneamente. Dopo la malolattica in acciaio, sosta e si affina in barriques per circa 18 mesi. Al bicchiere si presenta di un bel rosso rubino con riflessi violacei. Al naso si distingue con un bouquet olfattivo molto ampio, legato alla frutta rossa matura come prugna e more e poi cuoio, tè e leggere sensazioni di affumicato. In bocca è morbido, di buon corpo, le note fruttate si bilanciano ad una viva freschezza accompagnando il sorso verso un lungo e persistente finale di grande piacevolezza. A partire dal terzo e fino al decimo anno, che è poi il suo arco di tempo per un invecchiamento ideale, il vino potrà sicuramente regalare ancor più eleganza ed armonia. Il 2014 Casòn Rosso, accompagna egregiamente tutti i piatti a base di carne rossa, come l'agnello arrosto, il manzo alla griglia e la selvaggina. Da provare anche con formaggi a media stagionatura.  www.aloislageder.eu

Volevo segnalare che, nell'ambito della prossima edizione del Merano Festival, Alois Clemens Lageder condurrà una masterclass, con una degustazione alla cieca di sei annate di LÖWENGANG Chardonnay, altra etichetta simbolo della Tenuta Alois Lageder, ne ho parlato qui, che festeggia il suo trentesimo anniversario. Chiude il seminario l’edizione “30 anni di LÖWENGANG Chardonnay”, il vino dell’anniversario, un blend delle migliori raccolte del 2013, 2014, e 2015. I vini di ciascuna delle tre annate sono stati lasciati maturare sui lieviti fino al momento dell’assemblaggio. Nel caso del 2013, per ben tre anni. Appuntamento domenica 12 novembre 2017 dalle 14.30 alle 16.00 presso l'Hotel Terme Merano, Piazza Terme 1, Merano.

Merlara doc, il territorio punta sul turismo

Partiranno presto nella denominazione a cavallo tra Padova e Verona iniziative e progetti volti alla valorizzazione e alla promozione turistica del comprensorio produttivo del Merlara doc.


Tanti progetti promozionali ai nastri di partenza per la doc Merlara grazie alle risorse messe in campo dal GAL Patavino e recentemente assegnate ai comprensori di riferimento. Le iniziative, ideate e coordinate dal Consorzio di Tutela del Merlara doc, mirano a valorizzare le peculiarità enologiche e le eccellenze che caratterizzano questo specifica zona produttiva, e si rivolgono sia al consumatore generico sia a chi è più esperto ma vuole saperne di più.

Si tratta di un vero e proprio piano promozionale a respiro educativo-turistico che nel corso dell’anno prevede anche la partecipazione a fiere quali Tuttofood, Montagnanese in fiera, la Festa del prosciutto di Montagnana e Vinitaly. Non mancheranno poi attività legate alla ricerca scientifica e alla diffusione dei risultati e delle conoscenze raggiunte.

«Il Consorzio – ha evidenziato Luigino De Togni, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini Merlara – è espressione di un sistema produttivo legato alla denominazione. Nel nostro comprensorio negli ultimi anni si sono generati nuovi sistemi aggregativi, sia per quanto riguarda la cooperazione, sia per ciò che concerne le imprese interessate. L’arrivo di queste risorse, messe in campo dal GAL Patavino, rappresenta per noi un ulteriore passo in avanti nella valorizzazione della produzione vitivinicola delle nostre terre. Siamo un comprensorio in forte espansione, che ha bisogno di confrontarsi con nuovi scenari, anche sul fronte della valorizzazione turistica, se vuole avere delle chance reali nell’arena internazionale».

La denominazione del Merlara nasce nel 2000. Negli ultimi anni la superficie viticola dei soci è sensibilmente aumentata con un ritmo tra i più alti del Veneto grazie alle continue richieste di ristrutturazione e di nuovi impianti, mentre negli ultimi 15 anni (fonte Avepa) la superficie vitata è passata dai 250 ettari agli attuali 628.

Sedici le varietà coltivate: tra queste Marzemino e Malvasia si confermano i vitigni storici. In parallelo crescono gli ettari coltivati a Glera, che salgono oggi a 247, e quelli coltivati a Pinot Grigio, attualmente 157. Sono nove i comuni che appartengono alla zona di produzione: tra questi spicca il comune di Merlara che detiene oggi 258 ettari, mentre in provincia di Verona si distingue Terrazzo con 84 ettari.

lunedì 23 ottobre 2017

Eventi. Alleanza Cooperative presenta Vi.vite, evento dedicato alla produzione vinicola delle cooperative italiane

Doppio appuntamento con la stampa a Roma e Milano per la presentazione di Vi.vite, la manifestazione dedicata al vino prodotto dalle cantine cooperative. Il 25 ottobre a Milano e il 26 a Roma.


Alleanza Cooperative presenta Vi.vite, la manifestazione dedicata al vino della cooperazione vitivinicola italiana ideata per dare risalto al ruolo fondamentale che le cooperative svolgono nell'assetto del comparto vitivinicolo del nostro Paese. 

Una storia quella della cooperazione vitivinicola che parla strettamente di territorio, ancor prima che questo diventasse un concetto di grande impatto mediatico, e che di fatto, già a partire dalla fine dell'800, ha caratterizzato la gestione della produzione sostenendo le economie locali, rendendo così possibile, su tutto il territorio nazionale, il sopravvivere di una viticoltura basata essenzialmente sul binomio piccolo vigneto familiare - cantina sociale.

Nel capoluogo lombardo la conferenza stampa si terrà il 25 ottobre alle 11.00 nella sala del Cenacolo del Museo nazionale della Scienza e delle Tecnica, via San Vittore, 21. Parteciperanno Ruenza Santandrea, coordinatore del settore vitivinicolo dell'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Federico Gorini, ideatore e curatore della manifestazione.

Il secondo appuntamentro si terrà il giorno seguente a Roma, alle 11.30, presso la sede del Mipaaf alla presenza di Giorgio Mercuri, coordinatore dell'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Ruenza Santandrea, coordinatore del settore vitivinicolo dell'Alleanza delle Cooperative e del viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero. E' previsto anche l'intervento del Ministro Maurizio Martina. 

Per partecipare, accredito a Ufficio Stampa Alleanza delle Cooperative Alimentari - Alina Fiordellisi: fiordellisi.a@confcooperative.it, Giancarmine Vicinanza: vicinanza.g@confcooperative.it

Eventi. ProWein 2018, la vetrina leader del vino e dei distillati in Europa si prepara per il vertice internazionale. Ecco alcune anticipazioni e novità

Domanda elevata da parte degli espositori. Nuovo concetto per la mostra speciale "same but different". Programma  diversificato.

Il prossimo anno la ProWein si terrà dal 18 al 20 Marzo. Con oltre 6.600 espositori provenienti da tutto il mondo, la superficie espositiva della  Fiera Internazionale per vini e Bevande Alcoliche è già da ora tutta esaurita. Tutte le rilevanti aree di coltivazione del mondo sono qui rappresentate e danno un panorama completo sull’offerta globale di vini. A queste si aggiunge una selezione di circa 400 specialità di bevande alcoliche.

Tra i nuovi arrivati si trovano tra l’altro, uno stand collettivo del governo giapponese sul tema Sake come pure un grande stand dell’Ungheria, con diversi tipi di acquavite di frutta, della marca Palinka. La mostra speciale „same but different“, di nuova concezione, si dedica, come già preannunciato, al tema di tendenza delle bevande Craft, molto apprezzato dai visitatori.  Circa 50 espositori presenteranno i loro prodotti come Craft Spirits, Craft Bier “Birra e Cider “Cedro”. Questa mostra speciale verrà completamente spostata nel padiglione 7.0, cosi che un ulteriore padiglione si aggiungerà a quelli già esistenti della ProWein. Anche la fizzz craft Lounge,  della Casa Editrice  Meininger Verlag, Hot Spot per i baristi, si trasferisce nello stesso padiglione di „same but different,” così che la scena internazionale del bar e della gastronomia troverà qui il suo ambiente adatto.

Una nuova ubicazione riceveranno anche gli espositori della Grecia. Alla prossima ProWein esporranno insieme all‘Austria ed alla ProWein Tasting Area by Mundus Vini,  nel padiglione 17.

Più ampio e più completo sarà invece il settore Bio nel padiglione 13 della ProWein. I visitatori specializzati troveranno qui tutte le rilevanti Associazioni di Agricoltura Biologica della Germania, Italia e Francia così anche numerosi espositori individuali provenienti da tutto il mondo. Anche la mostra speciale Organic World è in una fase di crescita. Alla ProWein 2018 saranno presenti circa  40 espositori internazionali. Il settore Bio verrà arrotondato da un adeguato concetto gastronomico : la Lounge Organic , così come da una propria un’area per conferenze.

Una vasta e molteplice offerta sarà mostrata anche nel padiglione 9, in cui saranno presenti, in forma completa, tutti gli espositori d’oltremare. Qui si riscontra un incremento nei diversi gruppi d’oltremare come per esempio l’Australia, l’Argentina, il Cile, il Canada, la Nuova Zelanda, il Sud Africa e l’USA.

Molte offerte emozionanti e complementari. Anche il Programma della ProWein 2018 è valutato positivamente: sono previsti numerose degustazioni nel Forum della ProWein, nel padiglione 10 e 13. A queste si aggiungono numerosi eventi direttamente negli stand degli espositori. La gamma di circa 500 manifestazioni, spazia dalle degustazioni a livello nazionale fino alle presentazioni globali, come la zona di degustazione dell’internazionale “Premio Vinicolo Mundus Vini. Tra i punti forti del programma, la singolare Champagne Lounge con 40 Case tradizionali di Champagne. Questa sarà collocata al centro dell’Area Champagne in cui si presenterano circa 150 Marchi. Lo speciale show „Packaging & Design“ completerà l’offerta della ProWein e mostrerà le tendenze attuali e gli sviluppi nel settore del confezionamento.

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Vino&Export. Millennial e Fine Wine i punti chiave del mercato Usa

L’Italia è primo partner commerciale degli Stati Uniti, ma le opportunità di espansione sono ancora enormi. I.E.M. incontra trade e professionisti in due tappe esclusive.

Gli Stati Uniti sono il principale mercato vinicolo al mondo. Un contesto nevralgico che mostra ancora ampi margini di crescita, dove l’Italia può concentrarsi su nuovi segmenti di consumo per espandere la propria presenza, mantenendo il primato fra i Paesi importatori (quasi un terzo del vino straniero è made in Italy). 

La prossima occasione di incontrare il trade americano è Simply Italian US Tour 2017. Lo storico evento ideato da I.E.M. - International Exhibition Management per promuovere l’eccellenza enologica italiana nel mondo si svolge a Chicago il 23 ottobre, per poi proseguire verso la West Coast, il 25 ottobre a San Francisco.

Protagoniste dell’edizione 2017 sono oltre 80 realtà produttive del Bel Paese, al centro di seminari, educational, walk-around tasting e incontri b2b dedicati al trade: un format multiplo ed efficace, vero punto di forza dei Simply Italian Tour. Il successo dell’evento è consolidato anche dall’esistenza della sede locale I.E.E.M., a Miami dal 2007, che garantisce una presenza continuativa sul territorio americano e cura direttamente tutte le attività nei mercati strategici tra Stati Uniti, Canada e Sud America. Si prevede la presenza di oltre 500 professionisti di rilievo, importatori, operatori, giornalisti e opinion maker.

Lunedì 23 ottobre gli spazi del lussuoso LondonHouse di Chicago (85 E Wacker Drive, North Michigan Avenue) ospitano un fitto programma di masterclass e degustazioni guidate. Si comincia alle 10 in sala Ambia con “The Sparkling Life. Fresh & Fun Wines from Friuli”, organizzato dl Consorzio Friuli Grave Doc, per poi proseguire alle 12 con una “orizzontale” del Chianti Riserva Docg 2013 declinato nelle sue 7 sottozone (a cura del Consorzio Vino Chianti), e concludere alle 14 con un seminario a cura di Federdoc con focus sulla denominazione Prosecco: “Traceability and Regulation of Italian D.O.C. Wines. Prosecco and its Different Expressions”.
In sala Ètoile, invece, alle 11 si degustano due amatissimi vitigni autoctoni, Grillo e Nero d’Avola: “The Art of Sicilian Wine. A Renaissance of the Sicilian Viticulture”, organizzato da ATS Sicily in the World. Alle 13 è la volta dell’Asti Docg, declinato in tre versioni dal Consorzio: “One Denomination, Three Great Wines: Asti, Asti Secco, Moscato d’Asti D.O.C.G.”. Ma clou dell’evento, dalle 14 alle 18, è la degustazione ai banchi d’assaggio delle Cantine protagoniste.
Mercoledì 25 ottobre la tappa di San Francisco allo storico Sir Francis Drake Hotel (450 Powell St) ripropone tre masterclass già menzionate: “The Sparkling Life” del Consorzio Friuli Grave Doc, “The Art of Sicilian Wine” di ATS e il tasting delle tre tipologie di Asti Docg, che si svolgono in sala Cypress/Monterey rispettivamente alle ore 10, 12 e 14. Nel frattempo in Sala Tudor A/B, alle ore 11, il Consorzio di Tutela Lugana Doc organizza “Discover Lugana, 50 Years of the Aristocratic Garda White Wine”, seguita alle 13 dall’appuntamento con il Consorzio Vino Chianti, stavolta in verticale: “2014-2004: A Vertical Potrait of Chianti D.O.C.G. Riserva”. Gran finale, tra le 14 e le 18, il walk-around tasting aperto a professionisti, wine educator e stampa selezionata.
«L’export del vino italiano in Usa vale 1.623,5 milioni di euro (+6,1% rispetto al 2015) e 3.237.900 ettolitri (+3,6%), che corrisponde al 32,4% di tutte le importazioni. Fra i cinque partner commerciali più importanti, il Bel Paese è l’unico a registrare un incremento del prezzo medio (5,01 euro al litro, +2,5%), eccezion fatta per l’Australia, che però vede un calo complessivo delle vendite (-7,8% in valore e -11,4% in quantità) e si attesta su un valore al litro decisamente inferiore (2,39 euro)», spiega Marina Nedic, managing director di Iem.

La passione e la cultura enologica è sempre più diffusa tra le nuove generazioni. Il 42% dei volumi di vino viene consumato dai millennial, giovani tra i 21 e i 35 anni. Si evolvono i modelli di consumo degli americani, con la graduale sostituzione nella scelta di alcolici tra birra e vino; anche i valori pro capite, pur contenuti (9 litri di vino all’anno), sono in costante aumento.

La presenza dei nostri prodotti sul mercato statunitense è consolidata, ma le opportunità di espansione sono enormi, considerando anche l’elevata capacità di spesa pro capite. Il vino italiano è percepito come prodotto di qualità, ma si prospettano ampi margini di crescita nel settore dei fine wines, a cui l’Italia deve puntare con più decisione.
Particolare attenzione merita il fenomeno Prosecco, che colpisce anche in Usa. «Analizzando il quadro generale, emerge un deciso incremento delle importazioni di sparkling wines, che crescono del +12% in valore (992,1 milioni di euro) e +18,2% in quantità (1.131.700 ettolitri) nel 2016. Gli spumanti italiani Dop volano addirittura al +40,7% in valore (quasi 210 milioni di euro) e +31,4% in quantità (oltre 510 mila ettolitri), capitanati appunto dal Prosecco. Bene anche l’Asti Docg, che da solo totalizza quasi 19 milioni di euro (+14,3%) per poco meno di 55 mila ettolitri (+15,8%)», conclude Marina Nedic.

(dati Wine Monitor – Nomisma)

I protagonisti

Partecipano a Simply Italian US 2017 più di 80 realtà d’eccellenza da tutto lo Stivale, come Cantina Benedetti & Grigi (Umbria), Cantina Sampietrana (Puglia), Cantine Colomba Bianca (Sicilia), Cantine La Pergola (Lombardia), D'Angelo Casa Vinicola (Basilicata), La Sala - Il Torriano (Toscana) e Federdoc.
Per il Consorzio Asti Docg: Azienda Agricola Soria Matteo, Casa Vinicola Abbazia di San Gaudenzio e Tre Secoli.
Per il Consorzio di Tutela della Doc Prosecco: Astoria, Barollo, Cantina Montelliana, Castello di Roncade, Fantinel, La Marca, Masottina, Piera Martellozzo, Ronfini e Valdo.
Per il Consorzio di Tutela Lugana Doc: Ancilla Lugana, Avanzi, Bulgarini Fausto, Ca dei Frati, Ca’ Lojera, Cà Majol, Cantine La Pergola, Citari, Corte Sermana, Feliciana, Fraccaroli, Gerardo Cesari, La Sasonina, Le Morette, Malavasi, Marangona, Montonale, Olivini, Pasini San Giovanni, Pilandro, Pratello, Selva Capuzza, Tenuta Roveglia, Turina, Villabella, Zeni 1870.
Per il Consorzio Vino Chianti: Agrisole, Azienda Agraria San Gregorio, Cantina Viticoltori Senesi Aretini, Casa Catelli, Castelvecchio, Colognole, Conte Guicciardini, Dianella, Fattoria Il Colombaio, Fattoria Il Muro, Fattoria Il Palagio, Fattoria La Striscia, Fattoria Poggio Capponi, Fattoria Uccelliera, Fattorie Giannozzi, Fondo del Sole, Il Palazzo, Le Chiantigiane, Marchesi Gondi, Melini (Gruppo Italiano Vini), Poggio del Moro, Tenuta di Artimino, Tenuta Il Corno, Tenuta Sette Ponti, Torre a Cona, Vignano Società Agricola Fanucci e Villa Cilnia.
Per la Camera di Commercio di Udine: Azienda Agricola Zorzon, Azienda Agricola Ciani Valter, RoncSoreli, Stocco, Tenuta La Ponca e Zago Agricola.
Per PromoSiena: Cantalici, Ciaccioni Roberta, La Chimera d’Albegna.

Valorizzare e sostenere il Made in Italy dal campo alla tavola. Nasce Filiera Italia, alleanza Agricoltura e Industria

Nasce "Filiera Italia", una nuova realtà associativa che vede per la prima volta il mondo agricolo e l'industria agroalimentare italiana d'eccellenza insieme per difendere tutta la filiera agroalimentare nazionale. 


La presentazione è avvenuta a Cernobbio nell'ambito dell'edizione 2017 del Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, organizzato da Coldiretti che è tra i soci promotori insieme a Ferrero, Inalca/Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica). Filiera Italia è aperta all’adesione di altre realtà produttive che si pongono come obiettivo quello di sostenere e valorizzare il Made in Italy dal campo alla tavola, con filiere che esprimono i valori comuni dell'identità territoriale e nazionale, della trasparenza e della sostenibilità, in una logica di consumo consapevole. Filiera Italia nasce anche per favorire la conoscenza e la diffusione di pratiche alimentari basate sui principi della dieta mediterranea, attraverso la combinazione di tutti gli ingredienti utili ad una alimentazione sana, variata ed equilibrata.

Secondo Luigi Cremonini Presidente designato dell’Associazione: “Vogliamo così dare voce alla filiera agroalimentare italiana, fatta da aziende grandi medie e piccole che credono nel valore nell'unicità e nella distintività della nostra produzione e del nostro Paese che per questo continuano ad investire per creare qui valore aggiunto ed occupazione e fare sempre più grande il made in Italy alimentare nel mondo. Una nuova forma di rappresentanza di filiera quindi in cui Coldiretti insieme a campioni industriali nazionali dei rispettivi settori sono uniti anche per la realizzazione di accordi economici e committment concreti finalizzati da un lato ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese e dall'altro per assicurarne la massima valorizzazione senza conflittualità ma anzi nella comune convinzione che si vince o si perde insieme”

“Valorizzare i prodotti agricoli italiani nella trasformazione industriale è un obiettivo importante per lo sviluppo economico ed occupazionale del Paese ma è anche un vero elemento di distintività del Made in Italy che va difeso con responsabilità” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "la nuova alleanza tra agricoltura ed industria è una risposta concreta  alla fame d'Italia dei consumatori a livello globale”.

La prima battaglia di “Filiera Italia” è rivolta alla difesa delle eccellenze nazionali sui mercati esteri dove negli ultimi anni si è assistito ad un proliferare di attacchi. Basti pensare al sistema dei "traffic lights" promosso in Gran Bretagna dall'industria delle "sottomarche", creato per permettere ai loro prodotti, formulati con ingredienti scadenti con il solo fine di ottenere un bollino verde, di competere con le nostre eccellenze: in particolare il Parmigiano Reggiano, il latte, l'olio extra vergine di oliva o il Prosciutto di Parma che sono  tutti additati come poco salubri secondo questo sistema perverso di etichettatura. Mentre prodotti con edulcoranti sintetici possono vantare in etichetta un bel bollino verde. “Filiera Italia” combatterà queste distorsioni in tutte le sedi opportune.

venerdì 20 ottobre 2017

I signori del cibo: le conseguenze di un oligarchia del settore agroalimentare mondiale



Non sono mai stati così pochi i padroni del cibo con il potere concentrato nelle mani di un pugno di multinazionali che controllano la filiera alimentare mondiale, dalle sementi ai pesticidi, dalla trasformazione industriale alla distribuzione commerciale.


E' l’allarme lanciato da una analisi della Coldiretti sul rapporto Ipes-Food presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione dopo la rivoluzionaria acquisizione di Whole Foods Market da parte da parte di Amazon alla quale Google ha risposto con un’alleanza con ValMart, leader mondiale della distribuzione alimentare, mentre sul mercato delle sementi e dei pesticidi sono in corso tre megafusioni Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta.

Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare. La perdita di potere contrattuale si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi. Non a caso la Fao ha lanciato l’allarme per la crescente uniformità delle colture mondiali che ha portato nell’ultimo secolo ad una perdita del 75 per cento della biodiversità vegetale e ha stimato il rischio dal qui al 2050 della perdita di un terzo delle specie oggi rimaste.

A monte della produzione agricola al termine delle tre mega fusioni in atto tra Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta (alle quali si aggiunge la pianificata fusione con Sinochem nel 2018), tre sole società potrebbero controllare più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale. Una situazione senza precedenti che ha fatto scattare le preoccupazioni della stessa Commissione Europea che ha deciso di aprire un’indagine approfondita sull’operazione per verificare se la fusione tra Buyer e Monsanto limiti la concorrenza nei settori delle sementi e degli agrofarmaci.

A valle della produzione agricola all’incirca il 90 % del mercato globale dei cereali è controllato da soli quattro gruppi mondiali, vale a dire ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia) mentre nella trasformazione alimentare per cibo e bevande si stima che le 10 più grandi aziende di cibo e bevande possiedano il 37,5 % della quota di mercato mondiale delle prime 100. Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali, che ammontavano in totale a 7,5 mila miliardi di euro, con il primo gruppo Wallmart che fattura da solo 262,5 miliardi di dollari. Di recente Amazon è sbarcata in questo mondo con l’acquisizione di Whole Foods e, considerando la sua capacità di intercettare i bisogni dei consumatori e di analizzare la domanda, ci si attende che possa entrare nella TOP 10 della distribuzione nell’arco di un decennio

Il risultato è che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore. Il prezzo di un prodotto aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera anche se la situazione varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i prodotti alimentari trasformati.

“Stiamo vivendo - ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova. Una ingiustizia da sanare rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare come ha annunciato lo stesso Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan.

I SIGNORI DEL CIBO IN PILLOLE

Sementi e pesticidi - Dopo le fusioni di Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta, tre aziende potrebbero controllare più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale.

Commercio cereali - Il 90 % del mercato globale dei cereali e’ controllato da soli quattro gruppi mondiali, ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia).

Industria alimentare - Le 10 più grandi aziende di cibo e bevande possiedono il 37,5 % della quota di mercato mondiale delle prime 100.

Distribuzione organizzata - Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali.

DISTRIBUZIONE COMMERCIALE

Azienda
Vendite (in miliardi di dollari)
1.      Wallmart (USA)
262,5
2.      Schwarz group (Germania)
(comprende Lidl, Kaufland)
82,2
3.      Kroger (USA)
78,6
4.      Aldi (Germania)
69,2
5.      Costco (USA)
66,4
6.      Carrefour
47,3
7.      Tesko (UK)
43,9
8.      Seven & I Co. Ltd (Giappone)
36,8

TOP TEN aziende Food & Beverage
Quota di mercato di cibo e bevande
Anhauser – Busrsh in Bev. + SabMiller
15,2%
Nestlè
14,6%
PepsiCo
13,5%
JBS
10,6%
Coca Cola
9,3%
ADM
8,7%
Tyson
7,6%
Mondelez
6,9 %
Cargill
6,8%
Mars
6,7%