giovedì 31 maggio 2018
Enoturismo, nelle Cantine Kids Friendly arriva lo gnomo delle vigne: la cultura del vino raccontata ai bambini
“Lo Gnomo delle Vigne”, un nuovo personaggio di fantasia si aggira tra botti, filari e splendidi borghi per intrattenere i bambini e raccontargli la cultura del vino mentre mamma e papà fanno visite e degustazioni in una nuova rete di aziende vitivinicole con servizi per le famiglie.
L'iniziativa a cura dell'Associazione Nazionale Città del Vino nell'ambito di un percorso di formazione nelle scuole medie superiori italiane avviato nel 2017 per sviluppare prodotti culturali e “coltivare” giovani talenti con competenze artistiche e creative da applicare in attività promozionali del paesaggio vitivinicolo: fotografia, video, story telling e graphic novel le discipline cardine del programma "Il paesaggio del vino: nuove forme di conoscenza del territorio", finanziato dalla Presidenza del Consiglio (Dipartimento del Servizio Civile).
In particolare nell’ambito del graphic novel, il prodotto realizzato, un fumetto in 3d, ha destato l’interesse della stampa (premio Meridiano del vino 2018) e di altri soggetti interessati, spingendo Città del Vino a un’ulteriore riflessione: elaborare un prodotto per le famiglie con bambini che si avvicinano al turismo del vino. E’ nato cosi “Lo Gnomo delle Vigne”, personaggio di fantasia disegnato da Sandro Dossi, celebre disegnatore Disney, e animato dal noto regista in 3d Franco Gengotti.
Per sviluppare il progetto è prevista appunto una selezione di cantine “kids friendly” europee, con il supporto della rete Iter Vitis , quelle in cui l’accoglienza è aperta appunto alle famiglie con bambini per dare ai più piccoli l’opportunità di essere impegnati in attività ludico-didattiche sulla cultura del vino, questo mentre i genitori visitano l’azienda e degustano i vini. La prima puntata de “Lo Gnomo delle Vigne” è disponibile a fine luglio in italiano e inglese: sotto forma di un fascicolo 3d con fumetto giochi e occhialini per la visione. Il programma non si esaurisce con il fumetto e il merchandising collegato (magliette, cappellini, pupazzi, etc) ma con una mappatura delle cantine da diffondere via web e web2 e una calendarizzazione di eventi riservati a famiglie con bambini in giro enoturistico per l’Italia. Inoltre durante le grandi manifestazioni di Città del Vino, da Calici di Stelle al Palio delle Botti, saranno affiancate attività per bambini nei Comuni e nelle aziende parttecipanti.
Lo scopo della campagna Cantine Kids Friendly è di ampliare il pubblico del turismo del vino e svolgere un’attività educativa nei confronti dei bambini sull’importanza del vino come prodotto culturale ricco di valenze: la tutela del paesaggio, l’importanza della viticoltura, tradizioni e mestieri nuovi e antichi. Per aderire alla campagna Cantine Kids Friendly e per informazioni sui fumetti personalizzabili info@cittadelvino.com
L'iniziativa a cura dell'Associazione Nazionale Città del Vino nell'ambito di un percorso di formazione nelle scuole medie superiori italiane avviato nel 2017 per sviluppare prodotti culturali e “coltivare” giovani talenti con competenze artistiche e creative da applicare in attività promozionali del paesaggio vitivinicolo: fotografia, video, story telling e graphic novel le discipline cardine del programma "Il paesaggio del vino: nuove forme di conoscenza del territorio", finanziato dalla Presidenza del Consiglio (Dipartimento del Servizio Civile).
In particolare nell’ambito del graphic novel, il prodotto realizzato, un fumetto in 3d, ha destato l’interesse della stampa (premio Meridiano del vino 2018) e di altri soggetti interessati, spingendo Città del Vino a un’ulteriore riflessione: elaborare un prodotto per le famiglie con bambini che si avvicinano al turismo del vino. E’ nato cosi “Lo Gnomo delle Vigne”, personaggio di fantasia disegnato da Sandro Dossi, celebre disegnatore Disney, e animato dal noto regista in 3d Franco Gengotti.
Per sviluppare il progetto è prevista appunto una selezione di cantine “kids friendly” europee, con il supporto della rete Iter Vitis , quelle in cui l’accoglienza è aperta appunto alle famiglie con bambini per dare ai più piccoli l’opportunità di essere impegnati in attività ludico-didattiche sulla cultura del vino, questo mentre i genitori visitano l’azienda e degustano i vini. La prima puntata de “Lo Gnomo delle Vigne” è disponibile a fine luglio in italiano e inglese: sotto forma di un fascicolo 3d con fumetto giochi e occhialini per la visione. Il programma non si esaurisce con il fumetto e il merchandising collegato (magliette, cappellini, pupazzi, etc) ma con una mappatura delle cantine da diffondere via web e web2 e una calendarizzazione di eventi riservati a famiglie con bambini in giro enoturistico per l’Italia. Inoltre durante le grandi manifestazioni di Città del Vino, da Calici di Stelle al Palio delle Botti, saranno affiancate attività per bambini nei Comuni e nelle aziende parttecipanti.
Lo scopo della campagna Cantine Kids Friendly è di ampliare il pubblico del turismo del vino e svolgere un’attività educativa nei confronti dei bambini sull’importanza del vino come prodotto culturale ricco di valenze: la tutela del paesaggio, l’importanza della viticoltura, tradizioni e mestieri nuovi e antichi. Per aderire alla campagna Cantine Kids Friendly e per informazioni sui fumetti personalizzabili info@cittadelvino.com
Italia in Rosa, protagonisti i vini rosati da uve autoctone
Oltre 200 etichette ai banchi di assaggio, degustazioni libere e guidate, masterclass: al via Italia in Rosa 2018 la prima e più importante vetrina italiana dedicata al mondo dei vini in rosa in tutte le sue numerose declinazioni, in programma a Moniga del Garda (Bs), Città del Chiaretto.
Dal 1 al 3 giugno, nell’antico Castello del borgo gardesano sulle colline della Valtènesi, prenderà vita l'undicesima edizione di Italia in Rosa, manifestazione che ha ormai raggiunto un livello di rappresentanza unico nel suo genere: 160 le cantine presenti, oltre 200 le etichette in degustazione, Chiaretti del Garda in assoluto primo piano con il Consorzio Valtènesi (36 aziende) e Bardolino (34).
Al loro fianco ci saranno anche altre importanti realtà della nostra penisola, come i Consorzi di Castel del Monte (5 aziende), Salice Salentino (6) e Abruzzo (24): i protagonisti del “patto a cinque” per la promozione unitaria di vini rosati da uve autoctone firmato a Bardolino in aprile, che a Moniga verrà ulteriormente ribadito con una serie di iniziative tra cui una prestigiosa masterclass in programma sabato 2 alle 10 a Villa Galnica di Puegnago del Garda, sede del Consorzio Valtènesi. Titolo: “Dal Lago di Garda la prima risposta italiana al mondo dei “Vini Rosè”: il Patto d’intesa per la promozione dei Rosè, Rosati e Chiaretti da uve autoctone “Valtènesi, Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel Del Monte e Salice Salentino” e il Confronto internazionale per tendenze, stili e tradizione”. Protagonisti: Angelo Peretti di Internet Gourmet e la giornalista americana Elizabeth Gabay, autrice del libro “Rosé: Understanding the pink wine revolution”, considerata ormai una delle massime autorità internazionali in materia di vini rosa. Un appuntamento imperdibile per capire le ultime evoluzioni del mercato dei rosé: introdurranno Luigi Alberti, presidente di Italia in Rosa, ed Alessandro Luzzago, leader del Consorzio Valtènesi.
Altre regioni rappresentate: Toscana (con l’associazione Rosae Maris Rosati di Maremma), Calabria, Campania, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e via elencando, con un tocco internazionale grazie alla presenza di quattro aziende della Provenza. Italia in Rosa aprirà al pubblico dalle 17 di venerdì 1: alle 19 la consegna del Premio Trofeo Molmenti al miglior Chiaretto 2017, selezionato quelli che hanno ottenuto l’Eccellenza al recente concorso enologico ufficiale della Fiera del Vino di Polpenazze del Garda.
Tante le presenze di rilievo: dalla onlus Komen Italia, le cui rappresentanti presenteranno le loro attività in favore della ricerca sul cancro al seno, a Terre del Garda, azienda gardesana produttrice di profumi ed essenze che proporrà degustazioni olfattive mettendo a confronto profumi e vini del Garda e presentando un nuovo profumo in rosa. Non mancherà un banco del Consorzio Olio Garda Dop per degustazioni mirate di extravergini del territorio. Domenica 3 premiazione della seconda Edizione del Concorso Packaging Italia in Rosa in collaborazione con San Faustino Label per migliore etichetta e bottiglia del territorio e nazionale, ma anche la cerimonia della regata velica “Italia in Rosa”.
Info: www.italianrosa.it
Dal 1 al 3 giugno, nell’antico Castello del borgo gardesano sulle colline della Valtènesi, prenderà vita l'undicesima edizione di Italia in Rosa, manifestazione che ha ormai raggiunto un livello di rappresentanza unico nel suo genere: 160 le cantine presenti, oltre 200 le etichette in degustazione, Chiaretti del Garda in assoluto primo piano con il Consorzio Valtènesi (36 aziende) e Bardolino (34).
Al loro fianco ci saranno anche altre importanti realtà della nostra penisola, come i Consorzi di Castel del Monte (5 aziende), Salice Salentino (6) e Abruzzo (24): i protagonisti del “patto a cinque” per la promozione unitaria di vini rosati da uve autoctone firmato a Bardolino in aprile, che a Moniga verrà ulteriormente ribadito con una serie di iniziative tra cui una prestigiosa masterclass in programma sabato 2 alle 10 a Villa Galnica di Puegnago del Garda, sede del Consorzio Valtènesi. Titolo: “Dal Lago di Garda la prima risposta italiana al mondo dei “Vini Rosè”: il Patto d’intesa per la promozione dei Rosè, Rosati e Chiaretti da uve autoctone “Valtènesi, Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel Del Monte e Salice Salentino” e il Confronto internazionale per tendenze, stili e tradizione”. Protagonisti: Angelo Peretti di Internet Gourmet e la giornalista americana Elizabeth Gabay, autrice del libro “Rosé: Understanding the pink wine revolution”, considerata ormai una delle massime autorità internazionali in materia di vini rosa. Un appuntamento imperdibile per capire le ultime evoluzioni del mercato dei rosé: introdurranno Luigi Alberti, presidente di Italia in Rosa, ed Alessandro Luzzago, leader del Consorzio Valtènesi.
Altre regioni rappresentate: Toscana (con l’associazione Rosae Maris Rosati di Maremma), Calabria, Campania, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e via elencando, con un tocco internazionale grazie alla presenza di quattro aziende della Provenza. Italia in Rosa aprirà al pubblico dalle 17 di venerdì 1: alle 19 la consegna del Premio Trofeo Molmenti al miglior Chiaretto 2017, selezionato quelli che hanno ottenuto l’Eccellenza al recente concorso enologico ufficiale della Fiera del Vino di Polpenazze del Garda.
Tante le presenze di rilievo: dalla onlus Komen Italia, le cui rappresentanti presenteranno le loro attività in favore della ricerca sul cancro al seno, a Terre del Garda, azienda gardesana produttrice di profumi ed essenze che proporrà degustazioni olfattive mettendo a confronto profumi e vini del Garda e presentando un nuovo profumo in rosa. Non mancherà un banco del Consorzio Olio Garda Dop per degustazioni mirate di extravergini del territorio. Domenica 3 premiazione della seconda Edizione del Concorso Packaging Italia in Rosa in collaborazione con San Faustino Label per migliore etichetta e bottiglia del territorio e nazionale, ma anche la cerimonia della regata velica “Italia in Rosa”.
Info: www.italianrosa.it
mercoledì 30 maggio 2018
Italia, lo Stato della birra
Una giornata di approfondimento e dibattito organizzata dalla Guida alle birre 2019 di Slow Food Editore.
Cinquanta milioni di litri: è la quantità di birra made in Italy che viene classificata come artigianale. I microbirrifici nel nostro Paese hanno avuto un incremento del 310 per cento in dieci anni: erano 207 nel 2008, mentre l’anno scorso hanno toccato quota 849. Sono, per la maggior parte, nel Nord e nel Centro: la Lombardia conta 249 “botteghe”, sono 134 in Veneto, 127 in Piemonte, 111 in Emilia Romagna e 104 nel Lazio. A fondare queste mini-aziende sono, in particolare, gli under 35 così come i loro dipendenti (il 51 per cento impiega personale a tempo indeterminato). Secondo le stime, sono oltre 5 mila gli addetti diretti del settore a cui aggiungere 17 mila indiretti e 115 mila dell’indotto allargato. Oltre il 60 per cento ha un fatturato tra 100 e 800 mila euro.
A illustrare il comparto nel dettaglio è anche quest’anno Slow Food Editore con la Guida Birre d’Italia 2019 presentata oggi al ristorante Snodo, all’interno delle Ogr, a Torino. Un volume che racconta uno spaccato approfondito dell’intero settore che è sempre e da sempre in grande espansione: sono state selezionate 597 aziende e 2650 birre.
I curatori Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni sono stati protagonisti della tavola rotonda Italia, lo Stato della birra, insieme a Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, Daniele Toniutti, fondatore di 1001birre.it, Stefano Cappelli di Bilivin e Michael Opalenski di B. United International, giunto dagli Usa per l’occasione.
Le birre artigianali hanno anche avuto il merito di incuriosire i bevitori classici e di avvicinarne di nuovi. Spesso si preferisce gustare la bevanda di Cerere a casa, dove si riscontrano il 58,8 per cento dei consumi totali. I consumatori sono sempre più attenti alla provenienza delle bottiglie, alla qualità del prodotto, alla storia dell’azienda o del laboratorio che la trasforma e la commercializza.
Il mercato della birra in Italia, dunque, continua a crescere e non conosce crisi. Una cifra totale di circa 19 milioni di ettolitri l’anno, per un valore di oltre 32 miliardi di euro. I dati del 2017 sono incoraggianti e il trend dovrebbe proseguire anche per quest’anno.
La produzione nazionale supera i 14 milioni di ettolitri. Pur essendo molto ampio il ventaglio di proposte nel settore, i consumatori italiani scelgono sempre più birra “di casa”, prodotta nel nostro Paese. La conferma arriva dal calo delle importazioni, che scendono sotto quota 7 milioni di ettolitri (quasi il 4 per cento arriva dalla Germania, seguita dall’11 dei Paesi Bassi e del Belgio). Mentre parallelamente crescono le esportazioni, più di 2 milioni e mezzo di ettolitri. Solo cinque anni fa, nel 2013, eravamo sotto la quota di 1 milione 900 mila ettolitri di export totale.
In Italia, il mercato delle birre rappresenta più del 6 per cento dell’intero comparto delle bevande per quanto riguarda i volumi, il 16,3 per valore. L’Istat certifica che ogni italiano beve una media di 31,5 litri di birra all’anno, con i consumi che sono tornati ai livelli pre-crisi, al di sopra dei 28,9 registrati nel 2011. Il movimento della birra è, dunque, in continua e costante evoluzione.
Ma qual è il suo “stato di salute”? Quale peso ricoprono le birre artigianali nell’intero settore? Che prospettive ci sono per i prossimi anni? Queste alcune delle domande a cui gli esperti hanno fornito risposte e spunti di riflessione.
«Lavorando alla nuova edizione della Guida Birre d’Italia 2019 – hanno dichiarato Giaccone e Signoroni - abbiamo incontrato e messo in luce una nazione, l’Italia, in cui prosegue la crescita dal punto di vista qualitativo, nelle aziende e nei laboratori da Nord a Sud. Forti di queste constatazioni, abbiamo voluto indagare anche l’incremento numerico delle etichette. Per farlo abbiamo coinvolto numerosi esponenti del settore che, da vari punti di vista, ci hanno aiutato a testare la situazione del mercato della birra a livello italiano».
A 22 anni dalla nascita del movimento dei birrifici artigianali, che si fa risalire al 1996, il 2018 rappresenta una svolta.
«Era il momento – hanno sottolineato i curatori – di considerare maturo questo settore che ha più di 20 anni di storia. Così, abbiamo stabilito criteri più stringenti per l’assegnazione dei nostri riconoscimenti tradizionali che non sono diminuiti. Anzi, sono aumentati. Un lavoro meticoloso che ci ha permesso di scoprire nuovi marchi, tutti molto interessanti».
Sono cresciute anche informazioni e dettagli contenuti nelle schede della Guida Birre d’Italia 2019. Oltre ai dati presenti nelle edizioni passate, cioè gli ettolitri prodotti all’anno e le dimensioni degli impianti di ogni azienda, il nuovo volume riporta anche particolari che non si trovano su altre pubblicazioni, come le dimensioni della cantina, le caratteristiche dell’acqua, la provenienza del malto e del luppolo e i trattamenti a cui le birre sono sottoposte.
I Partner ufficiali dell’appuntamento sono Verallia, terzo produttore mondiale di vasi e bottiglie in vetro per alimenti, è partner di Slow Food da 10 anni, in particolare per consulenze in merito al packaging alimentare. L’azienda ha premiato con il Fiore di Vetro il produttore di birra che più si è distinto nell’interpretazione dello stile Grape Ale italiano: il sardo Nicola Perra del Birrificio artigianale Barley di Maracalagonis (Ca); Eurostampa azienda familiare con oltre 50 anni di esperienza nella produzione di etichette di pregio per i settori birra, wine&spirits e cioccolato. L’azienda ha stampato i bollini per segnalare le birre che hanno ottenuto un riconoscimento da Slow Food Editore sulla Guida Birre d’Italia 2019. L’iniziativa è stata portata avanti in collaborazione con Avery Dennison, leader nell'ambito di soluzioni e materiali da etichettatura e imballaggio, che ha portato alla scelta di una carta naturale, la Fasson® Fleury Antique FSC. Le due imprese condividono la visione promossa da Slow Food impegnandosi nell’utilizzo di materiali ed energia provenienti da fonti responsabili e certificate. L’azienda inoltre ha assegnato il premio per l’etichetta più bella al microbirrificio di Pesaro 61cento.
Cinquanta milioni di litri: è la quantità di birra made in Italy che viene classificata come artigianale. I microbirrifici nel nostro Paese hanno avuto un incremento del 310 per cento in dieci anni: erano 207 nel 2008, mentre l’anno scorso hanno toccato quota 849. Sono, per la maggior parte, nel Nord e nel Centro: la Lombardia conta 249 “botteghe”, sono 134 in Veneto, 127 in Piemonte, 111 in Emilia Romagna e 104 nel Lazio. A fondare queste mini-aziende sono, in particolare, gli under 35 così come i loro dipendenti (il 51 per cento impiega personale a tempo indeterminato). Secondo le stime, sono oltre 5 mila gli addetti diretti del settore a cui aggiungere 17 mila indiretti e 115 mila dell’indotto allargato. Oltre il 60 per cento ha un fatturato tra 100 e 800 mila euro.
A illustrare il comparto nel dettaglio è anche quest’anno Slow Food Editore con la Guida Birre d’Italia 2019 presentata oggi al ristorante Snodo, all’interno delle Ogr, a Torino. Un volume che racconta uno spaccato approfondito dell’intero settore che è sempre e da sempre in grande espansione: sono state selezionate 597 aziende e 2650 birre.
I curatori Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni sono stati protagonisti della tavola rotonda Italia, lo Stato della birra, insieme a Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, Daniele Toniutti, fondatore di 1001birre.it, Stefano Cappelli di Bilivin e Michael Opalenski di B. United International, giunto dagli Usa per l’occasione.
Le birre artigianali hanno anche avuto il merito di incuriosire i bevitori classici e di avvicinarne di nuovi. Spesso si preferisce gustare la bevanda di Cerere a casa, dove si riscontrano il 58,8 per cento dei consumi totali. I consumatori sono sempre più attenti alla provenienza delle bottiglie, alla qualità del prodotto, alla storia dell’azienda o del laboratorio che la trasforma e la commercializza.
Il mercato della birra in Italia, dunque, continua a crescere e non conosce crisi. Una cifra totale di circa 19 milioni di ettolitri l’anno, per un valore di oltre 32 miliardi di euro. I dati del 2017 sono incoraggianti e il trend dovrebbe proseguire anche per quest’anno.
La produzione nazionale supera i 14 milioni di ettolitri. Pur essendo molto ampio il ventaglio di proposte nel settore, i consumatori italiani scelgono sempre più birra “di casa”, prodotta nel nostro Paese. La conferma arriva dal calo delle importazioni, che scendono sotto quota 7 milioni di ettolitri (quasi il 4 per cento arriva dalla Germania, seguita dall’11 dei Paesi Bassi e del Belgio). Mentre parallelamente crescono le esportazioni, più di 2 milioni e mezzo di ettolitri. Solo cinque anni fa, nel 2013, eravamo sotto la quota di 1 milione 900 mila ettolitri di export totale.
In Italia, il mercato delle birre rappresenta più del 6 per cento dell’intero comparto delle bevande per quanto riguarda i volumi, il 16,3 per valore. L’Istat certifica che ogni italiano beve una media di 31,5 litri di birra all’anno, con i consumi che sono tornati ai livelli pre-crisi, al di sopra dei 28,9 registrati nel 2011. Il movimento della birra è, dunque, in continua e costante evoluzione.
Ma qual è il suo “stato di salute”? Quale peso ricoprono le birre artigianali nell’intero settore? Che prospettive ci sono per i prossimi anni? Queste alcune delle domande a cui gli esperti hanno fornito risposte e spunti di riflessione.
«Lavorando alla nuova edizione della Guida Birre d’Italia 2019 – hanno dichiarato Giaccone e Signoroni - abbiamo incontrato e messo in luce una nazione, l’Italia, in cui prosegue la crescita dal punto di vista qualitativo, nelle aziende e nei laboratori da Nord a Sud. Forti di queste constatazioni, abbiamo voluto indagare anche l’incremento numerico delle etichette. Per farlo abbiamo coinvolto numerosi esponenti del settore che, da vari punti di vista, ci hanno aiutato a testare la situazione del mercato della birra a livello italiano».
A 22 anni dalla nascita del movimento dei birrifici artigianali, che si fa risalire al 1996, il 2018 rappresenta una svolta.
«Era il momento – hanno sottolineato i curatori – di considerare maturo questo settore che ha più di 20 anni di storia. Così, abbiamo stabilito criteri più stringenti per l’assegnazione dei nostri riconoscimenti tradizionali che non sono diminuiti. Anzi, sono aumentati. Un lavoro meticoloso che ci ha permesso di scoprire nuovi marchi, tutti molto interessanti».
Sono cresciute anche informazioni e dettagli contenuti nelle schede della Guida Birre d’Italia 2019. Oltre ai dati presenti nelle edizioni passate, cioè gli ettolitri prodotti all’anno e le dimensioni degli impianti di ogni azienda, il nuovo volume riporta anche particolari che non si trovano su altre pubblicazioni, come le dimensioni della cantina, le caratteristiche dell’acqua, la provenienza del malto e del luppolo e i trattamenti a cui le birre sono sottoposte.
I Partner ufficiali dell’appuntamento sono Verallia, terzo produttore mondiale di vasi e bottiglie in vetro per alimenti, è partner di Slow Food da 10 anni, in particolare per consulenze in merito al packaging alimentare. L’azienda ha premiato con il Fiore di Vetro il produttore di birra che più si è distinto nell’interpretazione dello stile Grape Ale italiano: il sardo Nicola Perra del Birrificio artigianale Barley di Maracalagonis (Ca); Eurostampa azienda familiare con oltre 50 anni di esperienza nella produzione di etichette di pregio per i settori birra, wine&spirits e cioccolato. L’azienda ha stampato i bollini per segnalare le birre che hanno ottenuto un riconoscimento da Slow Food Editore sulla Guida Birre d’Italia 2019. L’iniziativa è stata portata avanti in collaborazione con Avery Dennison, leader nell'ambito di soluzioni e materiali da etichettatura e imballaggio, che ha portato alla scelta di una carta naturale, la Fasson® Fleury Antique FSC. Le due imprese condividono la visione promossa da Slow Food impegnandosi nell’utilizzo di materiali ed energia provenienti da fonti responsabili e certificate. L’azienda inoltre ha assegnato il premio per l’etichetta più bella al microbirrificio di Pesaro 61cento.
Gestione del vigneto. Tecniche di contenimento della deriva: scambio di esperienze al centro di sperimentazione Laimburg
Si è svolto lo scorso mese di aprile presso il Centro di Sperimentazione Laimburg, un workshop sul contenimento della deriva.

Oltre 50 i tra rappresentanti del settore della ricerca, della consulenza, cooperative di produttori, associazioni bio e produttori di atomizzatori che hanno condiviso esperienze e scambiato opinioni sulle tecniche da adottare.
L'obiettivo ultimo della difesa delle piante è quello di garantire la produzione agricola attraverso un’applicazione di fitosanitari ottimale, assicurando, contemporaneamente, la protezione dell'ambiente. È quindi necessario evitare che questi prodotti durante la loro applicazione sulle piante vengano involontariamente trasportati nelle aree adiacenti (deriva).
Un modo per ridurre questo inconveniente è la tecnica di applicazione chiamata "a bassa deriva", la cui implementazione nella pratica, tuttavia, è finora ancora difficile. In questo contesto, il Centro di Sperimentazione Laimburg ha invitato rappresentanti di ricerca, consulenza, cooperative di produttori, associazioni bio e produttori di atomizzatori a un workshop volto a condividere le esperienze sulle tecniche di contenimento della deriva nella difesa delle piante.
Esperti locali ed esteri hanno presentato lo stato dell’arte riguardo alle tecniche esistenti e hanno illustrato i risultati delle loro sperimentazioni in merito alle tecniche di applicazione. Nel pomeriggio si è tenuta una discussione su quali approcci potrebbero essere utilizzati per risolvere i problemi esistenti con le tecniche di applicazione e i limiti di efficacia, specialmente nell'agricoltura biologica.
Come ha tenuto a sottolineare l'assessore all'Agricoltura Arnold Schuler, la moderna difesa delle piante ha permesso stabilità e alta qualità nella produzione agricola in Alto Adige e questo grazie al programma AGRIOS di produzione integrata che è diventato un modello all'avanguardia in tutta Europa. Inoltre, la forte tendenza verso il biologico negli ultimi tempi ha portato al fatto che ora una mela biologica su due in Europa proviene dall'Alto Adige. Tuttavia, una coesistenza di diversi metodi di produzione porta anche a sfide e problemi, soprattutto quando si tratta di residui di pesticidi, senza dei quali non sarebbe possibile garantire la quantità di produzione richiesta. Il punto però è che l'applicazione dei pesticidi deve essere ridotta il più possibile e limitata solo nelle aree target.
Per evitare l'effetto deriva, ha spiegato poi il direttore del Centro di Sperimentazione Laimburg, Michael Oberhuber, è la tecnica di applicazione ad essere fondamentale e l'obiettivo del workshop è stato proprio quello di sviluppare, congiuntamente ai partecipanti, soluzioni utili a risolvere i problemi esistenti con le tecniche di applicazione e identificare i limiti del grado di efficacia. Il compito del Centro di Sperimentazione Laimburg è quello di portare l'innovazione nell'agricoltura sulla base di dati scientifici solidi, e questo compito si può realizzare solo se poi in campo viene implementato ciò che viene sviluppato scientificamente.
Nel dettaglio sono state individuate le aree dove è necessaria maggiore ricerca soprattutto riguardo all’agricoltura biologica, Ulrich Kiem del Centro di Consulenza per la Frutti- Viticoltura dell’Alto Adige ha presentato alcuni sviluppi delle tecniche di applicazione e soprattutto sul tipo di ugelli: dall’ugello ceramico fino agli attuali ugelli ad iniezione d’aria a ventaglio. Nel Centro di Consulenza si tenta di adattare l’atomizzatore alle esigenze del singolo frutteto in modo tale da ottenere un risultato ottimale, ha spiegato Kiem. A tal fine, il Centro di Consulenza organizza anche consultazioni di gruppo durante i vari stadi vegetativi in modo tale che gli agricoltori possano vedere come funzionano le loro attrezzature sulla pianta. Misure di riduzione della deriva sono già previste in vari regolamenti, come le linee guida AGRIOS, le regole di distanza nell'area delle zone sensibili o gli accordi quadro tra coltivazione biologica e integrata. Finora, a causa dell'uso di pesticidi sintetici e chimici, l'applicazione a bassa deriva, specialmente nella coltivazione integrata, è stata una questione importante e sono stati fatti sforzi per decenni in merito a questa problematica. Questa esperienza e il know-how ora devono essere bilanciati con la ricerca nell'agricoltura biologica, ha sottolineato Kiem. Il grado di efficacia dei prodotti che si usano nell’agricoltura biologica, ha spiegato Kiem, è inferiore ai prodotti di sintesi, il dosaggio dei prodotti gira intorno al limite dell'efficacia biologica e il rischio di danni a foglie e frutti è maggiore nell'agricoltura biologica.
Le esperienze
Markus Kelderer, responsabile del Settore Frutticoltura al Centro di Sperimentazione Laimburg ha presentato i risultati delle sperimentazioni sull'uso di misure di riduzione della deriva nella frutticoltura biologica svolte dal 2015 e al 2017. In presenza di ticchiolatura e oidio, sono state rilevate differenze tra le tecniche di applicazione, specialmente nella cima della pianta. Una tecnica di applicazione adatta, un’applicazione ottimale così come sistemi di allevamento adeguati sono un prerequisito, questa la conclusione dell'esperto.
La tecnologia di applicazione a bassa deriva nella coltivazione integrata è stata oggetto della presentazione di Werner Rizzolli del gruppo di lavoro "Valutazione Fitofarmaci " del Centro di Sperimentazione Laimburg. Dal 2001 sono state effettuate sperimentazioni presso il Centro di Sperimentazione Laimburg. Da allora, gli esperti hanno acquisito molta esperienza con le varie malattie e con i parassiti. In termini di efficacia biologica non sono state rilevate differenze rilevanti tra l'applicazione convenzionale e quella a bassa deriva. Le differenze si notano, tuttavia, quando il sistema è "esaurito", come in frutteti situati in pendenza, ha spiegato Rizzolli. Inoltre, non tutto ciò che è possibile con l'applicazione convenzionale è anche fattibile con un'applicazione a bassa deriva, per esempio gli impianti ad aiuola sono risultati difficilmente trattabili. Esistono anche difficoltà nel trattamento degli alberi ad alta statura. Inoltre, l'applicazione a bassa deriva richiede un maggior consumo di acqua se si vuole ottenere lo stesso grado di efficacia che si ottiene con l'applicazione convenzionale.
Michael Gölles dell’istituzione di ricerca svizzera Agroscope ha raccontato delle esperienze con tecniche di applicazione per il contenimento della deriva nella viticoltura svizzera. In Svizzera è attualmente in discussione un piano d’azione nazionale per la protezione delle piante, che mira a risparmiare sulla quantità di prodotti fitosanitari utilizzati. Un simile risparmio potrebbe essere ottenuto in viticoltura con gli atomizzatori a recupero, ad esempio. Vari esperimenti effettuati tra il 2012 e il 2014 con diversi tipi di ugelli e modelli di atomizzatori hanno dimostrato che gli ugelli compatti ad iniezione d’aria si sono dimostrati validi nella manipolazione e nell'uso pratico nella viticoltura svizzera. Gölles ha riportato effetti molto buoni contro l'oidio, la peronospora e la botrite. Gli ugelli a cono da anni non vengono più usati nella viticoltura Svizzera.
Karsten Klopp, responsabile del Centro di Competenza per la Frutticoltura in Germania settentrionale Esteburg, Hinrich Holthusen (Esteburg) e Jörg Quast (Esteburg e produttore biologico) hanno raccontato le esperienze con le tecniche di applicazione per il contenimento della deriva nell’Altes Land. Nell’Altes Land, che si trova in una zona paludosa a sud dell’Elba ad Amburgo e in Bassa Sassonia, ci sono frutteti che crescono adiacenti alle acque. Dal 2002 la tecnologia di contenimento della deriva è stata utilizzata vicino all'acqua. L’Ordinamento dell'Altes Land per la difesa delle piante (ALVO), adottato nel 2015, prevede una riduzione della deriva di almeno il 75%. Da allora, la tecnologia di applicazione a bassa deriva deve essere utilizzata obbligatoriamente per ogni applicazione.
Workshop: Come si possono risolvere i problemi esistenti con tecniche di applicazione?
Nella discussione che ha seguito gli interventi iniziali sono state individuate quattro macro questioni da affrontare nel futuro: in primo luogo, sono necessarie innovazioni tecniche che consentano una difesa delle piante più efficace e con effetto deriva più contenuto, come degli sviluppi nella tecnologia di ventilazione. In secondo luogo, sono state sollevate diverse domande riguardo alle sperimentazioni, in particolare in agricoltura biologica. Il terzo argomento ha affrontato la questione di come ci si potrebbe riorientare verso una tecnica di applicazione con effetto deriva più contenuto. Il quarto argomento affrontato ha riguardato le misure, le norme, le certificazioni e la formazione che sarebbe necessaria in merito. L’obiettivo a breve termine, ha detto, riassumendo i risultati della giornata, il direttore del Centro di Sperimentazione Laimburg Michael Oberhuber che ha moderato la discussione, dovrebbe essere quello di risolvere i rimanenti problemi con la tecnologia di applicazione a bassa deriva, mentre, a medio termine, deve essere ripensata la difesa delle piante. Durante il workshop sono stati mostrati gli ambiti in cui è necessario agire ed è stato fatto un primo passo per avviare la riflessione finalizzata all'innovazione nella tecnologia di applicazione, ha sintetizzato Oberhuber. Ora è importante che la scienza, la consulenza, gli agricoltori, le cooperative ed i produttori di atomizzatori lavorino insieme a risolvere le questioni aperte.

Oltre 50 i tra rappresentanti del settore della ricerca, della consulenza, cooperative di produttori, associazioni bio e produttori di atomizzatori che hanno condiviso esperienze e scambiato opinioni sulle tecniche da adottare.
L'obiettivo ultimo della difesa delle piante è quello di garantire la produzione agricola attraverso un’applicazione di fitosanitari ottimale, assicurando, contemporaneamente, la protezione dell'ambiente. È quindi necessario evitare che questi prodotti durante la loro applicazione sulle piante vengano involontariamente trasportati nelle aree adiacenti (deriva).
Un modo per ridurre questo inconveniente è la tecnica di applicazione chiamata "a bassa deriva", la cui implementazione nella pratica, tuttavia, è finora ancora difficile. In questo contesto, il Centro di Sperimentazione Laimburg ha invitato rappresentanti di ricerca, consulenza, cooperative di produttori, associazioni bio e produttori di atomizzatori a un workshop volto a condividere le esperienze sulle tecniche di contenimento della deriva nella difesa delle piante.
Esperti locali ed esteri hanno presentato lo stato dell’arte riguardo alle tecniche esistenti e hanno illustrato i risultati delle loro sperimentazioni in merito alle tecniche di applicazione. Nel pomeriggio si è tenuta una discussione su quali approcci potrebbero essere utilizzati per risolvere i problemi esistenti con le tecniche di applicazione e i limiti di efficacia, specialmente nell'agricoltura biologica.
Come ha tenuto a sottolineare l'assessore all'Agricoltura Arnold Schuler, la moderna difesa delle piante ha permesso stabilità e alta qualità nella produzione agricola in Alto Adige e questo grazie al programma AGRIOS di produzione integrata che è diventato un modello all'avanguardia in tutta Europa. Inoltre, la forte tendenza verso il biologico negli ultimi tempi ha portato al fatto che ora una mela biologica su due in Europa proviene dall'Alto Adige. Tuttavia, una coesistenza di diversi metodi di produzione porta anche a sfide e problemi, soprattutto quando si tratta di residui di pesticidi, senza dei quali non sarebbe possibile garantire la quantità di produzione richiesta. Il punto però è che l'applicazione dei pesticidi deve essere ridotta il più possibile e limitata solo nelle aree target.
Per evitare l'effetto deriva, ha spiegato poi il direttore del Centro di Sperimentazione Laimburg, Michael Oberhuber, è la tecnica di applicazione ad essere fondamentale e l'obiettivo del workshop è stato proprio quello di sviluppare, congiuntamente ai partecipanti, soluzioni utili a risolvere i problemi esistenti con le tecniche di applicazione e identificare i limiti del grado di efficacia. Il compito del Centro di Sperimentazione Laimburg è quello di portare l'innovazione nell'agricoltura sulla base di dati scientifici solidi, e questo compito si può realizzare solo se poi in campo viene implementato ciò che viene sviluppato scientificamente.
Nel dettaglio sono state individuate le aree dove è necessaria maggiore ricerca soprattutto riguardo all’agricoltura biologica, Ulrich Kiem del Centro di Consulenza per la Frutti- Viticoltura dell’Alto Adige ha presentato alcuni sviluppi delle tecniche di applicazione e soprattutto sul tipo di ugelli: dall’ugello ceramico fino agli attuali ugelli ad iniezione d’aria a ventaglio. Nel Centro di Consulenza si tenta di adattare l’atomizzatore alle esigenze del singolo frutteto in modo tale da ottenere un risultato ottimale, ha spiegato Kiem. A tal fine, il Centro di Consulenza organizza anche consultazioni di gruppo durante i vari stadi vegetativi in modo tale che gli agricoltori possano vedere come funzionano le loro attrezzature sulla pianta. Misure di riduzione della deriva sono già previste in vari regolamenti, come le linee guida AGRIOS, le regole di distanza nell'area delle zone sensibili o gli accordi quadro tra coltivazione biologica e integrata. Finora, a causa dell'uso di pesticidi sintetici e chimici, l'applicazione a bassa deriva, specialmente nella coltivazione integrata, è stata una questione importante e sono stati fatti sforzi per decenni in merito a questa problematica. Questa esperienza e il know-how ora devono essere bilanciati con la ricerca nell'agricoltura biologica, ha sottolineato Kiem. Il grado di efficacia dei prodotti che si usano nell’agricoltura biologica, ha spiegato Kiem, è inferiore ai prodotti di sintesi, il dosaggio dei prodotti gira intorno al limite dell'efficacia biologica e il rischio di danni a foglie e frutti è maggiore nell'agricoltura biologica.
Le esperienze
Markus Kelderer, responsabile del Settore Frutticoltura al Centro di Sperimentazione Laimburg ha presentato i risultati delle sperimentazioni sull'uso di misure di riduzione della deriva nella frutticoltura biologica svolte dal 2015 e al 2017. In presenza di ticchiolatura e oidio, sono state rilevate differenze tra le tecniche di applicazione, specialmente nella cima della pianta. Una tecnica di applicazione adatta, un’applicazione ottimale così come sistemi di allevamento adeguati sono un prerequisito, questa la conclusione dell'esperto.
La tecnologia di applicazione a bassa deriva nella coltivazione integrata è stata oggetto della presentazione di Werner Rizzolli del gruppo di lavoro "Valutazione Fitofarmaci " del Centro di Sperimentazione Laimburg. Dal 2001 sono state effettuate sperimentazioni presso il Centro di Sperimentazione Laimburg. Da allora, gli esperti hanno acquisito molta esperienza con le varie malattie e con i parassiti. In termini di efficacia biologica non sono state rilevate differenze rilevanti tra l'applicazione convenzionale e quella a bassa deriva. Le differenze si notano, tuttavia, quando il sistema è "esaurito", come in frutteti situati in pendenza, ha spiegato Rizzolli. Inoltre, non tutto ciò che è possibile con l'applicazione convenzionale è anche fattibile con un'applicazione a bassa deriva, per esempio gli impianti ad aiuola sono risultati difficilmente trattabili. Esistono anche difficoltà nel trattamento degli alberi ad alta statura. Inoltre, l'applicazione a bassa deriva richiede un maggior consumo di acqua se si vuole ottenere lo stesso grado di efficacia che si ottiene con l'applicazione convenzionale.
Michael Gölles dell’istituzione di ricerca svizzera Agroscope ha raccontato delle esperienze con tecniche di applicazione per il contenimento della deriva nella viticoltura svizzera. In Svizzera è attualmente in discussione un piano d’azione nazionale per la protezione delle piante, che mira a risparmiare sulla quantità di prodotti fitosanitari utilizzati. Un simile risparmio potrebbe essere ottenuto in viticoltura con gli atomizzatori a recupero, ad esempio. Vari esperimenti effettuati tra il 2012 e il 2014 con diversi tipi di ugelli e modelli di atomizzatori hanno dimostrato che gli ugelli compatti ad iniezione d’aria si sono dimostrati validi nella manipolazione e nell'uso pratico nella viticoltura svizzera. Gölles ha riportato effetti molto buoni contro l'oidio, la peronospora e la botrite. Gli ugelli a cono da anni non vengono più usati nella viticoltura Svizzera.
Karsten Klopp, responsabile del Centro di Competenza per la Frutticoltura in Germania settentrionale Esteburg, Hinrich Holthusen (Esteburg) e Jörg Quast (Esteburg e produttore biologico) hanno raccontato le esperienze con le tecniche di applicazione per il contenimento della deriva nell’Altes Land. Nell’Altes Land, che si trova in una zona paludosa a sud dell’Elba ad Amburgo e in Bassa Sassonia, ci sono frutteti che crescono adiacenti alle acque. Dal 2002 la tecnologia di contenimento della deriva è stata utilizzata vicino all'acqua. L’Ordinamento dell'Altes Land per la difesa delle piante (ALVO), adottato nel 2015, prevede una riduzione della deriva di almeno il 75%. Da allora, la tecnologia di applicazione a bassa deriva deve essere utilizzata obbligatoriamente per ogni applicazione.
Workshop: Come si possono risolvere i problemi esistenti con tecniche di applicazione?
Nella discussione che ha seguito gli interventi iniziali sono state individuate quattro macro questioni da affrontare nel futuro: in primo luogo, sono necessarie innovazioni tecniche che consentano una difesa delle piante più efficace e con effetto deriva più contenuto, come degli sviluppi nella tecnologia di ventilazione. In secondo luogo, sono state sollevate diverse domande riguardo alle sperimentazioni, in particolare in agricoltura biologica. Il terzo argomento ha affrontato la questione di come ci si potrebbe riorientare verso una tecnica di applicazione con effetto deriva più contenuto. Il quarto argomento affrontato ha riguardato le misure, le norme, le certificazioni e la formazione che sarebbe necessaria in merito. L’obiettivo a breve termine, ha detto, riassumendo i risultati della giornata, il direttore del Centro di Sperimentazione Laimburg Michael Oberhuber che ha moderato la discussione, dovrebbe essere quello di risolvere i rimanenti problemi con la tecnologia di applicazione a bassa deriva, mentre, a medio termine, deve essere ripensata la difesa delle piante. Durante il workshop sono stati mostrati gli ambiti in cui è necessario agire ed è stato fatto un primo passo per avviare la riflessione finalizzata all'innovazione nella tecnologia di applicazione, ha sintetizzato Oberhuber. Ora è importante che la scienza, la consulenza, gli agricoltori, le cooperative ed i produttori di atomizzatori lavorino insieme a risolvere le questioni aperte.
Gestione del vigneto. Confusione vibrazionale e nuovo principio attivo naturale, le alternative a rame e insetticidi
Alternative al rame e agli insetticidi: C3A e Centro Ricerca e Innovazione vincono il bando europeo. Primo successo per l’unità mista di ricerca del C3A: studierà con il Centro Ricerca e Innovazione FEM il metodo della confusione vibrazionale e un nuovo principio attivo naturale per l’agricoltura biologica.
Il Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (C3A), struttura accademica congiunta tra Fondazione Edmund Mach e Università di Trento, in stretta sinergia con il Centro Ricerca e Innovazione FEM, è in prima linea assieme a 15 istituzioni europee di spicco ed industrie in un importante studio sulla sostituzione degli input controversi, come ad esempio il rame, in agricoltura biologica.
Il progetto, finanziato con 4 milioni di euro nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 e presentato in questi giorni in anteprima al kick off meeting in Belgio, punta a cercare alternative del rame e degli insetticidi nelle colture di maggior interesse per il Trentino, facilitando l’adozione di strumenti e tecnologie sicure per l’ambiente e nel contempo economicamente sostenibili per gli agricoltori.
“Questo finanziamento è il primo risultato dell’accordo Fondazione Edmund Mach e Università di Trento. La nuova formula dell’unità mista di ricerca C3A, aumentando la massa critica, garantisce maggiore competitività e reperimento di risorse per la ricerca su temi di estrema importanza per il nostro territorio. In questo progetto, quasi un quarto del budget verrà destinato alla sperimentazione diretta nelle aziende biologiche”, sottolinea Andrea Segrè, presidente FEM.
Anche il rettore di UniTrento Paolo Collini manifesta la propria soddisfazione. “E' un risultato -sottolinea- che conferma la scelta dell'alleanza strategica tra l'Università e la Fondazione, che permette all'Ateneo di essere presente ad alto livello in ambiti scientifici nuovi e a FEM di rafforzare la sua capacità competitiva nell'acquisizione di finanziamenti alla ricerca di qualità”.
Ilaria Pertot, direttrice del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente e componente del comitato esecutivo del progetto, spiega che la competizione era molto elevata: essere arrivati in fondo dimostra che ricerca trentina, quando fa sistema, può confrontarsi alla pari con altre istituzioni di levatura internazionale”.
L’iniziativa scientifica, coordinata dal più importante centro per la ricerca in agricoltura biologia in Europa, il Forschungsinstitut fuer Biologischen Landbau Stiftung (Fibl), durerà quattro anni, da investire per la messa a punto delle soluzioni innovative più facilmente e velocemente trasferibili nel modo produttivo ed per una fase di sperimentazione che coinvolgerà le stesse aziende agricole biologiche coordinate a livello europeo dall’International Federation of Organic Agriculture Movements European Union (IFOAM-EU). Per l’Italia parteciperanno alla fase operativa le aziende coordinate da Federbio, realtà che già collabora con FEM dopo la firma di un accordo di collaborazione nel 2017. Il presupposto dello studio è l’interesse crescente del consumatore e del cittadini nei confronti dell’agricoltura biologica e dei prodotti alimentari coltivati con questo approccio.
I ricercatori saranno impegnati soprattutto nella ricerca e sviluppo delle alternative al rame come fungicida, in particolare in viticoltura. Nello specifico, si sta lavorando in collaborazione con un’importante industria su un principio attivo naturale, che si trova in natura in quantità minimali ma è ottenibile in grandi volumi su scala industriale mediante un processo enzimatico a partire da ingredienti alimentari.
Il principio attivo è stato già testato in vigneto su scala ridotta con evidenti soddisfazioni in termini di efficacia. Il secondo filone di lavoro è la sostituzione degli insetticidi, soprattutto quelli a base di oli minerali, con metodi di confusione sessuale degli insetti basata su vibrazioni. Nel progetto si lavorerà anche su un nuovo prodotto derivato da una pianta (un lontano parente del fagiolo) che ha un’azione inibitoria sulla digestione degli insetti.
Il Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (C3A), struttura accademica congiunta tra Fondazione Edmund Mach e Università di Trento, in stretta sinergia con il Centro Ricerca e Innovazione FEM, è in prima linea assieme a 15 istituzioni europee di spicco ed industrie in un importante studio sulla sostituzione degli input controversi, come ad esempio il rame, in agricoltura biologica.
Il progetto, finanziato con 4 milioni di euro nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 e presentato in questi giorni in anteprima al kick off meeting in Belgio, punta a cercare alternative del rame e degli insetticidi nelle colture di maggior interesse per il Trentino, facilitando l’adozione di strumenti e tecnologie sicure per l’ambiente e nel contempo economicamente sostenibili per gli agricoltori.
“Questo finanziamento è il primo risultato dell’accordo Fondazione Edmund Mach e Università di Trento. La nuova formula dell’unità mista di ricerca C3A, aumentando la massa critica, garantisce maggiore competitività e reperimento di risorse per la ricerca su temi di estrema importanza per il nostro territorio. In questo progetto, quasi un quarto del budget verrà destinato alla sperimentazione diretta nelle aziende biologiche”, sottolinea Andrea Segrè, presidente FEM.
Anche il rettore di UniTrento Paolo Collini manifesta la propria soddisfazione. “E' un risultato -sottolinea- che conferma la scelta dell'alleanza strategica tra l'Università e la Fondazione, che permette all'Ateneo di essere presente ad alto livello in ambiti scientifici nuovi e a FEM di rafforzare la sua capacità competitiva nell'acquisizione di finanziamenti alla ricerca di qualità”.
Ilaria Pertot, direttrice del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente e componente del comitato esecutivo del progetto, spiega che la competizione era molto elevata: essere arrivati in fondo dimostra che ricerca trentina, quando fa sistema, può confrontarsi alla pari con altre istituzioni di levatura internazionale”.
L’iniziativa scientifica, coordinata dal più importante centro per la ricerca in agricoltura biologia in Europa, il Forschungsinstitut fuer Biologischen Landbau Stiftung (Fibl), durerà quattro anni, da investire per la messa a punto delle soluzioni innovative più facilmente e velocemente trasferibili nel modo produttivo ed per una fase di sperimentazione che coinvolgerà le stesse aziende agricole biologiche coordinate a livello europeo dall’International Federation of Organic Agriculture Movements European Union (IFOAM-EU). Per l’Italia parteciperanno alla fase operativa le aziende coordinate da Federbio, realtà che già collabora con FEM dopo la firma di un accordo di collaborazione nel 2017. Il presupposto dello studio è l’interesse crescente del consumatore e del cittadini nei confronti dell’agricoltura biologica e dei prodotti alimentari coltivati con questo approccio.
I ricercatori saranno impegnati soprattutto nella ricerca e sviluppo delle alternative al rame come fungicida, in particolare in viticoltura. Nello specifico, si sta lavorando in collaborazione con un’importante industria su un principio attivo naturale, che si trova in natura in quantità minimali ma è ottenibile in grandi volumi su scala industriale mediante un processo enzimatico a partire da ingredienti alimentari.
Il principio attivo è stato già testato in vigneto su scala ridotta con evidenti soddisfazioni in termini di efficacia. Il secondo filone di lavoro è la sostituzione degli insetticidi, soprattutto quelli a base di oli minerali, con metodi di confusione sessuale degli insetti basata su vibrazioni. Nel progetto si lavorerà anche su un nuovo prodotto derivato da una pianta (un lontano parente del fagiolo) che ha un’azione inibitoria sulla digestione degli insetti.
martedì 29 maggio 2018
Libri. Cibo e arte: Il gusto di raccontare, nei dipinti, sulle tavole, nelle cucine
Il rapporto tra cibo e arte nella nuova collana editoriale ideata da Fabiana Mendia. Mercoledì 30 maggio alle 19 alla Casa del Cinema la presentazione del primo volume con la lettura di alcuni brani a cura dell’attore Sergio Basile.
Sarà presentato domani alla Casa del Cinema il primo volume di una nuova collana editoriale dal titolo Il gusto di raccontare - Nei dipinti, sulle tavole, nelle cucine ideata da Fabiana Mendia per Timìa Edizioni. Il progetto illustrerà in otto volumi il rapporto tra cibo e arte attraverso la storia dell’alimentazione, dell’arte e della società, raccontando l’evoluzione del gusto e le storie dei cuochi e delle loro invenzioni.
Il primo volume “Crostacei, pesci, molluschi e frutti di mare, nei dipinti, sulle tavole, nelle cucine” sarà presentato dalla curatrice Fabiana Mendia e da Francesca Jacobone, Presidente Zètema Progetto Cultura, Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema, Guido Barendson, giornalista e appassionato di buone tavole, Enrico Mascelloni, critico d’arte, con l’accompagnamento dell’attore e regista Sergio Basile che leggerà alcuni brani critici e letterari.
Il racconto percorre la storia dell’arte e l’evoluzione della cucina di mare attraverso l’analisi di dipinti di autori italiani, fiamminghi, olandesi, francesi, tedeschi, spagnoli e di alcuni testi d’autore.
Casanova racconta l’arte di amare le ostriche in compagnia, Goya trasfigura gli “orrori della guerra” in tranci di salmone, Chardin ritrae una razza “tinta di sangue rosso, di nervi blu e di muscoli bianchi, come la navata di una cattedrale policroma”, una forza espressiva che colpì e attrasse Proust.
Una selezione di ricette arricchisce il libro di esperimenti facilmente replicabili, ispirati dai giochi di luce dei pesci rovesciati sui banchi dei mercati del Mar del Nord o boccheggianti sugli arenili e nelle grotte del Mediterraneo.
Il racconto della vasta scenografia gastronomica attraverserà la lettura di nature morte, scene di genere, di mercato, di cucina e di banchetto dal mondo antico al contemporaneo. Partendo dai dipinti illustrati si entrerà così nelle cucine, negli ambienti di conservazione e trasformazione dei cibi, si descriveranno le feste aristocratiche, i pranzi borghesi, le fiere e i mercati cittadini. Contestualmente i testi critici e letterari, le biografie di cuochi celebri e le originali ricette offriranno nuove interpretazioni per una rilettura da parte dei gourmandes d’ogni tempo della gastronomia storica e dei prodotti d’eccellenza. Dai dipinti alla tavola, otto piacevoli trattazioni che prepareranno vista, tatto, olfatto e palato all’esperienza gastronomica.
Gli 8 volumi che compongono la collana saranno dedicati a:
1) Crostacei, pesci, molluschi e frutti di mare
2) Selvaggina, carni rosse, pollame e maiale
3) Focacce, pizze, pani e ciambelle
4) Biscotti, tè, caffè e cioccolata
5) Verdure, legumi, funghi e tartufi
6) Salumi, formaggi, uova e pasticci
7) Pasta, polenta, riso e patate
8) Torte, dolci, frutta e sorbetti
Casa del Cinema
Spazio culturale di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
Gestione Zètema Progetto Cultura
Direzione Giorgio Gosetti
in collaborazione con Rai; Rai Cinema 01 distribution
Largo Marcello Mastroianni, 1
Tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it
INGRESSO GRATUITO
Note sull'autore
Fabiana Mendia, storica dell’arte e critico de Il Messaggero, è fondatrice di ARTEINDIRETTA con cui cura i progetti Oltre la Mostra, incontri sulle esposizioni organizzate nei principali musei italiani, e Il Bello del Gusto. I Pittori e i piaceri della tavola, approfondimenti su Arte e Cibo che raccontano di storia della gastronomia, storia della società, della vita materiale e della vita di corte, storia dell’evoluzione del gusto, storie di cuochi e delle loro invenzioni. Ha curato conferenze per: Zètema Progetto Cultura, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Museo Fondazione Roma, Complesso del Vittoriano, Società Dante Alighieri di Roma, Casa delle Letterature, Master del Sole 24 Ore Economia e Management dell'Arte e dei Beni Culturali.
Sarà presentato domani alla Casa del Cinema il primo volume di una nuova collana editoriale dal titolo Il gusto di raccontare - Nei dipinti, sulle tavole, nelle cucine ideata da Fabiana Mendia per Timìa Edizioni. Il progetto illustrerà in otto volumi il rapporto tra cibo e arte attraverso la storia dell’alimentazione, dell’arte e della società, raccontando l’evoluzione del gusto e le storie dei cuochi e delle loro invenzioni.
Il primo volume “Crostacei, pesci, molluschi e frutti di mare, nei dipinti, sulle tavole, nelle cucine” sarà presentato dalla curatrice Fabiana Mendia e da Francesca Jacobone, Presidente Zètema Progetto Cultura, Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema, Guido Barendson, giornalista e appassionato di buone tavole, Enrico Mascelloni, critico d’arte, con l’accompagnamento dell’attore e regista Sergio Basile che leggerà alcuni brani critici e letterari.
Il racconto percorre la storia dell’arte e l’evoluzione della cucina di mare attraverso l’analisi di dipinti di autori italiani, fiamminghi, olandesi, francesi, tedeschi, spagnoli e di alcuni testi d’autore.
Casanova racconta l’arte di amare le ostriche in compagnia, Goya trasfigura gli “orrori della guerra” in tranci di salmone, Chardin ritrae una razza “tinta di sangue rosso, di nervi blu e di muscoli bianchi, come la navata di una cattedrale policroma”, una forza espressiva che colpì e attrasse Proust.
Una selezione di ricette arricchisce il libro di esperimenti facilmente replicabili, ispirati dai giochi di luce dei pesci rovesciati sui banchi dei mercati del Mar del Nord o boccheggianti sugli arenili e nelle grotte del Mediterraneo.
Il racconto della vasta scenografia gastronomica attraverserà la lettura di nature morte, scene di genere, di mercato, di cucina e di banchetto dal mondo antico al contemporaneo. Partendo dai dipinti illustrati si entrerà così nelle cucine, negli ambienti di conservazione e trasformazione dei cibi, si descriveranno le feste aristocratiche, i pranzi borghesi, le fiere e i mercati cittadini. Contestualmente i testi critici e letterari, le biografie di cuochi celebri e le originali ricette offriranno nuove interpretazioni per una rilettura da parte dei gourmandes d’ogni tempo della gastronomia storica e dei prodotti d’eccellenza. Dai dipinti alla tavola, otto piacevoli trattazioni che prepareranno vista, tatto, olfatto e palato all’esperienza gastronomica.
Gli 8 volumi che compongono la collana saranno dedicati a:
1) Crostacei, pesci, molluschi e frutti di mare
2) Selvaggina, carni rosse, pollame e maiale
3) Focacce, pizze, pani e ciambelle
4) Biscotti, tè, caffè e cioccolata
5) Verdure, legumi, funghi e tartufi
6) Salumi, formaggi, uova e pasticci
7) Pasta, polenta, riso e patate
8) Torte, dolci, frutta e sorbetti
Casa del Cinema
Spazio culturale di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
Gestione Zètema Progetto Cultura
Direzione Giorgio Gosetti
in collaborazione con Rai; Rai Cinema 01 distribution
Largo Marcello Mastroianni, 1
Tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it
INGRESSO GRATUITO
Note sull'autore
Fabiana Mendia, storica dell’arte e critico de Il Messaggero, è fondatrice di ARTEINDIRETTA con cui cura i progetti Oltre la Mostra, incontri sulle esposizioni organizzate nei principali musei italiani, e Il Bello del Gusto. I Pittori e i piaceri della tavola, approfondimenti su Arte e Cibo che raccontano di storia della gastronomia, storia della società, della vita materiale e della vita di corte, storia dell’evoluzione del gusto, storie di cuochi e delle loro invenzioni. Ha curato conferenze per: Zètema Progetto Cultura, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Museo Fondazione Roma, Complesso del Vittoriano, Società Dante Alighieri di Roma, Casa delle Letterature, Master del Sole 24 Ore Economia e Management dell'Arte e dei Beni Culturali.
lunedì 28 maggio 2018
Il grande vino nasce nel vigneto: saperi tradizionali e know-how contemporaneo, Edagricola pubblica il Manuale di Viticoltura
La rapida evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche e del contesto climatico rende cruciale un aggiornamento continuo degli strumenti formativi che fin dai primi livelli devono porre le basi per produrre uve nel rispetto di una sostenibilità ambientale ed economica necessaria a consumatori e produttori.
Questo manuale a firma di Alberto Palliotti, Professore associato al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell'Università degli Studi di Perugia, Stefano Poni, Direttore Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e Oriana Silvestroni, Professore ordinario di Viticoltura dell’Università Politecnica delle Marche, descrive, oltre agli argomenti canonici della viticoltura, anche quelli di introduzione più recente come: la viticoltura di precisione e sito-specifica, le innovazioni nella gestione del vigneto e le tecniche di adattamento al cambio climatico, le nuove tecnologie applicate al miglioramento genetico, i moderni sistemi di allevamento e l’innovazione dei modelli di produzione.
Particolare attenzione è dedicata ai criteri di scelta di tecniche e tecnologie applicabili a casi pratici, con l’intento di contribuire allo sviluppo di un’autonoma capacità di valutazione del contesto e delle problematiche e alla creazione delle competenze necessarie ad individuare possibili soluzioni.
La ricchezza di schemi ed illustrazioni facilita la lettura soprattutto negli aspetti pratici e in questo senso il volume può essere utile anche a coloro che vogliano aggiornare le proprie conoscenze o formarsi professionalmente su un testo base al passo con i tempi perché il successo oggi scaturisce da una profonda conoscenza ed impiego del sapere tradizionale abbinati al know-how contemporaneo, nella ferma convinzione che “il grande vino nasce nel vigneto”.
Indice: Origine e diffusione della viticoltura - Botanica della vite - Ciclo biologico della vite - Ecologia della vite, denominazioni di origine e scelta dei vitigni - Fisiologia della vite - Ampelografia - Miglioramento genetico della vite - Propagazione della vite - Impianto del vigneto - Portinnesti - I sistemi di allevamento - Gestione della chioma - Equilibrio vegeto-produttivo ed analisi dell’efficienza - Gestione del suolo - Gestione della nutrizione minerale e della concimazione - Gestione dell’acqua: relazioni idriche e tecnica irrigua - Gestione della maturazione dell’uva e della vendemmia - Viticoltura di precisione - Modelli di produzione in viticoltura.
I Edizione
€ 44,00 - 2018 Edagricole di New Business Media srl
ISBN: 978-88-506-5533-5
Pagine 416 - formato 19,5 x 26 cm
Tel. 051.65751 - e-mail: libri.edagricole@newbusinessmedia.it - www.edagricole.it
Questo manuale a firma di Alberto Palliotti, Professore associato al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell'Università degli Studi di Perugia, Stefano Poni, Direttore Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e Oriana Silvestroni, Professore ordinario di Viticoltura dell’Università Politecnica delle Marche, descrive, oltre agli argomenti canonici della viticoltura, anche quelli di introduzione più recente come: la viticoltura di precisione e sito-specifica, le innovazioni nella gestione del vigneto e le tecniche di adattamento al cambio climatico, le nuove tecnologie applicate al miglioramento genetico, i moderni sistemi di allevamento e l’innovazione dei modelli di produzione.
Particolare attenzione è dedicata ai criteri di scelta di tecniche e tecnologie applicabili a casi pratici, con l’intento di contribuire allo sviluppo di un’autonoma capacità di valutazione del contesto e delle problematiche e alla creazione delle competenze necessarie ad individuare possibili soluzioni.
La ricchezza di schemi ed illustrazioni facilita la lettura soprattutto negli aspetti pratici e in questo senso il volume può essere utile anche a coloro che vogliano aggiornare le proprie conoscenze o formarsi professionalmente su un testo base al passo con i tempi perché il successo oggi scaturisce da una profonda conoscenza ed impiego del sapere tradizionale abbinati al know-how contemporaneo, nella ferma convinzione che “il grande vino nasce nel vigneto”.
Indice: Origine e diffusione della viticoltura - Botanica della vite - Ciclo biologico della vite - Ecologia della vite, denominazioni di origine e scelta dei vitigni - Fisiologia della vite - Ampelografia - Miglioramento genetico della vite - Propagazione della vite - Impianto del vigneto - Portinnesti - I sistemi di allevamento - Gestione della chioma - Equilibrio vegeto-produttivo ed analisi dell’efficienza - Gestione del suolo - Gestione della nutrizione minerale e della concimazione - Gestione dell’acqua: relazioni idriche e tecnica irrigua - Gestione della maturazione dell’uva e della vendemmia - Viticoltura di precisione - Modelli di produzione in viticoltura.
I Edizione
€ 44,00 - 2018 Edagricole di New Business Media srl
ISBN: 978-88-506-5533-5
Pagine 416 - formato 19,5 x 26 cm
Tel. 051.65751 - e-mail: libri.edagricole@newbusinessmedia.it - www.edagricole.it
Birra artigianale, al via Birra del Borgo Day, tre giornate di eccellenze alla portata di tutti
Da venerdì 1 fino a domenica 3 giugno Borgorose torna ad accogliere il Birra del Borgo Day, il grande appuntamento estivo dedicato a birra, gastronomia, arte, musica e socialità nato per veicolare una nuova idea di birra festeggiando il compleanno del birrificio, quest’anno il tredicesimo.
Oltre 160 birre italiane e straniere, 43 birrifici, il progetto pane di Niko Romito, Gabriele Bonci, Trapizzino, i formaggi di Gregorio Rotolo e quelli del caseificio Campo Felice, “quelli della bombetta”, Franco Franciosi dell’Osteria Mammaròssa di Avezzano, caffè Castroni e poi tanti appuntamenti dedicati al mondo del vino, della birra, della cucina, della miscelazione e dell’editoria con la partecipazione di Marco Bolasco, Eugenio Signoroni, Roberto Muzi, Jerry Thomas, Corrado Tenace, il bravo patron della trattoria romana “Da Cesare” Leonardo Vignoli, le presentazioni della nuova guida di Repubblica “PASSIONE BIRRA” e della Guida alle Birre d’Italia 2019 di Slow Food. E ancora cotte pubbliche, visite guidate in birrificio e tanta musica live con Giancane, Joe Victor, Giuliano Palma, Meganoidi.
Saranno tre giorni dedicati alla birra e non solo. Come anticipato, eccellenze, novità, ospiti e anteprime speciali saranno i contenuti del grande evento organizzato da Birra del Borgo in quel di Borgorose (RI), nella sua storica villa comunale, da venerdì 1 a domenica 3 giugno. Il festival vedrà radunate tante realtà che da anni collaborano con il birrificio per portare avanti il lavoro sulla qualità e sulla ricerca, già iniziato dal suo fondatore Leonardo Di Vincenzo nel 2005, accanto a nuove incontrate lungo la strada.
BIRRA
La selezione birre del Bdb Day rincorre un’idea di birra innovativa, in parte ispirata alla ricerca di ingredienti insoliti e alla sperimentazione. Si prefigge l’obiettivo di veicolare il giusto messaggio sulla produzione (diventata più sostenibile), la ricerca sempre più attenta e la qualità, imprescindibile nella creazione di prodotti unici e di carattere. Le 130 spine e i 43 birrifici da tutto il mondo che i visitatori troveranno a Borgorose appartengono a birrifici storici, provenienti da tutta Italia, che da anni partecipano alle iniziative del birrificio, accanto a nuove leve incontrate negli ultimi anni. Piccoli e grandi produttori, giovani e meno giovani, che affolleranno le spine del festival con creazioni ispirate a dettami tradizionali e contemporanei. Birre prodotte con estro e fantasia, stili classici e moderni, birre con la frutta, fermentazioni miste e tanto altro, un’ampia selezione di tutto ciò che il panorama brassicolo può offrire. Accanto alle birre ospiti ci sarà ovviamente la selezione di Birra del Borgo al completo.
I 43 BIRRIFICI
Birra del Borgo, Collerosso, L’Osteria, Mukkeller, Opperbacco, Almond ’22, Buskers, La Casa di Cura, Montegioco, Orso Verde, L’Olmaia, Lovebeer, Bi-Du, Oxiana, Birrificio del Doge, Tibur Brewing, De Molen, Wild Beer, Blakstoc, La Virgen, Ginette, Camden Town Brewery, Bådin, Thornbridge Brewery, BraveHop, Argo, ‘A Magara, San Paolo, Magester, Birradamare, Birra Salento, Birra del Gargano/Ebers, Pagus, Hibu, Bibibir, Donkey Beer, La Fucina, Lucky Brews, Podere La Berta, Carrobiolo, Amerino.
FOOD
Come la selezione birre anche l’area gastronomica dell’evento metterà in campo collaborazioni consolidate accanto a nuove sinergie. L’Osteria di Birra del Borgo, aperta nel quartiere Prati di Roma lo scorso anno, si farà in due per piantare le tende sul grande prato di Borgorose e offrire ai visitatori un’invitante proposta gastronomica sotto la supervisione di un veterano del festival, Gabriele Bonci. Anche quest’anno gli amanti del cibo di strada ritroveranno il suo prodotto simbolo, il Trapizzino. Tra le new entry ci saranno il polivalente ristorante Porto Fluviale del quartiere Ostiense e l’Associazione “Quelli della Bombetta”, goloso fagottino di capocollo di maiale ripieno di formaggio vaccino (canestrato pugliese), prezzemolo, sale e pepe, nato a Martina Franca più di 40 anni fa. Ma la novità più attesa sarà “PANE”, il nuovo progetto di Niko Romito, cuoco abruzzese che con il suo “Reale” ha ottenuto la terza stella nella Guida Michelin 2014. Sfornato a pochi passi da Casadonna, l’antico monastero dove Niko vive e lavora, è frutto di uno studio approfondito su farine, impasti e lievitazioni. Al Birra del Borgo Day Niko ha dedicato un menu “PANE” nelle varianti al ragù, con il baccalà e al pomodoro. Sempre dal vicino territorio aquilano arriveranno i formaggi del caseificio Campo Felice e quelli di Gregorio Rotolo. Gli amanti del buon caffè ritroveranno infine la miscela storica di Caffè Castroni. La selezione gastronomica del festival sarà dunque portavoce delle eccellenze a portata di tutti, rese possibili, raggiungibili.
MUSICA E ARTE
Il Birra del Borgo Day cresce e si afferma anche come festival musicale per ribadire quanto birra e musica rappresentino un binomio inscindibile. Ben due palchi, uno dei quali dedicato alla semplicità con stile della nuova lager LISA, simbolo di tutte le iniziative artistiche e musicali a cui il birrificio ha preso o prenderà parte, dal festival della cultura metropolitana di Roma Outdoor, ancora in corso a Testaccio, al Siren, il grande festival musicale che si terrà a Vasto (CH) nel mese di luglio. Sotto la direzione artistica di VITECULTURE nell’aria di Borgorose si respireranno le emozioni live e l’energia degli artisti italiani Giuliano Palma, con l’inconfondibile ritmo in levare, i Meganoidi, inventori di un personalissimo stile crossover, Giancane, romano irriverente, e i Joe Victor, una band che riesce a mescolare folk, funk e dance all’insegna del divertimento. Accanto a loro si esibiranno le band che vinceranno il contest “Birra del Borgo Day”, organizzato per l’occasione da Radio Sonica, radio ufficiale dell’evento. Tutte le info su www.radiosonica.it. Grazie alla collaborazione con la Galleria Varsi, spazio espositivo nel cuore di Roma, il festival ospiterà la live performance dell’artista Roberto Cireddu (in arte Ciredz), pittore e scultore di origini sarde e maestro dell’arte urbana. Infine, lo studio di architettura b15a, in collaborazione con altrospazio e Genial Pixel, realizzerà un’installazione sul tema dell’effimero nella fotografia e nel digitale.
LABORATORI
Gli appassionati ritroveranno numerosi appuntamenti legati al mondo della birra, della gastronomia, del vino e della miscelazione che metteranno in campo idee, novità e abbinamenti. Tra i protagonisti ci saranno il noto locale Jerry Thomas di Vicolo Cellini, il pastore Gregorio Rotolo con il sapore del formaggio d’Abruzzo, il talentuoso Franco Franciosi dell’Osteria Mammaròssa di Avezzano, il re italiano delle ostriche Corrado Tenace, esperti e giornalisti di settore tra cui Roberto Muzi e Marco Bolasco. Dalla cucina de L’Osteria di via Silla arriveranno lo chef Luca Ludovici e il pizzaiolo Luca Pezzetta per raccontare le nuove frontiere della pizza e della birra in cucina e il bravo Leonardo Vignoli, patron della trattoria “Da Cesare” in via del Casaletto, sarà protagonista con Leonardo Di Vincenzo di un imperdibile appuntamento che proverà a metter pace tra due mondi, quello del vino e quello della birra, ancora considerati lontani. Sabato 2 giugno ci saranno due appuntamenti con le guide di settore: alle 12.30 sarà presentata “PASSIONE BIRRA”, nuovo volume delle Guide di Repubblica, e alle 18,30 la Guida alle Birre d’Italia 2019 di Slow Food, con il co-curatore Eugenio Signoroni. Oltre 400 birrifici e 200 indirizzi dove acquistare e degustare ma anche la birra in cucina con ricette e consigli per gli abbinamenti. E poi seminari, laboratori e tasting accanto alle immancabili cotte pubbliche e alle visite guidate nel birrificio di Spedino e nel vecchio Collerosso, destinato alle fermentazioni spontanee.
KIDS
Il Birra del Borgo Day sarà anche un festival a misura di famiglia grazie a “Wave kids”, un grande spazio custodito dedicato ai bambini dai 4 agli 11 anni allestito da Wave Market. Tavoli gioco gratuiti e un programma ricco di attività creative a ciclo continuo.
Un luogo per tutti, un inno allo spirito di aggregazione e alle eccellenze ovvie, possibili, rese accessibili. La birra chiamerà a sé la gastronomia, l’arte, la musica, per dimostrare che la contaminazione è sempre possibile quando ispirata dalla qualità. Una nuova idea di birra si sta diffondendo, il Birra del Borgo Day vuole provare a raccontarvela.
ORARI DEL FESTIVAL
Venerdì 1 giugno dalle 16:00 alle 02:00
Sabato 2 giugno dalle 11:00 alle 2:00 Domenica 3 giugno dalle 11:00 fino al tramonto
www.birradelborgo.it
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Oltre 160 birre italiane e straniere, 43 birrifici, il progetto pane di Niko Romito, Gabriele Bonci, Trapizzino, i formaggi di Gregorio Rotolo e quelli del caseificio Campo Felice, “quelli della bombetta”, Franco Franciosi dell’Osteria Mammaròssa di Avezzano, caffè Castroni e poi tanti appuntamenti dedicati al mondo del vino, della birra, della cucina, della miscelazione e dell’editoria con la partecipazione di Marco Bolasco, Eugenio Signoroni, Roberto Muzi, Jerry Thomas, Corrado Tenace, il bravo patron della trattoria romana “Da Cesare” Leonardo Vignoli, le presentazioni della nuova guida di Repubblica “PASSIONE BIRRA” e della Guida alle Birre d’Italia 2019 di Slow Food. E ancora cotte pubbliche, visite guidate in birrificio e tanta musica live con Giancane, Joe Victor, Giuliano Palma, Meganoidi.
Saranno tre giorni dedicati alla birra e non solo. Come anticipato, eccellenze, novità, ospiti e anteprime speciali saranno i contenuti del grande evento organizzato da Birra del Borgo in quel di Borgorose (RI), nella sua storica villa comunale, da venerdì 1 a domenica 3 giugno. Il festival vedrà radunate tante realtà che da anni collaborano con il birrificio per portare avanti il lavoro sulla qualità e sulla ricerca, già iniziato dal suo fondatore Leonardo Di Vincenzo nel 2005, accanto a nuove incontrate lungo la strada.
BIRRA
La selezione birre del Bdb Day rincorre un’idea di birra innovativa, in parte ispirata alla ricerca di ingredienti insoliti e alla sperimentazione. Si prefigge l’obiettivo di veicolare il giusto messaggio sulla produzione (diventata più sostenibile), la ricerca sempre più attenta e la qualità, imprescindibile nella creazione di prodotti unici e di carattere. Le 130 spine e i 43 birrifici da tutto il mondo che i visitatori troveranno a Borgorose appartengono a birrifici storici, provenienti da tutta Italia, che da anni partecipano alle iniziative del birrificio, accanto a nuove leve incontrate negli ultimi anni. Piccoli e grandi produttori, giovani e meno giovani, che affolleranno le spine del festival con creazioni ispirate a dettami tradizionali e contemporanei. Birre prodotte con estro e fantasia, stili classici e moderni, birre con la frutta, fermentazioni miste e tanto altro, un’ampia selezione di tutto ciò che il panorama brassicolo può offrire. Accanto alle birre ospiti ci sarà ovviamente la selezione di Birra del Borgo al completo.
I 43 BIRRIFICI
Birra del Borgo, Collerosso, L’Osteria, Mukkeller, Opperbacco, Almond ’22, Buskers, La Casa di Cura, Montegioco, Orso Verde, L’Olmaia, Lovebeer, Bi-Du, Oxiana, Birrificio del Doge, Tibur Brewing, De Molen, Wild Beer, Blakstoc, La Virgen, Ginette, Camden Town Brewery, Bådin, Thornbridge Brewery, BraveHop, Argo, ‘A Magara, San Paolo, Magester, Birradamare, Birra Salento, Birra del Gargano/Ebers, Pagus, Hibu, Bibibir, Donkey Beer, La Fucina, Lucky Brews, Podere La Berta, Carrobiolo, Amerino.
FOOD
Come la selezione birre anche l’area gastronomica dell’evento metterà in campo collaborazioni consolidate accanto a nuove sinergie. L’Osteria di Birra del Borgo, aperta nel quartiere Prati di Roma lo scorso anno, si farà in due per piantare le tende sul grande prato di Borgorose e offrire ai visitatori un’invitante proposta gastronomica sotto la supervisione di un veterano del festival, Gabriele Bonci. Anche quest’anno gli amanti del cibo di strada ritroveranno il suo prodotto simbolo, il Trapizzino. Tra le new entry ci saranno il polivalente ristorante Porto Fluviale del quartiere Ostiense e l’Associazione “Quelli della Bombetta”, goloso fagottino di capocollo di maiale ripieno di formaggio vaccino (canestrato pugliese), prezzemolo, sale e pepe, nato a Martina Franca più di 40 anni fa. Ma la novità più attesa sarà “PANE”, il nuovo progetto di Niko Romito, cuoco abruzzese che con il suo “Reale” ha ottenuto la terza stella nella Guida Michelin 2014. Sfornato a pochi passi da Casadonna, l’antico monastero dove Niko vive e lavora, è frutto di uno studio approfondito su farine, impasti e lievitazioni. Al Birra del Borgo Day Niko ha dedicato un menu “PANE” nelle varianti al ragù, con il baccalà e al pomodoro. Sempre dal vicino territorio aquilano arriveranno i formaggi del caseificio Campo Felice e quelli di Gregorio Rotolo. Gli amanti del buon caffè ritroveranno infine la miscela storica di Caffè Castroni. La selezione gastronomica del festival sarà dunque portavoce delle eccellenze a portata di tutti, rese possibili, raggiungibili.
MUSICA E ARTE
Il Birra del Borgo Day cresce e si afferma anche come festival musicale per ribadire quanto birra e musica rappresentino un binomio inscindibile. Ben due palchi, uno dei quali dedicato alla semplicità con stile della nuova lager LISA, simbolo di tutte le iniziative artistiche e musicali a cui il birrificio ha preso o prenderà parte, dal festival della cultura metropolitana di Roma Outdoor, ancora in corso a Testaccio, al Siren, il grande festival musicale che si terrà a Vasto (CH) nel mese di luglio. Sotto la direzione artistica di VITECULTURE nell’aria di Borgorose si respireranno le emozioni live e l’energia degli artisti italiani Giuliano Palma, con l’inconfondibile ritmo in levare, i Meganoidi, inventori di un personalissimo stile crossover, Giancane, romano irriverente, e i Joe Victor, una band che riesce a mescolare folk, funk e dance all’insegna del divertimento. Accanto a loro si esibiranno le band che vinceranno il contest “Birra del Borgo Day”, organizzato per l’occasione da Radio Sonica, radio ufficiale dell’evento. Tutte le info su www.radiosonica.it. Grazie alla collaborazione con la Galleria Varsi, spazio espositivo nel cuore di Roma, il festival ospiterà la live performance dell’artista Roberto Cireddu (in arte Ciredz), pittore e scultore di origini sarde e maestro dell’arte urbana. Infine, lo studio di architettura b15a, in collaborazione con altrospazio e Genial Pixel, realizzerà un’installazione sul tema dell’effimero nella fotografia e nel digitale.
LABORATORI
Gli appassionati ritroveranno numerosi appuntamenti legati al mondo della birra, della gastronomia, del vino e della miscelazione che metteranno in campo idee, novità e abbinamenti. Tra i protagonisti ci saranno il noto locale Jerry Thomas di Vicolo Cellini, il pastore Gregorio Rotolo con il sapore del formaggio d’Abruzzo, il talentuoso Franco Franciosi dell’Osteria Mammaròssa di Avezzano, il re italiano delle ostriche Corrado Tenace, esperti e giornalisti di settore tra cui Roberto Muzi e Marco Bolasco. Dalla cucina de L’Osteria di via Silla arriveranno lo chef Luca Ludovici e il pizzaiolo Luca Pezzetta per raccontare le nuove frontiere della pizza e della birra in cucina e il bravo Leonardo Vignoli, patron della trattoria “Da Cesare” in via del Casaletto, sarà protagonista con Leonardo Di Vincenzo di un imperdibile appuntamento che proverà a metter pace tra due mondi, quello del vino e quello della birra, ancora considerati lontani. Sabato 2 giugno ci saranno due appuntamenti con le guide di settore: alle 12.30 sarà presentata “PASSIONE BIRRA”, nuovo volume delle Guide di Repubblica, e alle 18,30 la Guida alle Birre d’Italia 2019 di Slow Food, con il co-curatore Eugenio Signoroni. Oltre 400 birrifici e 200 indirizzi dove acquistare e degustare ma anche la birra in cucina con ricette e consigli per gli abbinamenti. E poi seminari, laboratori e tasting accanto alle immancabili cotte pubbliche e alle visite guidate nel birrificio di Spedino e nel vecchio Collerosso, destinato alle fermentazioni spontanee.
KIDS
Il Birra del Borgo Day sarà anche un festival a misura di famiglia grazie a “Wave kids”, un grande spazio custodito dedicato ai bambini dai 4 agli 11 anni allestito da Wave Market. Tavoli gioco gratuiti e un programma ricco di attività creative a ciclo continuo.
Un luogo per tutti, un inno allo spirito di aggregazione e alle eccellenze ovvie, possibili, rese accessibili. La birra chiamerà a sé la gastronomia, l’arte, la musica, per dimostrare che la contaminazione è sempre possibile quando ispirata dalla qualità. Una nuova idea di birra si sta diffondendo, il Birra del Borgo Day vuole provare a raccontarvela.
ORARI DEL FESTIVAL
Venerdì 1 giugno dalle 16:00 alle 02:00
Sabato 2 giugno dalle 11:00 alle 2:00 Domenica 3 giugno dalle 11:00 fino al tramonto
www.birradelborgo.it
venerdì 25 maggio 2018
Malattie della vite e fitofarmaci. La UE propone di ridurre l'utilizzo del rame
L'uso di composti di rame come sostanza fitosanitaria è attualmente oggetto di una nuova valutazione a livello UE. A giugno, la Commissione europea farà una proposta sul rinnovo o sul divieto della sua omologazione per i prossimi 7 anni; questa proposta sarà sottoposta al voto degli Stati membri.
Sul tema rame, nella giornata di oggi, gli esperti degli Stati membri sono riuniti per un primo scambio di opinioni con la Paff (Plants, Animals, Food and Feed): la Commissione Europea che dovrà valutare il rinnovo della concessione in scadenza il primo gennaio 2019. La proposta sarà quella di rinnovare la concessione per soli altri 5 anni invece di 7 e chiederà di ridurre la dose massima di rame utilizzabile da 6 kg per ettaro a soli 4 kg per ettaro. Tale dosaggio andrà poi calcolato non più sulla media dei tre anni, opzione che ha permesso fino ad oggi di poter produrre anche in annate particolarmente piovose e difficili, ma su base annua.
L'allarme è subito scattato e l'Efow, la federazione delle Doc europee in una nota difende l'utilizzo del rame in quanto, minerale naturale, ed unico prodotto per il trattamento di piante coltivate biologicamente Il rame è di fatto utilizzato come fungicida e battericida e svolge un ruolo importante in agricoltura integrata ma risulta essenziale in agricoltura biologica dal momento che la difesa è basata, quasi esclusivamente sul suo impiego per combattere peronospora e altre malattie. Insomma quello che dichiara Bernard Farges, presidente di EFOW, senza una decisione positiva sulla sua omologazione, i viticoltori non avranno strumenti per affrontare queste malattie a partire dal primo febbraio 2019, con conseguenze drammatiche per la produzione di vini, in particolare per quelli biologici. Farges, ha spiegato che ad oggi non esiste un'alternativa ai sali di rame e la loro sostituzione con un altra sostanza naturale, da un giorno all'altro, non risulta fattibile, ed invoca le autorità pubbliche chiedendo un aiuto nella transizione verso una viticoltura verde senza spingere il viticoltore verso l'uso di prodotti sintetici, che andrebbero contro l'obiettivo ricercato da tutti. La speranza è che la Commissione europea e gli Stati membri tengano conto di tutti questi elementi nel processo decisionale in quanto è in gioco la sopravvivenza di gran parte della viticoltura europea, in particolare della viticoltura biologica.
Ma se la Commissione ha deciso per una riduzione, ovviamente avrà anche i suoi buoni motivi e la vite è una coltura per la quale l’uso del rame pone le maggiori preoccupazioni. La protezione del vigneto richiede infatti un grande consumo di prodotti rameici, specialmente nelle annate climaticamente favorevoli allo sviluppo della malattia. Il rame è un metallo pesante che, a causa del suo accumulo nel terreno, può causare problemi di impatto ambientale. Considerato che viene utilizzato in viticoltura da 130 anni circa, il suo accumulo progressivo nel suolo è di fatto inevitabile. Esso infatti interagisce con i costituenti del terreno che lo rendono insolubile e ne impediscono la percolazione verso gli strati più profondi. Oltre ad avere alcuni riflessi negativi sulla flora microbica del suolo e sui lombrichi, in alcuni casi può risultare tossico anche per la stessa vite: fenomeni attribuiti a fitotossicità da rame si sono osservati soprattutto in suoli acidi e leggeri, ad esempio in alcune aree del bordolese, in particolare sull’attecchimento di giovani viti: in corrispondenza di livelli di rame intorno a 80/100 mg/kg di terreno, c’è stata elevata mortalità e radicazione difficile. Il rame ha anche effetti sulla selezione dei lieviti. In considerazione di tali effetti negativi sull’ambiente i livelli massimi di rame per ettaro e per anno sono stati quindi regolamentati per legge in Europa fissando un massimo, per la viticoltura biologica, di 6 kg per ettaro e per anno di rame metallo.
Laddove si susseguono per decenni sullo stesso terreno colture che richiedono regolarmente trattamenti a base di rame, come accade ad esempio nelle aree viticole coltivate biologicamente, il contenuto in rame del terreno è destinato inevitabilmente ad aumentare. Anche se per la vite non sembrano esistere, al momento, valide alternative al rame utilizzabili quando le piogge e l’umidità persistente favoriscono le infezioni della peronospora, che può arrivare a compromettere la totalità della produzione, risulta d'altro canto, improcrastinabile sperimentare prodotti e strategie di contenimento efficaci, al fine di ridurre gli apporti cuprici o individuare sostanze in grado di sostituire l’impiego del rame come anticrittogamico.
La ricerca, in tal senso, da molti anni si sta muovendo in funzione di una migliore sostenibilità in viticoltura. E' in vita un progetto del CREA, il cui obiettivo è quello di individuare sostanze di origine naturale (estratti vegetali, microrganismi, prodotti inorganici,derivati del chitosano) in grado di esplicare attività antiperonosporica, nell’ottica di ridurre e/o sostituire l’impiego del rame in viticoltura biologica. La ricerca si propone di saggiare formulazioni a basso titolo cuprico messe a punto dall’industria e prodotti alternativi al rame, accuratamente selezionati, per cercare di ridurre gli apporti di rame annui per ettaro o di sostituire l’uso del rame in agricoltura biologica. Le indagini condotte in laboratorio, serra e campo, potranno così contribuire ad affrancare totalmente o parzialmente dall’uso del rame il comparto biologico. Al termine del progetto si esaminerà, in sinergia con il mondo produttivo agricolo e imprenditoriale, i prodotti alternativi al rame rivelatisi particolarmente promettenti, nonché di valutare i percorsi normativi da seguire per consentirne l’impiego in agricoltura biologica, in tempi relativamente brevi.
E' bene poi ricordare che la viticoltura biologica non si può fare ovunque, ma solo in luoghi veramente vocati, il ché significa qualità, e non si può fare comunque, ma solo con la migliore attenzione agronomica, per massimizzare le potenzialità di autodifesa e di autoregolazione delle piante, il ché significa più tipicità.
Fatte queste considerazioni ed in riferimento agli attuali allarmismi, il viticoltore in primo luogo, per una corretta gestione agronomica, dovrà tenere sempre presente queste regole:
Sul tema rame, nella giornata di oggi, gli esperti degli Stati membri sono riuniti per un primo scambio di opinioni con la Paff (Plants, Animals, Food and Feed): la Commissione Europea che dovrà valutare il rinnovo della concessione in scadenza il primo gennaio 2019. La proposta sarà quella di rinnovare la concessione per soli altri 5 anni invece di 7 e chiederà di ridurre la dose massima di rame utilizzabile da 6 kg per ettaro a soli 4 kg per ettaro. Tale dosaggio andrà poi calcolato non più sulla media dei tre anni, opzione che ha permesso fino ad oggi di poter produrre anche in annate particolarmente piovose e difficili, ma su base annua.
L'allarme è subito scattato e l'Efow, la federazione delle Doc europee in una nota difende l'utilizzo del rame in quanto, minerale naturale, ed unico prodotto per il trattamento di piante coltivate biologicamente Il rame è di fatto utilizzato come fungicida e battericida e svolge un ruolo importante in agricoltura integrata ma risulta essenziale in agricoltura biologica dal momento che la difesa è basata, quasi esclusivamente sul suo impiego per combattere peronospora e altre malattie. Insomma quello che dichiara Bernard Farges, presidente di EFOW, senza una decisione positiva sulla sua omologazione, i viticoltori non avranno strumenti per affrontare queste malattie a partire dal primo febbraio 2019, con conseguenze drammatiche per la produzione di vini, in particolare per quelli biologici. Farges, ha spiegato che ad oggi non esiste un'alternativa ai sali di rame e la loro sostituzione con un altra sostanza naturale, da un giorno all'altro, non risulta fattibile, ed invoca le autorità pubbliche chiedendo un aiuto nella transizione verso una viticoltura verde senza spingere il viticoltore verso l'uso di prodotti sintetici, che andrebbero contro l'obiettivo ricercato da tutti. La speranza è che la Commissione europea e gli Stati membri tengano conto di tutti questi elementi nel processo decisionale in quanto è in gioco la sopravvivenza di gran parte della viticoltura europea, in particolare della viticoltura biologica.
Ma se la Commissione ha deciso per una riduzione, ovviamente avrà anche i suoi buoni motivi e la vite è una coltura per la quale l’uso del rame pone le maggiori preoccupazioni. La protezione del vigneto richiede infatti un grande consumo di prodotti rameici, specialmente nelle annate climaticamente favorevoli allo sviluppo della malattia. Il rame è un metallo pesante che, a causa del suo accumulo nel terreno, può causare problemi di impatto ambientale. Considerato che viene utilizzato in viticoltura da 130 anni circa, il suo accumulo progressivo nel suolo è di fatto inevitabile. Esso infatti interagisce con i costituenti del terreno che lo rendono insolubile e ne impediscono la percolazione verso gli strati più profondi. Oltre ad avere alcuni riflessi negativi sulla flora microbica del suolo e sui lombrichi, in alcuni casi può risultare tossico anche per la stessa vite: fenomeni attribuiti a fitotossicità da rame si sono osservati soprattutto in suoli acidi e leggeri, ad esempio in alcune aree del bordolese, in particolare sull’attecchimento di giovani viti: in corrispondenza di livelli di rame intorno a 80/100 mg/kg di terreno, c’è stata elevata mortalità e radicazione difficile. Il rame ha anche effetti sulla selezione dei lieviti. In considerazione di tali effetti negativi sull’ambiente i livelli massimi di rame per ettaro e per anno sono stati quindi regolamentati per legge in Europa fissando un massimo, per la viticoltura biologica, di 6 kg per ettaro e per anno di rame metallo.
Laddove si susseguono per decenni sullo stesso terreno colture che richiedono regolarmente trattamenti a base di rame, come accade ad esempio nelle aree viticole coltivate biologicamente, il contenuto in rame del terreno è destinato inevitabilmente ad aumentare. Anche se per la vite non sembrano esistere, al momento, valide alternative al rame utilizzabili quando le piogge e l’umidità persistente favoriscono le infezioni della peronospora, che può arrivare a compromettere la totalità della produzione, risulta d'altro canto, improcrastinabile sperimentare prodotti e strategie di contenimento efficaci, al fine di ridurre gli apporti cuprici o individuare sostanze in grado di sostituire l’impiego del rame come anticrittogamico.
La ricerca, in tal senso, da molti anni si sta muovendo in funzione di una migliore sostenibilità in viticoltura. E' in vita un progetto del CREA, il cui obiettivo è quello di individuare sostanze di origine naturale (estratti vegetali, microrganismi, prodotti inorganici,derivati del chitosano) in grado di esplicare attività antiperonosporica, nell’ottica di ridurre e/o sostituire l’impiego del rame in viticoltura biologica. La ricerca si propone di saggiare formulazioni a basso titolo cuprico messe a punto dall’industria e prodotti alternativi al rame, accuratamente selezionati, per cercare di ridurre gli apporti di rame annui per ettaro o di sostituire l’uso del rame in agricoltura biologica. Le indagini condotte in laboratorio, serra e campo, potranno così contribuire ad affrancare totalmente o parzialmente dall’uso del rame il comparto biologico. Al termine del progetto si esaminerà, in sinergia con il mondo produttivo agricolo e imprenditoriale, i prodotti alternativi al rame rivelatisi particolarmente promettenti, nonché di valutare i percorsi normativi da seguire per consentirne l’impiego in agricoltura biologica, in tempi relativamente brevi.
E' bene poi ricordare che la viticoltura biologica non si può fare ovunque, ma solo in luoghi veramente vocati, il ché significa qualità, e non si può fare comunque, ma solo con la migliore attenzione agronomica, per massimizzare le potenzialità di autodifesa e di autoregolazione delle piante, il ché significa più tipicità.
Fatte queste considerazioni ed in riferimento agli attuali allarmismi, il viticoltore in primo luogo, per una corretta gestione agronomica, dovrà tenere sempre presente queste regole:
- Sesti d’impianto e sistemi di allevamento che assicurino un buon arieggiamento della coltura, concimazione e irrigazioni equilibrate, interventi di potatura secca e verde…);
- Effettuare continui e puntuali monitoraggi della coltura, per individuare tempestivamente le condizioni favorevoli all’insorgenza del patogeno;
- Ricorrere a strumenti di supporto decisionale (modelli previsionali) per razionalizzare i trattamenti in funzione del reale rischio infettivo;
- Ricorrere ai mezzi tecnici disponibili (prodotti fitosanitari e corroboranti) solo in caso di grave rischio per la coltura;
- Operare scelte oculate sul prodotto fitosanitario da utilizzare (fare riferimento ad elenchi e banche dati affidabili ad es. www.sian.it/biofito/getSearchKeys.do
giovedì 24 maggio 2018
Il Prosecco unito "in campo" per la sostenibilità. Alla fiera in movimento le bollicine più famose d'Italia in veste sempre più green
Il Prosecco fa squadra e si schiera compatto per la sostenibilità. Torna domani e sabato 26 maggio “Vite in Campo”, la “fiera in movimento” dedicata alla viticoltura innovativa e sostenibile che vedrà 150 macchine sfilare nei vigneti dell'azienda agricola Conte Collalto a Susegana (Treviso).
Ad accogliere gli oltre 2.000 operatori qualificati attesi nel corso dell’evento, organizzato da Condifesa Treviso in collaborazione con il Consorzio di tutela Conegliano-Valdobbiadene Prosecco docg, il Consorzio tutela Prosecco doc, il Consorzio tutela vini Asolo Montello ed Edizioni L’Informatore Agrario (media partner), l’intera filiera dello sparkling più famoso d’Italia, in una veste sempre più green.
Il tema della sostenibilità, declinato a partire dalla difesa fitosanitaria e dalla gestione del sottofila con metodi alternativi al diserbo chimico, ma anche nell’impiego di macchine e trattori, fino all’utilizzo di sistemi IoT (Internet of Thinghs), è infatti il fil-rouge della manifestazione, che con l’edizione 2018 dà continuità agli sforzi dei produttori e delle organizzazioni di filiera in direzione di una produzione vitivinicola sempre più sostenibile per l’ambiente. Si parte domani pomeriggio (dalle ore 14.00) con le prove dinamiche delle più innovative macchine e attrezzature per la viticoltura, che saranno “in campo” nei vigneti anche nella giornata di sabato (dalle 9.00 alle 14.00). Non mancano i contributi degli esperti, con il convegno “Nutrizione della vite: è tempo di precisione e sostenibilità” (venerdì 25 maggio, ore 19.00) che prevede anche un focus sull’utilizzo dell’azoto. Tra i relatori, Federica Gaiotti del Crea-VE, Luigi Sartori dell’Università di Padova, Giovanni Pascarella di Extenda Vitis e Enzo Mescalchin della Fondazione E. Mach.
In programma, anche i tour guidati dagli esperti della storica casa editrice veronese, che guideranno i visitatori tra le macchine alla scoperta degli ultimi trend tecnologici per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della viticoltura (1° tour 25 maggio ore 15:30; 2° tour 26 maggio ore 10:30).
viteincampo.informatoreagrario.it/
VITE IN CAMPO è la manifestazione dedicata al settore viticolo organizzata da Condifesa Treviso, in collaborazione con Consorzio di tutela Conegliano-Valdobbiadene Prosecco docg, Consorzio tutela Prosecco doc, Consorzio tutela vini Asolo Montello ed Edizioni L’Informatore Agrario con le riviste L’Informatore Agrario, Mad-Macchine agricole domani e Vite&Vino in qualità di media partner esclusivo.
Ad accogliere gli oltre 2.000 operatori qualificati attesi nel corso dell’evento, organizzato da Condifesa Treviso in collaborazione con il Consorzio di tutela Conegliano-Valdobbiadene Prosecco docg, il Consorzio tutela Prosecco doc, il Consorzio tutela vini Asolo Montello ed Edizioni L’Informatore Agrario (media partner), l’intera filiera dello sparkling più famoso d’Italia, in una veste sempre più green.
Il tema della sostenibilità, declinato a partire dalla difesa fitosanitaria e dalla gestione del sottofila con metodi alternativi al diserbo chimico, ma anche nell’impiego di macchine e trattori, fino all’utilizzo di sistemi IoT (Internet of Thinghs), è infatti il fil-rouge della manifestazione, che con l’edizione 2018 dà continuità agli sforzi dei produttori e delle organizzazioni di filiera in direzione di una produzione vitivinicola sempre più sostenibile per l’ambiente. Si parte domani pomeriggio (dalle ore 14.00) con le prove dinamiche delle più innovative macchine e attrezzature per la viticoltura, che saranno “in campo” nei vigneti anche nella giornata di sabato (dalle 9.00 alle 14.00). Non mancano i contributi degli esperti, con il convegno “Nutrizione della vite: è tempo di precisione e sostenibilità” (venerdì 25 maggio, ore 19.00) che prevede anche un focus sull’utilizzo dell’azoto. Tra i relatori, Federica Gaiotti del Crea-VE, Luigi Sartori dell’Università di Padova, Giovanni Pascarella di Extenda Vitis e Enzo Mescalchin della Fondazione E. Mach.
In programma, anche i tour guidati dagli esperti della storica casa editrice veronese, che guideranno i visitatori tra le macchine alla scoperta degli ultimi trend tecnologici per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della viticoltura (1° tour 25 maggio ore 15:30; 2° tour 26 maggio ore 10:30).
viteincampo.informatoreagrario.it/
VITE IN CAMPO è la manifestazione dedicata al settore viticolo organizzata da Condifesa Treviso, in collaborazione con Consorzio di tutela Conegliano-Valdobbiadene Prosecco docg, Consorzio tutela Prosecco doc, Consorzio tutela vini Asolo Montello ed Edizioni L’Informatore Agrario con le riviste L’Informatore Agrario, Mad-Macchine agricole domani e Vite&Vino in qualità di media partner esclusivo.
Eventi enogastronomia. L’agroalimentare regionale fa squadra con Lazio Prezioso. Debutta la manifestazione dedicata ai vini e ai prodotti del territorio
Promosso dalla rivista Cucina & Vini, l’evento è in programma presso l’hotel Westin Excelsior di via Vittorio Veneto. I migliori prodotti delle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Roma per la prima volta insieme in un grande banco d’assaggio aperto al pubblico, che spazia dai vini ai formaggi, dai salumi alle birre, fino all’olio extravergine di oliva.
Scoprire il mondo produttivo del food&wine, attraverso l’assaggio e il racconto diretto dei suoi protagonisti, che per la prima volta fanno rete per promuovere al pubblico cosmopolita di Roma le eccellenze del paniere agroalimentare regionale, a partire dal vino. È un esordio nel segno della cultura e del gioco di squadra quello di Lazio Prezioso, che si prepara a debuttare per la sua prima edizione sabato 26 maggio presso l’hotel Westin Excelsior (via Vittorio Veneto, 125).
Il mondo dell’agroalimentare del Lazio fa rotta il 26 maggio a Roma con Lazio Prezioso, la manifestazione che punta a raccontare al grande pubblico, in unico imperdibile appuntamento, il ricco paniere regionale, dal vino alla birra, agli oli extravergini di oliva, passando per i salumi, i formaggi e le altre eccellenze territoriali, sia note che da scoprire. Promosso dalla storica rivista di enogastronomia Cucina & Vini, l’evento – alla sua prima edizione e in programma presso l’hotel Westin Excelsior di via Vittorio Veneto - chiama infatti a raccolta le realtà produttive delle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e naturalmente Roma, per un grande banco d’assaggio ideato con lo scopo di dare energia a quel tessuto tradizionale che è molto forte in ciascuna realtà provinciale, ma non altrettanto nel suo insieme.
Nata con l’obiettivo di mettere insieme le mille diversità regionali, esaltandone le più autentiche espressioni territoriali, la manifestazione targata Cucina & Vini sarà infatti un grande banco d’assaggio che vedrà protagonisti vini bianchi, rossi e bollicine, ma anche birre, mozzarella, formaggi e olio extravergine provenienti dalle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Roma. Una sinergia che fa leva sull’autenticità e sulla qualità dei prodotti regionali, ma soprattutto sul dialogo costruttivo tra eccellenze vitivinicole e alimentari della varie province per la promozione del brand Lazio in Italia e nel mondo. L’obiettivo di Lazio Prezioso è anche quello di promuovere la cultura del cibo e del vino tra i tanti appassionati, sfruttando un ‘teatro’ privilegiato che è Roma, una città in grado di intercettare un pubblico variegato e soprattutto internazionale.
“Siamo molto orgogliosi di riuscire a portare alla nostra manifestazione – spiega Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini - un’importante selezione delle eccellenze del Lazio. Il vino è l’apripista, come in tutte le regioni. È più abituato a fare squadra e a rappresentare in Italia e nel mondo l’agroalimentare del Paese. Oggi la diversità è una delle chiavi di successo, ma funziona soltanto se si fa rete, se nell’era della comunicazione globale si presenta al pubblico un’espressione di territorio che abbia una certa massa critica. È questo l’obiettivo della prima edizione di Lazio Prezioso, il tassello più importante per far sì che diventi un appuntamento annuale di riferimento per il settore, sulla scia di quanto già accade con Bererosa e Sparkle Day”.
“Roma con la sua storia e la sua personalità straripante – spiega Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini - non ha mai realmente fatto sistema con il resto della regione e il Lazio nel suo insieme non gode della giusta visibilità. Questa manifestazione vuole quindi fondere le mille diversità regionali, utilizzando come collante la vitivinicoltura, da sempre presente in queste aree, ma esaltando al tempo stesso tutto il patrimonio agroalimentare del Lazio, terra di mare, di montagna e di province diverse, storicamente legate all’agricoltura e alla pastorizia. Il tutto mettendo a disposizione la nostra esperienza maturata nel corso di quasi 20 anni di attività nel settore e in particolar modo nell’organizzazione di grandi manifestazioni di successo dedicate al mondo dell’enogastronomia, come Bererosa, la cui settima edizione si svolgerà il prossimo 3 luglio, e lo Sparkle Day, giunto all’undicesima edizione e in programma il 2 dicembre 2018”.
Lazio Prezioso sarà un’occasione unica per toccare con mano e degustare il meglio dell’agroalimentare made in Lazio, che, oltre a contare su 409 PAT (prodotti agroalimentari tradizionali), vanta complessivamente 29 indicazioni geografiche per il settore food e 36 per il wine che insieme esprimono 90 milioni di euro di valore alla produzione (fonte: XV Rapporto Ismea - Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG). L’excursus enogastronomico proposto da Cucina & Vini proporrà, in particolare, una selezione di prelibatezze che ben rappresentano la qualità e l’identità di questa regione, a partire dal vino.
“Un comparto strategico, quest’ultimo, per l’economia agricola regionale - continua D’Agostino - che solo nel 2017 ha registrato oltreconfine un fatturato di 62 milioni di euro, il doppio rispetto a dieci anni fa, con un incremento del 15% sul 2016 (dati Istat)”.
E proprio il vino sarà protagonista il 26 maggio a Roma, affiancato dall’olio extravergine di oliva, dalla birra, dalle tante produzioni tradizionali nel mondo dei salumifici e dei caseifici, ma anche dai prodotti da forno e da quelli dell’orto in rappresentanza di un sistema, quello agroalimentare, che copre il 3% della ricchezza dell’intera economia regionale con 6,3 miliardi di fatturato annui (dati Lazioinnova-Agrifood).
A raccontarsi al grande pubblico, attraverso degustazioni e incontri con i produttori, saranno una trentina di aziende vitivinicole laziali, con le denominazioni di Frascati in prima fila, sostenute dalla partecipazione del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati. Accanto ai vini del Lazio ci saranno inoltre diversi stand gastronomici dedicati alle altre eccellenze del paniere agroalimentare regionale, dall’olio d’oliva extravergine al formaggio, alla birra, senza dimenticare i prodotti da forno e quelli dell’orto.
“Ci stiamo impegnando in un lavoro di rilancio - dichiara il presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati, Paolo Stramacci - forti del fatto che i produttori stanno consolidando il loro impegno per una produzione di vini di alta qualità. Questo sforzo va comunicato, dobbiamo condividere con chi compera la consapevolezza che il valore di una bottiglia di Frascati può esprimere un territorio che nulla ha da invidiare ad altri territori. Per questo motivo siamo convinti che un evento che si basa sulla valorizzazione delle produzioni del Lazio, in realtà il primo del genere, potrà dare buoni risultati. Infatti crediamo molto nel concetto di ‘sistema’, che una singola voce può farsi sentire, ma molte voci insieme possono affermare meglio la diffusione del profondo cambiamento che stiamo vivendo”.
Lazio Prezioso, 26 maggio 2018
Dove: hotel Westin Excelsior, via Vittorio Veneto, 125 - Roma
Orario: dalle 14 (giornalisti e operatori); dalle 15 (pubblico); chiusura ore 22.30
Prezzo: 10 euro
Scoprire il mondo produttivo del food&wine, attraverso l’assaggio e il racconto diretto dei suoi protagonisti, che per la prima volta fanno rete per promuovere al pubblico cosmopolita di Roma le eccellenze del paniere agroalimentare regionale, a partire dal vino. È un esordio nel segno della cultura e del gioco di squadra quello di Lazio Prezioso, che si prepara a debuttare per la sua prima edizione sabato 26 maggio presso l’hotel Westin Excelsior (via Vittorio Veneto, 125).
Il mondo dell’agroalimentare del Lazio fa rotta il 26 maggio a Roma con Lazio Prezioso, la manifestazione che punta a raccontare al grande pubblico, in unico imperdibile appuntamento, il ricco paniere regionale, dal vino alla birra, agli oli extravergini di oliva, passando per i salumi, i formaggi e le altre eccellenze territoriali, sia note che da scoprire. Promosso dalla storica rivista di enogastronomia Cucina & Vini, l’evento – alla sua prima edizione e in programma presso l’hotel Westin Excelsior di via Vittorio Veneto - chiama infatti a raccolta le realtà produttive delle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e naturalmente Roma, per un grande banco d’assaggio ideato con lo scopo di dare energia a quel tessuto tradizionale che è molto forte in ciascuna realtà provinciale, ma non altrettanto nel suo insieme.
Nata con l’obiettivo di mettere insieme le mille diversità regionali, esaltandone le più autentiche espressioni territoriali, la manifestazione targata Cucina & Vini sarà infatti un grande banco d’assaggio che vedrà protagonisti vini bianchi, rossi e bollicine, ma anche birre, mozzarella, formaggi e olio extravergine provenienti dalle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Roma. Una sinergia che fa leva sull’autenticità e sulla qualità dei prodotti regionali, ma soprattutto sul dialogo costruttivo tra eccellenze vitivinicole e alimentari della varie province per la promozione del brand Lazio in Italia e nel mondo. L’obiettivo di Lazio Prezioso è anche quello di promuovere la cultura del cibo e del vino tra i tanti appassionati, sfruttando un ‘teatro’ privilegiato che è Roma, una città in grado di intercettare un pubblico variegato e soprattutto internazionale.
“Siamo molto orgogliosi di riuscire a portare alla nostra manifestazione – spiega Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini - un’importante selezione delle eccellenze del Lazio. Il vino è l’apripista, come in tutte le regioni. È più abituato a fare squadra e a rappresentare in Italia e nel mondo l’agroalimentare del Paese. Oggi la diversità è una delle chiavi di successo, ma funziona soltanto se si fa rete, se nell’era della comunicazione globale si presenta al pubblico un’espressione di territorio che abbia una certa massa critica. È questo l’obiettivo della prima edizione di Lazio Prezioso, il tassello più importante per far sì che diventi un appuntamento annuale di riferimento per il settore, sulla scia di quanto già accade con Bererosa e Sparkle Day”.
“Roma con la sua storia e la sua personalità straripante – spiega Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini - non ha mai realmente fatto sistema con il resto della regione e il Lazio nel suo insieme non gode della giusta visibilità. Questa manifestazione vuole quindi fondere le mille diversità regionali, utilizzando come collante la vitivinicoltura, da sempre presente in queste aree, ma esaltando al tempo stesso tutto il patrimonio agroalimentare del Lazio, terra di mare, di montagna e di province diverse, storicamente legate all’agricoltura e alla pastorizia. Il tutto mettendo a disposizione la nostra esperienza maturata nel corso di quasi 20 anni di attività nel settore e in particolar modo nell’organizzazione di grandi manifestazioni di successo dedicate al mondo dell’enogastronomia, come Bererosa, la cui settima edizione si svolgerà il prossimo 3 luglio, e lo Sparkle Day, giunto all’undicesima edizione e in programma il 2 dicembre 2018”.
Lazio Prezioso sarà un’occasione unica per toccare con mano e degustare il meglio dell’agroalimentare made in Lazio, che, oltre a contare su 409 PAT (prodotti agroalimentari tradizionali), vanta complessivamente 29 indicazioni geografiche per il settore food e 36 per il wine che insieme esprimono 90 milioni di euro di valore alla produzione (fonte: XV Rapporto Ismea - Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG). L’excursus enogastronomico proposto da Cucina & Vini proporrà, in particolare, una selezione di prelibatezze che ben rappresentano la qualità e l’identità di questa regione, a partire dal vino.
“Un comparto strategico, quest’ultimo, per l’economia agricola regionale - continua D’Agostino - che solo nel 2017 ha registrato oltreconfine un fatturato di 62 milioni di euro, il doppio rispetto a dieci anni fa, con un incremento del 15% sul 2016 (dati Istat)”.
E proprio il vino sarà protagonista il 26 maggio a Roma, affiancato dall’olio extravergine di oliva, dalla birra, dalle tante produzioni tradizionali nel mondo dei salumifici e dei caseifici, ma anche dai prodotti da forno e da quelli dell’orto in rappresentanza di un sistema, quello agroalimentare, che copre il 3% della ricchezza dell’intera economia regionale con 6,3 miliardi di fatturato annui (dati Lazioinnova-Agrifood).
A raccontarsi al grande pubblico, attraverso degustazioni e incontri con i produttori, saranno una trentina di aziende vitivinicole laziali, con le denominazioni di Frascati in prima fila, sostenute dalla partecipazione del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati. Accanto ai vini del Lazio ci saranno inoltre diversi stand gastronomici dedicati alle altre eccellenze del paniere agroalimentare regionale, dall’olio d’oliva extravergine al formaggio, alla birra, senza dimenticare i prodotti da forno e quelli dell’orto.
“Ci stiamo impegnando in un lavoro di rilancio - dichiara il presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati, Paolo Stramacci - forti del fatto che i produttori stanno consolidando il loro impegno per una produzione di vini di alta qualità. Questo sforzo va comunicato, dobbiamo condividere con chi compera la consapevolezza che il valore di una bottiglia di Frascati può esprimere un territorio che nulla ha da invidiare ad altri territori. Per questo motivo siamo convinti che un evento che si basa sulla valorizzazione delle produzioni del Lazio, in realtà il primo del genere, potrà dare buoni risultati. Infatti crediamo molto nel concetto di ‘sistema’, che una singola voce può farsi sentire, ma molte voci insieme possono affermare meglio la diffusione del profondo cambiamento che stiamo vivendo”.
Lazio Prezioso, 26 maggio 2018
Dove: hotel Westin Excelsior, via Vittorio Veneto, 125 - Roma
Orario: dalle 14 (giornalisti e operatori); dalle 15 (pubblico); chiusura ore 22.30
Prezzo: 10 euro
Conegliano Valdobbiadene, un territorio espressione di un modello di sviluppo per benessere economico, sociale e culturale
Aumento costante del reddito, maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro, più alta incidenza di giovani con istruzione universitaria: questi alcuni dei risultati emersi dalla ricerca condotta da SDA Bocconi School of Management.
Si è tenuta nei giorni scorsi, presso la sede SDA Bocconi School of Management, la presentazione dei risultati della ricerca “Benessere economico, sociale e culturale: obiettivi raggiunti e prospettive future. Presentazione del modello economico di successo del Conegliano Valdobbiadene” curata da SDA Bocconi e commissionata dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
“Il successo sul mercato del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG è frutto dell’impegno e della caparbietà dei produttori, ma anche dell’ambiente e del tessuto sociale in cui abbiamo la fortuna di lavorare” afferma Innocente Nardi Presidente del Consorzio di Tutela, “Abbiamo chiesto a SDA Bocconi di condurre questa ricerca per capire in che misura la produzione del Prosecco DOCG abbia inciso nelle vite delle nostre comunità e quindi quanto abbia “restituito” in termini di benessere diffuso. Siamo orgogliosi di poter evidenziare un progresso economico sociale costante negli ultimi trent’anni, addirittura in controtendenza rispetto alla crisi degli ultimi dieci”.
“La ricerca mostra l’analisi dell’impatto economico della produzione di Prosecco Superiore DOCG sul territorio del Conegliano Valdobbiadene dagli anni ’80 a oggi”. Afferma Gabriele Troilo, Associate Dean e Professore di Marketing SDA Bocconi, “I dati relativi al territorio della Denominazione (15 comuni) sono stati confrontanti con i corrispettivi dati della Provincia di Treviso e dell’intera Regione Veneto per mostrare con maggior evidenza il contributo economico e sociale della produzione del Prosecco Superiore DOCG”. Laddove si è potuto, il confronto è avvenuto per un periodo trentennale (dal 1981 a oggi), in altri casi ci si è dovuti limitare ai periodi di cui esiste disponibilità di dati.
L’analisi ha affrontato diversi livelli, partendo dalla ricchezza generata per i residenti nel territorio, in termini di reddito e beni capitali. I risultati dimostrano che l’economia del Prosecco Superiore DOCG ha garantito ai residenti dei 15 comuni di accrescere il proprio livello di reddito sistematicamente dal 2000, quando il reddito medio annuo era di 15.159 euro, al 2015 quando il reddito medio arriva a 21.380 euro l’anno. La tendenza è in linea con i comuni della Provincia di Treviso e dell’intero Veneto, ma rispetto a queste due aree di comparazione i comuni del Prosecco Superiore DOCG mostrano una maggiore ricchezza accumulata in beni capitali, dimostrata dall’ammontare dei depositi bancari per ogni comune che passano da una media di 160 milioni euro per comune nel 2000 a una media di 280 milioni di euro nel 2012 e dal numero di autovetture che passano da 613 unità (per 1000 abitanti) nel 2002 a 644 nel 2012. In maniera indiretta, questa evidenza è rafforzata da una maggiore e progressiva crescita della disponibilità di crediti erogati dalle banche a soggetti non bancari. Nel 2000 sono stati erogati crediti per comune per 312 milioni euro l’anno e nel 2012 la cifra raggiunge i 471 milioni euro dimostrando la fiducia del sistema bancario della capacità di imprese e cittadini del territorio di investire risorse in investimenti e consumi di qualità.
Un ulteriore livello di analisi riguarda l’inclusione sociale, in termini di quantità e qualità dei lavori creati nel territorio. L’economia del Prosecco Superiore DOCG ha sostenuto una maggiore inclusione sociale per i residenti garantendo un livello di occupazione in linea con le due aree di comparazione e con tassi di disoccupazione di molto inferiore alla media nazionale ma soprattutto nella zona del Conegliano Valdobbiadene si registra un progressivo aumento dell’inclusione delle donne nel mondo del lavoro. L’occupazione femminile cresce dal 29.6% del 1981 al 41.7% del 2011.
Lo sviluppo del capitale umano, inteso come incremento del livello di istruzione e di qualità delle competenze generate nel territorio, è significativo. Dagli anni ’80 in poi i Comuni del Consorzio mostrano i più elevati livelli di adulti (25-64 anni) con laurea e licenza superiore rispetto a quelli della stessa età con licenza media, infatti si passa dal 60% del 1981 al 150% del 2011; la più elevata incidenza di adulti occupati in ruoli a medio-alta specializzazione, si va dal 19% nel 1991 al 29% nel 2011; i più bassi differenziali di genere per l’istruzione superiore che da 136,6% nel 1981 arriva a 104,7%; la più elevata incidenza di giovani con istruzione universitaria dal 5% del 1981 al 22,3% del 2011. In sostanza l’economia del Prosecco Superiore DOCG ha garantito uno sviluppo di capitale umano di qualità elevata negli ultimi 30 anni, mediamente più elevata che il resto del territorio della Provincia e della Regione.
Le fonti utilizzate per la ricerca sono: 8mila Census (annuario dei Comuni italiani che riporta i dati dei Censimenti); ISTAT; MEF; Banca d’Italia; CCIAA Treviso; ACI.
SDA Bocconi School of Management è leader nella formazione manageriale da oltre 40 anni. La sua mission è quella di contribuire alla crescita delle persone, delle aziende e delle istituzioni promuovendo la cultura manageriale, le conoscenze e le capacità di innovazione. A questo concorrono programmi MBA, Master Executive e Specialistici, Programmi Executive e Progetti Formativi su Misura, Ricerca applicata, Osservatori e Centri di Eccellenza settoriali – un’offerta formativa rivolta a professionisti di tutto il mondo e di tutti i settori economici. SDA Bocconi è tra le prime Business School in Europa e tra le poche ad aver ottenuto il triplo accreditamento – EQUIS, AMBA e AACSB – che la pone nell’élite delle Business School mondiali. Scegliere SDA Bocconi a Milano vuol dire scegliere un contesto stimolante nella capitale imprenditoriale, industriale e finanziaria d’Italia, una porta d’accesso all’Europa, un mondo di contatti e di opportunità. Inoltre Milano significa anche cultura, moda, design, gusto e arte del vivere. SDA Bocconi ha inoltre lanciato il suo hub pan-asiatico con l’apertura di SDA Bocconi Asia Center, con l’obiettivo di potenziare la sua presenza globale.
Si è tenuta nei giorni scorsi, presso la sede SDA Bocconi School of Management, la presentazione dei risultati della ricerca “Benessere economico, sociale e culturale: obiettivi raggiunti e prospettive future. Presentazione del modello economico di successo del Conegliano Valdobbiadene” curata da SDA Bocconi e commissionata dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
“Il successo sul mercato del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG è frutto dell’impegno e della caparbietà dei produttori, ma anche dell’ambiente e del tessuto sociale in cui abbiamo la fortuna di lavorare” afferma Innocente Nardi Presidente del Consorzio di Tutela, “Abbiamo chiesto a SDA Bocconi di condurre questa ricerca per capire in che misura la produzione del Prosecco DOCG abbia inciso nelle vite delle nostre comunità e quindi quanto abbia “restituito” in termini di benessere diffuso. Siamo orgogliosi di poter evidenziare un progresso economico sociale costante negli ultimi trent’anni, addirittura in controtendenza rispetto alla crisi degli ultimi dieci”.
“La ricerca mostra l’analisi dell’impatto economico della produzione di Prosecco Superiore DOCG sul territorio del Conegliano Valdobbiadene dagli anni ’80 a oggi”. Afferma Gabriele Troilo, Associate Dean e Professore di Marketing SDA Bocconi, “I dati relativi al territorio della Denominazione (15 comuni) sono stati confrontanti con i corrispettivi dati della Provincia di Treviso e dell’intera Regione Veneto per mostrare con maggior evidenza il contributo economico e sociale della produzione del Prosecco Superiore DOCG”. Laddove si è potuto, il confronto è avvenuto per un periodo trentennale (dal 1981 a oggi), in altri casi ci si è dovuti limitare ai periodi di cui esiste disponibilità di dati.
L’analisi ha affrontato diversi livelli, partendo dalla ricchezza generata per i residenti nel territorio, in termini di reddito e beni capitali. I risultati dimostrano che l’economia del Prosecco Superiore DOCG ha garantito ai residenti dei 15 comuni di accrescere il proprio livello di reddito sistematicamente dal 2000, quando il reddito medio annuo era di 15.159 euro, al 2015 quando il reddito medio arriva a 21.380 euro l’anno. La tendenza è in linea con i comuni della Provincia di Treviso e dell’intero Veneto, ma rispetto a queste due aree di comparazione i comuni del Prosecco Superiore DOCG mostrano una maggiore ricchezza accumulata in beni capitali, dimostrata dall’ammontare dei depositi bancari per ogni comune che passano da una media di 160 milioni euro per comune nel 2000 a una media di 280 milioni di euro nel 2012 e dal numero di autovetture che passano da 613 unità (per 1000 abitanti) nel 2002 a 644 nel 2012. In maniera indiretta, questa evidenza è rafforzata da una maggiore e progressiva crescita della disponibilità di crediti erogati dalle banche a soggetti non bancari. Nel 2000 sono stati erogati crediti per comune per 312 milioni euro l’anno e nel 2012 la cifra raggiunge i 471 milioni euro dimostrando la fiducia del sistema bancario della capacità di imprese e cittadini del territorio di investire risorse in investimenti e consumi di qualità.
Un ulteriore livello di analisi riguarda l’inclusione sociale, in termini di quantità e qualità dei lavori creati nel territorio. L’economia del Prosecco Superiore DOCG ha sostenuto una maggiore inclusione sociale per i residenti garantendo un livello di occupazione in linea con le due aree di comparazione e con tassi di disoccupazione di molto inferiore alla media nazionale ma soprattutto nella zona del Conegliano Valdobbiadene si registra un progressivo aumento dell’inclusione delle donne nel mondo del lavoro. L’occupazione femminile cresce dal 29.6% del 1981 al 41.7% del 2011.
Lo sviluppo del capitale umano, inteso come incremento del livello di istruzione e di qualità delle competenze generate nel territorio, è significativo. Dagli anni ’80 in poi i Comuni del Consorzio mostrano i più elevati livelli di adulti (25-64 anni) con laurea e licenza superiore rispetto a quelli della stessa età con licenza media, infatti si passa dal 60% del 1981 al 150% del 2011; la più elevata incidenza di adulti occupati in ruoli a medio-alta specializzazione, si va dal 19% nel 1991 al 29% nel 2011; i più bassi differenziali di genere per l’istruzione superiore che da 136,6% nel 1981 arriva a 104,7%; la più elevata incidenza di giovani con istruzione universitaria dal 5% del 1981 al 22,3% del 2011. In sostanza l’economia del Prosecco Superiore DOCG ha garantito uno sviluppo di capitale umano di qualità elevata negli ultimi 30 anni, mediamente più elevata che il resto del territorio della Provincia e della Regione.
Le fonti utilizzate per la ricerca sono: 8mila Census (annuario dei Comuni italiani che riporta i dati dei Censimenti); ISTAT; MEF; Banca d’Italia; CCIAA Treviso; ACI.
SDA Bocconi School of Management è leader nella formazione manageriale da oltre 40 anni. La sua mission è quella di contribuire alla crescita delle persone, delle aziende e delle istituzioni promuovendo la cultura manageriale, le conoscenze e le capacità di innovazione. A questo concorrono programmi MBA, Master Executive e Specialistici, Programmi Executive e Progetti Formativi su Misura, Ricerca applicata, Osservatori e Centri di Eccellenza settoriali – un’offerta formativa rivolta a professionisti di tutto il mondo e di tutti i settori economici. SDA Bocconi è tra le prime Business School in Europa e tra le poche ad aver ottenuto il triplo accreditamento – EQUIS, AMBA e AACSB – che la pone nell’élite delle Business School mondiali. Scegliere SDA Bocconi a Milano vuol dire scegliere un contesto stimolante nella capitale imprenditoriale, industriale e finanziaria d’Italia, una porta d’accesso all’Europa, un mondo di contatti e di opportunità. Inoltre Milano significa anche cultura, moda, design, gusto e arte del vivere. SDA Bocconi ha inoltre lanciato il suo hub pan-asiatico con l’apertura di SDA Bocconi Asia Center, con l’obiettivo di potenziare la sua presenza globale.
mercoledì 23 maggio 2018
L'Abruzzo del vino si racconta, Words of Wine: assegnati i premi del concorso giornalistico
La premiazione della V edizione del concorso giornalistico“Words of Wine - Parole di Vino” si è tenuta lo scorso 18 maggio a Pescara nell'ambito di un programma interamente dedicato alla comunicazione del vino.
Comunicare il vino. Identità, territorio, vocazione, uomini coraggiosi, produttori che raccolgono sfide importanti per fare conoscere sempre più il nome dell’Abruzzo nel mondo. Sono questi gli elementi emersi nei molti articoli valutati per il premio giornalistico “Words of Wine – Parole di Vino”, giunto alla sua quinta edizione, con il quale il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo celebra il racconto delle sue eccellenze enoiche. La premiazione si è tenuta il 18 maggio a Pescara, presso il Museo delle Genti d’Abruzzo.
Quasi cento i lavori vagliati da un Comitato tecnico di personalità dalla comprovata esperienza in ambito artistico e culturale. “Il premio giornalistico ha assunto quest’anno un valore particolarmente importante, perché si è inserito nei festeggiamenti in occasione del Cinquantesimo anniversario della denominazione Montepulciano d’Abruzzo – afferma il Presidente del Consorzio Valentino Di Campli – Siamo, quindi, felici di aver riscontrato da parte della stampa un vivo interesse per questo vino, simbolo della nostra regione”.
Ecco i professionisti che hanno ricevuto il riconoscimento.
Il premio per la stampa periodica è stato assegnato a Emanuele Gobbi, giornalista della rivista Spirito di Vino; quello per la stampa quotidiana a Davide Eusebi de Il Resto del Carlino, mentre a Tom Muller è stato assegnato il riconoscimento per la stampa on line. Premiato anche Giorgio D’Orazio, giornalista abruzzese indipendente che collabora con diverse testate italiane, occupandosi principalmente di cultura ed enogastronomia.
Due i premi ad honorem: il primo è stato assegnato a Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, per l’importante lavoro svolto nel mondo per la promozione del vino italiano; il secondo è andato, invece, all’Assessore Regionale alle Politiche Agricole, Dino Pepe, per il sostegno fondamentale dato ai produttori abruzzesi. Uomini che, ogni giorno, sono chiamati ad affrontare le sfide del mercato e una competizione internazionale sempre più aspra. In questo importante lavoro, la comunicazione gioca un ruolo chiave e in continua evoluzione, sia attraverso i mezzi di informazione che attraverso le relazioni.
Proprio a questo tema, sono state dedicate le due tavole rotonde che hanno preceduto la premiazione. La prima dal titolo “Vino e nuovi media: come cambia la comunicazione” ha visto intervenire Antonio Tomacelli (Intravino.it), Umberto Gambino (giornalista Tg2 Rai e blogger), Stevie Kim (managing director Vinitaly International), Aileem Lee (direttore internazionale Beijing Yunjiu Media Co.), Sandra Crittenden (giornalista e blogger). La seconda, “Raccontare il territorio: buone pratiche per una narrazione efficace”, ha coinvolto Giuseppe Cerasa (direttore Le Guide di Repubblica), Constanze Reuscher (corrispondente per l’Italia Die Welt), Sandro Capitani (giornalista di Radio Rai 1), Michael Fagan (wine educator), George Brown (College Toronto), Tom Mullen (giornalista Forbes), Alexander Peartree (giornalista Wine Enthusiast).
“Possiamo considerarci oggi una delle maggiori realtà enoiche internazionali - conclude Valentino Di Campli - e di questo dobbiamo ringraziare anche gli operatori della comunicazione e della stampa, che ci hanno aiutato ogni giorno ad affermarci nell’immaginario comune come una realtà consolidata. Concludere la prima parte del programma di promozione dedicato ai Cinquant’anni della denominazione di origine Montepulciano d’Abruzzo con l’assegnazione del premio “Words of Wine” è il nostro riconoscimento nei confronti del loro prezioso lavoro”.
Il piano di promozione è iniziato a gennaio con un evento a Milano, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, proseguito a Roma con una tappa organizzata in collaborazione con Bibenda – Fis, in Germania con il ProWein e a Verona in occasione del Vinitaly.
Comunicare il vino. Identità, territorio, vocazione, uomini coraggiosi, produttori che raccolgono sfide importanti per fare conoscere sempre più il nome dell’Abruzzo nel mondo. Sono questi gli elementi emersi nei molti articoli valutati per il premio giornalistico “Words of Wine – Parole di Vino”, giunto alla sua quinta edizione, con il quale il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo celebra il racconto delle sue eccellenze enoiche. La premiazione si è tenuta il 18 maggio a Pescara, presso il Museo delle Genti d’Abruzzo.
Quasi cento i lavori vagliati da un Comitato tecnico di personalità dalla comprovata esperienza in ambito artistico e culturale. “Il premio giornalistico ha assunto quest’anno un valore particolarmente importante, perché si è inserito nei festeggiamenti in occasione del Cinquantesimo anniversario della denominazione Montepulciano d’Abruzzo – afferma il Presidente del Consorzio Valentino Di Campli – Siamo, quindi, felici di aver riscontrato da parte della stampa un vivo interesse per questo vino, simbolo della nostra regione”.
Ecco i professionisti che hanno ricevuto il riconoscimento.
Il premio per la stampa periodica è stato assegnato a Emanuele Gobbi, giornalista della rivista Spirito di Vino; quello per la stampa quotidiana a Davide Eusebi de Il Resto del Carlino, mentre a Tom Muller è stato assegnato il riconoscimento per la stampa on line. Premiato anche Giorgio D’Orazio, giornalista abruzzese indipendente che collabora con diverse testate italiane, occupandosi principalmente di cultura ed enogastronomia.
Due i premi ad honorem: il primo è stato assegnato a Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, per l’importante lavoro svolto nel mondo per la promozione del vino italiano; il secondo è andato, invece, all’Assessore Regionale alle Politiche Agricole, Dino Pepe, per il sostegno fondamentale dato ai produttori abruzzesi. Uomini che, ogni giorno, sono chiamati ad affrontare le sfide del mercato e una competizione internazionale sempre più aspra. In questo importante lavoro, la comunicazione gioca un ruolo chiave e in continua evoluzione, sia attraverso i mezzi di informazione che attraverso le relazioni.
Proprio a questo tema, sono state dedicate le due tavole rotonde che hanno preceduto la premiazione. La prima dal titolo “Vino e nuovi media: come cambia la comunicazione” ha visto intervenire Antonio Tomacelli (Intravino.it), Umberto Gambino (giornalista Tg2 Rai e blogger), Stevie Kim (managing director Vinitaly International), Aileem Lee (direttore internazionale Beijing Yunjiu Media Co.), Sandra Crittenden (giornalista e blogger). La seconda, “Raccontare il territorio: buone pratiche per una narrazione efficace”, ha coinvolto Giuseppe Cerasa (direttore Le Guide di Repubblica), Constanze Reuscher (corrispondente per l’Italia Die Welt), Sandro Capitani (giornalista di Radio Rai 1), Michael Fagan (wine educator), George Brown (College Toronto), Tom Mullen (giornalista Forbes), Alexander Peartree (giornalista Wine Enthusiast).
“Possiamo considerarci oggi una delle maggiori realtà enoiche internazionali - conclude Valentino Di Campli - e di questo dobbiamo ringraziare anche gli operatori della comunicazione e della stampa, che ci hanno aiutato ogni giorno ad affermarci nell’immaginario comune come una realtà consolidata. Concludere la prima parte del programma di promozione dedicato ai Cinquant’anni della denominazione di origine Montepulciano d’Abruzzo con l’assegnazione del premio “Words of Wine” è il nostro riconoscimento nei confronti del loro prezioso lavoro”.
Il piano di promozione è iniziato a gennaio con un evento a Milano, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, proseguito a Roma con una tappa organizzata in collaborazione con Bibenda – Fis, in Germania con il ProWein e a Verona in occasione del Vinitaly.
Agroalimentare, è allarme specie aliene: a rischio la biodiversità Made in Italy
Dalla Popillia japonica alla Drosophila suzukii, fino alla Aetina tumida. Sono le specie aliene che stanno invadendo la biodiversità Made in Italy. Nel mirino dei nuovi parassiti, vigneti, frutteti, e gran parte delle grandi coltivazioni vegetali. L'allarme della Coldiretti alla giornata della biodiversità vegetale.
Non solo la Xylella fastidiosa proveniente dal Costa Rica che sta facendo strage di ulivi in Puglia con danni che ammontano a circa un miliardo di euro ma a colpire i primati di biodiversità del Made in Italy ci sono le invasioni di parassiti "alieni" provenienti da altri continenti che a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali sono arrivati in Italia dove hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici, dalla Popillia japonica alla Drosophila suzukii fino alla Aetina tumida.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della giornata della biodiversità vegetale dalla quale si evidenzia che sotto attacco ci sono i simboli dell’agricoltura italiana, dall’ulivo al pomodoro, dagli agrumi al castagno, dalle ciliegie ai mirtilli, ma anche le piante ornamentali come le palme e perfino le api.
Se per la Xyella l’Italia è stata addirittura deferita alla Corte Ue, l’ultima arrivata è la “cimice marmorata asiatica” (Halyomorpha halys) che sta distruggendo i raccolti nei frutteti, negli orti ma anche le grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia ma preoccupa anche la Popillia japonica originaria dal Giappone che può attaccare 295 specie vegetali, di cui almeno cento di forte interesse economico, come il mais, la vite, il pomodoro, i meli, i fiori.
Hanno invece già pagato un conto salatissimo le castagne per colpa del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata con successo una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale, anche se ci vorrà ancora tempo per ottenere un adeguato contenimento.
E danni sta anche facendo la Drosophila Suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto. La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è invece minacciata dall’insetto killer delle api che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare.
Si tratta del coleottero Aethina tumida della famiglia dei Nititulidi che aveva già invaso il Nord America alla fine degli anni ’90 provocando ingenti danni, diretti ed indiretti. E se gli agrumi della Sicilia sono stati gravemente attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus) i kiwi dal Lazio al Piemonte hanno dovuto fare i conti con la batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae), mentre melo e pero in Emilia sono stati colpiti dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora).
Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di palme dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e da allora si è dimostrato un vero flagello che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.
Per difendere il patrimonio del Made in Italy agroalimentare è necessario rafforzare gli strumenti di intervento per sostenere i produttori fortemente danneggiati ma è anche necessario potenziare la ricerca per la prevenzione. Fondamentali sono certamente i controlli sulle importazioni e la lotta al commercio irresponsabile.
Non solo la Xylella fastidiosa proveniente dal Costa Rica che sta facendo strage di ulivi in Puglia con danni che ammontano a circa un miliardo di euro ma a colpire i primati di biodiversità del Made in Italy ci sono le invasioni di parassiti "alieni" provenienti da altri continenti che a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali sono arrivati in Italia dove hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici, dalla Popillia japonica alla Drosophila suzukii fino alla Aetina tumida.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della giornata della biodiversità vegetale dalla quale si evidenzia che sotto attacco ci sono i simboli dell’agricoltura italiana, dall’ulivo al pomodoro, dagli agrumi al castagno, dalle ciliegie ai mirtilli, ma anche le piante ornamentali come le palme e perfino le api.
Se per la Xyella l’Italia è stata addirittura deferita alla Corte Ue, l’ultima arrivata è la “cimice marmorata asiatica” (Halyomorpha halys) che sta distruggendo i raccolti nei frutteti, negli orti ma anche le grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia ma preoccupa anche la Popillia japonica originaria dal Giappone che può attaccare 295 specie vegetali, di cui almeno cento di forte interesse economico, come il mais, la vite, il pomodoro, i meli, i fiori.
Hanno invece già pagato un conto salatissimo le castagne per colpa del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata con successo una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale, anche se ci vorrà ancora tempo per ottenere un adeguato contenimento.
E danni sta anche facendo la Drosophila Suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto. La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è invece minacciata dall’insetto killer delle api che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare.
Si tratta del coleottero Aethina tumida della famiglia dei Nititulidi che aveva già invaso il Nord America alla fine degli anni ’90 provocando ingenti danni, diretti ed indiretti. E se gli agrumi della Sicilia sono stati gravemente attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus) i kiwi dal Lazio al Piemonte hanno dovuto fare i conti con la batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae), mentre melo e pero in Emilia sono stati colpiti dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora).
Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di palme dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e da allora si è dimostrato un vero flagello che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.
Per difendere il patrimonio del Made in Italy agroalimentare è necessario rafforzare gli strumenti di intervento per sostenere i produttori fortemente danneggiati ma è anche necessario potenziare la ricerca per la prevenzione. Fondamentali sono certamente i controlli sulle importazioni e la lotta al commercio irresponsabile.
Territori e vitigni, la Garganega e la sua longevità al centro dell'anteprima del Soave sempre più orientata al rinnovamento
Una Soave Preview orientata al rinnovamento che ha soddisfatto più di 70 giornalisti e buyer provenienti da tutto il mondo. Focus sulla garganega e la sua longevità, con 140 vini presentati secondo i territori.
Si è conclusa domenica scorsa l’ultima edizione di Soave Preview 2018. La manifestazione che come ogni anno ha l'obiettivo di far conoscere l’identità più profonda di questo territorio dove più di 3000 famiglie, ogni giorno affrontano le sfide che la viticoltura gli pone di fronte.
Attraverso i vari percorsi proposti, dal Soave safari fino alla degustazione delle vecchie annate in due verticali, dall’assaggio dell’annata 2017 al convegno sulla candidatura GIAHS-FAO, si sono potute dimostrare le virtù di una denominazione che mette al centro non solo il vino ma anche storia, cultura e tradizione, un sistema agricolo complesso e integrato, un caleidoscopio di sfaccettature che merita una particolare attenzione per la sua fragilità ma anche per la granitica determinazione dei produttori a spingere sulla qualità del prodotto.
Su questo tema è intervenuto Sandro Gini, neo presidente del Consorzio, alla sua prima uscita ufficiale dopo l’elezione e che ha elencato le linee programmatiche del consiglio in carica per i prossimi 3 anni. «Il rinnovamento della denominazione che vogliamo portare avanti passa da una maggiore consapevolezza delle potenzialità di questa denominazione. Per questo motivo voglio coinvolgere tutta la filiera, dal viticoltore all’enologo, in maniera dinamica e costruttiva, attraverso un dialogo continuo, per riaffermare il Soave tra i grandi vini bianchi al mondo per ampiezza di stili e capacità di invecchiamento. La stessa creazione del sistema delle unità geografiche aggiuntive partito 20 anni fa e ora in fase di definizione finale ci porta ad avvicinarci a quelle regioni che sono iconiche proprio grazie alla loro capacità di valorizzazione delle singole identità territoriali seppur sotto uno stesso marchio comunicato a livello internazionale.»
Valori e tradizioni rimarcati anche da Endo Yoshihide, coordinatore del programma GIAHS-FAO, in visita a Soave in occasione del convegno di apertura dedicato alla candidatura: «un territorio come quello del Soave così complesso e variegato, con una storia e tradizione centenaria, merita di essere conosciuto e riconosciuto a livello mondiale. I benefici di entrare in un programma come quello del GIAHS sono molteplici, tra cui un aumento del turismo, che favorisce l’intero indotto.»
Non sono mancati gli approfondimenti sui caratteri della garganega, grazie a un intervento dell’agronomo Ermanno Murari, seguito da un viaggio tra tempo e unità geografiche condotto egregiamente da Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere e Chiara Mattiello che hanno messo in mostra le capacità della garganega nell’esprimere un territorio; infine si è assistito a un’esplorazione dei suoli del Soave con Roberto Zorzin, geologo e la degustazione di Veronika Crecelius, penna di Weinwirtschaft dove invece si è potuta apprezzare la duttilità di quest’uva.
I giornalisti infine hanno potuto degustare alla cieca l’annata 2017, certamente una delle più complesse degli ultimi 30 anni a causa principalmente della siccità che ha colpito l’Italia durante l’anno, ma dalla quale grazie al lavoro in vigna e provvidenziali piogge nel mese di settembre, si sono potuti mantenere i caratteri di freschezza del Soave, accompagnati a una maggiore rotondità e profumi più fruttati rispetto alle annate precedenti.
Dai 7 giorni di confronto e degustazione che hanno coinvolto giornalisti, sommelier, operatori, produttori, wine lover e studenti MW si sono rivalutate le ultime annate dalla 2014 alla 2016, che passano da 3 a 4 stelle.
Si è conclusa domenica scorsa l’ultima edizione di Soave Preview 2018. La manifestazione che come ogni anno ha l'obiettivo di far conoscere l’identità più profonda di questo territorio dove più di 3000 famiglie, ogni giorno affrontano le sfide che la viticoltura gli pone di fronte.
Attraverso i vari percorsi proposti, dal Soave safari fino alla degustazione delle vecchie annate in due verticali, dall’assaggio dell’annata 2017 al convegno sulla candidatura GIAHS-FAO, si sono potute dimostrare le virtù di una denominazione che mette al centro non solo il vino ma anche storia, cultura e tradizione, un sistema agricolo complesso e integrato, un caleidoscopio di sfaccettature che merita una particolare attenzione per la sua fragilità ma anche per la granitica determinazione dei produttori a spingere sulla qualità del prodotto.
Su questo tema è intervenuto Sandro Gini, neo presidente del Consorzio, alla sua prima uscita ufficiale dopo l’elezione e che ha elencato le linee programmatiche del consiglio in carica per i prossimi 3 anni. «Il rinnovamento della denominazione che vogliamo portare avanti passa da una maggiore consapevolezza delle potenzialità di questa denominazione. Per questo motivo voglio coinvolgere tutta la filiera, dal viticoltore all’enologo, in maniera dinamica e costruttiva, attraverso un dialogo continuo, per riaffermare il Soave tra i grandi vini bianchi al mondo per ampiezza di stili e capacità di invecchiamento. La stessa creazione del sistema delle unità geografiche aggiuntive partito 20 anni fa e ora in fase di definizione finale ci porta ad avvicinarci a quelle regioni che sono iconiche proprio grazie alla loro capacità di valorizzazione delle singole identità territoriali seppur sotto uno stesso marchio comunicato a livello internazionale.»
Valori e tradizioni rimarcati anche da Endo Yoshihide, coordinatore del programma GIAHS-FAO, in visita a Soave in occasione del convegno di apertura dedicato alla candidatura: «un territorio come quello del Soave così complesso e variegato, con una storia e tradizione centenaria, merita di essere conosciuto e riconosciuto a livello mondiale. I benefici di entrare in un programma come quello del GIAHS sono molteplici, tra cui un aumento del turismo, che favorisce l’intero indotto.»
Non sono mancati gli approfondimenti sui caratteri della garganega, grazie a un intervento dell’agronomo Ermanno Murari, seguito da un viaggio tra tempo e unità geografiche condotto egregiamente da Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere e Chiara Mattiello che hanno messo in mostra le capacità della garganega nell’esprimere un territorio; infine si è assistito a un’esplorazione dei suoli del Soave con Roberto Zorzin, geologo e la degustazione di Veronika Crecelius, penna di Weinwirtschaft dove invece si è potuta apprezzare la duttilità di quest’uva.
I giornalisti infine hanno potuto degustare alla cieca l’annata 2017, certamente una delle più complesse degli ultimi 30 anni a causa principalmente della siccità che ha colpito l’Italia durante l’anno, ma dalla quale grazie al lavoro in vigna e provvidenziali piogge nel mese di settembre, si sono potuti mantenere i caratteri di freschezza del Soave, accompagnati a una maggiore rotondità e profumi più fruttati rispetto alle annate precedenti.
Dai 7 giorni di confronto e degustazione che hanno coinvolto giornalisti, sommelier, operatori, produttori, wine lover e studenti MW si sono rivalutate le ultime annate dalla 2014 alla 2016, che passano da 3 a 4 stelle.
Agricoltura biologica: Conservare la fertilità del suolo e la biodiversità, dal CREA nuove tecniche con il progetto SOILVEG
Conservare la fertilità del suolo e la biodiversità, favorire il risparmio energetico, ridurre le emissioni di CO2, sono le più importanti sfide di un’agricoltura biologica che sempre più guarda alla sostenibilità ambientale. Sono questi gli obiettivi di Soilveg, il progetto europeo triennale, coordinato dal CREA Agricoltura e Ambiente, i cui risultati finali vengono presentati oggi a Roma, presso la sede della Società Geografica Italiana.
SoilVeg è un innovativo progetto di ricerca a livello europeo che studia la tecnica della non lavorazione e/o lavorazione ridotta in orticoltura biologica attraverso l’utilizzo del rullo pacciamante. Lo scopo del progetto è valutare come la non lavorazione e l’introduzione di colture di servizio agro-ecologico favoriscano la conservazione della fertilità del suolo, la biodiversità e il risparmio energetico.
I ricercatori, dei diversi Paesi europei partner (Slovenia, Danimarca, Spagna, Estonia, Belgio, Francia e Lettonia, mentre per l’Italia c’è anche l’università di Bologna) si sono concentrati sulla non lavorazione – insieme di tecniche per seminare o trapiantare una coltura senza o quasi lavorare il terreno, che comporta vantaggi ambientali a fronte di rese inferiori – e sull’introduzione di colture di servizio agro-ecologico - cioè finalizzate non al reddito, ma ai servizi ecosistemici (es. impollinazione, controllo erosione, riduzione del dilavamento degli elementi nutritivi, riduzione dell’uso dei fertilizzanti azotati, se leguminose).
La non lavorazione del suolo è abbinata all’uso del rullo pacciamante: si tratta di un rullo sagomato, utilizzato per allettare le colture di servizio agroecologico, invece di interrarle con una lavorazione (sovescio, che è la pratica ad oggi più diffusa), e permettere quindi la semina o il trapianto della successiva coltura da reddito. Ed è con questa modalità che sono stati coltivati in biologico: cavolfiore, peperone, pomodoro, zucca, utilizzando come colture di servizio agroecologico: favino, veccia, orzo, grano saraceno, secale.
“L’identificazione delle specie di servizio agro ecologico più adatte e le proporzioni delle diverse specie e famiglie negli eventuali miscugli di semina sono aspetti cruciali da considerare per ottimizzare localmente questa tecnica – spiega il coordinatore del progetto Stefano Canali, ricercatore CREA - Inoltre, il cantiere di lavoro utilizzato deve essere adeguato ed adattato alle condizioni specifiche del suolo”.
I risultati di Soilveg evidenziano come la tecnica della non lavorazione abbia un impatto positivo sui parametri microbici, indicatore importante della qualità del suolo. In generale, la densità delle infestanti è stata notevolmente inferiore nelle varianti non lavorate rispetto a quelle lavorate. E si è potuto riscontrare che le comunità vegetali delle parcelle lavorate, laddove la coltura di servizio agroecologico è stata sovesciata, sono state caratterizzate da piante infestanti annuali più competitive, con maggiore superficie fogliare specifica, maggiore altezza e con più lungo periodo di fioritura. La non lavorazione ha avuto risvolti positivi anche per la biodiversità delle comunità di artropodi predatori del suolo: infatti, la densità dei coleotteri del suolo (Carabidae), di altri insetti predatori (es. Staphylinidae), e in alcuni paesi anche di ragni, è risultata maggiore rispetto alle parcelle test lavorate. Inoltre, il consumo energetico è stato ridotto in media del 20% per unità di superficie nelle parcelle non lavorate rispetto alle varianti lavorate con il sovescio, mentre nella non lavorazione risultano minori anche le emissioni di gas serra.
Le attività del progetto hanno consentito di identificare le principali criticità della tecnica di non lavorazione basata sull’utilizzo del rullo pacciamante. I ricercatori sono stati impegnati nell’adattare questa tecnica alle necessità locali, migliorando sia l’aspetto tecnico che quello ambientale e, allo stesso tempo, riducendo il suo impatto negativo su qualità e quantità della produzione. In allegato il programma.
I ricercatori, dei diversi Paesi europei partner (Slovenia, Danimarca, Spagna, Estonia, Belgio, Francia e Lettonia, mentre per l’Italia c’è anche l’università di Bologna) si sono concentrati sulla non lavorazione – insieme di tecniche per seminare o trapiantare una coltura senza o quasi lavorare il terreno, che comporta vantaggi ambientali a fronte di rese inferiori – e sull’introduzione di colture di servizio agro-ecologico - cioè finalizzate non al reddito, ma ai servizi ecosistemici (es. impollinazione, controllo erosione, riduzione del dilavamento degli elementi nutritivi, riduzione dell’uso dei fertilizzanti azotati, se leguminose).
La non lavorazione del suolo è abbinata all’uso del rullo pacciamante: si tratta di un rullo sagomato, utilizzato per allettare le colture di servizio agroecologico, invece di interrarle con una lavorazione (sovescio, che è la pratica ad oggi più diffusa), e permettere quindi la semina o il trapianto della successiva coltura da reddito. Ed è con questa modalità che sono stati coltivati in biologico: cavolfiore, peperone, pomodoro, zucca, utilizzando come colture di servizio agroecologico: favino, veccia, orzo, grano saraceno, secale.
“L’identificazione delle specie di servizio agro ecologico più adatte e le proporzioni delle diverse specie e famiglie negli eventuali miscugli di semina sono aspetti cruciali da considerare per ottimizzare localmente questa tecnica – spiega il coordinatore del progetto Stefano Canali, ricercatore CREA - Inoltre, il cantiere di lavoro utilizzato deve essere adeguato ed adattato alle condizioni specifiche del suolo”.
I risultati di Soilveg evidenziano come la tecnica della non lavorazione abbia un impatto positivo sui parametri microbici, indicatore importante della qualità del suolo. In generale, la densità delle infestanti è stata notevolmente inferiore nelle varianti non lavorate rispetto a quelle lavorate. E si è potuto riscontrare che le comunità vegetali delle parcelle lavorate, laddove la coltura di servizio agroecologico è stata sovesciata, sono state caratterizzate da piante infestanti annuali più competitive, con maggiore superficie fogliare specifica, maggiore altezza e con più lungo periodo di fioritura. La non lavorazione ha avuto risvolti positivi anche per la biodiversità delle comunità di artropodi predatori del suolo: infatti, la densità dei coleotteri del suolo (Carabidae), di altri insetti predatori (es. Staphylinidae), e in alcuni paesi anche di ragni, è risultata maggiore rispetto alle parcelle test lavorate. Inoltre, il consumo energetico è stato ridotto in media del 20% per unità di superficie nelle parcelle non lavorate rispetto alle varianti lavorate con il sovescio, mentre nella non lavorazione risultano minori anche le emissioni di gas serra.
Le attività del progetto hanno consentito di identificare le principali criticità della tecnica di non lavorazione basata sull’utilizzo del rullo pacciamante. I ricercatori sono stati impegnati nell’adattare questa tecnica alle necessità locali, migliorando sia l’aspetto tecnico che quello ambientale e, allo stesso tempo, riducendo il suo impatto negativo su qualità e quantità della produzione. In allegato il programma.
Formazione. Corso gratuito per giornalisti: "Oltre i luoghi comuni: l’informazione enogastronomica nell’anno del cibo italiano"
“Oltre i luoghi comuni: l’informazione enogastronomica nell’anno del cibo italiano” questo il titolo del corso organizzato dal CREA che si terrà martedì 29 maggio 2018, dalle 9.30 alle 16 presso il CREA Agricoltura e Ambiente di Via della Navicella a ROMA. Iscrizioni aperte su piattaforma Sigef sezione Enti Terzi. 6 crediti riconosciuti.
L’informazione scientifica, mai come ora, si trova di fronte a sfide complesse ed ambiziose. Dal cambiamento climatico in atto alle crescenti preoccupazioni per ciò che mettiamo in tavola ogni giorno fino alle statistiche di ogni genere con cui leggiamo la realtà. Un compito delicato per i giornalisti, stretti come sono tra il web - che mette sullo stesso piano bufale e scienza in una overdose inesauribile di notizie - e un pubblico - sempre più confuso e diffidente, ormai avvezzo al sensazionalismo - che non sa più riconoscere il valore di autorevolezza e competenza.
Il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare italiano, ha tra le sue finalità istituzionali la divulgazione, l’informazione al consumatore e alle imprese nonché la promozione del dibattito scientifico nella società. E proprio dalla consapevolezza del suo ruolo nasce l’idea di organizzare corsi di formazione gratuita per i giornalisti che forniscano loro “i ferri del mestiere”, agevolando inoltre il dialogo non sempre facile con il mondo della scienza. Saper leggere correttamente una ricerca, pesare l’impatto di una pubblicazione scientifica, andare oltre i luoghi comuni, essere in grado di interpretare le statistiche, avere una padronanza di base dei linguaggi specifici e dei glossari di temi scientifici come l’agricoltura, l’ambiente e l’alimentazione, che incidono sulla vita di tutti. Competenze a torto ritenute banali, ma in realtà trascurate.
In questo primo appuntamento, approfittando della ricorrenza del 2018 “anno del cibo italiano”, approfondiremo gli strumenti base che permettono ai giornalisti di poter raccontare in modo esaustivo ed efficace il nostro patrimonio di maggior valore: quello enogastronomico. Una sfida ambiziosa per un’informazione corretta che sappia documentare la qualità, senza cadere nella tentazione degli stereotipi.
“Oltre i luoghi comuni: l’informazione enogastronomica nell’anno del cibo italiano”
9.30 - saluto direttore CREA Agricoltura e Ambiente Marcello Donatelli;
9.40 - “Il cibo italiano. Un marchio di successo”,
Roberto Henke – direttore CREA Politiche e Bioeconomia ;
10.00 - “L’informazione enogastronomica in Italia, tra luoghi comuni e nuove sfide”
Franco Poggianti – direttore responsabile Agricolae.eu;
10.20 - Domande
10.40 - “Saper comunicare la qualità dei nostri Prodotti animali: La carne”,
Sebastiana Failla – ricercatore CREA Zootecnia e Acquacoltura;
10.50 - “Saper comunicare la qualità dei nostri Prodotti animali: Latte e derivati”,
Giorgio Giraffa – dirigente di ricerca CREA Zootecnia e Acquacoltura;
11.00 - “Saper comunicare La qualità dei nostri prodotti vegetali: I cereali”,
Donatella Bianca Maria Ficco, ricercatore CREA Cerealicoltura e Colture industriali;
11.10 - “Saper comunicare La qualità dei Prodotti vegetali italiani: Gli ortaggi”,
Mariateresa Cardarelli, ricercatore CREA Orticoltura e Florovivaismo;
11.20 - “Saper comunicare La qualità dei Prodotti vegetali italiani: La frutta (frutta e agrumi)”,
Katya Carbone - ricercatore CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura;
11.30 - “Saper comunicare La qualità dei Prodotti vegetali italiani. L’olio extravergine d’oliva”,
Enzo Perri - dirigente di ricerca CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura;
11.40 - “Saper comunicare La qualità del Vino Italiano”,
Antonella Bosso - CREA Viticoltura ed Enologia;
11.50 - Domande sul blocco qualità
12.15 - “Saper comunicare l’eccellenza produttiva del nostro agroalimentare”,
Tiziana Briguglio, giornalista enogastronomica;
12.45 - “Raccontare il cibo italiano: il vino”,
Cristina Latessa - giornalista Winenews;
13.15 - Domande
13.30- pausa pranzo
14.30- “Non solo passato: saper raccontare il cibo italiano del futuro”,
Stefania Ruggeri - ricercatore CREA Alimenti e Nutrizione;
14.50 - Domande
15.00 - “Dieta mediterranea : un grande classico dell’informazione nutrizionale all’italiana”,
Andrea Ghiselli - dirigente di ricerca CREA Alimenti e Nutrizione;
15.20 - Domande
15.30 – Conclusioni
Modera Cristina Giannetti, giornalista ufficio stampa CREA
L’informazione scientifica, mai come ora, si trova di fronte a sfide complesse ed ambiziose. Dal cambiamento climatico in atto alle crescenti preoccupazioni per ciò che mettiamo in tavola ogni giorno fino alle statistiche di ogni genere con cui leggiamo la realtà. Un compito delicato per i giornalisti, stretti come sono tra il web - che mette sullo stesso piano bufale e scienza in una overdose inesauribile di notizie - e un pubblico - sempre più confuso e diffidente, ormai avvezzo al sensazionalismo - che non sa più riconoscere il valore di autorevolezza e competenza.
Il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare italiano, ha tra le sue finalità istituzionali la divulgazione, l’informazione al consumatore e alle imprese nonché la promozione del dibattito scientifico nella società. E proprio dalla consapevolezza del suo ruolo nasce l’idea di organizzare corsi di formazione gratuita per i giornalisti che forniscano loro “i ferri del mestiere”, agevolando inoltre il dialogo non sempre facile con il mondo della scienza. Saper leggere correttamente una ricerca, pesare l’impatto di una pubblicazione scientifica, andare oltre i luoghi comuni, essere in grado di interpretare le statistiche, avere una padronanza di base dei linguaggi specifici e dei glossari di temi scientifici come l’agricoltura, l’ambiente e l’alimentazione, che incidono sulla vita di tutti. Competenze a torto ritenute banali, ma in realtà trascurate.
In questo primo appuntamento, approfittando della ricorrenza del 2018 “anno del cibo italiano”, approfondiremo gli strumenti base che permettono ai giornalisti di poter raccontare in modo esaustivo ed efficace il nostro patrimonio di maggior valore: quello enogastronomico. Una sfida ambiziosa per un’informazione corretta che sappia documentare la qualità, senza cadere nella tentazione degli stereotipi.
“Oltre i luoghi comuni: l’informazione enogastronomica nell’anno del cibo italiano”
9.30 - saluto direttore CREA Agricoltura e Ambiente Marcello Donatelli;
9.40 - “Il cibo italiano. Un marchio di successo”,
Roberto Henke – direttore CREA Politiche e Bioeconomia ;
10.00 - “L’informazione enogastronomica in Italia, tra luoghi comuni e nuove sfide”
Franco Poggianti – direttore responsabile Agricolae.eu;
10.20 - Domande
10.40 - “Saper comunicare la qualità dei nostri Prodotti animali: La carne”,
Sebastiana Failla – ricercatore CREA Zootecnia e Acquacoltura;
10.50 - “Saper comunicare la qualità dei nostri Prodotti animali: Latte e derivati”,
Giorgio Giraffa – dirigente di ricerca CREA Zootecnia e Acquacoltura;
11.00 - “Saper comunicare La qualità dei nostri prodotti vegetali: I cereali”,
Donatella Bianca Maria Ficco, ricercatore CREA Cerealicoltura e Colture industriali;
11.10 - “Saper comunicare La qualità dei Prodotti vegetali italiani: Gli ortaggi”,
Mariateresa Cardarelli, ricercatore CREA Orticoltura e Florovivaismo;
11.20 - “Saper comunicare La qualità dei Prodotti vegetali italiani: La frutta (frutta e agrumi)”,
Katya Carbone - ricercatore CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura;
11.30 - “Saper comunicare La qualità dei Prodotti vegetali italiani. L’olio extravergine d’oliva”,
Enzo Perri - dirigente di ricerca CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura;
11.40 - “Saper comunicare La qualità del Vino Italiano”,
Antonella Bosso - CREA Viticoltura ed Enologia;
11.50 - Domande sul blocco qualità
12.15 - “Saper comunicare l’eccellenza produttiva del nostro agroalimentare”,
Tiziana Briguglio, giornalista enogastronomica;
12.45 - “Raccontare il cibo italiano: il vino”,
Cristina Latessa - giornalista Winenews;
13.15 - Domande
13.30- pausa pranzo
14.30- “Non solo passato: saper raccontare il cibo italiano del futuro”,
Stefania Ruggeri - ricercatore CREA Alimenti e Nutrizione;
14.50 - Domande
15.00 - “Dieta mediterranea : un grande classico dell’informazione nutrizionale all’italiana”,
Andrea Ghiselli - dirigente di ricerca CREA Alimenti e Nutrizione;
15.20 - Domande
15.30 – Conclusioni
Modera Cristina Giannetti, giornalista ufficio stampa CREA
martedì 22 maggio 2018
DOC delle Venezie al vertice tra i migliori Pinot grigio al mondo
London Wine Fair: il DOC delle Venezie al vertice tra i migliori Pinot grigio al mondo. Lo afferma da Londra Patrick Schmitt, MW, firma di The Drinks Business e curatore del Global Masters of Pinot grigio, il concorso enologico dove la giovane DOC del Triveneto, conquistando un quinto delle medaglie, ha sbaragliato la concorrenza.
Il Pinot grigio DOC delle Venezie si conferma al vertice tra i migliori Pinot grigio al mondo. Ad affermarlo dalla London Wine Fair (21 – 23 maggio) è Patrick Schmitt, MW, firma di The Drinks Business e curatore del Global Masters of Pinot grigio, commentando i risultati del concorso enologico, ideato dalla stessa rivista, che ha visto la partecipazione di campioni provenienti da Australia, Ungheria, Francia, Moldavia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Slovenia, Regno Unito, Italia - dove la giovane DOC del Triveneto, con ben 18 medaglie, ha conquistato un quinto dei riconoscimenti. «Siamo orgogliosi di essere stati partner, come rivista, del lancio ufficiale del Pinot grigio DOC delle Venezie qui in Inghilterra – ha proseguito Schmitt – un mercato strategico in grado di dettare mode e condizionare i consumi a livello internazionale. Un risultato, quello raggiunto nell’ambito di questo concorso, ancora più significativo se consideriamo la severità della giuria composta solo da Master of Wine e da Master Sommelier. Il percorso intrapreso dal Pinot grigio del Triveneto mostra al mondo la via che l’intero comparto del vino italiano dovrebbe seguire per garantire la qualità».
In questi giorni il Consorzio DOC delle Venezie è infatti impegnato alla London Wine Fair e ha scelto proprio la fiera per presentare sulla piazza inglese il nuovo progetto di qualità intrapreso dalla DOC e rendere noti ufficialmente i nomi dei vincitori del contest.
Buono il sentiment che si è respirato tra stampa, operatori di settore, buyer e mondo della ristorazione che, a margine della presentazione della nuova denominazione italiana, hanno espresso un diffuso apprezzamento e un interesse crescente per il Pinot grigio del Triveneto.
«Quanto afferma Patrick Schmitt, MW, ma anche i commenti che abbiamo sentito a in occasione del nostro focus – ha evidenziato da Londra Albino Armani, presidente del Consorzio DOC delle Venezie – confermano che la sfida lanciata sulla via del miglioramento qualitativo è stata vinta. Siamo convinti che in una piazza globale, competitiva ed esigente come quella del Regno Unito, dove si confrontano vini di tutto il mondo, la proposta di uno stile diverso ed innovativo di Pinot grigio, portata avanti dai produttori della DOC, è stata capace di conquistare un consumatore raffinato che sta cambiando modalità di acquisto e consumo del vino. E i riconoscimenti del Global Masters confermano l’appeal e l’originalità delle nostre etichette».
Nella tre giorni londinese saranno 60 i vini messi in degustazione, 20 per ogni giornata, così da assicurare ai visitatori, operatori di settore e stampa specializzata, una panoramica completa delle differenti interpretazioni di questa eccellenza enologica proveniente dal Triveneto.
Il Consorzio si troverà nello spazio della rivista The Drinks Busisness / Wine List Confidential - F45 e ogni bottiglia sarà dotata di specifico QR code che permetterà di scaricare la scheda tecnica.
Il Pinot grigio DOC delle Venezie si conferma al vertice tra i migliori Pinot grigio al mondo. Ad affermarlo dalla London Wine Fair (21 – 23 maggio) è Patrick Schmitt, MW, firma di The Drinks Business e curatore del Global Masters of Pinot grigio, commentando i risultati del concorso enologico, ideato dalla stessa rivista, che ha visto la partecipazione di campioni provenienti da Australia, Ungheria, Francia, Moldavia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Slovenia, Regno Unito, Italia - dove la giovane DOC del Triveneto, con ben 18 medaglie, ha conquistato un quinto dei riconoscimenti. «Siamo orgogliosi di essere stati partner, come rivista, del lancio ufficiale del Pinot grigio DOC delle Venezie qui in Inghilterra – ha proseguito Schmitt – un mercato strategico in grado di dettare mode e condizionare i consumi a livello internazionale. Un risultato, quello raggiunto nell’ambito di questo concorso, ancora più significativo se consideriamo la severità della giuria composta solo da Master of Wine e da Master Sommelier. Il percorso intrapreso dal Pinot grigio del Triveneto mostra al mondo la via che l’intero comparto del vino italiano dovrebbe seguire per garantire la qualità».
In questi giorni il Consorzio DOC delle Venezie è infatti impegnato alla London Wine Fair e ha scelto proprio la fiera per presentare sulla piazza inglese il nuovo progetto di qualità intrapreso dalla DOC e rendere noti ufficialmente i nomi dei vincitori del contest.
Buono il sentiment che si è respirato tra stampa, operatori di settore, buyer e mondo della ristorazione che, a margine della presentazione della nuova denominazione italiana, hanno espresso un diffuso apprezzamento e un interesse crescente per il Pinot grigio del Triveneto.
«Quanto afferma Patrick Schmitt, MW, ma anche i commenti che abbiamo sentito a in occasione del nostro focus – ha evidenziato da Londra Albino Armani, presidente del Consorzio DOC delle Venezie – confermano che la sfida lanciata sulla via del miglioramento qualitativo è stata vinta. Siamo convinti che in una piazza globale, competitiva ed esigente come quella del Regno Unito, dove si confrontano vini di tutto il mondo, la proposta di uno stile diverso ed innovativo di Pinot grigio, portata avanti dai produttori della DOC, è stata capace di conquistare un consumatore raffinato che sta cambiando modalità di acquisto e consumo del vino. E i riconoscimenti del Global Masters confermano l’appeal e l’originalità delle nostre etichette».
Nella tre giorni londinese saranno 60 i vini messi in degustazione, 20 per ogni giornata, così da assicurare ai visitatori, operatori di settore e stampa specializzata, una panoramica completa delle differenti interpretazioni di questa eccellenza enologica proveniente dal Triveneto.
Il Consorzio si troverà nello spazio della rivista The Drinks Busisness / Wine List Confidential - F45 e ogni bottiglia sarà dotata di specifico QR code che permetterà di scaricare la scheda tecnica.
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