venerdì 31 marzo 2023

Perugino. Rinascimento Immortale, al cinema alla scoperta della pittura armonica di uno degli artisti più geniali del suo tempo

In occasione delle celebrazioni a 500 anni dalla morte e della grande mostra della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia approda sul grande schermo “Perugino. Rinascimento Immortale” Solo il 3, 4, 5 aprile il film evento celebra (per la prima volta) uno dei pittori più amati e geniali del suo tempo e gli restituisce il ruolo che merita all’interno della storia dell’arte.




A 500 anni dalla morte, il 3, 4, 5 aprile arriva nelle sale Perugino. Rinascimento Immortale, distribuito  in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital, prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia, regista di Van Gogh. Tra il grano e il cielo e Napoleone. Nel nome dell’arte, su soggetto dello stesso Piscaglia con Marco Pisoni e Filippo Nicosia.

Il documentario, con la partecipazione straordinaria di Marco Bocci, racconta la vita e l’opera di Perugino partendo dal legame con la sua terra, l’Umbria, e in particolare con i paesaggi luminosi che si aprono sulle sponde del lago Trasimeno che spesso Perugino ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti. 

Da Castel della Pieve, un borgo immerso in quei paesaggi, Pietro Vannucci, che solo in seguito avrebbe preso l’appellativo di Perugino, comincia il suo percorso artistico che lo porterà a imporsi nelle capitali creative dell’epoca, Roma e Firenze, a contatto con maestri come Verrocchio, e colleghi come Botticelli e Leonardo da Vinci. Eppure, nonostante Perugino sia stato un artista centrale del Rinascimento, il più famoso e richiesto nel ventennio che va dal 1480 al 1500, la sua fama si è via via spenta con lo scorrere dei secoli fino a giungere ai giorni nostri sbiadita e priva del suo reale valore. Perché questo è avvenuto? 

Molto ha inciso l’ombra che su di lui hanno gettato gli artisti della nuova maniera, e in particolare Raffaello. Infatti, il Perugino è spesso citato e conosciuto solo come maestro del pittore urbinate. Ma al di là dei meriti di Raffaello, gran parte della sfortuna critica del Perugino si deve anche a Giorgio Vasari, il biografo degli artisti che nelle sue “Vite” relega il Perugino a figura di secondo livello e lo descrive con toni dispregiativi riportando aneddoti e tratti del carattere negativi.

Questo docu-film prova a smentire Vasari, portando allo spettatore prove e documenti, ascoltando le voci dei maggiori studiosi e storici dell’arte, analizzando le opere nel dettaglio, cercando una verità diversa da quella giunta fino ai giorni nostri. Si parte dalle prime opere perugine come le tavolette di San Bernardino, dove il Rinascimento irrompe a Perugia portato proprio dalla mano e dalle idee visionarie di Perugino. Sempre a Perugia, Pietro realizza il primo capolavoro: “L’Adorazione dei Magi” della Galleria Nazionale dell’Umbria. 

La consacrazione arriva negli anni 80’ del Quattrocento con gli affreschi della Cappella Sistina, in cui ancora oggi possiamo ammirare “La consegna delle chiavi”. A questo punto, Perugino è l’astro nascente dell’arte italiana e a Firenze apre una bottega sull’esempio del suo maestro Verrocchio. È una bottega perfettamente rodata che sforna moltissime opere e riceve numerose commissioni. 

L’abilità imprenditoriale di Perugino è incredibile e il marchio di fabbrica dei suoi dipinti, il suo stile, diviene riconoscibile e ammirato e si diffonde in tutt’Italia. Lo spettatore verrà guidato alla scoperta della pittura armonica dell’artista: un equilibrio perfetto tra uomo e natura, realtà e ideale, che caratterizza dipinti come “La Consegna delle Chiavi” della Cappella Sistina in Vaticano, il “Compianto su Cristo Morto” della Galleria Palatina di Firenze, la “Pietà” e “L’Orazione nell’Orto” delle Gallerie degli Uffizi. Perugino inventa composizioni e iconografie che fanno scuola, diffonde un nuovo ideale di bellezza femminile attraverso le sue Madonne, concepisce straordinari cicli ad affresco come nel Collegio del Cambio di Perugia. 

Negli anni ’80 del Quattrocento, Perugino è rinomato sia a Firenze che a Perugia. Ha addirittura due botteghe e viene richiesto dalle principali corti italiane. Ovunque arrivi la sua arte, i pittori locali ne vengono influenzati e il suo linguaggio si diffonde. È un linguaggio semplice e diretto dal grande portato devozionale. Ed è forse per questo che i dipinti di Perugino vengono risparmiati dai roghi di Savonarola, il frate che prende il potere a Firenze alla metà degli anni ’90 del Quattrocento. Perugino passa indenne anche dalla tempesta di Savonarola: la sua costanza nella pittura e l’impermeabilità del carattere gli permettono di realizzare quadri devozionali di straordinaria bellezza e armonia che vengono presi a modello da moltissimi pittori a lui successivi. 

Un fenomeno di proporzioni paragonabili solo a quanto accaduto, prima di lui, con l’arte di Giotto. Ma i tempi cambiano e ad inizio ‘500 si fanno strada grandi geni dell’arte come Raffaello, Leonardo e Michelangelo. Le loro invenzioni oscurano la fama del Perugino che, negli ultimi 20 anni della sua lunga vita, è costretto a ritirarsi nella sua Umbria dove dipinge capolavori come “L’Adorazione dei Magi” di Città della Pieve e “Il Martirio di San Sebastiano” di Panicale. Muore di peste nel 1523 a Fontignano, con il pennello ancora in mano. Dopo la sua morte, il genio e l’importanza del Perugino vengono adombrati, dimenticati, travisati. Ma nessuna cattiva lettura può sminuire sua pittura che è ancora in grado di trasmetterci tutta la sua forza e la sua purezza. 

L’obiettivo del documentario sarà proprio quello di ridare a Perugino il giusto posto nella storia nell’arte, mettendone in luce le novità, i meriti, il carattere, a 500 anni esatti dalla sua scomparsa. Il documentario approfondirà da vicino anche l’allestimento delle due sale interamente dedicate all’artista alla Galleria Nazionale dell’Umbria, raccontando, tra le altre cose, il restauro di alcune delle sue opere.

Così, grazie a riprese suggestive e all’intervento di esperti come il Direttore Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini, il Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, la professoressa di Storia dell’architettura presso l’Università di Firenze Emanuela Ferretti, il Geografo all’Università di Bologna Franco Farinelli, la storica dell’arte della Galleria Nazionale dell’Umbria Veruska Picchiarelli, lo storico Franco Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni, Perugino. Rinascimento Immortale metterà in luce le peculiarità dell’artista e il suo fondamentale all’interno della storia del Rinascimento. 

Un viaggio attraverso l’Italia alla scoperta dei grandi capolavori: dagli affreschi della Cappella Sistina alle due sale a lui interamente dedicate alla Galleria Nazionale dell’Umbria, dal Collegio del Cambio all’Archivio di Stato di Perugia, dalla Biblioteca Augusta alla Cappella San Severo a Cerqueto, e ancora l’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi e la Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio Città della Pieve, la Chiesa San Sebastiano a Panicale, la Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, la Galleria Palatina, gli Uffizi, Museo Galileo Galilei, Cenacolo del Fuligno, Liceo Michelangiolo, Archivio di Stato di Firenze, Biblioteca San Marco a Firenze e la Pinacoteca di Bologna.

Consumi, bevande a basso o nullo tenore alcolico: un mercato in grande crescita, ma serve una normativa UE

Pubblicato uno studio su vino, birra e bevande alcoliche a basso tasso o zero-alcol. Attenzione alla salute e nuovi stili di vita trainano un mercato già decollato per la birra e in grande espansione per le altre tipologie. Francia, Spagna e Germania guidano i consumi UE, ma l’Italia rincorre. Al vaglio una normativa comunitaria che faccia chiarezza, soprattutto in termini di etichettatura. 




Areté – azienda italiana specializzata nella valutazione di politiche per il settore agroalimentare – ha condotto per la Commissione UE uno studio, ora pubblico, sul mercato delle bevande “low/no alcohol”, che si posizionano come alternative a bassa (o nulla) gradazione alcolica delle bevande alcoliche classiche. Dalla più diffusa birra analcolica, al vino dealcolizzato, alle alternative che imitano gin e whiskey: il mercato mondiale è in evoluzione.  

Un mercato emergente in Europa e nel mondo

Negli ultimi anni è aumentata in molti paesi del mondo l'offerta di bevande senza alcol o con ridotto tenore alcolico, vendute e pubblicizzate come in grado di replicare l’esperienza di consumo di birra, vino e superalcolici, per chi non può o non vuole bere la versione alcolica “classica”. Mentre il mercato delle birre analcoliche o a bassa gradazione è già piuttosto consolidato nella maggior parte degli Stati UE, quello degli altri prodotti “low/no alcohol” è solo agli inizi del suo sviluppo. Un mercato che Areté ha stimato per l’UE in circa 2,5 miliardi di litri e 7,5 miliardi di euro, in gran parte coperto dalla birra. La parte “vino” si attesta a 322 milioni di euro e quella degli alcoli – distillati e liquori senza alcol – a circa 168 milioni di euro.

Tra i paesi UE che trainano il mercato vi sono Francia, Spagna, Germania e Belgio (in totale, 84% del mercato UE per i superalcolici e 91% del mercato UE dei vini aromatizzati “low/no”), mentre fuori dall’UE mercati vivaci sono soprattutto quello australiano e quello USA, con un valore stimato rispettivamente di circa 2 miliardi e 1 miliardo di euro ciascuno. Se la birra è di gran lunga il prodotto più venduto, in alcuni paesi sta avanzando anche il consumo di vini dealcolizzati e versioni a gradazione ridotta dei distillati più diffusi. Ciò è vero, ad esempio, in Francia - dove il vino a basso tenore di alcol ha raggiunto nel 2021 un valore di mercato stimato a 166 milioni di euro - e nel Regno Unito, primo mercato per le alternative “low/no alcohol” ai superalcolici, con vendite per 98 milioni di euro.

Se in valore assoluto questo segmento rappresenta ancora una nicchia di mercato, in genere contribuendo a meno dell’1% del rispettivo mercato di riferimento (anche qui, con l’eccezione della birra), è notevole la crescita rilevata negli ultimi anni per questa tipologia di prodotti (+18% CAGR a valore 2019-2021 per distillati e liquori “low/no”), in un quadro di generale stabilizzazione o riduzione dei consumi di bevande alcoliche.

E in Italia?

In Italia il mercato delle alternative “low/no alcohol” sta muovendo i primi passi e pare meno sviluppato rispetto ad altri paesi, in cui è già piuttosto comune trovare vini dealcolizzati o alternative analcoliche al gin tra gli scaffali dei supermercati. Lo studio Areté stima in circa 8 milioni di euro il mercato italiano delle bevande “low/no” alternative ai superalcolici nel 2021 (lo 0,1% del totale della categoria), a fronte dei 78 milioni di euro del mercato francese. Cifre ancora più ridotte per i vini aromatizzati, rappresentati principalmente dalle alternative al Vermouth, con vendite stimate in meno di un milione di euro. Se la cava un po’ meglio il vino (parzialmente) dealcolizzato, con un mercato nazionale stimato di circa 30 milioni di euro, nettamente in rincorsa rispetto a Francia (166 milioni) e Germania (69 milioni).

I dati Euromonitor International analizzati da Areté per lo studio fanno però intravedere previsioni di forte crescita nei prossimi anni (+23% di tasso di crescita medio annuo 2021-2026 per i superalcolici “low/no”), in linea con le aspettative di molti operatori, che vedono in questo mercato un grande potenziale per raggiungere nuove categorie di consumatori (si pensi ad esempio a chi non beve alcolici per motivi religiosi) ed allinearsi a trend di consumo ormai consolidati (quali la preferenza per prodotti più salutari).

Il punto di vista dei consumatori

Grande spazio nello studio anche all’esperienza e alle aspettative dei consumatori, raccolte grazie ad una indagine ad hoc effettuata su oltre 5.500 rispondenti in 15 paesi UE.

Mentre la birra analcolica o a bassa gradazione è ormai familiare alla maggior parte dei consumatori, nei confronti delle versioni “low/no alcohol” di altri alcolici quali il vino o i distillati, lo scetticismo era prevalente fino a poco tempo fa, anche a causa della bassa qualità percepita di queste bevande. Questa iniziale diffidenza pare però aver stimolato gli investimenti da parte dei produttori verso un miglioramento della qualità organolettica tramite lo sviluppo di nuove tecniche produttive dirette ad aumentare la somiglianza di queste bevande alle controparti alcoliche. Di conseguenza, il 59% dei consumatori dell'UE dichiara attualmente un atteggiamento generalmente positivo, di curiosità, nei confronti di queste bevande in quasi tutti i principali mercati europei, mentre solo il 6% ha riferito una reazione negativa.   

Insieme ai benefici per la salute (ai primi posti per il 31% dei rispondenti), la qualità del prodotto è considerato l'aspetto più importante, nonché il principale obiettivo degli investimenti e della ricerca dei produttori. Una bassa qualità percepita e la marcata differenza di sapore rispetto alla corrispondente bevanda alcolica, sono citate come fattori atti a scoraggiare il consumo per il 25%-30% dei consumatori interpellati (in media). Gli under 35, in particolare, paiono più attenti a stili di vita sani e sono generalmente più inclini a provare prodotti nuovi (per esempio versioni “low/no” dei distillati o dei vini aromatizzati) discostandosi dalla tradizione, mentre tra i consumatori più adulti la birra analcolica/ a bassa gradazione è il prodotto che suscita maggior interesse.

La normativa

Uno degli aspetti critici, con impatti anche sugli andamenti di mercato, è la normativa. Ad oggi non esiste una definizione legale di "bevanda alcolica" nella legislazione alimentare dell'UE e il quadro normativo per i prodotti di questa categoria può variare in modo significativo da un Paese all’altro e tra prodotti diversi, così come la possibilità di commercializzare versioni alcohol free o a ridotta gradazione alcolica. Queste differenze diventano particolarmente evidenti soprattutto in tema di etichettatura e di denominazioni di vendita autorizzate: mentre la possibilità di produrre (e commercializzare come tali) vini dealcolizzati è stata introdotta dalla più recente riforma PAC del 2021, ad oggi è vietato etichettare come gin, vodka o whiskey bevande che ne imitano il sapore ma che hanno un tenore alcolico ridotto. Grande attenzione viene data nello studio proprio al tema dell’etichettatura, sul quale sarà necessario lavorare per garantire maggior chiarezza a consumatori e operatori, senza trascurare le istanze di chi vuole tutelare le produzioni tradizionali di bevande alcoliche, per le quali l’Europa è celebre in tutto il mondo.

In conclusione

“Guardando all’UE nel suo complesso – spiega Enrica Gentile, Project Manager per il progetto UE - il mercato delle bevande “low/no alcohol” diverse dalla birra è ancora in una fase iniziale di sviluppo in tutti i paesi membri, e le relative dinamiche sono ancora in grande evoluzione, ma le attese per i prossimi anni sono di crescite complessive a due cifre, in particolare per vino e alcoli. In questo contesto, sono di grande importanza l’innovazione tecnologica e di prodotto, ma anche la possibilità di avere un quadro normativo chiaro, a beneficio di consumatori e operatori”.

L’etichettatura di queste bevande pare essere lo snodo centrale della discussione, tema sul quale l’Unione Europea può avere diversi strumenti di intervento, ad esempio fornendo regole comuni per l’uso di locuzioni quali “analcolico” o “a bassa gradazione” nella comunicazione di prodotto e cercando (assieme ai diversi portatori di interessi) soluzioni efficaci per descrivere queste bevande.

mercoledì 29 marzo 2023

Gesualdo Project, alla Sapienza di scena i Tenebrae Responsoria con la Compagnia del Madrigale

Dopo l’eccezionale successo riscontrato dall’esecuzione integrale dei Madrigali di Carlo Gesualdo proposta negli anni scorsi, il Gesualdo Project prosegue il viaggio nell’opera polifonica del più moderno dei polifonisti rinascimentali, soffermandosi sulla produzione sacra. 




Nella settimana precedente quella di Pasqua, sabato 1° aprile alle ore 17.30 in Aula Magna, l’Istituzione Universitaria dei Concerti coglie l’occasione e propone al suo pubblico i Tenebrae Responsoria, la raccolta per l’Ufficio delle Tenebre della Settimana Santa, di cui si ascolterà la parte relativa al Giovedì Santo nell’esecuzione de La Compagnia del Madrigale, il più accreditato gruppo italiano in questo particolare repertorio, le cui registrazioni discografiche hanno più volte ottenuto i maggiori riconoscimenti della critica specializzata (Diapason d’Or, Choc de la Musique, Editor’s Choise di Gramophone, Record Academy Award). 

Nell’Italia del primo Seicento processioni, sacre rappresentazioni, celebrazioni dedicate ai santi e alla beata Vergine occupano una posizione centrale nei riti religiosi. Per il cristianesimo la Pasqua è la festa delle feste e la Settimana Santa che la precede occupa nella sequenza dei tempi liturgici un posto di primo piano per numero, importanza e antichità dei riti. Dobbiamo tenere in considerazione questo - ci raccontano i membri de La Compagnia del Madrigale -  per valutare il significato della pubblicazione dei Responsoria (1611) di Carlo Gesualdo, principe di Venosa. Un’opera straordinaria in cui i segni di un modernissimo soggettivismo dei procedimenti musicali s’innesta, in una cornice liturgica di veneranda antichità. 

Questa infatti è una raccolta di musica sacra diversa da tutte le altre. Infatti lo stile del compositore, caratterizzato da ricerche armoniche e contrappuntistiche dense di artifici non trova riscontri in nessun’altra raccolta analoga. 

In quest'opera Gesualdo realizza una sintesi di tutte le abilità acquisite nel madrigale, per dare vita ad una rappresentazione di stupefacente intensità della Passione, dimostrando una profonda partecipazione emotiva alle sofferenze di Cristo fino all’immedesimazione. Fonte di ispirazione sono certamente la sua travagliata vicenda umana e la sua religiosità, accresciuta negli ultimi anni della sua esistenza. 

Se nell’ambito della musica sacra di Gesualdo i Responsoria rappresentano un vertice assoluto di sperimentalismo madrigalesco, tale da trascendere le più radicate tradizioni proprie del repertorio liturgico, ciò si deve, almeno in parte, alla natura stessa dei testi dei responsori, carichi di immagini forti e spesso articolati come discorsi in prima persona, formati dalle parole del Redentore o anche di un salmista o di un profeta intesi quali ‘figure’ del Cristo. 

In generale, più è enfatizzato l’«Io» sacro, più si accende la fantasia del compositore. Nei Responsoria di Gesualdo ritroviamo così la dimensione ‘arcaica’ della festa, la dimensione ‘moderna’ dell’interpretazione personale e soggettiva, ma anche quell’intima tensione verso la speranza che è propria di ogni epoca della storia umana.

La Compagnia del Madrigale, fondata nel 2008 da Rossana Bertini, Giuseppe Maletto, e Daniele Carnovich, è attualmente il più accreditato gruppo madrigalistico a livello internazionale.

La Compagnia del Madrigale si esibisce in importanti festival tra cui: MiTo, Ravenna Festival, Schwetzinger SWR Festspiele, Musikfest Bremen, Festival Oude Muziek Utrecht, Muziekgebouw Amsterdam, la Wigmore Hall di Londra, la Philharmonie di Colonia ed Essen, la Victoria Hall di Ginevra, il Musée d’Orsay di Parigi, Sala Accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, e ha al suo attivo prestigiose collaborazioni con Skip Sempé, Diego Fasolis e con il Pomo dOro.

La Compagnia del Madrigale incide per Glossa e Arcana, e ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui Grammophone Award 2014, Diapason d’Or de l’Année 2013, Preis der deutschen Schallplattenkritik, Japan Record Academy Award 2017, Choc di Classica, Cd of the Week del Sunday Times, Choral & Song Choice di BBC Music Magazine, Amadeus Premio del disco 2015. 

venerdì 24 marzo 2023

Dantedì, il Medioevo ai Musei del Bargello. Il programma

Dante e non solo: in occasione del Dantedì, che ricorre il 25 marzo, i Musei del Bargello propongono ai visitatori un programma dedicato al Medioevo, con un ricco programma di visite guidate.




Visite guidate tematiche e conferenza sulla trecentesca Coperta Guicciaridini. Dalle visite guidate tematiche al Museo Nazionale del Bargello, Museo di Palazzo Davanzati e Casa Martelli, alla lezione del professore di UNIPA Francesco Carapezza, dedicata alle storie di Tristano ricamate sulla trecentesca Coperta Guicciardini. In occasione del Dantedì, che ricorre domani il 25 marzo, i Musei del Bargello propongono ai visitatori un programma dedicato al Medioevo, con un ricco programma di visite guidate – al Museo Nazionale del Bargello, a Palazzo Davanzati e al Museo di Casa Martelli – legate a doppio filo con le vicende e la fortuna del Sommo Poeta insieme ad una lezione del professor Francesco Carapezza dedicata alle storie di Tristano ricamate sulla preziosa Coperta Guicciardini, conservata a Palazzo Davanzati.

Si parte dal Museo Nazionale del Bargello, luogo dantesco per eccellenza a Firenze, che il 25 marzo ospiterà “Le tracce del Poeta nella storia del Palazzo”, doppia visita guidata tematica (in programma alle 15 e alle 17, gratuita per tutti i visitatori in possesso del biglietto d’ingresso) nei tempi e luoghi dell’Alighieri, ripercorrendo l'eredità dantesca nella storia dell’antico Palazzo del Podestà. È qui infatti, nella Sala dell’Udienza (oggi Salone di Donatello) che il 10 marzo 1302, il sommo poeta venne condannato all’esilio e a morte semmai fosse rientrato a Firenze; nell’attigua Cappella del Podestà, solo pochi anni dopo (tra il 1333 e il 1337), Giotto, con la sua scuola, impostava il suo ultimo capolavoro pittorico, e ritraeva per la prima volta il volto di Dante, includendolo tra le schiere degli eletti nel Paradiso. Proprio attorno a questo ritratto, la prima effigie nota del padre della lingua italiana, si delinea così quel processo di costruzione della memoria che permetterà a Firenze di riappropriarsi dell’opera e della figura di Dante e che porterà il Bargello a diventare il primo museo nazionale dell’Italia unita nel 1865.

Al Museo di Palazzo Davanzati, rara testimonianza di casa torre trecentesca, alle 14:15 e alle 16:15 i visitatori (in possesso del biglietto d’ingresso) potranno partecipare gratuitamente a “La Fama di Dante nei Trionfi dello Scheggia”, visita che  - dopo una breve introduzione alla figura di Dante ed al contesto dell'operosa Firenze di fine Duecento che l'ospitò - accompagnerà  il pubblico nella Sala delle Impannate, dove sarà possibile osservare nel dettaglio i Trionfi dello Scheggia, nei quali Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia, fratello di Masaccio, ritrae, a più di un secolo di distanza dalla morte, il volto del Sommo Poeta, testimonianza della sua fortuna e dell'influenza che ebbe sui posteri. 

Appuntamento sempre al Museo di Palazzo Davanzati (ingresso libero fino a esaurimento posti) alle ore 16 con “Comu Tristainu vai nella isola per cumbactiri locu. Storie di Tristano tra Sicilia e Toscana nel tardo Trecento”, incontro durante il quale Francesco Carapezza, ordinario di filologia e linguistica romanza dell’Università di Palermo, introdotto dal direttore dei Musei del Bargello Paola D’Agostino, approfondirà la storia delle coperte Guicciardini, conservate una a Firenze a Palazzo Davanzati e l’altra al Victoria & Albert Museum di Londra, spiegando come queste costituiscano una preziosa testimonianza della fortuna delle storie tristaniane in Italia nel tardo Medioevo. Dalla Toscana e probabilmente da Firenze, infatti, proviene la fonte letteraria dalla quale furono tratte le ventidue scene ricamate sulle due coperte, prodotte in Sicilia sul finire del Trecento, e destinate forse a due “letti paralleli” di casa Guicciardini.

Infine le tracce della fama del Sommo Poeta saranno illustrate anche al Museo di Casa Martelli dove, durante le visite guidate in programma alle 9, alle 10, alle 11 e alle 12 (ingresso gratuito) i visitatori potranno alzare gli occhi e apprezzare “In cielo con Dante”, approfondimento che – all’interno della Sala dei poeti – indirizzerà lo sguardo verso gli affreschi settecenteschi di Tommaso Gherardini che vedono ritratto l’Alighieri insieme a Boccaccio e Petrarca.

Caracalla Festival 2023: il nuovo cartellone estivo del Teatro dell'Opera

Opera, danza, cinema, teatro, grande musica sinfonica, jazz e pop. Il cartellone estivo dell’Opera di Roma diventa un festival: il Caracalla Festival 2023, con 50 serate dal 30 maggio al 10 agosto. 




Si amplia l’offerta del Caracalla Festival 2023 ma aumentano anche gli spazi: alla consueta arena da 4.500 posti, il Teatro Grande a ridosso delle antiche Terme, si aggiunge il Teatro del Portico, nell’area del cosiddetto tempio di Giove, adatto ad accogliere nuovi e differenti generi.

Molti i grandi artisti coinvolti: Myung-Whun Chung per la sinfonica; i registi Damiano Michieletto e Lorenzo Mariani per l’opera; Roberto Bolle e Jacopo Tissi per la danza, oltre naturalmente al Corpo di Ballo della Fondazione capitolina diretto da Eleonora Abbagnato; Moni Ovadia per il teatro; Stefano Di Battista, Giovanni e Matteo Cutello per il jazz; tra gli artisti del pop Antonello Venditti e Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia con Danilo Rea, Andrea Bocelli e, per la prima volta a Caracalla, Zucchero, i Negramaro e Massimo Ranieri.

Caracalla Festival 2023 e tutte le attività della Fondazione sono rese possibili grazie alla collaborazione con i nostri Soci Privati Camera di Commercio di Roma e ACEA. Così come è fondamentale l’apporto di aziende che da anni – o anche più di recente – hanno scelto di sostenere le nostre attività in qualità di Mecenati e Sponsor: Banca del Fucino, Terna, BMW Roma e Aeroporti di Roma.

«Dopo l’eccezionale esperienza della scorsa estate, ricca di entusiasmo e di una straordinaria affluenza di pubblico con oltre 110mila spettatori, – dichiara Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma e Presidente della Fondazione – il Teatro dell’Opera di Roma torna a proporre per l’Estate Romana un programma di spettacoli di altissima qualità, un cartellone ancora più ricco e variegato per un palcoscenico unico al mondo qual è Caracalla. Grazie alla continua ricerca che l’Opera di Roma prosegue con passione in ambito culturale nasce, d’intesa con la Soprintendenza Speciale di Roma, il Caracalla Festival 2023 un vero e proprio concentrato di arte e di emozioni, un contenitore di atmosfere e suggestioni per indimenticabili serate estive per migliaia di giovani e turisti, di romane e romani che con la loro numerosa presenza confermano quanto sia grande il desiderio di vivere momenti di assoluta bellezza e intensità. Un Festival che amplia la sua offerta e i suoi spazi per nuove esperienze e condivisioni culturali uniche. Il mio ringraziamento a tutta la Fondazione: dal Sovrintendente all’Orchestra e al Corpo di Ballo, dal Coro ai Tecnici. Un ringraziamento anche alla Soprintendente Speciale di Roma Daniela Porro per l’ospitalità».

«Il Teatro dell’Opera di Roma torna a Caracalla per la seconda volta dopo la pandemia e dopo lo straordinario successo della scorsa estate – dichiara Francesco Giambrone, Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – e quest’anno lo fa con l’obiettivo di realizzare un Festival interdisciplinare basato sull’accostamento di generi che vedrà impegnati tutti i complessi artistici della Fondazione, Orchestra, Coro, Corpo di Ballo e Tecnici in 50 serate con un programma che per tanti versi è dedicato a Giuseppe Verdi, interpretando così un sentimento che sta attraversando tutto il Paese grazie al progetto ‘VIVA Verdi’. Nell’ottica del Festival, la stretta e preziosa collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma e la direzione delle Terme di Caracalla aggiunge uno spazio in più rispetto a quello tradizionale del Teatro Grande che permetterà a tantissime romane e romani e ai turisti di godere di un’area che da anni non era fruibile. In questo spazio, che abbiamo chiamato Teatro del Portico, presenteremo una sorta di rassegna off dedicata al cinema, al jazz, al teatro, ai nuovi talenti con le esibizioni degli artisti di “Fabbrica”, degli allievi della Scuola di Danza e della Scuola di Canto Corale e anche uno spazio dedicato ai bambini».

«Siamo felici di ospitare ancora una volta alle Terme di Caracalla una delle proposte estive di opera, balletto e altri generi musicali tra le più rinomate al mondo – dichiara Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma –, dando anche un nostro contributo con un omaggio alla fotografa Letizia Battaglia, realizzato in collaborazione con Electa in due ambienti prossimi alla palestra occidentale che verranno aperti per la prima volta al pubblico. Al centro del programma per la prossima estate, organizzato dall’Opera di Roma d’intesa con la Soprintendenza, oltre ai concerti e alla danza, c’è la figura di Giuseppe Verdi con due opere accompagnate da diverse iniziative. Una nuova pagina del Festival che si terrà in un ulteriore spazio fuori dal circuito di visita da decenni: davanti al cosiddetto tempio di Giove, portico in prossimità del recinto delle Terme, dedicato in antico alle attività culturali, che sarà valorizzato per l’occasione con un’illuminazione ad hoc. La collaborazione con il Teatro dell’Opera accresce l’offerta culturale alla città, amplificando l’interesse per questo magnifico monumento della Roma imperiale».

INAUGURAZIONE

Al di là della proposta di musica pop, che prende il via il 30 maggio, il cartellone si inaugura con la prima proiezione mondiale della versione restaurata di The Great Dictator (Il grande dittatore) di Charlie Chaplin con le musiche eseguite dall’Orchestra del Teatro, venerdì 23 giugno alle 21.30. Ultimo capitolo del progetto nato nel 1999 che intende mettere in scena tutti i film di Chaplin con l’esecuzione dal vivo della colonna sonora, la pellicola del celebre capolavoro è stata oggetto di restauro da parte della Cineteca Nazionale di Bologna, mentre Timothy Brock, direttore musicale della “Association Chaplin”, ha restaurato la partitura originale con le musiche composte da Charlie Chaplin e Meredith Willson. Tra queste anche quelle per la celeberrima scena della danza con il mappamondo di Adenoid Hynkel su musiche dal Lohengrin di Wagner, e quelle che accompagnano l’episodio del barbiere ebreo sulle Danze ungheresi di Brahms. Sul podio dell’Orchestra dell’Opera di Roma è impegnato Timothy Brock, che ha curato tutte le ricostruzioni delle partiture dei suoi film, in collaborazione con l’Association Chaplin di Parigi. «La Cineteca di Bologna – dichiara Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca e presidente del festival del cinema di Roma – lavora da quasi 25 anni sull’opera di Charlie Chaplin. Un progetto enorme, che non è solo sinonimo del lavoro di catalogazione e digitalizzazione dell’archivio o del restauro di una filmografia di soli capolavori: il Progetto Chaplin fa rivivere il suo cinema nel mondo contemporaneo e lo fa conoscere alle nuove generazioni. Occasioni particolarmente speciali sono naturalmente quelle in cui la musica – dello stesso Chaplin – accompagna le immagini, dando vita a uno spettacolo di coinvolgimento assoluto. Chaplin arriva quindi in quel luogo magico che sono le Terme di Caracalla, con Il grande dittatore, uno dei momenti più alti della sua Arte e della Storia del cinema, un film che è nella Storia, ma che parla anche a noi cittadini del XXI secolo».

OPERA

Nell’anno di ‘VIVA Verdi’, il progetto voluto dal Ministero della Cultura per la salvaguardia, promozione e valorizzazione di Villa Verdi, la casa-museo del compositore a Sant’Agata di Villanova sull’Arda, sono in programma due capolavori della cosiddetta trilogia popolare. E se il Caracalla Festival 2023 è incentrato su Verdi, l’edizione del 2024 sarà invece dedicata a Puccini, in omaggio al centenario della sua scomparsa.

Dal 21 luglio al 9 agosto torna in scena La traviata di Giuseppe Verdi nell’allestimento firmato nel 2018 da Lorenzo Mariani che ambienta la vicenda parigina, tratta da La dame aux camélias di Dumas figlio, negli anni Sessanta della Dolce vita, omaggiando la Roma di Federico Fellini. Sul podio sale Paolo Arrivabeni. In scena Francesca Dotto, già più volte interprete di Violetta all’Opera di Roma; Christopher Maltman e Marco Caria, nei panni di Giorgio Germont; Giovanni Sala e Alessandro Scotto di Luzio come Alfredo Germont.

Dalla Dolce vita alla malavita, con il secondo capolavoro verdiano, Rigoletto, proposto dal 3 al 10 agosto nell’allestimento firmato da Damiano Michieletto che lo ambienta in un immaginario mondo criminale. Creato per l’Opera di Roma, è andato in scena nell’estate del 2020 al Circo Massimo, dopo i mesi di chiusura dei teatri a causa della pandemia. Il regista veneto ripensa ora il suo progetto per un diverso spazio all’aperto, quello di Caracalla. Sul podio sale Riccardo Frizza, mentre interpreti principali sono Roberto Frontali, già Rigoletto nel 2020 al Circo Massimo, Nina Minasyan (Gilda), Piero Pretti (Duca di Mantova), oltre a Martina Belli e Riccardo Zanellato che tornano come nel 2020 rispettivamente nei panni di Maddalena e di Sparafucile.

Sia in Traviata sia in Rigoletto è protagonista anche il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Ciro Visco.

Spazio anche i giovani talenti della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma e di “Fabbrica”, lo Young Artist Program del Teatro diretto da Lorenzo Amato. Due appuntamenti al Teatro del Portico: mercoledì 12 luglio alle 19 il Concerto del Coro Preparatorio e della Schola Cantorum, mentre lunedì 17 luglio alle 21 è in scena Ricostruzione 1.0: una fantasia onirica su musiche di Mozart, Rossini, Bellini e Puccini, serata completamente affidata a “Fabbrica”.

BALLETTO

La proposta di danza si apre con Strictly Gershwin, un musical gioioso e travolgente che vede protagonisti étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, diretti da Eleonora Abbagnato. Lo spettacolo del coreografo e regista Derek Deane, diretto da Michael England e con il pianista Alessandro Taverna come solista, è un tributo a George Gershwin e alla sua musica, che ha saputo raccontare speranze e umori di un’intera generazione nei fantastici anni Trenta, con Ginger Rogers, Fred Astaire e il glamour della Golden Age. Tra frammenti della Rhapsody in Blue e altri da An American in Paris, passando per l’immortale Summertime, si alternano momenti di danza dall’impianto classico e moderno, con il tip tap e atmosfere da ballroom. Il tutto in un impianto scenico colossale, che vede danzatori, musicisti e cantanti riuniti sullo stesso palco. Impreziosisce la serata la collaborazione con l’azienda Laura Biagiotti per l’ideazione e la realizzazione dei costumi.

Ancora grande danza con le tradizionali serate di Roberto Bolle and Friends, in tutto tre dall’11 al 13 luglio, e con il Gran Gala che vede protagoniste le stelle ospiti Maia Makhateli e Jacopo Tissi accompagnati dalle étoiles Alessandra Amato, Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Alessio Rezza e i primi ballerini Claudio Cocino e Michele Satriano, solisti e Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. Sul podio dell’Orchestra della Fondazione sale Alvise Casellati.

Il 23 luglio alle 19, al Teatro del Portico, la Scuola di Danza dell’Opera è protagonista con due titoli: una suite da Raymonda di Marius Petipa ripresa da Ofelia Gonzalez e Pablo Moret e Il carnevale degli animali di Davide Bombana.

SINFONICA

La proposta sinfonica è rappresentata da un capolavoro: la Sinfonia n. 9 di Beethoven. Domenica 9 luglio alle 21 lo dirige un sommo interprete come Myung-Whun Chung, alla sua prima volta a Caracalla con l’Orchestra e il Coro del Teatro, diretto da Ciro Visco, e le voci soliste di Olga Bezsmertna, Sara Mingardo, Giovanni Sala e Roberto Tagliavini.

TEATRO

Due gli spettacoli teatrali, anche questi ospitati nello spazio del Teatro del Portico: Gli occhiali di Šostakovič di Valerio Cappelli, che cura anche la regia, mercoledì 5 e giovedì 6 luglio alle 21, dedicato al grande compositore russo, interpretato da Moni Ovadia con proiezioni e musiche eseguite dal vivo. Martedì 18 e mercoledì 19 luglio alle 19 invece la lettura e il commento di Valerio Magrelli de Le metamorfosi di Ovidio.

CINEMA

A Giuseppe Verdi è dedicata anche la rassegna cinematografica che riporta alla luce film poco conosciuti ispirati alla figura e alle opere del grande compositore. Dal 26 giugno al 3 luglio al Teatro del Portico sono in programma tre serate con la proiezione di Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria di Giuseppe De Liguoro, Macbeth Neo Film Opera di Daniele Campea, Sulle orme di Verdi e La terra del melodramma di Luciano Emmer, La traviata di Franco Enriquez, e Il trovatore di Carmine Gallone. Inizio proiezioni ore 21.15.

JAZZ

Per il jazz sono in cartellone lo Stefano Di Battista Quartet, lunedì 31 luglio alle 21, con “Morricone stories jazz”; tre concerti-aperitivo pensati per essere seguiti anche dagli spettatori dell’opera in scena la sera stessa, il 2, 4 e 6 agosto, con inizio alle 19; una serata con i Fratelli Cutello dal titolo “New generation”, lunedì 7 agosto alle 21. Tutti gli appuntamenti si terranno al Teatro del Portico.

POP

Gli immancabili appuntamenti con la musica pop iniziano già dal 30 maggio. Sul palcoscenico del Teatro Grande si esibiscono Zucchero il 30, 31 maggio, 2, 3 giugno, Fiorella Mannoia e Danilo Rea il 1° giugno, Venditti-De Gregori il 5, 7, 8 e 15 giugno, Andrea Bocelli il 10 giugno, i Negramaro il 13, 14 e 16 giugno e Massimo Ranieri il 24 luglio, sempre alle 21.

MOSTRA FOTOGRAFICA

Le Terme di Caracalla rendono omaggio alla grande fotografa Letizia Battaglia attraverso una mostra di scatti e documenti del suo lavoro coraggioso e caparbio, dagli albori della sua carriera tra Milano e Palermo fino all’ultima produzione, prima della sua scomparsa avvenuta il 13 aprile del 2022. Promossa dalla Soprintendenza Speciale per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio in collaborazione con Electa e con la partecipazione dell’Archivio Battaglia, la mostra si svolgerà tra maggio e ottobre negli ambienti appena restaurati adiacenti alla palestra occidentale, che verranno aperti al pubblico per la prima volta. Il prezioso omaggio, idealmente connesso all’anniversario dei trent’anni dell’attentato mafioso di San Giorgio al Velabro, sarà accompagnato da una serie di incontri nell’ambito del programma estivo promosso dal Teatro dell’Opera di Roma e dalla Soprintendenza.

COLLABORAZIONI ISTITUZIONALI

La creazione di un Festival comporta l’interazione di un ampio numero di forze, e per il Caracalla Festival 2023 si allarga ulteriormente la rete d’importanti collaborazioni istituzionali dell’Opera di Roma: prima fra tutte quella Soprintendenza Speciale di Roma e poi con Association Chaplin di Parigi, Cineteca Nazionale di Bologna, Centro Sperimentale di Cinematografia, Rai Com, Ravenna Festival, Festival Puccini di Torre del Lago, Teatro La Fenice di Venezia, Casa del Jazz, Friends & Partners.

Da giovedì 23 marzo presso il botteghino del Teatro dell’Opera di Roma e su Ticketone in vendita i biglietti per i seguenti spettacoli: The Great Dictator, Strictly Gershwin, Sinfonia n.9, Roberto Bolle and Friends, La traviata, Gran Gala di Danza, Rigoletto.

lunedì 20 marzo 2023

Roma Convention Center La Nuvola, Adam's Passion: lo spettacolo teatrale di Robert Wilson in collaborazione con il grande Arvo Pärt

Arriva per la prima volta in Italia Adam's Passion, lo spettacolo teatrale ideato nel 2015 da Robert Wilson in collaborazione con il grande compositore estone Arvo Pärt. Protagonisti Lucinda Childs e Michalis Theophanus. A dirigere l'orchestra e il coro Tõnu Kaljuste.




Il 31 marzo e il 1° aprile al Roma Convention Center La Nuvola la prima italiana dinAdam's Passion alla Nuvola in una coproduzione tra Opera di Roma e EUR SpA. Il lavoro si rifà all’idea di “opera d’arte totale” di Wagner e fonde insieme musica, canto, danza, movimento, luci e scenografia. A dirigere l'orchestra e il coro della fondazione lirica capitolina è impegnato Tõnu Kaljuste, grande interprete della musica di Pärt, mentre sul palcoscenico è protagonista la grande danzatrice statunitense Lucinda Childs, classe 1940, al suo debutto all'Opera di Roma. Il tutto per raccontare, con l’evocativo linguaggio di Wilson e Pärt, la vita di Adamo dopo la cacciata dall’Eden.

Come da vicenda biblica, dopo aver colto il frutto dell’albero della conoscenza, Adamo viene scacciato dall’Eden. Lasciato a se stesso in una terra desolata, riceve alcune visioni che gli mostrano i futuri orrori commessi e subiti dagli uomini. Sono le conseguenze della caduta da lui provocata. Ad Adamo non resterà altro che supplicare l'amore ed il perdono di Dio.

Adam's Passion è stato rappresentato per la prima volta il 12 maggio 2015 al Noblessner Foundry di Tallin, in Estonia, con l'orchestra e il coro da camera della città diretti da Tõnu Kaljuste, una produzione originale di Eesti Kontsert e Change Performing Arts.

Successivamente è stato ripreso in Germania, alla Konzerthaus di Berlino, nel 2018. Sullo spettacolo è stato realizzato un documentario, trasmesso su Arte e proiettato in diversi paesi, dal Canada all'Ungheria. il progetto segna la prima collaborazione di due giganti della scena e della musica come Wilson, classe 1941, e Pärt, classe 1935. Per lo spettacolo il compositore estone, tra i più eseguiti dei nostri tempi, ha selezionato tre sue composizioni preesistenti: Adam's Lament (2009), Tabula rasa (1977) e Miserere (1989), alle quali ha aggiunto una sinfonia creata appositamente nel 2014, Sequentia, dedicata a Robert Wilson, il grande artista texano, ricercatissimo dai teatri di tutti il mondo. 

La prima rappresentazione assoluta è avvenuta in una fabbrica di sottomarini dismessa di Tallin, risalente all'epoca sovietica, e anche la messa in scena romana si avvale di uno spazio unico: il centro congressi e fieristico La Nuvola nel quartiere dell'EUR di Roma, progettato per EUR S.p.A. dal grande architetto Massimiliano Fuksas, che per la rassegna EUR Culture per Roma ospita spettacoli ed eventi culturali.

Accanto a Robert Wilson, ideatore di regia, scene e luci, hanno partecipato al progetto A. J. Weissbard per il light design, Tilman Hecker come regista collaboratore,  Serge von Arx come scenografo collaboratore, Carlos Soto per i costumi, e Konrad Kuhn per la drammaturgia. Protagonisti sul palcoscenico sono Lucinda Childs (Woman), Michalis Theophanous (Man), Endro Roosimäe (Heavy Man), Erki Laur (Another Heavy Man), Tatjana Kosmõnina (A Woman), Triin Marts (Another Woman) e Madis Kolk (Tall Man). Il coro dell'Opera di Roma è istruito da Ciro Visco.

venerdì 17 marzo 2023

Maremma, Terra del Ciliegiolo DOC e altri Ciliegioli d’Italia: al via la prima edizione

L’evento, al suo esordio e dedicato interamente al vitigno autoctono, si terrà il 7 e l’8 maggio alla Fortezza Orsini di Sorano (GR) e vedrà la presenza di banchi d’assaggio, dove sarà possibile degustare il Ciliegiolo di Maremma e di altre parti d’Italia.




Domenica 7 e lunedì 8 maggio appuntamento alla Fortezza Orsini di Sorano in provincia di Grosseto, per una rassegna senza precedenti. Il Ciliegiolo di Maremma e altri Ciliegioli d’Italia saranno presentati in una due-giorni, durante la quale stampa e operatori del settore avranno la possibilità di degustare i vini delle aziende produttrici di questo speciale vitigno, che saranno a disposizione alla mescita presso banchi d’assaggio. Nella giornata di domenica, su prenotazione, è prevista una masterclass tematica. 

Dal colore rosso rubino, con leggeri riflessi violacei, con sapore e profumo caratteristici che ricordano la frutta matura, piacevole ed equilibrato, il Ciliegiolo è stato recentemente riscoperto e valorizzato, e deve il suo nome al colore dell’acino e agli aromi del vino che richiamano in modo esplicito la ciliegia.

A differenza di quanto avveniva in passato, quando veniva utilizzato per il consumo diretto o per preparare vini di pronta beva ma di poca longevità tanto che, per la maggior parte, le uve venivano vinificate in assemblaggio con altre varietà, in primis il Sangiovese, oggi è perlopiù impiegato in purezza per produrre alcuni interessantissimi vini DOC e IGT del Centro Italia.

Viene coltivato in Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Liguria e, in modo minoritario, in altre zone d’Italia. La maggiore diffusione del Ciliegiolo è comunque in Toscana, dove si contano circa 525 ettari, quasi il 60% dei quali sono concentrati in provincia di Grosseto dove danno vita a numerose etichette della DOC Maremma Toscana Ciliegiolo.

Il Ciliegiolo ha sicuramente una forte sensibilità al terroir per cui è di fondamentale importanza piantarlo sui terreni adeguati al risultato enologico che si vuole ottenere. Da questo punto di vista la Maremma grossetana rappresenta una delle aree più interessanti - se non la più interessante - per questa varietà, così come interpretazioni importanti si trovano in Umbria tra l'Orvietano e i Colli Amerini, nell'Alto Lazio e in alcune aree delle Marche. 

L’iniziativa è organizzata dal Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana e dai delegati FISAR sul territorio, con il patrocinio del Comune di Sorano.

lunedì 13 marzo 2023

Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale, la mostra al Museo e Real Bosco di Capodimonte

 Dal 13 marzo al 25 giugno 2023 la mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale, presso il Museo e Real Bosco di Capodimonte. Torna a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello.



Inaugurata oggi al Museo e Real Bosco di Capodimonte la mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale a cura del prof. Riccardo Naldi, docente di Storia dell’arte moderna all’Università L’Orientale di Napoli e del prof. Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. 

Il progetto espositivo è stato realizzato in partenariato con il Museo Nacional del Prado, dove una prima versione della mostra è stata inaugurata, ottenendo un notevole successo di critica e di pubblico, il 18 ottobre 2022 con il titolo Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento.

Grazie a questa importante collaborazione, tornerà a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello. Il dipinto, destinato alla cappella della famiglia del Doce in San Domenico Maggiore a Napoli, divenne un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi a Napoli durante il Cinquecento. Asportata dai governanti spagnoli e trasferita a Madrid intorno alla metà del Seicento. La mostra è dedicata a uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio (1503-1532 circa). È il periodo che, sotto il profilo politico, vide l’estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio della Corona di Spagna; sotto il profilo culturale, il raggiungimento dell’apice della sua grande stagione umanistica, con il passaggio di consegne da Giovan Gioviano Pontano a Iacopo Sannazaro. Le novità artistiche elaborate in quegli anni da Leonardo, Michelangelo e Raffaello furono prontamente recepite e reinterpretate in modo originale in una Napoli ancora molto viva, per la quale la perdita della funzione di capitale autonoma non costituì un ostacolo allo sviluppo culturale, ma, al contrario, contribuì alla definizione di un nuovo ruolo di cinghia di trasmissione della cultura rinascimentale tra le due sponde del Mediterraneo.

La mostra propone un’ampia rassegna di opere eseguite da alcuni dei principali artisti spagnoli attivi in quegli anni a Napoli, quali Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete. Trasferitisi molto per tempo in Italia, essi sprigionarono una straordinaria originalità inventiva nel confronto con le opere eseguite dai massimi protagonisti del pieno Rinascimento italiano. Gli spagnoli divennero i protagonisti dell’eccezionale stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, sostenuta dal mecenatismo degli Ordini religiosi e dell’aristocrazia, desiderosa di lasciare una traccia indelebile della propria grandezza finanziando opere di ambiziosa magnificenza, spesso realizzate, alla maniera degli Antichi, servendosi del durevole marmo di Carrara. Tornati in patria, gli spagnoli si fecero ambasciatori di una particolare declinazione della cultura figurativa dell’alto Rinascimento, sostenuta da inventiva e capacità tecniche straordinarie, cui il passaggio della Spagna all’interno della compagine imperiale di Carlo V diede un respiro europeo.

La mostra focalizza l’attenzione su questa breve ma felicissima stagione, ponendo nel giusto rilievo l’altissima qualità delle opere e il loro carattere cosmopolita. Alla base del percorso espositivo vi è la convinzione che quella fioritura vide una strettissima connessione tra pittura e scultura. Il confronto tra le cosiddette «arti sorelle» trovò a Napoli un terreno particolarmente fertile per l’elaborazione di modelli che contribuirono al definirsi di un’autonoma scuola locale, di cui la mostra propone un’ampia selezione dei maggiori protagonisti, dai pittori Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco agli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce. Come avvenne a Roma a causa del celebre ‘Sacco’ del 1527, anche per la capitale già aragonese e poi vicereale questa ‘età dell’oro’ venne improvvisamente spezzata dal durissimo assedio francese del 1528 e dalla grave crisi politica che ne derivò.

mercoledì 8 marzo 2023

Città più verdi e aria più pulita, arriva il software per scegliere le alberature più adatte a migliorare la qualità dell’aria nelle aree urbane

Uno studio del CREA pubblicato su Atmosphere ha generato un simulatore in grado di quantificare l'anidride carbonica e gli inquinanti atmosferici rimossi dagli alberi. Le alberature con il più alto tasso di assorbimento sono il bagolaro (Celtis australis), il platano comune (Platanus x acerifolia), l'olmo siberiano (Ulmus pumila) e la quercia rossa (Quercus rubra).




Si chiama AIRTREE il modello simulatore che può diminuire il livello di inquinamento, mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorare i servizi ecosistemici, selezionando in fase di progettazione del verde pubblico,  tra le specie arboree più adatte allo specifico contesto pedoclimatico urbano, quelle più capaci di trattenere il carbonio e le polveri sottili. 

Il contesto di partenza

La pianificazione dei parchi cittadini richiede di ponderare attentamente i servizi ecosistemici, come il miglioramento del microclima e l’aumento del valore estetico e paesaggistico, che sono offerti dalla vegetazione arborea e di valutare l’aiuto che gli alberi possono fornire nel migliorare la qualità dell’aria. La ricerca in questo ambito offre conoscenze indispensabili alla progettazione del verde con modelli sempre più efficienti, che simulano la rimozione di inquinanti atmosferici (polveri sottili e ozono) sulla base delle proprietà strutturali ed ecofisiologiche degli alberi e dei dati meteorologici.

Le azioni condotte

I ricercatori hanno testato nelle città di Bologna e Milano, esposte ad alti livelli di inquinanti atmosferici, il modello AIRTREE (Aggregated Interpretation of the Energy Balance and Water Dynamics for Ecosystem Services Assessment) un modello multistrato unidimensionale che accoppia suolo, piante e processi atmosferici per prevedere gli scambi di anidride carbonica (CO2), vapore acqueo (H2O), ozono troposferico (O3), particolato (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2) tra le foglie e l'atmosfera e li integra attraverso cinque strati per ottenere flussi a livello della chioma. Gli studiosi hanno realizzato mappe della vegetazione delle due città, integrando le immagini ad alta risoluzione dei satelliti Sentinel 2 dell'Agenzia Spaziale Europea con i dati sul verde urbano forniti dai municipi di Milano e Bologna.

“Grazie all'integrazione di queste due fonti di dati, abbiamo ottenuto una copertura vegetale in questi Comuni pressoché completa - afferma Ilaria Zappitelli, ricercatrice del CREA Foreste e Legno e coautrice dello studio – e abbiamo inserito le mappe compilate nel modello AIRTREE”.

I risultati ottenuti

“Dopo aver simulato il più alto tasso di inquinamento nelle due città nell’ipotesi estrema di assenza totale di alberi - dichiara Alessandro Alivernini, ricercatore del CREA Foreste e Legno e coautore dello studio – abbiamo analizzato la capacità di assorbimento degli inquinanti atmosferici da parte delle diverse alberature presenti nei due tessuti urbani e abbiamo scoperto che quelle con il più alto tasso di assorbimento erano il bagolaro (Celtis australis), il platano comune (Platanus x acerifolia), l'olmo siberiano (Ulmus pumila) e la quercia rossa (Quercus rubra)”.

Le ricadute per cittadini e ambiente

Il modello AIRTREE, che sarà reso disponibile a tutti mediante uno strumento open-source nell'ambito delle attività del nuovo National Biodiversity Future Center, può essere utilizzato per pianificare la riforestazione urbana, adattandola alle caratteristiche specifiche di ogni contesto ambientale e climatico. Infatti, capire quali specie di alberi inserire in un determinato agglomerato urbano è fondamentale per la conservazione della biodiversità, per il miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo e per rendere le città e gli insediamenti umani dei luoghi sempre più inclusivi, sicuri e sostenibili.

lunedì 6 marzo 2023

Turismo, Gestione e Valorizzazione del demanio costiero: uno studio sui modelli gestionali

Uno studio a cura di Nomisma ha messo in luce una serie di cambiamenti strutturali dell’economia balneare sia sotto il profilo della domanda, sia dell’offerta. Ne emerge un sistema complesso e in evoluzione che vede una decisa intensificazione della concorrenza nel mercato.




Il report ‘Gestione e Valorizzazione del demanio costiero: i modelli gestionali’ commissionato da FIPE-SIB ha messo in luce una serie di cambiamenti strutturali dell’economia balneare sia sotto il profilo della domanda, sia dell’offerta. Si tratta di un sistema complesso e in evoluzione che vede una decisa intensificazione della concorrenza nel mercato con le nostre mete sempre più impegnate in una articolata azione di adeguamento (o anticipo) alle abitudini di fruizione della risorsa mare a scopo ricreativo. 

È oramai noto come il turismo italiano sia in grado di generare impatti economici (e anche sociali) difficilmente equiparabili ad altre industrie del Paese. Si tratta di un settore fortemente interrelato con altri comparti economici che si regge su equilibri che mutano continuamente e ogni azione regolatoria dovrebbe tener conto di tale complessità. Il valore dell’economia del turismo, prima della pandemia, secondo l’Istat ha sfiorato i 98 miliardi di euro, il 6,1% del Pil italiano, in aumento nell’ultimo decennio di quasi mezzo punto percentuale. L’apporto del turismo sull’economia nazionale tende anche a raddoppiare se, oltre agli effetti delle spese dei turisti (contributo diretto), si considera l’impatto generato dagli operatori economici, in particolare attraverso investimenti. 

È però utile sottolineare come il turismo balneare, chiamato a confrontarsi con il repentino cambiamento dei gusti del turista, stia mostrando una notevole dinamicità che si riflette anche nell’aumento del numero degli stabilimenti e, ancor di più, dell’occupazione, per effetto di un crescente numero di servizi offerti, tra cui (in primis) la somministrazione attraverso bar e ristoranti. Tuttavia, le disparità di situazioni restano notevoli sia tra regioni che all’interno delle stesse. Ancora nel 2021 troviamo realtà imprenditoriali come quelle di Udine, Isernia e Gorizia con oltre 20 addetti in media per impresa, altre con 1,4 addetti come a Oristano. In Emilia-Romagna coesistono modelli di balneazione come quelli di Ravenna e Ferrara che impiegano in media oltre 10 addetti, risultando tra le più strutturate in Italia mentre, pochi chilometri più a Sud, Rimini si ferma a 4 addetti.

Oggi in Italia si contano 6.592 imprese classificabili come balneari in senso stretto. Le unità locali in cui si svolge l’attività balneare, comprendendo anche quelle legate ad altre funzioni (ad esempio, quelle ricettive), nel complesso assommano a 10.443 con 44.134 addetti.

Per meglio comprendere i cambiamenti in atto rispetto a una veloce evoluzione della domanda, per definire i modelli gestionali e tracciare il ruolo che nello sviluppo turistico rivestono gli operatori della balneazione, Nomisma ha condotto un’indagine su un campione di imprese balneari dislocate lungo l’intera costa italiana. Ne è emersa una realtà complessa in cui gli operatori balneari adottano comportamenti tipici di un’articolata gestione imprenditoriale. Nello specifico, si può sostenere che la survey restituisce una narrazione distante da quella prevalente che raffigura le strutture come operatori che si limitano a sfruttare una rendita di posizione. 

Seta: ecco la rete 4.0, tra società, imprese e ricerca per rilanciare la filiera italiana ed europea

Gelsibachicoltura, innovazione, moda, ma anche cultura e turismo per una via della Seta europea che favorisca lo sviluppo sostenibile dei territori. Al via il progetto Horizon ARACNE, coordinato dal CREA Agricoltura e Ambiente.




Ripercorrere l’Europa, seguendo la Via della seta sulle tracce degli antichi mercanti, attraversando quelle zone in cui, ancora oggi, vi sono tracce di quella consolidata e fiorente gelsibachicoltura che ha reso la seta europea , in particolare quella italiana, una eccellenza assoluta. 

Un itinerario culturale e turistico che si snoda dai Balcani alla penisola iberica, certificato dal Consiglio d’Europa e che coinvolge imprese di settori differenti (agricoltura, moda, design, turismo, ecc), ricerca, istituzioni, scuola e società civile. 

Tutto questo è ARACNE - “Advocating the Role of Silk Art and Cultural Heritage at National and European Scale” (Sostenere il ruolo della seta nell’arte e della sua eredità culturale, a livello nazionale e su scala europea), il progetto coordinato dal CREA, con il suo centro di Agricoltura e Ambiente, che muove oggi a Padova i primi passi alla presenza di Daniele Canella, Vicepresidente della Provincia di Padova, Andrea Colasio, Assessore alla Cultura della città di Padova, Luisella Pavan Woolfe, Direttrice dell’Ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa, Padre Antonio Ramina, Rettore della Basilica del Santo. Apre l’incontro Luca De Carlo, Presidente della IX Commissione del Senato - Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare.

Il progetto

ARACNE, di durata triennale, è uno dei tre progetti coordinati dall’Italia e vincitori del Programma Horizon Europe (linea di intervento “Culture, Creativity and Inclusive Society”, call “Research and innovation on cultural heritage and Cultural and Creative Industries”, dedicata alla ricerca e allo sviluppo del settore culturale e creativo). È finalizzato a rilanciare in Italia e in Europa la filiera della seta, il patrimonio culturale ad essa legato e il relativo paesaggio agrario. Prende il nome della tessitrice, che sfidò la dea Atena in una gara di abilità e fu trasformata in ragno per la sua superbia.

Gli obiettivi

Creare un’identità culturale europea legata alla filiera della seta, restituendole nuova vita attraverso la realizzazione di una rete multiattoriale (mondo produttivo, università e ricerca, istituzioni, scuola e società civile), che valorizzi sul territorio, con molteplici iniziative multi ed interdisciplinari, un passato plurisecolare di grande tradizione e un presente all’insegna dell’innovazione, della produzione sostenibile, della moda e del turismo.

Si partirà, infatti, da un inventario del patrimonio della sericoltura sotto forma di“ mappa virtuale”, realizzato con studi e ricerche condotti “sul campo” da storici e ricercatori, con la fondamentale collaborazione di insegnanti e scuole. Informazioni, quindi, non solo scientifiche, ma anche approfondimenti storici e artistici, consultabili e scaricabili dal sito web di progetto con un solo clic, per scoprire ad esempio l’albero di gelso sotto il quale Napoleone si fermò a riposare o l’esposizione del Museo degli strumenti scientifici della bachicoltura. Un patrimonio di conoscenze, dunque, sarà a disposizione non solo a scopo turistico per chi percorrerà gli itinerari della Via della seta europea certificati dal Consiglio d’Europa, ma anche per classificare e censire tutte le diverse cultivar di gelso e razze di baco da seta, rintracciabili nei territori coinvolti (Italia, Spagna, Francia, Slovenia, Grecia, Bulgaria). Piante e bachi, una volta riprodotti e selezionati, verranno poi resi disponibili per gli allevatori europei, per produrre sia seta a Km0, sia diversi sottoprodotti (fibra, cellulosa, farmaci, more, mangimi, integratori) dagli innumerevoli utilizzi.

La seta, tessuto che evoca da sempre moda e lusso, fornisce anche l’ispirazione e la materia prima a numerose industrie creative artigiane e start up che realizzeranno oggetti d’arredo, gioielli in seta e l’oro e accessori di moda, creazioni queste estremamente attrattive e ad alto valore aggiunto, all’insegna dell’economia circolare della sostenibilità e particolarmente apprezzate, se legate alla storia ed al territorio di provenienza.

«ARACNE è una sfida - ha dichiarato Luca De Carlo, Presidente della IX Commissione del Senato – per recuperare il patrimonio culturale legato alla seta, italiana ed europea, formatosi quando la gelsibachicoltura era molto diffusa, in particolare nel nostro territorio e il nostro prodotto poteva competere con quello della Cina. Un progetto molto ambizioso che, come Italia, abbiamo l’orgoglio di coordinare, finalizzato ad una via della seta 4.0, che sia molto di più di un semplice itinerario storico-culturale, ma che sia, piuttosto, occasione di rilancio e sviluppo - integrato, sostenibile e innovativo - per i tanti territori che vi partecipano e per i tanti settori della nostra società – dai diversi tipi di impresa alle Istituzioni, dalla scuola alla ricerca -  che sono coinvolti. Da presidente della Commissione Attività produttive e da veneto seguirò con particolare interesse il progetto”.

sabato 4 marzo 2023

Contrastare la Great Resignation con il coaching. Come il capo coach può far scappare (o no) il talento dall’azienda

“Great resignation”, ovvero il significativo aumento delle dimissioni. Si tratta di un fenomeno globale in costante crescita; un numero crescente di persone lascia infatti il proprio lavoro per le ragioni più svariate. A farlo sono soprattutto i giovani tra i quali molti talenti che non sentono appagate le proprie ambizioni di crescita professionale. 



Quello della “Great Resignation” è un tema molto caldo. In Italia, nei primi nove mesi del 2022, oltre 1,6 milioni lavoratori si sono dimessi: il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel solo terzo trimestre dell’anno scorso, le dimissioni sono state pari a 562mila, in crescita del 6,6% sul terzo trimestre 2021. 

Quali sono le cause di questa fuga di massa? Secondo Emma de Carolis, Business Partner di Into the Change, azienda che opera nell’affiancare le aziende in cambiamento, “quello che osserviamo è che l’allontanamento e la disaffezione si verificano spesso come conseguenza di una cultura manageriale di stampo direttivo, molto concentrata sul controllo delle performance e meno attenta ad una reale valorizzazione delle persone, dei loro talenti e delle loro passioni”. Di contro, continua de Carolis - vediamo, direi con piacere, che sempre più aziende decidono di investire sui manager e dar loro una formazione specifica su competenze quali l’ascolto, la fiducia, la presenza, ovvero le “coach abilities”, che permettono di creare un ambiente di lavoro dove le persone si sentono valorizzate e possono esprimere il proprio potenziale. E’ questo che può giocare un ruolo fondamentale nel migliorare la qualità del lavoro e trattenere risorse e talenti in azienda, al di là dello stipendio” 

Questo trend spiega come mai il coaching sia un settore in forte crescita, con aziende più consapevoli dell’importanza di avere al proprio interno manager in grado di creare questi legami tra persona e organizzazione. I dati raccolti nell’indagine ICF Global Coaching Studies nel 2020 raccontano infatti che il numero di coach è salito del 33% e il numero di manager che utilizzano le cosiddette coaching skills è salito del 46%. 

Secondo Cinzia Pollio, Direttrice di ISFOR - FONDAZIONE A.I.B., l’ente di formazione di Confindustria Brescia: “Anche nel tessuto imprenditoriale italiano, fatto di piccole e medie imprese, questa esigenza di avere manager e imprenditori - coach in grado di relazionarsi in modo efficace, soprattutto con le nuove generazioni, è un aspetto fondamentale per vincere la nuova “Guerra dei talenti” che sta caratterizzando oggi il mercato del lavoro”. 

Per avere manager preparati in questo senso, le competenze di coaching dovrebbero entrare di diritto anche nella formazione universitaria, come dichiara il Dott. Alessio Acomanni, Presidente e Direttore generale di Unimarconi: “abbiamo attivato nell’ambito della nostra offerta accademica  un percorso di alta formazione in coaching allineato con gli standard di qualità richiesti dall’International Coaching Federation, per permettere di acquisire le competenze necessarie per diventare manager capaci di guidare il loro team con successo.”, E’ di fondamentale importanza, infatti - prosegue Irene Morrione - Master Certified Coach e direttore scientifico del percorso Unimarconi, che, in una professione non regolamentata come il coaching, i nuovi  professionisti siano formati secondo standard etici e di qualità molto elevati”.

In conclusione, analizzando i trend, si potrebbe presupporre che la professione del coach sarà molto richiesta nel futuro, sia da Manager e aziende che da liberi professionisti che vogliono formarsi per rispondere alle crescenti richieste del mercato. Gli esperti prevedono che questo mercato crescerà con un tasso di crescita medio annuo del 6,7%. Lo si denota anche dall’aumento degli investimenti da parte delle organizzazioni nelle iniziative HR e da quelle che saranno le competenze più richieste nel futuro del mercato del lavoro (World Economic Forum).

giovedì 2 marzo 2023

Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, Amaro Freitas: di scena uno dei volti più rappresentativi del jazz brasiliano

L’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone ospita per la prima volta, nel Teatro Studio Borgna, Amaro Freitas uno dei volti più rappresentativi del jazz brasiliano.




Un talento jazzistico di livello assoluto che si è imposto sulla scena internazionale per “un approccio alla tastiera così unico da essere sorprendente” (Downbeat). Cresciuto nei sobborghi della città di Recife, nel nord-est del Brasile, Amaro Freitas ha lavorato instancabilmente per diventare l’artista che è oggi, impegnandosi fin dai suoi esordi nel rinnovamento estetico della musica strumentale del suo Paese.

Il caleidoscopio espressivo del tutto personale ed equilibrato che caratterizza la sua produzione musicale lo rende uno dei volti più rappresentativi del jazz brasiliano e, in assoluto, uno dei nomi di punta del pianismo jazz contemporaneo. 

I primi due album del giovane pianista, Sangue Negro del 2016, con cui l’artista era già riuscito a distinguersi per la raffinata complessità ritmico-armonica, seguito a due anni di distanza dal raffinato Rasif, hanno raccolto immediati e unanimi consensi, facendolo salire alla ribalta internazionale ed entrare nel gotha del jazz.

Il suo nuovo album Sankofa, del 2021, è però il suo lavoro più sincero e riuscito, una profonda ricerca spirituale delle storie dimenticate, delle antiche filosofie e delle figure ispiratrici del Brasile nero.

Rugantino, Al Teatro Sistina ritorna un grande successo del teatro musicale

Al Teatro Sistina ritorna un grande successo del teatro musicale: è di nuovo in scena Rugantino, presentato nella sua versione storica originale, con la regia di Pietro Garinei, le splendide musiche del M° Armando Trovajoli e le scene e i bellissimi costumi originali firmati da Giulio Coltellacci. 




Ormai diventato un superclassico per eccellenza il Rugantino messo in scena al Sistina, un grande successo del teatro musicale che vedrà sul palco Serena Autieri, ancora una volta interprete dell’affascinante personaggio di Rosetta, donna bella, fiera e inarrivabile, che fa innamorare Rugantino, un ruolo in cui l’attrice napoletana dà prova di grande spessore e maturità artistica. Al suo fianco, Michele La Ginestra, che torna a vestire i panni del protagonista indossati per la prima volta 20 anni fa. L’attore romano mostra una totale adesione al personaggio, fanfarone, truffaldino e spaccone, ma di grande umanità, che alla fine decide di morire pur nella sua innocenza. 

Nel ruolo di Eusebia troviamo invece Edy Angelillo, la finta sorella di Rugantino che lo assiste nelle sue truffe e che sogna il matrimonio per riscattare la sua miseria e tornare al paese natio da signora. Massimo Wertmuller inoltre, nel ruolo del personaggio di Mastro Titta, già interpretato da Aldo Fabrizi, dimostra grande professionalità e bravura.

Oltre trenta gli artisti, tutti impegnati in questo spettacolo che emoziona ogni volta: Rugantino infatti resta la commedia musicale per eccellenza, omaggio alla romanità e alla tradizione di una città. La versione storica originale mantiene ancora inalterata tutta la sua freschezza anche dopo tanti anni, dimostrandosi una eccezionale macchina teatrale, una commedia musicale dove si alternano la nostalgia e il sorriso, la farsa e il dramma, lasciando trasparire un meccanismo perfetto in ogni sua declinazione.

Orazio Gentileschi e l’immagine di san Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma

Le Gallerie Nazionali di Arte Antica in Palazzo Barberini presentano per la prima volta il suggestivo dipinto del pittore toscano in una mostra che approfondisce l’influenza artistica di Caravaggio a Roma e sullo stesso Gentileschi. 

Orazio Gentileschi, San Francesco in estasi, Collezione privata, Courtesy Benappi Fine Art, dettaglio



L’inedito San Francesco in estasi, eseguito dal naturale e con il modello in posa, rappresenta una rara e pregevole testimonianza dell’avvicinamento di Orazio Gentileschi allo stile caravaggesco. L’opera risale probabilmente agli anni in cui Giovanni Baglione querelò Caravaggio, Onorio Longhi, Filippo Trisegni e Gentileschi, accusandoli di aver scritto dei versi offensivi nei suoi confronti. In quell’occasione, Gentileschi dichiarò di aver dato in prestito al Merisi un “par d’ale” e una veste da cappuccino, presumibilmente lo stesso saio ritratto nell’opera in mostra.

L’esposizione, a cura di Giuseppe Porzio e Yuri Primarosa, si snoda attorno alla preziosa tela, dichiarata dallo Stato italiano opera di eccezionale importanza storico-artistica, messa a confronto con tre importanti dipinti: il San Francesco in meditazione attribuito a Caravaggio, il San Francesco sorretto da un angelo dello stesso Gentileschi, il San Francesco in preghiera del Cigoli e il San Francesco sorretto da un angelo di Madrid, capolavoro giovanile di Gentileschi dal Museo del Prado.  

In mostra, inoltre, alcuni oggetti di grande forza evocativa, tra cui gli atti del processo del 1603, aperti sulla pagina della deposizione di Caravaggio, un saio cappuccino dell’epoca e una fotografia della cripta dei frati cappuccini di via Veneto, realizzata da Massimo Listri per l’occasione.

La mostra è stata realizzata grazie al supporto della Galleria Benappi Fine Art, che ha provveduto anche al restauro della tela, eseguito da Stefano Scarpelli sotto la supervisione delle Gallerie Nazionali.

L’iris e la zucca celebra, una mostra celebra i 60 anni dell’Istituto Giapponese di Cultura

In mostra 24 opere ripercorrono la vita e la cultura dell’Istituto Giapponese di Cultura.




La mostra L’iris e la zucca celebra i 60 anni dell’Istituto Giapponese di Cultura: le 24 opere esposte ripercorrono la vita e la cultura del più giovane istituto di Valle Giulia offrendoci una panoramica dell’arte giapponese del secolo scorso, con particolare attenzione alla produzione del secondo dopoguerra. Per l’occasione viene presentata al pubblico una selezione di opere della collezione dell’Istituto, in parte inviate dal Giappone alla sua inaugurazione nel 1962, in parte frutto di acquisizioni successive.

In seguito al secondo conflitto mondiale infatti, in Giappone alcuni movimenti culturali emergenti sentirono la necessità di dar vita a un’espressione artistica autonoma, maggiormente legata alla propria identità nazionale, e non basata sull’imitazione di concezioni estetiche occidentali. In particolare, il gruppo Gutai (lett. “concreto”), formatosi nel 1954, bandiva qualsiasi forma di imitazione, a favore di un’arte completamente nuova; i suoi giovani rappresentanti sperimentarono un’evoluzione dell’astrattismo, esprimendosi attraverso l’utilizzo di molteplici materiali. 

Qualche anno prima inoltre, nel 1951, alcuni esponenti dell’Associazione degli artisti democratici (Demokurāto bijutsu kyōkai), condivisero da subito un’idea sociale dell’arte, e di una sua più ampia diffusione. A tale scopo, sulla traccia del fenomeno della pop sviluppatosi in Inghilterra e negli Stati Uniti, scelsero quale espressione artistica principale la serigrafia, che riprendeva la tradizione estetica del proprio paese, sull’esempio delle stampe Ukiyo-e.

A corredo della mostra, gli ikebana delle tre scuole Ikenobo, Ohara e Sōgetsu che traggono ispirazione dalle opere in mostra, a firma dei maggiori artisti moderni e contemporanei del Giappone, come Munakata Shikō, Ikeda Masuo, Dōmoto Inshō, Yokoo Tadanori, Lee U Fan e Teshigahara Sōfu.

La Movida. Spagna 1980-1990. Il grido di libertà di un paese che oltrepassa un'eredità oscura

Il Museo di Roma in Trastevere ospita la prima mostra in Italia del fotografo e artista spagnolo, dedicata al movimento culturale degli anni ’80 e alle sue conseguenze sociali e politiche.

© Miguel Trillo. Junto a la Sala Voltereta. Madrid 1990




La movida, termine utilizzato sia in spagnolo sia in italiano per riferirsi alla “vita notturna”, deriva da un movimento culturale, sociale e artistico spagnolo sviluppatosi durante gli anni Ottanta nel periodo di transizione dalla dittatura Franchista alla Monarchia costituzionale a Madrid.

Nella capitale spagnola, sempre più giovani si riversavano in strada e nelle piazze al grido di Madrid nunca duerme (Madrid non dorme mai) e Esta noche todo el mundo a la calle (Questa notte tutti fuori). Questo movimento, infatti, rappresentò la prima forma di apertura della Spagna verso la modernità e le culture fino ad allora considerate alternative.

Le idee trovavano vita nella rivista indipendente La Luna, dove i giovani avevano finalmente, dopo anni di censure, la possibilità di potersi esprimere liberamente. Il luogo simbolo della Movida fu invece il locale Rock-Ola in calle Padre Xifré: qui venivano organizzati concerti di gruppi emergenti provenienti dalla controcultura giovanile spagnola. Esponenti di tale movimento furono, tra gli altri, Joaquín Sabina (musica), Alberto García Alix (fotografia) e Pedro Almodóvar (cinema).

L’esposizione, curata da Héctor Fouce, racconta appunto la Spagna dopo 40 anni di dittatura militare, che disegna il suo nuovo assetto politico, democratico e senza censura. Sono le nuove generazioni a dare vita all’immagine colorata, vitale, giovane e libera di un paese che si lascia alle spalle un'eredità oscura.

La mostra ci offre oltre 60 scatti che raccontano come musica, fotografie e cinema siano, sin dagli anni ’80-’90, i testimoni di una nuova cultura, dove la parola è in secondo piano rispetto al suono e all’immagine.

Con il suo obiettivo, Trillo non si focalizza sulle star della musica, bensì sui partecipanti al concerto. In modo manifesto e dando le spalle al palco, rende protagonisti coloro che hanno reso musicisti e cantanti nuovi idoli delle masse: il pubblico, che consapevole di essere immortalato, cerca di mostrare il meglio di sé.

La movida. Spagna 1980-1990 è la prima mostra di una serie di esposizioni organizzate dall'Ambasciata di Spagna in Italia, che si propone di presentare questo periodo fondamentale della storia recente della Spagna, attraverso la generazione di fotografi emersa in quegli anni.

L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dall'Ambasciata di Spagna in Italia.