martedì 31 dicembre 2019

Vino e clima, Riscaldamento globale: i vigneti scandinavi emergono grazie ai cambiamenti climatici

Mappa globale del vino trasformata entro il 2050. A causa del riscaldamento globale, Danimarca, Norvegia e Svezia si apprestano a divenire i paesi nascenti dell'industria vinicola. 





I climatologi ribadiscono che la mappa globale del vino potrebbe essere trasformata entro il 2050. I paesi produttori principali in Europa e America Latina, insieme a parti della California e dell'Australia, potrebbero andare incontro al surriscaldamento, mentre aree non tradizionalmente vocate alla vitivinicoltura si apprestano ora a decollare.

Solo un decennio fa, la viticoltura in Scandinavia, territorio tipicamente caratterizzato da clima ostile allo sviluppo della viticoltura, sembrava impossibile, ma con l'aumentare delle temperature dovute al cambiamento climatico, si sta affacciando la concreta possibilità che in paesi come Danimarca, Svezia e Norvegia, l'avvio di una produzione vinicola a livello industriale. Così gli imprenditori stanno investendo in questo settore, trasformando il riscaldamento globale in un beneficio economico.

Rispetto a soli 5 anni fa, oggi in Danimarca si trovano 90 vigneti a livello commerciale e circa 40 in Svezia. Circa una dozzina sono presenti invece al nord della Norvegia. Ma molti altri sono in fase di avvio. Le previsioni parlano chiaro: entro 50 anni, il clima della Scandinavia sarà più simile a quello della Francia settentrionale, in quanto le temperature saliranno di 6 gradi Celsius e questo è reso evidente dal fatto che negli ultimi dieci anni, il riscaldamento in questi territori, ha prodotto inverni più miti con una stagione di crescita più lunga, che ha potuto dare vita ad un numero crescente di vini di qualità.

In un articolo del New York Times, Tom Christensen, fondatore della Dyrehoj Vingaard, la più grande azienda vinicola della Danimarca, parla già di una definizione di "stile del vino nordico". Il che significa investimenti in vitigni con una qualità acida e fresca e una produzione biologica. Attualmente l'azienda produce 50 mila bottiglie di vini bianchi e spumanti di altissima qualità e Christensen ha in programma di espandersi.

Di fatto, la quantità di vino nordico prodotto è ancora piccola, e la maggior parte viene consumata all'interno della regione, lasciando così poco all'esportazione. Le entrate del vino in Danimarca, Norvegia e Svezia sono state di circa 14 milioni di euro (circa 15,6 milioni di dollari) quest'anno, rispetto ad esempio ai 28 miliardi di euro in Francia.

Odd Wollberg, enologo norvegese che lo scorso anno ha rilevato Lerkekasa Vingard, un tempo considerato il vigneto più settentrionale d'Europa, afferma che sarà necessario produrre più vino affinché l'industria possa crescere sempre e sopratutto in chiave sostenibile. Anche il prezzo deve scendere per attirare i consumatori. Le bottiglie nordiche in media costano dai 30 ai 40 euro , un prezzo sostenuto a causa del costo del lavoro che è tre volte superiore a quello di Francia, Italia e Spagna. 

Si pensa che in futuro le case vinicole francesi, tra cui Taittinger, che hanno investito nel sud dell'Inghilterra proprio per ridurre al minimo i rischi dei forti aumenti di temperatura nella Champagne, un giorno faranno lo stesso in queste regioni.

Vino e ricerca, la più grande collezione ampelografica mondiale per la conservazione e la salvaguardia del patrimonio genetico della vite

Risiede in Francia la più grande collezione ampelografica del mondo presso il Centro di Risorse Biologiche della Vite a Montpellier. Con 8000 accessioni provenienti da tutti i paesi viticoli, questa collezione preserva una grande varietà di vitigni oltre che di portinnesti, ibridi e specie imparentate con Vitis vinifera.






Iniziata 140 anni fa e costituita oggi da 8000 accessioni provenienti da tutti i paesi viticoli, questa collezione preserva una grande diversità di vitigni oltre che di portinnesti, ibridi e specie imparentate con Vitis vinifera. La collezione è interamente volta alla conservazione, alla caratterizzazione e alla valorizzazione delle risorse genetiche della vite.

Il Centro di Risorse Biologiche della Vite (CRB-Vigne), unità sperimentale dell’INRA a Montpellier è stato recentemente visitato dal Gruppo di esperti del Comitato scientifico e tecnico dell’OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) “Risorse genetiche e selezione della vite” (GENET), facente parte della Commissione “Viticoltura”.

Nel corso della visita Alejandro Fuentes Espinoza a capo dell’unità viticoltura, Pau Roca, direttore OIV ed il presidente del Gruppo GENET, Luigi Bavaresco, hanno incontrato Cécile Marchal, responsabile del CRB-Vigne e gli esperti Jean-Michel Boursiquot (Montpellier SupAgro, UMR AGAP) e Thierry Lacombe (INRA Montpellier, UMR AGAP). Alla tavola rotonda è stato messo in evidenza il ruolo essenziale che l’OIV deve assumere a livello internazionale nella conservazione e nella salvaguardia del patrimonio genetico della vite, in quanto gli obiettivi del CRB-Vigne sono una priorità anche per l’OIV, in particolare per quanto riguarda alcune attività intraprese dalla Commissione “Viticoltura” attraverso il suo Gruppo di esperti GENET. In tal senso, sono stati messi in evidenza i seguenti punti:

La sottospecie Vitis vinifera subsp. sylvestris o Lambrusche.

In Francia questa sottospecie, considerata l’antenata di Vitis vinifera, è minacciata e per questo inserita tra le specie protette. Anche in altri paesi si riscontra questo rischio di estinzione. Oggi la Lambrusca rappresenta un serbatoio di geni cruciale per il mantenimento della diversità biologica del vigneto mondiale, in particolare a fronte della pressione esercitata dalle malattie e/o dall’adattamento ai futuri shock climatici. L’OIV intende agire dunque al fine di favorire il mantenimento e la preservazione delle Lambrusche a livello internazionale.

Ruolo essenziale dell’OIV nel mantenimento/preservazione delle risorse documentarie di collezioni ampelografiche a livello mondiale.

In quest’ottica di salvaguardia l’OIV si propone anche di agire per rendere il formato delle risorse documentarie delle collezioni ampelografiche più adatto alle nuove pratiche derivate dalla rivoluzione digitale, al fine di facilitare a tutti l’accesso alla totalità di queste conoscenze e di offrire così nuove opportunità agli attori della filiera.

Attività in corso del Gruppo GENET sui descrittori dell’OIV per la specie Vitis. 

Questo ultimo punto menzionato è molto importante in quanto concerne il lavoro che viene svolto dal Comitato scientifico e tecnico. L’OIV, storico leader tecnico e scientifico nella descrizione delle varietà di Vitis, si occupa attualmente di aggiornare questi descrittori. La descrizione delle varietà e soprattutto l’ampelografia restano di fatto oggi uno strumento fondamentale nel campo della viticoltura per consentire ai diversi attori del settore vitivinicolo di scegliere le varietà produttive più adatte a far fronte alle nuove sfide ambientali e legate al cambiamento climatico.

venerdì 27 dicembre 2019

Gospel Night. Dai più celebri brani americani ai canti della tradizione italiana

Ai Musei Capitolini  in programma una serata Gospel Night. Dai più celebri brani americani ai canti della tradizione italiana con i concerti del gruppo gospel The Voices of Victory e del coro misto a cappella Coro Canterig. Biglietto d’ingresso 1 euro o completamente gratuito con la MIC Card.





Nell’ambito di “Natale con la MIC”, nei Musei Civici fino al 6 gennaio, sabato 28 dicembre si svolgerà presso i Musei Capitolini, aperti straordinariamente dalle 20 alle 24, ultimo ingresso alle 23, la serata Gospel Night. Dai più celebri brani americani ai canti della tradizione italiana a cura di Fondazione Musica per Roma, con i concerti del gruppo gospel The Voices of Victory, alle ore 21, 22 e 23 nell’Esedra del Marco Aurelio e del coro misto a cappella Coro Canterig a cura dell’Associazione Culturale Decanto, alle ore 20.30, 21.30, 22.30 nella Sala Pietro da Cortona, che presenteranno brani famosi del repertorio gospel e temi natalizi.

L’iniziativa, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura, mette in scena la forza della musica gospel unita ai canti della tradizione italiana, con due gruppi di consolidata esperienza, il primo The Voices of Victory è una formazione gospel americana, costituita da alcuni tra i migliori interpreti gospel della città di Orlando, Florida, e ha come missione il trasmettere la buona novella attraverso la gioia del canto. Il secondo tutto italiano è il noto Coro Cantering, un gruppo corale misto che fin da subito si caratterizza per un’insolita quanto sincera passione per un genere solitamente appannaggio dei cori di musica popolare e di montagna: la musica popolare.

The Voices of Victory nasce da Perfect Harmony, una “family band” costituita dalle sorelle Nicole e Chrystol con la mamma Jennifer Ingram, che ha vinto il prestigioso Florida Gospel Music Awards come "Best new gospel group of the year", "Best gospel trio" e "Best new artist". Nel 2016 la leader del gruppo, Nicole Ingram Taylor, decide di ampliare l’esperienza di Perfect Harmony e creare un gruppo più ampio, capace di offrire un sound più coinvolgente e ritmato, nascono così The Voices of Victory. I cantanti di The Voices of Victory si sono esibiti con l’Orlando Philharmonic Orchestra e al Carnegie Hall di New York. Hanno suonato con leggende del gospel quali Cece Winans, Byron Cage, LaShun Pace, John P. Key, Shirley Caesar, Milton Brunson and the Thompson Community Choir, Twinkie Clark e Rev. Timothy. Hanno anche affiancato, come coristi, nomi del pop quali Simple Minds, Sinead O’Connor e i Bee Gees.

Il Coro Cantering nasce nel novembre 2006, dal desiderio di alcuni ragazzi di cimentarsi nel canto d’assieme. Da allora ogni domenica sera si riunisce per eseguire alcune tra le più belle canzoni del folklore e della tradizione italiana ed estera, senza però far mancare nel proprio repertorio brani pop d’autore di ogni epoca e nazionalità. Ad oggi il coro conta tra le sue fila oltre 50 elementi, ed è un coro allegro, affiatato e vitale, che fa di tutto per trasmettere al pubblico il proprio entusiasmo, in modo genuino e spensierato. Diretto da sempre dal Maestro “Dodo” Versino, ha all’attivo l’incisione di tre LP: Coro Cantering (2010), Canone (2013) e Decantering (2016).

martedì 24 dicembre 2019

Vino e ricerca, viticoltura sostenibile: un approccio innovativo alla gestione del suolo nel paesaggio viticolo

Presentati i risultati di SOil4WINE rivolto al miglioramento della gestione del suolo. Il progetto con un approccio innovativo guida i viticoltori nella scelta di strumenti e metodologie per supportare le funzioni del suolo e dei servizi ecosistemici. 






Il settore vitivinicolo è sempre più consapevole dell’importanza del suolo del vigneto come risorsa naturale da preservare e come fattore produttivo di grande rilevanza economica e qualitativa. Scopo di SOil4WINEL è lo sviluppo di buone pratiche in grado di aumentare la qualità dei suoli in termini di aumento della sostanza organica, miglioramento dell’attività microbica (QBS-ar), riduzione della compattazione e dei nitrati nel terreno. Il progetto inoltre intende proporre un’attività dimostrativa che contribuirà all’attuazione degli obiettivi di “EU Thematic Strategy for Soil Protection and of the Roadmap to a Resourse Efficient Europe”, come previsto nel sotto-programma LIFE “Environment and Resource Efficiency”.

I principali risultati del progetto presentati dal gruppo di ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto dal Prof. Stefano Poni, coordinatore del progetto, interessano le pratiche d’inerbimento e sovescio in vigneto, pacciamatura e agricoltura conservativa. Le azioni dimostrative sono state realizzate nell’ambiente collinare piacentino e parmense presso 9 aziende DEMO, allo scopo di contrastare i fenomeni di erosione e compattamento che in questa area possono assumere caratteri preoccupanti.

Le azioni proposte coordineranno la gestione del suolo in modo da promuovere la valorizzazione dell’ecosistema suolo e avranno un ulteriore vantaggio nel descrivere e sostenere la biodiversità terrestre. I risultati del progetto forniscono anche informazioni utili per definire le future decisioni politiche.

Azioni previste

AZIONE 1
• Linee guida per le buona pratiche di salute del suolo in grado di affrontare i problemi del suolo in vigneto.

AZIONE 2
• Strumento decisionale per l’autovalutazione dei problemi che affliggono il suolo, scelta e attuazione delle migliori soluzioni.
• Strumento decisionale sul web per: i) applicazione autonoma accessibile attraverso il sito web SOIL4WINE e ii) componente di un DSS esistente sul web per la viticoltura sostenibile.

AZIONE 3
• Dati sull’efficacia e la fattibilità (in termini tecnici ed economici) di soluzioni innovative.
• Aumento della qualità dei suoli nelle demo farms: sostanza organica + 10%; stabilità degli aggregati in acqua e attività microbica (QBS-ar) + 50%; compattazione del suolo -10%; nitrati nel terreno – 25%.
• Aumentare lo status dell’ecosistema e dei relativi servizi da inadeguato a favorevole.

AZIONE 4
• Valutazione (in termini fisici e monetari) dei servizi dell’ecosistema suolo e degli effetti indiretti sul valore paesaggistico delle soluzioni proposte nell’area di studio.
• Studio di fattibilità di strumenti di politica su Payments for Ecosystem Services (PES) per garantire il finanziamento sostenibile della difesa del suolo e delle soluzioni di protezione.

AZIONE 5
• Metodologia per il coinvolgimento partecipativo e promozionale delle tre diverse parti interessate al processo di trasferimento dell’innovazione (3 gruppi interessati).


Info progetto: www.soil4wine.eu/

venerdì 20 dicembre 2019

Vino e ricerca, lo studio del legame suolo – vitigno per migliorare qualità e sostenibilità nella sfida al cambiamento climatico

La ricerca è impegnata nella sfida del cambiamento climatico attraverso lo studio del legame tra suolo e vitigno, con uno sguardo a sostenibilità e futuri miglioramenti qualitativi del vino. 






La ricerca si sta sempre più focalizzando nello studio dello stretto legame tra suolo e apparato radicale della pianta, come vero e proprio elemento qualitativo del terroir. La caratterizzazione del vino inizia nel terreno ed il suo futuro successo commerciale dipende da questa associazione ed i suoli devono entrare a far parte di questo concetto. E' evidente che la gestione del vigneto diventa fondamentale, perché di fatto condiziona la funzionalità delle radici e dei micro-organismi che vivono con esso.

Lo studio della microbiologia dei suoli diventa fondamentale, in quanto in funzione di questa caratterizzazione, rende possibile la conoscenza della grande biodiversità presente in vigna, come ad esempio batteri e funghi. Questa ricchezza di diverse specie di microorganismi, associata anche alla presenza di mesofauna e macrofauna, sono la base della diversità e della qualità dei futuri vini, ma anche elementi fondamentali alla sfida del cambiamento climatico in quanto elementi utili nel conservare la sostanza organica, favorire l'infiltrazione dell'acqua, fare da effetto tampone nell'aumento aumento termico ecc.

L’analisi dell'interazione fra suolo e sviluppo degli apparati radicali, ha sviluppato una disciplina non nuova, ma ora più attentamente studiata, denominata simbiosi mutualistica fungo/radice, che trova nella valorizzazione delle micorrize autoctone ed esogene, i benefici derivanti dalla gestione della rizosfera, che è la porzione di terreno che circonda le radici della pianta e da cui questa assorbe nutrienti e acqua. La scoperta delle micorrize e della loro interazione benefica con le radici delle piante coltivate, risale alla metà del 1800 ma, solo in questi ultimi anni, con il graduale risveglio di una coscienza agricola orientata verso un’agricoltura eco-compatibile, sta crescendo l’attenzione nei confronti di questa simbiosi funghi-microrganismi-pianta e del suo utilizzo.

Gli interessi economici per la produzione e l’utilizzo di fertilizzanti chimici, ha fatto sì che per lungo tempo ci si dimenticasse dell’importanza rivestita dai microrganismi del terreno nelle produzioni agrarie. Il ritorno ad un’agricoltura organica, ne ha fatto riscoprire l’importanza ed ha spinto alcune aziende a finanziare la ricerca in tale direzione. Queste strutture non influenzano solo la biomassa prodotta grazie ad un’azione diretta sull’assorbimento idrico e nutritivo, ma regolano il metabolismo in generale (la respirazione radicale, la fotosintesi, la sintesi di fitormoni, la regolazione stomatica e così via), con azioni molto estese e combinate anche con i batteri presenti nella rizosfera.

In un ottica sostenibile, da questo complesso sistema la pianta si avvantaggia anche da un punto di vista sanitario, vista la sintesi di composti antipatogeni (acido fenilacetico, acido jasmonico) in grado di stimolare una resistenza sistemica indotta. I dettagli delle caratteristiche specifiche del suolo di un vigneto possono quindi costituire il punto di forza unico di un vino. Il DNA del vino è ulteriormente modellato dal modo in cui viene coltivato: scelta del vitigno, gestione della chioma e tecniche di vinificazione. Comprendere come il complesso ambiente del suolo modella l'essenza di un vino e quindi imparare a spiegarlo dovrebbe essere l'obiettivo di ogni viticoltore.

Per realizzare questo obiettivo alcuni vigneti vengono studiati nella loro componente abiotica (analisi dei suoli), nella componente microbiotica (funghi e batteri), della mesofauna (in particolare acari e esapodi del terreno) e della macrofauna (in particolare i lombrichi). Questo tipo di analisi viene condotta per verificare se le componenti analizzate sono in grado di tipicizzare i singoli vigneti; inoltre vengono cercate le eventuali relazioni tra il tipo di conduzione del vigneto (convenzionale, biologico e/o biodinamico). Questo tipo di approccio permette di determinare in maniera approfondita la struttura della biodiversità presente nel vigneto e rappresenta un elemento di interessante innovazione, reso possibile dallo sviluppo delle recenti tecnologie di estrazione e sequenziamento del DNA.

Diego Tomasi, direttore del Centro di Ricerca per la Viticoltura Crea – Vit di Conegliano, in un convegno nell'ambito di Enovitis in Campo 2019 - la più grande fiera di attrezzature per la viticoltura in Europa - dal titolo "Terre di frontiera: suolo – vitigno nella sfida della qualità e del cambiamento climatico, organizzato dal “Il Corriere Vinicolo” in collaborazione con il Consorzio Vino Nobile di Montepulciano, è intervenuto su questa tematica affrontando proprio il legame suolo radici come unica leva per i futuri miglioramenti qualitativi del vino.

Il convegno si è articolato in una giornata di studio volta ad esplorare le dinamiche di questo complesso, ma cruciale rapporto, con un focus specifico sull’esperienza del Sangiovese nel territorio del Nobile di Montepulciano. In particolare, sono state approfondite una serie di problematiche tipiche del suolo, “luogo” di origine della vite e, di conseguenza, del vino, destinate a diventare sempre più cruciali sia in un’ottica di adattamento della vigna al cambiamento climatico sia nell’ambito della competizione internazionale.

Montepulciano è stata la zona prescelta perché uno dei luoghi più vocati al vitigno Sangiovese, il quale, grazie al rapporto virtuoso con il suolo, ha originato grandi vini quali il Vino Nobile di Montepulciano, una tra le prime e più conosciute Docg italiane. L'influenza dei suoli sul carattere del Sangiovese è molto forte, una varietà che è particolarmente sensibile alla composizione del terreno dove viene coltivato; di fatto un vitigno che parla un linguaggio comune, sebbene con accenti ed espressioni diversi. In termini di caratterizzazione dei vini, lo studio ci porta a considerare quello che è il recupero di uno stile produttivo che guarda alla tradizione ed alle tipicità dei territori e che di fatto potrebbe anche rappresentare un vantaggio competitivo unico a livello mondiale del nostro paese. Non resta ora che sensibilizzare maggiormente i consumatori, nel percepire il vino, anche sotto gli aspetti dell’ambiente da cui proviene.

giovedì 19 dicembre 2019

Agricoltura e ricerca, decifrati i 17 cromosomi del pero

Un altro grande successo della ricerca della Fondazione Mach in Trentino: sono stati decifrati i 17 cromosomi del pero. L'Istituto di ricerca ha coordinato il gruppo internazionale che ha decodificato il codice genetico del pero Bartlett identificando circa 37.400 geni. 






Dopo vite, melo, fragola, Drosophila suzukii, Plasmopara viticola e abete bianco, arriva un altro importante successo targato Fondazione Edmund Mach: la decodifica completa dei 17 cromosomi del genoma del pero, cultivar Bartlett. La FEM ha coordinato il team internazionale di esperti che ha appena pubblicato questo importante risultato, una risorsa fondamentale per lo studio del pero negli anni a venire, sulla rivista GigaScience.

Una prima versione più frammentata del genoma era stata realizzata qualche anno fa nell’ambito di un gruppo di ricerca in cui era presente FEM, ma ora il lavoro è molto più completo e ha permesso di decifrare la struttura di tutti i 17 cromosomi che risultano così identificati con più precisione. L’attività di ricerca, finanziata in parte anche dalla Provincia autonoma di Trento, conferma l’alto grado di ripetitività di questo genoma e riporta una altissima corrispondenza con il genoma di melo e pero asiatico, individuando circa 37.400 geni codificanti proteine.

"Questo progetto - spiega il Presidente FEM, Andrea Segrè - è innanzi tutto un’ulteriore testimonianza dell'alto valore scientifico della ricerca nel settore della genomica che si realizza nei nostri laboratori, nonché del network internazionale in cui siamo inseriti. Il pero non solo è una coltura di rilevanza nazionale ma anche è stata molto diffusa in passato sul nostro territorio e potrebbe rappresentare in futuro un’ulteriore ricchezza ampliando la biodiversità produttiva del Trentino. Inoltre questo studio ci ha permesso di acquisire delle conoscenze tecnico-scientifiche che poi possiamo trasferire su altre specie di rilevanza economico-agricola del nostro territorio".
Il team internazionale guidato dalle unità di biologia computazionale e genomica strutturale del Centro Ricerca e Innovazione FEM ha incluso ricercatori provenienti da importanti realtà come l’Università di Ghent (Belgio), Università della California Davis (USA), l’Institute for Plant and Food Research (Nuova Zelanda), l’INRA (Francia), l’Università di Tubingen (Germania), l’Università di Wageningen (Olanda) e, per l’Italia, il CREA.

Il pero riveste una grande importanza fra le colture frutticole a livello nazionale con una superficie di quasi 30 mila ettari, e che vede l’Emilia Romagna come principale regione di coltivazione. La coltura del pero nelle zone di fondovalle ha rappresentato per la frutticoltura trentina una realtà di tutto rispetto, progressivamente ridimensionata a favore del melo. Nelle aziende della Fondazione sono in corso da anni alcune prove sperimentali, anche per questa specie frutticola, in cui si approfondiscono alcune tematiche legate allo studio delle forme di allevamento e alla produttività di alcune combinazioni di varietà e portinnesto.

“Il lavoro, durato due anni, è partito grazie ad un rapporto stretto di collaborazione con l'Università della California (Davis), dove due delle dottorande della scuola di dottorato FEM hanno effettuato un periodo di post-doc – spiegano i ricercatori-. Presa la decisione di affrontare questo lavoro di sequenziamento abbiamo contattato i vari partner per proporre la collaborazione e così abbiamo realizzato questo consorzio dedicato al sequenziamento ed assemblaggio del genoma del pero europeo”. Lo sforzo dei ricercatori si è avvalso delle più moderne tecnologie di sequenziamento ed assemblaggio per ricostruire la sequenza dei 17 cromosomi della cv. Bartlett con una qualità di gran lunga superiore a quanto non fosse disponibile in precedenza per questa importante pianta da frutto.
I dati sono disponibili e facilmente accessibili per l'intera comunità scientifica nel portale di riferimento per le rosacee, the Genome database for Rosaceae gestito dalla Washington State University oltre che sulla banca dati della rivista.

Vendemmia 2019, in Trentino grande annata per basi spumante e vini da invecchiamento

Grande annata in Trentino quella del 2019, nonostante un calo di produzione, la qualità dei vini per basi spumante e quelli da invecchiamento è eccellente. Se ne è parlato alla Fondazione Edmund Mach, nell’ambito della 12^ Giornata tecnica della vite e del vino. Focus tecnico sull'andamento stagionale fitosanitario e malattie della vite.






Il 2019 sarà ricordato per un calo della produzione di uve, ma sopratutto per la qualità dei vini ottenuti, ben oltre le aspettative, soprattutto per le basi spumante e i vini da invecchiamento. Una vendemmia con una partenza difficile a causa dei problemi di sanità delle uve per via delle piogge primaverili, ma che poi si è risolta positivamente con risultati particolarmente apprezzabili soprattutto per le basi spumante e, più in generale, una buona acidità e freschezza dei vini con punte di eccellenza nei vini rossi medio-tardivi, come il Teroldego. Focus della giornata, l’andamento stagionale e fitosanitario, con approfondimenti su valutazioni e prospettive della vendemmia, flavescenza dorata, fosfiti in viticoltura ed emergenza cimice.

L'annata 2019, dal punto di vista produttivo, è stata inferiore alle attese (-15% rispetto al 2018), condizionata dagli andamenti climatici di aprile e maggio non favorevoli. Per quanto riguarda la piovosità del 2019 è stata maggiore delle ultime 4 annate e superiore alla media. Dal punto di vista fitosanitario, le preoccupazioni si sono concentrate a fine aprile e a per quanto riguarda la peronospora, ma il fungo è stato meno aggressivo di quanto ci si potesse aspettare per le temperature basse registrate. Al contrario il mese di giugno caldo e asciutto ha favorito lo sviluppo dell’oidio soprattutto nelle zone collinari. Una vendemmia che però ha permesso di raccogliere ottime basi spumante con buona acidità, ph sufficientemente bassi e uve mature, con un tasso zuccherino adeguato.

Per le uve bianche da vino si evidenziano ottime acidità, mentre le gradazioni zuccherine sono state piuttosto deficitarie nelle prime fasi di raccolta, per poi recuperare nel prosieguo della vendemmia. I vini molto più freschi dello scorso anno, presentano profumi varietali e strutture acidiche importanti, che lasciano presupporre una longeva tenuta nel tempo. Per quanto riguarda le varietà rosse si è risolta in una buona annata, con qualche deficienza sul piano produttivo. Fermentazioni regolari, che hanno dato origine a vini puliti, con intensi profumi fruttati, strutturati, con ottime acidità fisse e bassi tenori di acidità volatile. Si evidenziano punte di eccellenza nei vini rossi medio-tardivi (teroldego); nei vigneti dove si è potuto ritardare la vendemmia si sono ottenuti vini molto strutturati, che fanno pensare ad una grande annata di vini longevi.

Sul piano delle malattie della vite si è parlato della Flavescenza dorata, che in Trentino è una problematica in espansione e che se finora le manifestazioni gravi della malattia sono state limitate, il quadro in generale lascia presagire che in un futuro prossimo possa manifestarsi su larga scala. Per quanto riguarda la cicalina S. titanus, il monitoraggio primaverile effettuato in giugno sulle forme giovanili, ha rilevato le popolazioni più elevate (diffusione e densità) da quando l’insetto è segnalato in provincia. Dai controlli effettuati in post-vendemmia sulle piante sintomatiche in 576 vigneti dislocati in 51 comuni della provincia (che ha coinvolto un totale di 304 ettari di superficie, circa 1.275.000 viti e 20 varietà) è emerso che la media dell’incidenze registrate è pari allo 0,6% e che i vigneti con almeno una pianta sintomatica sono il 54%, valore quasi triplicato rispetto allo scorso anno.

Per quanto riguarda la Peronospora, si è discusso sull'utilizzo dei Fosfiti, ampiamente diffusi nel mondo agricolo - il termine fa riferimento alle forme salificate del acido fosforoso e del suo tautomero, l’acido fosfonico - perché ritenuti sostanze attive nella lotta contro questa malattia. In agricoltura biologica non ne è ammesso tuttavia l’utilizzo. Uno studio ha permesso di riportare per la prima volta la neoformazione di fosfonato di etile in condizioni enologiche e di mettere in rilievo come situazioni subottimali di affinamento o di trasporto potrebbero essere causa di eventuali non conformità, di particolare importanza per la produzione biologica. Dalle indagini effettuate, la misura del acido fosfonico nei mosti o nei vini prima della fase di affinamento sembrerebbe il modo più adatto per poter valutare in modo consapevole l’attitudine all’invecchiamento dei vini senza incorrere in potenziali rischi di natura legale.

Infine la cimice asiatica che in Trentino, dopo i primi ritrovamenti del 2016, ha velocemente colonizzato la maggior parte degli areali frutticoli e viticoli della provincia di Trento. In particolare nel 2019 si possono considerare interessati dalla presenza di questo patogeno tutti gli areali viticoli della PAT. A differenza delle specie frutticole dove la cimice asiatica provoca ingenti danni sui frutti, al momento sulla vite non si segnalano particolari danni. La cimice trova sulla vite però una condizione ottimale per l’ovodeposizione delle uova, grazie alla foglia molto grande, alle condizioni di ombreggiamento e protezione che si possono creare all’interno delle pergole. Dalla vite la cimice si sposta poi nelle colture limitrofe per alimentarsi.

mercoledì 18 dicembre 2019

Pop Icons. Hitchcock - Truffaut: Rai Cultura omaggia i due maestri della settima arte impegnati nella più grande lezione di cinema di tutti i tempi

Un omaggio a due maestri della settima arte impegnati nella più grande lezione di cinema di tutti i tempi. Rai Cultura propone la conversazione più celebre nella storia del cinema: quella tra il maestro del brivido e il regista della Nouvelle Vague François Truffaut, con il documentario “Hitchcock/Truffaut” in onda stasera alle 21.15 su Rai5.





Era il 13 agosto 1962 quando Truffaut e Hitchcock (quest’ultimo proprio nel giorno del suo 63esimo compleanno) si siedono l’uno di fronte all’altro per una lunga intervista da cui scaturirà uno dei libri più importanti della storia del cinema, dal titolo “Il cinema secondo Hitchcock”, pubblicato nel 1966 e poi oggetto di innumerevoli riedizioni.

L'intervista non fu filmata ma solo documentata da scatti fotografici e da un registratore: una testimonianza sonora unica e irripetibile, che questo documentario firmato da Kent Jones raccoglie restituendoci le voci dirette dei due registi e della loro interprete, accompagnate dalle fotografie dell’epoca, estratti dei film di Hitchcock e i commenti di alcuni dei più grandi registi contemporanei:  Martin Scorsese, David Fincher, Wes Anderson, Peter Bogdanovich, Paul Schrader, Arnaud Desplechin, Kiyoshi Kurosawa, James Gray, Olivier Assayas, Richard Linklater.

L’intervista porta direttamente nel mondo del creatore di "Psycho", "Uccelli" e "La donna che visse due volte". Quando Truffaut intervistò Hitchcock su ogni film della sua carriera, l’intento era molto chiaro: far capire ai critici americani, che giudicavano i film di Hitchcock intrattenimento leggero, che si erano sbagliati. Ma la conversazione tra i due uomini cambiò profondamente non solo la critica nei confronti dell'approccio al cinema di Hitchcock. Da allora anche il concetto stesso di "cinema" cambiò per sempre.

Il regista Kent Jones è direttore del New York Film Festival, nonché direttore artistico della Fondazione World Cinema; mentre il co-sceneggiatore Serge Toubiana è critico ed ex direttore dei "Cahiers du Cinéma".

Vino e territori, Soave: con il registro delle vigne della Regione Veneto, la dinamica denominazione chiude un anno di cambiamenti del disciplinare per la valorizzazione del territorio

Istituito finalmente il registro delle vigne della Regione Veneto, il Soave chiude un anno di cambiamenti del disciplinare per la valorizzazione del territorio.







Sono 25 le prime “vigne” del Soave. Con decreto della Regione Veneto sono state istituite le vigne, uno strumento di valorizzazione previsto dalla legge 238/2016 (Testo Unico della Vite e del Vino) che prevede la dicitura “vigna” in etichetta per i vini che provengono da micro appezzamenti di grande valore storico per la denominazione e che vengono vinificati separatamente rispetto al resto della produzione aziendale.

Le vigne iscritte nell’apposito elenco regionale si chiamano Albare, Calvarino, Campo Le Calle, Casette, Cavecchia, Cengelle, Cervare, Colbaraca, Colle Sant’Antonio, Contrada Salvarenza vecchie vigne, I Tarai, La Rocca, Le Caselle, Monte Bisson, Monte Ceriani, Motto Piane, Pressi, Roccolo, San Pietro, Val Grande, Vigna della Corte, Vigne della Brà, Vigne delle Fate, Vigne di Sande, e appartengono alla storia enologica di un territorio come quello del Soave che da più di 200 anni fà della parcellizzazione e della grande differenziazione tra suoli, altitudini ed esposizioni il suo punto di forza.

Si completa quindi un iter durato vent’anni dalle prime zonazioni effettuate nel Soave e che proprio nel 2019 si è concluso prima con l’introduzione delle 33 Unità Geografiche Aggiuntive e dopo con le “vigne”. Una rivoluzione quindi per il comprensorio che vede valorizzata in maniera definita la produzione di premium wines nella denominazione, e che il consumatore potrà apprezzare direttamente sull’etichetta dei prodotti.

Premiato quindi il lavoro del Consorzio del Soave e di tutti i suoi produttori, che dai primi anni 2000 hanno fatto della valorizzazione del paesaggio un cavallo di battaglia e che attraverso progetti specifici di tutela stanno lavorando per migliorarlo e preservarlo. Dopo il riconoscimento a Patrimonio Agricolo Globale della FAO sono stati attivati infatti diversi progetti di ricerca molto innovativi. In particolare Soilution System che affronta in modo sinergico le problematiche relative all’erosione del suolo e al dissesto idrogeologico. Itaca invece prevede la realizzazione di impianti fissi per i trattamenti fitosanitari in vigne in forte pendenza.

Altri progetti specifici di promozione prenderanno vita nel 2020, sia in Europa che nei Paesi Terzi, dove le Unità Geografiche Aggiuntive e le “vigne” saranno protagoniste del racconto del Soave.

«Si sta chiudendo un anno di grande lavoro per il Consorzio Tutela del Soave – dice Sandro Gini, presidente del Consorzio – che ha visto il team impegnato sia sul fronte della promozione, soprattutto in Giappone e Inghilterra, sia su quello della tutela, intesa anche in senso ambientale/paesaggistico. Il prossimo anno porteremo queste grandi novità in tutto il mondo con un progetto legato alla agricoltura eroica vulcanica assieme a partner internazionali. Siamo quindi pronti ad affrontare il 2020 con grande entusiasmo e una nuova bellissima storia da raccontare»

martedì 17 dicembre 2019

Promozione vino italiano, Cina: nasce newco guidata da Veronafiere

Nasce la società Shenzhen Baina International Exhibitions guidata dal Gruppo Verona Fiere. Opererà sul mercato cinese e asiatico. Obiettivo: essere un riferimento permanente per il Far East, mercato che vale, solo per il comparto vino, 6,4 miliardi di euro di import.






Veronafiere e Pacco Cultural Communication Group hanno recentemente firmato la costituzione della società Shenzhen Baina International Exhibitions che ha come obiettivo quello di realizzare fiere ed eventi in Cina e in Asia. Primo impegno per la newco di diritto cinese, a maggioranza italiana, è l’organizzazione di Wine To Asia in programma dal 9 all’11 novembre 2020 nel nuovo quartiere fieristico Shenzhen World. La manifestazione è b2b, prevede nella fase di start up la presenza di 400 espositori e si configura fin dall’inizio di respiro internazionale, con una presenza di aziende italiane, europee ma anche dalla Cina e dal Nord America.

«Il Far East è un’area da presidiare costantemente e per la quale abbiamo creato un’iniziativa permanente, come previsto dal nostro piano industriale, dopo oltre vent’anni di attività continuativa. Basti dire che la domanda globale di vino dell’Asia Orientale vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all’aggancio del Nord America che somma 6,95 miliardi di euro – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, che ha firmato la costituzione della newco a maggioranza italiana –. Nella corsa al vino, l’Asia Orientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227%: undici volte in più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geoeconomica Nordamericana».

La città scelta per la nuova iniziativa è una delle aree più dinamiche della Cina, crocevia della Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area che conta oltre 100 milioni di abitanti. «Shenzhen ha il più alto tasso di crescita economica in Cina negli ultimi venti anni e sono presenti il 30% degli importatori totali di vino – prosegue Mantovani – Inoltre, è la terza città per importanza economica dopo Pechino e Shanghai ed è considerata la città dell’innovazione e della comunicazione digitale».

La Pacco Cultural Communication Group è stata fondata nel 2009 si occupa di strategie online e offline di promozione in Cina nei settori wine&food e lifestyle e collabora con Veronafiere-Vinitaly già da sei anni, col quale promuove il fuori salone di Chengdu e i road show promozionali e culturali nelle città di prima e seconda fascia della Cina.

«Stiamo lavorando con Veronafiere dal 2014. Siamo partiti da Chengdu con il fuori salone, la più antica manifestazione dedicata ai vini e ai distillati in Cina e luogo simbolo della distribuzione che punta ad esaltare il segmento dei fine wine. Poi abbiamo contribuito ad ampliare il presidio di Vinitaly attraverso l’attività di roadshow in città di prima e seconda fascia. Questa lunga collaborazione ha permesso di conoscerci bene e raggiungere oggi questo accordo con l’obiettivo di cogliere nuove opportunità per il settore vitivinicolo sia in Cina che in Asia, mercati con la maggiore crescita potenziale al mondo», evidenzia Alan Hung, CEO di Pacco Cultural Communication Co., Ltd. La società è inoltre co-organizzatore di CFDF-China Food & Drink Fair e organizzatore del TAO Show, il fuori salone del vino di Chengdu, due tra le più importanti manifestazioni b2b su vino e distillati in Cina. Nel comparto wine ha una rete di contatti di oltre 60mila produttori internazionali, importatori e distributori cinesi.

Vino e mercati, fine wine italiani: la qualità non teme la brexit

L'export dei fine wine italiani non teme l'uscita della Gran Bretagna dalla zona euro e l'alta qualità dei vini italiani è di fatto motore di ottimismo. I dati parlano chiaro: per i consumatori inglesi l’Italia è il secondo Paese al mondo, dopo la Francia, da cui provengono le top label.





Più qualità uguale maggiore ottimismo anche in caso di Brexit. Una tesi illustrata dall’Istituto Grandi Marchi con il supporto dei risultati dello studio commissionato all’osservatorio Wine Monitor di Nomisma, dal titolo “I vini italiani di alta qualità nel mercato UK. Tra Brexit e concorrenza francese”. La ricerca ha messo sotto osservazione la percezione, il posizionamento e le abitudini di consumo relativi ai fine wines italiani, anche alla luce di una possibile uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Ue.

Secondo i dati, infatti, malgrado il generale clima di incertezza legata agli effetti post voto, tra gli attuali consumatori inglesi di vini top italiani prevale comunque un sentiment positivo: il 59% del campione intervistato (in tutto 1.000 wine users di età compresa tra i 18 e i 65 anni) dichiara che continuerà a consumare le stesse quantità di oggi anche in caso di innalzamento dei prezzi. Diversa è invece la situazione nei confronti del vino made in Italy in generale, verso cui le prospettive sono meno rosee per il 53% dei rispondenti: a fronte di eventuali rincari, l’11% smetterebbe di acquistarli e un ulteriore 42% continuerebbe a consumarli ma in quantità ridotte. Tra i più giovani cresce la quota di chi pensa di diminuire i consumi in favore della birra.

Il tutto in uno scenario che nei primi otto mesi del 2019 vede l’Italia enoica inseguire la Francia, perdendo quote sugli sparkling (-9% in valore), ma recuperando sui fermi, a partire dai rossi piemontesi e veneti. Malgrado le prospettive incerte, la Gran Bretagna rappresenta ancora il terzo mercato di sbocco in assoluto per il nostro made in Italy, dopo Stati Uniti e Germania, con un fatturato che nel 2018 ha sfiorato gli 811 milioni di euro, per il 40% dovuti al Prosecco. Ma la consapevolezza generale è che la leva del prezzo possa fare la differenza.

“Un aspetto determinante – ha detto Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi – sia se guardiamo alla corsa con i competitor francesi, che non a caso hanno recuperato quote di mercato con azioni aggressive sullo Champagne, sia se consideriamo gli eventuali rincari legati alla Brexit. Questi influenzerebbero inevitabilmente gli acquisti, lasciando ampi margini al low cost, indicato dal 44% del campione intervistato come principale fattore di acquisto in questo momento storico. Guardando invece il bicchiere mezzo pieno, lo studio conferma che per il 38% dei pareri l’origine del vino e il brand sono ancora criteri di scelta prioritari, ponendo il nostro Paese in cima alla lista insieme a Francia e Australia. Ciò su cui intendiamo puntare dal canto nostro è quindi la crescita ulteriore del valore dei fine wines, lavorando in modo mirato e più strutturato su canali strategici che vadano oltre la Gdo, come l’Horeca e il commercio online, dove il pregio e il fascino dei nostri vini possono garantire ampi margini di sviluppo”.

Non a caso, l’indagine IGM si concentra anche sulle principali dinamiche legate alla ristorazione inglese e all’e-commerce, che per le top label italiane rappresentano due ‘piazze’ decisive per intensificare le vendite. Basti pensare che analizzando 350 ristoranti, rappresentativi del canale on-trade di Londra, il 63% di essi ha almeno un’etichetta top italiana nella lista dei vini (considerando le sole bottiglie da 0,75 sopra le 50 sterline). Secondo i dati, inoltre, i fine wines tricolore rappresentano complessivamente il 16% di tutte le referenze con prezzo superiore a £ 50 presenti nelle wine-list analizzate. A superarci solo la Francia che detiene il 57% sul totale delle bottiglie over £ 50 presenti. Guardando ai vini italiani nel complesso, il rapporto è del 19% contro il 50% francese. Toscana e Piemonte rientrano nella top 10 dei territori di origine più presenti (rispettivamente al 5° e 7° posto nella classifica dei vini top).

Buone performance si registrano inoltre nei principali siti di e-commerce inglese di vini di qualità. Dalla web analysis effettuata su Lay&Wheeler, Winedirect e Laithwaite’s, l’Italia occupa infatti un buon posizionamento in termini di numero di referenze, soprattutto su Lay&Wheeler dove si contano quasi 700 etichette nazionali. Sul fronte delle tipologie più diffuse, spiccano i rossi (su Lay&Wheeler rappresentano il 92% delle etichette italiane), mentre per quanto riguarda le regioni con maggiore assortimento brillano Toscana e Piemonte (da cui, in media, proviene l’80% delle nostre label). Tornando ai fine wines (oltre 35£/bottiglia), la loro incidenza è pari al 17% su Winedirect, al 20% Laithwaite’s e arriva fino al 58% su Lay&Wheeler. Nonostante quest’ultimo sia il sito con il più ampio assortimento di vini top (italiani e non), è però Winedirect quello a registrare l’incidenza maggiore di fine wines made in Italy: quasi 3 referenze su 10.

“In uno scenario di possibile aumento dei prezzi – ha chiarito Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor - la qualità risulta l’unico fattore in grado di mantenere invariati i consumi. Tant’è vero che lo pensa il 20% degli inglesi. Percentuale che cresce fino al il 23% tra i consumatori di vino italiano e arriva al 27% tra chi oggi è già fruitore di top label provenienti dal nostro Paese. Non è solo una questione di reddito più alto della media a garantire questa fidelizzazione ai nostri fine wines, conta anche l’attitudine all’uso di internet e social media e l’aver frequentato l’Italia per motivi di vacanza o di studio: tra i turisti inglesi che sono stati nel nostro paese, la percentuale di chi beve fine wines italiani passa dal 18% al 34%”.

Altro capitolo della ricerca, infine, quello riferito alla promozione e quindi alle attività preferite dai wine lover inglesi per approfondire la conoscenza dei vini italiani di alta qualità. Richieste che, per il 41% degli inglesi intervistati nell’indagine IGM, vedono prevalere le degustazioni come il più utile strumento, in particolare nei ristoranti, nei winebar e nei locali, che rappresentano il canale ideale soprattutto per gli old Millennials (28%) e per chi dispone di redditi medi mensili medio-alti (27%). In generale, malgrado ancora oggi la maggioranza degli inglesi preferisca bere vino tra le mura domestiche, si evince infatti un andamento crescente per i consumi di qualità fuori casa anziché in GDO (lo pensano 2 consumatori su 3), specie se si guarda a grandi città come Londra, sempre più in fermento sul fronte dei ristoranti e degli chef di livello. Consequenziale dunque che uno dei fattori rilevanti nell’identificazione di un fine wine sia proprio la possibilità di abbinamento a cibi raffinati e a proposte di alta cucina (criterio di scelta per il 50% dei consumatori). Ancora più decisivi risultano infine il brand (64%), le caratteristiche organolettiche superiori (62%) e la provenienza da specifici territori altamente vocati (52%).

L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi (www.istitutograndimarchi.it), attualmente presieduto da Piero Mastroberardino, comprende 19 tra le più rappresentative aziende del Belpaese: Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. Una compagine in grado di esprimere un fatturato di 570 milioni di euro e un valore delle vendite all’estero pari al 6% dell’intero export enologico tricolore

domenica 15 dicembre 2019

Vino e territori, Toscana: il futuro è sostenibile

La Toscana modello italiano per la sostenibilità e sempre più green oriented: dal 31 dicembre 2021 stop al glisofate nell'intero territorio con un intervento da circa 15 milioni di euro nell'ambito del PSR 2014-2020 la regione punta al 30% della superficie agricola biologica.






La Toscana, un modello vitivinicolo virtuoso, riconosciuto come esempio di “buone prassi” improntate alla sostenibilità e all’innovazione in campo agricolo. Questo è quanto emerso alla tavola rotonda dal titolo “Toscana: il futuro è sostenibile” che si è svolta a Firenze, alla presenza di Marco Remaschi, assessore regionale all’Agricoltura, Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, Stefano Zanette, presidente di Equalitas, Francesco Liantonio e Giuseppe Liberatore, rispettivamente presidente e direttore generale di Valoritalia.

Buone prassi, che non a caso, sono le protagoniste del nuovo numero del magazine trimestrale Valorimag, pubblicato dall’ente certificatore leader in Italia nelle attività di controllo sui vini Docg, Doc e Igt e presentato a margine della tavola rotonda. Una monografia – scaricabile anche dal sito www.valoritalia.it – che raccoglie in 90 pagine punti di vista, riflessioni e approfondimenti su una delle regioni portabandiera del made in Italy enoico.

Dal nuovo intervento da circa 15 milioni di euro nell’ambito del Psr 2014-2020 per arrivare al 30% di superficie agricola convertita al biologico allo stop al glifosate dal 31 dicembre 2021 per l’intero territorio regionale, in anticipo rispetto alle linee dell’Unione europea; dalla messa a punto di protocolli di autovalutazione della sostenibilità aziendale ai meccanismi di salvaguardia ambientale introdotti nell’ambito dei fondi OCM Vino.

A dimostrare inoltre lo spirito avanguardista verso questi temi, le testimonianze di Sandro Sartor, CEO di Ruffino (tra le prime grandi aziende italiane che hanno creduto nel Bio), Michele Manelli dell’azienda Salcheto (una delle cantine pioniere certificate Equalitas) e Giovanni D’Orsi di Casaloste (prima azienda biologica certificata di Panzano in Chianti nel 1994).

“Il solco tracciato dagli stessi produttori – spiega l’assessore alle Politiche agricole della Regione Toscana, Marco Remaschi – è stato avvalorato negli anni da politiche agricole regionali lungimiranti, messe in campo attraverso i fondi europei. Basti citare, ad esempio, i 26 progetti finanziati per oltre 6,5 milioni di euro con la Sottomisura 16.2 del PSR 2014-2020 a favore di metodi di viticoltura di precisione, il progetto SOSWine che ha portato alla determinazione dell’impronta ambientale di prodotto e i due progetti del bando PIF 2015 sui protocolli di autovalutazione della sostenibilità, vale a dire SOS.T. e SOSTE-NOBIL-ETÀ. Ciò dunque a dimostrazione che la Regione, interpretando al meglio il generale cambio di passo a vantaggio della salute del consumatore, della salvaguardia della biodiversità e dei paesaggi viticoli, ha fatto proprie le istanze del settore, che si è sempre distinto per attitudine all’innovazione”.

Un comparto, quello del vino toscano, che attualmente supera le 23mila imprese, dislocate per oltre due terzi in aree destinate alle produzioni di vini DOP, che coprono più del 92% della superficie vitata regionale (60mila ettari). A fare da valore aggiunto, 11 Docg, 41 Doc e 6 Igt. Si aggira intorno a un miliardo di euro, pari all’11% del totale nazionale indicato da Ismea, il fatturato generato dalla filiera dei vini DOP e IGP imbottigliati, di cui circa 550 milioni fanno capo all’export (57% nei Paesi extra Ue; 43% nei Paesi Ue). Risultati frutto di ingenti investimenti realizzati grazie ai fondi OCM Vino, che dal 2000 ad oggi superano i 307 milioni di euro, e al Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, che al quinto anno di programmazione ha destinato risorse per un valore di 867 milioni di euro con 61 bandi pubblicati (in pratica il 91,3% della dotazione finanziaria totale prevista dal programma). Non solo: grazie alla Misura OCM Vino “Ristrutturazione e riconversione dei vigneti” negli ultimi dieci anni oltre il 45% dei vigneti è stato rinnovato. Un dinamismo che si riscontra anche sul fronte bio, dove oltre 5mila operatori (il 6,6% del totale nazionale) lavorano per il continuo miglioramento delle coltivazioni rispettose dell’ambiente che aumentano di anno in anno. Nel 2018, con un incremento di oltre il 6% sul 2017, la superficie coltivata in Toscana ad agricoltura biologica ha infatti superato i 138mila ettari, coprendo il 7,1% del totale nazionale. Guardando solo al settore vitivinicolo, con oltre 15mila ettari, la quota toscana supera il 14% delle superfici biologiche in Italia (fonte: elaborazioni SINAB).

“Dall’arte al vino – ha dichiarato il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio - la Toscana rappresenta la qualità in ogni sua declinazione e da decenni vanta un ruolo da protagonista sul piano produttivo e nella percezione dei consumatori. Tra i fattori che sono alla base di questo successo sicuramente le scelte lungimiranti e il lavoro condiviso tra consorzi, aziende, enti di certificazione e istituzioni che hanno consentito a questa regione di diventare un modello di riferimento anche quando si parla di sostenibilità e innovazione. La Toscana è di fatto un laboratorio dove si sperimenta continuamente e dove spesso si gettano le basi per i futuri trend. Basti ricordare che per prima ha valorizzato il turismo del vino, facendo da incubatore a quel fenomeno che oggi esprime un valore tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro e varando addirittura in anticipo sulle altre regioni italiane una legge che disciplina le attività enoturistiche delle proprie cantine, e che ancora prima che diventasse una pratica diffusa ha promosso la produzione biologica in chiave partecipata attraverso il biodistretto di Greve poi allargato in biodistretto del Chianti”.

A rimarcare il ruolo pionieristico dei Consorzi di tutela toscani sul piano della tracciabilità del prodotto e il peso delle denominazioni di origine di questa regione nella progressiva affermazione della viticoltura italiana è stato invece il direttore generale di Valoritalia, Giuseppe Liberatore.

“Denominazioni storiche come Chianti, Chianti Classico, Brunello, Nobile di Montepulciano e Vernaccia – ha spiegato Liberatore - hanno senza dubbio contribuito alla radicale trasformazione del settore vitivinicolo e alla prima fase di espansione del vino italiano, costruendo quel brand dalla forte identità territoriale che oggi fa da apripista per il made in Italy enoico nel mondo. Allo stesso tempo, di fronte alla crescente richiesta di trasparenza a garanzia della qualità, sono stati proprio i consorzi toscani a sperimentare in anticipo su tutti procedure e metodologie che hanno portato alla definizione di meccanismi chiari per tutto il Paese. Nel 2004, quello del Chianti Classico fu infatti il primo consorzio a essere autorizzato ad applicare un piano dei controlli per la verifica dei requisiti previsti dal disciplinare. Un’impostazione innovativa legata al passaggio delle funzioni di verifica dai consorzi agli enti di certificazione che ha consentito al nostro comparto di dotarsi di un sistema nazionale di regole e garanzie riconosciuto in tutto il mondo per la sua valenza”.

Una valenza che attualmente Valoritalia garantisce certificando 221 denominazioni di origine (46 DOCG, 126 DOC e 49 IGT) pari al 42% del totale nazionale delle DO e, sul piano quantitativo, al 53% della produzione di vini DOP e IGP. Ogni anno, inoltre, Valoritalia certifica oltre 1,7 miliardi di bottiglie e distribuisce più di un miliardo di Contrassegni di Stato. Nel complesso, il valore “franco cantina” del prodotto vitivinicolo certificato da Valoritalia è di circa 6,8 miliardi di euro.

venerdì 13 dicembre 2019

Unesco, la transumanza diventa patrimonio immateriale dell'umanità

La transumanza, entra nella lista Unesco del Patrimonio immateriale dell'Umanità. E' questo il risultato conseguito dall'Italia durante il Comitato per il patrimonio culturale immateriale dell'Unesco che si è svolto a Bogotà in Colombia. 






La decisione è stata approvata all'unanimità dai 24 Stati membri del Comitato intergovernativo. È la terza volta, si legge in una nota del Mipaaf, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello della comunità di Pantelleria e l'arte dei muretti a secco, che viene attribuito questo prestigioso riconoscimento a una pratica rurale tradizionale.

La candidatura della 'Transumanza, il movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi, avanzata nel marzo 2018 dall'Italia come capofila insieme alla Grecia e all'Austria, è stata coordinata a livello internazionale dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e ha visto il coinvolgimento diretto delle comunità italiane afferenti alle Regioni di Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia e alle province di Trento e Bolzano, che in questi anni, insieme alle comunità di Austria e Grecia, come anche riconosciuto dall'Unesco, hanno saputo creare un network attivo per la valorizzazione e la salvaguardia di questa pratica, grazie al fondamentale apporto di famiglie e pastori che ne hanno mantenuto negli anni la vitalità, nonostante le difficoltà socio-economiche e lo spopolamento delle aree rurali.

La transumanza rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Il viaggio dura giorni e si effettuano soste in luoghi prestabiliti, noti come ''stazioni di posta''. La transumanza quale elemento culturale, dal forte contenuto identitario, ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra i praticanti e i centri abitati attraversati, nonché rappresentare un'attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell'arte.

La transumanza è ancora oggi praticata sia nel Centro e nel Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise, Rivello in Basilicata, Lacedonia e Zungoli in Campania a San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant'Angelo in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell'area alpina, in particolare in Lombardia e nel Val Senales in Alto Adige.

Quanto ai riconoscimenti Unesco, nel 2010 è arrivata la proclamazione della Dieta Mediterranea, primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare iscritto nella prestigiosa lista dell'Unesco; nel 2014 il riconoscimento della Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, primo elemento culturale al mondo di carattere agricolo riconosciuto dall'Unesco. Nel 2017 è stata la volta dell'Arte del ''pizzaiuolo'' napoletano e nel 2018 dell'Arte dei muretti a secco.

Dei 10 elementi italiani riconosciuti dall'Unesco Patrimonio Culturale Immateriale, ben 5 sono riconducibili al patrimonio rurale e agroalimentare, a conferma che in Italia l'agricoltura è un elemento caratterizzante la cultura del Paese.

Il patrimonio culturale non è solo monumenti e collezioni di oggetti ma anche tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo. Questo patrimonio culturale detto appunto immateriale, è fondamentale nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra.

L'Unesco in tal senso, ha tra i suoi obiettivi prioritari proprio l’attuazione di misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni, per questo nel 2003 ha adottato la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per l’identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale.

Vino e sostenibilità, Bordeaux, riduzione dei pesticidi: la regione vitivinicola francese muove i passi verso una trasformazione agroecologica

Vento di cambiamento nella blasonata regione vitivinicola francese. Gli scienziati del centro Irstea di Bordeaux stanno mettendo a punto un modello agricolo sostenibile basato sull’agroecologia. Con il recente documento "Pesticidi nella regione del vino: come sostenere la transizione agroecologica", la ricerca scende in campo e apre la via maestra verso la transizione nella riduzione dell'uso dei prodotti fitosanitari.






La riduzione dell'uso dei prodotti fitosanitari costituisce una forte aspettativa civica e una necessità per preservare la nostra salute e biodiversità. Gli scienziati del centro Irstea di Bordeaux hanno iniziato a comprendere le conseguenze dell'uso dei pesticidi sull'ambiente e si impegnano a sostenere un cambiamento epocale nella regione vinicola.

In agricoltura, i pesticidi consentono di garantire la raccolta di anno in anno e quindi sostenere la redditività economica di un'azienda agricola. Ma i loro effetti, anche a basse dosi, possono essere dannosi per l'ambiente e per la salute umana. È quindi fondamentale conoscere il destino di queste sostanze e il loro impatto sugli ecosistemi, oltre a presentare alternative praticabili per ridurne l'uso tenendo conto dei vincoli degli attori agricoli.

Per rispondere a queste domande, i ricercatori di LabExCOTE, laboratorio che mira a sviluppare strumenti per comprendere e prevedere l'evoluzione degli ecosistemi ed i metodi di gestione e governance adattivi per garantire la sostenibilità, hanno proposto nel 2015, con un approccio "dal basso verso l'alto", l'attuazione del progetto PhytoCOTE nella regione vinicola del Blayais.

Finanziato dall'Iniziativa per l'eccellenza dell'Università di Bordeaux, LabExCOTE riunisce ricercatori in biologia, fisica, chimica e scienze socio-economiche dell'Università di Bordeaux, Irstea, INRA, CNRS e Università di Bordeaux ed Ifremer, per comprendere e prevedere le risposte dell'ecosistema ai cambiamenti causati dall'uomo e fornire strumenti e metodi per regolarne o guidarne l'evoluzione.

Il progetto si avvale, in tutto di una sessantina di scienziati con un approccio interdisciplinare su agronomia, economia, ecologia, chimica ambientale, ecotossicologia e sociologia. È strutturato in due assi principali. Il primo riguarda la comprensione del trasferimento, del bioaccumulo e dell'impatto sugli ecosistemi dei pesticidi studiati. Il secondo, agronomico, si concentra sui sistemi viticoli, sulla loro attuale modalità di funzionamento e sulla loro evoluzione.

L'area geografica di Blayais, a nord di Bordeaux, si sviluppa su una superficie di 830 ettari a monte di un torrente che sfocia nell'estuario della Gironda. Il 75% del bacino idrografico è occupato da viti e prati lungo i fiumi. Questo territorio comprende anche un impianto di trattamento delle acque reflue della cooperativa vinicola dei viticoltori di Tutiac, partner principale del progetto, e quello del comune, nonché i serbatoi di aerazione di una distilleria di sottoprodotti della vinificazione. Le aree viticole dell'area di studio offrono anche rappresentativi sistemi di coltivazione della vite: viticoltura biologica, biodinamica e convenzionale.

Al fine di caratterizzare il destino e gli impatti dei pesticidi, sono state condotte analisi chimiche ed ecotossicologiche in acqua, suolo, aria e su alcuni esseri viventi come molluschi, larve di ostriche e biofilm; quest'ultimo è quella comunità multicellulare di microrganismi aderenti l'uno all'altro che copre determinate superfici in acqua e in mezzi acquosi, come i ciottoli di fiume.

Le analisi hanno rilevato, senza sorpresa, la presenza di numerose molecole sintetiche fitosanitarie - come erbicidi, incluso il glifosato, per la maggior parte vari fungicidi e insetticidi -, ma anche metalli quali rame, alluminio, nichel, ecc. in tutti i sistemi studiati.

Queste molecole sono state osservate a concentrazioni variabili, che fluttuano in base a parametri come il tempo o il flusso del corso d'acqua. Essendo il biofilm una risorsa nutritiva alla base della rete alimentare nel fiume, qualsiasi contaminazione da pesticidi potrebbe avere effetti importanti sull'ecosistema.

Le prestazioni eco-ambientali di circa 40 aziende vitivinicole sono state valutate utilizzando un metodo multicriterio per il supporto alle decisioni. Sette scienziati hanno selezionato sette criteri di prestazione, in consultazione con i professionisti del settore vitivinicolo: redditività economica, pressione fitosanitaria, rischio di ecotossicità dei prodotti per gli ecosistemi, pratiche agroecologiche, potenziale di deriva durante la spruzzatura, carico di lavoro, complessità del sistema produttivo, ponderati in base alla loro importanza.

Tre scenari di cambiamento della pratica sono stati quindi costruiti, modellati e integrati in questa analisi: Raisonné Max, Agroecology e Agroecology Bio. Realistici e innovativi, questi scenari mettono insieme alcune buone pratiche esistenti in vari luoghi ma che non erano mai state combinate sullo stesso sistema di produzione.

I risultati sono chiari: le aziende agricole con le migliori prestazioni sono quelle modellate dai due scenari in agroecologia, le aziende agricole etichettate come biologiche e la maggior parte di quelle etichettate come "alta qualità ambientale". Le aziende agricole tradizionali "convenzionali", ovvero quelle che si stanno convertendo a un'agricoltura più rispettosa dell'ambiente, hanno livelli di prestazione inferiori.

Questa analisi globale delle prestazioni ambientali dei sistemi è quindi molto utile per costruire scenari di rottura rispetto all'attuale protezione fitosanitaria e dare vita così all'integrazione delle pratiche agroecologiche.

Ra-Ta-Ta-Ta, Bang-Bang, si gioca

Una selezione di preziosi esemplari della Collezione capitolina di giocattoli antichi sarà ospitata nella mostra “Ra-Ta-Ta-Ta, Bang-Bang, si gioca” al Museo delle Mura dal 14 dicembre al 1° marzo 2020. 







L’esposizione, a ingresso gratuito, sarà ospitata nelle torri dell’antica Porta di S. Sebastiano dove saranno esposti 137 pezzi della collezione di giocattoli antichi per lo più riferibili alla cosiddetta “età d’oro” del giocattolo, ossia gli anni compresi tra il 1860 e il 1930.

Il percorso si articola intorno a un nucleo di giochi di guerra che comprende una variegata tipologia di aerei e navi, armi, carri armati, fortini e naturalmente soldatini. Questa selezione aderisce al progetto stesso dell’esposizione, ossia coniugare la conoscenza di una serie di opere della Collezione con la valorizzazione di Porta S. Sebastiano, parte dell’antica struttura difensiva della città, all’interno della quale armi e militari sono realmente stati presenti per secoli.

Nel percorso della mostra i giochi di guerra sono disposti fantasiosamente, senza alcun criterio cronologico e tipologico, e corredati da altri pezzi “fuori contesto” come bambole, pupazzi, macchinine, una bicicletta, un monopattino. L’obiettivo di questo allestimento è quello di ricreare un contesto ludico, libero e “senza regole”, e offrire al visitatore la sensazione di affacciarsi in una stanza di bambini per osservare il loro spazio di gioco. Ad esempio, può soffermarsi a curiosare tra soldatini di epoche diverse che si sfidano sugli spalti di castelli in miniatura.

La mostra “Ra-Ta-Ta-Ta, Bang-Bang, si gioca” si snoda lungo due piani del museo. Al primo il visitatore è accolto da un video di animazione (di circa 3 minuti) di presentazione: in un mondo in miniatura prendono vita gli antichi oggetti, colti in dettagli anche minimi, sullo sfondo della città nelle sue attività quotidiane. Il video, realizzato dal videomaker Francesco Arcuri, si avvale di due differenti tecniche di animazione: la stop motion e l’animazione digitale 2D. Attraverso la tecnica definita “stop motion”, i giocattoli prendono vita su green screen e sono inseriti in uno scenario, anch’esso realizzato con elementi appartenenti alla collezione e animato attraverso un software 2D.

Nelle sale del secondo piano i giochi di guerra, tra cui armi, fortini, soldatini, navi, aerei e carri armati, sono disposti in “angoli gioco” accanto a bambole, maschere e macchinine, nella ricostruzione volutamente disordinata e incongrua di una stanza di bambini. Si alternano uno spazio agguato e un angolo dedicato alla lettura, uno spazio domestico per le bambole con un piccolo guardaroba per giocare a travestirsi, diverse imbarcazioni in navigazione sovrastate da velivoli di ogni genere.

Infine, è disponibile anche una sala dedicata al gioco libero, con macchine da corsa e personaggi dei cartoni animati, ed è in programma un calendario di laboratori didattici per scuole, bimbi e famiglie.

STORIA DELLA COLLEZIONE GIOCATTOLI ANTICHI

La Collezione di giocattoli antichi di proprietà di Roma Capitale, affidata alla cura della Sovrintendenza Capitolina, è nata grazie alla passione dello svedese Peter Pluntky, che ha raccolto circa 30.000 pezzi, molto distanti tra loro per epoca e per gusto. Il giocattolo più antico e prezioso è una bambola Nazca del XV secolo, che raffigura una madre con il figlio in braccio. Ci sono anche trenini della Märklin, della Bing e della Carette, accessori ferroviari, automobiline, modellini di autocarri e di motociclette, biciclette, una flotta in miniatura di aerei e altri mezzi volanti, carillons giganti ancora funzionanti, caleidoscopi, stereoscopi, binocoli. La collezione possiede una magnifica selezione di bambole (quasi 5000 pezzi, con i loro accessori), con 37 case curate nei dettagli: una di queste, di quattro piani, costruita artigianalmente dal fratello della piccola proprietaria, John Carlsen, possiede ancora un ascensore funzionante realizzato con parti di meccanismi di orologi. E ancora gli automi, oltre trecento giocattoli in latta, legno, stoffa, cartapesta e celluloide compresi tra la seconda metà del XIX e la metà del XX secolo.

IL MUSEO DELLE MURA

Il Museo delle Mura è ospitato all’interno della Porta Appia, una tra le più imponenti porte delle Mura di Roma, aperta in corrispondenza della via Appia. Il suo nome cambiò nel corso del Medioevo in Porta S. Sebastiano, in ricordo del martire cristiano sepolto nella catacomba esistente lungo la stessa via, fuori le mura. In quanto parte della cinta fortificata di Roma la porta è stata occupata attraverso i secoli dall’esercito romano, dai militari dello Stato Pontificio e, dopo il 1970, dall’esercito del Regno d’Italia. Tra il 1940 e il 1943 la Porta è stata oggetto di importanti lavori di restauro diretti dall’arch. Luigi Moretti e finalizzati alla sua trasformazione in studio-abitazione per il gerarca fascista Ettore Muti.

Il Museo offre ai visitatori un racconto della storia costruttiva del circuito delle Mura urbane attraverso plastici, calchi e pannelli didattici. La visita comprende una suggestiva passeggiata sul tratto di camminamento di ronda che si dirige verso la via Cristoforo Colombo. Dalla terrazza, che sovrasta una delle due torri, si può godere di una magnifica vista.

Vino e tecniche di cantina, UE: pubblicate sulla gazzetta ufficiale le Pratiche Enologiche OIV

È stato pubblicato il 5 dicembre 2019 nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea (2019/C 409/01) l’« Elenco e descrizione delle schede del Codice di Pratiche Enologiche dell’OIV di cui all’articolo 3, paragrafo 2, del regolamento delegato (UE) 2019/934 della Commissione».






Le tecniche di cantina rappresentano le modalità con cui viene prodotto il vino, spesso comportanti l’utilizzo di additivi, talora suscettibili di lasciare residui nella bevanda finale. La legislazione su tale materia persegue diverse finalità, come quella di tutelare sia la salute sia l’interesse economico del consumatore e quello dei produttori. 

In tal senso, a livello internazionale, le pratiche di cantina vengono concordate in sede OIV (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino), la quale ha elaborato due codici (tra loro complementari): il Codice delle pratiche enologiche, il quale comprende la definizione dei prodotti vitivinicoli nonché l’elenco e le specifiche delle pratiche e dei trattamenti enologici (ammessi o non ammessi); il Codice enologico internazionale, che riunisce le descrizioni dei principali prodotti chimici, organici o gas utilizzati nell'elaborazione e la conservazione dei vini. 

Le condizioni del loro impiego, la modalità e i limiti del loro utilizzo sono stabiliti dal Codice Internazionale delle Pratiche Enologiche annualmente pubblicato dall'OIV come un compendio di tutte le risoluzioni dell’OIV relative alla definizione dei prodotti vitivinicoli, delle pratiche enologiche e della produzione consentita per ciascun prodotto.

Redatta nelle 21 lingue dell’Unione europea, la pubblicazione rappresenta un progresso molto significativo nel riconoscimento e nell'applicazione delle norme internazionali e pubbliche dell’OIV per la produzione del vino. 

giovedì 12 dicembre 2019

Natale, ad Ostia di scena la gioiosa spiritualità del Gospel

A Natale è tempo di Gospel: un genere musicale ormai consolidato e diffuso anche in Italia e in Europa, per la sua profonda carica di gioiosa spiritualità. 






Quest’anno il Municipio X torna a proporre un calendario di concerti nel suo territorio nelle due settimane che precedono la Festa più attesa dell’anno. Saranno cinque le proposte, affidate a specialisti del calibro del Testaccio Gospel Voices, diretto da Simona Bedini (pianista e tastierista) e Sonia Canizzo.

La musica Gospel così come quella Spiritual, nasce negli Stati Uniti, divenendo nel tempo un fenomeno religioso, culturale e sociale che non può più passare inosservato. Arrivata in Italia negli anni ’60, ha ottenuto una costante crescita d’interesse, facendo rinascere un’attenzione per la coralità che, pur essendo il nostro il paese del bel canto, stava diminuendo di attrattiva per le nuove generazioni. Questo sua importante diffusione ha permesso un nuovo modo di condividere anche i messaggi e i valori universali che questa musica sa trasmettere con semplicità, ricchezza e profondità.

Il Gospel è un canto di origine popolare afro-americana che si sviluppò in America nel XIX sec. secolo e si basa sui temi evangelici e si caratterizza da un testo di carattere soggettivo, dall'accompagnamento di strumenti e da una consistente intensità ritmica. Praticato dai grandi cori di chiesa, cominciò a essere codificato tra gli anni 1920 e 1940, in uno stile che fondeva le tecniche del blues a elementi di derivazione jazz.

Lo spiritual - canto religioso affine al gospel - si diffuse negli Stati Uniti tra la fine del Settecento e per tutto l’Ottocento, diventando una delle forme più rappresentative della cultura musicale afroamericana. Le sue radici vanno cercate in due fenomeni che hanno segnato la storia degli Stati Uniti: la pratica della schiavitù e i movimenti di fervore religioso. I suoi testi derivavano prevalentemente dalle Sacre Scritture, rifacendosi a quelle parti della Bibbia che meglio descrivevano una condizione di oppressione simile a quella dei neri. Il canto, che inizialmente era intonato da un coro con il solo accompagnamento del battito di mani, presenta aspetti armonici di stampo europeo che si fondono con una struttura responsoriale tipicamente africana. Le melodie hanno molti tratti in comune con il primo blues, come le note dall’intonazione oscillante o la rapida modulazione della voce su una sola sillaba del testo (melisma). Al suo interno ci sono anche i jubilee songs, dal carattere più gioioso, dove si canta la speranza in un miglioramento futuro. In questi ultimi è la vivace e articolata componente ritmica a ricordare le peculiarità della musica africana.

Il coro Testaccio Gospel Voices è una formazione nata nel 2012 nell’ambito delle attività didattiche della storica Scuola Popolare di Musica di Testaccio. In pochi anni il gruppo si è andato via via affermando come uno dei più qualificati in campo Gospel, certamente un canto religioso che però, pian piano è andato consolidandosi come una tradizione in questo periodo dell’anno.

Negli ultimi anni il coro con Sonia Canizzo e Simona Bedini che curano anche gli arrangiamenti dei brani, il chitarrista Matteo Serantini e il basso di Fabrizio Luciani, ha incrementato la parte concertistica, esibendosi in varie occasioni ed in varie location.

IL PROGRAMMA

La manifestazione si svolgerà tra Ostia, Ostia Antica e Acilia dal 13 al 20 dicembre con il seguente calendario:

13 dicembre - Chiesa Santa Maria Stella Maris – Viale dei Promontori, 113 - Ostia

17 dicembre - Cattedrale Sant’Aurea – Piazza della Rocca, 13 - Ostia Antica

18 dicembre - Punto Luce delle Arti – Save the Children - Via M. Fasan, 58 - Ostia

19 dicembre - Parrocchia San Giorgio – Largo San Giorgio, 4 - Acilia

20 dicembre - Chiesa San Nicola di Bari – Via G. C. Passeroni, 1 - Ostia

I concerti sono tutti alle ore 19.00 e l’ingresso è libero e gratuito

Campidoglio: al via gli appuntamenti per le Feste nei Musei

Si parte sabato 14 con “Musei in Musica”, si prosegue fino al 6 gennaio con mostre, concerti e spettacoli con il “Natale con la MIC”.Ecco il programma di aperture straordinarie, eventi musicali, attività per bambini.






Al via con l’undicesima edizione di sabato 14 dicembre di MUSEI IN MUSICA gli appuntamenti delle Feste di Roma Capitale negli spazi dei Musei Civici e negli altri spazi culturali della città. Il consueto appuntamento di dicembre con la manifestazione culturale promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura, sarà così il primo appuntamento del NATALE CON LA MIC, il ricco programma delle Feste di eventi, attività didattiche, aperture straordinarie e laboratori pensato per i cittadini e per i turisti fino al 6 gennaio 2020.

MUSEI IN MUSICA. Si comincerà quindi all’insegna della grande musica e degli spettacoli dal vivo con l’edizione 2019 di MUSEI IN MUSICA, in programma sabato 14 dicembre nei Musei Civici della città e in numerosi altri spazi cittadini straordinariamente aperti di sera dalle 20.00 alle 02.00 (o in orari differenti dove espressamente indicato).

Un’opportunità per i visitatori per ammirare le collezioni e le mostre presenti negli spazi appartenenti al Sistema Musei Civici gratuitamente presentando la propria Mic Card o acquistando il biglietto d’ingresso di 1 euro, ad eccezione dei musei ad ingresso libero per tutti e della mostra Canova. Eterna bellezza che seguirà la bigliettazione ordinaria con riduzione per i possessori della MIC Card.

I visitatori potranno scegliere inoltre tra numerosi altri spazi espositivi e culturali gratuiti della città come il Macro Asilo, lo spazio WeGil, l’Accademia Nazionale di San Luca, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Museo archeologico e Museo Aristaios dell’Auditorium Parco della Musica, lo spazio espositivo Tritone della Fondazione Sorgente Group, Vigamus – Museo del Videogioco, il Polo museale de La Sapienza Università di Roma e i musei dello Stato Maggiore della Difesa.

Avranno accesso libero ad alcune delle più importanti istituzioni culturali straniere come Casa Argentina, la Real Academia de España, l’Accademia di Francia (con contributo volontario all’ingresso), il Forum austriaco di cultura e l’Istituto svizzero o potranno scegliere di usufruire della bigliettazione speciale offerta da Palazzo Bonaparte, Palazzo delle Esposizioni o dal Museo Ebraico di Roma.

Sarà una notte alla ricerca della bellezza tra le opere d’arte e una lunga lista di concerti e spettacoli dal vivo diffusi nella città. Con circa 115 artisti nazionali e internazionali, 13 tra bande, ensemble, cori e orchestre e 17 associazioni culturali selezionate con l’avviso pubblico “Musei in Musica 2019” diffuso da Zètema Progetto Cultura, l’edizione di quest’anno accompagnerà i visitatori lungo un percorso musicale che toccherà tutti i generi – dal jazz al rock, dalla classica all’elettronica – e tutte le tradizioni popolari del mondo, mescolandosi con le arti performative, la poesia e le lezioni d’arte.

L’appuntamento per tutti sarà sulla Piazza del Campidoglio dove, alle ore 19.00, si partirà ufficialmente con l’undicesima edizione della manifestazione inaugurata dal concerto della Banda musicale del corpo di Polizia locale di Roma Capitale.

NATALE CON LA MIC. Si proseguirà poi fino al 6 gennaio 2020 con il programma di NATALE CON LA MIC. Tra le iniziative L’Ara com’era, per il periodo festivo, dal 20 al 30 dicembre – ad eccezione del 24 e del 25 dicembre – rimarrà aperta tutte le sere dalle 19.30 alle 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00). Attraverso una visita immersiva e multisensoriale, tra realtà aumentata e virtuale e ricostruzioni 3D, si potrà rivivere la storia dell'altare monumentale dell’Ara Pacis voluto da Augusto per celebrare la pace da lui imposta su uno dei più vasti imperi mai esistiti. Ingresso intero 12 € - ridotto 10 €.

Gratuitamente con la MIC Card o con ingresso ad 1 euro, anche i fine settimana di fine dicembre saranno arricchiti dai concerti della manifestazione l weekend della MIC. La musica proseguirà sabato 21 dicembre ai Musei Capitolini con un concerto a cura di Roma Tre Orchestra. Si continua domenica 22 dicembre, sempre ai Musei Capitolini, con il Concerto di Natale eseguito dal Coro delle Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma. Venerdì 27 dicembre al Museo di Roma Palazzo Braschi concerto La Vienna ai tempi di Canova a cura di Roma Tre Orchestra Ensemble. Sabato 28 dicembre ai Musei Capitolini concerto Gospel Night in collaborazione con Fondazione Musica per Roma.

Nel periodo natalizio proseguiranno anche gli appuntamenti con i concerti gratuiti a cura di Roma Tre Orchestra: Le suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach, alla viola in programma sabato 14 dicembre alle 16.00 al Museo Barracco; Il pianoforte da Bach a Debussy previsto per sabato 21 dicembre alle 16.00 al Museo Napoleonico; Il pianoforte a quattro mani: Fantasie e Visioni, domenica 22 dicembre alle 11.00 al Museo Carlo Bilotti; Intorno all’ultimo Beethoven, parte prima, in programma sabato 28 dicembre alle ore 16.00 al Museo Napoleonico; Solisti emergenti: Ivos Margoni e Giulia Loperfido, domenica 29 dicembre alle 11.00 al Museo Carlo Bilotti.

Le festività nei Musei Civici non saranno solo all’insegna della musica: sono in programma le visite e i laboratori di Musei in gioco dedicati a bambini e ragazzi e si potrà usufruire, nel Museo Civico di Zoologia, degli spettacoli dal vivo a tematica astronomica di Open Star a cura degli astronomi del Planetario e alle attività di “scienza divertente”.

Per tutto il periodo natalizio i Musei Civici rimarranno aperti ad eccezione del 25 dicembre. L’orario d’apertura del 24 e del 31 dicembre sarà dalle 9.30 alle 14 mentre il 1° gennaio, per la Festa di Roma, saranno eccezionalmente aperti dalle 14 alle 20, i Musei Capitolini, i Mercati di Traiano, il Museo dell’Ara Pacis e il Museo di Roma Palazzo Braschi. Il biglietto di ingresso sarà a tariffazione ordinaria, gratuito per i possessori di MIC Card.

Domenica 5 gennaio 2020, per la prima domenica del mese, ingresso gratuito per i residenti a Roma e nella Città Metropolitana in tutti i Musei e per le mostre in programma, tranne le mostre C’era una volta Sergio Leone, in corso al Museo dell’Ara Pacis, e Canova. Eterna bellezza in corso al Museo di Roma Palazzo Braschi. Sarà

inoltre aperto al pubblico gratuitamente il percorso di visita nell’area dei Fori Imperiali dalle ore 8.30 alle 16.30, con l’ultimo ingresso alle 15.30.

Infine la mostra Canova. Eterna bellezza in corso al Museo di Roma Palazzo Braschi, alle aperture straordinarie serali di sabato e domenica (ore 19-22) vedrà aggiungersi anche quelle di giovedì 26, venerdì 27 dicembre e lunedì 6 gennaio.

MUSEI IN MUSICA

Sabato 14 dicembre 2019 apertura straordinaria dalle 20.00 alle 02.00

GLI EVENTI E LE MOSTRE IN PROGRAMMA NEI MUSEI CIVICI

I MUSEI CAPITOLINI ospiteranno nell’Esedra del Marco Aurelio lo spettacolo di musica classica Nell’Europa barocca – Grandezze & meraviglie in collaborazione con l’Accademia di Romania in Roma, Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma ed Eunic Roma. Il concerto segna la chiusura del progetto Europa in Musica 2019, la stagione musicale del cluster Eunic Roma, e vedrà impegnata l’Orchestra d’Archi del Conservatorio che eseguirà, insieme ai solisti in voce e strumento, brani di Corelli, Händel e Vivaldi. In collaborazione con l’Ambasciata di Cipro sarà invece il concerto in Sala Pietro da Cortona, nella Pinacoteca, dal titolo Pasiones Cruzadas, con Vivianna Giannaki (vocalist) e Mariano Gil (chitarra) che proporranno un viaggio nella musica tradizionale cipriota e argentina. Nel Salone del Palazzo Nuovo sarà di scena, invece, l’arpa di Micol Picchioni che, nello spettacolo Micol arpa rock in “unplugged”, eseguirà uno spettacolo con interpretazioni di brani storici del rock progressive.

La SALA DELLA PROTOMOTECA, in Piazza del Campidoglio, ospiterà il concerto Le canzoni dell’acqua in collaborazione con l’Ambasciata del Nicaragua, con un programma musicale che unirà l’Italia al paese del centroamerica grazie alla voce di Nuno Fonsé e alle esecuzioni del batterista/percussionista Gianpaolo Scatozza, del bassista Ermanno Dodaro e del chitarrista Claudio Ricci.

Due saranno gli interventi al MUSEO DELL’ARA PACIS: dall’esperienza immersiva di Artestudio intitolata Die Mauer – Operina per violoncello, violino, sax, nastro magnetico e attori di Riccardo Vannuccini, che proporrà nell’area monumento otto scene performative sul tema della pace contro gli estremismi di oggi e in ricordo dell’anniversario della caduta del muro di Berlino, al concerto di jazz gratuito eseguito sul palco dell’Auditorium da Daniele Cordisco Jazz Society feat. Greg Hutchinson.

Jazz che sarà protagonista anche alla CENTRALE MONTEMARTINI con il concerto Riccardo Fassi Tankio Band plays Weather Report. Fassi e la Tankio Band arrangeranno per l’occasione i brani di uno dei più grandi gruppi della storia del jazz rock dello scorso secolo: i Weather Report.

Dall’Ostiense alla Nomentana per un altro appuntamento all’insegna della musica jazz. Nei MUSEI DI VILLA TORLONIA, all’interno del Casino Nobile, andrà in scena Sefard. Jazz tra le sponde del Mediterraneo, con Gabriele Coen e alcuni musicisti di fama internazionale che proporranno una vera e propria immersione musicale fra le acque e le terre del Mediterraneo, con le loro tradizioni rivisitate in chiave jazz. Nell’adiacente Casina delle Civette sarà invece la voce di Sista Bramini ad accompagnare i visitatori nell’evento

Athene Noctua (La civetta di Giovanni Pascoli), caratterizzato dall’incontro tra la lettura del poemetto pascoliano e i canti tradizionali dell’area grecanica e mediterranea interpretati da Camilla Dell’Agnola (viola), Daniele Ercoli (contrabbasso) e Silvia Balossi (kora).

Una commistione tra video arte e nuovi suoni saranno al centro dello spettacolo Walking with Damien in programma ai MERCATI DI TRAIANO – MUSEO DEI FORI IMPERIALI. La factory romana ADA, composta dall’autrice dei visuals Loredana Antonelli, la realizzatrice delle musiche elettroniche Lady Maru e la violista Ambra Chiara Michelangeli, realizzerà una performance audio video ispirata all’artista Damien Hirst.

Al MUSEO DI ROMA a PALAZZO BRASCHI andrà in scena lo spettacolo Piccoli funerali di e con Maurizio Rippa e l’accompagnamento musicale del chitarrista Amedeo Monda. I due saranno protagonisti di una pittura drammaturgica e musicale che alterna un piccolo rito funebre a un brano dedicato a chi non c’è più.

Pochi metri di distanza e si potrà incontrare la poeticità dei rituali ancestrali al MUSEO DI SCULTURA ANTICA GIOVANNI BARRACCO, grazie all’intervento suggestivo della polistrumentista Rachele Andrioli. Nel suo spettacolo iSola la cantante salentina mescolerà con armonia e delicatezza la propria voce al suono del marranzano, dell’ukulele, del bendir e del flauto armonico, con l’aggiunta del supporto tecnologico di una loop station.

Una traversata di breve tempo tra le bellezze di Piazza Navona e ci si potrà trovare tra i cimeli del MUSEO NAPOLEONICO, dove la traversata continuerà ma questa volta nella storia della musica. Con il concerto per flauto, soprano e pianoforte dal titolo Suoni Belle Époque, infatti, Marco Celli Stein (direzione artistica, flauto solista e presentatore), Naho Yokoyama (soprano) e Hiroko Sato (piano) condurranno i visitatori nella Francia di Offenbach e Delibes, nell’Austria di Strauss e Lehàr e nella Russia di Rimskij per tornare in Italia con l’omaggio a Tosti, Arditi e agli autori di canzoni napoletane.

Dalla musica del passato ai suoni della contemporaneità dello spettacolo Indianapolix in programma alla GALLERIA D’ARTE MODERNA. Il pioniere della musica elettronica Martux_M e Rashmi Bhatt porteranno le rispettive sonorità nella commistione tra l’antica tradizione musicale e lo sperimentalismo moderno.

Un viaggio nella grande tradizione del misticismo e della spiritualità medievale sarà quello affrontato al MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE dal gruppo Cafè Loti composto da Nando Citarella (voce, tammorre, chitarra battente, marranzano), Stefano Saletti (voce, oud, bouzouki, lauta) e Pejman Tadayon (voce, saz, oud, setȃr, ney). I canti devozionali del sud Italia, quelli di pellegrinaggio spagnoli e dei trobadours francesi incontreranno il canto in Sabir o in Sufi nello spettacolo Medioevo mistico - Dai Canti del pellegrinaggio al Sufismo al Codex Buranus.

Molti gli appuntamenti anche nell’area di Villa Borghese: al MUSEO PIETRO CANONICA sarà di scena il Trio Dahlia, gruppo musicale romano composto da Arianna Colantoni (voce), Mario Ferro (sound design e hybrid drum) e Giordano Treglia (guitar, piano, lira calabrese, handpan, nak tarhu) che proporrà Diva, un progetto originale che unisce la musica elettronica ai suoni di strumenti musicali antichi; nel vicino MUSEO CARLO BILOTTI – ARANCIERA DI VILLA BORGHESE si esibiranno invece i Cardamomò di Antonia Harper, Marta Vitalini, Gioia Di Biagio e Ivan Radicioni con lo spettacolo Vive la vie, concerto, un viaggio metaforico in un luogo immaginario, al confine tra la vita e la morte, popolato da bizzarri personaggi; il MUSEO CIVICO DI ZOOLOGIA ospiterà i Concerti sui cuscini – Trasfigurazioni classiche della violoncellista Francesca Formisano, che, insieme alla pianista Eliza Hristova, al light designer Daniele Davino e

sotto la direzione artistica di Angelo Bonello, proporranno la Trasfigurazione della Sonata per Violoncello solo, Op.8 di Zoltàn Kodàly per un ascolto esperienziale che coinvolgerà anche il corpo.

I suggestivi spazi della Porta San Sebastiano, sede del MUSEO DELLE MURA, faranno da scenario all’altrettanto suggestivo spettacolo Città invisibili realizzato dal collettivo artistico Ipologica composto da Fabio Sestili, Valentina Mignogna e Diego Labonia. I tre artisti guideranno i visitatori in un mondo di visioni e paesaggi sonori attraverso la lettura della parola scritta e suoni che amplificano la narrazione.

Da una porta all’altra, a Porta San Pancrazio nel MUSEO DELLA REPUBBLICA ROMANA E DELLA MEMORIA GARIBALDINA si ripercorreranno le imprese di Garibaldi in Sicilia attraverso un percorso di poesia popolare e ballate narrative ispirate ai racconti di donne siciliane. Calatafimi, Garibaldi e le donne di Sicilia, questo il titolo dell’evento, sarà realizzato da Eleonora Bordonaro e Puccio Castrogiovanni.

Le mostre che saranno visitabili nei musei civici in orario serale sono:

Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte e L’Arte Ritrovata ai MUSEI CAPITOLINI, Inge Morath. La vita. La fotografia, Taccuini romani e La Bulgaria attraverso lo specchio del tempo al MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE, La rivoluzione della visione. Verso il Bauhaus. Moholy-Nagy e i suoi contemporanei ungheresi, Ologrammi gotici. Installazione di Sàndor Vàly e Spazi d’arte a Roma. Documenti dal centro ricerca e documentazione arti visive (1940-1990) alla GALLERIA D’ARTE MODERNA, Il Leone e la Montagna al MUSEO DI SCULTURA ANTICA GIOVANNI BARRACCO, Giancarlo Sciannella. Scultore di archetipi ai MERCATI DI TRAIANO, Colori degli Etruschi e 110 anni di luce. ACEA e ROMA alla CENTRALE MONTEMARTINI, Unforgettable Childhood al MUSEO CARLO BILOTTI – ARANCIERA DI VILLA BORGHESE, Ra-ta-ta-ta, bang-bang, si gioca al MUSEO DELLE MURA, Carpe Sidera. La meraviglia del cielo sulla bellezza di Roma al MUSEO CIVICO DI ZOOLOGIA. Diverse proposte anche ai MUSEI DI VILLA TORLONIA con Sergio Monari. Rifrazioni dell’Antico al CASINO NOBILE, Carlo Levi e l’arte della politica al CASINO DEI PRINCIPI, Il Giardino delle meraviglie. Opere dell'artista Garth Speight e Maria Paola Ranfi. Gioiello intimo colloquio alla CASINA DELLE CIVETTE

La mostra Canova. Eterna bellezza al MUSEO DI ROMA sarà visitabile con biglietto ordinario e riduzione per i possessori della MIC Card.

MUSEI IN MUSICA

GLI EVENTI E LE MOSTRE NEGLI ALTRI SPAZI

Saranno aperti con ingresso a 1 euro oppure, dove espressamente indicato, ridotto o gratuito: il PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI con le mostre La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium; Katy Couprie. Dizionario folle del corpo; Sublimi anatomie; Tecniche d’evasione e l’evento Salò, all’interno dello Spazio Rotonda, in cui i musicisti Emiliano Maggi, Toni Cutrone, Giacomo Mancini e Stefano Di Trapani proporranno una miscela di musica noise, atmosfere oniriche, costumi barocchi e scenari psichedelici; il MACRO ASILO con il concerto/incontro di Edoardo De Angelis Parola di cantautore – Natura, ambiente, clima, sport. Eppure il vento soffia ancora (ingresso gratuito); il

PALAZZO BONAPARTE – SPAZIO GENERALI VALORE CULTURA con l’apertura della mostra Impressionisti segreti; il MUSEO EBRAICO DI ROMA con le visite guidate al Tempio Maggiore e il concerto Esmeralda Duo, in cui Alessandro Muller (violoncello) e Marcello Allulli (sax, tenore, voce) alterneranno composizioni originali ai brani di Leonard Cohen, Lou Reed, George Gershwin e molti altri; gli spazi dello STATO MAGGIORE DELLA DIFESA come il MUSEO STORICO DEI GRANATIERI DI SARDEGNA che permetterà di visitare le proprie collezioni permanenti e assistere ai concerti del 1° reggimento “Granatieri di Sardegna” e della fanfara del reggimento “Lancieri di Montebello” (ingresso gratuito), il MUSEO STORICO DEI BERSAGLIERI che proporrà la mostra Esposizioni di cimeli e Mostra sul restauro dei Labari e il concerto della banda musicale del Comando Artiglieria Contraerei (ingresso gratuito), il MUSEO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI con la Mostra statica di veicoli, anche storici, dell’Arma e il concerto della banda dell’Arma dei Carabinieri in formazione ridotta (ingresso gratuito), il MUSEO STORICO DELLA MOTORIZZAZIONE che parteciperà con il concerto della banda musicale della Scuola Trasporti e Materiali (ingresso gratuito).

E poi ancora: lo spazio WEGIL con la mostra Gli anni del Male 1978-1982. Quando la satira è diventata realtà, il concerto La conchiglia del Buddha del polistrumentista Oscar Bonelli e il successivo dj set dello stesso Bonelli con Tdcs (ingresso gratuito); l’ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA con l’evento a cura di Claudio Strinati dal titolo Giorgione e Caravaggio: suonatori di liuto (ingresso gratuito); il MUSA – MUSEO DEGLI STRUMENTI MUSICALI DELL’ACCADEMIA dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, presso l’Auditorium Parco della Musica, con le visite guidate alla preziosa collezione di strumenti antichi, tra cui il violino Stradivari Toscano del 1690, e le successive conversazioni musicali; VIGAMUS – IL MUSEO DEL VIDEOGIOCO che parteciperà alla serata con il Videogame Music Fest, durante il quale si ripercorrerà la storia del medium videoludico attraverso la musica; lo SPAZIO ESPOSITIVO TRITONE della Fondazione Sorgente Group parteciperà con la mostra Athena Nike: la vittoria della dea accompagnata dalle visite guidate archeologiche e dall’evento Athena Nike che celebrerà la vittoria con un repertorio di musiche delle corti settecentesche fino alle suggestioni della modernità (ingresso gratuito); il MUSEO ARCHEOLOGICO e il MUSEO ARISTAIOS dell’Auditorium Parco della Musica con visite guidate e l’esibizione di Livia Ferri Still Life, in cui la cantautrice proporrà le sue composizioni folk rock in versione acustica (ingresso gratuito).

Spazi museali e non solo. Protagonisti della serata saranno anche CASA ARGENTINA – AMBASCIATA ARGENTINA IN ITALIA con la mostra fotografica Ciencia en foco, il concerto del gruppo Cuartetango e la presentazione del gruppo folcloristico Zamacueca che realizzerà tre danze argentine e la lezione aperta di Chacarera (ingresso gratuito); la REAL ACADEMIA DE ESPAÑA EN ROMA con la mostra Lavarse las manos dell’artista Regina Josè Galindo e l’ascolto/visione dell’opera They hear no answering strain del compositore Eduardo Soutullo (ingresso gratuito); l’ACCADEMIA DI FRANCIA che propone un dialogo tra la mostra Un’antichità moderna e le composizioni musicali dei due borsisti Bastien David e Mikel Urquiza, diffuse nelle sale espositive (ingresso con donazione facoltativa); il FORUM AUSTRIACO DI CULTURA con il concerto di tanghi, arrangiamenti e composizioni jazz del duo austriaco Das Kollektiv formato dal fisarmonicista Raphael Brunner e dal flautista Juan Carlos Dìaz (ingresso gratuito); l’ISTITUTO SVIZZERO con la mostra Retour à Rome e l’intervento di Radio Raheem, una web radio indipendente che trasmetterà live i propri talks e dj-set dagli spazi dell’Istituto (ingresso gratuito).

Importante partecipazione nell’edizione 2019 di Musei in Musica anche della SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA che aprirà ad ingresso gratuito e con visite guidate il proprio Polo Museale. A cominciare dal Museo delle Antichità Etrusche e Italiche che ospiterà per l’occasione il concerto dedicato a Franz Anton Hoffmeister “…amicizie importanti…” con i Cameristi di MuSa Classica Sara Lorenzoni (flauto) e Emma Ascoli (viola). Al Museo di Antropologia sarà di scena, invece, il Coro MuSa diretto da Paolo Camiz con Voci dal mondo di ieri e di oggi, un concerto con canti natalizi e brani polifonici del Rinascimento europeo. Pluralità di linguaggi e di emozioni con MuSa è il titolo del primo evento al Museo dell’Arte Classica, con il concerto inaugurale dell’Orchestra MuSa classica che realizzerà musiche da film e brani di musica classica, a seguire La “Regen Sonate” di Brahms caratterizzata dall’esecuzione della Sonata per violino e pianoforte op.78, da parte dei cameristi di MuSa classica Daniele Gorla (violino) e Ilaria Sica (pianoforte). Nello spazio del Museo di Chimica in programma Musica etnica, serenate e danze popolari con l’orchestra EtnoMuSa diretta da Letizia Aprile mentre nel Museo Laboratorio Arte Contemporanea, oltre a visitare la mostra Homolù dance – Opere di Franco Ceci, si potrà assistere al concerto I solisti di MuSa jazz, con tre gruppi musicali di derivazione della big band MuSa jazz diretta da Silverio Cortesi che si alterneranno sul palco portando i grandi autori della storia del jazz. Il programma della serata proseguirà inoltre al Museo Universitario di Scienze della Terra dove si potrà visitare la mostra Terra: che sorpresa! e assistere al concerto Black in love del vocalist e pianista di MuSa jazz Domenico Faramondi che porterà il repertorio tradizionale afroamericano e le più recenti stelle del soul/R&B; al Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo con il concerto A tutto Bach eseguito dal violoncellista Gabrielle Carrier; al Museo delle Origini con i flautisti Annalisa Raffa e Camilla Refice e il chitarrista Carlo Emilio Biuzzi che eseguiranno brani dal primo Settecento fino ad Astor Piazzolla nel concerto Danzando…a spasso nel tempo; al Museo di Storia della Medicina dove sarà di scena il Coro MuSa blues diretto da Giorgio Monari nel concerto MuSa blues incontra con brani della musica italiana, afroamericana e latinoamericana.

Oltre a La Sapienza Università di Roma anche l’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI LINK CAMPUS UNIVERSITY aprirà le proprie porte e proporrà il concerto dei suoi giovani allievi dal titolo Dove tutto è cominciato. L’università incontra la musica, con musiche di Bach, Castelnuovo Tedesco e Mozart (ingresso gratuito).

CONTEST MUSEI IN MUSICA

Anche quest’anno i visitatori potranno condividere la propria esperienza della notte dei Musei in Musica sui social partecipando al contest su Instagram. In palio, i biglietti per la mostra Canova. Eterna bellezza al Museo di Roma. Sarà sufficiente condividere, fino alla mezzanotte del 15 dicembre, una foto della propria notte Musei in Musica con indicazione del luogo in cui è stata scattata, menzionando il profilo Instagram @museiincomuneroma e l’hashtag del concorso #MUSica19. I tre autori delle foto che avranno ricevuto più like su Instagram alle ore 12.00 di giovedì 19 dicembre 2019, saranno premiati con un ingresso gratuito ciascuno alla mostra Canova. Eterna bellezza.

MUSEI IN MUSICA

Sabato 14 dicembre 2019

Ingresso 1 euro per accedere a ogni museo, salvo che non sia diversamente indicato.

Musei aperti dalle ore 20.00 alle 02.00 (ultimo ingresso alle ore 01.00)

Diretta su Twitter e Instagram con #MUSica19 www.museiincomuneroma.it

Info 060608